Diritti dei bambini: più parole che fatti

Da Vita.it del 25/07/08
 
Infanzia. Le ong: leggi poco attuate. E il governo? Concorda.
 
Infanzia, lavori in corso. A ottobre il governo italiano dovrà presentare all'Onu un report sullo stato di attuazione dei diritti dell'infanzia tra i nostri confini. Ma quella sarà anche un'occasione per scrivere, nero su bianco, le linee di intervento che il nostro Paese intende seguire per la tutela dei diritti dei minori.
«Il rapporto non è ancora pronto», ammette Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega a Famiglia, droga e servizio civile. «Stiamo portando avanti un'attività istruttoria, incroceremo tutti i dati emersi dai vari contributi, tra cui anche quelli di associazioni e ong, per fare il punto della situazione e inquadrare i problemi in un'ottica più vasta». Il riferimento al terzo settore non è casuale: al report governativo di ottobre sarà allegato, per la prima volta, La parola ai ragazzi, un rapporto-ombra messo a punto dal Pidida (coordinamento di 40 tra associazioni e ong di settore, con capofila l'Unicef ) in cui oltre 2mila adolescenti delle medie e superiori hanno stilato una lista di misure da mettere in campo per la tutela dei propri diritti.
Il Pidida, inoltre, ha presentato a luglio a Roma la quarta edizione della propria indagine (che dal prossimo anno diventerà biennale) sullo stato attuale delle politiche e delle buone pratiche regionali. Il quadro raccolto dal coordinamento Pidida è tutt'altro che rassicurante. Parlare di un panorama a macchia di leopardo è quasi un eufemismo e a oggi l'unico dato certo è che siamo ben lontani da «quell'unità di sistema» che intende raggiungere Giovanardi in materia di servizi e diritti dei minori. Qualche esempio? 11 Regioni hanno dichiarato di aver approvato una legge regionale istitutiva del Garante dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Al momento però quelli attivi sono 6: in Friuli Venezia Giulia, nelle Marche, in Veneto, Lazio, Molise e Campania. L'unico esempio di Garante provinciale lo si rintraccia invece a Foggia. In Abruzzo e Basilicata, infine, il compito di vigilare su tutto ciò che concerne i minori è affidato al Comitato per l'Unicef. 18 regioni hanno approvato una legge regionale per istituire un Osservatorio sulle politiche per l'infanzia e l'adolescenza, così come 13 svolgono attività di cooperazione decentrata ad hoc, ma agli intenti sono seguiti pochi fatti: basti dire che solo 15 hanno istituito o stanno per istituire una banca dati e appena 13 possono già vantare un'anagrafe dei minori fuori dalla famiglia d'origine, quindi in stato di affido o adozione.
Insomma, la regola è che non ci sono regole. Quando si parla di minori ognuno fa a sé, a seconda delle proprie inclinazioni e di quanto la realtà associativa di settore è strutturata o fa pressione sulle istituzioni locali. Impossibile inoltre quantificare le effettive risorse stanziate, per le quali non esiste ancora alcuna ricognizione, né regionale né nazionale. Troppe sono le voci che finiscono nel calderone: dalla cooperazione decentrata ai servizi territoriali messi in campo. «A queste condizioni», commenta Laura Baldassarre, del segretariato del coordinamento Pidida, «è evidente la necessità di raggiungere un coordinamento omogeneo. Quello che chiediamo al governo è: un garante nazionale per l'infanzia, un'anagrafe nazionale dei minori, banche dati nazionali su adozioni e affidi e sulle risorse stanziate per l'infanzia e l'adolescenza, un piano nazionale per l'infanzia, di cui siamo sprovvisti ormai da quattro anni». L'ultimo infatti era datato 2002-2004. Ora, alle promesse governative resta da vedere quali fatti seguiranno. Il primo banco di prova è proprio il prossimo ottobre, all'Onu. 

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