Minori, in Italia ce ne sono 100mila in grave difficoltà

Da Vita.it del 27/03/2008 

Il dato emerge dalla Conferenza internazionale “Conoscere i bisogni e valutare l'efficacia degli interventi per bambini e famiglie in difficoltà" in corso a Padova.

Nel Regno Unito vi sono circa 78 mila bambini assistiti all'esterno della loro famiglia; negli Stati Uniti sono 500 mila i bambini in affidamento e quasi 1 milione i bambini abusati e trascurati ogni anno; in Australia sono oltre 23 mila i bambini presi in carico all'esterno delle famiglie, con un aumento del 70% in 9 anni; l'India ha una popolazione di bambini di strada stimata intorno a 18 milioni (su 100 milioni di bambini che vivono e lavorano sulle strade di tutto il mondo). I tassi relativi all'entrata in assistenza variano da 6 su 10.000 (Giappone) a 18 (Norvegia) a 42 su 10.000 (Stato di Washington). Mentre circa il 40% di questi bambini aveva meno di 5 anni quando è entrato in assistenza in Australia, Inghilterra e Stati Uniti (e quasi il 50% in Giappone), la popolazione in carico all'esterno delle famiglie nei Paesi scandinavi è rappresentata maggiormente dagli adolescenti, con oltre il 40% dei ragazzi che entrano in assistenza a 15 anni o più (in confronto all'8% dell'Australia e al 4% dell'Inghilterra). E in Italia? Mancano, a livello nazionale e anche a livello del Veneto, dati precisi sul numero di bambini in carico ai servizi. Nell'analisi della situazione di minori e famiglie, il nostro sistema di welfare non monitora tale aspetto, e già questo è indicativo di quanto lavoro ci sia ancora da fare. Si stima che i bambini/ragazzi in grave difficoltà in Italia siano l'1% della popolazione di 0-17 anni, cioè circa 100 mila minori. In Veneto sono circa 8 mila. A questi minori vanno poi aggiunti i molti bambini e ragazzi che vivono esperienze di difficile integrazione anche a causa delle crisi familiari. Quante risorse assorbono i bambini e ragazzi in grave difficoltà? E soprattutto: le risorse sono ben utilizzate? Portano beneficio ai minori e alle loro famiglie? Si possono effettuare confronti sistematici tra Paesi con sistemi diversi di welfare che siano utili per dare risposte sempre più efficaci ai loro bisogni?

Su queste domande ha preso il via ieri a Padova la Conferenza internazionale “Conoscere i bisogni e valutare l'efficacia degli interventi per bambini e famiglie in difficoltà. Prospettive internazionali e sfide per la ricerca, le politiche e i servizi”, organizzata dalla Fondazione Zancan in collaborazione con un'associazione europea, l'European Scientific Association For Residential and Foster Care for Children and Adolescents (Eusarf), un'associazione internazionale, l'International Association For Outcome-Based Evaluation And Research On Family And Children's Services (iaOBERfcs), con l'Università degli Studi di Padova e il Comune di Padova. I partecipanti sono 500 – docenti, ricercatori ed esperti in materia, operatori e dirigenti dei servizi sia pubblici che privati – provenienti da 30 Paesi del mondo (Italia, Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Svizzera, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia, Regno Unito, Grecia, Armenia, Israele, India, Pakistan, Cina, Usa, Canada, Brasile, Ghana, Liberia, Nigeria, Etiopia, Uganda, Australia, Nuova Zelanda).

Nei Paesi anglosassoni il 20% dei bambini con problemi assorbe l'80% delle risorse che il welfare destina al soddisfacimento dei loro bisogni (educativi, sanitari, assistenziali…). «Per quanto riguarda l'Italia, i dati disponibili fanno supporre che la tendenza sia confermata almeno nel settore dell'assistenza sociale», afferma MARIA BEZZE, RICERCATRICE DELLA FONDAZIONE ZANCAN.

Lo scenario che contraddistingue le politiche sociali nel nostro Paese è la scarsità di risorse e la rapida crescita della domanda. Inoltre, nel welfare italiano le risorse sono destinate in modo nettamente prevalente al sostegno della vecchiaia (pensioni, 68%) e alla cura della malattia (sanità, 24%), piuttosto che all'assistenza (servizi sociali, 8%). Rispetto allo specifico della spesa a favore dei bambini e delle famiglie, l'Italia si colloca al penultimo posto tra i paesi della Eu15, destinando il 4,4% del Pil (al primo posto il Lussemburgo con il 17,4%, seguito dall'Irlanda con il 15,5%,, e poi dalla Danimarca con il 13,0% dalla Finlandia con l'11,5%; all'ultimo posto, dopo l'Italia, c'è solo la Spagna, con il 3,5%) (dati 2004: gli ultimi dati ad oggi disponibili!). La spesa che i Comuni, principali responsabili dei servizi sociali, destinano ai bambini e alle loro famiglie, nel 2004 è stata di poco superiore ai 2 miliardi di euro, cioè a circa 90 euro pro capite, con notevoli differenze territoriali, soprattutto tra nord e sud del Paese (minimo di 24 euro, massimo di 282 euro; il Veneto si attesta sui 65 euro). Si tratta di risorse molto contenute e rispetto alle quali poco o nulla si sa se sono correlate al bisogno, se sono usate in modo efficiente e per produrre servizi efficaci.

«L'assistenza sociale in Italia si eroga solo dopo aver accertato che c'è un determinato bisogno, solitamente accompagnato da una limitatezza o assenza di risorse economiche per farvi fronte autonomamente – spiega MARIA BEZZE –. Ci sono poi due principali erogatori dei servizi assistenziali: lo Stato e gli oltre 8.000 Comuni. Lo Stato eroga assistenza sotto forma di trasferimenti economici, che nel caso della famiglia sono: indennità di maternità, assegni per il nucleo familiare, assegni per il terzo figlio… I Comuni erogano anche loro trasferimenti economici, ma in modo prevalente erogano servizi. Rispetto all'attività dei Comuni, gli ultimi dati disponibili dicono che ai bambini e alle famiglie viene destinato il 39% delle risorse, cioè circa 2 miliardi di euro. Questo importo comprende però anche le risorse destinate agli asilo nido, che non sono propriamente un servizio assistenziale ma educativo. Depurando quindi i 2 miliardi di euro della spesa per gli asili nido, si passa a 1,2 miliardi di euro. Ebbene, abbiamo stimato che il 70% di questa spesa è destinato a bambini/ragazzi e a famiglie in grave difficoltà».

Nel padovano, ad esempio, da un'analisi realizzata dalla Fondazione Zancan con focus sulle povertà estreme è emerso che nel 2005 il Comune di Padova ha speso oltre 4 milioni di euro per dare risposta alle persone in grave difficoltà economica e in stato di emarginazione; andando poi a scorporare questa spesa per fasce di età, si vede come il 58,6% di questi 4 milioni di euro sia andato a minori, cioè una cifra pari a 11,40 euro pro capite (in particolare la voce principale di spesa è relativa alle integrazioni per la retta di minori non accompagnati).

«Ora potremmo chiederci se questo va bene oppure no – continua TIZIANO VECCHIATO, DIRETTORE DELLA FONDAZIONE ZANCAN E VICEPRESIDENTE iaOBERfcs – La risposta è duplice. Va abbastanza bene da un punto di vista della solidarietà perché diamo di più a chi ha più bisogno. Non va purtroppo sostanzialmente bene, visto che la torta da spartire tra i bambini in difficoltà e quelli che comunque necessitano di interventi preventivi per favorire la loro crescita è, come in altri Paesi, troppo piccola. L'Italia è al penultimo posto nell'Europa dei 15 per risorse destinate alla famiglia rispetto al Pil. Abbiamo elevati standard di protezione della maternità (in termini di sussidi, di congedi), paragonabili a quelli dei Paesi del Nord Europa, ma abbiamo ancora pochi servizi di cura e sostegno all'infanzia e alla famiglia».

«La scarsa attenzione finora riservata alla famiglia nelle Politiche sociali indica che siamo a rischio di un decadimento del nostro Paese sul piano demografico e di conseguenza anche sul piano sociale ed economico – afferma MONS. GIUSEPPE BENVEGNÙ-PASINI, PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE ZANCAN – Si impone una coraggiosa inversione di tendenza, di cui dovranno farsi carico le forze politiche che assumeranno il governo dopo le prossime elezioni, dando centralità alle famiglie e specialmente a quelle più numerose. Come sottolinea l'ultimo Rapporto Caritas-Zancan, appartenere a una famiglia composta da 5 o più componenti aumenta il rischio di essere poveri del 135 per cento rispetto al valore medio dell'Italia. Nei programmi politici preparati per le elezioni si registra una felice convergenza sul tema della famiglia: vedremo in futuro se si tratta di semplici promesse o se queste dichiarazioni si tradurranno in concreti impegni operativi». 

 

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