Mi presenti un po' la tua famiglia ? Al via a Torino la campagna sull'affido

Da Dire del 30/11/07 
Di Rosa Ferrato

TORINO - "Mi presti un po' la tua famiglia? La mia è in difficoltà". Con queste parole un ragazzino si rivolge a un nucleo di persone; è il suo modo per chiedere aiuto. E' questa l'immagine sui pieghevoli della campagna di sensibilizzazione realizzata dall'agenzia Armando Testa con cui il Comune di Torino ha voluto rendere consapevole i cittadini e le famiglie in particolare, sul problema dei minori che necessitano affido. "Sono circa 350 i minori che si trovano oggi in comunità, e tra questi 150 idonei per un affido; sono invece oltre 370 i minori gestiti ogni anno con affidi residenziali, 680 con affido diurno", ha dichiarato durante la presentazione l'assessore all'Assistenza aociale Marco Borgione. "Il motivo per cui abbiamo coinvolto un'agenzia importante per la comunicazione di un evento che è sociale - ha proseguito Borgione - è una richiesta di attenzione, è la voce dei nostri bimbi che sono in comunità; è un appello rivolto principalmente alle famiglie, ma non solo. Anche a persone da sole o giovani pensionati che abbiano del tempo da dedicare". La campagna si articolerà in due momenti: il primo di sensibilizzazione, seguito da altre azioni in collaborazione con aziende sanitarie locali, grazie anche al potenziamento della rete di accoglienza, attraverso la disponibilità dell'ordine  degli assistenti sociali e dell'Educatorio della Provvidenza, e il sostegno di partner come Lions, Gtt.

All'incontro è intervenuto anche Cesare Castellani del Tribunale dei Minori, che ha sottolineato come una famiglia affidataria possa essere uno "strumento" per riparare gli svantaggi dei minori,"e anche per far sì che il bimbo possa esprimere quelle emozioni che nessuno si aspettava e che forse erano "congelate". "Nelle comunità di oggi i minori sono pochi, il personale è preparato, però il contesto assistenziale ha dei limiti che ostacolano i legami affettivi. In famiglia invece questi limiti si possono superare". È stato inoltre evidenziato durante l'incontro come alcuni fattori quali l'elevata aspettativa di vita, la bassa mortalità e la forte immigrazione abbiano cambiato rapidamente il quadro dei bisogni, e anche per questo si assiste oggi a un fenomeno nuovo per cui anche delle famiglie di stranieri sono disponibili a farsi carico dell'affido. 

Presente in sala anche Emanuela, una ragazza ex affidata e oggi a sua volta "custode"  di due bimbi, che a proposito della sua esperienza ha dichiarato: "La domanda che mi viene posta più spesso è: ‘Ma se ti affezioni troppo a un bambino, cosa succederà quando se ne andrà? E io rispondo sempre che la cosa più importante è lo spirito di dare, e di essere un sostegno per la famiglia di origine'. 

Se ancora non fosse chiaro, nell'affidamento il legame con la famiglia d'origine non è rescisso; è un aiuto per assicurare al minore mantenimento, educazione, istruzione, affetto: un'adeguata risposta insomma ai suoi bisogni, ma sempre nel rispetto della sua storia individuale e familiare. Due sono le possibilità di affidamento: residenziale, quando il bambino convive con la famiglia affidataria;  diurno, se la sera il bimbo fa ritorno ai suoi genitori. 

Il Comune riconosce alle famiglie affidatarie un contributo di 413,00 euro mensili, con possibilità di aumento fino al doppio, in relazione a gradi problematiche (per esempio la disabilità). Le famiglie, coppie o singoli senza limiti di età possono offrire la loro disponibilità all'accoglienza rivolgendosi alla Casa dell'Affidamento di via San Domenico, 28 a Torino. Numero verde 800.25.44.44.

Articolo segnalato grazie alla collaborazione di Marisa Garofalo

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