Campagna informativa a favore dell'affido

Da La Voce
Di Margherita Idolatri

“L’affido familiare. Un aiuto temporaneo che vale una vita” recita il volantino che sponsorizza la campagna affidi 2008 del Comune di Perugia. Innanzitutto “bisogna distinguere tra adozione e affido”, precisa Carla Prampini, responsabile del servizio Affidi. L’affido è un servizio temporaneo, in cui il bambino ritornerà nella sua famiglia originaria. “La nostra campagna - aggiunge Piera Sepicacchi, assistente sociale del servizio Affidi - è stata indetta perché servono più famiglie affidatarie”. 
In effetti il numero delle famiglie disponibili a prestare questo servizio non è aumentato negli ultimi anni. Secondo i dati presentati nel Bilancio sociale 2006 dell’assessorato alle Politiche di coesione sociale del Comune di Perugia, i minori a Perugia erano 25.293 nel 2006. Di questi “circa 2.000 sono seguiti dai servizi sociali” dice Paola Guerrieri del servizio Affidi perugino. 
Il numero dei bambini presi in affido tra il 2001 ed il 2006 è oscillato tra 49 e 54, due terzi dei quali sono stranieri. Nel 2006 si sono avuti 30 affidi etero-familiari (nei quali la famiglia affidataria non ha legami di parentela con il bambino che accoglie) e 24 affidi a parenti. “Nel 2007 la situazione è rimasta pressoché invariata”, spiega Guerrieri. Nell’Ambito territoriale di Perugia si sono avuti circa 40 affidi etero-familiari a Perugia, 4 a Corciano e 2 a Torgiano. L’età prevalente dei bambini è tra i 5 e i 14 anni. 
Per quanto riguarda le famiglie affidatarie, sono solo 51 quelle che nel 2006 costituivano la “banca famiglie” del territorio dell’Unità sanitaria locale 2, quindi Perugia, Assisi, Media Valle del Tevere e Trasimeno. Un’équipe di assistenti sociali valuta, caso per caso, le diverse condizioni di chi prende in affido o vorrebbe prestarsi per tale servizio. “Non tutte le famiglie possono prendere tutti i bambini - chiarisce Guerrieri -: ogni situazione è diversa, bisogna considerare anche la famiglia d’origine del bambino”, che è sempre presente. Oltre alla famiglia, l’équipe lavora anche “per conoscere il bambino”, spiega la Sepicacchi. 
La campagna si rivolge anche a persone singole di qualsiasi età. Le due operatrici osservano che, di fatto, tuttavia, “i single che si propongono come affidatari sono molto pochi” e non sono aumentati negli ultimi anni. L’aiuto che essi offrono è principalmente diurno, per un’accoglienza del bambino per poche ore nell’arco della giornata.

 

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