Emergenza affidi, un dramma per 700 bambini

Da La Stampa del 31/01/2008
Di Monica Perosino 

TORINO - Stanno aspettando ancora. Alcuni da pochi giorni, altri da mesi, qualcuno da anni. Vivono in comunità, accuditi dai servizi sociali. Alcuni sono soli al mondo, altri per fortuna lo sono diventati, allontanati da famiglie violente e abusi di ogni genere. A Torino ci sono 690 bambini abbandonati, non riconosciuti, separati temporaneamente o per sempre dai genitori, che aspettano una casa. Gli appelli del Comune, delle associazioni e dei servizi sociali non sono bastati. L'emergenza ora è seria: mancano famiglie affidatarie. Mancano case e affetti che, almeno temporaneamente, possano risparmiare ai bambini anche un solo giorno nelle «strutture residenziali di minori». Ne servirebbero almeno 450, per poter garantire a 151 bambini una sistemazione.

«Le famiglie torinesi sono generose da sempre - dice Marco Borgione, assessore ai Servizi Sociali -. La difficoltà è trovare un ambiente affettivo omogeneo alle diverse caratteristiche dei bambini». Delle domande presentate solo un terzo viene accolto. Solo una parte delle famiglie viene giudicata idonea all'affido temporaneo. Non esiste la «famiglia perfetta» spiegano gli psicologi che si occupano della selezione, solo «famiglie». «Il nostro obiettivo - aggiunge Marco Borgione - è di trovare sempre più famiglie e soluzioni alternative alla comunità. È l'unica possibilità per evitare ai bambini ulteriori situazioni traumatiche». Le storie che portano alla separazione sono tutte diverse ma tutte uguali nel dolore che le accomuna. Ad aspettare una famiglia c'è Alì, 5 anni. Suo padre se ne è andato quando lui aveva pochi mesi.

La madre ha cambiato molti posti di lavoro che l'hanno costretta a una vita provvisoria. Alì ha bisogno di continuità e stabilità, la madre di organizzare la sua vita. «Il nucleo famigliare è insostituibile per una crescita armonica - spiega Frida Tomizzo, dell'Anfaa, l'Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie -. Le strutture residenziali, anche se ben organizzate, non sono in grado di rispondere alle esigenze affettive dei bambini, indipendentemente dall'impegno e dalla professionalità di quanti vi operano». Ad aspettare in comunità c'è la piccola Giulia, 3 anni, allontanata dalla famiglia perché il padre è violento e la madre non è in grado di occuparsi dei lei perché succuba del marito.

Il Tribunale per i minori è intervenuto con una prescrizione di affidamento familiare, delegando ai Servizi Psichiatrici il recupero dei genitori. Anna, invece, 2 anni e mezzo, è figlia di genitori molto affettuosi, ma in un momento drammatico: il padre è stato licenziato, la madre è incinta, sono appena stati sfrattati. L'affidamento familiare di Anna vuole evitare il ricovero in comunità della bambina. «Sono i più piccoli ad avere più bisogno di aiuto - aggiunge Frida Tomizzo - e i successi di questi anni, attraverso la rete di associazioni e istituzioni, non sono ancora sufficienti». Per chi fosse interessato il numero a cui rivolgersi è 800.254444.

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