Ancora troppi i minori abbandonati e l'affido non decolla

Da La Gazzetta del Mezzogiorno del 4/03/2008 
Era stato fatto un accordo tra Stato e Regioni per fissare le tipologie di strutture che devono accogliere i minori che escono dagli istituti e non trovano famiglie affidatarie, ma ad un anno dalla chiusura degli orfanotrofi ci sono molte inadempienze

ROMA – La legge 149 che imponeva la chiusura degli orfanotrofi è stata attuata e i bambini senza una famiglia sono ormai quasi tutti fuori dagli istituti. Ma sono ancora troppo pochi quelli che hanno trovato una nuova famiglia ad accoglierli, e troppi quelli che si sono semplicemente spostati dall’istituto a una comunità alloggio. 
Il bilancio è stato fatto oggi, al Ministero della solidarietà sociale, dal ministro Paolo Ferrero e dal sottosegretario Franca Donaggio. «Possiamo dire che oggi gli orfanotrofi sono sostanzialmente chiusi» ha annunciato la Donaggio. Alla data del 31 gennaio 2008, infatti, gli istituti ancora attivi sono 14, di cui 5 senza minori accolti; nei nove restanti risulta esserci una cinquantina di minori, di cui 35 femmine e un solo straniero. Per Ferrero l’applicazione della legge «è stata un successo», anche se «per raggiungere il risultato ci è voluto un anno dopo la scadenza prevista, che era il 31 dicembre 2006». 

Ma non c'è esultanza nelle parole del ministro: alcuni problemi, dice, restano. Era stato fatto un accordo con le Regioni, spiega, per fissare le tipologie di strutture che devono accogliere i minori che escono dagli istituti e non trovano famiglie affidatarie. Le Regioni avrebbero dovuto fornire i dati entro lo scorso ottobre, ma non è stato fatto, e perciò Ferrero ha lanciato un appello a «rispettare l’accordo e rendere trasparente il superamento degli istituti». Inoltre, la legge prevede che le nuove strutture debbano fare una relazione, ogni sei mesi, alla Procura presso il Tribunale per i minori, il quale può a sua volta ordinare ispezioni per verificare l’attuazione della legge. Ferrero si è appellato anche alla magistratura minorile, affinchè «controlli che queste strutture rispondano ai requisiti». Il rischio, paventato dal Ministero, è che ci sia un mero «cambio di targhetta» tra istituti e comunità-alloggio, senza che muti la sostanza. 
Infine, Ferrero ha sottolineato come la legge voglia privilegiare l’affido rispetto all’inserimento in strutture di tipo familiare. Negli ultimi anni c'è stato un miglioramento ma si è ancora distanti dall’obiettivo: «l'affido non cresce abbastanza» ha lamentato il ministro, che ha fornito alcuni dati, che ha definito «imprecisi». Se nel 1987 i minori affidati erano 9 mila, nel '97 erano 10 mila e nel 2005 13 mila. Attualmente, i circa 26 mila bambini senza una famiglia sono divisi a metà tra comunità e affido: «occorre raddoppiare gli affidi – ha detto Ferrero – per dare a tutti i minori una famiglia». Il ministro ha perciò lanciato un terzo appello, questa volta ai cittadini, a prendere in considerazione l'affido, un istituto che – a differenza dell’adozione – può essere utilizzato non solo dalle coppie sposate ma anche dalle coppie di fatto e dai single. «Non è, come qualcuno crede, l'anticamera dell’adozione – ha precisato Donaggio – sono percorsi diversi, anche perchè l’affido può essere solo temporaneo e prevede che il minore mantenga il rapporto con la famiglia d’origine».

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