«Elisabetta deve ritornare a casa»

Da Localport.it del 7/04/2008
Di Annarita Scalvenzo 
 
Elisabetta, Silvia, Anna, poco importa il nome, che le regole per la tutela dei minori, impongono sia rigorosamente di fantasia, ma quello che conta è che questa bambina di 8 anni, nata da genitori oggi separati e praticamente allevata dai nonni paterni, dallo scorso settembre, per una decisione del Tribunale dei Minori di Torino, ha dovuto abbandonare la casa dei nonni ed entrare in una comunità, in attesa di una famiglia a cui essere affidata.

Probabilmente per cercare di dare maggiore stabilità alla situazione della bambina, i nonni paterni, Imperia e Luciano Massaro, ne avevano chiesto l’affidamento, ma il Tribunale dei Minori, sulla base delle valutazioni dell’equipe di assistenti sociali e di psicologi del Ciss, il Consorzio Intercomunale Servizi Sociali di Chivasso, il 25 settembre 2007 ha emesso questo provvedimento, in via cautelare e non definitiva, che ha portato Elisabetta lontana da casa.

I nonni hanno già tentato tutte le vie possibili per riportare la bambina a casa e il corteo che si è svolto in città nel primo pomeriggio di sabato scorso, è stato probabilmente l’ultimo in ordine di tempo e più disperato tentativo di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica. Il corteo è partito dall’abitazione dei nonni, in via Paleologi, che fino a qualche mese fa è stata anche la casa di Elisabetta e la gente ha sfilato davanti alla finestra della camera dove, dai vetri, sorridono le sue bambole. 

“Elisabetta una casa ce l’ ha e tutta Chivasso lo sa”, ripete quasi ossessivamente il corteo, che attraversa il centro di Chivasso, percorrendo via Orti, Viale Vittorio Veneto e poi via Torino, per fermarsi davanti alla sede del Ciss, dove si leva un coro di proteste. 

E lo striscione che viene portato in corteo, con la scritta “Servizi a-sociali”, la dice lunga su quello che è il pensiero di amici e parenti che sfilano insieme a nonna Imperia, che cammina in testa portando una fotografia di Elisabetta e con accanto nonno Luciano, provato dal dolore e con le lacrime che gli rigano il volto. Silenzioso e un po’ spaventato dal trambusto, fa parte del corte anche Shadow, il cagnolino che, così dicono i nonni, a Elisabetta non viene permesso di vedere. 

Il corteo è arrivato fino a Palazzo Santa Chiara, dove il sindaco Bruno Matola ha atteso Imperia e Luciano, che aveva già incontrato nei giorni precedenti e ha cercato pazientemente di ripetere quale sia l’unica via possibile da perseguire, quel provvedimento “in via cautelare e non definitiva”, dove viene anche disposta una prosecuzione del giudizio durante la quale i familiari potranno far valere le proprie ragioni ed osservazioni.

«Umanamente li capisco – ha detto Matola -, ma devono affidarsi al loro avvocato e insistere su quello spiraglio lasciato dalla sentenza. E’ importante, per il bene di tutti, che seguano il percorso indicato dalla legge. Purtroppo tutti sono vittime di questa vicenda».

Difficile però parlare di percorsi indicati dalla legge di fronte alla disperazione della nonna, «Ogni martedì è una tortura – dice Imperia -, quando la possiamo vedere per appena un’ora. A maggio farà la Prima Comunione e dovrà entrare in chiesa come un’orfanella. Ma io riuscirò a scoprire quando e dove sarà e saremo tutti lì con lei. Io non mi fermo più davanti a nulla».

Venerdì scorso, il Ciss ha diramato un comunicato ufficiale per spiegare la posizione del Consorzio, ma sembra che l’avvocato Antonina Scolaro, che assiste i nonni, abbia intenzione di presentare un esposto contro i servizi sociali di Chivasso, per abuso di potere.

Utilità

5x1000