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      CommentAuthorStaff
    • CommentTime17 Dec 2002 modificato
     

    Argomento: Da

    Inviato da: Maddalena

    Data/ora: 18/03/02 18.17.36


    Anzio, 17:57

    Omicidi Anzio: Klaus non voleva perdere i figli

    Aveva paura che i servizi sociali potessero portargli via Ricchardo e Hermanno: per questo Klaus Wittky ha ucciso la moglie e i due figli per sottrarli all'allontanamento dalla famiglia.


    A spiegarlo è stato lui stesso nella lettera che ha lasciato, prima di uccidersi, oltre il cancello del Centro di igiene mentale, dove erano in cura i due ragazzi.


    Una confessione lunga tre pagine, la prima con la mappa i luoghi e le indicazioni dove trovare i cadaveri , le altre due per spiegare la sua paura. Klaus e la moglie Maria fra dieci giorni avrebbero dovuto sostenere un colloquio con gli assistenti sociali che avrebbero dovuto valutare se la situazione della famiglia Wittky era idonea a far crescere fisicamente e psicologicamente due ragazzini di 12 e 15 anni.


    La famiglia viveva in un piccolo appartamento in frazione Tre Cancelli, nella periferia di Nettuno sul litorale sud romano. "Una casa disordinata, piena di stracci, di carte, di cartoni, perché Klaus faceva lo straccivendolo", spiega qualcuno.


    Ma Klaus e sua moglie volevano bene a quei bambini e questo, anche per i tanti che li conoscevano, "era più che sufficiente, più importante di qualsiasi casa pulita e ordinata". Ed è questo disagio che Klaus "il tedesco" ha cercato di trasmettere con la sua grafia stentata di uomo non abituato a tenere in mano una penna: con il suo italiano approssimativo e sgrammaticato di uomo poco avvezzo a parlare ha cercato di dire che la sua famiglia era meglio unita nella morte che divisa nella vita. E' così ieri, dopo aver pianificato tutto, ha ucciso i suoi figli e Maria. Del resto Klaus non avrebbe retto alla perdita di un altro figlio. Sei anni fa infatti il figlio della sua compagna, al quale lui era legatissimo, morì per una malattia alle ossa. Il ragazzino aveva 12 anni (non 28 come detto in precedenza), quasi la stessa età di Ricchardo ed Hermanno.(Red)


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    Ancora una volta il solito titolo e il solito articolo di giornale pietistico.

    Intediamoci: una famiglia sterminata è una immane tragedia.

    Ma articoli come questo, in una Italia tutta "i figl so' piezz e' core" non può che essere lesivo dell'immagine non solo dei servizi sociali, ma anche e soprattutto di chi si occupa poi, praticamente, di aiutare le famiglie in difficoltà.

    Sono certa che dopo un triste avvenimento come quello che riporto i giornali e l'opinione pubblica si riempiranno la bocca di facili psicologie soluzionistiche.

    E' proprio per questo che ci tenevo ad aprire il dibattito innanzitutto con voi, che sapete davvero di cosa stiamo parlando.


    Rispettosamente.




    Risposta: da

    Inviato da: Riccardo Ripoli

    Data/ora: 18/03/02 18.30.15


    Il pietismo è ciò che oggi i giornali vogliono sulle loro pagine perche' purtroppo la gente vuole questo genere di notizie. Il motivo per cui e' saltata la diretta con la trasmissione di Cucuzza "La Vita in Diretta" e' perche' ci siamo rifiutati di far vedere i bambini in viso ... volevamo un'intervista sui temi dell'affido, sul nostro portale, sulla nostra storia ... ma niente da fare ... non sono argomenti di interesse generale. Pensate che ormai erano a casa nostra con 12 persone tra tecnici, cameramen ... un camper da 1 miliardo e 400 milioni di lire, un altro camion con attrezzature da centinaia di milioni ... ormai c'erano, potevano fare lo stesso una diretta ... no ... hanno registrato 5 minuti due cavolate (con i bimbi di spalle) e poi non le hanno neppure mandate in onda.

    Per evitare reazioni cosi' drastiche, l'unica cosa sarebbe non muoversi mai ... ma questo non e' giusto ... per ogni caso finito in tragedia ce ne sono centinaia nei quali i bambini sono andati a stare bene. Mettere dei bambin in affido significa dar loro delle chance in piu' ... non vuol dire toglierli definitivamente ... ma non c'e' abbastanza conosecnza del problema.