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      CommentAuthortrefigli
    • CommentTime26 Feb 2008
     

    io e mio marito a distanza di 6 mesi dall'inizio dell'affido della nostra 13 enne, siamo un po' in crisi.
    Lei è una ragazzina solare, sveglia, bella e intelligente ma... tutte queste sue qualità le usa solo per attirare i maschi.
    Non ha tabù, è passionale e amorale. Dopo qualche giorno di scuola "si è messa" con un ragazzino di 12 anni, lei ci dice che è il suo grande amore (lo conosceva da 10 giorni) e che voleva andare a cena a casa sua, che la famiglia è d'accordo, le diciamo che parleremo con i suoi genitori e che per noi non c'è problema, ma aggiunge che vorrebbe fermarsi a dormire da lui.
    Siamo rimasti un po' basiti, ci riteniamo una coppia moderna ma .....
    Le abbiamo spiegato che non se ne parlava proprio dal momento che non ritenevamo opportuno che lei si fermasse anche a dormire dal suo amichetto.
    Scene da disperazione, frasi cattivissime nei nostri confronti, lei queste cose le faceva quando era più piccola e nessuno le diceva niente.
    A spiegarle che proprio per questo, perchè non era opportuno e giusto che le facesse alla sua età, ora si trova da noi.
    Ci sono delle regole del vivere comune, di decenza e di educazione che bisogna seguire, e questo alla tua età noi riteniamo tu non lo possa fare. Altre scene isteriche, alla fine arriva il mio NO secco, e finisce lì.
    Ma quello delle regole è un nocciolo duro, più volte le abbiamo detto che deve essere lei ad adeguarsi alle nostre regole di famiglia e non noi alle sue, anche se ci siamo adeguati moltissimo e aggiornati alle regole di questa nuova adolescenza.
    No, io non devo proprio un bel niente, io posso fare quello che mi pare e voi non mi potete impedire niente.
    Naturalmente tante parole, parole e ancora parole......
    Si calma per qualche giorno e poi torna alla carica con qualche altro ragazzino.
    Abbiamo espresso le nostre preoccupazioni alla psico e alla a.s. che incontriamo periodicamente, ma loro ci hanno detto che noi stiamo facendo un buon lavoro, di continuare così e anche se non riusciremo a raggiungere il 100% dei nostri obiettivi, va bene lo stesso. Questi ragazzi hanno delle ferite che non potranno mai essere rimarginate....e tante altre parole. Io non sono stata molto felice di sentirmi dire questo. Il mio obiettivo è il 100% e non mi metto dei limiti prima, ma forse sbagliamo?
    Ho detto loro che la ragazza parla dei suoi continui amori alla sua psico, che incontra 1 volta alla settimana, ma che l'altra non ritiene questo argomento importante e pertanto parlano d'altro.
    Abbiamo espresso il nostro disappunto su questa decisione della psico perchè questo atteggiamento e questo pensiero fisso verso i ragazzi la distrae dalla scuola, i professori tutti me lo hanno confermato, la distrae da tutto quello che c'è intorno. Nulla le interessa, ogni suo pensiero è legato alle sue conquiste amorose.
    Io ho avuto due figli adolescenti e conosco bene i figli adolescenti dei miei amici, ma un atteggiamento così provocatorio e così unilaterale non l'ho mai visto in nessuno di loro. Lei viene considerata una ragazza leggera e che va con tutti, la cosa che la salva dall'emarginazione è il fatto di far parte della nostra famiglia.
    Questo noi glielo abbiamo detto più volte che deve stimarsi e rispettarsi ma che deve anche rispettare noi, come noi la rispettiamo.
    Siamo noi che stiamo esagerando? Comunque le discussioni in casa con la nostra 13 enne sono quasi esclusivamente a causa dei ragazzini. Lei li adesca, si fa ccompagnare a casa quando torna dalla palestra, disubbidisce per poterli incontrare, ci racconta frottole per potergli parlare. Il problema potrebbe far sorridere se si parlasse di un'adolescente "normale" ma lei è secondo noi un'adolescente a rischio, un po' per il suo passato e un po' proprio per la sua indole. Ma gli esperti dicono che va bene così e che lei deve farsi le sue esperienze. :face-sad:
    E' vero è passato poco tempo, ma speravamo di aver iniziato a costruire qualcosa con lei, invece ogni volta che ti sembra di aver fatto un passo avanti, ti arriva la "botta" e rimetti tutto in discussione.
    Dove stiamo sbagliando?
    Ho letto con tanto dolore la lettera di addio di Alissa alla sua Giga, la sua sofferenza si poteva quasi toccare anche attraverso la scrittura. Non vorrei mai succedesse a noi.....

  1.  

    E' giusto che il tuo pbiettivo sia il 100 % ed è giusto non mettere alcun limite ... ma poi ti accorghiche comunque dei limiti ci sono.
    Credo la psico dell'asl non voglia affrontare il problema ... per on farlo diventare un problema.
    Domanda: potrebbe essere che lei si comporti in un certo modo per reazione contro di voi? Sa che voi non approvate, sa che la brontolate se fa qualcosa del genere ... e allora lei lo fa apposta per farvi dispetto ... per mettervi alla prova ... per vedere se la mandate via ... per vedere fino a che punto la accettiate così come ella è.
    In casi diversi la cosa migliore è ignorare, lasciar fare ... ma in questo caso come si può? Io non riuscirei a lasciare che una delle mie bimbe avesse quel comportamento senza dirle nulla ... eppure credo che una volta chiariti quali sono i princi in cui credete ... sia necessario lasciarla fare.
    Questo non significa darle il permesso per ogni cosa che chiede ... ma una volta spiegato il perchè di un no ... che sia no secco e fermo ogni volta che chiede la stessa cosa ... senza dare ulteriori spiegazioni.

    Avevo un'amica che tutti consideravano "facile" ... è diventata la mamma più amorevole e la moglie più seria che possa conoscere.
    Un'altra amica la cui mamma le proibiva di vedermi (ero il suo ragazzo ... terza media) ... appena ha potuto ha fatto di tutto per andare contro la madre ... e non mi dilungo in particolari.

    Lo so che è dura lasciarla fare ... ma cercate di lasciarla fare il pù possibile e dite no al resto.

    Sai però una cosa ... ogni ragazzo è diverso, ha una sua storia, un suo sentimento, le sue aspettative e speranze ... quella che ho detto è la mia personale opinione teorica e generica ... che non vale per tanto molto nel caso specifico.

    Argomento difficile.

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      CommentAuthorannalisa
    • CommentTime26 Feb 2008
     

    ho un figlio di 12 anni e alcuni giorni fa ha lasciato una lettera di una compagna di classe che diceva così"purchè tu stia con me io farò di tutto,non chiedermi perchè ti amo sarebbe come chedermi perchè io respiro,mi va bene fa anche quelle cose"mio figlio mi ha chiesto di che cose parlava e io non sapevo se rider a piangere....questa ragazzina non è in affido è solo una ragazzina un pò troppo _a mio parere_confusa...mi permetto di tranquillizzanti,il mondo degli adolescenti è strano ,sono piccoli uomini e donne in cerca dell'approvazione dei coetanei...ho una figlia di 15 anni,accompagno ogni mattina a scuola lei e una sua compagna che da inizio scuola ha cambiato 3-4 patner a suon di "limonate" e..non so altro,le sue confidenze si sono fermate qui..qualche giorno fa questa ragazza 15enne mi chiedeva come rispondere a un ms di questo suo ultimo fans che le scriveva ti amo.....se vuoi vado avanti...ho la fortuna di avere due figli che mi raccontano le virgole e i punti e virgola della loro vita e ne sento di cotte e di crude...passerà certamente..l'importante è farla rimenere nei limiti del rimediabile e controllare chi le gira attorno
    abbiamo avuto in affido per un'estate una ragazzina di 15 anni che ci ha fatto ammattire..in 3 mesi siamo andati per 2 volte dai carabinieri per denunciarne la scomparsa perchè doveva rientrare alle 24 e alle 3 non era a casa...ha scelto nell'estate i peggiori ceffi del paese....è arrivata che fumava e cercava di convincere mia figlia allora di 9 anni ad andare a prendere di nascosto le sig per lei....veramente un disastro...quindi capisco il vostro disorientamento e le vostre paure...noi non avremmo potuto reggere con 2 figli piccoli...voi avete dalla vostra l'essere a sua disposizione auguri

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      CommentAuthorJamin
    • CommentTime26 Feb 2008
     

    Gli adolescenti sono di per sé molto particolari e difficili da prendere per il verso giusto. In certe età, inoltre, è molto difficile riuscire a contenere degli "sbalzi ormonali". Quello che mi viene da pensare è che spesso fra adolescenti si cercano dei modi per poter attirare l'attenzione su di sé e quindi per essere accettati nel gruppo. E purtroppo credo che ancora oggi un adolescente può sentirsi importante se su di sé è riuscito a posare lo sguardo di certi ragazzini. Non conosco la situazione della ragazza, ma potrebbe essere che la ragazza pensi di non poter contare sul proprio passato per poter essere accettata dagli altri ? Magari pensando che il proprio passato non possa creare intorno a lei accettazione da parte degli altri ragazzi del gruppo. Non so se mi sono spiegata bene, ma mi sembra che anche tu abbia accennato a questo possibile problema quando dici:

    Lei viene considerata una ragazza leggera e che va con tutti, la cosa che la salva dall'emarginazione è il fatto di far parte della nostra famiglia.
    Questo noi glielo abbiamo detto più volte che deve stimarsi e rispettarsi ma che deve anche rispettare noi, come noi la rispettiamo.

    Forse sono un po' brutale nell'espressione, ma può essere che per la bambina il primo ostacolo non sia proprio quello di accettare il suo stato di affido, per cui preferisce focalizzare l'attenzione degli altri sul suo proprio corpo? Ha mai raccontato a qualcuno il modo in cui sta vivendo adesso?

    In ogni caso credo che facciate bene a insistere con le regole e a non cedere mai alle richieste che ritenete essere fuori luogo rispetto all'età che ha la bambina. Quello che posso dirvi...non scoraggiatevi e continuate con il vostro stile educativo.

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      CommentAuthoremilia
    • CommentTime27 Feb 2008
     

    La solita peste di mia figlia "seienne" l'altra sera guradando "i Cesaroni" film , dicono, adatto ai bambini , con noi accanto mi ha chiesto "mamma ma tu e babbo l'avete fatto?!?" io "cosa???" lei "dormire nel letto nudi..!!!" credetemi...mi ha lasciato a bocca aperta!!!!Mio marito se ne è andato di la a ridere...e mi ha lasciato con la patata bollente...le ho dovuto spiegare vagamente...per fortuna ha subito perso interesse per il mio "sgarrupato" discorso....semi scientifico e frammentario...
    E a 13 anni? Mah....

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      CommentAuthortrefigli
    • CommentTime27 Feb 2008
     

    grazie a tutti.
    Adoro questo forum!
    :face-smile:

  2.  

    Ciao Cate e ciao a tutti,

    leggendo il tuo post mi vengono in mente tante cose e non so se riuscirò a dirle tutte in modo sintetico e chiaro...

    Pensavo che qualche giorno fa, in una classe di 3 media con ragazzi di 13 anni dove lavoro sull'affettività, una ragazza mi ha chiesto quale fosse l'età giusta per fare l'amore poichè lei si stava frequentando con un 16enne...

    Gli adolescenti sono già molto particolari perchè destabilizzati da tante cose, dal corpo che cambia, dal rapporto con i genitori che cambia, dal loro vissuto confuso e instabile (non più bimbo ma non ancora adulto), spaventato, insicuro e nello stesso tempo voglioso di misurarsi, di sperimentarsi, di capire fino a che punto possaa spingersi...

    I ragazzi di oggi sono più fragili e più precoci di quelli di ieri, certo non per colpa loro...avere voglia di flirt e/o cotte, conferme ecc...è normale e fisiologico alla loro età ma guardandoci intorno che mondo gli presentiamo? I valori e i punti di riferimento sono sempre meno, dagli spot pubblicitari al resto è tutto erotizzato, il corpo, i doppi sensi, lo sfondo erotico-sessuale è sempre presente in ciò che ci circonda, per cui non mi meraviglia (sebbene mi dispiaccia) che questi aspetti assumano un'importanza esagerata, oserei dire "esasperata".

    Tornando a noi, mi veniva in mente che nel caso di una figlia in affido la situazione è molto più amplificata, poichè di fondo potrebbe esserci un profondo senso di non accetttazione, vale a dire che la ragazza possa non sentirsi accettata e amata fino in fondo e potrebbe aver trovato nel corpo (non più infantile ma ormai seduttivo, eccitante ed emozionante) il suo mezzo per sentirsi amata e accettata.

    Purtroppo certe ferite non si rimarginano facilmente ma ti invito ad essere si ferma nei tuoi divieti e regole educative, ma nello stesso tempo a non focalizzare la tua attenzione sugli aspetti negativi della ragazza e meno su quelli positivi ma rinforzarla su tutte quelle qualità che di certo possiede e su tutte le conquiste che di certo fa, poichè altrimenti si rischia di incapsularla in un ruolo facendo di lei ciò che più vorremmo non sia...

    Le parole, le ramanzine sono importanti certo, ma forse lei ha bisogno proprio attraverso di voi, con il vostro affetto, con i vostri messaggi di fiducia e profonda accettazione di ciò che lei è davvero (e non ciò che vorreste che fosse) di riacquistare fiducia in se stessa, in ciò che che c'è oltre e dentro quel corpo...

    Vi state sforzando tanto ed è bellissimo, non vi stancate di farlo, lei ne ha tanto bisogno...

    In bocca al lupo e a presto!

    P.S. Dovessero presentarsi situazioni, dubbi o riflessioni di cui vorresti parlarne privatamente sentiti libera di farlo, io ci sono.

    Cristina

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      CommentAuthortrefigli
    • CommentTime29 Feb 2008
     

    ciao a tutti,

    io e mio marito abbiamo letto attentamente tutte le vostre considerazioni, che per noi sono veramente utili e importanti. Siamo vecchi genitori di sangue ma siamo nuovi genitori di cuore, e siamo anche molto umili e ascoltiamo con molta attenzione l'esperienza degli altri, e la vostra è veramente preziosa.
    Ci rendiamo conto che ci è stato affidato un bene prezioso e non una bambolina da vestire e nutrire.
    E' vero, più volte mi sono chiesta, visti i comportamenti aggressivi e di disprezzo della mia Bimba, se veramente lei ha accettato questo affido.
    Lei viene da una piccola comunità molto ben organizzata e con degli educatori fantastici. C'è stata quasi 2 anni prima di venirci affidata. Lei non vedeva l'ora di trovare una famiglia che la "scegliesse", perciò è stata felicissima di venire via con noi.
    All'inizio è stato tutto rose e fiori, lei dolcissima e rispettosa, ma credo con delle aspettative molto alte circa il discorso dello stare in famiglia.
    La sua psico da subito ci ha informati sul fatto che lei una famiglia vera e propria non l'aveva mai avuta e pertanto stava a noi insegnarle a vivere in una.
    Ma come logico, sono subito iniziati i contrasti sul rispetto delle regole della casa.
    Lei pensava di poter fare tutto quello che voleva: guardare la tv senza limite, uscire quando voleva e con chi voleva e a tutte le ore.
    Mi sono chiesta come vengono preparati questi ragazzini ad affrontare una vita in famiglia.
    Abbiamo iniziato in maniera dolce e persuasiva, ma molto fermi, nel dirle quali cose non le erano assolutamente permesse, vista la sua giovane età 13 anni, dopodichè giorno dopo giorno, battaglia dopo battaglia, crisi isteriche e di pianto da parte sua, alternate a lievi crisi depressive, qualche risultato lo abbiamo raggiunto e ormai alcune cose sono scontate e non ci torna più (anche se devo dire, ogni tanto lei ci riprova) l'ultima parola è sempre la sua. Ha un carattere molto forte e aggressivo, ma io sono una tosta e mi reputo comunque una madre severa, e anche su questo punto alcuni atteggiamenti sfrontati e anche irrispettosi si stanno placando. Ma non bisogna mai abbassare la guardia.
    Mi conforta comunque il fatto che tutti ci dicono di continuare ad insistere su questi punti, non è la fatica che ci spaventa ci spaventava il metodo sbagliato.
    Visti però i commenti di chi ha avuto adolescenti difficili prima di noi, ci sentiamo rincuorati e spronati.
    Certo la Bimba mi fa tanta tenerezza perchè capisco che il lavoro più faticoso è proprio il suo. E' lei che deve abituarsi a vivere con degli estranei, deve imparare, tutte insieme, regole di viota che gli altri ragazzi assimilano in anni e tante altre cose. Ma come diceva mia madre: le medicine sono amare ma ti fanno guarire.
    Grazie Cristina per la tua disponibilità e ancora grazie a tutti per le vostre testimonianze.
    Non è così facile mettersi "a nudo" o in discussione, ma in questo forum è possibile.
    Ciao e buona giornata
    Cate

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      CommentAuthordany
    • CommentTime29 Feb 2008
     

    :face-smile: Buon giorno a tutti voi,
    Continuo a leggere questo forum con molto piacere e con qualche sorriso e qualche lacrima talvolta.... le emozioni descritte sono quelle provate da me tanto tempo fa e anche i comportamenti che molti genitori bio e "di cuore" raccontano dei loro ragazzi, sono gli stessi vissuti ormai 15 anni fa nella mia famiglia. Di tutto ciò ho conserato un grandissimo patrimonio di esperienza che ogni giorno poi reinvesto nel mio lavoro a protezione dei bambini in difficoltà. Sono convinta che nessuno di noi (anche gli esperti) posseggano la verità assoluta e la risposta giusta ad ogni domanda. La verità e la risposta giusta sono quelle che ci vengono da dentro trovandoci immersi nella relazione con l'altro, sporcandosi le mani dall'interno del rapporto e la funzione dell'"esperto" a mio avviso è quella leggere la relazione e restituirla a chi lo richiede. Lavoro all'affido da tempo ormai, gran parte degli affidamenti che ho seguito sono andati bene seppure con mille dubbi sempre in tasca, e anche quelle (poche a dire il vero) situazioni che si sono concluse male (con il rientro del bambino in situazione istituzionale) negli anni a venire hanno lasciato una traccia positiva indelebile su di lui. Sono abbastanza vecchia da aver visto i risultati a lungo termine dell'affido e di avere ormai una casistica abbastanza ampia per dire che è uno strumento di una potenza incredibile anche talvolta nelle situazioni più disperate. Se volete e non vi annoio prima o poi ve ne racconterò qualcuno....
    Per ora un saluto speciale ad Alisia ed anche a te cara amica Cate..... vai avanti che va bene così:face-smile:

  3.  

    Io sarà qui a leggerti con curiosità!
    Grazie

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      CommentAuthorMemole71
    • CommentTime29 Feb 2008
     

    io mi aggreggo a picchietta ti lggerò sicuramente con curiosità e interesse:face-smile:

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      CommentAuthordany
    • CommentTime29 Feb 2008
     

    .... e allora eccovi la prima e buona lettura:

    La storia di Carla

    Carla è una bambina di 5 anni.
    E’ nata dalla storia di un uomo poco più che quarantenne, vedovo da qualche anno con tre figli adolescenti che sono stati collocati presso gli zii materni alla morte della loro madre per l’incapacità dimostrata dall’uomo a prendersene cura, e da una donna (anche lei non giovanissima) che precedentemente ha avuto un altro figlio da una relazione con un uomo sposato di cui il padre biologico si è preso cura in quanto affetto da un ritardo mentale di grado medio, inserendolo nella sua famiglia.
    La coppia vive in un complesso di case popolari non distante dal centro abitato, l’uomo lavora saltuariamente e la donna è casalinga.
    Dopo la nascita di Carla i due sono andati a vivere insieme nella casa popolare assegnata a lui. Carla non frequenta la scuola materna in quanto i genitori temono il controllo dei Servizi e per questo motivo la tengono a casa. Trascorre le sue giornate a casa con la mamma (per la quale si sospetta una sindrome etilistica) in una situazione di isolamento dai coetanei. In quella fase nel nucleo è presente la sorellastra maggiore, adolescente, spesso in lite con la matrigna, della quale mai ha accettato la presenza in casa.
    Quando Carla ha 5 anni la mamma è colpita da un ictus e dopo una lunga fase di ricovero rientra a casa parzialmente invalida con gli esiti di una emiparesi che non le consentono l’autonomia completa. In quel periodo giungono al servizio numerose segnalazioni da parte dei vicini che denunciano di aver incontrato la bambina da sola nel tardo pomeriggio in giro per il paese alla ricerca del padre che trascorreva le sue ore serali nei vari bar e nelle sale gioco. Più volte avevano poi visto rientrare l’uomo, visibilmente ubriaco, condotto a casa per mano dalla bambina.
    Su segnalazione dei Servizi, il Tribunale per i Minorenni dispone l’allontanamento della piccola dal nucleo familiare di origine e il collocamento in struttura di accoglienza.

    L’allontanamento della bambina risulterà fortemente problematico in quanto i genitori la occultano appoggiandola a casa di parenti residenti in altro territorio col chiaro intento di sottrarla all’allontanamento. Alla fine di una lunga trattativa comunque accetteranno la soluzione e la piccola viene collocata in una casa famiglia.

    Gli anni in casa famiglia

    Carla entra quindi in casa famiglia che ha circa sei anni, quell’anno inizierà la scuola elementare e verrà inserita in un gruppo-famiglia in cui c’è una giovane coppia residente con un figlio proprio ed un secondo in arrivo oltre ad altri due bambini coetanei di Carla. La fase iniziale di inserimento procede senza problemi, la bambina sembra inserirsi con facilità, ma la famiglia, in particolare il padre, continua ad essere fortemente interferente. Continua ad asserire di non comprendere le motivazioni dell’allontanamento, promette a Carla un rapido rientro a casa, racconta di avvocati che lui sta pagando per vincere la causa e promette alla bambina acquisti di abiti, di corredo per il suo futuro, pronto però a dimenticare di andare a farle visita la domenica o di andarla a prendere per trascorrere qualche ora a casa. Le delusioni miste a speranza che Carla accumula in quegli anni sono molteplici. L’adattamento alla struttura risulta difficoltoso, come se la piccola fosse sempre sul punto di uscire… sembra una bambina con la valigia pronta per il rientro in famiglia che alterna a fasi in cui abbandona la speranza di cambiamenti (nei periodi in cui il padre sparisce per lunghi mesi) diventando apatica e assente, a periodi in cui proietta tutto su una famiglia immaginaria, inesistente in cui lei è al centro. Quando Carla ha 8 anni, considerando le scarsissime risorse del nucleo familiare di origine, il Servizio in collaborazione con la magistratura minorile inizia l’elaborazione di un possibile progetto di affidamento. Viene individuato un nucleo familiare del territorio composto da marito, moglie e una figlia di tre anni più grande di Carla. Inizia la frequentazione e la bambina in tempi rapidissimi si lega a loro, chiede di lasciare la casa famiglia e di essere inserita presso di loro. Si tratta di un momento evolutivo importante, Carla metterà in atto grandi cambiamenti e sul piano affettivo riuscirà finalmente ad esprimersi recuperando notevolmente una stabilità e una continuità di comportamenti che vengono letti da tutti come positivi e definitivi.
    Come spesso capita quando le cose vanno bene, i Servizi, presi dalle urgenze del quotidiano, commettono l’errore di allentare l’attenzione sulla situazione fino a quel momento seguitissima.
    La famiglia di origine di Carla torna ad essere fortemente interferente, il padre e i fratellastri della minore intervengono spesso sulle regole che la famiglia affidataria pone, riparlano di legami di sangue con lei in un momento in cui la ragazzina è in piena fase adolescenziale e a circa 12 anni Carla inizierà a mettere in atto comportamenti fortemente sfidanti e provocatori, sostenuta all’esterno dai suoi familiari, fino ad indurre un lento ma continuo atteggiamento espulsivo della famiglia affidataria che né i Servizi, né gli affidatari stessi riusciranno più a frenare.
    Carla a 13 anni viene reinserita nel nucleo familiare di origine. Ben presto si renderà conto che la realtà è difficile da affrontare, la madre molto malata che ha bisogno di continua assistenza, il padre che è poco presente, le difficoltà economiche, i fratellastri tutti problematici e interferenti negativamente quando sono presenti, la gestione della famiglia sulle sue spalle ancora troppo fragili. Carla va in crisi, chiede aiuto al servizio…. In quel periodo muore la madre improvvisamente aggravatasi e la ragazza rimane a vivere sola col padre, un etilista che pur non facendo più uso costante di alcool, periodicamente si ubriaca e poco si può occupare di lei sul piano affettivo ed educativo.
    Il Servizio sembra senza risorse, le alternative alla famiglia sono state ormai bruciate, Carla non accetta né un inserimento familiare (non può reggere due figure genitoriali, né la situazione familiare stretta) né l’inserimento in una comunità di accoglienza per adolescenti. Il Servizio quindi cerca qualcosa di diverso, qualcosa che sul piano educativo continui a fornirle quello di cui ha bisogno senza che le relazioni affettive troppo forti di una famiglia tradizionale la opprimano. Sulla ennesima crisi della ragazza ormai 15enne, si individua una struttura di accoglienza per adulti in difficoltà del territorio, diretta da una suora con grandi capacità affettive e di accoglienza, ma anche grande autorevolezza riconosciuta da tutti gli ospiti. Carla viene lì inserita temporaneamente in attesa di cercare nuove soluzioni per lei. Proprio durante questa fase, Carla struttura un legame forte con la suora. Istituzionalmente non potrebbe restare ospite di quella comunità non adatta ad accogliere minori, non autorizzata per questo Servizio, ma il legame è forte e questo rappresenta un elemento con il quale confrontarsi. In tempi rapidi, in accordo col Tribunale e con la suora, il servizio propone allora l’affidamento familiare della minore alla suora stessa. Il percorso sarà denso di ostacoli bisognerà convincere il Comune alla funzione diversa della suora in questa situazione, l’associazione che gestisce la casa di accoglienza della responsabilità diretta della suora nell’affido, mantenere una situazione giuridicamente discutibile in un equilibrio precario per tutte le possibili sfaccettature della vicenda. Questa volta comunque Carla accetta insieme al Servizio la sfida e resterà nella struttura affidata alle cure della suora fino alla maggiore età. Tornerà a casa dopo il compimento dei 18 anni, ma sia la suora, che la struttura, resteranno per lei un grande riferimento consentendole di fornire sostegno anche a suo padre, ormai anziano.

    Qualche riflessione:

    La funzione del primo affidamento: E’ il primo contenitore affettivo di vita per Carla. Pur se fallito quell’affidamento non è stato inutile, ha lasciato una impronta indelebile nella vita della giovane che proprio da quella esperienza è riuscita a ricollocare la sua famiglia nella giusta luce ed ha imparato a legarsi affettivamente alle persone. Quell’affidamento inoltre, avvenuto a cavallo del passaggio fra la scuola elementare e la scuola media, ha consentito di impostare il futuro scolastico della giovane che attualmente sta terminando la scuola media superiore.
    Il secondo affidamento: Avvenuto in piena adolescenza, in situazione di crisi, con comportamenti della giovane sull’orlo della devianza, ha consentito di porre quei confini di cui tutti i giovani adolescenti sentono la necessità, e le ha consentito di affacciarsi all’età adulta con una consapevolezza dei limiti della sua famiglia, attivando risorse laddove la rete familiare non era in grado di offrirne. La presenza affettiva di una figura forte che pur svolgendo il ruolo materno, per la sua condizione religiosa non poteva essere madre, ha favorito quel processo di identificazione necessario ad una crescita sana e la ricostruzione di immagine femminile così scarsamente significativa che aveva svolto sua madre.

    Oggi Carla è una giovane donna sana, che si affaccia alla vita in modo propositivo e che grazie alle esperienze vissute mostra una grande sensibilità nei confronti di chi ha bisogno.

  4.  

    Ma ce l'avevi pronta sulla linea di partenza!!!!

    E' interessante come solo dopo un po' di tempo si comprende veramente cosa ha comportato l'amore di una famiglia affidataria in un ragazzo. Sembra però essere troppo tempo per capire se si è fatta la cosa giusta ed è per questo che si è invasi da mille dubbi o si preferisce eviare la responsabilità.

    Sono daccordo sul fatto che nessuno ha la risposta in mano ma conoscere sempre più storie, sempre più sfaccettature fa almeno intuire, preparare e considerare.

    Grazie per il tuo racconto ed un in bocca al lupo a Carla.
    Ciao

  5.  

    Un grazie a Dany perchè ci dona, con le sue riflessioni, la speranza che anche laddove un affidamento fallisce e dove vieni assalito da mille dubbi "cosa potevo fare?" "se avessi fatto ... " "se avessi detto ... "se avessi permesso ... " per finire a colpevolizzarti ... c'è la speranza che comunque sia servito a qulacosa di buono per il bambino.
    E questa speranza, indicata da chi lavora nel settore e quindi vede la situazione da tutt'altra angolatura rispetto alla nostra, è un punto di forza dal quale tutti noi dovremmo attingere.

    All'inizio di un affido si pensa "quanto soffrirò se me lo portano via", ma anche "quanto soffrirà il bambino se l'affido finisce male" ... anche la sofferenza fa maturare e alla luce dei fatti, stando anche a quanto ci dice Dany, anche un affido fallito può essere un successo.
    Un motivo in più per andare avanti su questa strada.

    •  
      CommentAuthortrefigli
    • CommentTime29 Feb 2008
     

    Grazie Dany,

    continua a raccontarci le tue esperienze, per favore, a me personalmente questa tua testimonianza ha dato una carica di energia positiva:face-smile:
    Cate