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27 agosto 2007
Torino: emergenza affido, occorre investire sulle famiglie
Il comune di Torino è in emergenza sul fronte dei minori in difficoltà familiare: ad oggi sono un centinaio i bambini e adolescenti allontanati dallo loro famiglie di origine e appena 10 i genitori affidatari in tutta la città. Ne dà notizia in un’inchiesta il quotidiano “La Stampa”. Per tentare di risolvere il problema il Comune di Torino ha avviato una nuova campagna di sensibilizzazione sull’affido familiare e ha attivato un numero verde per rispondere a quanti sono interessati a conoscere l’affido e rendersi disponibili ad accogliere un minore in difficoltà.
Si ripropone così un problema spinoso e irrisolto: il privato sociale, ancora una volta, non viene riconosciuto dal servizio pubblico come interlocutore capace di gestire le proprie risorse, ovvero centinaia di famiglie disposte ad accogliere minori in temporanea difficoltà familiare. Ai.Bi. ritiene inefficaci le campagne come quella avviata a Torino e in altri comuni italiani, evidenziando piuttosto la necessità di allargare la gestione dell’affido al privato sociale.
Le associazioni familiari da anni lavorano a stretto contatto con genitori che si sono resi disponibili all’affido, se non addirittura all’apertura di Case famiglia per accogliere bambini e adolescenti in difficoltà familiare. Sono numerosi, però, gli ostacoli burocratici che impediscono di mettere a frutto tali risorse. Come dimostra il caso del Comune di Torino, si preferisce investire su campagne di sensibilizzazione anziché su associazioni costituite da famiglie disponibili ad accogliere minori in difficoltà familiare. Già qualche anno fa il Comune aveva lanciato una campagna ad hoc, “Mi fido di te”, che non aveva contribuito a risolvere il problema di centinaia di minori allontanati dalla famiglia di origine. Tuttavia l’assessorato ai Servizi sociali del Comune di Torino ha preferito rilanciare la formula della campagna in un’affannosa ricerca di genitori affidatari.
In questo modo le famigli disponibili all’affido rimangono abbandonate a se stesse. E’ questo il caso di una famiglia piemontese di AiBi che da mesi ha presentato ai servizi territoriali tutta la documentazione necessaria per aprire una Casa famiglia, ma che ha visto la propria pratica bloccata per ragioni burocratiche.
E così si perde la possibilità di risolvere il grave problema dei minori allontanati dalle loro famiglie, quando basterebbe far intervenire le associazioni familiari e le centinaia di genitori disponibili all’affido con cui le associazioni lavorano ogni giorno.
Scritto da: Ufficio stampa il 27 08 07 | 3:15 pm
Io capisco il bisogno delle famiglie, capisco l'esigenza dei fanciulli, ma non è facile prestarsi a questa cosa.
Sinceramente tante volte mi capita di non essere felice di essere quella che oggi sono...mamma affidataria.
premesso che non sono affidataria e non sono in lista, vorrei dire che secondo me è bellissimo rendersi disponibile per un'avventura di solidarietà come quella dell'affidamento, ma non sempre la disponibilità è associata ad una consapevolezza di quello a cui si va incontro.
Credo che tutto l'iter e le regole con cui si scelgono le famiglie affidatarie sono un modo per dare una consapevolezza maggiore ai componenti della famiglila che richiede l'affidamento.
Non è detto che un individuo conosca nel profondo la motivazione che lo porta a candidarsi e forse un'esperienza come l'affidamento può scatenare l'emotività più profonda.
Forse è per questo che l'iter è molto lungo e molti si fermano prima dell'arrivo, ma se non fosse così molti lo capirebbero troppo tardi!
Ciao.
M.
L'affido è complicato...e molti, la maggior parte delle persone non ama complicarsi la vita.
Ciao Picchietta.
Condivido pienamente le parole di Picchietta
Non è detto che un individuo conosca nel profondo la motivazione che lo porta a candidarsi ....
A volte si tratta di ricerca di gratificazione personale, piuttosto che di accoglienza pura ... e se la spinta è quella sbagliata, nonstante la buona volontà, le cose non possono funzionare, a meno di pochi casi fortunati!
La campagna pubblicitaria dovrebbe permettere di "contattare" più famiglie, ma è solo il sasso lanciato nello stagno, quello che fa partire l'onda ... dopo è necessario rimboccarsi le maniche ed intervenire operativamente e costruttivamente, ma magari, nel frattempo cambia la giunta o finiscono i fondi.
Le famiglie disponibili hanno bisogno "per forza" di un intermediario, di un interlocutore che lavori al loro fianco (fortunate quando succede!) di qualcuno che possa provare a gestire il discorso nell'insieme, tenendo conto anche della famiglia d'origine ... Le famiglie disponibili potrebbero presentare domanda in altri comuni ...
Per nonparte: Scritto da: Ufficio stampa
... di quale organismo?
Ciao a tutti
Scritto da: Ufficio stampa...del comune di Torino e pubblicato sul quotidiano "La Stampa".
Ciao
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