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L'affido è per il minore un’esperienza molto tortuosa, in quanto, egli sperimenta la simultanea appartenenza a due nuclei familiari, prova, pertanto sentimenti ambivalenti, senza poterli a volte esprimere e/o riconoscere.
Il minore, difatti, percepisce come sentimento primario, quello dell'espulsione dalla propria famiglia biologica, anche se così non è.
L’ istituto dell'affido, in realtà, è un intervento che affianca un’altra famiglia, offrendo al minore, degli altri genitori. Tuttavia, è necessario, che i genitori affidatari, conoscano il vissuto affettivo, culturale, sociale ed emozionale del minore, al fine di creare una rete affettiva, che consenta al bambino di crescere in maniera sana ed equilibrata. Per poter procedere all'affido, è doveroso, conoscere, per poi comprendere, la storia personale del minore, per analizzarla e formulare obiettivi precisi e realistici.
Gradirei conoscere le vostre opinioni e/o le vostre esperienze.
Cordialmente
Dott.M.Formisano
Grazie tanto e benvenuta.
ma come la mettiamo con l'attaccamento che si sviluppa tra affidato e affidatari?
capiamo bene che esiste la famiglia d'origne e che il sentimento pimario è quello
dell'espulsione dal proprio nucleo, però sono indiscussi i sentimenti che si sviluppano
successivamente, come gestirli? I grandi se dimostrano ansia nel distacco la trasmettono
agli affidati, i quali a loro volta spesso soffrono dei vari cambiamenti, che fare? essere asettici,
farsi il lavaggio del cervello per autoconvincersi di non soffrire? qlche consiglio pratico......
ad un'amica del gruppo di auto-aiuto che esprimeva qlche dubbio sul lieto fine di un rientro e domandava semplicemente: ma che avverrà se......un'educatrice ha risposto:allora non sarà più affare vostro!...ah questa si che è professionalità.......
Per la sig-ra Rosa.
Se la motivazione che spinge la famiglia affidataria, ad occuparsi di un bambino non proprio, è l’amore verso gli altri, sarebbe opportuno, ove mai possibile, che la famiglia affidataria desse origine, ad un legame solerte ed amorevole con la famiglia biologica, legame che oltrepassa i termini di scadenza dello stesso progetto di affido.
Cordialmente
Dott.M.Formisano
E' la condizione assoluta e necessaria per portare avanti l'affido, ma non sempre è facile.
La famiglia naturale si sente defraudata di un proprio diritto, ma più di tutto i genitori si sentono messi sotto accusa dalle istituzioni e dalla famiglia affidataria ... spesso anche dal proprio figlio.
Con chi prendersela? Con gli affidatari in primo luogo ... perchè i più esposti (contatto diretto e indiretto tramite il figlio nei momenti di incontro) ed i più fragili (l'affidatario cerca di non arrabbiarsi, cerca il dialogo, a volte non sa che "armi" usare ... mentre i servizi, forti della loro posizione, arrivano anche ad urlare e minacciare interventi più pesanti o denunce).
In questo clima è spesso molto difficile instaurare un rapporto di "amicizia" con la famiglia naturale.
Spesso, nel nostro piccolo, ci siamo riusciti, arrivando ad aiutare l'intera famiglia (Lumturije, la mamma di Eleni e Rebeka, le due bambine albanesi che vivono con noi, ne è un esempio, visto che anche lei vive con noi da ormai tre anni), ma tante volte, per quanti sforzi abbiamo fatto, la famiglia naturale ci è stata ostile riducendo la nostra azione nei confronti del bambino.
Credo comunque che Rosa intendesse altro.
Come la mettiamo con i sentimenti, normali e naturali, che nascono tra affidatari e bambini?
Cosa accade nella psiche di un bimbo nel momento in cui esso ritorna alla propria famiglia?
Come aiutare gli affidatari a superare tale trauma .... motivo per cui spesso molte famiglie non si accostano all'affido ... la paura di soffrire nel momento del distacco.
Quello che rispondo a tali famiglie è che si soffre indubbiamente in tale momento, ma che bisogna essere forti, imparare a soffrire ... per togliere un pò di sofferenza dalle spalle del bambino.
Il Vangelo insegna ... prendi sulle tue spalle il peso dei problemi degli altri e allevia la loro sofferenza ... soffri al posto loro, per quanto sia possibile. Questo è vero amore.
D'altra parte i servizi dovrebbero tutelare ... aiutare queste famiglie prima, durante e dopo ... invece sempre più spesso si assiste a grandi sorrisi quando loro devono chiedere ... e a grande ... diciamo maleducazione per non dire peggio ... quando sono gli affidatari ad avere un bisogno.
Ed il bambino, quando torna alla famiglia naturale? I suoi sentimenti?
Qualcuno dovrebbe pensarci ... e forse qualcuno lo fa ... ma non è dato saperlo ... quando un bambino rientra in famiglia i servizi chiudono i rapporti e se, come diceva Maria, si è avuto nel passato un buon rapporto con la famiglia biologica ... forse rimane un rapporto ... forse.
Salve,
la mia esperienza personale non è sicuramente da "manuale":
all'inizio dell'affido avevamo pochissime informazioni riguardanti il ragazzo di 11 che si univa alla nostra famiglia, non solo relativamente al trascorso familiare (allontanato 2 volte dalla famiglia naturale), alla salute, ma anche per quanto riguarda la permanenza negli istituti e nelle case famiglia dove era stato accolto ... l'assistente sociale lo aveva "dimenticato" in casafamiglia, in quanto la sentenza del tribunale che aveva tolto la potestà genitoriale alla madre e al padre adottivo, non prevedeva nè l'adozione, nè l'affido familiare dei tre fratelli minorenni all'epoca della sentenza (2000).
Il nostro affido è andato avanti quasi un anno senza formalizzazione ... per gran parte di questo periodo la famiglia d'origine non sapeva di noi, il ragazzo tornava in casafamiglia 15 minuti prima dell'incontro protetto, per farsi trovare all'arrivo dei genitori. Sicuramente questo tipo di soluzione non aiutava a creare "legame" tra le due famiglie e non aiutava neanche il ragazzo a gestire i rapporti in maniera sana.
Con il tempo, e grazie alla richiesta del ragazzo che aveva espresso, attraverso il racconto di un sogno, il desiderio di vedere me e la madre diventare amiche, si è creato un rapporto che lentamente è diventato di "fiducia".
Devo riconoscere che la madre è spesso intervenuta al mio fianco nel prendere posizione sui comportamenti o sulle scelte del ragazzo, così come noi non abbiamo mai criticato o sminuito la sua famiglia d'origine e abbiamo sottolineato i progressi che la madre ha fatto nell'ultimo periodo (lavoro part-time, relazione stabile ...).
Il risultato della creazione di un rapporto con la madre del ragazzo ha reso impossibili le triangolazioni che lui metteva in pratica in precedenza (accusarci di chissà quali ingiustizie mentre parlava con la madre e viceversa) e ha smascherato molte bugie. Questo ha portato ad un periodo di crisi sempre più grave, che è sfociato con la richiesta, accolta, di tornare in casa famiglia allo scadere del periodo di affidamento (agosto 2006).
Ho la sensazione che olte alla mia molte altre esperienze non vengano gestite come da manuale, che spesso l'affido sia un parcheggio meno costoso della casa famiglia in attesa della maggiore età (come se magicamente scattasse un interruttore che risolve tutti i problemi del passato del ragazzo al compimento del 18mo anno).
Se è previsto che l'affido familiare duri fino a 2 anni (rinnovabili - come se fosse una polizza) è una "forzatura" utilizzare questo istituto per i ragazzi i cui genitori abbiano perso la potestà genitoriale ...
Gestire i rapporti in questa situazione diventa ancora più complesso perché il progetto non riguarda il raggiungimento di obiettivi da conquistare se non il trascorrere dei mesi che mancano alla maggiore età.
Spero di essere riuscita a spiegarmi, anche se è un discorso difficile da fare in "poche" righe.
Ti sei spiegata perfettamente Alessandra.
Il costo minore ... i 18 anni che risolvono ... l'affido cosidetto "sine die" al posto dell'adozione.
Tutte esperienze che conosco bene e che vivo.
Sul sine die al posto dell'adozione però devo dire che a volte è necessario.
Ci sono dei casi in cui c'è affetto con la famiglia naturale o con un membro di essa (spesso la madre). Nonostante ciò può verificarsi, per mille motivi, l'impossibilità ad un rientro in famiglia.
Tale legame si spezzerebbe, e non è giusto, nel caso si dovesse ricorrere all'adozione.
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