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      CommentAuthormagnus
    • CommentTime30 Aug 2006 modificato
     

    ciao
    siamo una coppia
    io insegnante mia moglie assistente sociale
    abbiamo un figlio piccolo
    Da poco siamo entrati nel progetto affidi della nostra provincia con l'intento di aprire la nostra famiglia a quanti il Signore ha deciso di farci entrare.
    Stiamo già vivendo da qualche mese un affido giudiziale molto problematico non soltanto per l'età del ragazzo affidato (quasi 17) ma perla situazione pesante della sua famiglia che vive a pochi chilometri di distanza da noi.
    Le istituzioni per adesso sono molto latenti sicuramente non pronte ad affrontare situazioni di estrema emergenza.
    Attualmente stiamo affrontando la seguente situazione:
    il ragazzo che quest'anno frequenterà la 2 superiore ha manifestato il desidero di voler dedicare qualche giorno durante il corrente anno scolastico a lavorare per farsi qualche soldino. Inoltre ha intenzione durante l'estate di trovarsi, come quasi tutti i ragazzi del posto, un lavoretto che gli permetta di sentirsi un attimino autonomo.
    Ora noi sappiamo che queste scelte devono essere condivise con i genitori, ma questi ultimi informati verbalmente dal figlio hanno detto di non volerne sapere.
    I genitori tra l'altro sono in situazione di estremo conflitto con noi, nel senso che pensano che gli abbiamo scippato il figlio e non c'e a breve alcuna possibilità di dialogo.
    Noi siamo pienamente daccordo che il ragazzo maturi delle piccoleesperienze lavorative ma sappiamo che non possiamo prendere autonomamente tale decisione per paura che i suoi genitori naturali possano rivolgerci contro dal punto di vista giuridico.
    Siamo praticamente bloccati e non sappiamo come muoverci.

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      CommentAuthorandrea75
    • CommentTime30 Aug 2006 modificato
     

    Ciao



    Se volete il mio consiglio, fatevi appoggiare per questi problemi ai servizi sociali. Sono loro che comunque devono fare da ponte tra voi e i genitori.

    Fare un passo falso potrebbe significare compromettere una situazione già precaria.

    Se le istituzioni latitano, andate voi da loro, occupate un ufficio e non uscite fino a che non avete una risposta. E' il loro dovere, non lo fanno per farvi un favore. Inoltre hanno l'esperienza necessaria per affrontare queste situazioni.



    In bocca al lupo

    ciao

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      CommentAuthoralissa
    • CommentTime30 Aug 2006 modificato
     

    Alle volte, a me succedeva molto più spesso i primi tempi, ci si sente frenati, ci si sente quasi impotenti...a lungo andare si assume maggior sicurezza nelle decisioni, poi penso che la ragazzina viva da me, ed è giusto anche mettere nei primi posti come la pensiamo noi.

    Dai tempo al tempo e parlatene con i servizi sociali.

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      CommentAuthoralekarl
    • CommentTime1 Sep 2006 modificato
     

    Mi trovo d'accordo con Alissa.

    La nostra situazione era diversa: i genitori avevano perso la potestà genitoriale e abbiamo avuto la fortuna di avere dei servizi sociali disponibili, soprattutto negli ultimi tempi, con i quali discutevamo i nostri punti di vista, le nostre scelte e che pensavano loro a comunicare alla famiglia d'origine (nonostante si fosse instaurato un "buon" rapporto con la mamma del ragazzo).

    Andrea75 dice di farsi "sentire" ed è giustissimo, è anche un modo per far capire quanto tenete al ragazzo e che state pensando concretamente al suo futuro, alla sua crescita, ma che avete bisogno di supporto!

    A volte noi abbiamo seguito il nostro buonsenso e il nostro "istinto" e abbiamo motivato le nostre scelte a posteriori ... ma mi rendo conto che ci trovavamo in una situazione privilegiata con l'ass. che ci seguiva!

    In bocca al lupo