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      CommentAuthorCarmelaromana
    • CommentTime12 Nov 2005 modificato
     

    Innanzitutto un grazie sentito a Riccardo Ripoli (Ciao, Riccardo, come vedi ti dò del "tu") per aver risposto al mio S.O.S..
    Ma vorrei presentarmi, proprio per farmi conoscere in questo forum, raccontandovi la mia esperienza.
    Molte volte, forse da 15 anni a questa parte, mi era stato proposto di prendere dei bambini da una casa famiglia per far passar loro il wee-kend nella nostra casa. Ma a queste proposte rispondevo sempre con “non mi sento pronta”, “gli farei più male che bene” o altro. Ciò, a distanza di anni, mi faceva capire solo che non ero pronta a questo tipo di “chiamata”; non ero pronta a rispondere con un “sì” ad una proposta che io, essendo credente, penso venisse dall’alto.
    Mi facevo mille obiezioni e mi davo anche tante giustificazioni: prima di tutto il lavoro, e soprattutto la paura di non potermi dedicare pienamente ad una creatura che aveva estremo bisogno.
    Ma poi un giorno mi ritrovai improvvisamente catapultata in questa esperienza.
    Conobbi per caso un assistente sociale il quale mi disse che era molto angosciato da un problema che non riusciva proprio a risolvere, cioè quello di tre fratelli che vivevano in un istituto di suore. Io gli chiesi come avrei potuto aiutarlo, come avrei potuto prendere tre bambini? Assurdo. Almenochè non avessi trovato altre due famiglie disposte ad intraprendere questo tipo di avventura, anche perché colpita dal fatto che quei poveri bambini non avevano certo avuto una infanzia felice e non lo erano altrettanto in quel luogo, che anche se pieno di attenzioni mancava del calore familiare! Così mi misi subito all’opera: dovevo cercare delle famiglie perché il progetto che si stava delineando era quello di tre bambini che andavano a stare in tre famiglie e queste dovevano abitare vicine tra loro in modo da poter far vedere i fratelli che erano molto uniti tra loro e allo stesso tempo rendere meno traumatico il “passaggio”. Lo stesso pomeriggio andai da una di queste famiglie che immaginavo sensibile al problema e questa si dichiarò molto interessata. Ma mi accorgo che ho tralasciato di dire la cosa più importante: la prima cosa che ho fatto è stata, chiaramente, quella di parlare con mio marito e mia figlia (allora 18 anni) perché per affrontare una tale esperienza è necessario che tutti siano d’accordo e che vi sia la disponibilità a farsi ognuno carico delle proprie responsabilità.
    La terza famiglia fu un po’ più difficile ma alla fine ci riuscii. Solo allora potevo iniziare a pensare ad un progetto per questi bambini, di cui non conoscevo neanche il volto e neanche in quale istituto alloggiassero, perché convinta dell’idea che dovevano uscire tutti e tre; nessuno di loro tre, infatti, era giusto rimanesse lì!
    Poi, successivamente, i bambini sono stati conosciuti dai nostri figli maggiori e dopo un certo periodo, anche da noi. Sono stati i bambini, in modo molto naturale, a “scegliere con chi andare”, e la loro scelta poi era esattamente quello che noi desideravamo. Un periodo di vero innamoramento; sì proprio così, ci palpitava il cuore come se fossimo innamorati! Non vedevamo l’ora di vederli e tutta la settimana non facevamo altro che pensare a quell’istituto. Quasi vivevamo per arrivare al sabato e poter passare un wee-kend con loro. Dopo circa 2 mesi di “conoscenza wee-kend” arrivò Natale e godemmo tutti della gioia di avere questi piccoli a casa in un momento così bello addirittura per tutte le vacanze!
    Sono passati due anni: si avvicina un altro Natale. Sono successe tante cose, ci sono un mare di problemi, tanti ostacoli (forse proprio per questo mi sono rivolta a voi?) ma vorrei pregare il Signore perché resti sempre viva in noi l’emozione e la bellezza di quel primo Natale e soprattutto di riuscire a dipingere con colori indelebili nel volto di questo bambino a noi affidato la GOIA.
    Grazie a tutti per l’attenzione.
    Carmela

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      CommentAuthoralissa
    • CommentTime13 Nov 2005 modificato
     

    Ho letto il tuo racconto, il finale è quello che mi piace di più.