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  1.  

    A volte mi piacerebbe entrare nelle vostre case in punta di piedi, senza farvi sapere che ci sono, non per spiarvi, ma per godere dei vostri bei momenti con i bambini.
    Non essendo cio' possibile, vi invio un piccolo pensiero, una favoletta che ho scritto per i miei ragazzi e che a loro piace tanto.
    Mi farebbe piacere se voleste stamparla e leggerla ai vostri bimbi, come un mio personale dono per tutti loro e tutti voi.

    Buongiorno Dolcissima Principessa, ieri sera effettivamente una bella nuotata me la sono fatta ... l'acqua non era niente male ... freschina, frizzantina ed anche un po’ salata ... ma proprio niente male.

    Appena in acqua ho incontrato un bellissimo Delfino ... si é presentato, il suo nome era Arela ... eh si, proprio una delfinotta. Gli occhi dolcissimi, ma traspariva dal suo sguardo una tristezza, un luccichio che lasciava intendere che qualcosa non andava. Ci siamo messi a parlare del più e del meno, sai, come si fa con un delfino. Abbiamo parlato di triglie, saraghi, orate, ma anche di reti e pescatori. Non volevo essere invadente, d'altra parte capirai, ci eravamo appena conosciuti, ma sembrava che girasse intorno al discorso, in attesa di trovare il momento giusto per dirmi qualcosa di particolare. Ma questo momento non arrivava e l'alba si stava avvicinando a grandi passi ... pericoloso per lei stare così vicino a riva alla luce del sole. Decisi allora di avventurarmi nei meandri di quanto, pur non conoscendone l'entità, avevo intuito essere una situazione che reputava di pericolo.
    "Posso esserti utile? C'é qualcosa che ti preoccupa, e te lo leggo negli occhi"
    Fu un attimo di silenzio, gli occhi le si gonfiarono di lacrime, poi il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli fu sovrastato da un grido, unico, forte, lacerante ... mi prese il cuore e sentii tutta la sua pena. In quel momento, non so descrivertelo, ero dentro di lei era come se facessi parte del suo corpo, della sua pelle, dei suoi sentimenti.
    Arela deve averlo capito, sensibilità straordinaria che, dopo aver conosciuto tantissimi delfini, ancora mi meraviglia. Si mise infatti a nuotarmi intorno, sempre più lentamente, sempre più vicina, finanche a strusciarmi con infinita delicatezza.
    Era contenta, forse, di aver trovato qualcuno disposto ad ascoltarla, qualcuno che nel suo cuore aveva capito essere chi poteva aiutarla.
    E come sottrarsi da questo suo abbraccio senza tempo ... si, senza tempo. Non so dirti quanto sono rimasto in mare con lei, forse un minuto, o forse un ora, oppure un'intera giornata ... sembrava che il tempo non esistesse, sembrava di essere stati proiettati in un'altra dimensione, in un altro mondo ... in un mondo dove c'eravamo soltanto io e lei. Una sensazione fantastica.
    Smise repentinamente di nuotarmi intorno, come obbedisse ad un richiamo ancestrale, un richiamo proveniente da molto, molto lontano ... si mise in verticale con la testa che le spuntava dai marosi ... e stette assolutamente immobile per captare quello che solo lei poteva udire.
    "Dobbiamo fare presto" mi disse. Con lo sguardo acconsentii e Arela lo sapeva. Aveva capito che poteva fidarsi di me. Forse non se lo spiegava, ma sono tante le cose che in natura non si possono spiegare. Se si sentono, si fanno e basta. Ed Arela questo lo sapeva bene.
    Mi fece montare sul suo dorso e iniziò per me un viaggio senza limiti. Il mare mi gettava addosso onde di tutte le dimensioni, i vento mi sferzava il volto, ma non sentivo nessun disagio, ero parte integrante di quel mondo in cui Arela mi stava portando.
    D'un tratto non sentii più le onde, non più il vento ... la mia nuova amica si era immersa, ed io con lei. Sorprendente, potevo vivere sott'acqua, come un pesce, come un delfino ... non ero più sul dorso di Arela, ma accanto a lei, e come lei nuotavo, muovendomi sinuosamente come in una danza in onore a Dio. Che emozione. Io, inutile essere, avevo ricevuto questo magnifico dono. Non mi domandavo come fosse potuto accadere, né quanto sarebbe durato ... ma sapevo che ero lì, che era tutta realtà e niente e nessuno avrebbe mai potuto portarmi via questa fantastica sensazione ...
    Ogni tanto si saltava fuori per respirare ... stava albeggiando, e la costa non si vedeva più ... eravamo in mare aperto.
    Ad un tratto Arela si fermò ... lei sapeva esattamente dove ci trovassimo ... in quel mare ancora scuro, privo di punti di riferimento. Mi guardò intensamente e mi disse "siamo arrivati" La guardai, ed il mio sguardo tradì un momento di perplessità. Come a rispondere ad un mio represso interrogativo, replicò "questo è il punto, è adesso che puoi aiutarmi" ... e si immerse.
    L'attesa fu lunga, spasmodica, non capivo e pensavo a tutto e a niente... sapevo solo che la mia amica aveva chiesto il mio aiuto ed avrei fatto qualunque cosa per poterla accontentare e vederla felice ... così come lei aveva fatto felice me fidandosi e trasportandomi nel suo mondo.
    Tornò a galla dopo diversi, interminabili minuti.
    Era triste, preoccupata, ma non rassegnata: suo figlio, il piccolo Casùr, era rimasto intrappolato in una rete ... laggiù sul fondo. Sopravviveva grazie al fiato che decine di delfini, a rischio di morte, gli portavano dalla superficie.
    Si, c'erano proprio tanti delfini lì attorno a noi ... ma non ne avevo visto nessuno ... ero talmente preso da Arela che non mi accorsi che tanti occhi erano puntati su di me.
    Avevano tutti provato a districare il piccolo dalla morsa di quello strumento di morte, ma inutilmente ... occorreva un uomo, con le mani che potessero lavorare senza strozzare il cucciolo di delfino.
    Presi tanto, tantissimo fiato e mi immersi ... accanto a me c'era Arela e Sansur, il padre.
    Quando arrivammo alla rete Casùr era stremato, quasi non si muoveva più ... ma era ancora vivo. Dovevamo fare presto, prestissimo.
    Iniziai a dipanare la rete, un pezzo alla volta, con pazienza ... ah avessi avuto un coltello! Ma io un coltello lo avevo ... potevo usare la fibbia della cintola dei pantaloni ... e così feci ... la rete cominciò ad aprirsi. Ma sentii la mancanza d'aria ed avvertii Arela con dei gesti. Immediatamente arrivarono quattro giovani delfini ... due di loro mi trasmisero parte della loro aria ed altri due fecero altrettanto con il piccolo.
    Ripresi il mio lavoro ... bastò poco e Casùr era libero. I genitori lo presero dai due lati e dolcemente lo portarono a galla. Era stremato, stanco, spaventato ... ma era vivo. La gioia più grande fu vederlo, dopo pochi minuti, saltare tra un'onda e l'altra, guizzare con gli altri suoi amici, mentre la gioia dei delfini si faceva sempre più forte con richiami e grida. Fu festa grande quel giorno ed io ne fui l'ospite d'onore.
    Non dimenticherò mai quella notte. Quella notte senza tempo. La gioia di vivere un'esperienza tanto forte, la gioia di aver aiutato una piccola vita a sfuggire dalle grinfie di una morte precoce e piena di agonia.
    Mi vollero riaccompagnare tutti verso la costa, e mi lasciarono quando fummo in vista di essa ... troppo pericoloso per loro avvicinarsi ulteriormente.
    Il saluto fu bellissimo, non triste ... sapevo che non era un addio, ma un arrivederci.
    Sapevo che mi sarei presto nuovamente incontrato con Arela, Sansur ed il piccolo Casùr ...

    Nuotai fino alla riva, era buio, uscii dall'acqua ed ero asciutto. Era esattamente l'ora ed il giorno in cui mi ero immerso nei marosi ... sogno o realtà? Certamente è stata realtà ... non è possibile immaginare, senza viverle, certe emozioni così grandi ... ed il mio cuore straboccava di amore.
    Mi voltai un'ultima volta verso il mare prima di risalire in macchina ... sentii il grido di decine di delfini, intesi il loro saluto ed alzai la mano per contraccambiare.

    Il mio pensiero era a quella mamma che aveva sfidato il tempo e aveva messo a repentaglio la propria vita per salvare il suo piccolo.

    Era questo il mistero più bello di Dio ... questa forza che prende dentro quando si ama veramente. Quella forza che per amore fa cambiare la realtà. Quella forza che ti avvicina a Dio e che ti fa sentire parte integrante di Lui.

    Livorno, 15 Gennaio 2004

  2.  

    Grazie. Veramente di cuore.

    "A volte mi piacerebbe entrare nelle vostre case in punta di piedi, senza farvi sapere che ci sono, non per spiarvi, ma per godere dei vostri bei momenti con i bambini."

    ... ci sono dei momenti in cui con i bambini c'è un'intimità talmente profonda che tocchi quasi Dio con la punta delle dita..., ti sembra che siamo avvolti nella Sua trapunta d'amore.

    Uno di questi momenti è la sera, quando Ivan è nel lettino e Marco in braccio a me e leggiamo una storiella tratta dalla "Bibbia della buona notte"... Kau "origlia" dall'altra stanza facendo finta di niente...

    Una delle prossime sere leggeremo la tua favola.


    •  
      CommentAuthoralissa
    • CommentTime21 Nov 2004 modificato
     

    GRAZIE RICCARDO...

    •  
      CommentAuthorMarMau
    • CommentTime22 Nov 2004 modificato
     

    Cosa dire se non...GRAZIE!!!!!!!!

    Maria