Non sei collegato (collegati)

Vanilla 1.1.2 is a product of Lussumo. More Information: Documentation, Community Support.

  1.  

    Il Tribunale per i Minorenni di Bari dà la possibilità agli aspiranti genitori adottivi di presentare domanda per l’adozione "mite". L'Anfaa: "Una prassi non etica e scorretta".

    •  
      CommentAuthorjolly64
    • CommentTime20 Oct 2004 modificato
     

    Mi spieghi meglio cosa si intende per adozione mite? Ne ho sentito parlare come di una forma di adozione nella quale si mantengono i contatti con i genitori naturali e dove si affianca al proprio cognome di origine quello della famiglia adottiva, ma non sono sicura di avere capito bene di cosa si tratta. Ed eventualmente è destinato alle coppie che abbiano fatto domanda di adozione nazionale oppure ha a che vedere anche con forme di affido sine-die? Jolly64

  2.  

    Ti riporto un articolo.



    Franco Occhiogrosso: Non ignorate l'adozione mite (15.3.04)

    ( La Gazzetta del Mezzogiorno del 2.4.2003)

    NON IGNORATE L’ADOZIONE MITE

    Che il numero dei bambini dichiarati adottabili e poi adottati sia andato notevolmente diminuendo negli ultimi anni è fatto abbastanza noto. Meno nota è invece l’entità del fenomeno, che sta assumendo proporzioni davvero clamorose, se confrontato all’aumento delle domande di adozione. Per rendersene conto basta rilevare, con riferimento alle sole province di Bari e Foggia (che costituiscono il distretto giudiziario di Bari), che a fronte delle 25 adozioni nazionali pronunziate nel 2001 e delle 18 del 2002 vi sono state negli stessi anni rispettivamente 406 e 481 domande di adozione: ben 844 famiglie (381 nel 2001 e 463 nel 2002) non hanno potuto quindi ottenere l’adozione, pur essendo state valutate positivamente, perché non vi erano bambini da adottare. È vero che molte coppie si orientano verso l’adozione internazionale, ma è anche vero che i costi di quest’ultima, che sono tuttora alti, spesso scoraggiano gli aspiranti adottanti.

    In sostanza, una consistente risorsa umana, costituita dalle grandi capacità affettive ed educative delle tante persone (per lo più senza figli) che propongono domanda di adozione nazionale e che non vedono coronare il loro sogno di adottare, rischia di andare perduta. Per questo ho pensato di rivolgermi agli adottanti (ma anche ad altri) per parlare loro dell’adozione mite.

    L’idea dell’adozione mite è partita oltre che dalle considerazioni già svolte, ma anche da questi due rilievi:

    1) il primo è che un’indagine svolta – con riferimento all’anno 1999 – sull’affidamento familiare temporaneo in Italia ha dimostrato che dei 10.200 bambini affidati, solo il 42% sono rientrati in famiglia alla scadenza prevista, mentre il 58% è rimasto presso le famiglie affidatarie per lo più indefinitivamente.

    2) La seconda è costituita dal fatto che esiste una forma di adozione che consente, nel caso in cui la situazione familiare di difficoltà del bambino si evolva negativamente, di procedere alla sua adozione. Si tratta cioè di una forma di adozione che si rivolge alle zone grigie dell’abbandono dei minori e che non interrompe del tutto il loro rapporto con la famiglia di origine. Tale rapporto, tuttavia, è notevolmente limitato e si svolge secondo la disciplina dettata dal tribunale minorile.

    L’adozione mite esige una grande disponibilità in chi la richiede: occorre la capacità di voler effettuare dapprima un affidamento familiare, collaborando in modo leale al mantenimento dei rapporti del piccolo con la sua famiglia secondo il programma promosso e gestito dal servizio sociale territoriale e favorendo il suo rientro in famiglia alla scadenza fissata.

    Occorre poi essere disponibili, ove la situazione familiare del piccolo risulti negativa, anche dopo l’eventuale proroga dell’affidamento, ad accoglierlo in adozione mite.

    Se questo discorso vi ha interessato e volete ulteriori notizie, potete chiederle liberamente al nostro Tribunale: anche questa può essere la via per realizzare nel modo migliore l’esclusivo interesse del minore.

    Dott. Franco Occhiogrosso – Presidente del T.M. di Bari

    •  
      CommentAuthorELETTRA972
    • CommentTime20 Oct 2004 modificato
     

    ciao a tutti,

    una mia domanda e' qualora si decidesse di mettere un bimbo/a in adozione mite,poi quanti bambini andranno in adozione?? avremo tutti affidi a lungo termini che si tramuteranno poi in adozioni mite?

    e sara'durissimo il rientro in famiglia.....e l'attaccamento che ci sara'.....in che maniera sara'valutato????

  3.  

    Con l'adozione mite non c'è rientro in famiglia, ma solo un rapporto con la famiglia di origine, pur stando il ragazzo nella famiglia affidataria.

    Le adozioni non diminuirebbero perchè poche sono e poche restano, in quanto è difficile che venga promulgato un decreto di adozione senza prima aver tentato l'affido. Inoltre laddove il decreto di adozione viene stilato, ci sono spesso avvocati delle famiglie di origine che riescono ad ottenere dalla Corte di Appello o dalla Cassazione una sentenza più mite che è poi quella dell'affidamento.

    L'adozione mite altro non è che l'affidamento sine die, ovvero nient'altro che l'affidamento di nu bambino che mai potrà rientrare in famiglia e che troppo grande (o rifiutato) per l'adozione. Di nove ragazzi che abbiamo in affidamento residenziale, 3 non torneranno mai più in famiglia, almeno fino al compimento del 18° anno di età (uno di loro nemmeno ha la famiglia ... ma ha alle spalle 9 case famiglia che lo hanno mandato via e due famiglie adottive che lo hanno respinto dopo, rispettivamente 2 anni e 10 mesi di convivenza).

    Rientro in famiglia durissimo ... non meno duro che per i bambini in affidamento. Spetta a chi lo affianca dargli le giuste motivazioni, e non è facile.

    L'adozione mite la vedo di buon occhio perchè dice al bambino "stai tranquillo che nessuno t porterà via di qui" al contrario dell'affido che non da certezze nè al bambino nè all'affidatario.

    •  
      CommentAuthorELETTRA972
    • CommentTime21 Oct 2004 modificato
     

    ho un altro chiarimento da avere

    il bimbo nn rientrerà in famiglia ok,ma gli affidatari resteranno i potenziali genitori o verranno tolti e dati a chi ha fatto domanda di adozione e ha l'idoneità????

  4.  

    Resteranno loro, in quando l'adozione mite e' una forma di affidamento, cercando di non dare ulteriri traumi al bambino.
    Comunque il problema viene risolto a monte, nel senso che nei casi di affido che si pensa non si riesca a risolvere e che quindi si possano potenzialmente e facilmente trasformare nell'adozione mite (o affidamento sine die) vengono (o dovrebbero essere) prese in considerazione le coppie che abbiano l'idoneità all'adozione, tant'è che molte coppie che conosco e che chiedono l'idoneità si sentono chiedere dal tribunale e dai servizi sociali se fossero interessate anche all'affidamento

    •  
      CommentAuthoralissa
    • CommentTime21 Oct 2004 modificato
     

    Sinceramente, penso che non è male!



    dice al bambino "stai tranquillo che nessuno ti porterà via di qui" al contrario dell'affido che non da certezze nè al bambino nè all'affidatario.



    Si, meglio che essere sbalottati di qua e di là, di non sapere mai a che punto sei, è un gioiellino per le ansie, anche il nostro fegato direbbe grazie tante. In molti casi, andrebbe molto ma molto bene.




    •  
      CommentAuthorpiripilla
    • CommentTime21 Oct 2004 modificato
     

    mahhhh

    Faccio il bastian contrario!

    Non alle coppie che hanno chiesto l'adozione dovrebbe essere proposto, ma alle famiglie affidatarie.

    Una coppia che chiede l'adozione non è quasi mai pronta ad un passo di quel genere; le condizioni richieste alla coppia sono di tutt'altro genere e non esistono percorsi all'interno di quello adottivo, per farti fare questo passo, che in realtà è molto grande.

    Non puoi chiedere a persone che desiderano un figlio di trovarsi costantemente a contatto col passato di quel figlio: ti ci ritrovi ugualmente, è chiaro, ma non anche con le persone della famiglia d'origine. Ci vuole una messa in gioco molto diversa (stavo scrivendo "grossa", ma non è - secondo me - una differenza di tipo quantitativo, ma qualitativo, di differente tipo).

    I genitori adottivi hanno in genere da risolvere PRIMA una serie di altri problemi, non per ultimi quelli burocratici, ma molti anche personali. Tanto è vero che coloro i quali si sentono rivolgere dalle fatidiche AS: ma a voi non interessa l'affido?, si arrabbiano.

    No, credo che debbano cercare un'altra via.

    Certo proportlo alle famiglie affidatarie...già sono poche, se quelle le "occupi" con adozioni miti...

    Va creata una cultura dell'accoglienza, questo è il problema.

    Ma francamente il "mondo" va in tutt'altra direzione. Noi che abbiamo tre figli, non solo siamo stranetti, ma forse abbiamo "danneggiato" la primogenita: meno risorse economiche e temporali rivolte a lei...

  5.  

    Conoscendovi di persona siete bravi e non credo ci siano danni irreparabili.

    Leggendo il post di Pirirpilla, come non dargli ragione.

    Il problema è a monte ... molti bambini da aiutare e poche famiglie disponibili.

    Chiaramente i tribunali si rivolgono laddove ci sono delle risorse inutilizzate, quali le famiglie adottive.

    Con un caro amico stiamo cercando di portare avanti un progetto, per il quale avremmo trovato già i fondi (o meglio, se presentiamo un bel progetto, potrebbero anche finanziarcelo), in virtù del quale vorremmo fare una serie di incontri tali da dare maggiori strumenti alle famiglie per accogliere bambini, anche pensando a quelli adottati e rifiutati e a quelli sine die.

    In questo contesto credo ci si possa proporre alle famiglie che hanno richiesto l'adozione dicendo loro "vieni a sentire, visto che l'adozione è difficile, qui si parla di una via di mezzo ... poi decidi"

    •  
      CommentAuthorstefi
    • CommentTime26 Oct 2004 modificato
     

    Non ho ancora le idee molto chiare su questa adozione mite, ma sono d'accordo con Riccardo quando scrive che può dare certezze al bambino, dicendogli "Tu stai qui e nessuno ti manderà via", perchè quest'aspetto della temporaneitù è molto duro per gli affidatari, ma altrettando per i bambini.

    Riguardo a quello che scrive Piripilla penso che molte coppie aspiranti all'adozione, se aiutate, potrebbero avvicinarsi al mondo dell'affidamento e non è detto che le due cose (adozione e affidamento) siano incompatibili.

    Io e mio marito siamo partiti con l'idea di adottare, poi ci siamo avvicinati all'affidamento e abbiamo iniziato a percorrere questa strada. Ora abbiamo intrapreso anche il cammino dell'adozione con il sogno di realizzare una famiglia piena di bambini che hanno bisogno di crescere, siano essi in adozione oppure in affidamento. Sappiamo di non essere gli unici!!

    Tornando all'adozione mite, forse potrebbe essere un modo un po' meno duro rispetto alle condizioni dell'affidamento, di avvicinare coppie disponibili ad adottare e anche a mettersi ancora più in gioco.

    •  
      CommentAuthorfrancy
    • CommentTime26 Oct 2004 modificato
     

    Non ci capisco più nulla!!

    In pratica un bimbo che potrebbe essere adottato ma il genitore biologico fa ricorso, dove va?

    In affido con la possibilità eventualmente di essere adottato dalla famiglia che lo ha in affido o da una famiglia adottiva che però lo tiene in affido finchè la causa è finita , con comunque la possibilità che venga tolto ad entrambi?

    Caos!!!

    Francy

    •  
      CommentAuthorAss.
    • CommentTime26 Oct 2004 modificato
     

    Tra un mese e mezzo io e Giampietro saremo convocati dal Giudice che vuole "sentirci" in merito al piccolo A. di quasi tre anni che da febbraio vive con noi. Non vede più la mamma da agosto. E' sparita. Non era un grande legame ma ne ha sentito la mancanza. Per due mesi ha avuto incubi, paura di tutto, soprattutto di stare solo. Ha ripreso a farsi pipì addosso. Si è attaccato a me come "mamma Diana" (mi ha battezzata lui così dall'inizio della scuola materna). Ora si è rassegnato: mamma deve lavorare lontano... ma non sa che è finita in carcere è si è giocata definitivamente la possibilità di riavere suo figlio! Per lui la scuola materna è "la casa dei bimbi". Poi ci chiede dove abitano i suoi amici, con chi, chi è mamma loro. "Dov'è casa di A. ?" ha iniziato a chiedere... ed è diventata una cantilena che va avanti da un mese, ascoltando sempre la stessa risposta, cercando una certezza, un posto dove collocarsi. "Questa è casa tua!" lo rassicuriamo sempre. E lui ci gioca facendo la lista: è casa di Diana, di Giampietro, di A. e via via nomina tutti. Poi conclude: "E' CASA DI NOSTRA!!" ... e lo abbracciamo forte forte.

    Questo bambino ha messo radici. Vuole "mamma Diana". Eppure noi eravamo, fino a pochi giorni fa, col pensiero della sua futura adozione, che ospiteremo quelli che saranno il nuovo papà e la nuova mamma perchè lo conoscano con gradualità. Questo "razionalmente".... ma ora sentiamo una tristezza dentro che non si riesce a spiegare. Non è egoismo, è la sensazione di tradirlo. Non so dire altro.

    E se ci venisse proposta questa benedetta adozione mite? BOH! Noi non avevamo mai preso in considerazione una scelta simile. Ma in questo caso, che fare??? Diana e Giampietro

  6.  

    Nessuna risposta eè a mio parere plausibile se non "lottate per tenerlo" .... sarebbe un danno strapparlo alla vostra famiglia alla quale si è aggrappato con tutte le sue forze.

  7.  

    Scusa Maddalena se ho cancellato il messaggio di Diana che riportavi nel forum, oltre al doppio messaggio che avevi scritto, ma lo spazio sul server è limitato. Inoltre chi apre un messaggio non è giusto che debba rileggersi un interveto precedente, basta fare un richiamo, chi interessato andrà a cercare il messaggio nel forum

    •  
      CommentAuthorchiara
    • CommentTime12 Nov 2004 modificato
     


    Questa è la posizione dell'ANFAA

    Che cosa ne pensate? Leggendo mi sembrano osservazioni sensate ma forse un tantino troppo teoriche.

    Riccardo voi con i vostri 17 anni di esperienza concreta come la vedete?

    Chiara

    L'Anfaa si schiera contro l'adozione mite.



    "L'adozione mite svalorizza l'istituto dell'adozione".





    La Commissione parlamentare per l'infanzia nella seduta di mercoledì 13 ottobre 2004 ha iniziato l’esame della Bozza di PROPOSTA DI DOCUMENTO CONCLUSIVO DELL'INDAGINE CONOSCITIVA SU ADOZIONI E AFFIDAMENTO.



    Riservandoci di rimandare le nostre considerazioni generali sul testo in esame a un secondo momento dopo un’analisi approfondita dell’intero documento, vorremmo subito intervenire su un aspetto specifico – la cosiddetta adozione “mite” - per esprimere la nostra posizione contraria a questa prassi assunta in prima istanza dal Tribunale per i minorenni di Bari.



    Anche la Commissione ha purtroppo dato ampio risalto all’iniziativa assunta dal Tribunale per i minorenni di Bari in ordine alla istituzione, nell’ambito della cancelleria adozione, di uno specifico servizio relativo alla cosiddetta 'adozione mite'. L’utilizzo di questo termine è quanto meno improprio in quanto non è prevista nel nostro ordinamento un’adozione con questa denominazione.



    Nella prassi adottata dal Tribunale per i minorenni di Bari, l’adozione 'mite' consiste in un’applicazione estesa – e a nostro avviso impropria ed estremamente preoccupante per le gravi conseguenze cui può condurre – di quanto previsto dal comma 'd' dell’art. 44 'Adozione nei casi particolari' della legge 184/83 e ss. mm.



    L’adozione nei casi particolari, lo ricordiamo, non conferisce al bambino lo status di figlio legittimo dei genitori adottivi e non interrompe i rapporti con i genitori biologici



    Noi concordiamo sulla applicazione del suddetto comma unicamente come forma residuale, per quei limitati casi in cui per un minore dichiarato adottabile, in quanto privo di assistenza materiale e morale da parte dei genitori e dei parenti tenuti a provvedervi, non sia possibile l’inserimento in una famiglia adottiva avente i requisiti previsti per l’adozione legittimante. Quando esiste uno stato di adottabilità accertato sarebbe pericoloso utilizzare questo tipo di adozione al posto di quella legittimante, in quanto priva l’adottato dello status di figlio legittimo con tutte le conseguenze non solo giuridiche, che ciò comporta. Ricorrere all’adozione 'mite' in questi casi significa ridare fiato ai legami di sangue, significa misconoscere il fondamentale ruolo educativo della famiglia adottiva e riconoscere una valenza formativo-affettiva a genitori d’origine che pur hanno lasciato il minore privo di ogni sostegno morale e materiale.



    Un altro duro colpo all’adozione intesa come genitorialità e filiazione vera e completa. Illuminante al proposito è quanto scritto da Franco Occhiogrosso, Presidente del Tribunale per i Minorenni di Bari in un suo articolo sull’adozione mite: 'L’adozione mite si pone nella prospettiva di superare, sia pur parzialmente, la filosofia di fondo che presiede all’adozione legittimante ed alla sua prospettiva di intendere l’adozione come 'seconda nascita' del minore con cancellazione di ogni riferimento al suo passato'.



    L’adozione per noi rappresenta per il minore sì una 'seconda nascita', che non cancella però la sua prima nascita e i suoi eventuali ricordi legati alla sua storia, ma non ne mantiene alcun legame giuridico. Purtroppo – come abbiamo più volte sottolineato – l’aver disciplinato per legge, la possibilità di accesso all’identità dei genitori biologici da parte dei figli adottivi, possibilità prevista dall’art.28 della L.149/2001 di modifica della 184/83, ha inflitto un vero ‘colpo al cuore all’adozione’ intesa come genitorialità e filiazione vere e complete e ha aperto un pericoloso varco alle posizioni retrograde di chi tuttora ritiene il legame di sangue, un vincolo indissolubile.



    Altrettanto pericoloso, a nostro avviso, è ricorrere all’adozione nei casi particolari quando il minore non versa in situazione di privazione di assistenza materiale e morale da parte dei suoi genitori. In questo caso lo strumento corretto da utilizzare per rispondere alle esigenze affettive di un bambino o di un ragazzo che ha una famiglia in difficoltà è l’affidamento familiare.



    Il Tribunale per i minorenni di Bari la propone invece, come modalità da utilizzare nei casi di affidamenti a lungo termine. A nostro avviso questa è una soluzione inaccettabile e fuorviante.



    Se il minore non si trova in stato di adottabilità non è corretto, a nostro avviso, ricorrere ad adozioni più o meno miti, anche nei casi di affidamenti a lungo termine. Questo anche e soprattutto, per tutelare i diritti della famiglia di origine, che non deve essere espropriata del proprio ruolo genitoriale, anche se per svolgerlo deve contare sull’aiuto di un’altra famiglia.



    Se passasse il concetto che gli affidamenti a lungo termine (che sono la stragrande maggioranza degli affidamenti) si trasformano in adozione, anche se 'mite', i genitori in difficoltà si sentirebbero traditi e, ancor meno di oggi, sarebbero disposti a dare il loro consenso all’affidamento e a collaborare con gli affidatari.



    Non troviamo etica la prassi avviata sempre dal Tribunale per i Minorenni di Bari che dà la possibilità di presentare domanda per l’adozione 'mite' agli aspiranti genitori adottivi: queste domande sarebbero prese in considerazione per gli affidamenti a lungo termine, con la possibilità di tramutarsi, in un secondo tempo, in adozione 'mite'.



    Famiglie che hanno fatto domanda di adozione possono maturare sì una disponibilità all’affidamento e diventare – ed è quello che l’esperienza di tante famiglie Anfaa insegna – famiglie affidatarie, ma è necessario un lungo e diverso percorso di elaborazione delle proprie motivazioni prima di essere in grado di accogliere un bambino in affidamento familiare, affidamento che implica necessariamente rapporti con la sua famiglia d’origine.



    Proporre l’adozione mite alle famiglie aspiranti all’adozione, come possibile sbocco di un affidamento familiare a lungo termine è, secondo noi, un messaggio fuorviante e scorretto.



    Donata Nova Micucci



    Presidente Anfaa








    •  
      CommentAuthorchiara
    • CommentTime12 Nov 2004 modificato
     

    A dimenticavo . c'è chi sostiene che sia solo una furbata all'italiana per risparmiare il contributo mensile alle famiglie affidatarie

    mah

  8.  

    Non credo proprio sia una "furbata". Dalla nostra esperienza i tribunali non guardano mai al discorso economico. Basta andare a vedere le liti tra il Sindaco e l'Assessore al sociale di Milano da una parte e la presidente del tribunale dei minori del capoluogo lombardo. Il comune dice "basta affidi perche' costano troppo", il tribunale risponde "e chi se ne frega dei soldi ... trovateli, noi pensiamo al bene dei bambini"



    Le adozioni in Italia non sono semplici ... i tribunali spesso propongono, ma gli avvocati delle famiglie alle quali viene tolto il bambino riescono di solito a vincere in cassazione proponendo misure altrenative meno duer, quali l'affido. L'adozione mite la vedo come una cosa buona, anche perche' di fatto gia' esiste.

    Furbata? Credo che per l'adozione mite, non ancora configurata per legge, valgano le regole dell'affido, piuttosto che quelle dell'adozione, ivi compresa quindi anche la retta.

  9.  

    I magistrati per minorenni di Bari critici con l'Anfaa. ''Perché questi continui attacchi all'adozione mite? Per centinaia di bambini in semi-abbandono permanente l'affidamento non è adeguato''
    BARI - La Sezione di Bari dell’Associazione italiana di magistrati per i minorenni e per la famiglia, con riferimento alla sperimentazione relativa all’adozione mite in corso presso il Tribunale per i minorenni di Bari ed al documento diffuso dall’Anfaa il 19/10/2004, ha diffuso un comunicato che si apre con un doppio interrogativo: “Chi ha paura dell’adozione mite? Perché l’Anfaa non perde occasione per attaccare in tutte le sedi possibili l’adozione mite?”.



    “Eppure questa sperimentazione – osserva Concetta Potito, segretario della sezione di Bari - ha incontrato l’autorevole approvazione di molti consessi qualificati: dall’Osservatorio Nazionale per l’infanzia e l’adolescenza alla Commissione parlamentare per l’infanzia. Eppure, nel corso di poco più di un anno (giugno 2003 – ottobre 2004), questa sperimentazione ha consentito – nel solo distretto di Bari – la dimissione dagli istituti assistenziali di ben 64 bambini e ragazzi, il rientro in famiglia di 24 di loro, l’affidamento familiare di 33, l’adozione di 7. Ma l’Anfaa sostiene che tutto ciò non è etico. Non è etico, cioè, agevolare l’uscita dei bambini dagli istituti, favorendo il loro rientro in famiglia. Non è etico realizzare - quando tale rientro non sia possibile – il diritto di questi bambini ad una famiglia sostitutiva. Non è etico offrire alle tante famiglie, che da anni attendono invano un’adozione legittimante, un nuovo percorso di accoglienza dei bambini e dello loro famiglie d’origine, quando non vi siano le condizioni per la dichiarazione di adottabilità. Non è etico che tali famiglie accolgano stabilmente quei bambini se il recupero della loro famiglia di origine non si realizza. Non è etico che assumano nei loro riguardi la legale responsabilità di genitori, cosa che è consentita da un’adozione non legittimante e non da un mero affidamento familiare”.



    Conclude la Potito: “Dispiace sinceramente che l’Anfaa continui a non rendersi conto che va emergendo in modo sempre più evidente il nuovo, serio problema costituito dalle centinaia di bambini che vivono in condizione di semiabbandono permanente, per i quali non può essere una risposta adeguata l’affidamento familiare, che per sua natura è temporaneo. Dispiace che l’Anfaa continui a negare che questi bambini hanno diritto ad una tutela più efficace di quella che l’attuale normativa offre e non voglia invece realizzare una serena collaborazione nella ricerca faticosa e difficile di nuove strade idonee ad affrontare validamente tale problematica”.

  10.  

    Sono circa 30mila in Italia i bambini ''fuori dalla famiglia'', 10mila in affido. Nel documento approvato dalla Commissione per l'infanzia interesse per la formula dell'adozione ''mite''

    ROMA – Adozione “aperta” o mite, affidamento internazionale. Sono alcune delle proposte formulate dalla Commissione parlamentare infanzia nel documento conclusivo approvato all’unanimità il 27 ottobre dalla Commissione parlamentare per l’infanzia, in risposta alla delibera, datata 15 maggio 2003, di avviare un’indagine conoscitiva in materia di adozioni e affidamento. Per quanto riguarda l’adozione nazionale, attualmente sono 3.000 i minori in istituto, cui vanno però aggiunti circa 10.000 in affido familiare e 15-20.000 accolti in comunità familiari ed educative, per un totale complessivo di “fuori dalla famiglia” di circa 30.000. “La maggior parte dei bambini in istituto è in stato di semi-abbandono permanente, situazione per cui non è possibile né l’adozione, non essendoci gli estremi giuridici per lo stato di abbandono, né il rientro in famiglia”. Una soluzione possibile, in parte applicata dai tribunali e oggetto di un’articolata proposta della Commissione, è l’introduzione di un ulteriore modello di adozione “aperta”, specificamente pensato per i soli casi di semi-abbandono permanente; in questa circostanza, a seguito di una dichiarazione del giudice di semi-abbandono permanente, si procederebbe all’affidamento preadottivo presso una famiglia, facendo mantenere al bambino rapporti con la famiglia di origine. I poteri genitoriali, quindi, spetterebbero ai genitori affidatari; terminato l’affido preadottivo, potrebbe essere pronunciata l’adozione aperta. “Nel caso vi sia l’interruzione dei rapporti con la famiglia di origine per almeno 6 mesi, i genitori adottanti potranno chiedere l’adozione piena con l’interruzione dei rapporti con i genitori naturali”, precisa la Commissione.







    Per risolvere dei casi di semi-abbandono familiare suscita interesse il modello attuato dal tribunale per i minorenni di Bari, denominato “adozione mite”. “Si tratta di un’adozione definibile semplice o non legittimante strutturata per i numerosi casi di semi-abbandono permanente in cui la famiglia ha posto in essere nei confronti del minore un rapporto lesivo e gravemente pregiudizievole tale da configurare una situazione di abbandono rilevante per la dichiarazione di adottabilità, alla quale però non si può pervenire per espressa negazione della legge vigente”, spiega la Commissione. La sperimentazione è stata avviata nei casi in cui il minore sostanzialmente abbandonato si trovi, oltre il tempo massimo previsto dalla legge, in affidamento familiare, e per il quale non è possibile un rientro nella famiglia di origine, perdurando lo stato di difficoltà. “In queste ipotesi, valutato, inoltre, che tra il minore e gli affidatari si sia instaurato un solido rapporto affettivo, tale che l’allontanamento possa essere pregiudizievole al minore, si procede, con il consenso di questi ultimi, e dichiarato giudizialmente lo stato di semi-abbandono permanente del minore”, all’adozione “mite”, che però “non interrompe il rapporto di filiazione tra minore e genitore di origine, ma ne aggiunge un secondo, quello con gli adottanti, conseguente all’adozione, cui spetta naturalmente anche la potestà genitoriale”. Risultati al primo anno di attività: di 56 minori deistituzionalizzati, 17 sono rientrati in famiglia, 33 sono stati collocati in affidamento familiare, per 6 si è proceduto all’adozione “mite”.







    Affidamento internazionale: la Commissione pensa che vada introdotta nel nostro sistema giuridico e destinata “ai minori non adottabili, di età superiore ai 9-10 anni o che, pur in stato di adottabilità, hanno meno possibilità di trovare una famiglia disposta ad accoglierli per età o trascorsi difficili”. Due le possibilità ipotizzate: un affidamento temporaneo a progetto (cure sanitarie, studio, formazione professionale) presso coppie o single per minori che non sono in stato di adottabilità ma in semi-abbandono permanente, oppure un affido che, dopo un periodo di inserimento familiare, possa sfociare in adozione vera e propria per minori adottabili e famiglie già provviste del decreto di idoneità all’adozione internazionale. (lab)