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      CommentAuthorStaff
    • CommentTime12 Dec 2002 modificato
     

    Argomento: Perchè non ci affidano un bambino?

    Inviato da: Riccardo Ripoli

    Data/ora: 27/10/01 5.14.06


    Carla scrive:

    Per quanto riguarda gli affidi di cui tu, Riccardo, dici che c'è tanto bisogno, io che pure sono già stata un'affidataria, ho fatto domanda di nuovo in maggio e non ho avuto neancora proposte serie... non credo che ciò avvenga perchè io non sono considerata idonea e quindi spiegami tu come mai ci sono persone (non sono l'unica nella Gabbianella in questa situazione) che aspettano un affido per anni.

    Carla Forcolin



    Risposta: Perchè non ci affidano un bambino?

    Inviato da: Riccardo Ripoli

    Data/ora: 27/10/01 7.07.24


    Confermo e ribadisco che ce ne sia tanto, tantissimo bisogno. Il fatto che molti chiedano e non ottengano è dovuto a molteplici fattori.

    1) Le indagini sull'idoneità o meno vengono fatte da persone, considerate qualificate. Tutte le persone possono sbagliare.

    2) Chi fa le indagini tiene conto di molti fattori, tra cui l'età e la presenza di una famiglia conmposta da una mamma ed un papà o meno. La nuova legge su Affidi e Adozioni, la n° 149 del 28/3/2001, all'articolo 2 secondo comma recita "1. Il minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, nonostante gli interventi di sostegno e aiuto disposti ai sensi dell’articolo 1, è affidato ad una famiglia, preferibilmente con figli minori, o ad una persona singola, in grado di assicurargli il mantenimento, l’educazione, l’istruzione e le relazioni affettive di cui egli ha bisogno", dal quale si evince la preferenza verso una famiglia con altri bambini. Chi parla il burocratese, come le asssitenti sociali, spesso non vuole assumersi il rischio di essere criticata nelle proprie scelte nel caso un affido andasse male, perciò preferisce seguire i "consigli" dettati dalla legge, senza considerare che un bambino in situazioni difficili starebbe meglio con una "nonna" o nu single" piuttosto che restare in tale situazione di disagio.

    Comunque va detto che in taluni casi [ad esempio quello in cui i genitori sono validi, ma la situazione familiare attorno a loro è disastrata, ad esempio un altro figlio drogato] è preferibile la presenza di un single o di una nonna, ma nella maggior parte dei casi i bambini con problemi hanno necessità di trovare un ambiente familiare "completo", cioè con un papà ed una mamma e, preferibilmente, con dei fratellini

    3) Giudici e Servizi sociali guardano anche ai trascorsi delle famiglie che fanno richiesta, in special modo gli affidamenti conclusisi. Certo è che se, per un motivo o per un altro, ci sono stati dissapori tra famiglia affidataria e assistenti sociali o, peggio, giudici ... vedo l'affidamento assai difficile.

    4) Gli Affidi sono gestiti, direttamente o indirettamente, dai Centri Affidi dei comuni. Le famiglie che vogliono in affidamento un bambino, di solito, fanno richiesta solo al centro affidi della propria città, dove potrebbe non esserci "disponibilità" di bambini da dare in affidamento (specie se il Comune è piccolo). Consiglio mio è sempre quello di rivolgersi a più centri affidi di comuni limitrofi (al limite a tutti i comuni più grandi della propria regione) e scrivendo una lettera a tutti i presidenti di tribunali minorili (indirizzi che puoi trovare su Sos-Affido tra breve) dando la propria disponibilità.

    5) Soldi, sempre soldi, maledetti soldi!!!

    Gli affidamenti sono portati avanti a seconda del denaro a disposizione del sociale previsto nel bilancio comunale. Pochi soldi = pochi bambini in affidamento. Inoltre, i politici spesso preferiscono destinare più denaro a fare panchine, piazze e nuovi semafori piuttosto che aiutare bambini. Nel primo caso il loro lavoro di bravi amministratori si vede e c'è la possibilità di essere rieletti, nel secondo caso non si vede e si è soggetti a critiche (quante volte ho sentito dire, anche da un sacerdote ... questi bambini sono ormai persi, inutile spendere denaro e risorse umane su di loro ... e non sai in quanti la pensano così !!!)

    6) Infine molti assistenti sociali

    "aspettano che si presenti il caso" e non lo vanno a cercare. Voglio dire che ci sono molti più bambini in difficoltà di quanti non dicano i servizi. Non tutti i casi vengono alla luce perchè in pochi hanno il coraggio di fare denunce scritte (i primi a temere e non agire sono spesso gli insegnanti ... ne abbiamo diverse esperienze) ed i servizi sociali, non sempre ma spesso, non si muovono a verificare i casi senza la segnalazione di qualcuno (ed anche in questo caso, molti, con grande disappunto di molti giudici, non si muovono lo stesso, seppellendo le pratiche nell'oblio).

    7) A onor del vero va anche detto che pochi sono gli assistenti sociali (sempre un problema di bilancio comunale) rispetto alla moltitudine di casi da seguire (e non ci sono solo bambini, ma anche anziani, poveri, tossicodipendenti, persone che cercano di approfittarsi, malati ...). Gli assistenti sociali sono troppo pochi rispetto alle esigenze della maggior parte dei territori. Come pochi sono anche i giudici. Quando una pratica arriva sul tavolo del giudice, prima che si possa prendere una decisione, eccezion fatta per i casi di estrema gravità, può passare anche un anno o più dall'istruttoria.

    Le famiglie affidatarie, ahimè, spesso vogliono scegliere i bambini da prendere in affido: piccoli, carini, senza grossi problemi con la famiglia di origine, senza difetti fisici o psichici. Ma quanti bambini già grandi hanno bisogno di famiglie affidatarie. E ancora ... quanti bambini con disturbi della personalità o handicap

    9) Per molti bambini c'è la necessità, espressa da psicologi e tribunali nel decreto, di essere affidati a comunità di tipo terapeutico per ricevere quelle cure che le famiglie non potrebbero darte loro. la scelta della comunità è spesso dettata dalla violenza e dalla difficoltà a gestire la situazione, in presenza di famiglie di origine particolarmente agguerrite (si pensi ai figli di camorristi o mafiosi finiti in galera)

    10) Esiste una pratica molto diffusa tra le famiglie affidatarie che è quella di rimandare indietro il bambino preso in affidamento se non corrisponde ai canoni richiesti o se lui o la famiglia di origine scuote la tranquillitaà della propria famiglia. Quindi gli assistenti sociali ed i giudici con loro, preferiscono affidare i bambini a comunità di tipo familiare (come la nostra) che danno sicurezza di continuità. Sapeste che danni fa una famiglia affidataria nel rifiutare un bambino ... fa peggio della famiglia naturale che lo ha trattato male. Abbiamo avuto diversi casi del genere e ne posso parlare a ragion veduta e per esperienza personale.


    A fronte di tutto ciò voglio dirti che esistono molti bambini da dare in affidamento, ma, in percentuale, sono pochissimi quelli che raggiungono un affido in famiglia.



    Risposta: Perchè non ci affidano un bambino?

    Inviato da: Antonietta

    Data/ora: 28/10/01 8.43.23


    ciao Carla, anch'io ho vissuto una situazione simile alla tua. Ho aspetatto per circa sei anni e poi, quando ormai non ci pensavo più, è arrivata la "chiamata". Per cui non demordere,insisti ed abbi pazianza.

    Ho lamentato il fatto al giudice tutelare , che tra l'altro constatava che l'affido nella nostra provincia è stato un fallimeno, ed è rimasta perplessa ma , allo stesso tempo, ha cercato di giustificare il sistema. Infatti mi ha deto che non si tratta solo di affidare un bambino ad una famiglia, ma di trovare la famiglia giusta per il bambino giusto. Mi sono resa conto che ha ragione, altrimenti si rischia di procurare danno e delusione al bambino ed all'affidataio.

    Ritengo inoltre che vi sia reticenza verso l'affido istituzionalizzato da parte dei servizi sociali e non per scarsa sensibilità o poltronite. Ma per il fatto che all'affido conseguono provvedimenti concreti, quale quello di dare il contributo all'affidatario. Ciò comporta, sopratutto nelle piccole realtà, il ridimensionamento di programmi proposti dagli stessi operatori sociali, ritenuti prioritari.Per cui cercano di far leva sulla sensibilità e sull'amor proprio dell'affidatario per evitare di dare il contributo o per ridurlo ad un importo simbolico.

    Anche da quel punto di vista ho dovuto, pur con imbarazzo, insistere ,facendo presente che il giudice e prima ancora la legge, hanno previsto l'erogazione di un contributo. Rimarcando pealtro che, pur potendo con il mio lavoro provvedere al mantenimento, ritenevo giusto che, se il bambino affidatomi ha fin'ora avuto una vita travagliata, potergli concedere un di più che gli consenta di aprire la mente e sviluppare le sue potenzialità culturale e sociali.

    con affetto Antonietta