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      CommentAuthorFiordaliso
    • CommentTime29 May 2003 modificato
     

    Ho da poco scoperto questo sito, non ho ancora letto tutti i messaggi delle discussioni in corso nel forum ma sono rimasta positivamente impressionata dall'iniziativa. Nella nostra esperienza di genitori affidatari l’ aiuto più importante, spesso il solo, è venuto dal confronto con altre famiglie affidatarie.

    Sono mamma affidataria di P., un bambino di 10 anni. Il nostro è un affido fallito (P. non rientrerà in famiglia, così dicono gli operatori). Dall’inizio è stata, e continua ad essere, un'esperienza difficile. P. è stato allontanato dalla famiglia a tre anni per maltrattamenti, ha trascorso un anno in una Comunità in attesa di una famiglia disposta ad accoglierlo, da quasi sei anni è con noi tra mille difficoltà: errata diagnosi della situazione e conseguenti azioni sbagliate da parte degli operatori, forte opposizione del padre naturale all'affidamento e relative "azioni di disturbo" su P. che ha tanta rabbia dentro per quanto subito. Sicuramente anche nostre difficoltà ed errori nel gestire una situazione che si è rivelata difficile oltre quanto "fisiologico" per un affido.

    Gli operatori ormai da tempo ci dicono che P. non potrà ritornare in famiglia in quanto "non ci sono le condizioni". Ai genitori naturali pare venga data l'illusione di un possibile rientro per indurli a seguire il percorso di sostegno definito al fine di aiutare il "recupero delle capacità genitoriali". In sei anni di fatto poco o nulla è stato fatto, poco o nulla è cambiato e gli operatori sembrano convinti dell’ impossibilità di recupero da parte della famiglia naturale. Gli incontri con i genitori naturali, dopo una sospensione di un anno per una serie di problemi, sono ora parzialmente ripresi, e con una frequenza maggiore che in passato, a seguito di un ricorso presentato dai genitori naturali . P. vede la mamma ogni quindici giorni, un'ora, in ambiente protetto. Per il papà si deciderà a fine anno (c'è un'indagine penale in corso)

    P. è un bambino intelligente e simpatico ma fortemente disturbato. E questo si manifesta con frequenti e spesso imprevedibili reazioni aggressive e forti opposizioni. Riprendere gli incontri non ha certo giovato a P. che ritorna a fare i conti con la famiglia naturale ed esplode, sempre più frequentemente, con manifestazioni di rabbia, per lui difficile da contenere , a casa ed a scuola.

    E noi siamo esausti e soli.

    Siamo fortemente convinti che l'inserimento di P. nella nostra famiglia sia stato e continui ad essere per lui positivo. Ma siamo anche maggiormente consapevoli dei nostri limiti. La psicologa che segue P. sostiene quanto stiamo facendo con fiducia. Le nostre famiglie e gli amici più vicini, preoccupati, ci stanno invitando a prendere in considerazione l’eventualità di "lasciar perdere perché P. è così e non potrà cambiare” .

    E io mi chiedo che senso ha che i Servizi continuino a gestire questa situazione come se fosse un affido a breve termine, con incontri così frequenti e disturbanti per P. con i genitori naturali, se non s’intravedono possibilità di recupero della famiglia naturale, neppure nel lungo termine. Che senso ha illudere i genitori naturali creando aspettative di rientro se non ve ne sono? Sarà veramente così? Oppure, forse, fintantoché esisteranno genitori affidatari sempre o troppo disponibili, nessuno degli operatori avrà il coraggio di assumersi la responsabilità di una qualche azione (quale?) che consenta a P. di investire finalmente in una ed una sola famiglia (quella naturale possibilmente)?

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      CommentAuthorarchelao
    • CommentTime29 May 2003 modificato
     

    cara fiordaliso, purtroppo ho poco tempo e ancora meno ne avrò per tutta la prossima settimana; le questioni che sollevi sono reali ed in molti problemi riconosco difficoltà passate e presenti, alcune vissute di persona altre in altre esperienze. La tua mi sembra un'analisi molto lucida, i problemi reali. i diversi punti interrogativi indicano una presa di coscienza della mancanza di possibilità di darte una risposta ai molti quesiti. Quello che più mi preoccupa è la condizione psicologica di P., credo che pur appoggiandoci giustamente ai servizi preposti questi non abbiano le risorse (di tempo e disponibilità reale, non parlo di professionalità, almeno nella mia esperienza) per seguire in modo esaustivo le singole realtà. Noi ci siamo rivolti ad altri psicologi e terapisti, senza nulla nascondere ma integrando, cercando di aiutare la bambina (e noi stessi), proprio per supportare (ci) nel modo più completo. Ed è stato molto utile, per noi e per la lei. Vedi, io credo che gli operatori giustamente lavorano in una prospettiva, diciamo così, legislativa, mentre i problemi che noi e i piccoli dobbiamo affrontare spesso prescindono o comunque sono indipendenti dagli sviluppi tecnico-giudiziari della situazione.

    La solitudine che traspare dalle tue righe la devi combattere e vincere, per un bambino (pur tra mille difficoltà) non si può mai dire "è fatto così". Va bene se questo è un momento di esasperazione, capita a tutti noi, se viceversa dietro c'è convinzione è secondo me inutile e dannoso - sia per voi sia per P. - continuare l'esperienza. Ma so troppo poco per dare giudizi e sarebbe supponente, quello che sento è un grido di dolore che chiede confronto. Se volete io/noi ci siamo.

    Archelao

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      CommentAuthorfrancy
    • CommentTime29 May 2003 modificato
     

    hai provato a rivolgerti direttamnete al giudice spiegandogli la situazione?


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    Mi piace moltissimo la risposta di Archelao.

    L'unica cosa sulla quale non sno d'accordo e' il fatto di pensare di lasciare perdere l'esperienza.

    Ado ogni costo, dovete portarla avanti. Pensate se p fosse stato vostro figlio. Lo avreste dato indietro? A chi? Pensate a quanto soffrirebbe a sentirsi nuovamente rifiutato dalle uniche persone che gli hanno voluto bene?

    Noi abbiamo 8 bambini ed ognuno ha una sua storia. Con ognuno abbiamo attraversato momenti difficili in cui lo scoramento prendeva il sopravvento. Uno in particolare ci ha dato e ci da problemi da anni ... ma che fare? Fare lo scaricabarile? Ho visto soffrire diversi bambini (uno lo abbiamo noi) rifiutati da genitori affidatari ...

    Anche noi, come Archelao, ci siamo.

    La proposta che vi faccio e' questa: venite a trovarci in Toscana. Se vi piacciamo proponete ai servizi di far passare una vacanza gratis (parolina magica per loro) a P. con noi. A voi servira' per scaricarvi e riprendere fiato e a P. per capire e conoscere altre realta'.

    Molti saranno gli scout che animeranno la nostra estate ... quindi un ambiente giovane e divertente che male non potra' fargli.

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    Ciao

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      CommentAuthorFiordaliso
    • CommentTime30 May 2003 modificato
     

    Riccardo, grazie per la risposta e per la proposta di incontro.

    Non ho intenzione di "scaricare" P. Pur tra mille difficoltà dentro di me sento che non ci sono altre soluzioni per P. Ma non è facile. Chi ci sta accanto non fa che esasperare lo sconforto che sentiamo quando dopo esserci illusi di aver fatto passi in avanti non riusciamo a gestire la rabbia e l'aggressività di P.. E' un crescendo durante il giorno, ogni giorno. Con qualche momento più sereno (giorni, settimane? quando capita mi chiedo sempre quanto durerà questa volta) nel quale riusciamo a recuperare energia. Ciò che mi fa andare avanti è intravedere ogni tanto piccoli frutti di quanto abbiamo seminato e la consapevolezza che un nostro rifiuto a proseguire vorrebbe dire per P. l'inserimento,dannoso crediamo, in una Comunità.

    Ma non è facile.

    Grazie


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      CommentAuthorFiordaliso
    • CommentTime30 May 2003 modificato
     

    Tre giudici in sei anni. A volte solo interessati ad avere un SI o un NO, tre righe di verbale, per la disponibilità a proseguire. Il nuovo giudice sembra più sensibile ed attento alle esigenze di P. ed in realtà ha accolto alcune nostre richieste. Ma di fronte al ricorso presentato dai genitori ha dovuto (?) concedere alla mamma di vedere P. ogni quindici giorni per poter sospendere gli incontri con il padre fino a fine anno. Questa è la spiegazione che ci hanno dato. Hanno mediato tra esigenze del bambino ed esigenze dei genitori naturali.

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      CommentAuthorFiordaliso
    • CommentTime30 May 2003 modificato
     


    I Servizi sociali hanno finanziato la psicoterapia di P. solo per due anni (vincoli di bilancio impediscono di andare oltre, ci hanno detto) e gli incontri con i servizi sociali si limitano all'organizzazione degli appuntamenti con i genitori ed una riunione periodica in vista delle relazioni semsestrali da presentare al giudice.

    La diagnosi per P. è quella di un bambino caratteriale, borderline.

    Da un anno e mezzo P. è seguito a nostre spese da una psicoterapeuta che effettivamente ci sta aiutando ma in certi momenti lo sconforto è tanto.