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      CommentAuthorpiripilla
    • CommentTime26 Mar 2003 modificato
     

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    BOLZANO. Forse pensava di dare una lezione ad una bambina che si era permessa di spingere sua figlia. Poi però ha capito di averla fatta grossa e se n'è andata in tutta fretta dal luogo del misfatto. Ora, però, una donna, presumibilmente di Bolzano, non sa che la polizia la sta cercando per aver picchiato ed aver rotto la mandibola ad una bambina di 11 anni. La polizia ha in mano un "identikit" della donna stilato dalla piccola vittima. La Procura dei Minori ha già aperto un'inchiesta.

    I fatti. Sabato, ore 16.30, via Genova. Nella pista di pattinaggio, conosciuta da tutti come "pista zero", ci sono alcuni bambini. Tra queste anche due sorelline, una di 11 anni e l'altra di 15. Sono entrambe del posto, abitano in una delle case a schiera di via Genova di fronte alla pista di pattinaggio. Alla "pista zero" ci vanno spesso. Lì incontrano le amichette e si divertono ad andare coi pattini su e giù per la pista. A volte capita che in pista ci si spinga, magari involontariamente. È quel che succede anche sabato. Ad un certo punto, due bambine vengono a contatto, una cade, l'altra invece prosegue a pattinare. È a quel punto che si innesca la miccia del fattaccio. La bambina caduta, pure lei di 10-11 anni, corre dalla madre che è seduta al tavolo del bar della pista e le racconta di essere stata spinta da un'altra bambina. La donna, descritta come alta e particolarmente robusta, va in escandescenze: entra in pista e sferra due violenti ceffoni alla bambina che ha osato spingere la figlia. La bambina cade a terra e viene soccorsa dalla sorella più grande. «E se vuoi il resto, basta che ce lo dici», le intima l'amica della donna. Entrambe poi si alzano dal tavolino del bar e se ne vanno via.

    Le due sorelline tornano a casa e raccontano tutto ai genitori. L'undicenne ha una guancia visibilmente gonfia. Mentre il padre va al bar per raccogliere testimonianze dell'episodio, la madre accompagna la figlia in ospedale. La bambina è in stato di shock dovuto al trauma dell'aggressione. L'ematoma alla guancia sembra sia un normale gonfiore causato dagli schiaffi. Invece, gli esami in ospedale, danno un esito diverso: frattura con spostamento della mandibola. Prognosi di guarigione: oltre un mese. La bambina viene ricoverata e sottoposta a vari esami. Ieri pomeriggio, dopo un altro esame al "San Maurizio", la bambina, assieme alla sorella, è stata accompagnata dalla madre all'ufficio minori della questura. Non per la denuncia (nei casi in cui la prognosi superi i venti giorni la polizia procede d'ufficio) ma per fornire una sorta di identikit della donna che l'ha aggredita che rischia ora di essere processata con l'accusa di lesioni gravi con l'aggravante del fatto di aver alzato le mani su una minorenne.

    La bambina non conosceva la donna che l'ha aggredita. Molto probabilmente si tratta di una signora della zona dal momento che è stata vista allontanarsi a piedi con l'amica.

    «La descrizione della donna - spiegano in questura - ci serve per poter poi riconoscerla. L'identikit si usa per i rapinatori, lo sappiamo. Ed infatti la signora non è senz'altro un malvivente. Quello che è successo è comunque una cosa molto grave. Tutto si poteva risolvere con un semplice rimprovero».


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