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      CommentAuthorpiripilla
    • CommentTime13 Feb 2003 modificato
     


    martedi , 11 febbraio 2003

    ADOZIONI





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    Affidi, 146 famiglie hanno risposto all' appello




    Partono i corsi di formazione per i genitori di sei comuni pronti a ospitare minori in difficoltà Nel Milanese oltre 700 adolescenti sono accolti negli istituti o in comunità

    Baron Ferdinando



    CINISELLO BALSAMO - Ilaria è una bambina di 4 anni che da alcuni mesi vive in una comunità alloggio perché i genitori non si sono mai interessati a lei. Avrebbe bisogno di una mamma e un papà che le diano amore e protezione. Come Ilaria, sono centina ia i minori in difficoltà che ogni anno vengono tolti ai genitori naturali e finiscono in comunità. In aiuto a questi bambini, sei Comuni dell' hinterland (Cinisello Balsamo, Sesto San Giovanni, Cologno Monzese, Bresso, Cusano Milanino, Cormano) hann o promosso una campagna di sensibilizzazione. È stato chiesto a mamme e papà di rendersi disponibili a prendere in affido temporaneo i piccoli per farli crescere in un ambiente più sereno. Hanno risposto all' appello 146 famiglie, che parteciperanno ai corsi di formazione previsti nelle prossime settimane a Cologno Monzese e Cinisello Balsamo. «È un bel risultato - commenta Alessandra Govi, responsabile del Servizio intercomunale affidi di Cinisello - anche se alla fine calerà il numero delle fa miglie disposte a prendere un bambino in affido e di quelle effettivamente adatte. Siamo comunque riusciti a interessare moltissime persone che prima non conoscevano nemmeno questa possibilità». PROGETTO - L' idea è nata nel 2001, dopo aver constatat o che soltanto il 24% dei minori tolti dalla famiglia di origine riesce a trovare una nuova casa. Il 51% finisce in comunità, il restante 25% è ospite di parenti. Così le sei amministrazioni, per aiutare i minori in difficoltà, hanno unito le forze c reando un servizio intercomunale con sede a Cinisello (tel. 02.66023253) e a Sesto (tel. 02.2403644). «Dopo di che - chiarisce Angelo Zaninello, assessore ai Servizi sociali di Cinisello - bisognava trovare un modo efficace per coinvolgere le famigli e». Della campagna informativa è stata incaricata la cooperativa sociale «La Terra promessa 2», che ha distribuito volantini e realizzato 1.026 interviste telefoniche. L' opuscolo è stato spedito per posta a 11 mila famiglie, accompagnato da una lett era dei sindaci. Fino a metà 2002, inoltre, i Comuni avevano attivato un numero verde, che ha ricevuto complessivamente 241 chiamate. DIFFICOLTA' - L' iniziativa voluta dalle sei amministrazioni rappresenta un buon punto di partenza, anche se il camm ino è ancora molto lungo. Secondo i dati della Provincia, i Servizi sociali dei 188 Comuni del Milanese hanno in carico in tutto circa 8.300 minorenni. Di questi, 2.300 rischiano di dover abbandonare la famiglia; altri 1.300 sono sotto il cost ante controllo di assistenti sociali e giudici e 570 sono stati segnalati al Tribunale dei minori. Sono 1.414, infine, quelli che hanno lasciato i propri genitori: 718 sono andati in istituti e comunità, 340 in affido, 356 dai parenti. Il 44% dei min ori tolti ai genitori ha dai 7 ai 14 anni; il 32% dai 15 ai 18 anni; il 13% ha meno di 6 anni. E per la maggior parte (79%) sono italiani. RISORSE - Per aiutare i minori non ci sono solo i Comuni, ma anche associazioni (come i Bed & breakfast protett i) e la Provincia. Quest' ultima ha dato vita a un nuovo tipo di affido, quello della famiglia «professionale». I genitori firmano un vero e proprio contratto di lavoro con la Provincia e attraverso un corso di formazione gestito da una cooperativa s ociale, vengono preparati a occuparsi in maniera, appunto, «professionale» del minore. Perciò, nella coppia che vuole partecipare all' iniziativa, almeno una persona non deve avere un lavoro a tempo pieno. La cooperativa Comin, che sta attuando il pr ogetto per conto di Palazzo Isimbardi, ha già selezionato 14 famiglie, cui in primavera (dopo i corsi di formazione) saranno assegnati i minori in difficoltà. Una seconda selezione verrà fatta in autunno: per informazioni si può telefonare al numero 02.2891454. Ferdinando Baron


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  1.  

    Molte sono le critiche alle "famiglie professionali". La prima è: "E' possibile che tutto deve essere gestito dal denaro e da convenzioni con gli enti pubblici?"

    A favore va detto che una maggiore professionalità e preparazione non è certo nociva

    Bisogna inoltre rendersi conto che non ci sono poi cosi' tante alternative alle comunità per minori per aiutare i bambini, quindi ogni tentativo diverso e che veda le famiglie ricoprire un ruolo importante, seppur non primario (perchè sarebbero poi sempre le cooperative a gestirle) può essere una strada da tentare.

    La vostra opinione?

    Si parlerà di questo e della legge 149/2001 sull'affidamento e l'adozione il giorno 8 Aprile a Roma in un'aula del Parlamento, dove anche noi siamo stati chiamati a dire la nostra

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      CommentAuthorpiripilla
    • CommentTime14 Feb 2003 modificato
     

    Le famiglie di questo articolo mi sembrano famiglie affidatarie "normali", non professionali.

    Secondo me c'è da chiedersi se e perchè l'affido come esperienza famigliare o personale (conosco alcuni single che lo hanno fatto) fallisce.

    L'immagine che ho io, ma non ho dati e quindi se qualcuno può smentire, ben venga, è che le famiglie che si rendono disponibili all'affido fanno un'esperienza, in genere finisce male, non la ripetono e ne parlano male agli altri.

    Credo che un motivo sia il senso di abbandono che queste famiglie provano nei confronti dei Servizi: si trovano a gestire situazione difficili ed impegnative da sole. Ma anche i servizi sono oberati di lavoro e quindi...

    Un sistema per evitare questa "solitudine" pesante è quella di far parte di un'organizzazione, con tutti i pro e i contro che questo comporta.

    Il fatto che "tutto sia gestito dal denaro e da convenzioni con gli enti pubblici" non mi sconvolge più di tanto: il denaro di per sè non è nè buono nè cattivo: dipende cosa si fa con esso. L'ente pubblico deve, secondo me, selezionare e controllare le persone che si rendono disponibili all'accoglienza di minori: questo è fondamentale.

    Personalmente preferirei agevolare strutture piccole, di tipo familiare, non nel senso che sia necessariamente una famiglia ad accogliere i ragazzi, ma che si possano ricreare certe condizioni familiari.