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Il 31 Gennaio u.s. si è tenuto a Firenze un convegno sui minori.
Il titolo era "Minori: Diritti o punizione?"
Praticamente un dibattimento sulla legge Castelli che intensifica le misure penali nei confronti dei minori con età superiore a 14 anni.
Fra i tanti interventi, ottimi sono stati quello del Dott. Tony, presidente del Tribunale Minorile di Firenze, e del dott. Casciano, magistrato.
Sostanzialmente veniva sottolineato il fatto che non si deve aver paura degli adolescenti.
E' vero che spesso si comportano da bulli, è vero che talvolta sanno essere pericolosi (vedi Erika), ma è pur vero che sono sempre pronti al dialogo. Se qualcuno parla con loro sono pronti ad aprirsi e a confrontarsi.
A questo indirizzo potete trovare il DDl 2517 del Ministro Castelli
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sul COrrire della Sera è apparso questo articolo:
mercoledi, 20 novembre 2002
GIUSTIZIA
«Assassini in carcere, anche se minorenni»
Il ministro Castelli: no alla libertà vigilata, vanno puniti. La platea di
Collodi lo contesta Il Guardasigilli: «Vogliamo evitare l' effetto
devastante dell' atteggiamento di non responsabilità»
Gasperetti Marco
COLLODI (Pistoia) - Se un ragazzo uccide deve finire in galera, anche se ha 16 o
17 anni. Per i reati gravi l' istituto della «messa alla prova», una sorta di
libertà vigilata a garanzia dei minorenni, deve essere abolito. Parola di
Roberto Castelli, ministro della Giustizia, che ieri a Collodi, nella seconda
giornata della Conferenza nazionale sull' infanzia e l' adolescenza, ha
affrontato i nodi più controversi della riforma della giustizia minorile
presentando le linee guida del governo. Ma a lla fine, invece degli applausi,
sono arrivate le contestazioni. Una ventina di operatori (assistenti sociali e
pedagogisti) hanno abbandonato la sala del convegno e Daniela Lastri, assessore
alla Pubblica istruzione del Comune di Firenze, ha apertam ente contestato
Castelli. «Lei per quello che ha detto oggi si deve vergognare di essere
ministro di un Paese libero e democratico», gli ha gridato in faccia mentre
Castelli, scortato a fatica da quattro guardie del corpo, stava per uscire dall'
aula . Il ministro si è fermato. «Ma le chi è? Che cosa vuole?», ha chiesto alla
donna. «Sono un amministratore comunale e so perfettamente cosa dico», gli ha
risposto l' assessore. «Lei ha figli?», le ha chiesto di nuovo il ministro. «Non
si preoccupi, s ono fatti miei. Pensi alle cose vergognose che ha detto sui
minori», ha ribattuto Daniela Lastri. A questo punto il Guardasigilli
visibilmente irritato ha replicato: «Si vergogni lei», ed è uscito dalla sala.
Poco prima Castelli era stato fermato dal l' inviato di «Striscia la notizia»,
Valerio Staffelli, che gli aveva consegnato il Tapiro d' oro. Motivazione: la
querela a Franca Rame che, durante il Social Forum, lo aveva definito «un
pirla». Nel suo contestato intervento Castelli, arrivato a Co llodi insieme ai
ministri Stefania Prestigiacomo e Roberto Maroni, ha brevemente delineato i
problemi della giustizia minorile, soffermandosi sul nodo della punibilità. «I
tempi sono cambiati - ha detto -. Oggi a 17 anni si può essere adulti e dunque ,
se si commette un reato grave, si deve essere puniti. Chi uccide non può
beneficiare dell' istituto della "messa alla prova" e uscire dal carcere, ma
deve scontare la pena». Castelli ha anche parlato di un sensibile aumento tra i
minori dei reati v iolenti, soprattutto omicidi e ha spiegato che con la riforma
il governo vuole trovare un equilibrio tra due diverse esigenze «recuperare il
minore, ma allo stesso tempo evitare l' effetto devastante di un atteggiamento
di non responsabilizzazione de l ragazzo autore di un reato». Il ministro ha
infine auspicato la nascita di un tribunale della famiglia, nel quale magistrati
specializzati possano meglio affrontare i problemi dei genitori e dei figli.
«Proprio per questo ho proposto una riforma - ha spiegato - per dare a tutti i
minori, anche quelli nati da genitori non sposati, un giudice specializzato sia
nel diritto minorile che in quello della famiglia». L' altro tema forte del
summit di Collodi, la pedofilia, è stato affrontato da Stefan ia Prestigiacomo.
Ricordando la nascita di Ciclope (Comitato interministeriale di coordinamento
per la lotta alla pedofilia), il ministro per le Pari opportunità ha annunciato
la nascita di un osservatorio e di un disegno di legge. «Stiamo lavorando anche
all' introduzione del garante per l' infanzia - ha detto il ministro - una
figura a tutela degli interessi dei minori». Ma a Collodi non si è discusso solo
dei problemi dell' infanzia italiana. In Europa ci sono da salvare 6 mila
«bambini ombra », piccoli senza identità, sfruttati da pedofili, commercianti di
organi e mafia. Maria Burani Procaccini, presidente della Commissione
parlamentare per l' infanzia, ha proposto un' anagrafe europea, capace di
restituire un nome e una dignità a quest o popolo di sventurati. Marco
Gasperetti La strage di Novi Ligure: 16 anni a Erika, 14 a Omar Novi Ligure, 21
febbraio 2001: per l' omicidio del fratello di 11 anni e della madre Susy, viene
condannata a 16 anni Erika e a 14 il fidanzato Omar (nella foto) Coltellate a
suor Mainetti Condannate tre minorenni Giugno 2000: 19 coltellate a suor Laura
Mainetti (foto) a Chiavenna. Condannate tre minori: 8 anni e 6 mesi a Veronica e
Milena, 12 ad Ambra Florida, uccide una bimba Ergastolo a quattordicenn e
Florida, 2000: un ragazzo di colore di 14 anni (foto) imita i lottatori di
wrestling e uccide una bimba di sei anni. La giuria lo condanna all' ergastolo
Gb, ragazzo italiano in cella fino a ordine della Regina Londra, italiano uccide
un ubriaco pe r divertirsi: condannato a una pena indeterminata. La Regina
(nella foto) deciderà la sua scarcerazione DICHIARAZIONI Il Guardasigilli
Roberto Castelli, presentando le linee guida del governo sulla riforma della
giustizia minorile, ha promesso una ma ggiore severità per i minori che
commettono reati: «Anche a 17 anni si deve andare in carcere», ha spiegato,
sostenendo che «la messa alla prova deve essere abolita». Castelli è stato
contestato MESSA ALLA PROVA La «messa alla prova» è una misura alt ernativa
prevista dal Codice di procedura penale e decisa dal magistrato nei confronti
del minore responsabile di qualunque reato: si ha la sospensione del processo e
la «messa alla prova» in un istituto (da uno a quattro anni). L' esito positivo
com porta l' estinzione del reato ALL' ESTERO Sull' argomento il dibattito è
acceso. In Francia il ministro dell' Interno Nicolas Sarkozy ha varato norme più
dure contro i minori, arrivando a proporre multe ai genitori in caso di assenze
ingiustificate a scuola. E anche in Spagna e in Gran Bretagna il dibattito è
aperto
Minori, riforma al Csm Castelli si difende: non sono Torquemada
giovedi , 14 marzo 2002
GIUSTIZIA
Minori, riforma al Csm Castelli si difende: non sono Torquemada
Sarzanini Fiorenza
ROMA - Non vuole «passare per una sorta di Torquemada che mette in atto azioni
punitive», ma difende quella nuova norma che inasprisce le pene per i ragazzi
tra 16 e 18 anni. Alla vigilia della presentazione in Consiglio dei ministri del
disegno di l egge che modifica l' ordinamento giudiziario, il Guardasigilli
Roberto Castelli illustra il progetto di riforma della Giustizia minorile
davanti alla commissione bicamerale sull' Infanzia. Il suo intervento non basta
però a convincere i deputati dell ' opposizione e soprattutto della maggioranza
sulla necessità di rendere più dure le punizioni per i cosiddetti «minori
adulti». E anche il consigliere laico del Csm Eligio Resta annuncia una
relazione che critica aspramente il disegno di legge. «Non dobbiamo più pensare
al minorenne come al ragazzo della Via Pal - dichiara il Guardasigilli - perché
oggi tutti gli esperti concordano nel dire che intorno fra i 16 e i 17 anni i
ragazzi sono dal punto di vista della maturità dei veri adulti, utiliz zati
dalla criminalità per crimini da adulti. Non si comprendono pertanto gli
apprezzamenti critici alla riforma che si limita a restringere la riduzione di
pena da un terzo come è adesso ad un quarto. Non dimentichiamoci delle vittime.
I giovani han no bisogno di regole, di limiti. Bisogna pensare all' effetto
educativo che si produce sulla società e non solo sul minore che ha sbagliato».
Una posizione che non trova pienamente d' accordo Alleanza Nazionale e numerosi
parlamentari di Forza Italia . «Siamo favorevoli alla riforma della giustizia
minorile proposta dal ministro Castelli - afferma Enzo Fragalà, capogruppo di An
in commissione Giustizia - perché smantella un sistema parallelo condizionato da
lobbies di esperti. Riteniamo però che il noto buon senso del Guardasigilli
debba prevalere quando si affronta l' inasprimento delle pene per i minori, che
rischia di trasformare la detenzione in vero e proprio corso di formazione del
crimine». Da parte sua la forzista Maria Burani, presi dente della commissione
Infanzia, chiede «l' introduzione di un garante in tutti i processi che
riguardano minori» e aggiunge: «Il ministro centra l' obiettivo della riforma,
ma sono necessari approfondimenti sia sulla parte relativa ai ragazzi tra i 16 e
18 anni, sia sui cambiamenti per la cosiddetta "messa alla prova"». Di tutto
questo discuterà anche il Csm. Il consigliere dei Verdi Resta ha infatti
preparato una relazione che porterà in commissione Riforma per sottolineare come
«quest o disegno di legge preveda una serie di misure che vogliono introdurre
una concezione di repressione poliziesca nei confronti dei minori». Una
posizione che non vede tutti d' accordo e che sarà esaminata questa mattina
dagli altri componenti. F.Sar. LA SCHEDA PENE PIU' ASPRE Oltre i 16 anni le
attenuanti non incideranno più per 1/3, ma per 1/4 della pena MESSA ALLA PROVA
Affidamento ai servizi di recupero escluso nei casi di omicidio, associazione
mafiosa, violenza sessuale TRIBUNALI Abolite le competenze civili del Tribunale
per i minori: sarà il giudice ordinario a decidere
Castelli risponde così all'articolo in una lettera al Corriere della Sera
MINORENNI Riforma di Castelli Vorrei rassicurare i lettori del Corriere sul fatto che nessun minorenne finirà in carcere. Devo infatti smentire le parole virgolettate attribuitemi nel titolo dell' articolo pubblicato il 20 novembre a pagina 16: «Assassini in carcere, anche se minorenni». Parole che non ho mai pronunciato. Il giornalista e l' autore del titolo, infatti, hanno male interpretato una delle novità contenute nella riforma, che consiste nell' esclusione dell' istituto della messa alla prova per i reati di omicidio, violenza sessuale e associazione a delinquere di stampo mafioso. Questo vuol dire che i ragazzi che si sono macchiati di tali efferati delitti dovranno scontare la pena nelle comunità oppure negli istituti penali per minorenni (che non sono le «carceri», ovvero i peni tenziari dove si trovano reclusi i maggiorenni). Si tratta di una delle novità della riforma, non certo l' unica. L' altro ieri a Collodi, in una giornata dedicata all' infanzia e all' adolescenza, ho tenuto un intervento nel quale ho tra l' altro an nunciato la costituzione di un centro di studi europeo sulla devianza minorile a Nisida per la promozione dei diritti dell' adolescenza, la prevenzione del disagio e l' intervento di contrasto e ho illustrato le ragioni della istituzione delle sezion i specializzate per i minori e per la famiglia. Si è trattato di un messaggio positivo rivolto agli adolescenti. O almeno, così era nelle intenzioni. Dispiace che invece la sintesi giornalistica abbia dato spazio alla polemica politica attribuendomi peraltro una intenzione, quella di mandare i minorenni in carcere, che non mi appartiene nel modo più assoluto. Ricordo anche che nel disegno di legge in materia di giustizia penale minorile che ho presentato vi sono varie norme intese ad estendere e rafforzare il sistema delle garanzie a tutela dei minori autori di reati. Preciso inoltre che nella riforma resta invariata la soglia dell' imputabilità a quattordici anni e la riduzione di un terzo della pena tra i quattordici e i sedici anni, ment re si è prevista la riduzione della pena non più di un terzo, ma di un quarto per i minori tra i sedici e i diciotto anni. Ho pieno rispetto dell' opinione di chi non condivide i miei progetti di riforma, ma credo di avere diritto che il mio pensiero venga riportato fedelmente, non avendo io mai parlato di «carcere» o di «galera» per i ragazzi. Roberto Castelli Ministro della Giustizia
Sempre dal Corriere della Sera
«No a pene più severe per i minori»
sabato , 13 aprile 2002
CRIMINALITA'
«No a pene più severe per i minori»
Don Rigoldi: il progetto di legge Castelli non tiene conto della realtà
Voltattorni Claudia
«Una delle cose più belle che un adulto può fare è quella di aiutare e stimolare
un ragazzo nella sua crescita, guidandolo verso scelte positive». Perciò don
Gino Rigoldi è contrario al progetto Castelli di riforma della giustizia
minorile che preved e pene più severe per i minorenni. E per dirlo, il
cappellano dell' istituto per i minori Beccaria, ha presentato ieri un documento
redatto dai cappellani delle carceri minorili di tutta la regione, dal titolo
«Castelli e i minori», e sottoscritto an che da numerose associazioni, come la
Caritas ambrosiana, la Compagnia delle Opere non profit, i Volontari del
Carcere, l' Opera San Fedele. «Il progetto Castelli - spiega don Rigoldi - è
nato sull' onda degli ultimi fatti di cronaca che hanno visto coinvolti ragazzi
sotto i 18 anni in crimini gravi». Ma, continua, «in realtà, i reati contro le
persone commessi da minorenni rappresentano solo il 9 per cento del totale, e
sono quindi fatti eccezionali». Secondo il disegno di legge, infatti, a sed ici
anni la capacità di delinquere di un adolescente sarebbe già adulta e perciò
dovrebbe essere trattata come tale. «Ma questo è sbagliato, - considera don
Rigoldi - anzi, a quell' età oggi sono forse molto più immaturi di una volta,
perché hanno me no senso di responsabilità, pur sapendo più cose e avendo più
stimoli». Lo dice l' esperienza delle famiglie e degli educatori, aggiunge il
cappellano, «per questo non è pensabile aumentare la pena per i sedicenni e
ridurre le misure alternative». Al trettanto impensabile, secondo il documento
dei cappellani, l' idea di disporre il trasferimento al carcere per adulti dei
detenuti che abbiano compiuto la maggiore età. «Ma come? - s' interroga don
Rigoldi -. La gran parte dei progetti educativi riv olti ai minori in carcere
supera l' età dei 18 anni: così verrebbe drammaticamente interrotta e
compromessa dal trasferimento». Per non parlare poi dei rischi che i ragazzi
correrebbero a contatto con i detenuti adulti. Lo sottolinea con preoccupazio ne
don Rigoldi: «Rischierebbero di diventare dei "garzoni", dei discepoli di una
criminalità molto più organizzata e pericolosa, per poi essere restituiti alla
società più violenti, oltre che istruiti: questo significa ammazzarli». Non è
contrario al la pena e alla reclusione il cappellano del Beccaria, «anche se già
ora ci sono delle pene "forti", fino a due anni, un po' lunghe se si tiene conto
che il tempo degli adolescenti è molto più intenso di quello degli adulti».
Comunque la reclusione pe r chi sbaglia è giusto che ci sia, «ma il carcere deve
essere un luogo di riabilitazione del fanciullo, che deve essere guidato e
formato». Un' impresa, per don Rigoldi, «socialmente, umanamente ed eticamente
splendida». L' unica è «sperare che il mi nistro ci ripensi». Claudia
Voltattorni
Arretrati
Grazie Piripilla per il contributo che stai dando alla discussione.
E' giusto infatti farsi un quadro chiaro della situazione ... ma a ben vedere i cori dei no sono tanti
In risposta a chi ha dato il proprio voto su una maggior severità nei confronti degli adolescenti, che tradotto in termini pratici significa pene più severe fino alla reclusione per i bambini - perché è di bambini che si parla e vorrei ricordarvelo - dopo i 14 anni.
Alcuni spunti per la riflessione - dalla prima pagina
1) Se un bambino a 14 anni ruba è perché è stato abbandonato a sé stesso o non ha avuto una buona educazione ... diamogliela. Facciamo prevenzione. Siamo più benevoli nel dare e nel prendere un bambino in affidamento.
2) La prigione vuol dire avere a che fare con realtà di delinquenza molto forti e far diventare sicuramente un bambino che ha sbagliato un altro delinquente
3) Recuperare un bambino si può e si deve. Sono il nostro futuro, la speranza di un mondo migliore. Chi taglia un albero perché appena piantato è storto? Sta a noi raddrizzarlo, ma non a colpi di piccone, ma con robuste corde che sono gli insegnamenti ed i principi
4) Volete venire a vedere i miei adolescenti? Erano delinquenti in erba ... per farli diventare bravi ragazzi è bastato solo dar loro un po' di amore, ma forse chi dice si alla prigione per i BAMBINI non sa cosa sia l'amore ed il perdono
CASTELLI PER I MINORI
Gli operatori degli Istituti Penali per i minorenni unitamente a quella parte del Terzo Settore e del volontariato che si occupa dei minori devianti, sono rimasti sorpresi e colpiti dalla lettura di alcune misure indicate nel Disegno di Legge recante "Modifiche alla composizione ed alle competenze del Tribunale per i minorenni in materia penale" approvato dal Consiglio dei Ministri il 1 marzo scorso.
Il primo motivo di stupore e di dissenso sta nella premessa scritta nella relazione introduttiva e declinata nell'art. 4, dove si afferma che a sedici anni la capacità di delinquere di un adolescente è già pressoché adulta e da trattare come tale. Affermazione questa in contrasto con la comune e condivisa esperienza delle famiglie e degli educatori, peraltro riconosciuta e documentata nella letteratura internazionale. Se è fuori di dubbio che gli adolescenti di oggi hanno molte più conoscenze e risorse dei loro coetanei di tempi passati, questo non significa che abbiano personalità più mature e responsabili.
L'esperienza quotidiana e lo studio affermano piuttosto il contrario. Un sano approccio educativo o rieducativo se non esclude la punizione è tuttavia ben consapevole della realtà e delle possibilità del carcere e perciò non mette l'enfasi su tempi lunghi di carcerazione quanto piuttosto su un più corposo intervento educativo all'interno degli istituti ma soprattutto nel sostegno alla famiglia del minore, nell'opera delle comunità e nel rinforzo dei servizi sociali e educativi dedicati ai minori presenti nei territori. Queste convinzioni non sono legate esclusivamente all'osservazione sul campo ed allo studio ma anche alla Costituzione Italiana ed alla Carta dei Diritti del Minore, i "testi sacri" che definiscono la funzione della carcerazione ed i diritti dei minori.
Notiamo come il progetto del governo in materia penale minorile coincide con un vistoso taglio della spesa pubblica che va ad incidere proprio sui trasferimenti di risorse alle Regioni e ai Comuni competenti in materia di interventi sulla prevenzione e sulla promozione della qualità del benessere proprio dei ragazzi e dei giovani.
Un secondo motivo di grande preoccupazione derivante dalle precedenti considerazioni relative alla personalità del minore ed alle condizioni dei carceri degli adulti, è la possibilità attribuita al Giudice della esecuzione di disporre il trasferimento agli adulti "salvo ragioni particolari…che inducano a confermare o disporre l'esecuzione in istituti per i minorenni" dei detenuti al compimento della maggiore età. Il compito che la Legge attribuisce alla pena è quella prevalente della riabilitazione, tale funzione diventa ancora più cogente quando si rivolge a personalità immature ed in costruzione come è per gli adolescenti. La gran parte dei progetti educativi rivolti ai minori detenuti oggi supera l'età dei diciotto anni e verrebbe drammaticamente interrotta e compromessa dal trasferimento in carceri per adulti notoriamente sovraffollati ed in gravi difficoltà anche per le più semplici azioni di recupero sociale finora introdotte per gli adulti stessi.
Anche la misura della "messa alla prova" ha certamente bisogno di una maggiore attenzione nella sua applicazione ma soprattutto di migliori e superiori energie per un suo ragionevole e possibile successo. Questo istituto trova la sua migliore e più necessaria applicazione proprio quando i reati sono gravi e chiedono appunto "prova provata" dell'avvenuto cambiamento che non è possibile verificare all'interno degli istituti di pena.
Infine: nel DdL, l'inasprimento delle pene e la maggiore severità nei confronti degli adolescenti sembrerebbero essere rese necessarie dall'aumento della delinquenza minorile e dall'efferatezza di alcuni reati. I dati del ministero della Giustizia non indicano un aumento numerico né un aggravamento delle tipologie di reato. Alcuni efferati omicidi hanno scosso la pubblica opinione, ma si tratta di episodi numericamente ridottissimi e da considerare eccezionali nel quadro della criminalità giovanile. Quello che dovrebbe preoccupare il Governo come tutti i cittadini è invece la considerazione che la maggior parte dei reati contro la persona sono da attribuire a giovani italiani, maschi e femmine.
Senza voler sottovalutare i reati collegati con lo spaccio e quelli contro il patrimonio, la violenza contro le persone è indicatore di una cultura e di un comportamento che non riconosce più la dignità ed il rispetto dei diritti della persona e che, proprio perché agita dai soggetti più fragili ma anche più sensibili, deve essere ricondotto non solo ad una scelta individuale ma anche ad un clima sociale generale dove è diventato estraneo se non rifiutato il "Senso della Umanità", il rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona; quello che la fede cristiana esalta affermando che a ogni uomo ed in ogni donna, qualunque sia il suo comportamento, nazionalità, cultura, censo, gli debba essere riconosciuta la dignità di figlio di Dio.
Ancora una volta risulta urgente un'energica azione educativa che coinvolga la famiglia come la scuola, gli oratori, i responsabili dei gruppi sportivi e di tutti i luoghi dove i giovani si incontrano. Puntare alla minaccia di pene più alte o ancor peggio applicarle magari in carceri adulti sovraffollate dove il giovane diventa prima garzone e poi apprendista della criminalità adulta non ci appare una buona scelta di riabilitazione né di prevenzione in contrasto con lo spirito della nostra Carta Costituzionale e della Carta dei Diritti del Fanciullo.
Primi firmatari:
CAPPELLANI DELLE CARCERI PER I MINORENNI
CAPPELLANI DELLE CARCERI DELLA LOMBARDIA
CARITAS AMBROSIANA
CNCA
COMPAGNIA DELLE OPERE NO PROFIT
CONFERENZA REGIONALE VOLONTARIATO GIUSTIZIA DELLA LOMBARDIA (Amici di Onesimo, Associazione Carcere e Comunità, Associazione CIAO, Associazione Comitato Carcere Territorio di Bergamo, Associazione della Comunità don Lorenzo Milani, Associazione Incontro e Presenza, Associazione Lodigiana Volontariato Carceri, Associazione Vol.Ca, Associazione Volontari Carcere, Associazione volontari carcere Zona Franca, Carcere Aperto, Caritas Diocesana di Bergamo, Caritas Diocesana di Brescia, Caritas Diocesana di Como, Caritas Diocesana di Cremona, Caritas Diocesana di Lodi, Caritas Diocesana di Mantova, Caritas Diocesana di Milano, Caritas Diocesana di Pavia, Caritas Diocesana di Vigevano, Centro Zoè, Gruppo volontariato carcere di Lecco, Sesta Opera S. Fedele).
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diventare adulti è una fortuna che purtroppo nella nostra società ,non è garantita a tutti.Non si può parlare dei sedicenni in generale,una generalità che "schiaccia"l'unicità di ogni persona,in questo caso di ogni bambino,perchè di bambini stiamo parlando.C'è una crescita esteriore si, ma una ben più importante crescita interiore che non può essere ignorata.Quando si fanno leggi si pensa ai più deboli?E se si potesse essere ancora bambini a diciotto anni(ne conosco parecchi)?Essere bambini significa solo essere bisognosi d'amore.Chi ha mancato?Ogni delinquente è una sconfitta per la società,che non è arrivata prima,che non si è mossa prima.Usciamo dal nostro egoismo e guardiamoci intorno.Quanti bambini adulti......
perchè non vi decidete a prendere in affido anche i bambini un pò più grandi?
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