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Beati Voi (9 settembre 2020)
Donare un sorriso
Ogni buon genitore dona carezze consolatorie ai figli che vivono un momento di crisi e moniti a quelli che si comportano male.
Dico sempre ai miei ragazzi che se oggi non avete voglia di studiare, di fare il vostro dovere e vi divertite a scuola chiacchierando con gli amici mentre i professori spiegano, andando a giro dicendo di aver studiato quando non è vero, non entrando in classe per andare a fare una passeggiata sul mare non potrete sperare di essere promossi, di andare avanti nella vita. Se avete scelto di divertirvi ora, avrete già avuto quello che volevate e non ne avrete diritto in seguito. E' ovvio che se non studiate continuerete a bocciare e quando sarete adulti e vi cercherete un lavoro dovrete faticare per ottenerlo, dovrete faticare per mantenerlo, dovrete faticare per eseguirlo perché chi studia poco si è già divertito da ragazzo e prima o poi arriva il momento in cui deve rimboccarsi le maniche e fare il proprio dovere. Coloro che invece studiano, sacrificano parte della loro vita sui libri di scuola da ragazzi alternando il divertimento al dovere, si troveranno in una situazione di vantaggio rispetto ai primi ed avranno maggiori possibilità di trovare un lavoro che dia loro maggiori soddisfazioni da tutti i punti di vista, magari un lavoro autonomo e sicuro con il quale mantenere al meglio la propria famiglia senza grandi preoccupazioni.
Lo stesso vale per noi adulti e così, come ogni papà e mamma che vedono il proprio figlio soffrire e lo consolano asciugando le sue lacrime, il Signore è vicino a coloro che più patiscono, ai Suoi figli più poveri, all'uomo che mendica un tozzo di pane, alla donna che non sa come sfamare la propria prole, alle persone che piangono per le sofferenze di una vita, per le angherie subite, per i torti ricevuti, per l'abbandono in un ospizio. E' al fianco di chi ha messo cuore ed impegno per cercare di emergere ma non vi è riuscito per colpe non riconducibili a lui. E' accanto a chi non si vergogna di dichiarare il suo amore per Lui e per questo riceve insulti, è messo al bando, non trova posto al lavoro, gli vengono respinti i suoi progetti. Ma Dio è padre buono anche nei confronti di coloro che sbagliano e li avverte di cambiare direzione, li redarguisce sulla vita spensierata che stanno facendo senza pensare al prossimo o dando al povero, all'assetato, all'affamato, al bambino sofferente solo le briciole, solo ciò che cade dalla sua tavola e che per lui non ha alcun valore.
Chi è nella gioia e nella letizia ha il dovere di condividere questa sua fortuna con chi soffre, un dovere, un richiamo che viene direttamente da Dio. Certo, lo possiamo ignorare, possiamo far finta di non aver capito, di non aver sentito, possiamo addirittura deridere Dio considerando le Sue parole delle farneticazioni o addirittura un'invenzione della Chiesa per accaparrarsi una fetta dei loro patrimoni. Ma voi ricchi, voi che avete denaro che vi avanza, voi che ogni giorno mangiate, voi che siete così attenti a non spendere un centesimo di troppo, voi che siete così oculati negli investimenti da calcolare tassi di interesse e convergenze economiche, perché siete così stupidi da non investire una parte nel prossimo? Non parlo di elargizioni in denaro che, essendo in buona parte deducibili dalla tasse già date, magari per sgravare un po' la vostra coscienza, parlo del vostro tempo, de vostro preziosissimo tempo. Avete le giornate piene di appuntamento di lavoro, di affari, clienti da ricevere, fornitori con cui parlare, vacanze da organizzare, partite a tennis o calcetto da fare con gli amici, ma non avete un attimo per andare a trovare un bambino che non ha bisogno dei vostri soldi, non ha bisogno della vostra compassione, ha bisogno di voi, del vostro tempo, del vostro affetto, del vostro sorriso. Ha bisogno che siate presente con lui a tavola mentre mangia, vuole qualcuno con cui giocare a ping pong, una persona che gli legga una favola e gli tenga la mano quando si addormenta perché quando chiude gli occhi lo assalgono gli incubi di un papà che lo violentava. Ha bisogno di voi per capire che non tutti gli adulti sono uguali, che non tutti i papà violentano, che non tutte le mamme si ubriacano. Ha bisogno di voi per crescere, per diventare adulto, per vedere il mondo da un altro punto di vista diverso dalla sofferenza che lo avvolto per tanti anni. Ha bisogno di voi per imparare a ridere, giocare, scherzare, studiare, crearsi una famiglia, lavorare. Non ci sono altri, non si può dare soldi a qualcuno perché faccia questo lavoro per noi, ci sono cose che un uomo deve fare, e donare un sorriso ad un bambino che soffre è una di queste.
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Addì 10 settembre 2020
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « A voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.
A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.
Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo.
Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.
E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.
E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio ».
Luca 6,27-38
A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra (10 settembre 2020)
Perdonare
Dai bambini possiamo imparare moltissime cose. Due in particolare mi vengono in mente oggi.
La prima è che sono spontanei, non fanno le cose per un tornaconto, non ti fanno un dono perché poi ne ricevono uno in cambio, non ti sorridono perché sperano di avere un qualche favore da te.
L'altra è ancora più bella, non ti giudicano. Ho visto bambini amare i propri genitori, difenderli fino alle lacrime anche quando si erano macchiati di crimini orrendi. Anche quando capiscono l'errore dei genitori sono sempre pronti al perdono, porgono l'altra guancia, subiscono e non si ribellano, ma con l'amore cercano di far capire la sofferenza, ma non innescano una guerra. Forse è anche vero che non sono nella posizione di farlo, a volte è impossibile reagire ad adulto e alle sue mostruosità, ma questo non cambia il grande insegnamento che ci danno, quello di sperare che il giorno dopo sia diverso, che il papà o la mamma pedofili prima o poi cambino. Ho conosciuto più di un bambino violentato che, una volta messo in sicurezza, una volta elaborato ciò che aveva subito ha continuato ad amare il suo aguzzino, a perdonarlo, a scusarlo perché malato o inconsapevole.
Se il Signore ci dice "se non tornerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli" si riferisce questi aspetti, all'amore che un bimbo mette in tutte le cose che fa', al perdono, al non giudicare, all'accettare senza subire.
Gesù ci insegna la via dell'Amore: porgi l'altra guancia.
E' difficile mettere in pratica questo insegnamento, è difficile perdonare i torti subiti, è difficile non provare astio verso chi ci odia. Eppure, è così facile. Siete adulti, grandi, maturi, avete studiato, e non riuscite laddove un bambino riesce? Se la maturità, la cultura, lo studio ci rendono peggiori, meglio sarebbe non crescere. Avere un bambino in casa è un continuo insegnamento che riceviamo da questa piccola creatura, gioia di Dio.
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Perdonare ed Amare devono essere le nostre parole d'ordine
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Addì 11 settembre 2020
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca?
Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?
Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello».
Luca 6,39-42
Può forse un cieco guidare un altro cieco? (11 settembre 2020)
Può forse un cieco guidare un altro cieco?
Mi capita spesso di vedere i ragazzi adolescenti interagire tra loro. Giocano, si divertono, ascoltano la musica, fanno prove di forza, si scambiano opinioni su tematiche di ogni genere, si danno consigli l’uno all’altro su come affrontare la vita, sulla scuola, sul lavoro da intraprendere. La loro giovane età li porta spesso a idealizzare certe situazioni e a crederci fermamente, complice lo stesso pensiero grazie al quale uno da ragione all’altro. Se un adolescente chiede un consiglio ad un altro che gli dice “bianco”, se anche più adulti, genitori, insegnanti, amici di famiglia provano a dire “nero”, il ragazzo quasi certamente prenderà per buono il bianco, magari pensando che gli adulti non possono capire le problematiche dei giovani.
Uno dei nostri ragazzi di qualche anno fa si diplomò al liceo scientifico con indirizzo artistico. In tutti gli anni di scuola la sua carenza maggiore era stata la matematica, tanto che non avrebbe passato l’esame di maturità se non avesse ricevuto un grande aiuto dal suo professore che gli voleva bene e lo voleva vedere diplomato. Pensò così di andare all’università e desiderava fare architettura. Noi, i professori, alcuni volontari che ben conoscevano le sue lacune cercarono di dissuaderlo perché la matematica era una materia basilare in quel corso di laurea. Si consigliò con i suoi amici che l’hanno consigliato di prendere la strada che più gli piaceva. Sono fermamente convinto che si debba fare la cosa che più ci piace, ma conoscendo bene il ragazzo sapevo che non aveva la forza di volontà necessaria per superare un simile ostacolo. Quando decise di andare comunque ad architettura sperai che avrebbe tirato fuori la grinta e che avrebbe dimostrato a tutti che con l’impegno e la costanza, unite alla voglia di farcela, avrebbe anche potuto superare le problematiche connesse alla materia. Ma non è andata così. In due anni ha dato solo un esame e si perso inebriandosi della tanta libertà che aveva ottenuto, anche di non studiare, iscrivendosi all’università.
Come può un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?
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Aiutateci a dare consigli ai nostri bimbi
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Addì 12 settembre 2020
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni.
Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.
L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.
Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?
Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.
Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande».
Luca 6,43-49
Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi (12 settembre 2020)
Possono esistere alberi cattivi che diano frutti buoni?
Nella vita sarebbe impossibile fare tutto bene, ognuno di noi ha fatto, fa e farà tantissimi sbagli. Questo non significa che ognuno di noi sia cattivo. Una cosa che per me è giusta per altri può essere sbagliata e viceversa. Dovremmo imparare a confrontarci, specialmente quando siamo tutti dalla stessa parte e si cerca di fare la stessa cosa. Cercare di realizzarla in modi diversi non significa che sia sbagliato un modo oppure un altro, ma farsi la guerra quando abbiamo gli stessi valori di fondo, la stessa meta è veramente una cosa stupida. Ci sono già coloro che ci sono ostili dai quali doversi difendere, e combattere contro chi ha dinanzi lo stesso nemico comune è come cercare di uccidere un soldato del proprio esercito indebolendolo. Ma purtroppo la stupidità umana e così grande che si guarda più come viene fatto una cosa piuttosto che alla cosa stessa. Spesso le critiche provengono persino da persone che non hanno una conoscenza diretta dei fatti. Non penso che un albero che dà frutti buoni possa dare frutti cattivi, ma c'è chi la pensa diversamente e crede che se il frutto è buono non dipenda dall'albero, se un bambino, dieci bambini, cento bambini sono cresciuti bene non sia merito di chi li ha educati, ma esclusivamente del caso oppure della loro forza. A ognuno le sue opinioni, anche se qualche volta mi sembrano delle pure eresie
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E' bello educare i bambini ad avere sani principi
Dateci una mano in questa missione
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Addì 13 settembre 2020
In quel tempo Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.
Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti.
Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito.
Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa.
Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi!
Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito.
Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto.
Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato.
Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?
E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».
Matteo 18,21-35
Quante volte dovrò perdonare mio fratello? (13 settembre 2020)
Ti perdono? Fammici pensare!
Quando qualcuno ci fa un torto ci domandiamo se perdonarlo o meno.
Quando una persona che amiamo ci fa un torto non ci poniamo nemmeno il problema e perdoniamo senza fine.
Qual'è la differenza?
E' la parola "Amore".
Quando si ama con il cuore, quando si ama davvero si è disposti a perdonare tutto all'infinito.
Basti pensare a tante mamme i cui figli si comportano davvero male: droga, prostituzione, rapine, risse.
Eppure, nonostante tutto, li amano e li perdonano. Sempre e comunque.
Allora se noi amassimo il nostro prossimo, sinceramente, nemmeno ci porremmo la domanda "Quante volte dovrò perdonare mio fratello?"
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Perdonare fa vivere in pace.
Perché invece siamo sempre desiderosi di guerre?
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Addì 14 settembre 2020
In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: «Nessuno è mai salito al cielo, fuorchè il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo.
E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
Giovanni 3,13-17
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui (14 settembre 2020)
Incendiare un bosco
Ogni persona giudica gli altri, le loro azioni. Non a caso i reality sono tanto seguiti, c'è infatti la bramosia di sapere ogni cosa che accade ovunque per poter esprimere giudizi che vanno ben al di là del fatto stesso, ma si basano sulla persona.
Il rovescio della medaglia di questa mania di giudicare tutti è che ognuno pensa di essere continuamente sottoposto a giudizio da parte degli altri.
Mi capita spesso di dover criticare azioni fatte dai miei ragazzi, ma ogni volta che li accuso di qualcosa, ogni volta che giudico una loro azione tacciandola per cattiva, mi premuro sempre di far loro capire che non è un parere sulla persona, bensì sull'azione in sé stessa. Ognuno di loro poi tirerà le somme e valuterà se nel complesso sta camminando su una buona o una cattiva strada. I ragazzi capiscono, ed anche se mi arrabbio sanno che gli voglio bene, li apprezzo ed accetto per quello che sono e, sgridandoli, svolgo il ruolo di padre che fa capire loro gli errori portandoli a riflettere sulle conseguenze che certi gesti possono avere.
Per il mio carattere spesso critico, specie nelle persone a me più vicine, atteggiamenti o pensieri che ritengo sbagliati, esprimendo il mio parere anche su come avrei affrontato una certa situazione.
Purtroppo capita sovente che tale critica sia presa come un giudizio alla persona, un parere negativo non tanto sull'azione in sé stessa, quanto sull'insieme, sul modo di vivere o su quello di pensare.
Questo purtroppo è ciò che oggi respiriamo, un continuo giudizio che ci porta a non essere sereni e tranquilli nel valutare, magari insieme ad altri che ci vogliono bene, le nostre azioni.
Così da una parte si assiste a litigi che prendono piede da una foglia per poi incendiare un bosco intero e talvolta mettere in crisi lo stesso rapporto, dall'altra c'è la falsità di chi, per evitare liti, decide di non dire più nulla e tenersi tutto dentro, con la conseguenza che basta una scintilla per far uscire dal cuore mille cose del passato, ed allora si che sono litigate.
Avete mai letto di quei re del passato che assumevano ogni giorno qualche goccia di veleno? Lo facevano affinché il loro corpo si abituasse, in modo tale che se qualcuno un giorno avesse tentato di assassinarli non ci sarebbe riuscito.
Una critica alla volta, a piccole dosi, non fa male, anzi fortifica.
Purtroppo in questa smania di giudicare e sentirsi giudicati ci mettiamo anche Dio. Lo immaginiamo sul Suo grande trono con lo scettro in mano pronto a condannarci e punirci per ogni nostra azione. E in molti si allontanano da Lui per paura.
E' vero che il Signore alla fine del mondo giudicherà le nostre azioni e deciderà dove la nostra anima trascorrerà l'eternità, ma è anche vero che più volte ci dice che Gesù non è venuto per giudicare, ma per salvare.
Vedetelo come un Padre che vuole bene ai Suoi figli. Li critica, li sferza, gli da regole e comandamenti, ma poi è buono con loro. Ditemi, quante volte avete sbagliato nella vita? E quante volte avete ricevuto in cambio la punizione che vi sareste umanamente aspettati di ricevere? Non sono state più le carezze delle punizioni o delle prove che avete dovuto subire?
Il Signore è venuto per salvarci, non per condannarci, e ci ha dato tanti strumenti da utilizzare per suonare la nostra canzone, qualunque essa sia nel massimo rispetto della nostra libertà. Il Vangelo è il vademecum con le regole da seguire per giocare al meglio questa bellissima partita che è la vita.
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Leggete il Vangelo, anche se non credete, troverete in esso un sostegno infinito
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Addì 15 settembre 2020
In quell'ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!».
Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
Giovanni 19,25-27
Stavano presso la croce di Gesù (15 settembre 2020)
Pronte a consolarvi
Nel momento della sofferenza sono pochi quelli che ti stanno vicini. Gesù aveva centinaia di sostenitori ed amici, ma sotto la croce, nel momento più difficile della sua vita terrena, non c'era quasi nessuno vicino a Lui. Avevano tutti paura, paura di essere presi ed uccisi come Lui.
Vi sarà purtroppo capitato di soffrire per una grave malattia, per un lutto importante, per un grande problema con il lavoro. Quante sono state le persone accanto a voi pronte a consolarvi, a distrarvi, a sostenervi? Purtroppo poche e molte meno di quelle con le quali uscite la sera. Perché? Per cattiveria? No, anche loro per paura. Paura di non sapere affrontare la situazione, timore di lasciarsi coinvolgere ed intristirsi. Oggi parlare di morte, di sofferenza, di malattie spaventa perché manca la Fede, non si sa a cosa appigliarsi, non si sa cosa dire ad un amico che sta morendo, ed allora si preferisce evitare, fuggire, nascondere la testa sotto la sabbia.
Eppure è nei momenti più difficili che abbiamo maggiormente bisogno delle persone che hanno un significato nella nostra vita, ma purtroppo c'è in tutti noi un istinto di sopravvivenza terrena e si tende a non fare azioni che possano in qualche modo nuocerci, anche se queste potrebbero essere di sollievo, se non di aiuto, a persone a noi care.
Con la morte della mia mamma ho sperimentato sulla mia pelle tale incapacità delle persone. Inizialmente ero arrabbiato con i miei amici, li reputavo egoisti perché avevo bisogno di loro ma si rifiutavano di starmi vicino. Nei miei ventuno anni non capivo il perché, li giudicavo opportunisti visto che fino a qualche tempo prima la mia casa era sempre invasa da tanti ragazzi in una sorta di continua festa. Pian piano, maturando ho acquisito la capacità di non giudicare e da lì ho cercato di trovare altre spiegazioni al comportamento dei miei amici.
Anche Gesù non si adirò con loro, non lanciò maledizioni o anatemi, non imprecò, anzi, dopo la Sua Resurrezione li cercò, spiegò loro come affrontare certe situazioni, li consolò nella loro sofferenza, fece leva sulla Fede e donò loro gli strumenti per andare nel mondo a proseguire l'opera che Lui aveva iniziato.
Sembra strano, ma chi soffre deve avere la forza ed il coraggio di stare vicino ai suoi amici, di tirarli su, di non pesare su di loro, di dare quegli strumenti per riavvicinarsi.
Ho una carissima amica alla quale nel giro di pochissimo tempo è morto il fratello ed il grande amore della sua vita, e la mamma ha avuto un grave problema di salute. Non credo di esserle stato vicino come avrei dovuto e voluto, ma vi garantisco che lei è stata vicino a me. Ogni volta che le mandavo un messaggio o le facevo una telefonata per sapere come stava, aveva sempre parole dolci e affettuose nei miei confronti, mi chiedeva come stavo, come andavano le cose in Associazione e, alla fine della telefonata, mi sentivo meglio, mi aveva donato quella pace e serenità che avrei voluto io donare a lei.
So che dentro soffre e che le sue notti sono popolate da pensieri e da grande tristezza, ma la Fede che ha le assicura l'appoggio del Signore, nel quale non ha mai smesso di credere anche nei momenti più difficili. La vera Fede è questa, non giudicare, consolare, aiutare, ringraziare per quello che Lui ha voluto riservarci
Con il tempo qualcuno dei miei amici si è riavvicinato, ma non tutti, forse perché sono stato incapace di sostenerli in un momento tanto difficile anche per loro
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Addì 16 settembre 2020
In quel tempo, il Signore disse:
«A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili?
Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!
E' venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio.
E' venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.
Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli»
Luca 7,31-35
Alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere (16 settembre 2020)
Troverai sempre qualcuno che ti critica
Le persone spesso devono trovare il male in chi prova a fare del bene. Magari forse per invidia o non so.
Nel corso degli anni siamo stati spesso criticati e le critiche ci hanno fatto crescere, migliorare... e quanta strada ancora dobbiamo fare.
Ma a volte ci sono critiche gratuite, che capisci essere fatte per il solo gusto di fare del male.
Qualunque cosa tu faccia trovi sempre chi sia disposto a puntarti il dito contro. Se stai a sentire la gente, alla fine non farai mai nulla.
A tal proposito la mia mamma mi raccontava sempre una storiella.
C'erano un vecchio ed un bambino che andavano a vedere il proprio asino al mercato.
Camminavano lungo la strada portando alla corda l'animale e camminando a piedi accanto a lui. Passano davanti ad un gruppo di persone e questi mormorano "che stupidi hanno un asino e non vi montano sopra".Così i due montarono sul dorso dell'asino.
Fanno un po' di strada e incontrano secondo gruppo di persone che mormorano "che carogne, povera bestia, in due su di esso!"
Così il vecchio scende e rimane sulla groppa il bambino.
Terzo capannello di gente: guarda quel giovinastro, lui in sella ed il povero vecchio a mangiare polvere e sudare.
Così il ragazzo scende e monta l'anziano.
Quarto gruppo di uomini: "che gente si deve vedere! Guarda quell'uomo che fa andare a piedi un povero ragazzo! Che egoista"
Qualunque cosa si faccia troverai sempre qualcuno che ti critica per quello che fai.
Da sempre ho imparato ad ascoltare tutti, elaborare quello che mi viene detto, cercare di distinguere tra le varie critiche... e poi fare come ritengo più giusto e andare diritto per la mia strada.
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Io ho seguito la mia strada nell'aiuto ai bambini, venite a vedere se fosse anche la vostra
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Addì 17 settembre 2020
In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola.
Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.
A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da dirti». Ed egli: «Maestro, dì pure».
«Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta.
Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?».
Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».
E volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.
Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi.
Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi.
Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco».
Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi peccati».
Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?».
Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; và in pace!».
Luca 7,36-50
Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato (17 settembre 2020)
Se ci pentiremo
E' opinione comune che coloro che fanno tantissimi errori, che si comportano male con tutti, che si macchiano di efferati delitti non possano e non debbano avere il perdono. Se leggiamo nel Vangelo che ogni peccatore può avere il perdono di Dio ci ribolle il sangue, ci sentiamo più bravi del Signore nel giudicare il nostro prossimo e ci ostiniamo a non dare loro il perdono. Anzi, vorremo vederli marcire in galera per il resto dei loro giorni con la certezza, tutta nostra, che finita la pena in carcere si apriranno le porte dell'inferno per l'eternità.
Se così fosse credo che nessuno mai si potrebbe salvare né in questa vita, né in quella che avremo dopo la morte. Il problema di fondo è che ognuno di noi si sente più bravo degli altri per il solo fatto di non fare grandi errori. Prendiamo una brava persona che compie il suo dovere giornalmente, buon padre di famiglia,buon marito, gran lavoratore, magari con qualche piccolo peccato sulla coscienza. Altresì troviamo un gran delinquente, assassino e rapinatore. Il primo riconosce i propri piccoli peccati e chiede perdono a Dio con una semplice preghiera, il secondo fa lo stesso con i suoi tanti peccati, ma sapendo di aver sbagliato molto farà di tutto per farsi perdonare: svolgerà del volontariato, chiederà scusa alle sue vittime, lavorerà alacremente per il resto dei suoi giorni. Secondo voi non merita anche quest'ultimo il perdono? La risposta purtroppo non è così logica per tutti, ma poniamo che sia affermativa.
Chi tanto ha peccato, una volta capito il suo errore, sarà tanto più in grado di amare, dapprima perché ne sente la necessità, ma poi ci proverà piacere e non potrà smettere di percorre la strada del bene.
Colui che ha poco da farsi perdonare non amerà così tanto quanto l'altro. La conclusione non vuole essere certo quella di dire che per poter amare è necessario sbagliare tanto, ma semmai prendiamo esempio da chi è un grande peccatore che si converte per poter migliorare la nostra vita.
Quando i ragazzi arrivano in casa nostra con errori fatti per anni, la prima cosa da fare non è dir loro che hanno sbagliato tutto nella vita, ma è accoglierli al pari degli altri, lasciare che interagiscano nello stesso modo, usufruiscano degli stessi vantaggi. Giorno dopo giorno, con pazienza e tanto amore, si parla di ciò che è giusto e di cosa non lo sia, cercando di fare degli esempi che calzino a pennello con la loro storia. Poi si aspetta. I ragazzi riflettono, si confrontano, si guardano allo specchio, poi un giorno capiscono i loro errori e si abbattono perché si sentono peccatori, ma l'amore che abbiamo dato loro sin dal primo giorno gli fa capire che non ci sono sbagli tanto grandi che non possono essere perdonati, ed ecco che i ragazzi cominciano a sbocciare, si rasserenano, dialogano, ti abbracciano in continuazione, e non c'è invidia o gelosia negli altri, in coloro che si sono sempre comportati bene, perché si sentono tutti fratelli e se uno di loro trova la strada per uscire dal tunnel tutti ne gioiscono.
Dovrebbe essere così anche tra gli adulti, tra tutti noi che siamo fratelli con Dio come nostro unico vero Padre. La salvezza di uno, il perdono che il Signore gli dona dopo aver fatto con lui un cammino, che non sta certo a noi sapere né tanto meno giudicare, dovrebbe renderci felici e certi che se ci pentiremo nel profondo del cuore troveremo sempre il perdono di Gesù.
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Umilmente perdoniamo ed insegniamo a perdonare ed il mondo sarà un luogo migliore dove vivere
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Addì 18 settembre 2020
In quel tempo, Gesù se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio.
C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni,
Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.
Luca 8,1-3
Predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio (18 settembre 2020)
Cuochi e chef
Lo chef deve assumere un cuoco. Fa una selezione e dai colloqui ne sceglie due. Li mette alla prova andandosene e lascia detto loro di voler rimanere stupito al suo rientro. Uno di essi trova ricette particolari, pensa agli abbinamenti, prepara gli ingredienti necessari, si ingegna per capire come muoversi e, al ritorno del "capo", prospetta una serie di menù indicando il modo per realizzarli. Insomma, ha i motori caldi, la vettura lucidata al massimo, il pieno di benzina ed attende solo uno "start and go" per partire ed iniziare la gara al meglio delle sue possibilità.
L'altro cuoco invece pensa a cosa sia possibile fare, ma lì si ferma, titubante, impaurito dalle proprie idee, timoroso di cosa possa pensare lo chef e, cosa ancor più grave, non prepara gli ingredienti necessari per partire. Così al ritorno del "capo" tutto è ancora fermo e la vettura ha bisogno di essere revisionata, riempita di carburante, messa in posizione.
E' ovvio a tutti quale sarà il cuoco che lo chef sceglierà per la sua cucina.
Così è nella vita. Noi possiamo dare mille insegnamenti ai nostri figli, ma saranno loro a doverli utilizzare per partire e fare una buona gara.
Così è anche per noi. Dio (o la vita se preferite) ci da fiducia, vuole che noi ci adoperiamo per far conoscere al mondo ciò che sappiamo fare, vuole che educhiamo gli altri all'accoglienza, all'altruismo, all'amore verso il prossimo, al perdono. Ma vuole anche vederci operativi. Troppo facile parlare di accoglienza e non aprire le porte di casa, parlare di generosità e spendere tutto ciò che abbiamo per i propri capricci, parlare di perdono e poi tenere rancore con il vicino di casa.
Per diventare cuochi occorre rischiare, pur stando nelle regole, e solo così riusciremo ad avere una vita in grado di darci soddisfazioni
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Preparate i vostri ingredienti e utilizzateli per allestire un buon pranzo mettendo a tavola chi è affamato di amore
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Addì 19 settembre 2020
In quel tempo, poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono.
Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità.
Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono.
Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per intendere, intenda!».
I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola.
Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perchè vedendo non vedano e udendo non intendano.
Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio.
I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati.
Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno.
Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione.
Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza».
Luca 8,4-15
Il seminatore uscì a seminare la sua semente (19 settembre 2020)
Quale seme sei?
Quanti bambini abbiamo visto diventare adulti.
Abbiamo avuto la possibilità di donare loro i principi ed i valori acquisiti nel tempo, star loro vicino nei momenti difficili accompagnandoli dall'infanzia alla maggiore età, ed anche oltre.
A tutti abbiamo dato noi stessi, ma non tutti hanno seguito buone strade.
Anche nella vostra esperienza di genitori, nonni, insegnanti, allenatori, educatori avrete avuto ragazzi, figli, nipoti ai quali avrete cercato di insegnare il bene, ma sono finiti su brutte strade. Talvolta un figlio cresce bene ed un altro no, nonostante la famiglia, le esperienze, l'educazione impartita siano le stesse.
È giusto, utile e doveroso fare autocritica per capire dove si sia sbagliato, ma non sempre siamo noi adulti a sbagliare.
Ognuno, anche i ragazzi in crescita, hanno la possibilità di scegliere se fare bene o male.
Ogni bimbo è come un seme.
Se cade sulla strada subito germoglia, ma poi secca. È come chi ascolta la buona parola lì per lì per opportunismo, ma appena arriva un altro lo seguono al pari di una bandiera al vento.
Se cade sulla pietra è simile a chi ascolta ed accoglie con gioia gli insegnamenti, ma sono senza radici e non hanno la capacità di essere coerenti, ed anche quella parola buona cade nel dimenticatoio nel momento in cui sono tentati di non seguirla.
Se il seme cade tra le spine rappresenta coloro che ascoltano con attenzione, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione.
Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore sincero, la custodiscono e producono frutto con la loro costanza.
Vale solo per i bimbi e ragazzi, o vale anche per noi?
Quanti sanno cosa sia giusto, e fanno il contrario per mancanza di costanza o per opportunismo?
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Non scoraggiatevi se il seme non produce frutto, e continuate a seminare insegnando ai vostri ragazzi i buoni valori con costanza e perseveranza
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Addì 20 settembre 2020
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna.
Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna.
Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati
e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono.
Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto.
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?
Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi.
Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.
Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno.
Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro?
Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te.
Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?
Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi».
Matteo 20,1-16a
Sei invidioso perché io sono buono? (20 settembre 2020)
Italiani, un popolo invidioso ed ipocrita in larga parte
Si ha paura che concedendo qualcosa agli altri si venga privati di qualche diritto. L'uguaglianza è una bella cosa ma solo quando riguarda gli altri fra loro e ponga noi su un gradino più alto. È la storia di sempre quando si ha immigrazione. Quanti italiani sono emigrati in America e in Svizzera, luoghi culla della democrazia, con rispetto per tutti purché tu, italiano, chini il capo dinanzi a me perché c'ero prima io, è casa mia ed allora "viva l'uguaglianza, basta che tu sia inferiore".
Non è forse ciò che accade in Italia oggi? Non è forse vero che applaudiamo quando un regime totalitario finisce, quando un dittatore viene spodestato? Non è forse vero che ci indignamo quando vediamo paesi come l'Arabia Saudita ricchi di petrolio ma con il potere duro e totalitario nelle mani di pochi? Non è forse vero che facciamo campagne contro chi fa lavorare i bambini nelle fabbriche? Si, tutto vero, tutto giusto, purché avvenga fuori dai nostri confini, perché se qualcuno viene qui in cerca di qualcosa di più e di meglio per vivere gli chiudiamo le porte in faccia per paura che chi tolga qualcosa. Ma non è abbastanza quello che abbiamo? Non ci basta vivere in un paese democratico dove non si muore di fame, dove c'è una tutela della persona, dove si può esprimere la propria idea anche con toni forti senza essere arrestati?
Quanta invidia, quanta paura, quanto egoismo.
Quanto sarebbe bello vivere in un paese disposto ad accogliere i cittadini del mondo in fuga da quelle che noi, giustamente, definiamo ipocrisie, soprusi, abusi, maltrattamenti, visto che contro tali cose siamo sempre pronti a combattere. A combattere si, ma solo a parole, perché siamo un paese di ipocriti
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Non riempiamoci la bocca nel proteggere i bambini che sono lontani da noi inneggiando ad una maggior tutela e protezione dei minori se non siamo in gradi di aprire le porte di casa o almeno del nostro paese ai bambini figli vittime di violenze ed abusi
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Addì 21 settembre 2020
In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli.
Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.
Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Matteo 9,9-13
Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati ( 21 settembre 2020)
Come e quando aiutarci lo sa Gesù
Se ci feriamo, se stiamo male fisicamente andiamo dal medico, ma se il nostro stare male dipende dal cuore, dalla nostra anima, dalle cose che non vanno nella vita, da un amore deluso a chi ci rivolgiamo? Se ne possono pensare tante, si può parlare con l'amico o l'amica del cuore, con uno psicologo, con l'insegnante o sfogarsi in qualche chat su internet, ma tutto è limitato. Nessuno ha la verità in tasca, nessuno ci conosce bene nel profondo, nemmeno noi stessi.
Quando morì la mia mamma e la mia vita era a pezzi provai a rivolgermi a mio padre, ma anche lui soffriva e non poté aiutarmi; parlai con la mia ragazza di allora, ma era troppo piccola ed immatura per affrontare certi argomenti; guardai ai miei amici, ma erano troppo presi dai loro problemi per darmi ascolto; mi gettai a capofitto nelle care di pesca subacquea, ma anche in quel caso non bastavano per trovare una soluzione degna di essere chiamata tale. Non sapevo dove sbattere la testa. Pregavo Dio che mi indicasse la strada, ma tutto intorno a me era silenzio. Passarono così nove mesi, un periodo di buio, un momento della mia vita in cui ero sull'orlo di un precipizio ed il desiderio di suicidio era sempre molto forte in me, ogni istante. Un giorno di settembre andai a fare una girata e mi ritrovai a Montenero, nei pressi di Livorno, dove c'è un santuario mariano. Mi fermai ed entrai per fare una preghiera. Era in corso la Messa e la celebrava un sacerdote un po' pazzo. Era lui la risposta che stavo aspettando da tanto tempo da Dio. Da quel giorno la mia vita cambiò radicalmente ed ancor oggi sono a camminare su quella strada indicatami dal Signore.
Come e quando aiutarci lo sa Gesù, noi dobbiamo avere fiducia in Lui e attendere che la sua cura faccia effetto. D'altra parte se vi sentite male allo stomaco e andate con fiducia dal medico, mica guarite all'istante. Vi darà delle medicine che faranno effetto pian piano. La differenza tra il medico ed il Signore è però che il primo può anche sbagliare, va a tentativi, cerca di capire cosa abbiamo, mentre Cristo sa esattamente di cosa abbiamo bisogno e ce lo dona quando sa che farà più effetto.
Riguardando indietro, in quei nove mesi di sofferenza, se mi avesse indicato la strada dopo poco tempo e non avesse atteso tutto quel periodo, non avrei sofferto, non mi sarei levato di dosso il mio passato, non avrei potuto gioire del dono fattomi. Se uno mangia tutti i giorni e salta un pasto uno o due giorni, quando ricomincia a mangiare nemmeno si ricorda di quel breve periodo in cui ha patito la fame. Ma se passano nove mesi senza potersi cibare adeguatamente, quando gli viene proposta una tavola imbandita saprà fare festa a quel regalo meraviglioso ed al suo donatore, ringraziandolo per tutta la vita.
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Ringraziamo Dio per ciò che abbiamo
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Addì 22 settembre 2020
In quel tempo, andarono a trovare Gesù la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
Gli fu annunziato: «Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti».
Ma egli rispose: « Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica ».
Luca 8,19-21
Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre (22 settembre 2020)
"Inviati speciali"
Più volte tra coloro che praticano l'affido è emerso il disagio di chi rema contro la volontà di aiutare il prossimo, di aiutare un bambino, di accogliere un ragazzo nella propria casa in affidamento, ma è pure venuta alla luce la grande gioia di sentirsi dare una pacca sulla spalla, di ricevere un sorriso, di sentirsi aiutati, amati per le proprie scelte.
Penso che sia naturale ed umano che si provi più simpatia per i secondi che non per i primi, che si abbia più piacere a dialogarci.
Ma non dobbiamo prendere i brani del Vangelo con il paraocchi, un pezzetto alla volta. E' necessario valutarli nella globalità dei precetti donatici da Dio.
La grande forza degli insegnamenti di Gesù sta nell'amare comunque i peccatori, coloro che non fanno la volontà di Dio per portarli a gioire con noi, a camminare con noi.
Non ci piacerebbe se tutte le persone che ci hanno dato contro, specie nella scelta che sappiamo essere giusta dell'affido, oggi stesso ci telefonassero per dirci "scusa, ho sbagliato, ho capito che l'affidamento è cosa buona, anche a me piacerebbe accogliere un bambino"?
Certo che si. Ma una domanda sorge spontanea: noi cosa abbiamo fatto affinché questo accadesse?
I miracoli li fa Dio, è vero, ma li fa tramite noi. Vuole usare noi per prenderne due in un colpo solo.
La persona che rema contro l'affido è nell'errore e deve essere aiutata.
Ma chi vede il viandante tramortito per la strada e passa oltre, non fermandosi come fece il buon samaritano, è anche lui in errore.
Il Signore vuole farci riflettere, vuole aiutare entrambi.
Già partecipare a questo forum è cosa buona perché si mettono in evidenza le nostre idee, la gioia di un affido, si disaminano le problematiche ed è certamente un buon sistema per cercare di convincere, di spiegare.
Ma chi detesta l'affido, magari perché non lo conosce a fondo o perché ha delle idee teoriche sballate, non credo che frequenti questo forum più di tanto.
Necessitano altri strumenti e la parola diretta alle persone è certamente il metodo migliore.
Dobbiamo sentirci tutti "inviati speciali" dei bambini che vogliono che si vada per il mondo a chiedere aiuto per loro.
Chiamiamoci ambasciatori, rappresentanti, poco importa il nome, ma sentiamoci in dovere di spiegare al mondo, una persona alla volta (come diceva madre Teresa), che fare affido è cosa buona e necessaria e se qualche sofferenza dovrà venire, ben venga perché deve essere sopportata in nome di una giustizia rispetto alla quale noi abbiamo avuto tanto e questi bambini molto poco.
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I bambini che Dio ci ha mandato in affido sono tutta la mia vita, e prego ogni giorno di poter essere per loro un papà buono
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Addì 23 settembre 2020
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie.
E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno.
In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino.
Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi».
Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni.
Luca 9,1-6
Li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi (23 settembre 2020)
Come un fiume
Una roccia invia un rigagnolo d'acqua nel mondo affinché irrighi e porti vita.
Il piccolo fiume pian piano cresce ed ha bisogno di argini.
Cresce e porta frutto, quando più, quando meno anche a seconda del territorio che trova nella sua corsa verso il mare.
La roccia, forte e solida, per me è Dio.
Il piccolo fiume siamo noi appena nati, desiderosi di andare per ogni dove, ma pian piano troviamo argini sempre più alti costruiti con amore dai genitori e da altri adulti.
Se noi restiamo negli argini portiamo frutto, di più dove troviamo terreno fertile, di meno se incontriamo terreni pietrosi.
Man mano che cresciamo abbiamo maggiori capacità e potenza da poter aiutare sempre più persone.
Se usciamo dagli argini facciamo danno a noi stessi ed al prossimo, talvolta distruggendo ogni cosa costruita da altri passati prima di noi.
Se restiamo nel nostro alveo, nel percorso segnato da Dio, arriviamo fino al mare dove troveremo la pace eterna.
Se usciamo dall'alveo però, e questa è la grande forza che arriva da Dio, verremo risucchiati dal terreno, ma in qualche modo torneremo sempre nel greto per ricongiungerci un giorno al fiume ricominciare il nostro percorso verso il mare.
Abbiamo un compito nella vita. Ognuno di noi ha il suo, e se ascoltiamo la roccia capiamo in quale direzione dobbiamo andare.
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Nel nostro viaggio abbiamo incontrato tanti Bimbi
Li abbiamo dissetati, rinfrescati, fatti crescere
Unitevi a noi, amplieremo gli argini se necessario, per portare vita a tanti bambini che stanno morendo per mancanza di amore ed accudimento
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Addì 24 settembre 2020
In quel tempo, il tetrarca Erode sentì parlare di tutto ciò che accadeva e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risuscitato dai morti», altri: «E' apparso Elia», e altri ancora: «E' risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?». E cercava di vederlo.
Luca 9,7-9
E cercava di vederlo (24 settembre 2020)
La schiavitù di oggi
Abbiamo accolto diverse generazioni di Bambini, alcuni molto piccoli che hanno inziato a parlare con noi.
Per tutti loro si sono avvicendati i vari periodi della crescita e fra questi il temutissimo "periodo del perché"
Sembra quasi un gioco:
Perché la barca galleggia?
Perché è leggera.
Perché è leggera?
Perché è stata costruita con materiale speciale adatta a farla galleggiare.
Perché è stata costruita con quel materiale?
Perché i costruittori la volevano in vetroresina e non in legno.
Perché la volevano in vetroresina?
Perché il legno è bello ma ha bisogno di tanta manutenzione.
ecc. ecc. ecc.
Senza fine!
Almeno fintanto che non la butti nello scherzo del tipo:
La volevano in vetroresina perché così era talmente leggera da poter volare.
Perché doveva volare?
Perché i costruttori erano alieni e avevano bisogno di una navicella per andare sul loro pianeta dove ...
ed inizi ad inventarti la storia più fantastica che si possa immaginare- E' così che i loro perché si trasformano in silenzio, ed i loro occhi ti supplicano di non fermarti.
Le cose poi sono due: o ti addormenti tu mentre racconti, o si addormentano loro.
E noi adulti?
Siamo abbastanza curiosi?
Io lo sono certamente, quando non conosco una cosa chiedo, mi informo, leggo da più fonti.
Il male di oggi, ed è quello dove "qualcuno" voleva si arrivasse, è che non veniamo più stimolati dalla curiosità perché altri ci propinano le loro verità, e noi le prendiamo per vere perché "lo ha detto la tv, si ritrova su internet, nei blog tutti ne parlano".
Curiosità ragazzi, curiosità! E' il modo migliore per crescere, maturare, capire e ragionare con la propria testa.
La schiavitù è stata abolita per legge, ma oggi in molti sono schiavi della tecnologia e di coloro che la gestiscono portandoci a comprare certe cose, agire in un certo modo, vestirci in una certa maniera, comportarsi con gli altri secondo certi schemi.
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Aboliamo la schiavitù, rompiamo le catene che ci legano e cresciamo con il desiderio pieno di passione di conoscere
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Addì 25 settembre 2020
Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: «Chi sono io secondo la gente?».
Essi risposero: «Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò: «Ma voi chi dite che io sia?». Pietro, prendendo la parola, rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno.
«Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno».
Luca 9,18-22
Chi sono io secondo la gente? (25 settembre 2020)
Amin, sei anni, sbattuto contro i mobili
Stazione di Livorno.
Ora serale, buio.
Da lontano vedo Amin, bambino di sei anni che avevamo avuto in estate, per la mano a Marusca, nostra volontaria che ce lo aveva condotto da Milano per portarlo in vacanza con noi.
Non lo saluto neanche perché sono palesi le lesioni in viso e mi viene spontaneo domandargli "Cosa è successo? Cosa hai fatto per ridurti così?"
E lui, candidamente, con la massima tranquillità e trasparenza, come fosse la cosa più normale del mondo mi rispose "Il mio papà mi ha preso per i piedi e mi ha fattto girare facendomi sbattere il viso nei mobili di casa"
Sono trasalito, ho mantenuto la calma ed ho chiesto "Stava giocando?"
"No, siccome ero stato cattivo e non vado bene a scuola, mi ha giustamente punito"
Il resto della storia ve lo racconterò un'altra volta, ma quello che è palese è ciò che in tanti vogliono farci credere per giustificare un loro cattivo modo di comportarsi.
Così il pedofilo dice alle sue vittime che sono loro ad essere provocanti.
Così il marito picchiatore dice alla moglie che è stupida e merita le botte.
Così un padre maltrattante dice al figlio che è giusto picchiarlo per il suo cattivo comportamento.
Non lasciamo che gli altri ci dipingano con i loro foschi colori, prendiamo in mano la nostra vita e ribelliamoci a chi ci vuole imporre la sua visione distorta del mondo.
Pensate però un attimo ad Amin e a quanti bambini come lui non possono difendersi né dalla violenza fisica, né da quella psicologica di sudditanza. Come cresceranno?
Con l'idea di essere cattivi e di meritare il male. E quando saranno adulti? Che genitori saranno?
Certamente abusanti, a meno che non incontrino un Angelo che sveli loro i valori ed i principi, condendoli con una buona dose d'amore e tanto accudimento.
Amin ha trovato noi ed oggi è un papà buono e pieno di amore, ma quanti Amin ci sono che vengono lasciati al loro destino di violenza?
Quanti Amin diventeranno papà e mamme per i quali sia giusto picchiare a sangue il proprio figlio?
Dipende da noi. Dipende da quanti Amin riusciremo ad aiutare.
Aiutateci ad allungare le nostre braccia per accogliere tutti i Bambini abusati, maltrattati, violentati, privati della loro infanzia
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Vorremmo fare di più
Aiutateci perché certi orrori non ci siano più
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Addì 26 settembre 2020
In quel tempo, mentre tutti erano pieni di meraviglia per tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini».
Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento.
Luca 9,43b-45
Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini (26 settembre 2020)
Mucche in fila per essere uccise
Quando ero piccolo, dieci anni circa, avevo un canino tutto riccioluto di nome Niky.
Era buffissimo e ghiotto di uva, tanto da prendere al volo ogni chicco tirato in aria: era la gioia di tutti i miei amici.
Un giorno Massimiliano gli tirò un acino, ma Niky non lo prese ed il chicco cadde a terra.
D'istinto il mio amico si chinò per raccoglierlo per poterglielo tirare nuovamente, ma Niky, sempre d'istinto, si rigirò e lo morse ad uno zigomo in difesa della sua conquista.
Non vi dico il sangue!!!
Mia madre impallidì, corremmo al pronto soccorso e Massimiliano se la cavò, si fa per dire, con tre punti.
Il nostro canino era vaccinato, tutto in regola, ma in questi casi veniva preso in consegna e messo in quarantena per valutare se fosse affetto da rabbia o altro.
All'epoca a tal scopo c'erano delle gabbie nei pubblici macelli, ed una volta siamo andati a trovarlo.
Lo coccolavano sia perché era simpatico, sia perché la mia mamma aveva allungato una lauta mancia al suo custode.
Quando andai al macello c'era una fila di mucche indirizzate alla morte.
Gli sparavano un chiodo in testa e queste si accasciavano.
La scena era piuttosto raccapricciante, tanto che da quella prima ed unica volta non ho più voluto vedere Niky fino al giorno in cui ce lo hanno restituito, lasciando che ci andasse mia madre con regolarità, non solo e non tanto per la mucca che moriva, quanto per le altre che in fila attendevano la loro ora consapevoli di morire.
Era una lenta agonia che oggi mi fa pensare alle persone malate, a quelle crocifisse dall'opinione pubblica, a coloro che sono prese di mira dal sistema.
Possiamo difenderci, possiamo combattere, ma essere in fila in attesa di essere uccisi è la cosa più brutta che possa capitare.
Qualcuno ne esce, magari anche a testa alta, ma a quale prezzo?
Qualche giorno fa sentivo in televisione di un politico che anni fa è stato arrestato con il consenso del tribunale dei deputati.
Viene processato, non so come sia andato il primo grado, ed in appello è stato assolto con formula piena per non aver commesso il fatto.
Il commento dell'ex onorevole: sono stati dieci anni di calvario.
Si può morire in un istante per un infarto, un incidente, un infortunio, ma morire a fuoco lento è come morire ogni giorno per anni ed anni consumandosi lentamente, e solo i più forti resistono. Il caso Tortora insegna.
Se si ha la coscienza pulita dobbiamo ripeterci continuamente le parole di Gesù nel Vangelo: continua ad aver fede.
E così facendo compiere un passo dopo l'altro per far capire al mondo le nostre ragioni avendo fede di riuscirci prima che altri riescano ad ucciderti.
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Mai scoraggiarsi se si ha la coscienza pulita
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Addì 27 settembre 2020
In quel tempo, disse Gesù ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna.
Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò.
Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò.
Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L'ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.
E' venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli».
Matteo 21,28-32
Chi dei due ha compiuto la volontà del padre? (27 settembre 2020)
Figli: voglia di libertà
Voi ai vostri figli e noi ai ragazzi in affido abbiamo dato tutto ciò che avevamo in parti uguali. Qualche piccola differenza di trattamento forse l'abbiamo fatta tutti, ma a ciascuno abbiamo donato gli stessi valori e gli stessi principi, eppure uno viene bene, mette su famiglia e diventa un bravo genitore, mentre un altro si perde nella droga, nell'alcool, nelle cattive compagnie. E noi genitori a darci colpe su colpe, a rimuginare sui nostri errori, a fustigarci. Ma una delle cose più importanti che abbiamo dato loro è la possibilità di scegliere. Non li abbiamo obbligati in un senso o in un altro, ma abbiamo mostrato loro le possibili scelte, mettendoli in guardia sul bene e sul male. Sono loro poi a decidere quale indirizzo dare alla propria vita, a chi dar retta, quali principi seguire. Ho visto ragazzi perdersi per poi rialzarsi dopo anni ringraziando per i valori che hanno imparato da noi; altri invece, sempre bravi, servizievoli, educati, pieni di attenzioni scivolano via e non ti sono vicini nemmeno se chiedi il loro aiuto. Non sta a noi giudicare, noi dobbiamo solo amare durante e dopo, ma qualcuno giudicherà e chi, pur inciampando in tanti errori, tornerà sui suoi passi per donare amore, sarà accolto con più benevolenza rispetto a chi volti le spalle e non contraccambi ciò che ha ricevuto donando la propria solidarietà a chi ne abbia bisogno
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E' bello educare i bambini ad avere sani principi
Dateci una mano in questa missione
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Addì 28 settembre 2020
In quel tempo, sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande.
Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse: «Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande».
Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci».
Ma Gesù gli rispose: «Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».
Luca 9,46-50
Chi di essi fosse il più grande (28 settembre 2020)
Cosa vorreste? Milardi di euro o di sorrisi?
Chi è il più grande nel mondo?
Il calciatore che guadagna 79 milioni di euro l'anno?
Il cantante con un miliardo e passa di dollari di patrimonio?
L'uomo più ricco con 102 miliardi di dollari dichiarati?
Resto perplesso: sono loro i più grandi?
Ai miei occhi più grande di loro è Jaquie con i suoi 4 anni e mezzo e tonnellate di simpatia
E' Mustafà con la passione della pesca, disposto a svegliarsi alle cinque e stare quindici ore su un guscio di noce in balia delle correnti
E' Simone uscito dalla droga appigliato a valori e principi imparati da Bambino quando era in affidamento
E' Sara che a otto anni consiglia alla mamma di non uscire e rinuncia alla sua infanzia per tenerle la testa mentre vomita ubriaca
Termino questo mio pensiero con una frase del più povero e del più umile, ma più grande di tutti:
Chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è il più grande
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Il più grande tra noi
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Addì 29 settembre 2020
In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità».
Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico».
Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!».
Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».
Giovanni 1,47-51.
Come mi conosci? (29 settembre 2020)
Piacere io sono
Come sapete il nome di monti e fiumi?
Come conoscete il modo di riparare un motore?
In quale modo avete appreso come risolvere una funzione trigonometrica?
La risposta è ovvia: studiando e mettendo in pratica la teoria imparata sui libri
Meno ovvio è esplicitare il come si conosce una persona
Marco, Sabrina, Sarah, Ginevra, Antonio, Costantino non sono sui libri di testo, il loro carattere non è codificato, i comportamenti non rispondono ad una logica di azione e reazione.
Sono uomini, donne, Ragazzi, Bambini con il loro carattere, problematiche, sbalzi di umore, pensieri, ideologie, principi, errori.
Come si fa a conoscere veramente una persona?
Ritengo sia impossibile
Se pensate di conoscere bene qualcuno interrogatevi se dall'altra parte ci sia almeno una persona che vi conosca benissimo in ogni dettaglio, e la risposta che darete è che non c'è nessuno che vi conosca in maniera perfetta perché a tutti, anche ad una mamma piena di amore, intelligente ed attenta, sfugge spesso il motivo di alcuni comportamenti del figlio.
Ed allora come si fa a giudicare una persona?
Come si fa a puntare contro essa il dito della nostra disapprovazione?
Eppure lo facciamo tantissime volte, pronti a giudicare chiunque per aver arricciato il naso, per una parola detta, per un vestito indossato
Impariamo a conoscere l'altro con la consapevolezza che ci sia sempre qualcosa da scoprire, anche dopo cinquant'anni di convivenza
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Piacere, ci conosciamo?
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Addì 30 settembre 2020
In quel tempo, mentre andavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada».
Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre».
Gesù replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa».
Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
Luca 9,57-62
Ti seguirò dovunque tu vada (30 settembre 2020)
Dove andiamo?
Quando prendiamo una strada, qualunque essa sia, immaginiamo dove possa condurci, ma le variabili della vita sono talmente tante che spesso i nostri sogni si infrangono contro una barriera di dure realtà.
Ragazzi che iniziano l'università con le migliori intenzioni, si ritrovano dopo due anni a non aver dato nemmeno un esame.
Fidanzati che si sposano "finché morte non li separi", sono divorziati dopo pochi anni di convivenza.
L'esultanza per il lavoro finalmente trovato ed il licenziamento dopo breve tempo.
Tutto è aleatorio, nella vita e non c'è nulla di certo
Si possono ponderare rischi e benefici, ma ad un certo punto ci si deve buttare e correre il rischio del fallimento
Così è stato nella mia scelta di vita a favore dei Bambini: ho pensato e ripensato a cosa comportasse lasciare una strada già tracciata per abbracciarne un'altra sconosciuta.
Dopo qualche anno di elucubrazioni mentali, una sera mi sono deciso ed ho abbandonato la carriera per sposare la causa che Dio mi aveva proposto.
Ecco, si, Dio! Perché è questa la differenza tra le scelte: se seguiamo Dio nulla finirà, ed anche quando chiuderemo gli occhi moriremo con la certezza che la nostra strada avrà ancora un percorso da praticare
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Indicami la strada, mi fido di te
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Addì 1 ottobre 2020
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe.
Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.
Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.
Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio».
Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino.
Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città ».
Luca 10,1-12
Io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi (1 ottobre 2020)
Bibbiano docet
Se vi raccontassi che un medico ha lasciato morire una paziente per fare un favore al suo primario che aveva dissapori nei suoi confronti, voi inorridireste.
Se vi raccontassi che un professore ha rovinato un ragazzo bocciandolo continuamente per fare un favore al suo dirigente scolastico che aveva avversione contro i genitori dell'alunno, voi inorridireste.
Se vi raccontassi che una commissione ha taciuto sul materiale scadente usato da un costruttore per avere benfici nella vita dei figli, come assunzioni ed avanzamenti di carriera, voi inorridireste.
Tutto questo accade, così come tante altre cose
Se vi raccontassi che i Servizi Sociali Deviati (SSD) - quindi non tutti, ma poche sono le eccezioni, almeno al centro sud - vadano contro l'interesse e la tutela dei Bambini per favorire la tal cooperativa, per dar seguito alle indicazioni dei politici, per la propria carriera, voi inorridireste.
Ecco, questo è accaduto, questo accade, ma possiamo far divenire questi lupi degli agnellini, ed i modi sono due: con le buone, convincendoli dei loro errori, ma si sa, il lupo perde il pelo, ma non il vizio; oppure con la forza della legge, mettendo servizi e persone dinanzi alle loro responsabilità
Bibbiano docet
Ma come Bibbiano sono molte le realtà che mal si comportano
Cosa direste voi se un comune spendesse due milioni l'anno per l'affido dei Bambini senza aver fatto un bando, scegliendo le comunità ove mandare i Bambini "sulla base di quelle conosciute ed anche per abitudine" come ha dichiarato la responsabile dei servizi sociali, supportata dall'assessore al sociale durante i lavori di una commissione comunale.
Cosa direste se queste comunità fossero tutte lontane dal comune di residenza dei Bambini - 60/80 Bimbi ogni anno - nonostante ci fossero posti liberi in una comunità sul territorio, e nonostante la legge sull'affido, la 184 del 1983 dica espressamente "è consentito l'inserimento del minore in una comunità di tipo familiare (…) che abbia sede preferibilmente nel luogo più vicino a quello in cui stabilmente risiede il nucleo familiare di provenienza"
Con le buone non li abbiamo convinti, vedremo cosa dirà la magistratura
Bibbiano docet
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Servizi Sociali Deviati da estirpare
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Addì 2 ottobre 2020
In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?».
Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.
E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».
Matteo 18,1-5.10
Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli (2 ottobre 2020)
Mario detto "104" e talvolta "105"
Che bello Mario!
Ha un ritardo cognitivo che lo porta alla soglia della maggiore età ad essere uguale nei comportamenti ad un Bambino di cinque.
Non crescerà mai.
Non sarà certo lui a trovare il modo di visitare pianeti oggi irraggiungibili, non scoprirà il rimedio contro il cancro, non vincerà il premio nobel per la matematica.
A volte però mi domando come sarebbe il mondo se fossimo tutti come lui, così come tutti i nostri avi e progenitori.
Sarebbe bello.
Sarebbe semplice.
Non ci sarebbero guerre ma solo qualche bisticcio finito con un bacino sulla guancia.
Andremmo a piedi vestiti di foglie, ma non avremmo inquinamento o tumori.
Non avremmo paura della bomba atomica e non dovremmo assistere a violenze di ogni genere e non saremmo schiavi del dio denaro.
Dio, o la natura se preferite, dandoci un cervello ci ha lasciati liberi di svilupparci, di crescere, di migliorarci e questo è certamente un bene, ma ne abbiamo approfittato andando alla deriva, sviluppando armi di distruzione di massa, lasciando rifiuti nello spazio ed in fondo ai mari, rendendo l'aria irrespirabile.
Oggi sei un grande se hai i soldi, è solo questo che fa la differenza per la stragrande maggioranza delle persone.
Gesù ha detto (anche se non credete sia figlio di Dio le sue parole sono state lasciate anche per voi da quello che potreste comunque considerare come un filosofo illuminato) "Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli".
Il monito è di quelli importanti, palese ai nostri occhi, sempre che vogliamo vederlo: usate il cervello per fare grandi cose, ma alla maniera dei bambini, con la loro semplicità, con la loro capacità di riconoscere il bene dal male e scegliere il bianco piuttosto che il nero.
Un Bambino se vede un altro Bambino soffrire gli va vicino, lo accarezza, lo consola.
Un Bambino se vede un altro Bambino che muore di fame divide la sua merendina con lui.
Un Bambino se vede un altro Bambino che resta indietro lo aspetta e gli tende la mano.
E quando parlo di "Bambini" non intendo i figli di coloro che insegnano alla propria prole l'egoismo, l'opportunismo, il razzismo.
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I Bambini sono semplici e puri
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Addì 3 ottobre 2020
In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».
Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore.
Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare.
Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli».
In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto.
Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare».
E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete.
Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono».
Luca 10,17-24
I settantadue tornarono pieni di gioia (3 ottobre 2020)
La gioia di fare qualcosa per gli altri
"Michele, vai a prendere sei bottiglie d'acqua giù al negozio"
"Ok mamma, vado"
E dentro Michele c'è un bivio che lo fa pensare "Uffa che barba, devo andare a fare questo servizio invece di ascoltare musica" oppure "Che bello, faccio qualcosa di utile per la mia famiglia. La mia mamma fa tante cose per me, così le tolgo un peso"
Nel primo caso tornerà imbronciato e farà dispiacere sua madre.
Nel secondo caso tornerà sorridente e darà gioia alla sua mamma.
Il Signore ci chiede "Vai a scattare qualche foto a quei Bambini così aiuti l'Associazione che li accoglie"
Oppure "Vai ad aiutare quei ragazzi che accolgono Bambini a montare delle scaffalature, li aiuterai a rendere migliore il loro Mercatino"
Quante volte il Signore ci chiama e noi possiamo rispondere si o no. Quando poi rispondiamo "si" possiamo farlo imbronciati come se quello che stessimo facendo fosse un peso insopportabile, oppure potremmo farlo con grande gioia come stessimo facendo la cosa più bella del mondo.
Nel secondo caso il valore aggiunto sarebbe l'allegria e la felicità con tutti nella condivisione, benzina importantissima per ogni motore umano impegnato nel sociale
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La gioia deriva non per ciò che facciamo, ma per cosa lo facciamo
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Addì 4 ottobre 2020
In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò.
Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto.
Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono.
Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio!
Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità.
E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.
Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli? ».
Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri?
Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare.»
Matteo 21,33-43