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  1.  

    Addì 20 luglio 2018

    In quel tempo, Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano.
    Ciò vedendo, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato».
    Ed egli rispose: «Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni?
    Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti?
    O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa?
    Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio.
    Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa.
    Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato».

    Matteo 12,1-8

  2.  

    Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa

    Molti di noi sono scemi

    Esiste l'attrezzo che si chiama "centimetro" e l'attrezzo che si chiama "metro"
    Provate a prendere un metro per misurare la grandezza di un moscerino. Impossibile e, qualcuno dirà, è pure stupido
    Effettivamente è da scemi misurare una cosa tanto piccola con un attrezzo molto più grande.
    E allora molti di noi sono scemi.
    Si, scemi, perché vogliamo misurare i difetti degli altri usando il nostro metodo di grandezza.
    Se vediamo un ragazzo di colore che orina dietro una pianta nella villa pubblica della nostra città, vicino a dove i nostri figli giocano, gridiamo allo scandalo, urliamo "fuori gli immigrati incivili dalle nostre città", qualcuno magari chiama anche la polizia.
    A parte il fatto che permettiamo ai cani di fare pipì ovunque, anche sugli stipiti delle porte di ingresso dei negozi, ma questa è un'altra storia.
    Abbiamo mai pensato alla cultura di questi ragazzi? Da dove vengono, alle loro abitudini? Per loro è normale fare i propri bisogni dietro una pianta e se i bimbi vedono che male c'è, anche loro impareranno come si fa.
    E' ovvio che in occidente questo non dovrebbe essere permesso, ma tra il dire "non si fa, troviamo una soluzione, insegniamo a questi ragazzi le regole della nostra cultura" ed il dire "vattene da casa nostra immigrato di m ... " c'è una bella differenza.
    Nel primo caso si parla di misericordia, nel secondo di giudizio inappellabile

    Ed avete mai visto una persona delinquere? In molti casi è la sua cultura, quella che ha imparato dalla propria famiglia dove rubare, spacciare, truffare sono strumenti normali nella giungla d'asfalto di certi quartieri.
    Ed allora, anziché condannare senza appello, proviamo a spiegar loro la differenza tra onestà e delinquenza. Certo, magari in prigione, ma un cammino di misericordia, non di condanna e giudizio.
    Ma occorre fare di più: bisogna insegnare ai loro cuccioli d'uomo l'alternativa alla strada del delinquere imparata nelle proprie case.
    E' per questo che noi esistiamo.
    Non vogliamo fare assistenzialismo, non vogliamo tappare i buchi, vogliamo educare i Bambini a una vita diversa, onesta, con sani principi e lo facciamo attraverso l'affidamento e il diurno. Ognuno di voi potrebbe prendere un bambino in affido o mettere su insieme a noi un centro diurno nella propria città.
    Camminiamo insieme sulla strada della misericordia e non inoltriamoci da soli, o in gruppi di facinorosi, su quella del giudizio e della condanna.

    Se in bocca avete un sentimento di condanna, reprimetelo e pensate che quella persona è stato un Bambino che IERI nessuno ha voluto aiutare, ma ricordiamoci che i
    delinquenti di domani sono quei Bambini che OGGI nessuno di noi vuole aiutare

  3.  

    Addì 21 luglio 2018

    In quel tempo, i farisei, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo.
    Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti, ordinando loro di non divulgarlo, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: "Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti.
    Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce.
    La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le genti".

    Matteo 12,14-21

  4.  

    Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce.

    Risse ovunque

    La cronaca locale dei vari quotidiani è piena di episodi di risse e alterchi sfociati in violenza. Mille le cause, ma è certo che le persone non sanno dialogare perché non accettano che altri possano avere opinioni diverse. Più volte sono stato insultato, anche pesantemente, perché la nostra associazione Amici della Zizzi si occupa di Bambini di famiglie con problemi. Con il tempo ho imparato a non arrabbiarmi, a cercare comunque il confronto sereno e pacato per far capire all'altro le nostre ragioni. A volte serve, a volte no, ma è certo che gridare non porta mai a nulla di buono.
    Nella Bibbia c'è un brano molto bello di Elia: Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Ed è con questo vento leggero che Dio si manifestò ad Elia.
    È con un fil di voce, pacato e garbato, che anche noi dovremmo rivolgerci agli altri

  5.  

    Addì 22 luglio 2018

    In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.
    Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un pò». Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.
    Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.
    Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.
    Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

    Marco 6,30-34

  6.  

    Era infatti molta la folla che andava e veniva

    Una torre di Babele

    Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, sta costruendo un orologio all'interno di una montagna capace di durare diecimila anni.
    Mi domando il senso di tale assurda stupidità. A parte il fatto di distruggere una montagna, penso che il costo di 42 milioni di dollari poteva essere speso meglio per sfamare ed accogliere migliaia di persone e creare qualcosa per migliorare l'economia di certi paesi in via di sviluppo.
    Oggi tutti noi siamo pronti a dire "se mi avanzassero 42 milioni di euro li userei in beneficenza", ma quanto denaro usate per il vostro superfluo anziché destinarlo a chi vive in miseria?

  7.  

    Addì 23 luglio 2018

    In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?».
    Egli rispose: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.
    Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
    Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono.
    E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete.
    Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani.
    Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono.
    In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!».

    Matteo 13,10-17

  8.  

    Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono

    Boia Deh quanta gente dura c'è!!!

    Un professore di astrofisica entrò in un aula magna a tenere una conferenza.
    In molti volevano capire i misteri dell'universo, ma in pochissimi compresero i concetti che il luminare voleva esprimere.
    Lui se ne accorse e cominciò a raccontare storielle per far capire gli stessi misteri, ma le persone ormai si erano indurite e non volevano ascoltare

    A voi è mai capitato di avere ben presente un concetto, cercare di esprimerlo e non riuscire a farsi capire in nessun modo?
    Quante persone vengono a contatto con la nostra Associazione.
    Accogliamo tutti nello stesso modo, ma sono molti quelli che non vogliono capire concetti banali come "Dare amore ad un Bambino sacrificando un po' di sé stessi" oppure "Essere elastici e pazienti per abitudini di vita diverse al fine di aiutare un Bimbo".
    Che tristezza osservare gente passare e andarsene sdegnosamente senza neanche un saluto perché "La campagna non mi piace", oppure "C'è troppa confusione".
    Tristezza si, ma per loro, duri di cervice e sopratutto di cuore.
    Spiace per loro, spiace vedere che non capiscono e vedono soltanto ciò che vogliono o ciò che gli manca, senza vedere ciò di cui c'è veramente bisogno, non capendo che con un po' di sacrificio potrebbero esserci anche loro a fare la differenza nella vita di un Bambino

  9.  

    Addì 24 luglio 2018

    In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli.
    Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti».
    Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
    Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre».

    Matteo 12,46-50

  10.  

    Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre

    Non siete famiglia

    "Non siete famiglia!"
    Tante volte ce lo siamo sentiti ripetere sui social da persone che non vedono e non conoscono la nostra realtà.
    Chiunque venga invece a trovarci si rende conto che c'è un legame particolare che ci unisce.
    Ci può essere nervoso, tristezza, buonumore o gioia, ma il legame è quello di una famiglia dove ci sopportiamo a vicenda.
    Come in ogni famiglia ci sono momenti facili e momenti difficili, persone con le quali leghiamo di più ed altre con le quali sentiamo meno forte un'alleanza.
    Con mia madre avevo un rapporto totalmente diverso rispetto a mio padre. Con lei c'era una complicità che ci si intendeva con gli occhi e non servivano parole per esprimere rabbia, gioia, frustrazione. Ci capivamo e tutto era chiaro solo guardandoci. Con il mio babbo così non era e si litigava spesso perché ogni cosa era travisata, ma era comunque il mio babbo da rispettare, amare, proteggere ed accudire nei vari momenti della sua vita. Dio mi aveva dato lui, e lui era per me la mia famiglia al pari della mia mamma, dei nonni e degli zii. Ognuno con il suo ruolo, ognuno con il suo rapporto, ognuno con il suo carattere, ma sempre famiglia era.
    Ed oggi le cose non sono cambiate. Non ci sono più un babbo ed una mamma che mi hanno generato, anche se ne restano il profumo e gli insegnamenti, ma ci sono persone che allevano dei Bambini, ci sono genitori, zii, cugini che accudiscono dei figli, perchè i nostri ragazzi per noi sono figli a tutti gli effetti ed insieme facciamo Famiglia

  11.  

    Addì 25 luglio 2018

    In quel tempo si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa.
    Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
    Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo».
    Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio».
    Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere.
    Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti».

    Matteo 20,20-28

  12.  

    Non così dovrà essere tra voi

    Un mondo formato famiglia

    Nel mondo ci sono guerre, attentati, odio razziale.
    Anche nella nostra società vediamo scontri tra persone, odio e rancore, insofferenza verso il diverso.
    Nelle nostre famiglie invece si perdona il figlio che compie un gesto negativo, si amano il padre e la madre anche se lontani dal nostro modo di pensare più moderno.
    Che bello sarebbe se considerassimo la nostra società al pari di una famiglia
    Che bello sarebbe se tutti noi vedessimo il mondo intero come una grande immensa e meravigliosa famiglia
    Saremmo in grado di perdonare chi sbaglia insegnandogli con amore quale sia la strada giusta da percorrere, ed il diverso non sarebbe qualcuno da respingere, ma qualcuno che possa aiutarci a capire la realtà da un altro punto di vista

  13.  

    Addì 26 luglio 2018

    In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?».
    Egli rispose: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.
    Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
    Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono.
    E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete.
    Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani.
    Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono.
    In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!».

    Matteo 13,10-17

  14.  

    Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano

    Alleniamoci con i Bambini

    Quando qualcuno ci parla, ci racconta un fatto della sua vita, un episodio appena accaduto, un sogno, noi cosa capiamo?
    Sentiamo il raccontino, la favoletta e annuiamo, oppure ascoltiamo quello che ci viene detto fra le righe?
    Talvolta un racconto è l'espressione dell'anima che vuole dire qualcosa che il cervello non ha il coraggio o la forza di dire.
    Gesù parlava in parabole affinché chiunque potesse capire, e dietro ogni "favoletta" c'erano importanti principi cui attingere per riflettere, crescere, conoscere il prossimo e la vita.
    E' forte stare con i Bambini, è un allenamento continuo perché con disegni o raccontini vogliono dire qualcosa che non riescono a tirare fuori per vergogna, paura, oppure per incapacità ad elabaorala ed esprimerla. Stare con i Bambini è capire ogni momento cosa si cela dietro una risatina, un muso lungo, una frase o una parola avulse dal contesto.
    Allenarsi con loro è aiutarli ed aiutare noi stessi a capire le persone e, perché no, un po' di più anche noi stessi

  15.  

    Addì 27 luglio 2018

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli : «Voi dunque intendete la parabola del seminatore.
    Tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada.
    Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato.
    Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto.
    Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta».

    Matteo 13,18-23

  16.  

    Voi dunque intendete la parabola del seminatore

    Siamo tutti contadini

    Grandi i contadini!!!
    Sono loro che alimentavano il mondo.
    Con la loro fatica, spezzandosi le ossa, andando a letto all'imbrunire e svegliandosi all'alba, rassodando la dura terra con una vanga, hanno sfamato milioni di persone.
    Sacca a tracollo gettavano i loro semi nella terra buona appena vangata e sapevano che sarebbe nata una piantina.
    Irrigavano con parsimonia, ah l'acqua, che bene prezioso!
    Ma quando piove cosa accade? Vengono bagnati solo i solchi arati? O piuttosto tutto il campo, compresi i cigli e i luoghi impenetrabili pieni di rovi o quelli con la roccia più dura?
    E quando il vento porta i suoi semi nell'etere, li distribuisce solo dove vede un buon terreno?
    Vi è mai capitato di vedere, magari in qualche film di avventura, una casa, un tempio nella giungla? E' avvolto e semidistrutto dalla vegetazione.
    Così dobbiamo fare noi: spargerere le nostre parole, i nostri consigli su chiunque. Su chi abbia la testa per capire, così come su colui che ha il cervello più duro; su quelli che ascoltano, così come su coloro che sembrano impenetrabili.
    Così fa Dio: distribuisce il suo amore ed i suoi insegnamenti su tutti noi, perché la speranza non muore mai.
    Il buon seminatore è colui che felicemente e generosamente sparge il suo seme ovunque.
    Le nostre riunioni serali, da tempo ormai immemorabile, sono per tutti: per chi crede, per chi è ateo o di altra religione, per chi è distratto, per chi è piccolo, per chi ha un ritardo. Non spetta a noi decidere, scegliere chi debba ricevere un buon seme, noi siamo solamente chiamati a seminare.

  17.  

    Addì 28 luglio 2018

    In quel tempo, Gesù espose alla folla una parola: «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo.
    Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò.
    Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.
    Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?
    Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?
    No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.
    Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio».

    Matteo 13,24-30

  18.  

    Venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò

    Nu' piezzo e' cuorè

    Come la pioggia scende dal cielo e bagna tutti, noi da sempre abbiamo dato il nostro amore, i valori ed i principi a tutti i nostri bimbi.
    A Yuri, figlio di un rapinatore e già a dodici anni nella banda del padre a commettere furti.
    A Giada e Guya, figlie di uno spacciatore e già "femmine di mafia" sin da piccole.
    A Giovanni, che ha vissuto per la strada ed ha visto di tutto.
    A Michela, con una mamma che faceva il mestiere più antico del mondo, e lei leggerina e svampita facile preda già a dieci anni
    A Ileana e Marquerida, arrivate dalla Macedonia a cinque e sette anni con un passato di sfruttamento ed una mamma che faceva la vita in Italia.
    A Jemal, fuggito da un paese dell'Africa dove un dittatore ti obbliga a fare servizio militare uccidendo i nemici dai sedici ai sessant'anni.
    A Nala, sradicata dalla sua terra e finita in ospedale ad opera del padre e della madre convinti che picchiare a sangue sia educativo.
    Ognuno di loro è un pezzetto della nostra storia, una cellula del nostro corpo, un ricordo indelebile nel nostro cuore.
    A ognuno di loro abbiamo dato le stesse opportunità.
    Ma non tutti si sono salvati.
    Alcuni sono diventati grandi, hanno studiato, messo su famiglia, apprezzati sul lavoro per le loro doti umane.
    Altri sono finiti in prigione, a spacciare, coinvolti in risse ogni sera, ubriachi o drogati sotto un ponte
    Siamo uomini e donne, e come tali capaci di fare cose buone e cattive, e sicuramente abbiamo i nostri limiti e le nostre colpe, ma se un ragazzo che ha ricevuto tanto si perde è un po' colpa sua perché davanti ad un bivio ha scelto la strada sbagliata o quella del non fare.
    Le nostre case sono un po' come un campo di grano, in mezzo al quale cresce anche la zizzania. I Bambini crescono e ascoltano voci buone e voci cattive per poi scegliere da quale parte stare.

  19.  

    Addì 29 luglio 2018

    In quel tempo, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.
    Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.
    Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
    Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».
    Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.
    Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
    Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?».
    Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.
    Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.
    E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto».
    Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
    Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!».
    Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

    Giovanni 6,1-15

  20.  

    Fateli sedere

    Take Away

    Nemmeno il tempo di mettersi a tavola ed il pranzo è già finito.
    Aprono ovunque locali dove mangiare veloci.
    Anche i bar, dove si consumava un caffè nei dieci minuti di pausa dal lavoro, si sono attrezzati con insalatone da consumarsi al banco, appoggiati ad uno sgabello con la faccia rivolta alla parete di linoleum.
    Eppure a tavola si sono discusse le sorti di paesi e famiglie. A tavola si è scherzato, riso, discusso. A tavola c'era il tempo di raccontare guardandosi negli occhi, di riprendere fiato, di capirsi.
    Mangiare è importante, ma vi siete mai domandati perché il buon Dio (o la natura se preferite) in tutta la sua perfezione ci ha "costruiti" con questa necessità?
    Tre volte al giorno il nostro organismo ci chiede di mangiare, ma non per diventare grassi, ma forse proprio per "metterci a sedere" e dialogare guardando l'anima dell'altro.
    E' un po' come visitare una città andando a piedi o in bicicletta, oppure in taxi o con gli autobus scoperti.
    Nel primo caso ci soffermiamo nei punti che ci piacciono, nel secondo dobbiamo fare tutto di rincorsa non assaporando nulla di ciò che vediamo.
    La nostra vita non deve essere "Take Away", ma "Slow Food"
    Anche nel brano del Vangelo dove Gesù fece la moltiplicazione dei pani disse "Fateli sedere", come a dire "Al mangiare ci penso io, provvedo io alle cose materiali, ma voi predisponetevi all'ascolto e al dialogo con calma e tranquillità"

  21.  

    Addì 30 luglio 2018

    In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola: «Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo.
    Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami».
    Un'altra parabola disse loro: «Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti».
    Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: "Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo".

    Matteo 13,31-35

  22.  

    Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa

    La differenza tra il possibile e l'impossibile è il provarci

    Una volta un tizio mi disse "Non devi aiutare questi bimbi, tanto loro sono già persi"
    Un finanziere che stava facendo una verifica sulla nostra Associazione disse "Avete speso soldi per aiutare una manciata di Bambini"

    Ritengo che non ci sia mai un'azione troppo piccola o inutile.
    Ogni nostra parola, pensiero, insegnamento è una cosa piccolissima, ma essa darà frutto, anche se non ci è dato saperlo.
    Pensate ad un seme spinto dal vento, prima o poi farà nascere un filo d'erba, una pianta, un albero secolare.
    Pensate al lievito, ne basta un pizzicotto per dare origine a qualche chilo di pane.

    Madre Teresa diceva "Siamo una goccia in mezzo al mare, ma senza quella goccia l'Oceano sarebbe più povero".
    Sulle nostre magliette abbiamo scritto che "La differenza tra il possibile e l'impossibile è il provarci". E non c'è giorno che con rinnovato impegno cerchiamo di dare qualcosa ai nostri Bimbi.

    Seguiamo la natura donataci da Dio come esempio per le nostre vite e non scoraggiamoci mai di piantare un semino che, per quanto possa essere piccolissimo, darà vita e forza a qualcuno.

  23.  

    Addì 31 luglio 2018

    Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
    Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo.
    Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli.
    Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.
    Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti.
    Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!».

    Matteo 13,36-43

  24.  

    Spiegaci la parabola della zizzania nel campo

    Riunione Serale

    C'è un momento nella giornata che ha il sapore delle cose meravigliose.
    E' il momento della riunione serale.
    Ci sono dei giorni in cui siamo nervosi, altri in cui siamo stanchi, altri ancora arrabbiati per le troppe marachelle dei Bimbi, ma non salta un giorno (o quasi) in cui non si faccia la nostra "Riunione Serale", coinvolgendo tutti: ospiti, volontari, bambini piccoli, ragazzi grandi, atei, credenti o religiosi che varcano la nostra soglia onorandoci di condividere con noi tavola e famiglia. Ed il nostro essere famiglia, il nostro distinguerci è la "Riunione Serale"
    Di cosa parliamo? Di tutto. I ragazzi più grandi preparano un argomento di cui desiderano parlare, è poi compito nostro indirizzarli su valori e principi, scelte di vita importanti, rimproveri fatti con amore a sottolineare la nostra funzione educativa.
    Ma prima di tutto è un momento di "Spiegazione", un po' come i nostri nonni ci raccontavano di quando, seduti attorno al fuoco, ascoltavano i racconti dei loro nonni e genitori, talvolta distrattamente, talvolta con maggior interesse, ma sempre ricreando il "focolare domestico"
    Sedetevi una volta al giorno con tutta la famiglia e spiegate, ed ascoltate, ed interagite. Un giorno riderete, un giorno piangerete commossi, un altro giorno sbufferete, ma non rinunciate a "spiegare" ai vostri figli la vita cercando di capire, e correggere laddove necessario, il loro punto di vista su ogni argomento

  25.  

    Addì 1 agosto 2018

    In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
    Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».

    Matteo 13,44-46

  26.  

    Va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo

    Pazzi Scatenati

    Quando vediamo che una persona, a volte capita di sentirne parlare al telegiornale, ha dato via tutta la sua vita passata per abbracciare una causa i commenti sono "E' un pazzo cretino" - "E' un santo di quelli che ce n'è uno ogni morte di Papa" - "Chissà cosa ci guadagna" e tanti altri ancora

    Primo: di gente così ce n'è tantissima, solo che se non fa notizia perché "famoso" nessuno li illumina con i riflettori della ribalta.
    Secondo: Non è un pazzo, ma semplicemente uno che ha capito quale sia il vero scopo della vita
    Terzo: I santi sono in Paradiso, qui abbiamo solo uomini e donne capaci di grandi cose, e tutti noi possiamo fare quello che fanno loro
    Quarto: Il guadagno è certo, ma non ha gli stessi parametri di un bilancio aziendale

    Chi sono questi "Pazzi"?

    Sono i Genitori. Pensate a queste persone che con amore dedicano la loro vita ai figli, ai bambini che stanno crescendo e che tanto fanno tribolare, specie nel periodo dell'adolescenza. Anche questo è rinunciare, pieni di gioia, alla propria vita passata.
    Sono i Volontari. Senza di loro chi soffre starebbe peggio, ed alleviare una sofferenza, donare un bicchier d'acqua è già sottrarre tempo alla propria famiglia, ai propri interessi.

  27.  

    Addì 2 agosto 2018

    In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.
    Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.
    Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
    Avete capito tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì».
    Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
    Terminate queste parabole, Gesù partì di là

    Matteo 13,47-53

  28.  

    Una rete gettata nel mare

    Io non sapevo

    L'idea delle reti da pesca porta la nostra mente alla cattura, all'uccisione, ma essere pescatori di uomini significa mostrare a tutti cosa facciamo e attrarre a noi le persone, non con scopo cattivo, ma per dar loro la possibilità di comprendere un mondo sconosciuto ai più.
    Fino a 21 anni ho partecipato attivamente alla vita parrocchiale, ma quando Olimpia mi mostrò la povertà e le condizioni in cui vivevano tanti Bambini non volevo credere ai miei occhi: mai avrei pensato potessero esistere certe realtà nel nostro paese.
    Eppure ho visto Bambine date in prostituzione agli "amici" di famiglia, piccoli cuccioli di cinque anni portati a spacciare droga e lasciati senza mangiare. Ho visto bimbi giustificare il padre che li aveva fatto roteare sbattendo addosso ai mobili, piccolini lasciati soli in casa in mezzo agli escrementi e ai topi. Ho visto Bambini a due anni e mezzo portati in discoteca dove la mamma si prostituiva, picchiati perché non dessero fastidio, denutriti perché il sussidio doveva servire per ubriacarsi. Ho visto padri organizzare bande di piccoli rapinatori non imputabili, mamme dormire in furgoni con i figli per non lasciare il proprio compagno spacciatore.
    Ho visto tanto squallore e dolore negli occhi di tanti piccoli, e da subito ho avuto il forte desiderio, oltre che di rimboccarmi le maniche e fare qualcosa di concreto in prima persona, di mostrare questa realtà a più persone possibili affinché un domani nessuno possa dire "Io non sapevo"

  29.  

    Addì 3 agosto 2018

    In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli?
    Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?
    E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?».
    E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua».
    E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.

    Matteo 13,54-58

  30.  

    Non è egli forse il figlio del carpentiere?

    Ai margini della strada

    C'è chi ritiene che Gesù sia figlio di Dio, c'è chi invece pensi sia stato un buon dialogatore, un curatore, un mago.
    Al di là delle convinzioni personali una cosa è certa: è stato uomo di umili origini, figlio di un carpentiere, nato in una mangiatoia, spesso non voluto sul territorio dove posava il piede, deriso, flagellato, ucciso

    Vi ricorda qualcuno?

    Immigrati: non voluti, lasciati affogare, derisi, oggetto di minacce e sassate
    Bambini di famiglie difficili: non accolti, lasciati al loro destino di miseria, abbandono, maltrattamenti, abusi
    Senza tetto: ai margini della strada guardati dai più con occhi di disprezzo, talvolta bruciati vivi
    Anziani: depositati in strutture dove si lasciano morire per mancanza di affetto

    Gesù era figlio di un carpentiere ed ha oggi miliardi di seguaci
    Magari un Bambino, un immigrato, un barbone, un anziano hanno tante cose da dire, tanto da donare.
    Accogliamoli ed avremo un mondo migliore

  31.  

    Addì 4 agosto 2018

    In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù.
    Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui».
    Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello.
    Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla!».
    Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta.
    Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode
    che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato.
    Ed essa, istigata dalla madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
    Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data e mandò a decapitare Giovanni nel carcere.
    La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre.
    I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù.

    Matteo 14,1-12

  32.  

    Mandò a decapitare Giovanni

    Giovanni: occhi tristi pieni di luce

    Non c'è pubblicità che non faccia vedere la perfezione: famiglie perfette, figli perfetti, mamme perfette.
    Io la perfezione su questa terra non l'ho mai vista.
    Anche la mia mamma Zizzi, la persona migliore che abbia mai incontrato nella mia vita, ottima persona a detta di tutti, era piena di difetti, piccoli o piccolissimi, ma certamente assai lontana dalla perfezione. Era lei stessa a ricordarmelo più volte.

    Giovanni, nove anni, viveva in casa con le sue due sorelline di quattro anni e dodici mesi. La mamma dipendente da un uomo che la sfruttava e la picchiava, ogni tanto fuggiva portandosi dietro i figli, ma poi sempre tornava da lui a farsi picchiare nuovamente. Gli occhi di Giovanni erano pieni di tristezza, ma anche di gioia repressa e bastava una carezza, uno scherzo, un po' di considerazione per accenderli con una luce da far invidia al sole. Stava attento a non parlare per non dire cose "proibite", per non dire cosa accadesse in casa, un po' perché la madre gli intimava il silenzio, un po' per paura delle botte.
    Come è finita vi chiederete. Una buona comunicazione vorrebbe che vi dicessi che i bambini sono stati tolti a quella famiglia, che hanno trovato un focolare domestico dove tutto è rose e fiori, che i bimbi sono cresciuti sani, forti, belli, studiosi. Ma la vita è altra cosa.

  33.  

    Addì 5 agosto 2018

    Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù.
    Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
    Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.
    Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
    Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?».
    Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato».
    Allora gli dissero: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?
    I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo».
    Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
    Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
    Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.»

    Giovanni 6,24-35

  34.  

    Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete

    Avete perso pur avendo vinto

    Desideriamo costantemente cose materiali: cibo, considerazione, approvazione, visibilità, potere.
    Alcune cose sono giuste, altre no, ma si deve vedere quale sia il prezzo per averle.
    Uccidereste per mangiare? Si chiama sopravvivenza, quindi forse si, ma dopo esservi cibati cosa rimarrebbe in voi? L'aver ucciso un altro essere umano per i propri bisogni che, fra l'altro, dopo poco si ripresenteranno.
    Rovinereste una persona per la vostra scalata al potere? Forse si, ma una volta seduti sull'Olimpo non vi importerebbe nulla dei tanti operai rimasti senza lavoro, del dirigente suicidatosi, della moglie persa in battaglia?
    E se per avere maggiore considerazione decideste di rinunciare ad un grande amore, non resterebbe nel vostro cuore un vuoto incolmabile?

    Avete una famiglia, una casa, un lavoro, una certa serenità.
    Il vostro sogno è comprarvi una villa meravigliosa che avete visto e di cui vi siete innamorati.
    Cercate un altro lavoro, e magari un terzo nei fine settimana. Vi impegnate fino allo spasimo per guadagnare più soldi, ma siete più stanchi, più nervosi, meno tempo da dedicare alla famiglia.
    Arriva un giorno che avrete il denaro per comprare il vostro sogno, ma girandovi indietro vi accorgerete che i vostri figli sono cresciuti, sconosciuti ai vostri occhi, e vostra moglie è rimasta indietro. Avete la vostra bella villa, ma siete soli, ed allora pur avendo vinto avrete perso.

    I bisogni materiali ci sono, si avvertono, devono essere appagati, ma non ad ogni costo perché il prezzo che dobbiamo pagare a volte è spropositato rispetto al beneficio che ne ricaviamo. Se si ama una persona non si dovrebbe mai rinunciare a quell'amore, per quanto difficile sia portarlo avanti nella quotidianità

  35.  

    Addì 6 agosto 2018

    In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.
    E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù.
    Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!».
    Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento.
    Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!».
    E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro.
    Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti.
    Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti.

    Marco 9,2-10

  36.  

    Non c'è cambiamento di vita che possa arrivare senza passare attraverso la sofferenza (brano del 6 Agosto 2012)

    Le Sue vesti divennero splendenti, bianchissime

    La trasfigurazione nel Vangelo è anticipazione della Resurrezione.
    Una bella frase di Karen Blixen dice "La vita e la morte sono due scrigni serrati, ognuno dei quali contiene la chiave dell'altro".
    Non c'è resurrezione che non comporti la sofferenza della morte.
    Non c'è cambiamento di vita che possa arrivare senza passare attraverso la sofferenza.
    Qualunque cosa abbiamo fatto di cattivo, rubare, rapinare, drogarsi, uccidere possiamo giungere ad un punto della nostra vita in cui gridare "Adesso Basta". Cambiare si può, anche il più incallito dei delinquenti può decidere di "risorgere" a nuova vita e lavare le proprie vesti, ma la "pulizia" non è cosa facile, richiede sacrificio, dolore, sofferenza e soltanto chi veramente lo desidera riuscirà a dare una svolta diversa alla propria esistenza.
    Quando i ragazzi arrivano da noi hanno spesso atteggiamenti aggressivi o di sfida, sono arrabbiati con il mondo, furbini che pensano di poter fare quello che vogliono, arroganti, presuntuosi, prepotenti, specie i più grandi che hanno vissuto brutte situazioni nel loro passato.
    Il nostro compito è quello non tanto di cambiare loro la vita, ma di dar loro il giusto stimolo per desiderare un cambiamento. Far vedere come sia bello avere una buona reputazione, le vesti lavate, alla quale possono arrivare tutti, anche coloro che si sono macchiati di reati, che hanno fatto del male al prossimo per un interesse personale.
    Spesso ci dicono, con nostro grande orgoglio, che i nostri ragazzi sono bravissimi, educati, rispettosi, affettuosi, ed è vero. Meno spesso, ma accade, ci criticano se li brontoliamo, se diamo loro una punizione. Pensate di avere dei vestiti sporchi. Quello che avrà addosso un po' di polvere andrà lavato a 30 gradi, una macchiolina di caffè comporterà un lavaggio a 60 gradi, ma quando il vestito è completamente sporco di fango e di ogni altra macchia andrà lavato a 90 gradi. Infine, una volta pulito e reso splendente, dovrà essere rimesso in lavatrice appena si sporcherà. Così è con i ragazzi, ogni macchia va tolta e l'intensità di una brontolata dipende da quanto è sporca la veste che indossa. Quello che non possiamo fare è obbligarli a togliersi i vestiti e metterli in lavatrice. Se vogliono stare con gli abiti sporchi addosso, purtroppo, non possiamo fare nulla. Quel che possiamo fare è convincerli che indossare il vestito pulito sia la cosa migliore perché le persone si allontanano da chi è sporco e puzza, mentre si avvicinano con piacere e con gioia a chi è pulito e profumato. Certo è che per togliersi i vestiti che si sono "incollati" addosso ci vuole un'azione di forza, un sacrificio che ognuno di noi è chiamato a fare quando vuole spogliarsi dei propri difetti, delle cattive abitudini, delle brutte azioni. Non solo è difficile e doloroso, ma ci si vergogna perché mettiamo a nudo la nostra personalità, eliminiamo le nostre difese contro il mondo e dobbiamo fidarci di chi ci guida. Non è facile e provoca sofferenza, ma così come è bello farsi una bella doccia e mettersi i vestiti puliti, è altrettanto bello far morire la parte sporca di noi per far risorgere la nostra anima a nuova vita.

  37.  

    Addì 7 agosto 2018

    [Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, mentre egli avrebbe congedato la folla.
    Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.
    La barca intanto distava gia qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario.
    Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare.
    I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: «E' un fantasma» e si misero a gridare dalla paura.
    Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura».
    Pietro gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque».
    Ed egli disse: «Vieni!». Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù.
    Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!».
    E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
    Appena saliti sulla barca, il vento cessò.
    Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!».
    Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret.
    E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati, e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.

    Matteo 14,22-36

  38.  

    Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva

    Un vento forte ha scoperchiato la nostra casa (brano del 2/8/2016)

    Se accendiamo la televisione o ascoltiamo il giornale radio sentiamo che migliaia di persone compiono esodi di massa per andare in ferie. Meraviglioso, giustissimo, persino necessario. Si spendono soldi, si affrontano avversità, si rischiano incidenti. Tutto per raggiungere la meta agognata. Tutto per raggiungere il meraviglioso posto di vacanza sognato per lungo tempo, quel posto che i depliant turistici ci hanno fatto apparire come un paradiso. Tendiamo persino a idealizzare, spesso frastornati dalle bellissime immagini che ci arrivano da internet, un luogo perfetto, dove non ci possa accadere nulla di male. Ma una vacanza perfetta non esiste. Ci scontriamo con il cameriere maleducato, con le note scritte in piccolo, con le incomprensioni, talvolta truffaldine, con gli operatori di viaggio o gli albergatori, con il rumore tutta la notte che ci impedisce di dormire. Abbiamo a che fare con prezzi troppo elevati, camere sporche, spiagge esageratamente affollate, gente maleducata. Ma se avete la fortuna che nulla di tutto questo vi sia toccato in sorte, certamente non potrete evitare di avere a che fare con voi stessi. Non esiste che non vi portiate qualche pensiero o apprensione dietro. Un papà o una mamma soli a casa, un parente morente, un figlio in vacanza per la prima volta per suo conto in un paese straniero, il lavoro che non va come dovrebbe, le incomprensioni tra moglie e marito. Un vento forte che ci impedisce di goderci in pieno la vacanza.
    Così è nella nostra vita. Tante le avversità che ci impediscono di raggiungere “l’altra riva”, di raggiungere il sogno di un’esistenza felice e senza scossoni.
    Come è pura illusione pensare alla “vacanza perfetta”, così è mera chimera immaginarsi una “vita perfetta”.
    Quando siete in ferie vi è mai capitato di desiderare ardentemente di rientrare a casa? In vacanza si sta bene, tutti i giorni a mangiare fuori, il dolce far nulla, tanta gente intorno piena di falsi sorrisi. Una realtà dolcificata. Ma troppo zucchero poi stucca e il rientro alle proprie abitudini, alla regolarità è spesso visto come una gioia.
    Ecco, questa è la vita: una vacanza piena di imprevisti. Per qualcuno sarà una vacanza abbastanza bella e tranquilla, per altri una vita piena di stenti, ma per nessuno sarà un mare piatto da attraversare senza fatica. Il vento contrario si alza per tutti noi cercando di impedirci di approdare all’altra riva. Per coloro che hanno fede il ritorno a casa è il ritorno da dove siamo partiti, il ritorno alla Casa del Padre, ma per coloro che non credono è comunque la fine di un viaggio e l’incertezza di cosa troveranno alla fine della “vacanza”, alla fine della propria vita.
    Per tutti, credenti e non credenti, c’è l’obbligo di camminare. Nessuno di noi nasce, si mette a letto e aspetta di morire. Come potrebbe “esistere”? Ed ecco che tutti ci incamminiamo verso l’altra riva, verso la relazione con il prossimo, ma incontriamo un vento forte e contrario perché è difficile amare l’immigrato che viene nel nostro paese, è difficile amare il bambino caratteriale, è difficile amare il diverso, è difficile amare chi ha toccato il fondo, è difficile amare il carcerato, è difficile amare il malato terminale, è difficile amare l’anziano che ha perso il cervello.
    Ma quando spira il vento, quando qualcuno ci chiede aiuto, possiamo nasconderci dentro le nostre case, rintanarci nel nostro perbenismo, nelle nostre abitudini e far finta che il vento non soffi. Ma fuori casa il vento spira sempre più forte e sono sempre di più le persone che hanno bisogno di noi. Com’è difficile andare verso il prossimo. Difficile ma necessario per raggiungere l’altra riva, per raggiungere una situazione di vacanza dove stare in pace, per raggiungere il Paradiso e la vita eterna.

  39.  

    Addì 8 agosto 2018

    In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne.
    Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio».
    Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro».
    Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele».
    Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!».
    Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini».
    «E' vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
    Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita.

    Matteo 15,21-28

  40.  

    Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri

    Esauditi

    Quando la mia mamma stava male ho chiesto al Signore che non la facesse morire. L'ho chiesto con grande insistenza.
    Poi è tornata a Dio ed ho capito con il tempo che la sua morte aveva portato grande frutto dentro me, e benefici per tanti Bambini.
    In certi casi sono in molti a pensare che Dio non ascolti le nostre preghiere, io invece penso che le ascolti.
    La mia mamma infatti non è morta, ma è viva dentro ogni Bimbo che il Signore ci ha inviato, è viva nelle parole e negli insegnamenti che possiamo trasmettere ai nostri Bambini, è viva perché il suo spirito non ci ha mai abbandonato

    Quando muore una persona cerchiamo sempre un motivo alla sua morte, invece dovremmo solo osservare ciò che accade dopo

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    La vita e la morte sono due scrigni serrati, ognuno dei quali contiene la chiave dell'altro (Karen Blixen)

  41.  

    Addì 9 agosto 2018

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: "Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.
    Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi.
    Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.
    A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!
    Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.
    E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono.
    Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.
    Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.
    Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici!
    Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.
    Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora."

    Matteo 25,1-13

  42.  

    No, che non abbia a mancare per noi e per voi

    In ginocchio per la strada (brano del 28 agosto 2015)

    Quando vedo per la strada ragazzi giovani in ginocchio chiedere l’elemosina mi viene da pensare che non abbiano bisogno di soldi per mangiare ma per altro. Un giorno mi fermai da uno di loro per dirgli di venire a casa nostra in campagna garantendogli da mangiare, un letto pulito e vestiti in cambio di aiuto nel taglio dell’erba e di altri lavoretti. Mi ha detto che non era interessato perché con l’elemosina guadagnava di più. Guadagnare? Ed io che pensavo avesse bisogno di sfamarsi. Quando qualcuno chiede aiuto non si può fare una cernita, non si può giudicare, ma in certi casi è importante distinguere perché se da un lato sono disposto a privarmi del cibo per darne a chi non ne abbia, ma parimenti non voglio ingrassare le tasche di altri. Nella vita bisogna lottare, non stare in ginocchio in mezzo ad una strada a supplicare il prossimo con occhi languidi. Gli attori stanno bene in teatro, per le strade ci devono stare coloro che combattono ogni giorno per proteggere la propria famiglia e dare ai figli un futuro migliore.
    --------------------------------------
    Aiutateci a dare un futuro migliore a tanti bambini

  43.  

    Addì 10 agosto 2018

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
    Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna.
    Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà."

    Giovanni 12,24-26

  44.  

    Se invece muore, produce molto frutto

    Uno vale uno? No, molto di più

    La natura ci insegna quale sia il modo migliore per vivere.
    Una delle cose che da sempre mi meraviglia è come la morte di uno sia vita per tanti.
    Quando nelle società, nelle assemblee si dice che uno vale uno è già sminuire la natura umana.
    Uno vale mille, vale centomila.
    Pensate ad UN seme: la sua morte fa nascere un albero che porterà a milioni di semi, a milioni di frutti.
    Pensate ad UN animale che muore nella savana: darà cibo e sussistenza a una decina di altri animali.
    Pensate ad UNO di noi che dedichi la propria vita agli altri: darà opportunità e serenità a centinaia, migliaia di persone.

    Non vi sentite parte di questo mondo?
    Se si: morite per gli altri

  45.  

    Addì 11 agosto 2018

    In quel tempo, si avvicinò a Gesù un uomo che, gettatosi in ginocchio, gli disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell'acqua; l'ho gia portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo».
    E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui».
    E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito.
    Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?».
    Ed egli rispose: «Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile».

    Matteo 17,14-20

  46.  

    Niente vi sarà impossibile

    Perché noi non abbiamo potuto … ? (brano dell’ 11/8/2012)

    Dico sempre ai miei ragazzi che la differenza tra il possibile e l’impossibile è il provarci. Non certo il tentare tanto per fare, quanto metterci la convinzione e la consapevolezza di riuscire a conseguire un risultato. La Fede fornisce una marcia in più, una certezza di avere dalla nostra parte Dio come alleato.
    Tante volte abbiamo accolto ragazzi difficili, adolescenti che nessuno voleva perché troppo difficili da gestire, con un comportamento fortemente oppositorio, aggressivi, arrabbiati con il mondo. Parto sempre dall’idea che un ragazzo non è mai cattivo, ma porta in sé il germe della cattiveria perché subita. Arriva un momento della sua vita in cui deve scegliere se proseguire sulla strada della prepotenza, del non rispetto degli altri, delle regole e dei principi, oppure cambiare rotta e incamminarsi sul difficile sentiero che porta in salita ad aprire il cuore agli altri sia per amare che per farsi amare.
    E’ difficile a volte gestire gli scatti d’ira dei ragazzi, andare oltre le loro minacce, cercare il dialogo anche quando sono arrabbiati e si tappano le orecchie per non ascoltare, star loro vicino quando si mettono nei guai, consigliarli al meglio quando pensano che il mondo sia ai loro piedi e che sia giusto afferrare ogni cosa capito loro a tiro. Si, è difficile, ma non è impossibile e se un ragazzo ha bussato alla tua porta, significa che il Signore sa che tu puoi farcela. Si può non credere nelle istituzioni, nell’uomo, nella solidarietà di amici e parenti, ma non si può non credere all’amore di Dio per i Suoi figli, sarebbe come negare l’esistenza del mondo costruito attorno all’uomo. Questo amore del Signore per noi e per i ragazzi che siamo chiamati ad aiutare si trasforma in aiuto, in forza, in coraggio.
    Quella che in molti hanno scambiato sin dall’inizio della mia scelta di vita come incoscienza, come l’atto di un ragazzo affranto dal dolore in cerca di un placebo per sostituire quell’amore che gli era venuto a mancare d’improvviso, era Fede, Amore per Dio che in qualche modo mi stava chiamando. Se non avessi avuto Fede non avrei aiutato nemmeno un bambino perché è questa che ti da il coraggio di buttarti senza paracadute, di imbarcarti in viaggi su navi sgangherate mentre tutti gridano dal molo di non partire. Incurante delle tempeste che ho dovuto affrontare ho combattuto, non certo da solo, le mie battaglie avendo per alleato Gesù con i Suoi consigli, i Suoi valori. Non sempre ho vinto, ma spesso una sconfitta è una grande vittoria perché ti fornisce le armi per battaglie più impegnative ed importanti.
    Quante persone sento dire “Io non ce la farei mai a fare quello che hai fatto tu”. Quanti però tra questi ci hanno provato? Pensate che io sia diverso da voi? Che abbia una marcia in più? Io che ho arrancato per studiare, per conquistare una ragazza, per fare sport mentre in tanti mi superavano in bravura, astuzia, fisicità, valori e principi? Io non sono più bravo di nessuno, anzi semmai è vero il contrario, ma una cosa mi contraddistingue: non ho mai paura di tentare. Ho sbagliato tantissime volte, ma ho sempre fatto tesoro dei miei errori e delle critiche da parte degli altri ed ho cercato di sbagliare sempre meno, mosso sempre dalla voglia di farcela, dal desiderio di andare avanti per salvare la vita ad un bambino. E non ci sono mai riuscito. Ha fatto tutto il Signore, ci ha dato gli strumenti per arrivare ai loro cuori, le parole giuste da dire nelle varie circostanze, persino le cose materiali piovute dal cielo.
    Ognuno di noi può fare la differenza nella vita di chi soffre, anziano, bambino, malato, carcerato, drogato, diversamente abile, basta crederci. Basta dire “Si, lo voglio. Voglio aiutare una persona, un bambino, ad avere una vita migliore”.
    Se ci siamo riusciti noi dal nulla, noi che avevamo 21 e 17 anni, noi che siamo gli ultimi per intelligenza, per scaltrezza, per bontà, a maggior ragione potete riuscirci voi.
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    Fate la differenza, credeteci. Aiutateci ad aiutare

  47.  

    Addì 12 agosto 2018

    In quel tempo, i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo».
    E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?».
    Gesù rispose: «Non mormorate tra di voi.
    Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
    Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
    Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.
    In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
    Io sono il pane della vita.
    I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
    Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

    Giovanni 6,41-51

  48.  

    Io sono il pane della vita

    Un momento di sconforto (brano del 9/8/2015)

    Tutti noi, prima o poi, attraversiamo un momento di sconforto, sentiamo il peso della solitudine, siamo attanagliati dai debiti, la moglie o il marito ci hanno lasciato, i figli ci han girato le spalle, siamo vessati da ogni parte, provati, amareggiati dalla vita ed è facile arrivare ad un certo punto e cedere le armi, sdraiarsi sotto un albero e lasciarsi morire di fame, lasciarsi andare al bere, alla droga lasciandosi morire se non fisicamente almeno dentro smettendo di lottare, di camminare vero la fine naturale della vita compiendo tutte le tappe che Dio, o il destino se preferite, vorrà proporci. Davanti a tanta desolazione non riesco a capire come facciano gli amici atei a ritrovare la forza per alzarsi, per camminare, per darsi coraggio dinanzi alle avversità quando tutto rema contro di loro, quando su questa terra non c’è più nessuno disposto a dar loro una mano. Non a caso è in questi momenti che anche coloro che non hanno fede alzano gli occhi al cielo, quasi in un grido muto di speranza, come fosse l’ultima spiaggia che per tutta la vita hanno rifiutato e spesso offeso prendendo in giro chi invece avesse avuto fede. Ma in questi momenti di grande difficoltà ogni uomo è accomunato agli altri perché chi sia in difficoltà lo è comunque e a qualunque credo appartenga, sia esso cattolico, musulmano, ebreo, ateo ed in questi momenti ciascun uomo può essere preso da un momento di dolore al punto da desiderare la morte più di ogni altra cosa, al punto da mettersi all’ombra di un sicomoro ed attendere che tutto si compia. Ma in questi casi il Signore è comunque presente ed anche se non è chiamato manda i suoi angeli a donarci quel cibo che è il pane della vita, quel nutrimento che ci possa dare la forza di rialzarci e ricominciare a lottare. Quando è morta la mia mamma il mio unico desiderio per i primi nove mesi era quello di morire, non reagivo alla tragedia che mi aveva colpito e, pur non essendo apatico ma cercando di impegnarmi in mille situazioni, non provavo né piacere né gioia in nessuna delle cose che facevo. Ero a terra e stavo morendo dentro, ma ecco che un giorno c’è stato l’incontro con un angelo mandato da Dio, nei panni di Don Luigi, un angelo che mi ha consegnato la pergamena con le istruzioni per uscire dalla crisi “ci sono qui tante persone da aiutare”. Una verità sotto gli occhi di tutti, ma una realtà a me sconosciuta e impensabile, un cibo che non mi ha fatto morire allora e da quel giorno mi alimenta e mi sostiene donandomi quella forza necessaria a camminare sulla strada di accoglienza a bambini e ragazzi.
    Quando siete in crisi chiedete a Dio il pane della vita e state certi che vi manderà i suoi angeli a sostenervi ma, mi raccomando, non abbiate fretta, sarà il Signore a decidere quando sarete pronti per mangiare il cibo che vorrà inviarvi

  49.  

    Addì 13 agosto 2018

    In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
    Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?».
    Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?».
    Rispose: «Dagli estranei». E Gesù: «Quindi i figli sono esenti.
    Ma perché non si scandalizzino, và al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te».

    Matteo 17,22-27

  50.  

    Il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà

    Accettare per amore (brano dell’8 agosto 2017)

    Quando devo subire qualcosa che non mi piace cerco di non pensare a quello che di brutto sta accadendo e mi proietto nel "dopo", nel momento in cui tale sofferenza non ci sarà più, un po' come se quel brutto momento che sono costretto ad affrontare lo dovesse passare qualcun altro e la sofferenza non mi toccasse in prima persona. Così se devo andare dal dentista penso al giorno dopo, se ho un problema con un bimbo penso al momento in cui sarà risolto, se sono in difficoltà la mia mente va al momento in cui tale difficoltà sarà superata e tornerà il sereno. Non si può vivere in una continua tempesta in mezzo alle onde perché si rischia di annegare e occorrono degli scogli, degli approdi sicuri cui appigliarsi.
    Così è con la morte. Quando mia mamma mi ha lasciato è stato un momento veramente tremendo, ma dopo mesi di sofferenza ho imparato a convivere con la cosa, ad accettarla, ma l'amore per mia madre non è mai venuto meno, anzi, si è trasformato in qualcosa di più bello e di più grande, dando origine all'Associazione "Amici della Zizzi".
    A volte la vita ci mette dinanzi a realtà che mai avremmo pensato di poter accettare, ma che per amore si può imparare a conviverci. L'alternativa è rinunciare all'amore e questo non è mai un bene perché l'amore, quello vero, è cosa assai rara da trovare ed è un bene troppo prezioso per dargli un calcio e mandarlo lontano da noi.
    Accettereste di convivere con un drogato che ogni giorno vi ruba i soldi, che vi minaccia, che porta amici poco raccomandabili in casa? Lo aiutereste? Ci convivreste? Ovviamente no. Ma se quel ragazzo fosse vostro figlio? Per amore non lo abbandonereste. Magari lo denuncereste, magari lo fareste rinchiudere in una comunità di recupero, magari lo andreste a trovare tutti i giorni in prigione. In altre parole lottereste per lui e per mantenere vivo e saldo il vostro amore. Ma certamente non lo abbandonereste se veramente lo amate, qualunque cosa vi facesse.