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  1.  

    Addì 14 agosto 2018

    In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?».
    Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
    Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.
    E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
    Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».
    Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta?
    Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
    Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli».

    Matteo 18,1-5.10.12-14

  2.  

    E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me

    Mettiti in coda (brano del 12 agosto 2014)

    Parlo con i politici e mi dicono "mettiti in coda, ci sono problemi più urgenti e più importanti da risolvere"
    Parlo con le aziende e mi dicono "non possiamo aiutarti, già aiutiamo mille altre situazioni"
    Parlo con le persone e mi dicono "non posso venire a darti una mano perché devo fare mille altre cose"
    Parlo con le famiglie e mi dicono "non posso prendere un bambino in casa perché ho già troppi impegni"
    Mi domando però, cosa possa esserci di più importante di salvare un bambino?
    Quali progetti meritano di essere sostenuti se non quelli tesi a togliere un bambino dalla miseria?
    Quali impegni sono così grandi da non potervi rinunciare per poter avere il tempo di accudire un bambino e toglierlo da situazioni di maltrattamento?
    Tutte le cause sono nobili e giuste, ma tutte fanno capo ad un bimbo.
    Chi vuole salvare la natura e gli animali dovrebbe essere il primo ad accogliere un bambino per insegnargli il rispetto degli altri esseri umani.
    Chi vuole debellare le malattie dovrebbe prendere un bambino in casa per poterlo far studiare e diventare magari un bravo medico.
    Chi vuole aiutare le popolazioni del terzo mondo potrebbe iniziare accogliendo un ragazzo che qui in Italia è arrivato con i barconi ed è solo a vagare per il mondo, magari potrà diventare un bravo volontario nel suo paese di origine.
    Chi vuole combattere la violenza, aiutare le donne, aumentare la cultura dovrebbe accogliere un bimbo nel proprio seno perché è da un bimbo che tutto ha inizio, perché è a lui che si deve insegnare il rispetto, l'amore, l'altruismo, l'amore per la cultura.
    Un bimbo ti da forza perché crescendo supporterà i tuoi ideali, darà forza con la sua presenza alla tua opera in qualsiasi campo, sarà l'esempio vivente che seminare, irrigare, correggere la crescita di una piantina darà come frutto la nascita di un albero forte e robusto all'ombra del quale si possa riposare, dialogare, ripararsi dal sole e dalle intemperie, raccogliere frutti per sfamare tanta gente, produrre semi per far crescere boschi interi di bravi uomini e donne capaci di portare il bene nel mondo.
    Accogliete un bambino, sarà l'atto più bello che mai potrete fare nella vostra vita.

  3.  

    Addì 15 agosto 2018

    In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
    Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
    Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
    A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
    Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.
    E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».
    Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
    D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
    Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
    Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi.
    Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».
    Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

    Luca 1,39-56.

  4.  

    Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente

    Grazie per il Rosa (brano del 31 maggio 2017)

    Ci lamentiamo per il caldo, per il freddo, per il mal di denti, perché un amico non ci ha telefonato, per un posteggio non trovato, per un vicino di casa rumoroso, e per tanto altro ancora.
    Ci lamentiamo e spesso ci arrabbiamo al punto da far pesare al mondo queste inezie lasciando che condizionino la nostra vite e le nostre scelte.
    Eppure abbiamo così tanto di cui ringraziare.
    Pensate in positivo
    Di cosa potete ringraziare Dio, o la vita se preferite?
    Io ringrazio per la salute che in tanti anni ho sempre avuto
    Ringrazio per aver avuto una famiglia sana e accudente
    Ringrazio per aver avuto una mamma che mi ha insegnato tanti valori
    Ringrazio per la gioia di poter respirare, correre, vedere, sentire
    Ringrazio per i bellissimi panorami di cui godo ogni volta che guardo la natura
    Ringrazio per i tanti bimbi che il Signore ci ha affidato
    Ringrazio di tutti gli amici che mi sono vicini
    E ringrazio per altre mille e mille situazioni
    La vita non è facile per nessuno, ognuno ha i suoi problemi, sofferenze, mancanze, delusioni, ma dobbiamo andare avanti guardando a ciò che di bello ci è stato donato.
    Non va bene il rapporto con una persona perché lo avremmo voluto diverso?
    Ringraziamo per la parte buona di quel rapporto
    Non va bene con nostro figlio perché è ribelle?
    Ringraziamo perché poteva essere un drogato
    Non va bene nel lavoro perché il nostro capo è insopportabile?
    Ringraziamo perché almeno noi un lavoro lo abbiamo
    Non piangiamo per la parte grigia del mondo, ringraziamo per la parte rosa che ci è stata donata
    E quando tutto sarà sempre più nero, ringraziamo per quello che di bello abbiamo avuto sino a quel giorno, e ringraziamo per quel mondo totalmente in rosa che dopo questa vita terrena ci aspetterà

  5.  

    Addì 16 agosto 2018

    In quel tempo Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?».
    E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
    A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.
    Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti.
    Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito.
    Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa.
    Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.
    Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi!
    Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito.
    Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
    Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto.
    Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato.
    Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?
    E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto.
    Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».
    Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano.

    Matteo 18,21-35.19,1

  6.  

    Quante volte dovrò perdonare mio fratello?

    Ti perdono? Fammici pensare!

    Quando qualcuno ci fa un torto ci domandiamo se perdonarlo o meno.
    Quando una persona che amiamo ci fa un torto non ci poniamo nemmeno il problema e perdoniamo senza fine.
    Qual'è la differenza?
    E' la parola "Amore".
    Quando si ama con il cuore, quando si ama davvero si è disposti a perdonare tutto all'infinito.
    Basti pensare a tante mamme i cui figli si comportano davvero male: droga, prostituzione, rapine, risse.
    Eppure, nonostante tutto, li amano e li perdonano. Sempre e comunque.
    Allora se noi amassimo il nostro prossimo, sinceramente, nemmeno ci porremmo la domanda "Quante volte dovrò perdonare mio fratello?"
    ---------------------
    Perdonare fa vivere in pace.
    Perché invece siamo sempre desiderosi di guerre?

  7.  

    Addì 17 agosto 2018

    In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «E' lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?».
    Ed egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?
    Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi».
    Gli obiettarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?».
    Rispose loro Gesù: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così.
    Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio».
    Gli dissero i discepoli: «Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi».
    Egli rispose loro: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso.
    Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

    Matteo 19,3-12

  8.  

    Chi può capire, capisca

    I Bambini capiscono?

    Capire.
    Che parola grande. In questa parola c'è racchiuso un mondo.
    Cosa significa per noi "Capire"?
    Due per due. E' questo "Capire"?
    Le ragioni politiche che hanno scatenato la prima guerra mondiale. E' questo "Capire"?
    Forma e struttura degli organismi viventi. Questo è "Capire"?
    Anche, certo, ma noi non siamo fatti di cervello ed intelletto solamente. Le nostre azioni sono basate sull'istinto, sull'amore, sul desiderio di condivisione.
    Ed allora "Capire" assume tutt'altro significato.
    Con il cervello "capisco" che troppe persone immigrate portano qualche problema, ma con il cuore "capisco" che non si possono lasciar morire di stenti uomini, donne e Bambini. Con l'istinto "capisco" che devo abbassarmi a dare un tozzo di pane al povero, ma con il cuore "capisco" che devo alzare il povero da terra e invitarlo alla mia tavola per condividere con lui ansie e problemi. Con il cervello "capisco" che un Bambino con una famiglia problematica è come un gatto che graffia e non mi avvicino, con il cuore lo accolgo come un figlio in affidamento.
    "Pensate come Bambini" ripeto sempre ai miei ragazzi più grandi, pensate con la loro semplicità, con il loro poco sviluppato intelletto ed i cui pensieri derivano da cuore e da un istinto buono, non ancora influenzato da tanti aspetti materiali.
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    Capire serve ad accettare
    Accettare serve a capire

  9.  

    Addì 18 agosto 2018

    In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano.
    Gesù però disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli».
    E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì.

    Matteo 19,13-15

  10.  

    Lasciate che i bambini vengano a me

    Lasciate che i bambini vengano a me

    Una frase del Vangelo dice "Lasciate che i bambini vengano a me".
    In essa c'è raccolta tutta la filosofia ed i principi di Gesù, valori da tenere sempre ben presenti, anche da parte di chi si professi ateo o di altra religione.

    C'è la semplicità di chi si avvicina senza timore a chi è venerato.
    C'è la richiesta di complicità nel gioco della vita.
    C'è la tenerezza di un gesto, di una carezza.
    C'è la difesa verso il debole.
    C'è la famiglia nella quale la presenza dei Bambini indica continuità, vita e speranza.
    C'è l'amore nel suo stato più puro, quello dove si da tutti noi stessi senza chiedere nulla in contraccambio.

    La partenza annuale per Lipari da parte della nostra Associazione è ormai prossima, un'isola nella quale ci sono moltissime persone che lanciano un grido d'amore verso di noi "Lasciate che i bambini vengano a me". Grazie Lipari, arriviamo!
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    Una vacanza da sogno è possibile solo c'è chi sogna con noi

  11.  

    Addì 19 agosto 2018

    In quel tempo, Gesù disse alla folla dei Giudei: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
    Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
    Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
    Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
    Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
    Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
    Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.
    Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

    Giovanni 6,51-58

  12.  

    Chi mangia questo pane vivrà in eterno

    Un Ponte crollato

    Mai come in questi giorni si è capita l'importanza di un Ponte.
    La mancanza di un Ponte genera distanza e spacca il mondo in due.
    Un Ponte che crolla innesca una tragedia immane.
    Un Ponte che crolla genera polemiche e liti.

    Non facciamo crollare il Ponte del dialogo con il nostro prossimo.
    Non facciamo crollare il Ponte dell'accoglienza che avvicina i popoli.
    Non facciamo crollare il Ponte dell'aiuto al prossimo.

    Il Ponte Morandi a Genova è crollato per colpe non nostre, ma se altri Ponti crolleranno sarà colpa nostra, e saremo noi i responsabili della morte di tante persone, siano essi profughi che annegano in mare o consegnati nelle mani dei loro aguzzini, piuttosto che Bambini dei quali uccidiamo l'infanzia per non aver voluto aprire le porte del nostro cuore e delle nostre case a quelli che sono maltrattati e violentati ogni giorno dalle loro stesse famiglie
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    Ogni tirante è un bacio
    Ogni traversa è una carezza
    Ogni campata è un abbraccio

  13.  

    Addì 20 agosto 2018

    Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?».
    Egli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti».
    Ed egli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso».
    Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?».
    Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi».
    Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze.

    Matteo 19,16-22

  14.  

    Il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze

    Un bagno in piscina da solo

    Il povero che dice al ricco "Dona quello che hai ai poveri" suona male all'orecchio del ricco che pensa "Guarda ganzo lui, parla bene perché non ha nulla, ma se fosse ricco come me se ne fregherebbe del mondo e si terrebbe ben stretti i suoi averi"
    Ma come suona all'orecchio del ricco la frase "Dona ai poveri quello che hai" se a pronunciarla è uno che aveva tanti soldi e ha donato ciò che aveva per una buona causa? Il ricco pensa "Povero brodo, deve essere ammattito e vuole che anche io sia così scemo come lui da dar via tutti i miei averi"
    Come la giri la giri, il ricco trova sempre una scappatoia per non donare.
    E poi? C'è felicità? Si in apparenza, ma se vai a scavare fino in fondo i ricchi non sono felici perché magari non hanno figli, la moglie o il marito li tradisce oppure sono malati.
    C'è da domandarsi se la ricchezza rende felici. Da sola no davvero. Ogni cosa che si ha è bello condividerla e vedere che abbia reso felici altri.
    Se ho una villa con piscina e tutti i giorni faccio il bagno da solo, dopo un po' mi annoio, ma se la apro ogni giorno a qualcuno che non può permettersela e vedo attorno a me gioia e felicità negli occhi di bambini, anziani, disabili, allora si che la mia ricchezza mi darà gioia.
    Donare tutto quello che abbiamo per darlo ai poveri non significa necessariamente dismettere tutto il proprio patrimonio, ma almeno metterlo in comune con chi ogni giorno stenta ad andare avanti, ma sopratutto donare sé stessi prima dei propri soldi.
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    Doniamo noi stessi prima del nostro denaro

  15.  

    Addì 21 agosto 2018

    In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli.
    Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli».
    A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: «Chi si potrà dunque salvare?».
    E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
    Allora Pietro prendendo la parola disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?».
    E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele.
    Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».
    Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi»

    Matteo 19,23-30

  16.  

    Cosa dunque ne otterremo?

    Un nemico al giorno

    Oggi assistiamo ad una carneficina: tutti pronti a gettare fango sul prossimo, a scaricare colpe e responsabilità, andando al di là della magistratura, proponendo leggi ad hoc per superare un problema, incuranti dei danni collaterali che sono molto più ingenti dei risultati che si vogliono perseguire. Un tizio che non ha fatto una bella fine, ma che era tanto osannato quando si affacciava su Piazza Venezia, amava ripetere "Molti nemici, molto onore".
    Ed è una frase vera, ma come ogni cosa va usata dalla parte giusta.
    Una fiamma ossidrica è uno strumento di lavoro importante che permette la costruzione di ponti e palazzi, ma può essere anche uno strumento di morte e di tortura.
    Avere dei nemici perché si portano avanti principi per difendere chi soffre è un danno di cui essere orgogliosi. Gesù così ha fatto: ha difeso, guarito, alleviato sofferenze attirandosi le ire dei potenti che poi lo hanno messo in croce.
    Non preoccupiamoci di avere uno, cento, mille nemici se stiamo facendo la cosa giusta, ma guai a chi si fa dei nemici con proclami che portano solo a creare caos ed il cui fine è solo quello di prendere voti.
    Un cartello apparso a Lampedusa dice "Quanti voti valgono le persone annegate in mare?"
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    Molti AMICI, molto onore

  17.  

    Addì 22 agosto 2018

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna.
    Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna.
    Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono.
    Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto.
    Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?
    Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.
    Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi.
    Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.
    Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno.
    Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo.
    Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro?
    Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te.
    Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?
    Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi».

    Matteo 20,1-16a

  18.  

    Non posso fare delle mie cose quello che voglio?

    Dilettanti allo sbaraglio

    Ognuno fa del suo ciò che vuole, ma si devono rispettare delle regole, intese come leggi, e dei principi morali. Su quest'ultimi ognuno ha la propria visione e, se non lede i diritti di altri, può applicarli a suo piacimento, ma non quando rappresenta una popolazione intera.
    Come si fa ad impedire a persone che tanto hanno subito nella vita a non sbarcare?
    Come si può solo lontanamente pensare di rimandarle in Libia dove è stato da moltissimi testimoniato, anche da giornalisti, che subiscono violenza, stupro, tortura e persino la morte?
    Come si può impedire alle navi di soccorrere chi sta annegando in mare

    Se questo governo parlasse a titolo personale sarebbe già una grave cosa, ma parla a nome nostro, parla a nome degli italiani.
    Ribelliamoci e diciamo si all'accoglienza, no ai ricatti sulla pelle di povera gente
    Credo che alcuni rappresentanti del governo, uno in particolare, stia facendo troppo il prepotente prendendo decisioni a nome nostro che non ci rappresentano, e gli altri stanno a guardare indifferenti, come dilettanti allo sbaraglio, travolti dalla loquacità di questo signorotto al quale mancano solo un paio di baffetti per assomigliare ad un triste e noto personaggio
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    Molti AMICI, molto onore

  19.  

    Addì 23 agosto 2018

    In quel tempo, rispondendo Gesù riprese a parlare in parabole ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio.
    Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire.
    Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono gia macellati e tutto è pronto; venite alle nozze.
    Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
    Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
    Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.
    Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.
    Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì.
    Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.
    Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

    Matteo 22,1-14

  20.  

    Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti

    Il pallone è mio e ci gioco come voglio io

    Quante volte abbiamo sentito questa frase da bimbetti: "Il pallone è mio e ci gioco come voglio io"
    Bambini che in maniera un po' prepotente facevano il bello ed il cattivo tempo approfittandosi di una situazione di potere conquistata.
    E' normale fare la voce grossa quando si è al vertice di una piramide, ma tutto deve essere fatto con moderazione.
    Tutti criticano Salvini per il suo comportamento nei confronti dei migranti.
    Lo fa in maniera garbata il Presidente della Repubblica.
    Lo fa il Presidente della Camera con un twitter.
    Lo fa il Presidente del Consiglio con una telefonata amichevole.
    Lo fa la magistratura aprendo un fascicolo per sequestro di persona.
    Lo fanno in tanti, ma il ministro Salvini va per la sua strada e risponde "Il ministro sono io!" e "Se mi scavalcate me ne vado e faccio cadere il governo"
    Ricordo Renzi che disse "Se non votate al referendum come voglio io me ne vado" e vedete un po' che fine ha fatto il suo partito.
    Qualcuno fermerà questa dittatura in pectoris? Quanto ancora dobbiamo stare ai ricatti di uno che si crede l'unico difensore della patria?
    Ma che cada il governo!
    Per di più deve essere il ministro Toninelli a poter dire se uno debba sbarcare o meno, al ministero di Salvini spetta valutare dove collocare i migranti dopo che sono sbarcati. Che arrivi una bella denuncia, e siano poi i giudici a valutare l'operato di queste persone, perché nessuno debba sentirsi il capo del mondo e poter decidere in barba alle leggi emanate democraticamente.
    Il pallone è suo e se ne va se non si gioca con le sue regole? Ci saranno altri che porteranno palloni e la partita continuerà. L'Italia non si merita di passare da razzista e non accogliente, a tutto c'è un limite e questo è stato abbondantemente superato.
    ---------------------
    Giochiamo tutti insieme trovando accordi
    Sarà bello giocare, anche quando si perde

  21.  

    Addì 24 agosto 2018

    In quel tempo Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret».
    Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
    Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità».
    Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico».
    Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!».
    Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!».
    Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».

    Giovanni 1,45-51

  22.  

    Vieni e vedi

    Toccare con mano (brano del 24 agosto 2017)

    Tante volte commentiamo fatti o realtà senza nemmeno conoscerle, magari per sentito dire, voci spesso ingigantite e talvolta prive di fondamento per essere passate di bocca in bocca.
    Anche noi, come Associazione, abbiamo subito la stessa sorte. Da sempre diciamo a chiunque entra in contatto con noi "Vieni e vedi".
    Vieni a vedere cosa facciamo, vieni a vedere gli occhi ed i sorrisi dei nostri bimbi, vieni a vedere l'amore che mettiamo nell'accoglierli. Vieni e renditi conto toccando con mano la nostra realtà.
    Oggi solo questo, semplicemente questo: vieni e vedi cosa facciamo ogni giorno per i nostri bambini, e poi se vorrai aiutarci o fare un pezzetto di strada insieme a noi ne saremo felici

  23.  

    Addì 25 agosto 2018

    In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei.
    Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.
    Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito.
    Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe
    e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì''dalla gente.
    Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli.
    E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo.
    E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.
    Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.»

    Matteo 23,1-12

  24.  

    Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno

    Bell'esempio (brano del 4 novembre 2017)

    Quante cose belle insegno ai miei ragazzi. Valori e principi fondamentali così come mi sono stati donati. Spero di riuscire ad insegnarli loro non solo a parole, ma anche con l'esempio, e mi spiace quando questo viene a mancare. Quante volte chiedo loro di non dire parolacce, e poi sono il primo a tirarle fuori quando mi arrabbio. Ci faccio attenzione e riesco sempre più spesso a non dirle, ma qualche volta capita, ed in quel momento mi vorrei mangiare la lingua perchè non sono un bell'esempio per loro.
    La perfezione non esiste nel genere umano, ma dobbiamo perlomeno provare ad essere figure positive per i nostri ragazzi, che già vedono ovunque cattiveria, egoismo, opportunismo, furfanteria.
    Una mia amica mi ha scritto "Mamma e papà sono stati bravi nel saperci educare all'amore fraterno. Purtroppo non è così con i miei ragazzi e prego Dio che vegli su di loro in questi tempi tutti virtuali e senza sentimenti". E' vero, oggi si fa una grandissima fatica a dare valori e principi perchè in tanti remano contro, a partire spesso anche da sacerdoti ed insegnanti che predicano bene e razzolano male.

  25.  

    Addì 26 agosto 2018

    In quel tempo, molti tra i discepoli di Gesù, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?».
    Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza?
    E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?
    E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.
    Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.
    E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».
    Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
    Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?».
    Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».


    Giovanni 6,60-69

  26.  

    Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?

    La maratona di New York (brano del 16 aprile 2016)

    Molti genitori ritengono che amare un figlio significhi dirgli sempre si. Mai un rimprovero, scusarlo sempre per tutto, comprargli ogni cosa desideri. È certamente una forma di amore, ma non è il bene per un bambino o ragazzo in crescita. Bisogna saper dire anche no, rimproverare, punire. A volte con loro si usa un linguaggio duro, si deve anche far violenza a noi stessi per insegnare regole di vita ai nostri ragazzi, ma è necessario per far si che diventino uomini e donne consapevoli dei limiti imposti dal vivere in una società. Non è facile imporre loro di studiare, di sforzarsi ad assaggiare anche quello che non gli piace, ad aiutare nei piccoli lavoretti di casa anziché stare tutto il tempo a giocare, a sapersi conquistare le cose che desiderano, ad essere onesti e rispettosi del prossimo. A volte i figli non capiscono il nostro linguaggio duro e tentano di a ribellarsi, a volte anche meditando la fuga da casa. Una sera, quando avevo sei anni, preparai la mia valigina e mi presentai ai miei genitori dicendo che avevo deciso di andare a vivere dai miei nonni perché non sopportavo più le "cattiverie" dei miei genitori. Qualcuno scappa dalla famiglia, ma prima o poi si accorge che le regole sono necessarie e non si può sempre fare come si vuole. Ai miei ragazzi dico sempre di portare pazienza e se non capiscono oggi i nostri insegnamenti, nonostante il continuo dialogo che cerchiamo di avere con loro, si troveranno poi bene nella vita. Paragono il periodo in cui stanno con noi a quello necessario per allenarsi con tanti sacrifici per poter in seguito andare a correre la maratona di New York. Non si possono fare 42 km se prima non si è imparato a farne uno.

  27.  

    Addì 27 agosto 2018

    In quel tempo, Gesù parlò dicendo: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci .
    Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi.
    Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l'oro del tempio si è obbligati.
    Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l'oro o il tempio che rende sacro l'oro?
    E dite ancora: Se si giura per l'altare non vale, ma se si giura per l'offerta che vi sta sopra, si resta obbligati.
    Ciechi! Che cosa è più grande, l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta?
    Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l'abita.
    E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso."

    Matteo 23,13-22

  28.  

    Stolti e ciechi

    Guai a voi (brano del 26 agosto 2013)

    Quante volte ci arrabbiamo con i nostri figli per ciò che fanno di sbagliato e diciamo “guai a voi”. E’ un avvertimento, se non studi vedrai come sarà difficile la tua vita, se non mangi avrai problemi di salute, se rubi finirai in prigione. Queste ammonizioni non significano aver perso la speranza, ma sono fatti con amore, seppur con dispiacere di vedere il proprio figlio che non mangia, non studia oppure ruba, quel grande amore di un genitore che mantiene sempre acceso il lumino della speranza, anche davanti a episodi bruttissimi, ad avvenimenti che sconvolgono. Si sente parlare ogni giorno di omicidi, stupri, guerre, eppure Dio non si è ancora stancato dell’uomo e non perde occasione per riprenderci, per redarguirci, ma con l’amore di un padre che potrebbe scagliarci addosso fulmini e saette, ma continua ad irrigare la terra con pioggia fatta di lacrime, le stesse che ogni genitore versa ogni volta che vede un figlio prendere una brutta strada

  29.  

    Addì 28 agosto 2018

    In quel tempo, Gesù parlò dicendo: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle.
    Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
    Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza.
    Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!"

    Matteo 23,23-26

  30.  

    Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!

    Almeno ci ho provato (brano del 28 agosto 2013)

    Se la guida di un cieco fosse cieca andremmo a sbattere da tutte le parti senza giungere mai alla meta. Capita spesso che coloro che insegnano valori e principi siano i primi a contravvenire a molte regole importanti, pur pretendendo dagli altri il massimo rigore. Lo vedo anche io nel mio piccolo con i miei ragazzi, li voglio sempre più bravi, cerco di insegnar loro ogni regola morale, pretendo il massimo, ma spesso mi scopro ad essere il primo in difetto, il primo a sbagliare, il primo a dare un cattivo esempio, a volte con l’intemperanza e l’irruenza del mio carattere spigoloso, altre volte con le parolacce e non sono per loro un buon esempio. Mi scopro sovente ad essere una guida cieca, specialmente quando vengo a sapere che alcuni miei ragazzi, ai quali ho dato tutto me stesso, sono dediti ad attività non buone e mi domando dove abbia sbagliato se uno di loro, che è stato con noi sei anni spaccia e si droga, o se un altro si picchia con tutti, o un altro ancora se ne va senza più cercare un contatto vomitando ogni cattiveria contro di noi. Certamente da qualche parte ho sbagliato, ma in questi momenti mi fermo un attimo e dico “almeno ci ho provato”, ma non mi basta per farmi stare tranquillo, non sarebbe sufficiente a farmi andare avanti, mi ci vuole qualcosa di più forte. Ecco che nei miei pensieri si affacciano i volti di coloro che sono rimasti, di quei bimbi che nonostante i miei tanti difetti, il mio cattivo esempio, la mia grande irruenza siedono tutti i giorni al mio tavolo, ascoltano le mie parole, sudano sangue per far crescere l’Associazione e costruire un mondo migliore per altri bambini che verranno. Sono loro la mia forza, loro con l’amore che mi dimostrano specie quando ci ringraziano per i “guai a voi” che continuamente urliamo loro contro, per gli ammonimenti che quotidianamente ripetiamo per farli crescere e maturare.
    Grazie ragazzi, grazie perché mi volte bene nonostante i miei tantissimi difetti.

  31.  

    Addì 29 agosto 2018

    Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposato.
    Giovanni diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello».
    Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
    Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea.
    Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò».
    E le fece questo giuramento: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno».
    La ragazza uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista».
    Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: «Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista».
    Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto.
    Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa.
    La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre.
    I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

    Marco 6,17-29

  32.  

    Nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri

    Un cuore con la tastiera (brano del 29 agosto 2016)

    In ogni vicenda negativa si deve trovare sempre l'aspetto positivo ed il giusto insegnamento. Guardate quanta solidarietà si è scatenata dopo il terremoto.
    Nel brano del Vangelo in cui Erode fece uccidere Giovanni il Battista si legge questa frase "Nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri". Erode ascoltava Giovanni anche se gli diceva cose a lui sgradite e ci rifletteva sopra.
    Quando qualcuno ci rimprovera o ci dice qualcosa che non rientra nel nostro modo di pensare tendiamo a chiudere il cuore e la mente, a dare spiegazioni fantasiose al comportamento altrui, ma così non va bene, così chiudiamo la porta al dialogo e non ci apriamo a possibili spiegazioni che non riusciamo a vedere, ma che potrebbero farci comunque riflettere. Quante volte vi sarà capitato di impermalosirvi perché una persona della vostra famiglia è entrata in casa e non vi ha salutato. Serbate il dispiacere nel vostro animo, ma forse se chiedeste spiegazioni e ascoltaste vostro figlio, vostro marito, vostra moglie senza accusarlo di non avervi salutato, magari scoprireste che lo ha fatto mentre voi eravate distratti da altra faccenda e non lo avete sentito. Basta poco a volte per chiarirsi, ma troppo spesso chiudiamo le porte agli altri. Ora ci sono gli sms, i messaggi su whats app e con essi si lanciano pietre, si emettono giudizi e condanne senza appello. Conosco persone che attraverso i messaggini hanno chiuso storie durate più di dieci anni.
    Se nostro Signore avesse voluto che comunicassimo con i messaggi avrebbe creato una mano a forma di telefono, invece ci ha dato cuore, bocca e orecchie, e questo è l'unico modo per comunicare veramente con le persone alle quali vogliamo bene.
    A volte non c'è il tempo, a volte non c'è l'occasione è vero, ma come facevamo prima dell'avvento dei cellulari? Si aspetta, magari si usa quel tempo per riflettere e poi si parla. Si parla per dialogare, non si messaggia. Non voglio fare il retrogrado che dice "ai miei tempi era diverso", come mi urtava il sistema nervoso quando me lo diceva mio padre, ma è pur vero che i ragazzi, ed anche molti quarantenni ormai, sono incapaci di parlare e delegano ai telefoni e ai messaggi di farsi interpreti dei loro sentimenti. Ma come si fa a dare un'intonazione con un sms, un sorriso, un abbraccio quando le parole diventano troppo pesanti? Come si fa a vedere il pentimento sulla faccia dell'altro, come si fa ad asciugare le sue lacrime? Ragazzi utilizzate il cellulare per divertirvi, per dire "mamma sto arrivando, butta la pasta", ma usate la bocca per dialogare, per esprimervi, non lasciate che la tecnologia impianti dentro di voi un cuore falso fatto di microchips.

  33.  

    Addì 30 agosto 2018

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.
    Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.
    Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà. »
    Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l'incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto?
    Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così!
    In verità vi dico: gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni.
    Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi, arriverà il padrone quando il servo non se l'aspetta e nell'ora che non sa, lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti."

    Matteo 24,42-51

  34.  

    Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà

    Terremoto 24 agosto 2016 ore 3.36 (brano del 25 agosto 2016)

    Trenta vittime! No, ottanta! No centotrenta! No, duecentoquarantasette!!!
    247 persone morte nel crollo delle loro case.
    247 persone che la sera prima sono andate a dormire pensando alle mille preoccupazioni della vita: l'analisi da fare, il figlio che non trova lavoro, il dissapore con il parente per una questione di eredità, la macchina nuova da comprare, la lite con i colleghi o con l'amico. Ognuno è andato a letto come facciamo tutti noi ogni sera. Ma ieri non si è più svegliato. Ieri è rimasto sepolto sotto un cumulo di macerie della sua casa, quella stessa casa dove si sentiva sicuro, protetto, amato, al riparo dai mali del mondo. E dove ha trovato la morte.
    Riflettiamo. Pensiamo che la morte è dietro l'angolo. Non è solo negli ospedali con i malati di tumore, negli ospizi con anziani pelle e ossa, nei ghetti delle favelas o nelle strade del rione Sanità. La morte è alle porte per tutti noi. E' una realtà con la quale dobbiamo convivere e, come per ogni convivenza, dobbiamo dialogare con essa. Dobbiamo vederla e non fare finta che non esista.
    La mia mamma incontrò un giorno per strada un mio amico, Francesco, il quale le chiese "Buongiorno signora, come sta?" e lei gli rispose "bene grazie, ho un tumore e fra poco devo morire". BENE GRAZIE!!! Francesco rimase basito e quando me lo raccontava diceva che non le aveva creduto. Non è da tutti instaurare un buon rapporto con la morte, ma mia madre era talmente brava nel dialogo, che anche con questa signora vestita di nero e con la falce in mano aveva saputo instaurare un buon rapporto.
    Attendeva.
    Ha lottato con tutte le sue forze, ma quando ha capito che non c'era più nulla da fare è rimasta in attesa. Sapete perché? Perché era pronta. E' sempre stata pronta, aveva sempre la valigia a portata di mano per qualche lungo viaggio. Pronta per l'ultimo viaggio della vita.
    E noi? Noi siamo pronti? Non si può dire mi pulisco domani la coscienza, faccio pace domani con il mio amico, risolvo domani una lite con mio fratello, perché un domani potrebbe non esserci. Domandatelo agli abitanti di Amatrice, Accumoli, Arquata, Pescara del Tronto, Norcia, Castelsantangelo sul Nera.
    La mia mamma diceva sempre "non andare mai a dormire prima di aver fatto pace".
    Buonanotte amici miei

  35.  

    Addì 31 agosto 2018

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: "Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.
    Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi.
    Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.
    A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!
    Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.
    E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono.
    Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.
    Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.
    Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici!
    Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.
    Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora."

    Matteo 25,1-13

  36.  

    Cinque di esse erano stolte e cinque sagge

    Sei cicala o formica? (brano del 9 agosto 2014)

    La storia, anche quella personale di ciascuno di noi, è piena di formiche e di cicale. Ci sono molti ragazzi che pensano alla vita come un eterno gioco nel quale tutto è relegato a mangiare, bere, dormire, vestirsi bene, cellulari, ragazze e ragazzi, uscite serali, ubriacature, grandi risate su argomenti scemi. Per fortuna ce ne sono tanti altri invece dediti allo studio, consapevoli che è l’arma vincente per emergere, trovare un lavoro, farsi una cultura, metter su famiglia. I primi, davanti ai problemi della vita ci ridono su, ti ascoltano, ma poi alle spalle ti prendono in giro certi di saperla più lunga di te. Gli altri invece carpiscono ogni insegnamento e ne fanno tesoro. Le cicale che cantano tutta l’estate, ma quando arriva l’inverno muoiono di fame, e le formiche che faticano in estate per avere le riserve per superare l’inverno. Voi chi volete essere? Cicale o formiche? Quale ragazzo vi risponderebbe “formica”, ma quanti però hanno poi il coraggio di affrontare la vita facendo anche qualche rinuncia e addossandosi parecchie fatiche sulle spalle? Quanti hanno il coraggio di andare avanti quando vedono il muro delle difficoltà davanti a sé? Quanti hanno il coraggio di continuare a studiare anche quando non arrivano i risultati? Quanti hanno la forza di mettersi davanti ad uno specchio e riconoscere i loro difetti, fra questi quello di non essere perseveranti, fino alla riuscita, del percorso che hanno intrapreso? Da tutto questo ne derivano l’abbandono scolastico, i fallimenti matrimoniali, la difficoltà a tenersi un posto di lavoro. Non si possono fare solo le cose che ci piacciono o quelle che ci riescono, dobbiamo mettere la stessa forza, la stessa costanza in entrambe, ma se nelle prime riusciamo da soli, dobbiamo avere l’umiltà di chiedere aiuto per quelle che cose per noi più ostiche, e quando questo supporto ci viene porto su un piatto d’argento è stupido rifiutarlo, perché sarebbe come per una cicala rifiutare il cibo che le viene messo dinanzi alla tana per non fare la fatica di doverlo prendere e portar dentro sistemandolo sugli scaffali della dispensa. Così come una cicala in inverno piangerà per non avere il cibo e rimpiangerà il tempo estivo in cui avrebbe potuto procurarselo, così un uomo o una donna senza cultura, senza lavoro, senza un foglio di carta con la scritta “diploma” o “laurea” piangeranno nella vita da adulto perché molte porte resteranno chiuse davanti a loro. Oggi i laureati vanno in cerca di un posto per fare volantinaggio, come può sperare chi ha la terza media di trovare un posto che gli garantisca uno stipendio fisso con il quale vivere?
    Ci sono altre scelte, altre possibilità di vita, ma questa è un’altra storia, è la storia di chi sente una missione, abbandona tutto per seguire una vocazione, ma la cultura non ha mai fatto male a nessuno e la differenza tra un volontario che ha studiato e uno che non ha allenato il suo cervello la si vede nelle possibilità che avrà di aiutare. Pensate se una ragazza smettesse di studiare, ma poi avesse il desiderio di insegnare ai bambini, come potrebbe essere credibile allorquando il bimbo dovesse dirle “non ho voglia”? Con quale coraggio e soprattutto con quale possibilità di riuscita potrebbe convincere il ragazzo a proseguire gli studi, a finire un esercizio che non gli riesce? L’insegnamento migliore è l’esempio, tutto il resto sono solo parole, parole vuote e false.

  37.  

    Addì 1 settembre 2018

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Un uomo, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.
    A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.
    Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque.
    Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.
    Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
    Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro.
    Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque.
    Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
    Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due.
    Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
    Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo.
    Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.
    Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.
    Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
    E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti».

    Matteo 25,14-30

  38.  

    Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha

    Partiamo da un sorriso (brano del 27 agosto 2016)

    Per costruire una casa si parte dal basso. Dapprima si effettua lo scavo, si creano le fondamenta, poi si mettono i pilastri e poi, pian piano, mattone su mattone, la edifichiamo.
    Tutti noi giustamente pretendiamo una società buona, con gente che non uccida, assenza di rapine, senza omicidi e abusi. Tutto giusto, tutto legittimo, ma ci siamo mai interrogati su cosa facciamo noi per migliorare la situazione attuale non certo idilliaca?
    Oggi siamo stati a Firenze a prendere il furgone che abbiamo noleggiato per andare a Lipari e sull'autostrada, fermi al casello, ho detto "buongiorno" al casellante, non mi ha risposto; ho replicato "per favore ho bisogno della ricevuta", non mi hai risposto; gli ho detto "grazie" quando mi ha porto la ricevuta, non mi ha risposto; gli ho detto nuovamente "buongiorno" quando siamo andati via, non mi ha risposto.
    Abbiamo ritirato il mezzo presso l'agenzia e l'impiegato non è stato il massimo della cordialità e dell'accoglienza.
    Ormai dovremmo esserci abituati, ma non riesco a pensare ad una società nella quale non ci sia un sorriso, dove non ci sia cordialità, dove non ci sia la risposta al buongiorno, dove non ci sia un dialogo, quel dialogo che avveniva con i negozianti del quartiere, con lo spazzino che incontravamo tutte le mattine, con il bidello della scuola di nostro figlio. Ormai tutto è concentrato sulla massimizzazione dei tempi, sul denaro, sul potere. Più in fretta fai, più soldi hai, più amicizie influenti possiedi e più sei considerato dagli altri. Se invece sei una brava persona vieni trattato a pesci in faccia per il solo fatto che a qualcuno gli girano le scatole per essere lì a lavorare, o per qualunque altro motivo. Niente giustifica la maleducazione, la mancanza di accoglienza, i musi lunghi. Se uno o diecimila persone ti hanno fatto un torto, questo non ti autorizza a trattare male il prossimo perché così facendo la società non migliorerà mai, così facendo non insegneremo ai nostri figli a volersi bene.
    Cambiare il mondo si può e dobbiamo essere noi a farlo, partiamo da un sorriso.

  39.  

    Addì 2 settembre 2018

    In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme.
    Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate - i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame - quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?».
    Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me.
    Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini.
    Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
    Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo».
    Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.
    Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo».

    Marco 7,1-8.14-15.21-23

  40.  

    Non c’è nulla al di fuori dell’uomo che entrando in lui possa contaminarlo

    Lasciamoci contaminare dall’amore per i nostri figli (brano del 30 agosto 2015)

    Oggigiorno in molti stanno attenti a cosa mangiano ricorrendo ai prodotti biologici, controllando sulle etichette la provenienza, prestando attenzione al metodo più salubre per cucinare. Giustissimo. Bisogna far di tutto per restare in salute, far crescere bene i nostri figli, mangiare sano, ma tutta questa attenzione la poniamo soltanto per il nostro fisico e troppo spesso ci dimentichiamo di curare la nostra anima. Attenti a non ingurgitare qualcosa in grado di contaminarci, ma quasi mai cerchiamo di evitare quello che possa incidere negativamente sul nostro cuore prodotto da noi: invidia, gelosia, rancore, mancanza di attenzioni e di rispetto verso gli altri. E’ un po’ come vedere un vegano o un vegetariano che ha un ossessione per il rispetto della natura, ma poi fuma indiscriminatamente appestando l’aria ed in totale mancanza di riguardo verso la stessa natura che tanto protegge e soprattutto verso coloro ai quali possa dar fastidio l’odore del fumo. E’ ipocrisia, e un po’ tutti noi siamo ipocriti al punto da guardare ciò che dobbiamo evitare per tutelarci, ma non quello che invece dobbiamo evitare per tutelare gli altri. Basti pensare a quanti esempi cattivi diamo ai nostri figli ogni giorno, ai pensieri contro il nostro prossimo, alle maledizioni che lanciamo verso le popolazioni in cerca di un rifugio, all’ira che ci acceca quando siamo alla guida della nostra automobile. Giusto tenersi nel fisico, ma impariamo a tenerci anche nel cuore e nell’anima perché il primo inevitabilmente deperirà, mentre il ricordo di noi durerà nelle generazioni future e la nostra anima si troverà un giorno a dover fare i conti con il Creatore. Se non vogliamo farlo per noi, facciamolo per i nostri figli, lasciamoci contaminare dall’amore per loro donando un buon esempio da seguire e un bel ricordo da conservare nel tempo per farne tesoro quando saranno uomini e donne, a loro volta genitori

  41.  

    Addì 3 settembre 2018

    In quel tempo, Gesù si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.
    Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore.
    Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.
    Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».
    Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è il figlio di Giuseppe?».
    Ma egli rispose: «Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fàllo anche qui, nella tua patria!».
    Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria.
    Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.
    C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro».
    All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.
    Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.

    Luca 4,16-30

  42.  

    Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui

    Oggi osannato, domani lapidato (brano del 1 settembre 2014)

    Le persone si innamorano spesso di qualcuno che parla bene, che fa qualcosa di eccezionale. Lo seguono, non perdono nessuna parola, pendono dalle sue labbra, ma basta che questi dica qualcosa che vada contro di loro, fosse anche un insegnamento giusto, anche se duro. I cambiamenti di umore della moltitudine fanno parte della storia dell'umanità e l'ala nostra personale. Dovremmo aver capito che è tempo sprecato cercare di piacere alla gente perché un giorno ti osannano ed un altro ti lapidano, ed invece sono moltissime le persone che vivono una vita cercando di assecondare gli umori della maggioranza. Che vita migliore sarebbe se imparassimo a non vivere in funzione degli altri, se portassimo avanti i nostri principi senza paure ne' vergogne.

  43.  

    Addì 4 settembre 2018

    In quel tempo, Gesù discese a Cafarnao, una città della Galilea, e il sabato ammaestrava la gente.
    Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità.
    Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte: «Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!».
    Gesù gli intimò: «Taci, esci da costui!». Eil demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male.
    Tutti furono presi da paura e si dicevano l'un l'altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?».
    E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione.

    Luca 4,31-37

  44.  

    Parlava con autorità

    Educare i figli con autorità (brano del 1 settembre 2015)

    Sentivo alla radio di uno studio sui metodi educativi, dicevano che ci sono due correnti, una permissivistica ed un'altra autoritaristica. Nella prima si lasciano i figli liberi di fare qualsiasi scelta, anche sbagliata, pur stando loro vicino, nella seconda si indirizzano con premi e punizioni e sopratutto dialogo per far capire le nostre decisioni. Chi segue una strada è profondamente critico con chi segua l'altra. Anzi, chi impone regole è visto spesso da chi la pensa diversamente come un mostro che impedisce ai ragazzi di realizzarsi, ma penso che la creta quando è ancora molle, o l'albero quando è ancora un tenero virgulto, debba essere plasmata affinché prenda la forma del bellissimo vaso o dell'imponente quercia. Ovviamente la natura farà il suo corso e non si può arginare un fiume impedendogli di correre fino a valle, ma lo si può incanalare affinché quella forza non sia distruttiva, ma foriera di vita.

  45.  

    Addì 5 settembre 2018

    In quel tempo, Gesù uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei.
    Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli.
    Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva.
    Da molti uscivano demòni gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo.
    Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro.
    Egli però disse: «Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».
    E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.

    Luca 4,38-44.

  46.  

    Tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui

    Tutti pronti a chiedere (brano del 2 settembre 2015)

    Quando andiamo dal medico siamo molto aperti, ciarlieri, pronti al dialogo perché vogliamo essere guariti, ma poi in altri momenti chi si ricorda del proprio dottore? Chi gli manda un messaggio di auguri nel giorno del suo compleanno? Quando abbiamo bisogno di qualcuno che possa aiutarci ci facciamo in quattro tra inchini, saluti e complimenti, ma quando non ci serve più, quando quello che poteva fare per noi lo ha fatto, ce ne dimentichiamo e lo mettiamo da parte. Così facciamo con Dio. Quando abbiamo bisogno di lui, quando un nostro caro sta male, quando sentiamo un dolore che ci fa preoccupare siamo pronti a metterci in ginocchio, alzare gli occhi al cielo e chiedere aiuto, ma una volta passato quel brutto momento ci dimentichiamo di Lui, contravveniamo ai suoi precetti, evitiamo coloro che potremmo aiutare non contraccambiando così il bene ricevuto. Chi di voi è padre o madre sa benissimo quanto questo comportamento sia proprio di molti ragazzi. Vengono da te con occhi suadenti quando hanno bisogno, ma dietro le spalle, con gli amici, si lamentano degli orari di rientro a casa, delle vacanze, dello studio loro imposto. Ma cosa fanno i genitori? Lasciano correre, sperano che un giorno i figli possano capire l'amore ricevuto e, sopratutto, non smettono di esserci per loro qualunque cosa essi chiedano.

  47.  

    Addì 6 settembre 2018

    In quel tempo, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret
    e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti.
    Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.
    Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca».
    Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».
    E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano.
    Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano.
    Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore».
    Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini».
    Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

    Luca 5,1-11

  48.  

    Signore allontanati da me che sono un peccatore

    Un assassino esce di prigione per buona condotta (brano del 7 febbraio 2016)

    Se un bambino fa qualcosa di sbagliato, i suoi genitori lo brontolano e la sgridata sarà maggiore se il figlio dovesse negare l'evidenza. Qualora invece il bimbo, una volta scoperto, ammettesse le sue colpe e chiedesse scusa, la punizione sarebbe per lui certamente meno forte. Ma quando il ragazzo, ancor prima di essere scoperto, avesse il coraggio di dichiarare le proprie responsabilità ai genitori, troverebbe in loro sicuramente una maggiore disponibilità al perdono e, con molte probabilità, a seconda della gravità dei casi, non ci sarebbe neanche una punizione che ha di norma lo scopo di far riflettere su ciò che è stato fatto di sbagliato.
    A volte ci stupiamo nel vedere che persone che hanno fatto grossi errori nella vita trovino grazia agli occhi di Dio.
    Ma se è vero, come è vero, che il Signore è un padre buono è perfetto avrà come unico desiderio la correzione e la salvezza di noi figli. Dio è un padre che continuamente ci sprona a comportarci bene, ma quando sbagliamo fa finta, molto spesso, di non vedere perché vuole che sia l'uomo a capire il proprio errore è a chiedere perdono.
    Pietro disse a Gesù di essere un peccatore ed il Signore gli riempì la barca di pesci.
    Impariamo anche noi l'umiltà, e quando si sbaglia si abbia il coraggio di ammetterlo chiedendo perdono. Ciò che ne ricaveremo sarà la carezza dolce e consolatrice di Dio e talvolta anche quella delle persone nei confronti delle quali abbiamo sbagliato.

  49.  

    Addì 7 settembre 2018

    In quel tempo, gli scribi e i farisei dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!».
    Gesù rispose: «Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro?
    Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno».
    Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio.
    E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti.
    Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi.
    Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!».

    Luca 5,33-39

  50.  

    I tuoi mangiano e bevono

    Gioia e allegria (brano del 4 settembre 2015)

    Una frase bellissima che mi è sempre piaciuta dice "misericordia io voglio non sacrificio". Ci sono troppe religioni che impongono grandi sacrifici a coloro che credono, ma per me è una cosa sbagliata perché se amare Dio significa amare il prossimo, come potremmo amarlo digiunando, come potremmo amarlo sacrificandoci e sacrificando costoro con mille vessazioni. Se amare Dio è amare il prossimo bisogna essere gioiosi e allegri. Pensate ad una persona anziana sul letto di morte, non vorrà certo vedere musi lunghi colmi di tristezza, ma avrà bisogno di vedere negli ultimi anni della sua vita gioia e allegria. Pensate ai bambini, come si può educarli dando loro una serie infinita di vessazioni? Come possono digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma se lo sposo è Dio, e se Dio è il nostro prossimo, come possiamo digiunare quando i bambini, gli anziani, i carcerati sono con noi? Dobbiamo vivere una vita di gioia e di allegria, questo non significa spensierata ma vuol dire certamente occuparsi dei problemi degli altri, ma cercando di avere sempre il sorriso sulle labbra perché una delle cose più importanti che possiamo donare al nostro prossimo è proprio la nostra allegria