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  1.  

    E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla

    Diamante o argento?

    Pronto?
    Buongiorno sono il Notaio Camilli, può venire in studio da me per una comunicazione?
    Arrivo.
    Eccomi, buongiorno
    Lei ha ricevuto un'eredità
    Uau, bellissimo, ed in cosa consiste?
    Il defunto zio le ha lasciato un campo di un ettaro
    Ah, bene
    In realtà i campi sono due, ma lei deve sceglierne uno, l'altro andrà ad un'altra persona. I campi sono limitrofi, quindi stessa località e stesso clima, ma hanno una particolarità: uno di questi era usato come deposito di una vecchia miniera il secolo scorso, e si stima che scavando in superficie si possano raccogliere un paio di carriole di argento; nell'altro campo invece venne seppellito un diamante di grande valore, ma non si sa la giusta ubicazione né la profondità.

    Voi quale scegliereste?
    Oggi in molti preferirebbero il campo d'argento: poca fatica, guadagno immediato, un po' come dire "Pochi, maledetti e subito" e quindi nella vita sarebbe come prendere una strada facile. Così è chi decide di non studiare, trova un lavoretto, e guadagna subito qualche soldino; così è chi prende in moglie una bella ragazza anche se un po' stupida; così è chi preferisce allontanarsi da una situazione con delle regole per andare a vivere seguendo i propri desideri; così è chi sceglie di non credere senza leggere il Vangelo o il Corano o la Bibbia.
    Ma chi non studia troverà lavori di fatica finché è giovane, poi però non avrà le basi per ambire ad un lavoretto migliore che gli dia sicurezza fino alla pensione; la bella ragazza come moglie può soddisfare i bassi istinti per un po', ma in un rapporto serve dialogo e ragionare su temi importanti, ed una moglie stupida questo non lo può garantire; andare via da una situazione dove ci sono delle regole, magari strette per un adolescente, per avere tutto senza fatica perché c'è qualcuno che stupidamente, pensando di amare, fa un danno al proprio figlio, porterà quel ragazzo o ragazza a dover camminare in salita una volta adulto; non credere è legittimo, ma quanti di coloro che si professano atei o agnostici hanno veramente cercato di capire perché tanta gente creda, oppure hanno cercato di interpretare e verificare le sacre scritture?

    Ecco, io ho sempre preferito scegliere di trascorrere la vita a cercare un diamante, piuttosto che accontentarmi di un po' di argento luccicante e di scarso valore. L'Associazione ne è un esempio perché avremmo potuto allearci a questo o quel politico quando ci è stato proposto, avremmo potuto accettare compromessi o facili guadagni, avremmo potuto entrare in qualche associazione più grande per avere i loro stessi privilegi e visibilità, ma abbiamo preferito cercare il diamante. Non lo abbiamo ancora trovato, ma scavando abbiamo accumulato dei valori che tutto l'argento del mondo non ci avrebbe potuto dare: la solidarietà di scavare insieme per un fine comune, la speranza sempre viva nei nostri cuori per un mondo migliore, la certezza di aver aiutato tanti bambini a crescere sereni mostrando loro una valida alternativa.
    Venite a scavare con noi, forse non troveremo mai il diamante, ma tutti insieme dissoderemo quel campo per dare un futuro a tanti bambini
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    Per dissodare un campo occorrono persone e mezzi. Venite ad aiutarci a zappare, oppure aiutateci a comprare vanghe e picconi, ma non lasciateci soli

  2.  

    Addì 7 maggio 2017

    In quel tempo, Gesù disse; «In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.
    Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore.
    Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori.
    E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.
    Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
    Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
    Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.
    Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.
    Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
    Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza»

    Giovanni 10,1-10

  3.  

    Egli chiama le sue pecore una per una

    Poche guide per i nostri ragazzi

    Ospitammo nella nostra casa di campagna una parrocchia di Roma con diversi bambini di dieci, undici anni. Uno dei primi giorni li portammo a vedere una fattoria didattica e solo allora scoprirono che sono le galline a fare l'uovo, e non il macellaio o la polleria. Così fu anche per le pecore, non ne avevano mai vista una, ed era buffo osservarli mentre scattavano foto a quegli animali a loro sconosciuti.
    Oggi io sono nelle stesse condizioni di quei bambini, pronto a scattare foto se dovessi vedere un buon pastore, ormai raro e introvabile.
    Non faccio di tutta un'erba un fascio, non è mia abitudine, e non giudico le persone, ma dal mio punto di vista, con l'esperienza di trent'anni al servizio dei bambini, vedo che poche sono le persone capaci di educare i propri figli, alunni, giovani parrocchiani. La maggior parte dei "pastori" è un mesteriante senza passione, uno che vuole solo arrivare a fine mese per prendere lo stipendio. Per altri invece, se il fine ultimo non sono i soldi, come per molti sacerdoti, i fini sono altri come la carriera, le lodi del proprio vescovo, e non si mettono in gioco.
    Quante parrocchie hanno bei locali e non ospitano chi possa aver bisogno, siano essi poveri, barboni, bambini a rischio. Quanti sacerdoti predicano la carità e l'accoglienza dal pulpito ma non si sporcano le mani preferendo un bel film alla tv, piuttosto che andare in visita a qualche famiglia o anziano bisognosi di una parola gentile. Nelle parrocchie si fanno iniziative tese alle famiglie, per i bimbi del catechismo, per la raccolta fondi da dare al vescovo, o per pagare la riparazione delle campane, e tutto con un velo di antichità che scoraggia i giovani, tenendoli lontano dalla chiesa dove potrebbero assaporare valori importanti.
    Il pastore non è solo colui che apre la porta del recinto, manda le pecore a pascolare con l'aiuto dei cani e richiude la porta alla sera quando rienrano all'ovile. Il buon pastore è colui che conosce le proprie pecore una ad una, dialoga con loro, si avvicina se le vede tristi o zoppicanti, e non aspetta che siano loro a chiedere aiuto, e quando lo dovessero fare si precipita in suo aiuto lasciando da parte ogni cosa che stava facendo. E le pecore non sono solo quelle che abbiamo ereditato dal precedente sacerdote o insegnante o allenatore, sono tutte quelle, ormai inselvatechitesi, scappate da altri recinti, pecore senza pastore, senza guida che bisogna andare a cercare e convincere ad entrare nell'ovile, non per fare numero, ma per essere parte di una famiglia, curati, accuditi, coccolati, amati, protetti.
    Oggi questo la chiesa non lo fa. Oggi i sacerdoti e i vescovi non vogliono imparare dai propri errori, convinti di avere la verità in tasca, ma in tasca hanno il Vangelo, quello si che é verità, peccato che pensino di non aver più nulla da imparare, e non lo leggano più perché lo sanno a memoria, ma ogni poesia recitata con cantilena manca di intonazione e di passione e chi la recita non sarà mai in grado di guidare nessuno se non applica i suoi insegnamenti alla vita e ai problemi di tutti i giorni dando risposte concrete alle persone per poi donare loro valori e principi.
    Mi pare che Gesù facesse questo: curava i loro malanni, dava loro da mangiare, li perdonava e poi diceva loro cosa fare per essere persone migliori
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    C'è tanto da lavorare per portare negli ovili le pecore smarrite. Troppi giovani che si comportano male. Venite a darci una mano

  4.  

    Addì 8 maggio 2017

    In quel tempo, disse Gesù: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.
    Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.
    Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.
    E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.
    Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.
    Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio»

    Giovanni 10,11-18

  5.  

    Ho altre pecore che non sono di quest'ovile

    Mio figlio

    Siamo tutti un po' fissati con il possesso di qualcosa, dobbiamo possedere. Questo accade non solo con gli oggetti, ma anche con le persone, sopratutto con i figli.
    Dobbiamo controllare la loro vita, essere a conoscenza di ogni cosa che dicono o fanno e cerchiamo di impedire loro di allontanarsi da noi, ottenendo però spesso l'effetto contrario, cioè una voglia di libertà e spesso una fuga da noi.
    Possesso, proprietà. Ma i figli non sono nostri, non ci appartengono, hanno la loro vita davanti e devono fare le loro scelte, anche quelle sbagliate, per poter crescere e maturare, e noi dobbiamo sforzarci di lasciargliele fare.
    Capisco che non sia facile vedere un ragazzo che fa cose che potrebbero metterlo in pericolo, ma se gli impediamo di agire un giorno scapperà per farle. L'unica cosa che possiamo fare è quella di consigliare il modo giusto di fare una cosa oppure il motivo per cui sarebbe bene non farla, ma poi dobbiamo lasciarli liberi.
    Con i tanti ragazzi in affido ho sempre agito se non con l'idea del possesso, quanto con la brama di proteggerli a tutti i costi, anche da loro stessi, e li ho spesso tenuti sotto una campana di vetro per isolarli dal male che ci circonda, ma ho ottenuto l'esatto contrario: la curiosità estrema per ciò che impedivo loro di fare, e la fuga non appena sia stato loro possibile.
    Abbiamo dato loro buoni principi indubbiamente, valori che nella vita forse un giorno si ritroveranno, ma abbiamo solo posticipato il momento in cui fare errori, e non eravamo lì per curare le loro ferite.
    Ricordo Marco che a diciotto anni aveva scelto di restare con noi. Ci chiese il cellulare per restare in contatto con la famiglia, la quale aveva non pochi problemi e per questo volevamo filtrare i messaggi tra loro. Inoltre per un periodo aveva avuto il telefono e lo aveva usato male infastidendo alcune ragazze in maniera pesante, facendo si che i loro capi scout si rivolgessero a noi brontolando. Decidemmo pertanto che Marco non dovesse avere il telefono finché non fosse maturato.
    Marco però aveva diciotto anni e, all'ennesimo nostro rifiuto, se ne andò a vivere dalla sua famiglia, abbandonò la scuola a metà del quinto anno dell'alberghiero, ed in seguito ha dovuto passare brutti momenti, talvolta anche solo in ospedale perché la sua famiglia non era in grado di stargli vicino.
    Oggi penso, ma se gli avessimo dato quel cellulare, come sarebbe la vita di Marco? Forse la stessa, ma certamente mi resterà per sempre nel cuore il dubbio che magari, dandogli il cellulare, sarebbe rimasto con noi quel tanto che sarebbe bastato per divenire cuoco e trovare un lavoro ben retribuito.
    "Mio" con i figli non esiste, non deve esistere.
    Questo concetto è poi alla base dell'affidamento che abbiamo scelto di abbracciare, perché i figli, partoriti da uno da un altro, meritano il nostro amore e accudimento
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    I figli che accogliamo sono anche tuoi perché sono del mondo
    Dacci una mano per sostenerli

  6.  

    Addì 9 maggio 2017

    Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno.
    Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone.
    Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
    Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore.
    Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
    Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.
    Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio.
    Io e il Padre siamo una cosa sola»

    Giovanni 10,22-30

  7.  

    Le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza

    Un bambino laureato

    Una bellissima lettera di San Pietro così recita
    Se facendo il bene sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio.
    Anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca, oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia.
    Pensateci un attimo, credenti in Dio oppure atei, pensate a come sarebbe bello un mondo dove

    Si cerchi di non commettere peccato, e qualora dovessimo cadere ci rialzassimo e riprovassimo a non sbagliare
    Non si dicano bugie e tutto ciò che ciascuno dice lo pensi veramente
    Non si risponda male a chi ci insulta e non si compia o mediti giustizia, lasciando che sia Dio (o la vita se preferite) a giudicare

    Ecco, se ci comportassimo seguendo queste indicazioni, daremmo testimonianza ed in molti seguirebbero il nostro esempio.
    Impegniamoci a crescere con questi valori e sopratutto insegniamoli ai nostri cuccioli sia con la parola che con l'esempio e potranno laurearsi all'università della vita
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    Insegnare ad un bambino non è un compito facile, ma è bellissimo e necessario. Contribuite alla loro educazione

  8.  

    Addì 10 maggio 2017

    Gesù allora gridò a gran voce: «Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato.
    Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
    Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
    Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell'ultimo giorno.
    Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare.
    E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me»

    Giovanni 12,44-50

  9.  

    Chi vede me, vede colui che mi ha mandato

    In giacca e cravatta e con un bel sorriso

    Alla porta di Marta bussa un rappresentante di una grossa azienda che vende prodotti di pulizia per la casa.
    E' tutto mal vestito, capelli sporchi, puzzolente, un'aria assonnata
    "Buongiorno, mi manda la ditta Soap, vendiamo ..."
    Non fa a tempo a finire la frase che Marta gli chiude la porta in faccia.
    Successivamente racconta l'accaduto alle sue amiche, le quali si guarderanno bene dal comprare i prodotti della Soap perché una ditta che manda in giro personaggi del genere non merita la fiducia del consumatore

    Alla porta di Giuliana invece bussa una venditrice della ditta "Cosmesi" che produce fard, ombretto e altri preziosi necessaire per la donna.
    E' aggraziata, ben vestita, truccata come una diva.
    Un grande sorriso e Giuliana le apre la porta di casa, l'ascolta con attenzione, valuta le sue proposte.
    Successivamente ne parla con le amiche, le quali sono ben felici di incontrare quella cara ragazza per valutare le sue interessanti offerte.

    A volte noi cristiani non ci preoccupiamo della facciata, convinti di avere un ottimo prodotto e che basti la parola "Vangelo" a far entrare le persone in chiesa.
    Ma spesso i sacerdoti hanno l'aria stanca, talvolta snob, non amano nuove iniziative o proposte, non ascoltano i bisogni delle persone, per non parlare di pedofilia o della marea di soldi a disposizione di alti prelati.
    E la gente chiude loro la porta in faccia.

    Altri, come i testimoni di geova, si presentano ben vestiti, grandi sorrisi, disponibili al dialogo.
    E la gente li accoglie, li ascolta, si interessa e spesso si lascia convincere

    Dietro ai sacerdoti c'è sempre un buon arrosto, perché il Vangelo dona principi validi, ma se il profumo e l'aspetto di quella pietanza non attirano i nostri sensi, tendiamo a rifiutare chi ce lo propone, e con esso lo stesso Vangelo ed i valori proposti.
    Dietro una bella facciata si nascondono talvolta dei briganti pronti a carpire la buona fede e mettere le mani nel portafogli per interessi personali.

    Dovremmo imparare a dare al mondo un'immagine degna di colui che rappresentiamo, altrimenti la nostra testimonianza sarà più un danno che un beneficio
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    Doniamo ai nostri bambini con un sorriso, portate loro il dono di voi stessi e vi ascolteranno migliorando la loro esistenza

  10.  

    Addì 11 maggio 2017

    In quel tempo, dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù disse loro: «In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato.
    Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica.
    Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno.
    Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono.
    In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato»

    Giovanni 13,16-20

  11.  

    Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me

    Buon Compleanno Mamma Zizzi
    Buon Compleanno Mamma Roberta

    Il profumo della torta di mele pervade la casa non appena apro la porta
    Mamma, hai fatto il mio dolce preferito, grande
    No Ricky
    Come no mamma, riconoscerei quest'odore ad un miglio di distanza
    Ti ho detto che non l'ho fatto, ti sbagli
    Va bene mamma, vuoi scherzare
    E mi metto alla frenetica ricerca del dolce, guardo dappertutto, persino sotto il letto, ma non lo trovo. Con aria delusa, ma decisa, guardo la mia mamma e le chiedo
    Dove lo hai messo?
    Mia madre sapeva che non avrei mollato e mi disse
    Ha suonato alla porta un bambino zingaro, chiedeva un po' di soldi. L'ho fatto accomodare in casa, l'ho fatto sedere in cucina e gli ho dato un pezzo di torta. Dopo che ebbe mangiato, nell'andare via gli ho dato il resto del dolce per i suoi fratellini. Lo avevo fatto per te, ma ho pensato che ne avesse più bisogno lui e a te lo avrei rifatto un'altra volta.

    Questa era la mia mamma, ed oggi ricorre il suo compleanno, avrebbe compiuto settantanove anni se il Signore non l'avesse chiamata a sé trentuno anni fa
    Oggi è anche il compleanno di Roberta
    Due mamme, due tipi di accoglienza diversi verso i bambini, ma con un minimo comune denominatore: l'amore incondizionato per loro

    Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me
    I bambini ci sono mandati da Dio, rifiutare di accoglierli significherebbe rifiutare Dio
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    Accoglienza non è donare una torta o un piatto di minestra
    Accoglienza significa donare con amore

  12.  

    Addì 12 maggio 2017

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.
    Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.
    E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».
    Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?».
    Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me»

    Giovanni 14,1-6

  13.  

    Io vado a prepararvi un posto

    Vacanza a Lipari

    Ognuno di noi ha uno scopo nella vita, ma tutti dovremmo pensare al futuro dei nostri figli, delle nuove generazioni. Siamo chiamati a rendere migliore la vita degli altri, è la stessa natura a mostrarcelo. Pensate all'evoluzione della specie. Pensate alle lotte civili e di sangue che nei secoli si sono combattute per avere democrazie sempre più forti. Pensate ai diritti civili conquistati e per i quali molte persone hanno perso o sacrificato la propria vita.
    Se ciascuno di noi oggi chiudesse il cuore agli altri, si mettesse in poltrona appagato della propria vita, il mondo non progredirebbe, anzi i rovi e le erbacce prenderebbero il sopravvento e tante delle conquiste fatte non esisterebbero più già fra qualche anno, lasciando il campo libero ai vari hitler, mussolini e propotenti di ogni genere e risma.
    Nostro scopo deve essere quello di lottare per migliorare il mondo e di sentinelle per mantenere in auge i risultati raggiunti con la fatica di tanti nonni e bisnonni.
    E' un po' come quando nel nostro piccolo cerchiamo di organizzare una vacanza per i bambini. Ci muoviamo per tempo, chiediamo permessi ed autorizzazioni, cerchiamo i fondi necessari, facciamo revisionare i mezzi. In altre parole prepariamo un posto dove i ragazzi possano stare bene, divertirsi, imparare a stare con gli altri, mettere in pratica i valori acquisiti nel tempo.
    Prepariamo una strada per il futuro dei tanti bambini che vivono in situazioni di disagio, non sentiamoci egoisticamente appagati per aver raggiunto una certa pace sociale, non smettiamo di lottare perché anche altri abbiano ciò che abbiamo noi, non chiudiamo le porte ad un bambino in affidamento in cerca di un po' di amore, o ad un immigrato alla ricerca di un po' di pane, o di un paese dove crescere i propri figli liberi da ingiustizie e privazioni.
    ---------------------------
    Preparare un posto è fatica e sacrificio, ma quanta gioia nel vedere la gioia sui volti dei bambini o delle persone accolte

  14.  

    Addì 13 maggio 2017

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
    Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
    Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?
    Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere.
    Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
    In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre».
    Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio.
    Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò»

    Giovanni 14,7-14

  15.  

    Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò

    Bimbi piangete che mamma ve lo compra

    Quando ero piccolino, in estate, dinanzi agli stabilimenti balneari di Pancaldi a Livorno, c'era sempre un omino con un carretto applicato alla parte anteriore di una bicicletta, un grande vetro lasciava intravedere una varietà infinita di chicci: mente attorcigliate, stringhe di liquirizia a forma di animaletto, morbidose caramelle colorate, lecca-lecca con il fischietto ed ogni altra golosità. E questo tipo che urlava a squarciagola "Bimbiiii piangeteeee 'he mammmmmmaaaa ve lo 'ompraaaaa".
    Era come se fosse una carta moschicida, ogni bimbo che passava di lì veniva attirato, e le mamme lo portavano via per una mano, ma questi cominciavano a frignare "Voglio il chicco, voglio il chicco" tirando dall'altro lato, fin tanto che nonni e genitori non cedevano, e a capo chino si avvicinavano al barroccino per comprare qualche dolcetto.
    Ognuno ha le sue armi, ed i bambini hanno un urlo potentissimo, la capacità di commuovere l'adulto, ed una tenacia da spezzare le gambe alla persona più forte.
    Ogni età ci da le basi, insegnandoci come comportarsi nel futuro.
    Oggi non ci metteremo a strillare per la strada se vogliamo un lavoro, o se abbiamo bisogno di un po' di compagnia, ma se la tenacia non è rimasta in noi, è affar serio.
    Bisogna saper chiedere, non essere troppo insistenti, ma non mollare mai, ed è così che otterremo qualche risultato.
    Se io, che non sono nessuno, vado a chiedere un favore ad una certa azienda, mi mandano dal portiere, poi dalla segretaria per sentirmi dire "Le faremo sapere dopo che avremo inoltrato la cosa al presidente, ma sa ha tante cose da fare". Ed aspetti mesi, e torni a domandare più volte, poi forse un giorno arriva una risposta, perché se insisti arriva.
    Ma se un ministro telefona al presidente dell'azienda e dice "C'è un mio amico che vorrebbe..." arriva subito la telefonata del segretario particolare "Carisssssimo, è un onore ed un piacere poter assecondare la sua richiesta, mi saluti il Ministro, e se ha bisogno di qualcos'altro non ha che da chiederlo, sono a sua completa disposizione".
    Quando si chiede si deve farlo andando da quello più in alto che conoscete.
    Io più in alto di tutti conosco Dio, e devo dire che tutte le volte che mi sono rivolto a lui, non ha mai mancato di fare quella telefonata, e la risposta alle mie richiesta è stata immediata
    ---------------------------
    Non siate sordi alle richieste di Dio

  16.  

    Addì 14 maggio 2017

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.
    Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.
    E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».
    Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?».
    Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
    Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
    Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
    Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?
    Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere.
    Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
    In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre»

    Giovanni 14,1-12

  17.  

    Io sono la via, la verità e la vita

    Quale strada prendere

    Tante sono le strade che si possono prendere. Tanti gli esempi di vita che quotidianamente vediamo, leggiamo, ascoltiamo.
    Pensate di essere al centro di una grande città.
    Strade illuminate, enormi video che trasmettono clip musicali, negozi pieni di oggetti di desiderio. Si è affascinati da quelle luci, da strade senza regole, dalla vita spensierata e bella che ci viene promessa. Ma davvero pensate che sia oro tutto ciò che luccica?
    Quando qualcuno viene a trovarci mette il suo abito migliore, riempie i bambini di coccole e doni, parla della sua vita in maniera scherzosa facendo intravedere rose e fiori.
    Ed è giusto, è bellissimo che entrino in casa nostra con le facce sorridenti lasciando fuori i loro problemi, almeno con i bambini. Per molti rappresentiamo una valvola di sfogo e ne siamo felici.
    Ma la realtà è spesso diversa da quella che si può vedere, la realtà è sopratutto diversa da quella che vogliamo vedere.
    Ma i ragazzi questo non lo capiscono e, io per primo quando ero adolescente, vorrebbero salire su quella macchina per raggiungere quei lidi ove scorre miele, dove non ci sono problemi, due genitori sempre sorridenti, senza regole, senza dover andare a scuola, con ogni sorta di desiderio appagato.
    E' ovio che la realtà è diversa dalla fantasia, specie da quella di un bambino o di un ragazzo, ma poi? Dopo un periodo, o dopo una vacanza cosa ci sarebbe? Quale futuro possiamo sperare senza studiare, cercando di imbrogliare, di fare i "furbetti", vivendo alla giornata? Cosa impareremmo se trovassimo sempre il piatto pronto in tavolo dopo una giornata di baldoria?
    Oggi i ragazzi non lo capiscono e vorrebbero salire su quella macchina che si sta per allontanare da loro, ma domani forse capiranno che le regole sono parte integrante di un cammino, senza le quali si rischia di perdere la strada, di trovarsi lontani dalle vie illuminate per finire su sentieri bui e pericolosi.
    Quale è la strada giusta? Quella in salita, quella per la quale combattere ogni giorno, quella che ti porta a studiare, ad accrescere la tua cultura, ad imparare il rispetto, l'altruismo, la solidarietà, l'abnegazione.
    Valori che ho imparato dai miei genitori che si avvalevano di un manuale: il Vangelo

    Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore
    --------------------------
    Una sola è la strada giusta, quella che porta ad amare Dio attraverso il nostro fratello più piccolo

  18.  

    Addì 15 maggio 2017

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
    Gli disse Giuda, non l'Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?».
    Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.
    Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
    Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi.
    Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto»

    Giovanni 14,21-26

  19.  

    Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama

    Uccisa nel tentativo di proteggere l'amica

    Un eroe non è colui che freddamente decide di dare la vita per qualcuno e si incammina verso la morte a testa alta. Un eroe è colui che si trova in una situazione nella quale si fa la cosa giusta senza pensare alle conseguenze.
    E' il caso di Binta Sani che ha visto aggredire la sua amica e non ci ha pensato due volte a mettersi nel mezzo prendendo le coltellate che l'hanno portata alla morte al posto suo.
    Qualcuno dice che è impulso, altri parlano di incoscienza, io dico che è eroismo, ma qualunque cosa sia ci sono alla base dei forti principi di amore, amicizia, solidarietà, valori che fanno grande una persona, valori che fanno di quella donna un'eroina.
    Morire per amore, morire per salvare una persona è la morte più bella che possa esserci.
    Vivere per amore, vivere per salvare un'esistenza è la vita più bella che possa esserci.
    ---------------------------
    Vi aspettiamo. Il volontario è un eroe, è colui che può fare la differenza nel salvare una vita

  20.  

    Addì 16 maggio 2017

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
    Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me.
    Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate.
    Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato»

    Giovanni 14,27-31a

  21.  

    Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre

    Se mi ami non piangere

    Nel settembre 1985 la mia vita cambiò radicalmente. Mio padre mi comunicò che la mia mamma aveva un tumore, e la sera dello stesso giorno lo dicemmo anche a lei.
    Serata particolare che ancora oggi rivivo con intensità. Misi una musica di Cocciante e ballai con mia madre, la quale non pensò alla malattia, non pensò alla morte, ma alla gioia di poter ballare con suo figlio.
    Da quel giorno iniziò un percorso fatto di dolore, cure, speranze, delusioni.
    A novembre andammo per la seconda volta a Parigi e lì ci annunciarono la sentenza di morte "Torni a casa signora perché non c'è più niente da fare".
    Tornammo a Livorno ed attendemmo la morte.
    Eravamo tutti tristi, addolorati, nervosi e sapete chi era la persona che ci tirava su di morale? Quella che scherzava su tutto, anche sulla morte? Era proprio la mia mamma.
    "Come sta signora?"
    "Bene, grazie, fra un mesetto dovrei morire, ma oggi sto bene e subito si prodigava a chiedere notizie del figlio, del marito, del lavoro, del trasloco".
    Era talmente spensierata che nessuno credeva potesse veramente morire nel giro di una trentina di giorni.
    Con tutti aveva un parola gentile, consolatoria. Parlava del suo funerale come di una festa da organizzare: "Voglio le campane che suonano a festa, i ragazzi della parrocchia con le chitarre, tutti gli "ospiti" vestiti a festa come ad un matrimonio perché io vado a stare bene, vado nella casa del Padre. Dovete essere felici per me".

    Qualche giorno dopo la sua morte una sua cara amica mi diede questa poesia, che ogni tanto rileggo con piacere ed invio a chi ha perso un proprio caro:

    Se Mi Ami, non piangere!
    Se tu potessi vedere e sentire le cose
    che io vedo e sento in questi orizzonti senza fine
    e in questa luce che tutto investe e penetra,
    non piangeresti, se mi ami.
    Sono ormai assorbita dall'incanto di Dio,
    dalle Sue espressioni di sconfinata e struggente bellezza,
    le cose di un tempo sono così piccole e lontane ...
    mi è rimasto l'amore per te, figlio!
    Una tenerezza che non hai mai conosciuto.
    Ci siamo amati molto tu ed io
    e non ho mai cessato di ringraziare Dio
    di averti affidato alle mie cure,
    ma l'appartenenza al tempo
    rendeva tutto così fugace e limitato ...
    Ora io vivo nella serena e gioiosa attesa
    del tuo arrivo fra noi,
    tu pensami così.
    Nelle tue battaglie,
    pensa a queste meravigliose case
    dove non esiste la morte e dove non c'è dolore,
    dove tutto è gioia, bellezza ed amore
    e dove un giorno torneremo a stringerci la mano,
    dove ci disseteremo insieme nel trasporto più puro e più intenso
    alla fonte inestinguibile dell'Amore generatore di Vita.
    Non piangere più se veramente mi ami.
    ---------------------------
    I bambini in certe situazioni familiari hanno già pianto fin troppe lacrime. Donate loro i vostri sorrisi

  22.  

    Addì 17 maggio 2017

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
    Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
    Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato.
    Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
    Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
    Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
    Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
    In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli»

    Giovanni 15,1-8

  23.  

    Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato

    Invitati alla festa, balliamo

    Il tragitto che da Livorno ci porta ad Orentano è di appena cinquanta chilometri, meno di un'ora di macchina, ma è come se passassimo da un mondo ad un altro. Dal mare di Livorno alla campagna dell'entroterra pisano, gente accogliente ed amabile, ma con particolarità diverse dal nostro quotidiano; anche il clima si fa sentire, e mentre nella città labronica giriamo la sera a maniche sbracciate, nella casa delle vacanze dobbiamo indossare una calda felpa.
    Al nostro arrivo troviamo erba da tagliare, alberi da potare, orto da curare, e non c'è mai fine ai lavori.
    Ecco, questa è la nostra vita: un continuo ricominciare.
    Quale genitore può mettersi tranquillo in poltrona e dire "Mio figlio non ha più bisogno di me"?
    Quando è piccolo ci sono le pappine, il pediatra, la scuola; da adolescente c'è da indicargli la retta via senza essere troppo invadenti; da adulto bisogna accompagnarlo e sostenerlo nelle prime scelte lavorative; e poi ci sono i nipoti e si ricomincia.
    E' stancante tutto questo, ma quale genitore ci rinuncerebbe? Nessuno, perché è talmente bello potare il tralcio di una vite per vedere dopo qualche tempo il fiorire dei primi boccioli, poi le tenere foglioline, ma continuando a lavorare sulla vigna asportando alcune foglie, dando alla pianta le medicine contro l'attacco di elementi esterni negativi che potrebbero danneggiarla finanche a farla morire. Ma che gioia vedere gli acini comparire, che meraviglia vederli crescere sotto la nostra protezione contro la grandine, e che soddisfazione cogliere il frutto di tanto lavoro.
    Ed ogni anno si ricomincia. Ed è sempre una gioia accogliere un bambino, aiutarlo a crescere, amarlo, coglierne il frutto quando va su una buona strada.
    E così come il contadino, quando beve un buon fiasco del suo vino, si dimentica del lavoro e della fatica, delle delusioni per una pianta morta o depredata dalle volpi, anche il genitore quando vede il suo ragazzo camminare dritto su una buona strada si dimentica del gran lavoro di potatura che ha dovuto fare negli anni per smussare angoli di carattere e dare forza per crescere.
    Ogni anno è primavera: gioie e dolori che si rincorrono in un balletto senza fine, ma siamo stati invitati alla festa e non possiamo rifiutarci di ballare.
    ---------------------------
    Tante le viti da potare. Abbiamo bisogno di voi per tagliare i rami secchi, ma anche di buone forbici. Non lasciateci soli perché il frutto della vite sarà vino che anche voi berrete

  24.  

    Addì 18 maggio 2017

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
    Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
    Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena»

    Giovanni 15,9-11

  25.  

    Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi

    L'amore di un genitore

    Come fate a produrre il pane da dare alla vostra famiglia?
    Dovete impastare la farina, lavorarla, infornare le forme.
    Ma prima ancora?
    Dovete avere la farina, il lievito e gli altri ingredienti, altrimenti non potrete mai fare il pane da dare ai vostri figli.
    Sembra ovvio, eppure ce ne dimentichiamo troppo spesso.
    Ce ne dimentichiamo quando giudichiamo e puntiamo il dito contro chi non è un buon genitore, contro chi è razzista o maltratta un anziano, contro chi non è generoso.
    E cosa c'entra questo con la farina ed il pane?
    Il pane è ciò che diamo agli altri: figli, genitori, poveri, immigrati, colleghi, mogli, mariti
    La farina è l'elemento base: l'amore, i principi, la solidarietà, l'altruismo
    Come può una persona dare pane senza avere la farina?
    Come può una persona dare amore e valori senza averne ricevuti?
    Ecco perché è importante accogliere bambini che hanno avuto cattivi esempi, non accuditi, non amati: affinché siano loro genitori buoni con tanta farina tale da poter produrre tantissimo pane.
    Io, come tanti altri, ho avuto moltissimo amore dalla mia famiglia ed è un mio dovere non tenere quella farina nei silos, ma utilizzarla, mettendoci del mio, il lievito, per sfamare chi ha bisogno di affetto ed insegnamenti.
    ---------------------------
    Dateci la vostra farina ed il pane che daremo ai nostri bimbi sarà più ricco di vitamine

  26.  

    Addì 19 maggio 2017

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.
    Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
    Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.
    Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.
    Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.
    Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri»

    Giovanni 15,12-17

  27.  

    Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti

    30 Anni di Amici della Zizzi

    Non smetterò mai di stupirmi di quelle che in molti si ostinano a chiamare "coincidenze".
    Oggi è il giorno del nostro trentesimo anniversario, trentanni di "Amici della Zizzi" ed il più bell'augurio che potessimo ricevere è venuto da Dio.
    Nel Vangelo di oggi c'è scritto "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga".
    E' un qualcosa che ho sempre avuto chiaro: non siamo bravi noi ad aver preso una certa strada, non abbiamo alcun merito, ma è stato Dio a "costituirci", a volere che portassimo frutto, a donare principi a tanti bimbi che possano spargere nelle loro famiglie future i valori appresi.
    Ed è vero quanto si legge dopo "perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda" perché abbiamo ottenuto sempre quello che abbiamo richiesto. Ce lo siamo sudato, lo abbiamo conquistato, abbiamo pianto, ma ciò che chiedevamo era quello di portare tanti bambini a vedere un mondo migliore, a dare loro alternative valide, ed oggi è così. Oggi ci sono moltissime persone che ci vogliono bene e si prodigano per noi, un mondo di bontà, quel mondo che desideriamo far conoscere ai tanti bimbi inviatici da Dio.
    ---------------------------
    19 maggio 1987 - 19 maggio 2017
    30 Anni di Noi
    30 Anni di Amore
    30 Anni per i Bambini

  28.  

    Addì 20 maggio 2017

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.
    Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia.
    Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.
    Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato»

    Giovanni 15,18-21

  29.  

    Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me

    Lasciamo che ci odino

    Marco era figlio di un impiegato di una grossa società di Milano, il quale aveva il vizio del gioco. Ogni giorno perdeva grosse cifre e chiedeva prestiti agli usurai. Non potendo rispettare gli impegni è stato più volte aggredito e picchiato. Un giorno, un brutto giorno, non ha più visto vie di uscite, è salito sulla terrazza dell'edificio di casa sua, ed ha fatto un volo di trenta metri lasciando un bambino di dieci anni orfano, ed una moglie vedova e senza alcun tipo di sussitenza o assicurazione.
    Fu così che Marco dovette trasferirsi da Milano a Scampia dove risiedevano i nonni materni, gli unici disponibili ad accoglierlo.
    Marco iniziò ad andare a scuola per finire la quinta elementare.
    Quei pochi mesi che lo separavano dall'estate in qualche modo passarono tra lo stordimento di una vita così diversa, una lingua che non capiva, usanze che non erano le sue.
    L'estate fu come un tuffo nel passato trascorsa in vacanza quando dall'uno, quando dall'altro amico della sua vecchia scuola, della sua vita ormai passata.
    Settembre, riapertura delle scuole, prima media.
    Tutti i ragazzi si conoscevano, urla e risate festanti.
    Marco apparve subito agli occhi di tutti il "diverso" "u milanése", la vittima ideale con quei suoi modi garbati, il vestitino della domenica, il lei ai professori. E poi il suo modo di parlare "nun se potéva sentì".

    Marco, uno come tanti in un mondo che lo odiava perché diverso, perché educato, perché la domenica andava alla messa con la mamma.
    Marco, uno dei tanti odiati e canzonati.

    E voi? E noi?
    Non vi sembra a volte di vivere in un mondo che non è il vostro? Di non essere accettati, di essere derisi per quelli che per voi sono comportamenti normali?
    Ed in questi casi non avete la tentazione di uscirne?
    Marco non poteva andarsene, non ne aveva le possibilità. Lì era e lì doveva stare.
    Così è per noi: se questo mondo non ci piace, se la falsità e l'opportunismo non sono nel nostro dna, se siamo sempre disponibili verso il prossimo ma riceviamo solo sputi ed insulti ci verrebbe la voglia di fuggire, ma non possiamo.
    Cosa fare? Le soluzioni sono due: adeguarsi o combattere per i propri valori.
    Duemila anni fa un uomo di nome Gesù non faceva nulla di male: guariva, consolava, leniva ferite, dava speranza. Lo hanno deriso, gli hanno sputato addosso, lo hanno crocifisso.
    Non credete che Gesù sia figlio di Dio? Liberissimi, ma seguire Gesù significa sopratutto seguire il suo esempio di amore e di bontà, e se questo dovesse portarci persino a farci odiare dovremo andarci fieri perché essere odiati da chi non ha valori deve essere per noi solo un vanto
    ---------------------------
    Dare dei valori ad un bambino non significa renderlo diverso dagli altri, significa renderlo più simile a Dio

  30.  

    Addì 21 maggio 2017

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osservate i miei comandamenti.
    Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre,
    lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi.
    Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi.
    Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.
    In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi.
    Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui»

    Giovanni 14,15-21

  31.  

    Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi

    Dopo la morte continua la crescita

    A molti di noi è purtroppo già capitato di avere un lutto importante in famiglia: un genitore, un figlio, un fratello, una sorella.
    In un primo momento ci sentiamo abbandonati, orfani di quella persona. Non possiamo più parlarci, abbracciarla, annusare il suo profumo quando esce da una stanza, assaggiare i suoi manicaretti, ridere delle sue battute.
    Poi, pian piano, anche se non abbiamo fede, cominciamo a parlarci, a confidarle le nostre pene, a piangere sulla sua spalla. Avvertiamo il suo odore e la sua presenza in tanti attimi della nostra vita. Sempre di più. Ci prendiamo gusto, ed allora la ricerchiamo in ogni angolo della casa, negli atteggiamenti nostri e degli altri, nelle similitudini. E la troviamo. E' sempre stata lì, non si è mai mossa, non ci ha mai abbandonato. E torna a vivere. Torna a vivere attraverso di noi, e in quel giorno sapremo che noi siamo nella mamma, nel papà, nel figlio che non vediamo più con gli occhi, ma che vediamo con il cuore. Ed osserveremo i suoi insegnamenti, li metteremo in pratica, li insegneremo ai nostri figli ed amici, e sarà ancora amore che cresce per quella persona.
    La mia mamma non è morta, vive in me ed il nostro rapporto si è solo trasformato, e continua a crescere, l'uno concatenato all'altra sempre più.
    La stessa cosa avviene con Dio. Mettendo in pratica i suoi insegnamenti gli dimostreremo il nostro amore, e lui farà altrettanto con noi
    ---------------------------
    Aiutaci a far rivivere i nostri bambini, troppe volte uccisi dall'indifferenza

  32.  

    Addì 22 maggio 2017

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza;
    e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.
    Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi.
    Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio.
    E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me.
    Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato»

    Giovanni 15,26-27.16,1-4a

  33.  

    Vi scacceranno dalle sinagoghe

    Scacciati dalla chiesa mentre pregavamo

    Giovedì santo. Come da tradizione dalle nostre parti facciamo il giro delle sette chiese per pregare. Entriamo in una chiesa di Livorno. Non c'è nessuno, solo il sacerdote, due donne anziane ed il sagrestano raccolti in preghiera dinanzi al "sepolcro". Chiesa molto grande, noi gruppo di oltre trenta persone, la maggior parte bambini. Per non disturbare ci posizioniamo all'angolo opposto rispetto a dove era il sacerdote raccolto in preghiera, nella parte buia della chiesa. Ci inginocchiamo, ci prendiamo per mano e iniziamo a pregare recitando un "Padre Nostro". Mi si avvicina il sagrestano chiedendomi di uscire perché stavamo disturbando. Nemmeno lo guardo, continuiamo a pregare, poi ci facciamo il segno della croce ed usciamo.
    Tanti altri episodi, dal sacerdote che dice "I tuoi ragazzi non devono stare con i miei perché sono diversi" a quello che dice "E' inutile che i tuoi bimbi vengano a messa, tanto ormai sono persi"; da colui che intima ai miei ragazzi di non venire in chiesa fin tanto che ci frequenteranno, al vescovo attuale che in quasi dieci anni è venuto a trovarci una sola volta nonostante i ripetuti inviti, alla suora dirigente della caritas che a Livorno conta quaranta dipendenti ed un "fatturato" di oltre un milione e mezzo l'anno che ci ha fatto lo sgambetto nonostante la nostra richiesta di non danneggiarci.
    Ma Dio ci aveva avvertito dicendoci nel Vangelo "Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio.
    E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me".
    Prego per loro, prego per questa gente ipocrita e senza cuore, prego affinché conoscano Dio che non è nei bei vestiti, nell'apparire in televisione, nella carriera, nel "fatturato", ma è nei bambini, è nel povero, è nel sofferente, è in mezzo a coloro che ogni giorno fanno fatica a risolvere i problemi degli altri.
    E ringrazio Dio per averci donato quei sacerdoti che invece ci hanno accolto, pochi ma buoni, primo fra tutti Don Luigi di Montenero, artefice dell'inizio degli Amici della Zizzi.
    ---------------------------
    Non badiamo a coloro che ci scacciano
    Ringraziamo coloro che ci accolgono

  34.  

    Addì 23 maggio 2017

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai?
    Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
    Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò.
    E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio.
    Quanto al peccato, perché non credono in me;
    quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più;
    quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato»

    Giovanni 16,5-11

  35.  

    La tristezza ha riempito il vostro cuore

    Dialogo immaginario

    Se avessi parlato con la mia mamma della sua morte sono certo che mi avrebbe consolato e più o meno mi avrebbe detto queste parole "E' arrivato il momento che io me ne vada, e per te, figlio mio, questo è un bene. Oggi tu non puoi capire, ma capirai"
    Così è quanto ogni genitore dice al proprio figlio quando deve imporgli qualcosa per il suo bene, come ad esempio un'operazione, oppure il trasferimento in altra città, o magari l'accettare un lavoro che terrà il papà lontano da casa per diversi mesi l'anno come avviene in marina.
    Il bambino non può capire, ma da grande capirà che tutto ciò che i genitori gli hanno fatto forzatamente accettare è stato un bene per lui e per la sua formazione.
    Noi oggi siamo come bambini, non capiamo ciò che Dio ci impone, non capiamo la morte di una persona cara, la malattia devastante in un bambino, non capiamo perché il Signore non fermi le guerre, perché ci siano tanti ostacoli, sofferenze, malattie nella nostra vita. Ma un giorno capiremo, e sarà festa grande. Oggi dobbiamo accettare ciò che non riusciamo a comprendere per fiducia in Dio, per vivere più serenamente, per prepararci alla nostra vita futura
    ---------------------
    Nelle tragedie possiamo essere solidali
    I nostri bambini sono in un mare in tempesta, gettate loro un salvagente

  36.  

    Addì 24 maggio 2017

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
    Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future.
    Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.
    Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà»

    Giovanni 16,12-15

  37.  

    Egli mi glorificherà

    Sapore d'altri tempi

    Ormai è noto a tutti coloro che ci conoscono il legame che ci unisce all'Isola di Lipari, iniziato nel settembre 2006 grazie all'accoglienza di Silvia e Massimo Carbone. Un rapporto che nel tempo è cresciuto permettendoci di portare lo scorso anno 22 bambini e ragazzi con cinque accompagnatori.
    Anche per il 2017 la Caronte & Tourists ci ha confermato la disponibilità a farci viaggiare da Napoli a Lipari e ritorno con i nostri mezzi.
    Vedere la solidarietà è sempre una cosa meravigliosa, ma la nostra vacanza a Lipari ha qualcosa di magico perché le persone sono proprio felici di aiutarci.
    Ogni volta che chiamo qualcuno per chiedere conferma dell'aiuto da darci, oppure per chiedere qualcosa di nuovo, sento proprio la gioia di condividere con noi questo progetto.
    E' stato così per la Caronte & Tourists che da subito è stata felicissima di aderire nuovamente al progetto, garantendoci il passaggio nave.
    Anche la Lega Navale, sezione di Livorno, ha abbracciato la causa proponendoci un sogno, quello di portare alcuni bambini a Lipari in barca a vela, per poi restare diversi giorni con noi supportandoci nella vacanza con gite e battute di pesca.
    Alcuni alberghi che abbiamo sentito ci hanno già dato piena disponibilità all'accoglienza con una gioia ed un entusiasmo pari all'arrivo dei parenti lontani che non vedono da tanto tempo.
    Il ristorante sulla spiaggia ci ha confermato la sua piena disponibilità ad ospitarci per pranzo e cena con uso della cucina.
    Anche la nostra barchina è stata risistemata da un caro amico, titolare di un noleggio barche, che ce la lascerà sotto il telone affnché possiamo avere la gioia di scoprire le migliorie che ha fatto, un po' come se fosse una sorta di dono da scartare.
    Un altro amico al quale ho chiesto di farsi portavoce per la ricerca di sponsor per pagare le spese di viaggio fino a Napoli, ed i generi alimentari per venti giorni di permanenza per trenta persone, mi ha risposto con un entusiasmo tale che sembrava gli avessi fatto un favore ad averlo coinvolto.
    Il comune, nella persona dell'Assessore al sociale, ben felice di poterci dare una mano con adempimenti burocratici e così pure la Capitaneria di Porto
    Insomma un bagno di folla, un grande affetto da parte di tante persone che oggi possiamo vantarci di chiamare amici.
    E' vero, ci sono alcuni che non ci accolgono, ma ci sono tante brave persone, le quali abbiano toccato con mano la nostra realtà, sono ben disposte ad aprirci le porte dei loro cuori.
    Qualcuno nei giorni scorsi mi domandava dove prendessimo la forza di andare avanti dinanzi alle tante cattiverie che dobbiamo subire.
    Ecco, è in queste circostanze che attingo forza e coraggio per affrontare chi non ci capisce e ci rifiuta. E' in questi momenti che tocco con mano l'amore di Dio per noi
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    Mi ripeto
    Non badiamo a coloro che ci scacciano
    Ringraziamo coloro che ci accolgono

  38.  

    Addì 25 maggio 2017

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ancora un poco e non mi vedrete; un po' ancora e mi vedrete».
    Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: «Che cos'è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po' ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?».
    Dicevano perciò: «Che cos'è mai questo "un poco" di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
    Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po' ancora e mi vedrete?
    In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia»

    Giovanni 16,16-20

  39.  

    Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia

    Un messaggio di speranza

    Cosa significa "Accoglienza"?
    Dare una casa a chi non l'abbia?
    Certamente
    Fornire acqua e cibo a chi muoia di fame?
    Ovvio
    Vestire chi ha perso tutto?
    Sicuramente
    Ma tutto questo da solo non farebbe "Accoglienza"
    "Accoglienza" significa tranquillizzare coloro che ospitiamo, dialogare mentre mangiamo insieme a chi sfamiamo, lodare coloro che vestiamo per come si sono agghindati.
    Ma è ancora di più
    Accoglienza è donare speranza a chi l'abbia persa
    I bambini che vengono da noi hanno subito tanto fisicamente e affettivamente, ma sono stati uccisi dentro perché più volte si sono sentiti ripetere che non valgono nulla, che sono diversi, che il loro futuro è fatto solo di guai.
    Nell'accogliere, oltre alle cose materiali, oltre al sostegno affettivo dobbiamo donare la speranza, dimostrare loro che valgono, che se non eccelleranno in una cosa saranno bravi in un'altra, e se oggi qualcuno sarà felice o godrà nel vederli afflitti, domani la loro afflizione si trasformerà in gioia
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    Dalla tristezza alla gioia il passo è breve, ma la differenza siamo noi a farla per rendere felice chi oggi sta piangendo

  40.  

    Addì 26 maggio 2017

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.»
    La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo.
    Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia»

    Giovanni 16,20-23a

  41.  

    Nessuno vi potrà togliere la vostra gioia

    Fabrizio, allontanato e deriso

    Durante una riunione venne proposto da uno dei ragazzi il tema della diversità.
    Dopo una discussione iniziale sul tema parlando della discriminazione che viene fatta a chi viene percepito come diverso, ho chiesto chi tra loro subisse l'allontanamento da parte dei coetanei. Qualcuno non ha avuto il coraggio di alzare la mano, ma Fabrizio ha ammesso che i suoi compagni di scuola lo deridono, gli fanno i dispetti, lo tengono da parte.
    Nell'adolescenza questo capita, ma bisogna insegnare ai ragazzi a non comportarsi così.
    Non ho detto a Fabrizio che deve reagire, o che deve andare dai professori a brontolare, ma gli ho detto di portare pazienza perché lui ha delle qualità che gli altri non hanno e di farsi forte su queste.
    E' un bimbo dolcissimo, buono, mite, e poi è velocissimo tanto da essere soprannominato "Flash".
    Oggi Fabrizio è triste perché a scuola nessuno lo vuole come amico, ma domani sarà felice perché la bontà del suo cuore lo faranno apprezzare da chi avrà l'onore di essergli amico, e quella gioia nessuno potrà togliergliela
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    Forse non respingiamo chi è diverso, ma girarsi dall'altra parte ci rende complici

  42.  

    Addì 27 maggio 2017

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà.
    Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
    Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre.
    In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi:
    il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio.
    Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre»

    Giovanni 16,23b-28

  43.  

    Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena

    I grandi della terra

    Rimango allibito ogni volta che sento dire "I grandi della terra" riferendosi a coloro che hanno un enorme potere sugli uomini.
    Re, presidenti, ministri, sono solo persone che, a torto o a ragione, sono state elette dagli uomini per rappresentarli. Di grande in loro vedo solo il mandato che gli è stato affidato, perché "grande" a mio avviso è quella persona che permette agli uomini di fare cose belle ed importanti, "grande" è l'immigrato per il quale in molti possono muoversi per dargli assistenza e farlo sentire accolto, "grande" è il bambino che con i suoi sorrisi mette d'accordo tutti, "grande" è colui che per strada ti chiede pochi centesimi e ti permette con un euro di essere parte della sua sopravvivenza. "Grande" non è colui che crea muri per proteggere i propri confini, "grande" non è quella persona che indossa un vestito da cinquantamila euro quando attorno a lei ci sono persone che muoiono di fame, "grande" non è nessuno del nostro governo che per ospitare sei persone ed il loro seguito spende milioni in cene e passaggi di aerei supersonici quando c'è tanta gente senza lavoro. "Grande" non è colui che dice "prima casa mia" mettendo da parte gli interessi delle persone, dei cittadini del mondo. Se è giusto che coloro che hanno potere si incontrino per prendere delle decisioni importanti congiuntamente lo facciano pure, ma non c'è bisogno di avere chef che costano un occhio della testa e di far volare basse le Frecce Tricolori, basta trovarsi senza tanti clamori attorno ad un tavolo e si campa bene lo stesso con una buona pastasciutta all'amatriciana.
    Il mondo sta andando a rovescio e si spendono milioni per chi ha già milioni, lesinando un euro a chi si trovi su un ciglio della strada. È utopia pensare che le cose possano cambiare? No, è Fede, e io chiedo a Dio che gli uomini non si prostrino dinanzi a chi è al vertice ma abbraccino le ferite di coloro che sono sepolti tra le fondamenta della stessa piramide
    ---------------------
    Grandi i miei bimbi, noi brilliamo della luce da loro riflessa
    Venite anche voi a farvi illuminare

  44.  

    Addì 28 maggio 2017

    In quel tempo, gli undici discepoli, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato.
    Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano.
    E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.
    Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»

    Matteo 28,16-20

  45.  

    Io sono con voi tutti i giorni

    Costanza

    Luigi amava giocare a pallavolo, ma ogni volta che giocava con i suoi amici faceva una papera dietro l'altra, ed un giorno per evitare di essere deriso cominciò a dire che non gli piaceva giocare a pallavolo, rinunciando così a qualcosa che in realtà gli dava piacere.
    Un giorno un suo amico lo invitò a giocare, solo loro due, e gli insegnò qualche tecnica. All'inizio Luigi non voleva saperne, ma per non dispiacere l'amico si lasciò guidare accorgendosi che sforzandosi di mettere in pratica gli insegnamenti, non cedendo allo sconforto di non riuscire, gioendo dei piccoli successi raggiunti, con costanza poteva migliorare, e pian piano imparò a giocare.
    Tante persone si sentono bravi mariti o bravi mogli, bravi professori, bravi studenti, bravi volontari. E magari lo sono realmente. Ma per quanto tempo?
    Nella vita ci vuole costanza, iniziare un percorso e non abbandonarlo mai, anche quando si è stanchi, perché rinunciare significa aver sprecato tempo, ma soprattutto tradire la fiducia di chi aveva creduto in noi.
    ---------------------
    Dateci una mano con la costanza che richiede l'amore per un bambino

  46.  

    Addì 29 maggio 2017

    In quel tempo, i discepoli dissero a Gesù : «Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini.
    Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
    Rispose loro Gesù: «Adesso credete?
    Ecco, verrà l'ora, anzi è gia venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
    Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!»

    Giovanni 16,29-33

  47.  

    Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo

    Un'aquila ferita

    Nel parlare con le persone dell'affido la paura maggiore è quella di "perdere" i bambini accolti. Non deve esserci paura, ma speranza ed impegno nel dare loro una buona educazione e principi sani, per poi lasciarli ritornare al loro mondo ove possibile.
    Quando un aquila viene ferita ad un'ala e non può più volare, un cucciolo di daino resta solo in balia dei lupi, una tartaruga si spiaggia perché ha perso l'orientamento si fa di tutto per soccorrerli, non si pensa all'affetto che metteremo in quei gesti, ed il giorno in cui torneranno liberi a volare, correre, nuotare ne saremo felici e soddisfatti, certi di aver fatto un buon lavoro con l'impegno e l'amore necessari per riuscire nell'impresa.
    E' così anche con un cucciolo d'uomo.
    Un bambino ferito nei suoi affetti è un cucciolo da amare, custodire, far crescere per poi restituirlo al mondo quando sarà in grado di volare da solo o con l'aiuto della sua famiglia.
    Si soffre quando se ne vanno?
    Certamente, ma se non si soffrisse significherebbe non aver amato, ed è preferibile amare e poi soffrire, piuttosto che non aver provato cosa significhi curare le ferite di un cucciolo e vederlo poi grande camminare da solo.
    D'altra parte mille sono le tribolazioni che ci aspettano nella vita, non per questo restiamo rintanati in casa in attesa degli eventi. Affrontiamo il nostro cammino a testa alta, pronti ad amare e soffrire.
    Non penso che domani sarà un giorno migliore, ma ci spero perché la fede mi fa andare oltre
    l'esperienza, oltre il calcolo delle probabilità. La fede mi fa vedere un mondo possibile.
    ---------------------
    Tanti i cuccioli in fin di vita, curate le loro ferite, voi potete fare la differenza

  48.  

    Addì 30 maggio 2017

    In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse:
    «Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te.
    Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.
    Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.
    Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare.
    E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse.
    Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola.
    Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
    Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi.
    Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro.
    Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te»

    Giovanni 17,1-11a

  49.  

    Padre, è giunta l'ora

    Morte e Dolore. Speranza e Resurrezione

    Due dolori a confronto, il nipote che abbraccia la nonna.
    Due sguardi attraverso la tristezza.
    Due dolori differenti: l'amore di una mamma e l'amore di un figlio.
    Un funerale.
    Per molti uno dei tanti cui siamo chiamati a partecipare, per qualcuno la presa di coscienza di un cambiamento di vita ormai in atto.
    C'era tutto in quell'abbraccio: il dolore, la tristezza, l'amore, la consolazione, la speranza.
    L'uomo è una macchina perfetta che sa reagire ad ogni situazione, non certo senza fatica o senza pianto, ma reagisce.
    Nell'ostrica l'elemento negativo diventa perla, nell'uomo si fortifica la saggezza e si matura, si cresce, si vede la vita sotto altri punti di vista.
    Buonanotte Lucia e buon risveglio
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    Doniamo speranza a chi è morto dentro per le ferite inferte da chi avrebbe dovuto accudirlo

  50.  

    Addì 31 maggio 2017

    In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
    Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
    Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
    A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
    Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.
    E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».
    Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore
    e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
    perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
    D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
    Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
    e Santo è il suo nome:
    di generazione in generazione
    la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
    Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
    ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
    Ha ricolmato di beni gli affamati,
    ha rimandato a mani vuote i ricchi.
    Ha soccorso Israele, suo servo,
    ricordandosi della sua misericordia,
    come aveva promesso ai nostri padri,
    ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».
    Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua

    Luca 1,39-56