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  1.  

    Addì 9 dicembre 2015

    In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
    Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
    Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero»

    Matteo 11,28-30

  2.  

    Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò

    Siete affaticati e oppressi?

    Quando siete affaticati per il grande lavoro che fate nella vostra famiglia come mamma o papà che devono accudire i propri figli, affaticati per sistemare la casa, lavorare per pagare le bollette e comprare da mangiare, affaticati perché la vita non concede soste dove vi rifugiate?
    Quando siete oppressi perché i vostri sforzi non danno i risultati sperati e i vostri figli si ribellano in malo modo, oppressi perché la malattia non vi da pace, oppressi per la morte di un vostro caro, oppressi perché se vi guardate intorno vedete tanto odio e violenza da chi andate per trovare un attimo di respiro?
    Come fa un giogo, un carico che vi poggia sulla schiena a divenire dolce e leggero?

    -----------------------
    Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero

    Seguimi

    Sentiamo spesso la solitudine perché gli amici sono lontani con il cuore e con la mente, magari anche loro senza forze come noi e incapaci loro malgrado di darci una mano, perché i nostri genitori non ci sono più o sono troppo anziani per essere per noi un valido sostegno, perché il salto generazionale non ci fa comprendere fino in fondo i problemi dei nostri figli, perché se ci sfoghiamo con qualcuno veniamo traditi e talvolta derisi. Il peso della vita è troppo spesso insopportabile ed è arduo riuscire a gestire i nostri sentimenti senza cadere nella disperazione e tutto ci comincia ad apparire troppo per noi. Ecco che alcuni tentano la fuga cadendo in problemi come la droga, abbandonando la propria famiglia o magari suicidandosi non vedendo all'orizzonte altre soluzioni.
    Eppure una luce c'è. Quella stella cometa che duemila anni fa ha guidato i magi fino alla capanna di Betlemme ancora oggi brilla nel cielo della nostra esistenza. Siamo troppo abbagliati da altre luci, oppure il cielo sopra di noi è troppo cupo, oppure siamo troppo piegati sui nostri problemi per vederla, ma quella luce di gioia e di speranza è ancora tra noi e ci dice "SEGUIMI".
    Pensate ad un bambino molto piccolo, per lui salire una scala è un'ardua impresa e dopo vari tentativi piange perché vuole salire al piano di sopra. Quel pianto è per chiamare la mamma e il papà, il viso guarda verso l'alto alla ricerca della luce dei suoi genitori, alla ricerca di una soluzione ai suoi problemi, alla ricerca di qualcuno che renda il suo peso leggero. E come d'incanto ecco che i genitori accorrono, lo aiutano ad alzarsi, asciugano le sue lacrime, lo consolano con parole tenere e dolci, ma non lo prendono in braccio, non lo portano al piano di sopra perché vogliono insegnargli a lottare, ma lo sostengono e quel peso diventa leggero, quell'ardua impresa, con l'aiuto di mamma e papà, la si può affrontare e superare.
    Quante volte alziamo gli occhi al cielo e pretendiamo che Dio ci prenda in braccio, ci sollevi dalle nostre preoccupazioni, ci fornisca la soluzione su un piatto d'argento, ci faccia il miracolo di una guarigione o di un ritorno. Ma quasi mai è così perché Dio ci vuole insegnare a camminare da soli, ad avere fiducia in lui, ad affrontare la vita con i suoi pesi da soli, ma se gli chiediamo aiuto, se cerchiamo la sua luce, il nostro peso sarà più leggero, il giogo che abbiamo sulle spalle ci darà meno dolore e sarà più facile affrontare la vita con le sue immancabili tribolazioni. Ma che gioia quando riusciremo a salire quella scala che ci porta al piano di sopra, che ci porta nella nostra stanza piena di giochi, con il nostro bel lettino dove poter riposare tranquilli per l'eternità senza il frastuono delle bombe e degli attentati, senza l'odio e la violenza, senza le cattiverie che ogni giorno siamo costretti a sopportare.
    Non è Dio a non esserci vicino, siamo noi che ci siamo allontanati da lui. Non lasciamolo da solo in quella capanna di Betlemme, andiamo a trovarlo, seguiamo la luce della stella cometa e diamogli fiducia abbandonandoci alle sue braccia, imparando da lui la mitezza e l'umiltà mettendole in pratica con il nostro prossimo in questo anno giubilare della misericordia.
    Buon Natale a voi che siete affaticati e oppressi.

  3.  

    Addì 10 dicembre 2015

    In quel tempo Gesù disse alla folla: «In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
    Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono.
    La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni.
    E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire.
    Chi ha orecchi intenda»

    Matteo 11,11-15

  4.  

    Il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui

    Il più piccolo è il più grande

    Capita spesso che le persone vengano a trovarci per averci conosciuto in qualche manifestazione, conferenza o aver letto qualcosa di ciò che scrivo. Vengono a conoscere noi, la nostra realtà, ma quando arrivano in casa nostra tutta la loro attenzione non è più rivolta a Riccardo, a Roberta o a uno dei volontari, il giardino ben tenuto e la casa costruita con amore passano in secondo piano perché sono attratti da qualcosa di ben più grande. Ubi maior, minor cessat. I bimbi, sono loro che attraggono giustamente le attenzioni dei nostri visitatori, loro non per la parlantina fluente, non per l'intelligenza viva o per gli argomenti che trattano, non per la loro storia strappalacrime, ma per i loro occhietti vispi, per quelle manine che si stringono a loro, per il punto di domanda che con lo sguardo ti pongono "chi sei" con la gioia dell'accoglienza. Pronti a raccontare le giornate in campagna, i bei voti a scuola (quelli brutti stranamente non vengono mai fuori), le gite fatte, i regali ricevuti, il mestiere che vorranno fare da grandi. Che bello poter vivere, toccare con mano il Vangelo. Che bello poter sperimentare che per quanto l'Associazione possa crescere e noi si possa essere conosciuti, i più grandi sono e resteranno sempre loro: i nostri piccoli pargoletti

  5.  

    Addì 11 dicembre 2015

    In quel tempo, Gesù disse alla folla: «A chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.
    E' venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio.
    E' venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere».

    Matteo 11,16-19

  6.  

    A chi paragonerò io questa generazione?

    Soldi, soldi, soldi!

    Dio, oppure se preferite, la natura ha creato mari, foreste, montagne, pianeti, un meccanismo perfetto nel ciclo della vita
    L'uomo cosa ha creato?
    Se accendiamo la televisione o vediamo le notizie su internet o sulla carta stampata possiamo far risalire quasi tutte le brutte notizie ai soldi, al denaro
    Uccide i genitori per avere l'eredità
    Si combattono guerre per avere le mani sul petrolio
    L'inquinamento c'è perché non si vuole spendere per i filtri
    I rifiuti che formano isole grandi come nazioni in mare e quelli nello spazio non si tolgono perché costa
    La droga circola perché è un affare che vale moltissimo
    Le tragedie naturali è meglio che abbiano un alto costo in vite umane piuttosto che spendere per ridurre l'effetto serra o bonificare montagne e colline
    Se levassimo la parola "soldi" dal nostro vocabolario, se il denaro non fosse mai stato inventato oggi vivremmo molto meglio. Avete mai provato a pensare ad un mondo senza cupidigia, senza disparità tra gli uomini, senza guerre per conquistare un terreno che non ci serve per vivere ma solo per alimentare la nostra smania di ricchezza?
    Mare, fiumi e laghi non sarebbero inquinati
    Omicidi, furti e rapine sarebbero drasticamente ridotti
    I nostri mezzi di locomozione non inquinerebbero
    La ricerca scientifica progredirebbe per amore dell'umanità e non solo se ben pagata
    I poveri, gli affamati, i derelitti non ci sarebbero perché ognuno darebbe il suo contributo in generi alimentari trattenendo per sé soltanto ciò che gli necessita per vivere
    In questo Natale della Misericordia trattenete per voi ciò che vi serve per vivere dignitosamente, e donate al vostro prossimo quello che potete
    Se è utopistico oggi pensare ad una società senza il vil denaro, abbiamo almeno l'accortezza di evitare che si appiccichi alle nostre mani, che resti in banca a crescere per il solo gusto di aprire ogni tanto il portafoglio degli investimenti e godere perché il capitale sta aumentando.
    Una frase bellissima di Sant'Ambrogio così recita
    "A Dio non importa quanto doniamo, a lui importa ciò che tratteniamo per noi"

  7.  

    Addì 12 dicembre 2015

    Nel discendere dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?».
    Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa.
    Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro».
    Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista.

    Matteo 17,10-13

  8.  

    L'hanno trattato come hanno voluto

    Il gioco della cavallina

    Nel leggere fra le righe certe notizie e determinati comportamenti possiamo notare come tante persone giochino al salto della cavallina. Ognuno cerca di usare l'altro per arrivare più avanti, sembra quasi che la cosa sia accettata: io vengo usato e poi userò io un altro. Quante ragazze che si concedono con estrema facilità per ottenere un lavoro, un ruolo in un film, una carica pubblica; quanti sacerdoti si fanno amici e fanno favori a chi possa dare loro qualcosa in cambio mettendo da parte chi invece avrebbe bisogno del loro aiuto; quanti insegnanti danno buoni voti ai figli di chi possa in qualche modo sdebitarsi; quanti ragazzi accolti in adozione o in affido prendono quello che possono per poi allontanarsi senza nemmeno voltarsi indietro; quanti volontari nelle varie associazioni danno un minimo per avere più di quello che spetterebbe loro. Ci sono persone che quando sono usate contraccambiano con la stessa moneta usando chiunque possano usare, ma ci sono altri che invece si fanno usare e porgono l'altra guancia ricominciando. La società di oggi li definisce degli stupidi perché se ti fregano devi fregare anche te e chi dice il contrario è un buonista credulone.
    Purtroppo il mondo oggi non ci da molta speranza, l'uomo si comporta sempre peggio e usare il prossimo è normale nella testa di molti giovani, ma di chi è la colpa? A chi compete la responsabilità di cambiare le cose? Ai genitori, agli insegnanti, agli educatori, agli allenatori. Se noi adulti per primi ci comportiamo così, avvalliamo questi comportamenti e magari incitiamo i nostri ragazzi ad emergere a qualunque costo nella squadra, nella scuola, nella vita, non meravigliamoci se poi l'opportunismo dilaga. Insegniamo ai nostri figli, atleti, alunni a non usare il prossimo, a non ribellarsi se qualcuno ci usa. E' meglio restare al palo piuttosto che arrivare alla meta lasciando per la strada persone che hanno creduto in noi. Non sporchiamoci le mani per avere un posto al sole perché è meglio restare nell'ombra con le mani pulite e vedere nello specchio alla sera, prima di andare a letto, una persona onesta

  9.  

    Addì 13 dicembre 2015

    Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?».
    Rispondeva: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
    Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: «Maestro, che dobbiamo fare?».
    Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
    Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi che dobbiamo fare?». Rispose: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe».
    Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo,
    Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
    Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile».
    Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella.

    Luca 3,10-18

  10.  

    Viene uno che è più forte di me

    Lasciar passare avanti

    Quante volte vi è capitato di sentire un politico dire "il prossimo che ricoprirà la mia carica sarà più bravo di me, io sono nulla a suo confronto"? Oppure un insegnante dire ai propri alunni "il professore che avrete quando me ne sarò andato vi spiegherà le cose in modo migliore"? Oppure un allenatore che dica agli atleti "vincerete più partite quando sarete allenati dal mio successore"?
    Eppure ci saranno casi in cui politici, insegnanti, allenatori, sacerdoti capiscano di aver svolto al meglio le proprie funzioni ma di non essere in grado di arrivare al massimo livello del quale quel gruppo possa aver bisogno. Un politico può essere bravissimo, ma non essere in grado di far accettare e promulgare una determinata buona legge; un insegnante può risultare un grandissimo letterato, musicista, matematico, ma avere dei limiti e non poter andare oltre; un allenatore può portare la squadra ad un buon livello ma non riuscire a farle vincere il campionato o farla arrivare a gareggiare in competizioni internazionali; un sacerdote può essere un buonissimo pastore, ma non riuscire a radunare tutto il gregge smarrito.
    Giovanni Battista ha avuto questo grandissimo merito, quello di essersi messo da parte nel momento giusto. Lui che era un miracolo vivente di Dio, lui che aveva raggiunto una grande notorietà, stimato e temuto per la sua popolarità anche ai suoi nemici ha avuto la forza e il coraggio di farsi da parte dichiarando con grande umiltà "Viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali".
    Noi facciamo così con Dio? Siamo capaci, dopo che ci ha dato un posto al sole, dopo che ci ha fatto salire in alto, tornare nell'umiltà per glorificarlo, per lasciare a lui la scena?
    Quanto abbiamo da imparare, e se già capiamo certi principi, come questo di sapersi mettere da parte al momento giusto, quanto abbiamo da insegnare alle nuove generazioni.

  11.  

    Addì 14 dicembre 2015

    In quel tempo, entrato Gesù nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: «Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?».
    Gesù rispose: «Vi farò anch'io una domanda e se voi mi rispondete, vi dirò anche con quale autorità faccio questo.
    Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Ed essi riflettevano tra sé dicendo: «Se diciamo: "dal Cielo, ci risponderà: "perché dunque non gli avete creduto?''; se diciamo "dagli uomini, abbiamo timore della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta».
    Rispondendo perciò a Gesù, dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch'egli disse loro: «Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose»

    Matteo 21,23-27

  12.  

    Con quale autorità fai questo?

    E' giusto accogliere un bambino?

    Quante domande ci facciamo sul senso della vitta, su quali siano le scelte da fare, quali persone sia meglio frequentare, quale lavoro accettare, come educare i figli. Domandiamo a noi stessi, spesso agli amici e ai parenti, talvolta a qualcuno più illuminato di noi. Troviamo le risposte che cerchiamo? Si, qualche volta accade anche se capita dopo un po' di tempo di guardarsi indietro e, con il senno di poi, capire di aver sbagliato. Aver accettato il lavoro che non ci piaceva, aver educato i figli senza tener conto di qualche aspetto importante, non aver dato ascolto a chi ci indicava un percorso tortuoso ma più remunerativo. Sospiriamo, scrolliamo le spalle e andiamo avanti. Cos'altro potremmo fare? Sarebbe bello però non sbagliare nel momento in cui si devono prendere delle decisioni, avere qualcuno che ci dica cosa fare ogni volta, fidarsi ciecamente del suo consiglio ed operare certi che un domani non dovremo sospirare per una scelta sbagliata. Non vi piacerebbe? Certamente si.
    Che ne pensate di Dio? Che ne dite delle sue risposte? Nel Vangelo ci sono tutte le regole per camminare diritti, per non avere rimorsi.
    Facciamo un esempio. Vi prospettano di accogliere un bambino in affidamento. E' necessario compiere una scelta, pensare alle conseguenze, capire come cambierà la nostra vita. Spesso, dopo essersi posti mille interrogativi ed aver parlato con tante persone, abbiamo ancora più confusione in testa e non sappiamo cosa fare.
    Ma se aprissimo il Vangelo troveremmo scritto "Lasciate che i bambini vengono a me" e "chi accoglie uno di questi piccoli accoglie me" e tanto altro che ci porterebbe inevitabilmente ad aprire le porte per prendere un bimbo in affido.
    Una volta accolto, anche se le cose dovessero andare male perché il ragazzo si ribella, il rapporto con la famiglia di origine fosse burrascoso o si dovesse tirar la cinghia per dover sfamare una bocca in più, non ci sarebbero rimorsi perché è stata fatta la cosa più giusta, quella di salvare un bambino. Esserci riusciti o meno non dipende dalla scelta fatta, ma da mille altri fattori spesso a noi esterni.
    Al contrario, se decidessimo di non accoglierlo, quanti rimorsi, quanti sospiri nel vedere i bambini giocare al parco, nel sentire alla televisione di bimbi maltrattati e talvolta uccisi, ed il pensiero andrebbe a quel bimbo che non abbiamo accolto, ci domanderemo che fine abbia fatto e come sarebbe la sua e la nostra vita oggi se anni fa avessimo fatto una scelta diversa.
    Talvolta rinunciamo all'accoglienza per la paura di soffrire, ma non capiamo che il vero dolore è quello di non fare, non accogliere, non essere parte della soluzione.
    Aprite le vostre porte ed il vostro cuore, non sarà mai una decisione sbagliata, non sarà mai una scelta di cui vi pentirete.

  13.  

    Addì 15 dicembre 2015

    In quel tempo, disse Gesù ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna.
    Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò.
    Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò.
    Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L'ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.
    E' venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli»

    Matteo 21,28-32

  14.  

    Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò

    Scorciatoie

    Quante volte vi sarà capitato di chiedere a vostro figlio di fare qualcosa per voi e ricevere un secco rifiuto perché aveva di meglio da fare. Talvolta capita però che ci ripensi, magari riflettendo su quante cose voi fate per lui, e faccia ciò che gli avete chiesto.
    Al contrario capita spesso che molte persone vi facciano grandi promesse, magari per avere il vostro voto, e poi non le mantengano.
    Ovviamente sarebbe preferibile colui che accolga con gioia subito la vostra richiesta e poi la mantenga, ma fra i due esempi è encomiabile chi, seppur tardivamente, esaudisca il vostro desiderio.
    Purtroppo però coloro che promettono senza poi mantenere sono coloro che fanno più strada perché avanzano grazie al credito che voi concedete loro sulla base delle vane promesse fatte.
    Ho sempre pensato che i nodi prima o poi arrivino al pettine e chi è abituato a promettere senza mantenere prima o poi sarà scoperto e la sua fortuna, basata sulla falsità, lo farà cadere.
    I giovani oggi vedono che tanti adulti riescono ad ottenere ciò che desiderano senza faticare troppo, con sotterfugi, promesse, sorrisi e buon comportamento, e cercano di imitarli.
    E' nostro dovere di educatori, genitori, insegnanti, sacerdoti, allenatori mostrare loro anche l'altra faccia della medaglia, quella di chi invece finisce male dopo aver imboccato scorciatoie nella vita

  15.  

    Addì 16 dicembre 2015

    E li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?».
    Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?».
    In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi.
    Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella.
    E beato è chiunque non sarà scandalizzato di me!»

    Luca 7,19-23

  16.  

    Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito

    Diamo esempi positivi

    I nostri ragazzi sono spugne allo stato puro. Vagano per le strade, nei corridoi di casa, nelle aule di scuola, nelle palestre dei centri sportivi alla continua ricerca di input, di dati da imprimere nella propria anima.
    Quanta responsabilità abbiamo sulle nostre spalle.
    Un nostro brutto gesto, una parolaccia, un atteggiamento negativo si conficcheranno come spade nella roccia nel loro cuore e nella loro mente sentendosi autorizzati dal nostro esempio a comportarsi nello stesso modo appena ne avranno l'opportunità.
    Per dare un esempio negativo basta un istante, per togliere quella spada dal loro cuore occorre una vita e non tutti sono Re Artù.
    Cerchiamo di dare esempi positivi ai nostri ragazzi: non urlando, non dicendo parolacce specie se rivolte a loro, non usare toni sarcastici e di presa di giro nel brontolarli, men che mai alzargli contro le mani, dialogando con loro senza mai far capire che potreste innalzare un muro, interessatevi a quello che hanno fatto anche se può sembrarvi una cosa stupida e infantile, fate loro un complimenti anche quando siete arrabbiati se fanno una cosa fatta bene. Se voi sarete buoni genitori, anche loro lo saranno. Se darete esempi negativi, i loro peccati ricadranno anche su di voi.

  17.  

    Addì 17 dicembre 2015

    Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
    Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli,
    Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram,
    Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn,
    Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse,
    Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa,
    Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf,
    Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia,
    Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia,
    Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia,
    Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
    Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle,
    Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor,
    Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd,
    Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe,
    Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.
    La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici

    Matteo 1,1-17

  18.  

    Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide

    Camminiamo, camminiamo, camminiamo

    Ci viene spesso la propensione all'immobilismo, la voglia di fermarci e di godere di ciò che abbiamo, quasi a voler fotografare un momento e renderlo eterno, ma è buffo vedere come ogni volta che proviamo a fermarci la vita ci stimola ad andare avanti, oppure ci sfugge e dobbiamo ricominciare a correre per poter vivere serenamente.
    Mio nonno diceva che è giovane colui che fa progetti per il futuro, avesse anche ottanta o novant'anni.
    Il futuro non è necessariamente fra dieci anni o venti anni, è anche fra un anno, fra un mese, domani stesso.
    Pensate ad un figlio. Tutti lo vorrebbero sempre piccolino, paffutello, dolcissimo con le sue infinite moine, ma anche se lo teniamo in una campana di vetro lui, a dispetto di tutti, cresce, diventa ragazzo, poi uomo ed esce di casa, parte per la sua strada, se ne va. Ed allora? Allora cosa facciamo noi? Possiamo piangere, trattenerlo per la camicia, ma lui cammina, prosegue il suo percorso. Se amiamo un figlio dobbiamo camminare con lui, stargli vicino fino al giorno in cui sarà abbastanza forte da lasciarlo andare o da decidere di staccarsi ed uscire dal nido.
    Possiamo noi fermare il mondo? Guardate gli immigrati. Se c'è un esodo, se c'è la volontà in massa di uscire dalla miseria, le nostre leggi e le nostre ideologie non potranno certo fermali. Quanti sono stati uccisi per fermare la Fede in Gesù, eppure il cristianesimo ha resistito nei secoli e non si ferma nemmeno davanti a terrorismo ed attentati.
    Allora, non stiamo fermi, camminiamo con chi è in marcia, seguiamolo, affianchiamoci a lui, non lasciamolo solo, non cerchiamo di fermarlo. Sarebbe come voler tappare le innumerevoli falle di una grande diga con le dita.

  19.  

    Addì 18 dicembre 2015

    Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
    Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
    Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
    Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
    Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
    "Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele", che significa Dio-con-noi.
    Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

    Matteo 1,18-24

  20.  

    Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo

    Io voglio essere diverso

    A volte ci sembra di essere tutti quanti parte di un meccanismo matematico e assolutamente perfetto e chi si discosta da esso è visto con sospetto, come fosse un sovversivo da eliminare o almeno da tenere a debita distanza. Così tutti dobbiamo andare a scuola belli inquadrati, tutti dobbiamo sposarci, tutti dobbiamo avere figli, tutti dobbiamo avere un lavoro che ci porti denaro, tutti dobbiamo andare in vacanza. Ma se guardiamo bene da vicino con la lente di ingrandimento vedremo che ogni bimbo vive la scuola a modo suo: c'è chi emerge subito e poi magari, dopo aver preso un bel diploma con il massimo dei voti, finisce nella droga, altri stentano, magari non prendono neppure il diploma ma fanno un percorso di vita sano ed equilibrato con mille soddisfazioni. Sposarci: quanti si sposano senza amore, tanto perché lo devono fare, perché papà e mamma vogliono questo, perché tutti i nostri amici vanno in quella direzione, ma poi osserviamo che l'ottanta per cento delle coppie si separa. Tutti dobbiamo avere figli: chi non resta incinta se ne fa una malattia, accuse reciproche tra coniugi, viaggi costosissimi della speranza perché non avere un figlio non è cosa buona agli occhi del mondo, per poi accorgersi che molti di essi non sono accuditi, amati, protetti, magari maltrattati o semplicemente lasciati andare allo sbando senza regole né direzioni da seguire. Tutti dobbiamo avere un lavoro che porti denaro: dove è scritto che un'attività di volontariato dove si vive di quello che la Provvidenza elargisce non sia dignitoso e magari non porti maggiori soddisfazioni che non il dover lavorare facendo qualcosa che non ci piace? E le vacanze? pare che se uno non va in settimana bianca a febbraio e al mare in agosto sia un povero derelitto, un rifiuto della società, un poveraccio senza né arte né parte.
    Ecco, appunto. Smettiamo di dire che diverso è sinonimo di negativo. Un bambino down è un bambino con i suoi difetti, i suoi pregi, il suo cervello, i suoi sentimenti, al pari di ogni altro bambino. Un figlio in affido o in adozione è sempre un figlio, partorito dal ventre di una mamma. Una qualunque scelta di vita onesta è sempre da rispettare e sostenere.
    Fra pochi giorni si festeggia il Natale e nella nascita di Gesù non c'è niente di stereotipato. E' nato in una mangiatoia e non in un letto di ospedale, la sua mamma si è messa in viaggio per un censimento nonostante stesse per partorire e non ha preso la maternità pagata per starsene comodamente a casa, e non mi pare che Gesù sia venuto male. Le prime persone che sono state avvertite della sua nascita erano poveri ed ignoranti pastori che nulla potevano offrire in dono, e non si sono fatte le partecipazioni rilegate in oro con tanto di festa dove il parente povero è messo in disparte perché non ha portato un regalo degno dell'evento. Un bue ed un asino alitavano su quel bimbo per dargli calore, Gesù non è stato tenuto in una campana di vetro a prova di germi. Gesù ci ha insegnato ad apprezzare la diversità sin dalla sua nascita. Diversi non per emergere, non per attirare l'attenzione, ma diversi perché ognuno è una persona con le sue caratteristiche e chi non riesce a risolvere un semplice problema di matematica vale quanto il cervellone con tre lauree, chi ha il naso aquilino o la testa grossa vale quanto il modello perfetto che fa le sfilate, chi balbetta o si vergogna di parlare vale quanto il grande oratore che arringa le folle. Io valgo quanto te e tu vali quanto lui perché hai una tua dignità, una tua personalità, un tuo modo di vivere e di pensare. E se a qualcuno non piaci, pazienza, che se ne faccia una ragione, non devi essere tu ad adeguarti a lui, ma lui a dover accettare te così come tu accetti lui. Gesù non si è fatto problemi ad essere "diverso" e con la sua diversità ha dato amore e speranza al mondo intero. Io voglio essere diverso, come diverso era Gesù.

  21.  

    Addì 19 dicembre 2015

    Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.
    Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.
    Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
    Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso.
    Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso.
    Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso.
    Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.
    Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.
    Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio.
    Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
    Zaccaria disse all'angelo: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni».
    L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio.
    Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo».
    Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.
    Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
    Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa.
    Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva:
    «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini»

    Luca 1,5-25

  22.  

    La tua preghiera è stata esaudita

    Il tempo di partorire

    Quante volte desideriamo ardentemente una cosa, ma passano gli anni senza che la otteniamo. Quanti si scoraggiano e rinunciano a cercarla, perdono la speranza, si avviliscono, se la prendono con tutti e anche con Dio perché un loro desiderio giusto e legittimo resta inappagato.
    Un detto popolare recita "Le vie del Signore sono infinite". I motti popolari sono la cultura di un popolo e indicatori dell'esperienza empirica della nostra società. Non dobbiamo mai perdere la speranza, mai desistere dai nostri buoni propositi, per chi ha fede non smettere mai di chiedere a Dio di essere esauditi. Non vi è nulla di impossibile se non perdiamo la fiducia di poter ottenere quanto desideriamo. Quando la mia mamma stava per morire chiesi con tutte le mie forze a Dio di lasciarla vivere, ma venne comunque chiamata in Paradiso. Non persi le speranze, nemmeno davanti all'evidenza, perché sapevo che il Signore ha i suoi piani e sa dove arrivare e come arrivarci. Così lo ringraziai, anche se non capivo il perché di quanto era successo, e gli chiesi di indicarmi la strada da percorrere, gli chiesi di farmi capire il motivo di questo suo piano, aggiungendo che lo avrei accettato comunque. Passarono nove mesi di grande dolore e solitudine, ma la mia preghiera volava verso Dio ogni giorno, ogni ora, ogni istante di quella mia vita ormai ridotta a brandelli. Nove mesi, il tempo di gestazione di un bambino, per partorire una nuova vita, la mia vita, voluta dal Signore, in mezzo a tanti bambini, una vita che mi colma di gioia ogni giorno e che tante soddisfazioni mi ha dato. Ho sofferto, soffro tutt'oggi per la morte della mia mamma, ma vedo un disegno di Dio e sono fiero e felice di farne parte. Non scoraggiatevi dinanzi alle sofferenze della vita, sono momenti, passaggi duri ma necessari per cambiare pelle, per arrivare a vivere la nostra nuova vita, quella voluta dal Signore per noi.
    Quanti ragazzi si sono arresi dinanzi ad ostacoli troppo ardui da superare, hanno alzato le braccia abbandonando la scuola, hanno sbattuto la porta in faccia a chi voleva loro del bene per non voler stare più alle regole. Tutti noi auguriamo loro una vita meravigliosa, tutti noi speriamo possano farcela, ma un giorno potrebbero volgere lo sguardo indietro e capire di aver sbagliato a non affrontare la vita a testa alta affrontando paure, incertezze, malumori, regole. Quando si scappa da una realtà non è detto che se ne trovi una migliore e se non si è ben allenati a combattere, se non si hanno alle spalle amorevoli alleati, la lotta sarà ancora più dura della precedente e il rischio di farsi male sarà sempre maggiore.

  23.  

    Addì 20 dicembre 2015

    In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
    Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
    Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
    A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
    Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.
    E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore»

    Luca 1,39-45

  24.  

    A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?

    Che onore che sei venuto a trovarmi

    Quando invitiamo qualcuno a casa nostra e ci fa l’onore di venire è una grande soddisfazione e une bellissima gioia. Ti invito, tu vieni, passiamo un momento insieme chiacchierando, cenando, condividendo un pezzetto di strada. Ma che gran cosa quando le persone suonano alla porta di casa tua, quando avvertono che potresti aver bisogno di loro, quando arrivano per darti il loro affetto, il loro sostegno. Quando arrivano senza essere state chiamate, a sorpresa, per starti vicino. “A cosa debbo questo onore?” domandiamo noi. Che bello sentirsi dire “so che hai un attimo di difficoltà e sono venuto a te”. Senza essere stati chiamati. Senza farsi pregare. Senza che nulla venga chiesto in cambio. La vita è frenetica, ma diamo gusto alla nostra esistenza pensando agli altri, godiamo della loro gioia nel vederci, nel mandar loro un messaggio solo per sapere come stanno, solo per dirgli che ci siamo, che siamo loro vicini, che in possono trovare una spalla su cui piangere nei momenti difficili. Ora. In questo momento difficile in cui un figlio ci ha traditi, ora nell’anniversario di morte di una persona cara. Ora nel ripercorrere un calvario. Ora nella solitudine delle festività anche se attorno abbiamo decine di persone.

  25.  

    Addì 21 dicembre 2015

    In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
    Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
    Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
    A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
    Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.
    E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore»

    Luca 1,39-45

  26.  

    Maria si mise in viaggio

    Mettiamoci in viaggio

    Noi siamo in viaggio? Da quando? Ovviamente dalla nascita stiamo compiendo un viaggio, più o meno consapevolmente, dove la certezza per tutti è quella dell'inizio e della fine. Altro non ci è dato di conoscere con la mente, ma solo attraverso la fede. Al di là di questo itinerario, quanti di noi sono veramente in viaggio? Quanti camminano attraverso le rotte della vita? Ci sono molti modi per andare da una parte ad un'altra. Velocemente, come prendessimo un aereo, saltando a piè pari migliaia di chilometri per raggiungere la nostra meta. Veloce ma non troppo, come coloro che guidano la macchina per ore guardando dal finestrino il susseguirsi di panorami ogni istante diversi, anch'essi con il pensiero rivolto al traguardo. Lentamente, al pari di chi inforca la propria bici, caricandosi pesantissimi zaini sulle spalle, e compiendo viaggi a tappe di qualche decina di chilometri ammirando il paesaggio circostante. Molto lentamente percorrendo a piedi, senza una meta precisa, qualche chilometro o pochi metri al giorno guardando e fotografando ogni anfratto.
    Quale è la maniera giusta per viaggiare? Tutte lo sono, chi può dire quale sia il modo migliore? Ognuno sceglie il suo modo di percorrere la vita, la cosa importante è non restarsene dentro casa, ma uscire, visitare, incontrare, visitare.
    Chi prende l'aereo è come il missionario che parte per una terra lontana a portare un po' di sollievo a popolazioni stremate da guerre e povertà.
    Chi prende la macchina o il treno è colui che parte per una destinazione più vicina non volendo staccarsi troppo dalle proprie origini per farci ritorno più volte possibile.
    Chi viaggia in bicicletta è colui che aiuta varie cause dispensando un po' di sé stesso ad anziani, malati, bambini, carcerati.
    Chi cammina è colui che prende a cuore una causa e la porta avanti per il resto della sua vita senza una meta precisa, senza sapere quel giorno chi sia chiamato ad aiutare, ma con la possibilità di fermarsi in ogni istante per asciugare una lacrima.
    Non importa come viaggiate, ma mettetevi in viaggio, così come Maria si è messa in viaggio per amore di Elisabetta, senza aver riguardo per sé stessa, ma solo per il bene del prossimo. Questo deve essere il vero spirito del nostro viaggio.

  27.  

    Addì 22 dicembre 2015

    «L'anima mia magnifica il Signore
    e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
    perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
    D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
    Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
    e Santo è il suo nome:
    di generazione in generazione
    la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
    Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
    ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
    Ha ricolmato di beni gli affamati,
    ha rimandato a mani vuote i ricchi.
    Ha soccorso Israele, suo servo,
    ricordandosi della sua misericordia,
    come aveva promesso ai nostri padri,
    ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».
    Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua

    Luca 1,46-56

  28.  

    Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente

    Sorridiamo alla vita

    Passiamo la nostra giornata a lamentarci: fa troppo freddo, fra troppo caldo, ho un dolore al piede, il lavoro non mi piace, quella lì ha parlato male di me. E ringraziamo una buona volta per le belle cose che abbiamo. Cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto. Sembra sempre che ci manchino novantanove centesimi a fare una lira. La vita, lo sappiamo, è fatta di alti e bassi: il lavoro oggi c'è e domani no, con i figli un periodo è buono e l'altro è burrascoso, la salute è buona ma ad una certa età vacilla, l'amore è qualcosa in continua trasformazione e non sempre ci piacciono i suoi cambiamenti. E' così, che facciamo, chiediamo al mondo di fermarci perché vogliamo scendere? Io sono il primo fra tutti i brontoloni, quindi questa "partaccia" è rivolta più a me che a voi, ma chi si sente chiamato in causa se la prenda pure come un rimprovero, saremo in buona compagnia. Paradossalmente ho ringraziato Dio più quando è morta la mia mamma che non adesso che ho tutto quanto possa desiderare: sono in perfetta salute, ho attorno tante persone che mi vogliono bene, giornate sempre piene, contribuisco a costruire con altri qualcosa che sta crescendo e aiuta qualche bimbo, ricevo tante pacche sulle spalle. Eppure. Eppure mi lamento, sono sempre arrabbiato, sempre pronto a vedere gli insuccessi, critico verso tutto e tutti. Ma basta. Guardiamoci dentro, cosa ci manca? Pensiamo a chi ha molto, ma molto meno di noi e gioisce delle piccole ma intense gioie donategli da Dio. Riccardo, mi dico ogni mattina, oggi sorriso tipo "durban's" per tutto il giorno, ma poi alla prima contrarietà mi innervosisco. Non desistiamo mai, cadendo si impara e prima o poi riusciremo a sorridere dinanzi ai piccoli o grandi fastidi della vita. Non smettiamo al mattino di proporci di sorridere alla vita e ringraziare Dio.

  29.  

    Addì 23 dicembre 2015

    In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.
    I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.
    All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria.
    Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni».
    Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
    Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.
    Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati.
    In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
    Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.
    Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.

    Luca 1,57-66

  30.  

    Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui

    Il futuro dei nostri ragazzi siamo noi

    Quante volte avrete sentito la frase "anche hitler da bambino era un cucciolotto dolce e tenero"?
    Cosa porti un bambino ad essere un feroce dittatore, uno stupratore, un assassino seriale piuttosto che un angelo della misericordia non ci è dato di saperlo. Qualcuno parla di Dna, di bambini che nati in un ceppo si possano sviluppare solo in un certo modo. Altri dicono che se presi da piccoli possono essere plasmati completamente a propria immagine e somiglianza. Dopo aver accolto oltre seicentocinquanta bambini, di cui quasi cinquanta in affidamento residenziale, ritengo che, come spesso accade, la verità stia nel mezzo. Una componente di ereditarietà c'è senz'altro, quindi non è nemmeno possibile plasmare completamente un bambino, cosa neanche giusta, il quale ha il suo carattere ricevuto dai geni dei suoi genitori. La cosa importante per un genitore o per chi accoglie un bambino in adozione o in affido è quella di partire con il piede giusto, quello della positività, pensare cioè che quel bambino possa fare grandi cose. Alla festa di Natale, un amico che ci frequenta da quasi due anni, mi diceva che ha notato un forte cambiamento in meglio in uno dei nostri ragazzi con gravi difficoltà. Trasformarli completamente non è possibile, ma cambiarli in meglio è fattibile, basta soltanto crederci e impegnarsi con tutte le nostre forze, senza perdere le speranze, sena mai mollare nemmeno dinanzi alle più grandi difficoltà. I ragazzi spesso ci mettono alla prova, ci sfibrano, ci tolgono tutte le energie, ma è come salire una vetta impervia. E' faticoso, pericoloso, stressante, ma il premio è il poter ammirare uno splendido panorama rappresentato dal futuro roseo dei nostri ragazzi. Non sempre riusciamo, ma non dobbiamo darsi per vinti perché quando uno di loro prende il volo, un altro ragazzo sta già bussando alla nostra porta. Il futuro dei nostri ragazzi siamo noi.

  31.  

    Addì 24 dicembre 2015

    In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.
    Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio.
    Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città.
    Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.
    Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.
    Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.
    C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge.
    Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.
    Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».
    E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:
    «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama»

    Luca 2,1-14

  32.  

    La gloria del Signore li avvolse di luce

    Fra poche ore sarà Natale

    Nelle giornate di pioggia, quando fa freddo, quando la grandine bussa insistente sui vetri delle nostre finestre ci piace restare in casa. Usciamo per i nostri doveri, la scuola, il lavoro, la spesa, ma frettolosamente ci rintaniamo nel nostro guscio. Quando però arriva uno spiraglio di solo, allora si che usciamo, allora si che aneliamo a trascorrere il tempo fuori. Andiamo lentamente in ufficio per captare quel magico tepore, la pausa pranzo in riva al mare o al lago o sulle sponde di un fiume quasi a voler moltiplicare quel raggio di sole all'infinito. Ecco la luce, ecco che veniamo avvolti dalla luce del sole.
    Se nell'ambiente lavorativo, nella propria famiglia, in parrocchia, per la strada, nei negozi è tutto un litigare, se viviamo un clima triste e doloroso ci viene la voglia di fuggire, di non andare più in quel luogo, di scappare dalle nostre responsabilità arrivando anche ad abbandonare i nostri stessi figli o genitori. Ma se nelle nostre vite splende il sole, se viviamo un clima di serenità ed armonia, in un dialogo continuo, se in altre parole siamo ammantati dalla luce, sarà una gioia trascorrere qualche minuto in più in quella casa, in quel contesto, con quelle persone.
    Fra poche ore sarà Natale, la parola di Dio ci ricorderà che il Signore ogni giorno ci avvolge con la sua luce. Sentiamo quel calore ascoltando la sua parola, i suoi insegnamenti, vivendo per il prossimo senza egoismi, cercando la pace. Lasciamo che quella luce ci scaldi il cuore e l'anima e trasferiamo questa gioia a chi abbiamo vicino.
    Buon Natale amici ed avversari, tutti fratelli. Perdonatemi per le mie mancanze, per le mie intemperanze, per i miei difetti. Perdoniamoci a vicenda e la vita sarà più luminosa per noi e per coloro che ci sono vicini.

  33.  

    Addì 25 dicembre 2015

    In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
    Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
    In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.
    Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
    Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
    Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
    Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
    Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
    Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.
    A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
    E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
    Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me».
    Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
    Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
    Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

    Giovanni 1,1-18

  34.  

    Doveva render testimonianza alla luce

    Siamo testimoni di luce

    Perché a molti piace il bel mondo della televisione? Perché quando guardiamo quello schermo vediamo sempre gente solare che ci attira verso di sé per l'ilarità che suscita, la tranquillità, la pace, la sicurezza. Imparano a sorridere anche quando dentro hanno la morte nel cuore, imparano perché è il loro mestiere e coloro che ammaliano di più sono i più quotati, i più remunerati, i più ricercati dagli sponsor.
    Se per soldi, se per fama, se per il desiderio di apparire si sorride, a maggior ragione lo dobbiamo fare se nel nostro cuore c'è la consapevolezza e la grande gioia di essere figli di Dio.
    Ghandi diceva "se voi cristiani faceste tutto ciò che c'è scritto nel Vangelo, saremmo tutti cristiani". Certo, vedere in chiesa chi non rivolge la parola ad un altro per un rancore, chi uscendo evita i bambini e non da loro una carezza o li scaccia se chiedono qualcosa o fanno un po' di confusione, se un sacerdote è più attento al formalismo di una messa ma non sa cogliere lo stato d'animo di un suo parrocchiano, se chi si dice cristiano ruba, non è un esempio edificante, non è un esempio di quella luce che Gesù, nascendo per noi da Maria, ha voluto donarci, quella stessa luce che ci chiede di portare nel mondo ad illuminare le tenebre. Non si deve essere grandi profeti o esperti teologi per portare la luce al nostro prossimo. Basta un sorriso. Un semplice sorriso fatto con amore, anche se dentro abbiamo un marasma di situazioni che ci fanno soffrire, a chi ci è vicino. Al bambino, all'anziano, al malato, all'antipatico, a colui che ci chiama infedeli, a quelli che ci augurano il male. Rispondiamo con la forza della luce e non cadiamo nel tranello di rifugiarsi nel buio. Gesù è venuto a portare la luce, ha sofferto per farci questo dono, il minimo che possiamo fare è accendere la nostra vita dalla sua fiamma inestinguibile dispensatrice di amore. Buon Natale con tutto il cuore a tutti quanti.

  35.  

    Addì 26 dicembre 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe;
    e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
    E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire:
    non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
    Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire.
    E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato».

    Matteo 10,17-22

  36.  

    Chi persevererà sino alla fine sarà salvato

    Pace e bene

    Non vi sembra che l’umanità oggi sia in una spirale di violenza e di guerre dalla quale pare impossibile uscire? L’umanità. Ma cosa è l’umanità? Un soggetto giuridico? Un’entità astratta? Un’utopia? Un essere soprannaturale? Beh, se ci pensiamo bene l’umanità siamo noi. Allora potremmo giustamente dire che noi, ciascuno di noi, è dentro questa spirale, ciascuno di noi combatte la guerra con la guerra, l’odio con l’odio, il rancore con il rancore. Chi è l’uomo di pace? E’ chi perdona i propri carnefici mentre viene lapidato, chi perdona gli assassini del figlio, chi aiuta gli immigrati anche se qualcuno di loro gli ha rapinato il negozio o svaligiato la casa, chi accoglie un bambino figlio dei maltrattamenti senza giudicare i genitori. Ricordo che da bambino mangiavo le girelle, dolciumi farciti di cioccolato fatti a spirale, e mi divertivo ad aprirle e stenderle. Forse anche noi potremmo cominciare a stendere il nostro odio ed il nostro rancore per creare un tappeto erboso dove far nascere gli alberi della pace e del perdono. Noi siamo l’umanità e se riusciremo a sconfiggere la violenza dai nostri cuori, anche l’umanità riuscirà ad avere la pace. Utopia? Per qualcuno così può sembrare, ma andare sulla luna agli uomini dell’ottocento sembrava utopia e chi era di parere contrario veniva deriso. Volare era riservato agli uccelli, e chi diceva che un giorno sarebbe stato possibile veniva sbeffeggiato. Quante utopie, cari amici di questa umanità, sono divenute realtà perché qualcuno, più visionario di altri, ci ha creduto. Oggi la pace nel mondo sembra una chimera, ma crediamoci e gridiamo a gran voce questo nostro desiderio cominciando a lavorare su noi stessi, ed un giorno quella che oggi in molti sghignazzando chiamano utopia, domani sarà una bellissima realtà

  37.  

    Addì 27 dicembre 2015

    I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua.
    Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.
    Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
    Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava.
    E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
    Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo».
    Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».
    Ma essi non compresero le sue parole.
    Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.
    E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini

    Luca 2,41-52

  38.  

    Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso

    La Sacra Famiglia

    Ogni famiglia è sacra. Al suo interno si cova il futuro, in seno alla famiglia si creano i ragazzi, gli uomini e le donne di domani, è la famiglia che può far cambiare direzione all'umanità. Ognuno di noi deve dare e prendere i buoni esempi ed ha il dovere di criticare, con più amore possibile, i difetti di ciascuno. La famiglia, vista come entità a sé stante, capace di "parlare" con un pensiero solo ed essere per gli altri, anche all'esterno, un esempio da seguire, un modo diverso di vedere la realtà con il quale confrontarsi per crescere. Famiglia è anche un gruppo di persone e di famiglie che insieme discutono e decidono una linea comune da seguire. Così famiglia può essere la parrocchia, il gruppo affido, un'associazione, un gruppo scout, un partito politico. Purtroppo ci sono famiglie dove la cattiveria, l'opportunismo, l'egoismo, la sete di potere, l'idolatria del dio denaro sono i principi ispiratori, ma dobbiamo vedere anche a queste famiglie come ad un esempio da non seguire, e nello stesso tempo da amare ed accudire come un figlio non cessando mai di tentare di condurle sulla buona strada. Famiglia, quando ce l'hai la critichi e vorresti uscirne, ma quando non ce l'hai daresti qualsiasi cosa per averla

  39.  

    Addì 28 dicembre 2015

    Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».
    Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio.
    Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi.
    Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più

    Matteo 2,13-18

  40.  

    Mandò ad uccidere tutti i bambini

    Quanti bambini avete ucciso oggi?

    Il resoconto dei morti per le guerre, per la carestia, per gli esodi di massa è sempre una brutta pagina nella storia dell'umanità, ma quando le vittime sono dei bambini la cronaca nera si tinge di un colore ancor più cupo, quello della vergogna. Vergogna per chi ha commesso il fatto. Vergogna per il mandante. Vergogna per chi si è voltato dall'altra parte. Vergogna per chi applaude. Vergogna. Quanti bambini uccidiamo con il nostro menefreghismo. Trecento i milioni di euro buttati nella spazzatura in un sol giorno con gli avanzi di Natale nel solo nostro Bel Paese. Non è forse anche questo "uccidere un bambino" che muore di fame? Due milioni i bambini sotto la soglia minima di povertà che in molti casi subiscono abusi e violenze. Non è forse anche questo "uccidere un bambino" che muore per mancanza di una famiglia che lo curi e lo rispetti? Non sono stato io ad uccidere un bambino, diciamo tutti. No, noi abbiamo una colpa ben più grande, siamo i mandanti, non gli esecutori. Siamo quelli che vediamo passare le guardie armate di lance pronte a trafiggere il cuore di un bambino, ma non facciamo nulla per fermarle. Siamo quelli che vediamo il bimbo al semaforo sporco e denutrito, ma ogni giorno lasciamo nel piatto gli avanzi che gettiamo nel secchio della spazzatura. Siamo quelli che pur avendo spazio in casa teniamo le porte chiuse all'affidamento e lasciamo fuori al freddo e alla cattiveria umana un bimbo nato senza colpe.

  41.  

    Addì 29 dicembre 2015

    Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.
    Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore.
    Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».
    Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
    Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima»

    Luca 2,22-35

  42.  

    I miei occhi han visto la tua salvezza

    I miei occhi han visto la salvezza del mondo

    Qual'è la salvezza di un uomo? Quale la salvezza per l'umanità? Sono i bambini. Provate a vedere quanto sia difficile insegnare ad una persona razzista ad accogliere ed amare il diverso. Oppure ad insegnare ad uno rancoroso il perdono. O magari ad una prostituta a dare amore solo se lo sente nel cuore. O infine a impartire lezioni di onestà a chi da sempre ruba. Non impossibile, certamente, ma quanti egoisti riusciremo a far diventare altruisti? Quanti razzisti, disonesti, cattivi verso il prossimo riusciremo a cambiare nella nostra vita? Qualcuno forse, anzi certamente, ma per uno che aiutiamo a capire, altri mille si comporteranno male.
    La salvezza dell'uomo è nei bambini. Sta a noi insegnar loro i sani valori in cui crediamo, quelli che saranno le radici per far crescere un albero diritto capace di dare riparo a molti e non una pianta storta, piena di spine, inavvicinabile, con poche foglie e nessun frutto.
    Quando è morta la mia mamma io non lo sapevo, ma è stato un dono, un dono che mi ha tolto una patina che avevo davanti agli occhi e mi ha permesso di vedere chiaramente la salvezza del nostro popolo, della nostra umanità: i bambini. Pensate se potessimo prescindere dagli adulti, dalle guerre, dalla sete di denaro o di potere, dalle conquiste di una terra sol perché quella deve essere nostra. Pensate se il mondo fosse popolato solo da bambini in fasce, pensate se eliminassimo tutti i segni del nostro passaggio e lasciassimo che essi crescano secondo natura. Un giorno forse anche loro arriveranno a farsi la guerra, è possibile, ma che respiro per l'umanità, un'umanità che sta ripiegandosi su sé stessa, un'umanità alla quale basterebbe spingere un bottone per la distruzione totale. Un bottone che essa stessa ha stupidamente costruito.
    Non è certo un caso che Gesù sia venuto al mondo come un bambino come a dire "ricominciamo da qui, ricominciamo da zero"

  43.  

    Addì 30 dicembre 2015

    In quel tempo, c'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.
    Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
    Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret.
    Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui

    Luca 2,36-40

  44.  

    Il bambino cresceva e si fortificava

    Mamme - Angelo

    In questi giorni di vacanze, così come nel quotidiano, ci sono angeli che alitano sui bambini. Sono le mamme che avendo a casa i bimbi da scuola, in questo periodo anche al mattino, sono chiamate a dar loro educazione e amore. Si inventano giochi, raccontano storie, preparano insieme stuzzichini appetitosi, vanno a fare girate sul mare o in montagna. Le mamme si arrabbiano, sbuffano, brontolano, e così facendo donano amore riempiendosi ogni mattina le tasche di grande pazienza. Io ho perso la mamma ma ringrazio Dio per averle permesso di restare con me fino ai miei ventun’anni insegnandomi tante buone cose, ma nello stesso tempo mi ha fatto dono di tante altre mamme meravigliose, sono gli angeli che svolazzano nella nostra casa, sono Roberta, Carmela, Claudia, Nonna Pina che con instancabile alacrità producono amore, sapienza ed educazione a ciclo continuo donandole a piene mani ai nostri bimbi. Il loro ruolo non è facile proprio perché costante, senza fine. La mattina si alzano e preparano la colazione, iniziano a svegliare i bimbi, si preoccupano che siano ben lavati e vestiti, che escano solo se le condizioni lo permettono, organizzano per loro giochi oppure li osservano, magari di nascosto da dietro una finestra, mentre si divertono tra loro. Entrano nei loro bisticci se necessario insegnando l’arte della conciliazione e del perdono, fanno far loro i compiti dividendosi tra uno e l’altro, passando dallo studio delle tabelline alla storia romana, dalla lettura delle prime righe del librino di prima elementare ai problemi di geometria delle scuole medie, e nel frattempo cucinano, rammendano, puliscono casa, talvolta persino dimenticandosi di dover andare in bagno. E così va avanti per tutto il giorno, per tutti i giorni, per ogni mese, per ogni anno. Da anni. Il mio compito, e spesso quello dei papà in generale, perché ho altri ruoli e seppur posso essere talvolta di supporto a questi angeli, il mio compito è assai meno arduo e faticoso perché non implica quella costanza che queste mamme così favolose si sono accollate sulle spalle. Se un bimbo cresce fortificandosi nella nostra casa lo devo, lo dobbiamo, principalmente a loro. Si, lo dobbiamo, perché i figli che loro crescono non sono figli loro, sono figli di altre mamme che hanno perso qualche piuma dalle loro ali e non sono in grado di alitare sui loro bimbi anche se lo vogliano. Mamme che non si sostituiscono a quelle naturali, ma che anzi con loro interagiscono da un lato per far crescere al meglio i bimbi e dall’altro per insegnare a queste donne il modo migliore per amare i propri figli. Questi figli che loro amano come e più che se fossero i loro, saranno adulti di domani, adulti forse capaci di essere buone mamme e buoni papà, sicuramente con una marcia in più rispetto a quanto la vita aveva loro riservato.

  45.  

    Addì 31 dicembre 2015

    In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
    Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
    In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.
    Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
    Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
    Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
    Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
    Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
    Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.
    A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
    E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
    Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me».
    Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
    Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
    Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

    Giovanni 1,1-18

  46.  

    Tutto è stato fatto per mezzo di lui

    La teoria del Grande Bang

    Una delle mie canzoni preferite di quando ero bambino era “per fare un albero, ci vuole un seme”.
    Meravigliosa perché insegnava che niente viene da niente. Noi siamo nati dai nostri genitori, essi dai loro e così via fino ad arrivare alle prime cellule viventi ed al “Big Bang”, questo scoppio di una massa enorme che ha generato l’universo così come oggi lo conosciamo. Teoria scientifica fantastica e convincente che lascia però aperto un solo dubbio, un piccolo granellino di sabbia nell’ingranaggio così pensato. Se è vero, come è vero, che nulla si crea dal nulla e che tutto ciò che accade ha una sua causa, quella massa informe ed enorme da dove si è generata?
    Io dico da Dio, e voi?
    Chiamatelo come volete, ma sempre un essere superiore deve pur esserci stato, un essere dal quale tutto abbia avuto inizio.
    Se si accetta questo, allora non è difficile capire che ogni cosa nella vita che si è creata è stata per merito di Dio che ci ha lasciato il libero arbitrio, cosa che ci ha portato cose buone e cose cattive. Ma questa è un’altra storia.
    Permettetemi oggi di augurarvi così un buon fine anno, che possiate traghettare i vostri cuori nel prossimo 2016 se non con la certezza dell’esistenza di Dio, almeno con il dubbio che possa esistere, senza scartarlo a priori, senza allontanarlo dalla vostra vita

  47.  

    Addì 1 gennaio 2016

    In quel tempo, i pastori andarono senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.
    E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
    Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.
    Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
    I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
    Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre

    Luca 2,16-21

  48.  

    Serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore

    Buon Anno ai vostri figli

    Oggi che il primo giorno dell'anno quanti di voi avranno pensato alle cose passate e al proprio futuro. Quanti vorrebbero giorni migliori ma con la maturità e l'esperienza che ci siamo fatti nella vita tutti noi sappiamo cosa più o meno ci si debba aspettare
    Quale genitore non vorrebbe il meglio per il proprio figlio? Ma anche in questo caso con l'esperienza di adulti possiamo vedere gli errori che i nostri figli stanno commettendo e capirne le conseguenze nel loro futuro.
    Se in parte è con grande difficoltà possiamo cambiare in meglio il nostro destino, e cosa molto più ardua cambiare quello dei nostri ragazzi.
    Noi infatti possiamo arrivare a capire gli errori che stanno facendo, avvertirli delle conseguenze di alcuni loro gesti, ma non possiamo impedire loro di gestirsi la propria vita nel bene come nel male
    Questo è un dolore grande che serbiamo nel cuore perché assistiamo ad uno stillicidio giorno per giorno. Possiamo provare a ragionarci, a dar loro tutti gli esempi positivi possibili e immaginabili, ma non potremo mai obbligarli a comportarsi in un certo modo perché anche se lo facessimo sbaglieremo in quanto non è nella loro natura. Se un ragazzo è bugiardo possiamo anche punirlo per ogni bugia che dice ma sarà difficile farlo diventare sincero; se permaloso potremo fare mille scherzi prendendolo in giro con amore, ma una parte di lui rimarrà sempre male. Così nei confronti della gelosia, della golosità, della leggerezza nei rapporti umani. Tutti aspetti che possiamo mitigare ma che assolutamente non possiamo annullare nemmeno fossimo i più bravi genitori di questo mondo. Dobbiamo entrare nella loro logica non assecondandoli ma nemmeno ostruendo la loro naturale crescita, accettando con amore anche le loro esagerazioni pur continuando nel nostro ruolo educativo facendo ripetutamente suonare il campanello d'allarme nella speranza che un giorno questi avvisi ai naviganti possano servire loro per incedere sicuri nel cammino di vita. Sarà poi l'incontro con gli altri, il doversi confrontare con la realtà, il dover insegnare ai propri figli buoni valori a mitigare gli aspetti negativi esaltando quelli positivi.
    Ma intanto oggi noi genitori, noi educatori, noi nonni siamo chiamati a serbare tutte queste cose nel nostro cuore dovendone sopportare il peso e il dolore.
    Auguro a tutti voi un buon anno 2016, ma soprattutto spero che i vostri figli, i nostri figli possano far tesoro sempre più dell'esperienza che con tanto amore proviamo umilmente a mettere a loro disposizione

  49.  

    Addì 2 gennaio 2016

    Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Chi sei tu?».
    Egli confessò e non negò, e confessò: «Io non sono il Cristo».
    Allora gli chiesero: «Che cosa dunque? Sei Elia?». Rispose: «Non lo sono». «Sei tu il profeta?». Rispose: «No».
    Gli dissero dunque: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?».
    Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia».
    Essi erano stati mandati da parte dei farisei.
    Lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?».
    Giovanni rispose loro: «Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete,
    uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo».
    Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando

    Giovanni 1,19-28

  50.  

    Io sono voce di uno che grida nel deserto

    Gridare nel deserto

    Quando guardate un film o uno spettacolo teatrale vi sarà certamente capitato di immedesimarvi in uno degli attori. Avviene così anche quando leggiamo un libro. Avete mai pensato a chi assomigliate di più tra i personaggi dal Vangelo? Forse a uno dei pastori, i primi ad essere avvertiti della nascita di Gesù? Oppure vi siete immedesimati nei panni di Giuseppe, papà affidatario? O magari in uno degli apostoli? Tommaso che non credeva finché non ha visto, oppure Pietro che tanto amava e poi ha rinnegato Gesù? Io mi vedo spesso come Giovanni, uomo fra gli uomini, voce di uno che grida nel deserto. Un deserto fatto di lotte contro chi maltratta i bambini o, peggio, non li protegge quando questo sarebbe il suo compito istituzionale.
    Un deserto fatto di silenzi quando si toccano certi argomenti e si diventa scomodi.
    Un deserto perché ho scelto di non essere legato a partiti o istituzioni religiose e per questo messo da parte perché "se uno non è con noi, è contro di noi".
    Giovanni non aveva alcuna paura a dire la sua, tanto da essere imprigionato e poi decapitato per i suoi pensieri e le sue parole scomode.
    Non abbiate mai paura di dire la vostra, specie se parlate per difendere una vittima, anche se questo vi dovesse costare l'esilio. Non si sta poi tanto male nel deserto.