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  1.  

    Addì 14 novembre 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi:
    «C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno.
    In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario.
    Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno,
    poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi».
    E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto.
    E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare?
    Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»

    Luca 18,1-8

  2.  

    Fammi giustizia contro il mio avversario

    Sicuri di fare bene

    Quante battaglie abbiamo dovuto fare per tutelare i di di un bambino. Abbiamo scritto relazioni, portato testimonianze, siamo andati in tribunale per chiedere di essere ascoltati, fatto riunioni con assistenti sociali, parlato con professori e genitori, pianificato il da farsi con avvocati, valutate situazioni con psicologi, immaginario i vari scenari possibili preparandosi ad ogni evenienza. In alcuni casi giudici si sono dimostrati molto aperti al dialogo e abbiamo risolto insieme situazioni anche difficili, ma in altre situazioni il giudice non ci ha voluto nemmeno ascoltare. Non ci siamo mai arresi, e mai ci fermeremo nel chiedere giustizia per un bambino. Se un giudice non vuole ascoltarci, o non vuole capire una certa situazione, non smetteremo di bussare alla porta del tribunale e qualcuno prima o poi farà giustizia Almeno per la nostra caparbietà.
    Quando pensate che una cosa sia giusta non lasciatevi mai andare alla disperazione o al compatimento perché il nemico del bene si ciba delle vostre insicurezze. Una volta che le persone di vostra fiducia vi hanno detto essere quella la strada giusta smettete di dubitare di voi stessi e del vostro operato ogni qualvolta ci sia qualcosa che va male o non va nella direzione da voi desiderata. Una volta intrapresa una strada non abbandonatela e guardate sempre e solo davanti a voi, solo così potrete essere felici anche quando piangerete disperati per una battaglia persa, perché avrete la certezza che state facendo la cosa giusta.

  3.  

    Addì 15 novembre 2015

    In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
    Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria.
    Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
    Dal fico imparate questa parabola: quando gia il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte.
    In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute.
    Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
    Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre. Vegliare per non essere sorpresi

    Marco 13,24-32

  4.  

    Vegliate per non essere sorpresi

    Ragazzi che uccidono altri ragazzi

    In un giorno come questo in cui da una parte ci sono ragazzi in felpa e scarpe da ginnastica che guardano un concerto intenti solo a divertirsi, e dall’altra ancora ragazzi della stessa età con indosso una tuta militare, armati fino ai denti il cui unico scopo è quello di uccidere chiunque trovino sul loro percorso, la prima cosa che mi viene da pensare è la distanza non più tra generazioni, ma tra i giovani stessi. Se c’è una cosa che da sempre accomuna i ragazzi è l’identità di pensiero. Guardate come nelle manifestazioni contro la scuola tutti gli studenti siano uniti sotto gli stessi striscioni, pensate alle discoteche gremite al sabato sera, alla voglia di divertirsi, viaggiare, pensare al futuro, all’amore comune a tutti loro. Come è possibile che dei giovani di venticinque anni possano imbracciare un fucile ed uccidere dei loro coetanei solo per un’ideologia che, ne sono convinto, è stata loro inculcata senza poter fare raffronti con altre idee o religioni. Oggi è facile cadere nella trappola di fare di tutta un’erba un fascio e gridare contro i musulmani come ha fatto il giornale Libero titolando “Bastardi Islamici” che così facendo alimenta il fuoco del razzismo e dell’odio razziale. Un conto sono gli integralisti ed i fondamentalisti, un altro sono i musulmani.
    In questo giorno di dolore e lutto per l’umanità intera cerchiamo dentro di noi il desiderio di dialogo, di perdonare, di girare pagina, di capire perché odiare è facile, amare, oggi più che mai, è difficile, ma non impossibile. Non cadiamo nel tranello di chi voglia dividere due culture che vogliono e devono convivere, altrimenti sarebbe questa la vera vittoria dei fondamentalisti.

  5.  

    Addì 16 novembre 2015

    Mentre Gesù si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada.
    Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse.
    Gli risposero: «Passa Gesù il Nazareno!».
    Allora incominciò a gridare: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!».
    Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
    Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò:
    «Che vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io riabbia la vista».
    E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato».
    Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio.

    Luca 18,35-43

  6.  

    Passa Gesù il Nazareno

    Oggi amate

    Gocce di Dolore versava mia madre
    Pensavo fossero Lacrime da donnicciola

    Parole di Vita mi donava
    Le ritenevo Frasi senza senso

    Sguardi teneri pieni di Amore aveva per me
    Me ne allontanavo infastidito

    Oggi vorrei asciugare quelle lacrime
    Ma non posso più farlo

    Oggi vorrei ascoltare all'infinito quelle parole
    Ma non posso più farlo

    Oggi darei la vita per un suo sguardo
    Ma non posso più farlo

    Oggi amate
    Perché domani non potrete più farlo

  7.  

    Addì 17 novembre 2015

    In quel tempo, Gesù entrato in Gerico, attraversava la città.
    Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.
    Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.
    Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».
    In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.
    Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E' andato ad alloggiare da un peccatore!».
    Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
    Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto»

    Luca 19,1-10

  8.  

    Oggi la salvezza è entrata in questa casa

    Uccelli senza un nido

    Quando nasce un pulcino viene alla luce nel suo nido, tenuto caldo dalla sua mamma che per settimane ha covato le uova con infinito amore. Talvolta capita che alla nascita la mamma lo rifiuti, misteri della natura che non sta a noi indagare. Il piccolo, caduto dal nido, di solito cade preda di animali predatori e la sua fine è certa. Ma talvolta, purtroppo solo in pochi casi, viene raccolto da mani amorevoli di uomo, condotto in comode case, abbeverato e sfamato, coccolato, capito nei suoi momenti di paura e ribellione.
    Ogni uccellino, quando è in grado di volare, esce dal nido per piccoli voli, ma poi vi fa ritorno, quello è il suo nido, quella è la sua casa, quella è la sua mamma.
    Per l'uccellino raccolto da terra non è così. Ha paura di abbandonare quella sicurezza, ma non appena ha le forze e un po' di coraggio, spesso indotto da altri, prende il volo, fugge, si prepara nella notte e appena trova uno spiraglio aperto spiega le ali per non tornare evitando di guardare indietro.
    Quando raccogliamo un uccellino da terra dobbiamo essere pronti a questo: amarlo, accudirlo e vederlo andare via senza ritorno

  9.  

    Addì 18 novembre 2015

    In quel tempo, Gesù disse una parabola perché era vicino a Gerusalemme e i discepoli credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro.
    Disse dunque: «Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare.
    Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno.
    Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi.
    Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato.
    Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine.
    Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città.
    Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine.
    Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città.
    Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto; avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato.
    Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi.
    Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci
    Gli risposero: Signore, ha gia dieci mine!
    Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
    E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me».
    Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme.

    Luca 19,11-28

  10.  

    Sapevi che sono un uomo severo

    Paura di agire

    Quante volte ho preso la mia barchetta di tre metri e mezzo, poco più di un guscio di noci, e mi sono avventurato in mare. Quante volte sono salito su un cavallo da domare. Quante volte ho usato attrezzi pericolosi per tagliare la legna in bosco. Quante volte mi sono confrontato con giudici ed assistenti sociali.
    Quando una cosa ci sembra giusta bisogna farla anche se pensiamo essere una cosa difficile o pericolosa, anche se reputiamo che le conseguenze potrebbero essere nocive e dannose, anche se il rischio è elevato. C'è una sola cosa peggiore del fallire: rinunciare a provare.
    Sant'Agostino diceva che ci vuole fede e intelligenza, è giusto pertanto buttarsi nelle buone imprese, ma occorre farlo studiando il modo migliore per farlo, ma mai arrivare alla conclusione di non fare.
    Dico sempre ai miei ragazzi "La differenza tra il possibile e l'impossibile è il provarci"
    Quando si va per mare si devono guardare le nuvole, studiare le correnti, ascoltare le previsioni, studiare dove si possa andare per essere al riparo con quel determinato vento. Quando si doma un cavallo bisogna entrare in contatto con lui, dargli il giusto cibo il giorno prima, farlo stancare prima di montarci. Quando si usano certi attrezzi pericolosi bisogna munirsi del giusto abbigliamento, aver cura di tutti gli accessori, verificarne lo stato di conservazione. Quando si va davanti ad un giudice si devono avere in tasca i documenti a dimostrazione di quanto si dice, saperli interpretare, conoscere bene la situazione.
    Mai paura, seppur con timore, ma con la fede nel cuore e la consapevolezza che state facendo la cosa giusta.

  11.  

    Addì 19 novembre 2015

    In quel tempo Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.
    Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata»

    Luca 19,41-44

  12.  

    Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace

    Fischi in Turchia contro i morti in Francia

    Siamo stati tutti testimoni nei giorni scorsi della grande tragedia vissuta da centinaia di giovani e dalle loro famiglie. Ci siamo commossi, abbracciati, inorgogliti di essere dalla parte delle vittime, abbiamo osservato pause di silenzio con il cuore gonfio di dolore nel momento di piangere i nostri morti.
    E' normale che qualcuno la pensi diversamente, che qualche islamico fondamentalista esulti per quei vili omicidi, che il califfato nero dell'isis ritenga questi ignobili atti come una vittoria, ma mi resta difficile anche solo capire l'atteggiamento dei turchi allo stadio. Ancor più mi dispiace non aver visto una presa di posizione da parte del governo turco ed in particolare del primo ministro presente in tribuna che, a mio avviso, avrebbe dovuto prendere il microfono e chiedere rispetto per i morti trucidati in Francia.
    Davvero vogliamo arrivare ad uno scontro di culture? Davvero non vediamo quale sia la via della pace? L'unica strada è l'accettazione di chi sia diverso da noi.

  13.  

    Addì 20 novembre 2015

    In quel tempo Gesù, entrato nel tempio, cominciò a scacciare i venditori, dicendo: «Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!».
    Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo; ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole

    Luca 19,45-48

  14.  

    Cominciò a scacciare i venditori

    A tutto c'è un limite

    Ho sentito Papa Francesco proferire parole dure di condanna contro i terroristi, li ha definiti "maledetti" in contrapposizione agli operatori di pace che sono definiti "benedetti" dal Vangelo stesso. L'ho visto provato, addolorato, con gli occhi vicini al pianto, un momento di dolore per tutti noi nel vedere guerre dappertutto, guerre spesso "giustificate" che lasciano sul campo anche tanti bambini e persone inermi incolpevoli dei crimini commessi da altri.
    Dopo questo momento di umana rabbia, è tornato a parlare di amor fraterno ricordandoci che anche i nostri nemici sono nostri fratelli.
    Papa Francesco piace per questo perché è molto umano come noi tutti che ci facciamo prendere dalle nostre emozioni, per poi fare un sospiro e guardare con amore anche ai nostri nemici avvicinandosi a Dio. L'anello di congiunzione tra la terra ed il cielo.

  15.  

    Addì 21 novembre 2015

    In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello.
    C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli.
    Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli.
    Da ultimo anche la donna morì.
    Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie».
    Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio.
    Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe.
    Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui».
    Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene».
    E non osavano più fargli alcuna domanda

    Luca 20,27-40

  16.  

    E non osavano più fargli alcuna domanda

    Essere preparati

    Vi è mai capitato di parlare con qualcuno che tenti di portare l'acqua al proprio mulino cercando di farvi fessi dando per scontato che non vi intendiate fino in fondo di una certa materia? A me moltissime volte e il fatto che mi sottovalutino mi da una gran gioia perché faccio il finto tonto, li lascio parlare e al momento opportuno dimostro loro tutte le inesattezze che hanno detto facendo volgere la partita a mio vantaggio. Quando insisto con i miei ragazzi affinché studino qualche volontario mi dice che dovrei lasciar perdere, ma ritengo che la cultura, in qualsiasi campo, e la capacità di ragionare che si sviluppa dallo studio portino a non dover sottostare a nessuno. Il rispetto degli altri è qualcosa che si conquista giorno per giorno ma non lo si può raggiungere con la forza, con le armi, con le urla o la guerriglia urbana. Il rispetto parte da quello che abbiamo dentro e riusciamo a manifestare agli altri convincendoli della bontà delle nostre idee

  17.  

    Addì 22 novembre 2015

    Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?».
    Gesù rispose: «Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?».
    Pilato rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?».
    Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
    Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce»

    Giovanni 18,33b-37

  18.  

    Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità

    Un passato che non ritorna

    Quando i ragazzi nell’età adolescenziale credono di essere uomini fatti e di sapere ogni cosa mi comincio a preoccupare perché appena possono escono dal nido per seguire la loro strada, inconsapevoli del mondo esterno. Non hanno pazienza, mordono il freno, se a diciotto anni non sono liberi di decidere del loro futuro, di tutto il loro futuro, gli sembra che gli manchi qualcosa, gli sembra di essere derubati dei loro principali diritti. E molti scappano, radunano le loro cose,mettono in un cassetto i loro sogni e si allontanano senza nemmeno salutare, senza voltarsi indietro, convinti che il mondo è pronto ad aspettarli stendendo per loro un tappeto rosso. E la cosa brutta è che è proprio così: il mondo li aspetta, mostra loro le bellezze della vita, i guadagni facili, l’amore libero, la giovinezza che non potrà mai finire. Ma quanto è reale tutto questo? Quanto è duraturo? Ed ecco che Giovanni va dal padre che gli ha promesso di farlo diventare direttore di uno dei suoi alberghi e fargli fare una vita da nababbo tra auto di lusso e belle donne. Per quale motivo non si dovrebbe credere al proprio padre? Forse perché è un avanzo di galera che ha perso la potestà genitoriale, truffatore, spacciatore, trafficante di armi? Una vita rovinata, uno a zero, palla al centro. Oppure Michela che vuole più libertà per stare con il suo ragazzo e l’dea di spaventare i genitori con una pistola è il modo più facile per prendersi ciò che le spetta. Ma sappiamo tutti come è andata a finire. Una madre uccisa, un padre in fin di vita, due vite rovinate, tre a zero, palla al centro. Ed il gioco continua inesorabile, così anche Giovanna insegue il sogno di divenire madre e a sedici anni brucia i tempi, ci prova e ci riprova con la peggior feccia che trova finché non impazzisce e per lei si aprono le porte dell’inferno tra alcolismo e psichiatria. Quattro a zero. E la partita è senza fine, in tanti vogliono rifarsi tirando la leva della macchinetta mangiasoldi, ma chi tenta la fortuna, chi non costruisce giorno dopo giorno la casa del suo futuro con pazienza e sudore rischia di ritrovarsi nella polvere passando una vita a rimpiangere quel giorno in cui ha deciso di andarsene.
    Nel mondo ci sono migliaia di persone, molte delle quali pronte a dare ai giovani il parere sbagliato, ma fra queste ce ne sono anche alcune che ai ragazzi vogliono bene e quando elargiscono un consiglio lo fanno non per imporre la loro volontà, ma affinché trovino la forza di attendere, di aspettare qualche anno, di irrobustirsi e capire come va il mondo prima di spiccare il volo. Quanti ragazzi ho visto volare via, a quanti ho detto “aspetta, non avere fretta”, ma i sono lanciati lo stesso dalla finestra sbattendo le ali allontanandosi. Quanta tristezza osservarli da lontano, vederli cadere e farsi tanto male.
    Siamo così anche nella fede. Le parole di Gesù sono testimonianza della verità, ci indicano i passi da fare, con calma, senza fretta, con gioia ed amore. Ma no, siamo come adolescenti, vogliamo tutto e subito, vogliamo bruciare le tappe. Qualcuno cade e si rialza pieno di lividi e cicatrici, ma altri rimangono vittime delle loro cadute cercando in te il passato che non potrà più tornare.

  19.  

    Addì 23 novembre 2015

    In quel tempo, mentre era nel tempio, Gesù, alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro.
    Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli
    e disse: «In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti.
    Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere»

    Luca 21,1-4

  20.  

    Questa vedova, povera, ha messo più di tutti

    Una sola monetina

    Ai piedi di una montagna ci sentiamo tutti piccoli piccoli, ma ognuno di noi sa che anche le montagne più impervie possono essere scalate. Pensiamo che chi vi riesca sia un essere sovrannaturale, una persona con delle doti speciali che noi non abbiamo e non avremo mai, ma non è così, questo è solo un alibi perché per poter scalare una montagna bisogna essere pronti a faticare duramente, piangere per le ferite dovute agli spuntoni di roccia, essere pronti a cadere per poi ricominciare la salita. Sono gli stessi sentimenti che proviamo quando sgomenti ascoltiamo le notizie al telegiornale di gravi attentati come quello in Francia. In questi momenti ci viene da domandarci cosa potremmo fare noi, ma allargando le braccia sospiriamo convinti di non poter scalare la montagna, ma la nostra è solo falsità perché ogni nostra azione comporterebbe fatica e un cambiamento del nostro modo di vivere. La ragazza che si è fatta esplodere era stata una bambina abusata, maltrattata, vissuta ai margini della società. Se una famiglia l'avesse accolta ed amata insegnandole di buoni valori sicuramente lei non avrebbe seguito la strada che l'ha portata a diventare una terrorista. L'isis come la mafia ed altre organizzazioni criminali pesca i propri adepti fra i ragazzi che vivono per strada. Se ognuno di noi accogliesse uno di questi ragazzi toglieremmo manovalanza a questi produttori di morte, creando al contempo operatori di pace. Abbiamo poco, ma quel poco non teniamolo in tasca, doniamolo, facciamolo fruttare, una monetina data con amore, insieme alle altre, produrrà un grandissimo tesoro con il quale potremo costruire un mondo migliore.

  21.  

    Addì 24 novembre 2015

    In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse:
    «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta».
    Gli domandarono: «Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?».
    Rispose: «Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli.
    Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine».
    Poi disse loro: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno,
    e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo»

    Luca 21,5-11

  22.  

    Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate

    Due culture a confronto

    In questi giorni due papà stanno dando un grandissimo esempio. Non so immaginare un dolore più grande di quello che possa provare un papà al quale è morta la figlia assassinata per mano di terroristi. Un esempio che cozza contro i tanti proclami di incitamento alla violenza che arrivano da chi voglia seminare zizzania per i suoi giochi di potere politico o per vendere qualche copia di giornale in più. Ma l'amore è più forte dell'odio e la sua voce, attraverso le flebili commosse parole di un papà, si fa sentire molto di più che non le tante urla provenienti da un pulpito politico o i titoli offensivi di un giornale. Questo papà, nel volere una funzione pubblica nella quale possano coabitare due culture diverse apparentemente così distanti ma che confidano in un unico Dio, ci lancia un messaggio forte: lasciamo da parte ideologie diverse e uniamoci per sconfiggere con la forza dell'amore e del dialogo coloro che con le armi o con le parole vogliano dividerci. Non è in atto solo un tentativo di dividere due religioni, ma anche due mondi, occidente e oriente, migranti e residenti in un gioco perverso dove noi siamo i buoni e tutti gli altri i cattivi. Ma non sono pochi stupidi a fare le regole, le regole le dettiamo noi ed oggi a Venezia ci sarà la risposta forte e chiara di un popolo unito nell'amore contro chi semina odio e violenza, tutti uniti come genitori o fratelli di Valeria. Avete pensato perché proprio Valeria? Un simbolo perché del Nord, del Veneto, dove una certa corrente di pensiero razzista e xenofoba è nata e cresciuta, come a volersi riprendere un'identità smarrita. Mettiamo a tacere gente come Salvini contrapponendo alle sue grida deboli e vuote il nostro silenzio forte e pieno di significato.
    In questo momento molto forte ecco apparire un altro papà, anch'egli del nord, un immigrato, un senegalese probabilmente musulmano che è tornato sul luogo in cui la figlia è stata investita da una persona che non si è fermata. Un papà che non ha avuto parole di odio e di rabbia, dicendo che l'unica cosa che conta e che la figlia possa salvarsi, aggiungendo, ed equilibrante esempio, che quello che è capitato poteva succedere a chiunque anche a suo figlio. Se le parti fossero state inverse, ovvero se un senegalese, uno straniero, avesse investito una giovane ragazza italiana lasciandolo agonizzante per 9 ore ci sarebbe stata una caccia all'uomo, una sete di vendetta e di odio, e qualche imbecille avrebbe ribadito con forza l'idea di non lasciare entrare gli stranieri. Ma in questo caso ringrazio Dio di aver fatto entrare questa senegalese nella nostra città, nella nostra patria per poter insegnare a molti di noi il vero significato dell'amore e del perdono, anche davanti ad una figlia che sta lottando tra la vita e la morte.
    Dietro ogni papà c'è una mamma che soffre tantissimo, ma che condivide l'operato del marito ed è con lui con grande forza anche per sostenerlo. Non me ne vogliano le mamme, per le quali ho una venerazione particolare, ma oggi questi due papà buoni meritano tutta la nostra attenzione.

  23.  

    Addì 25 novembre 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome.
    Questo vi darà occasione di render testimonianza.
    Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere.
    Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome.
    Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà.
    Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime»

    Luca 21,12-19

  24.  

    Sarete odiati da tutti per causa del mio nome

    Matteo, ragazzo con sindrome di down, cacciato dalla panchina

    C'è una regola e gli arbitri l'hanno applicata. Benissimo, è giusto applicare le regole perché è ovvio che queste servano a far funzionare al meglio ogni situazione. I regolamenti devono servire all'uomo, ma qualcuno a volte pensa di aver costruito una macchina talmente potente alla quale ognuno si deve assoggettare, un dio che ci indica la giusta strada e seguendolo non possiamo sbagliare, non avremo problemi e la nostra coscienza sarà a posto. Ma avete mai pensato che applicando alla lettera certe regole possiamo far male alle persone. Le persone? E che cos sarebbero queste "persone"? Noi obbediamo al dio-contratto, al dio-regolamento, al dio-normativa, a lui e a lui soltanto. Stolti, vi siete fatti risucchiare il cervello. Le regole vanno interpretate e la loro applicazione deve essere fatta in base a quanto benessere porta alla gente per la quale sono state fatte. Come si fa a dire ad un ragazzo down che non può stare in panchina? Che noia può dare? Quale benessere giunge a noi, alle squadre, al ragazzo stesso o a chiunque altro se viene allontanato dalla panchina dalla quale da quattro anni incita, vicino al padre, la propria squadra del cuore? La sua passione la pallavolo, il suo punto di riferimento il papà, la sua gioia stare vicino ai suoi amici giocatori. A chi ha giovato allontanarlo da quella panchina?
    Nell'affido in Toscana c'è una regola, quella di non mettere più di due bambini in stanze da diciotto metri quadri ed oltre. Ma se in una stanza di tale misura metto tre bambini chi viene danneggiato? Quel terzo bambino che altrimenti dovrebbe stare in seno alla sua famiglia maltrattato e magari vivendo in sette in una stanza di dieci metri quadri? Forse qualcuno di noi subisce un'ingiustizia? Abbiamo inventato le regole per far funzionare il mondo, ma quando una regola fa del male a qualcuno senza portare beneficio a nessuno è una regola ingiusta e va cambiata. Smettiamola di vedere il denaro, le regole, il potere come degli dei ai quali tutti dobbiamo assoggettarci e mettiamo l'uomo, la persona in prima posizione e serviamolo con tutto il cuore.

  25.  

    Addì 26 novembre 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina.
    Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia.
    Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo.
    Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti.
    Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
    Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande.
    Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina»

    Luca 21,20-28

  26.  

    Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina

    Orgogliosi di nostro figlio

    Vi nasce un figlio, piccolino, tutto da baciare ed abbracciare. Cresce e va all'asilo, tutto sotto controllo, vi segue come un pulcino fa con la chioccia. Elementari, comincia ad esplorare il mondo, ma basta un vostro cenno della testa e torna subito da voi per trovare riparo. Scuole medie, le prime discussioni, i primi amori, parole non dette, bigliettini pieni di cuoricini e di TVB, ancora gestibile, Alle superiori, dopo il primo momento di smarrimento, inizia il percorso verso una sempre maggior autonomia, si stacca da voi pur non recidendo il cordone ombelicale. Diciotto anni, l'età dello spartiacque, l'inizio della bufera, la ribellione alle regole, ai principi insegnati in anni di paziente lavoro educativo pieno d'amore. Cominciano a venirci i primi dubbi. Quanti genitori non si sono domandati in questo periodo della vita del figlio "ma dove abbiamo sbagliato?". Siamo uomini e donne e per nostra stessa natura facili all'errore e certamente con i nostri figli abbiamo mosso tanti passi falsi, ma se qualche responsabilità la possiamo pure avere, dobbiamo pensare che tanti aspetti positivi di nostro figlio ci sono per merito nostro. Se mettiamo sul piatto della bilancia errori da una parte e meriti dall'altra credo che quai tutti i genitori possano vedere l'ago pendere verso il positivo. Ed allora? Da cosa nasce tutta questa accidia? Perché questi terremoti che tanto male ci fanno? Perché il mio bambino che ieri pendeva dalle mie labbra felice e gioioso, oggi mi attacca, mi manda a quel paese con i suoi amici, mi critica aspramente e sbatte la porta di casa preso da impulsi di ira?
    Facciamocene una ragione, deve accadere! E' così, è la natura delle cose. Quale donna può dire di non aver sofferto nel partorire il suo bambino? Ma dopo questa sofferenza la gioia ha preso il sopravvento ed è iniziata la vita, quella vera, quella che possiamo toccare con mano, con le sue durezze, debolezze e soddisfazioni. Un figlio adolescente, nel momento in cui si ribella, è come un parto che darà vita d un uomo o a una donna da ammirare. Il nostro grande lavoro è quello di seminare in loro i semini di valori e principi, senza avere la velleità di vederli spuntare a breve e divenire piante solide. Anzi, alcuni di essi marciranno, altre persone inseriranno i loro semi nelle tasche dei vostri figli, semi buoni e semi cattivi. Tutti questi insegnamenti si mischieranno, si amalgameranno, in parte saranno scartati e gettati, altre volte verranno semplicemente accantonati per essere ripresi nel momento del bisogno.
    Una volta passata la tempesta, una volta che gli ormoni adolescenziali avranno fatto il loro lavoro, tornerà la pace, la serenità e quel bimbo che abbiamo partorito, quel figlio che ha avuto bisogno di noi per muovere i primi passi, quel ragazzo che tanto ci ha fatto disperare oggi è diventato non già il figlio che mie ero immaginato idealizzandolo, ma un figlio degno di essere Uomo o Donna, con i suoi pro e contro, immerso in questa nostra società. Chiunque sarà diventato, sarà nostro figlio e noi saremo orgogliosi di lui.

  27.  

    Addì 27 novembre 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Guardate il fico e tutte le piante; quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l'estate è vicina.
    Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.
    In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto.
    Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno»

    Luca 21,29-33

  28.  

    Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno

    Vi piace scrivere?

    A quanti di voi piace prendere carta e penna, mouse e pc e scrivere? Scrivere di qualunque cosa: la propria vita, la lettera ad un figlio mai nato, l'elogio della bellezza, la grandezza della natura, la pesca, i pensieri in ordine sparso sui grandi temi del mondo. E' un modo per dare seguito alle nostre parole affinché un giorno possano essere ascoltate da altri, dai nostri figli o nipoti, dall'uomo di domani in senso più ampio. E' l'eredità che lasciamo al mondo. Apprezzata? Letta? Messa da parte? A noi poco importa mentre scriviamo, ci basta sapere di aver impresso i nostri pensieri su carta o averli archiviati in un file del computer. Chi dovesse leggerli prenderà una parte di me, potrò dargli qualcosa di mio, qualcosa di intimo, qualcosa che per me riveste una certa importanza. Ne farà tesoro? Lo speriamo, ci auspichiamo che quanto diciamo possa cambiare la vita di qualcuno, renderlo migliore o anche solo semplicemente farlo riflettere. Si pensa in questi casi spesso ai propri figli, alla generazione futura, ai ragazzi che non ascoltano quando parliamo augurandoci di poter donare loro dei buoni semi che possano germogliare un giorno nei loro cuori allorquando avranno il desiderio, la forza, il coraggio di prendere in mano quanto abbiamo scritto e rifletterci alla luce della loro esperienza. Un'illusione? Può darsi, ma perché illudersi debba essere sbagliato? L'illusione altro non è che la speranza che accada qualcosa di buono quando le probabilità sono minime.
    La mia parola non passerà disse Gesù. Ed aveva ragione. Quell'uomo, tanto osteggiato al suo tempo, è oggi seguito da milioni e milioni di persone e le sue parole sono stimolo, riflessione, regole di vita per molti di noi.

  29.  

    Addì 28 novembre 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
    Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo»

    Luca 21,34-36

  30.  

    Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere

    Fortificarsi

    Quando ci svegliamo al mattino ed usciamo di casa siamo un po' addormentati e rischiamo, attraversando la strada di finire investiti perché non siamo molto vigili, così accade anche alla sera al ritorno da una giornata di lavoro. Dal momento in cui apriamo gli occhi, a quello in cui li chiudiamo dobbiamo però essere molto sempre molto attenti perché il pericolo è sempre in agguato e se qualcuno, con cattive intenzioni, volesse imbrogliarci verrebbe da noi proprio quando siamo più deboli. Non possiamo, non dobbiamo permetterlo. Non deve esserci nella nostra vita un attimo in cui allentiamo la tensione sul nostro comportamento. Dobbiamo essere forti per affrontare con ogni nostra risorsa ciascuna eventualità, anche la più difficile, e nello stesso tempo non dobbiamo impaurirci restando chiusi in casa con la testa sotto il tappeto come degli struzzi vigliacchi. Chi di voi esce in pieno inverno quando ci sono due o tre gradi con la maglietta a maniche corte, oppure va in alta montagna con le infradito? Se la cosa vi fa sorridere pensate però a quante volte vi sia capitato di trovarvi impreparati dinanzi ad una situazione dolorosa. Ci sono persone che non vogliono parlare della morte, ma è l'unica cosa certa della vita ed è un qualcosa che deve essere affrontato. Oppure quante volte evitiamo il dialogo perché ci fa soffrire per poi ritrovarci a litigare e rompere un rapporto, magari con il coniuge o con un figlio. Tanti i modi per prepararsi alla vita quali il farsi una cultura per evitare che ci possano imbrogliare, dialogare sulle piccole cose con i figli quando sono piccoli per allenarsi ad argomenti più seri quando adolescenti avanzeranno le loro richieste verso la libertà, pregare per fortificarsi nella fede e poter essere forti e valorosi nel trovare la strada allorquando si presenteranno le difficoltà

  31.  

    Addì 29 novembre 2015

    Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
    Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande.
    Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
    State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
    Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo»

    Luca 21,25-28.34-36

  32.  

    Mentre gli uomini moriranno per la paura

    Famiglia a tutti i costi?

    Da quando abbiamo aperto la Casa Famiglia le telefonate dei servizi sociali si susseguono ad un ritmo sempre più incalzante. Ascolto storie davanti alle quali allargo le braccia e mi sento impotente, inadeguato ad accogliere, amare, sostenere questi ragazzi. Storie di droga e di prostituzione a sedici anni, abuso su bambini più piccoli da parte di adolescenti. Ragazzi che non posso inserire con i bambini piccoli che attualmente sto aiutando perché farei loro del male e perché non saremmo in grado di aiutare questi ragazzi ormai grandi e segnati dalla vita, convinti di essere sulla strada giusta, certi che la droga sia la soluzione ai loro problemi, che prostituirsi sia soltanto un mestiere per far soldi, che abusare di un bambino più piccolo sia dare seguito ai propri giusti istinti al pari di bere e mangiare. Per loro ci vuole una comunità terapeutica, con risorse diverse dalle nostre.
    Qualcuno ogni tanto viene fuori che le case famiglia e le comunità dovrebbero chiudere, che le famiglie sono le uniche preposte all'accoglienza in affido di tanti minori. Oggi più che mai sono certo che si sbagliano. Quale famiglia prenderebbe in casa un ragazzo di sedici anni arrivato a farsi di eroina, che in un mese è scappato dodici volte dalla comunità, oppure la ragazzina che ha il fidanzato di trentacinque che la fa prostituire e l'aiuta a scappare ogni volta dalla struttura, oppure il ragazzo di quindici anni il quale abusa sessualmente dei bambini più piccoli.
    Per molti bambini sono adatte le famiglie, per tanti le case famiglia, per altri ancora le comunità terapeutiche, sono tutti parte integrante dell'affido, tutte realtà ugualmente importanti per dare risposte diverse a seconda delle situazioni e delle problematiche del bimbo o del ragazzo.
    Se qualcuno oggi ancora volesse stigmatizzare case famiglia e comunità mi indichi la famiglia disponibile ad accogliere nella propria casa uno dei casi sopra elencati e sarò felice di metterli in contatto con i servizi sociali che tali casi mi hanno sottoposto.

  33.  

    Addì 30 novembre 2015

    In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori.
    E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini».
    Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono.
    Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò.
    Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.

    Matteo 4,18-22

  34.  

    Gesù vide due fratelli

    Un presepe vivente

    Nella grande chiesa di Sant'Agostino sabato sera ho assistito alla Messa. Il grande altare, alle sue spalle le sedute in pietra dalle quali per tanti anni ho scrutato la gente come chierichetto, alla destra su una sedia un sacerdote che per tutta la celebrazione non si è mosso, sembrava una statua. Al momento della consacrazione un signore è salito dalle panche in direzione del sacerdote anziano e con infinita delicatezza lo ha risvegliato dal torpore in cui era caduto e lo ha aiutato ad alzarsi. Con incedere lentissimo lo ha accompagnato all'altare togliendo tutti gli ostacoli che si frapponevano tra lui e la celebrazione. Gli ha fatto salire il gradino di rialzo e delicatamente gli ha preso le braccia appoggiandole alla tovaglia. Il sacerdote vacillava, ma rimasto stoicamente al suo post. Alla sua destra il celebrante e poco più in là il diacono. Dietro a quest'ultimi un bambino, un chierichetto, il figlio del diacono che aveva l'argento vivo addosso e che non stava fermo un secondo salendo e scendendo nervosamente dallo scalino, quasi ad arrivare a toccare i lembi della tovaglia. Era una scena surreale e meravigliosa. Avrei voluto fare una foto, ma non era bello disturbare la celebrazione in un momento tanto solenne come la consacrazione. In quel preciso momento ho assaporato la meraviglia del Natale. Era come vedere un presepe. Gesù stagliava su tutti con il suo corpo ed il suo sangue immolati per noi. Il sacerdote anziano ed il bambino rappresentavano Giuseppe nella sua maturità di uomo saggio e la Madonna nella sua fresca giovinezza. Il diacono ed il sacerdote celebrante erano i pastori, gli apostoli, i discepoli, la gente comune immersa nel mistero della Natività intenti a riflettere sul dono che Dio ha voluto farci duemila anni fa, un dono che ripete ogni giorno facendosi uomo in mezzo a noi.

  35.  

    Addì 1 dicembre 2015

    In quel tempo, Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto.
    Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare».
    E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete.
    Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono»

    Luca 10,21-24

  36.  

    Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete

    Il Natale, la festa dei bambini

    Cosa vi ricorda il Natale nella vostra fanciullezza? A me i regali aperti dopo la Messa di mezzanotte, il panettone mangiato con mamma e papà alla mattina del 25 dicembre e la gioia di un giorno che non ha uguali in tutto l'anno con parenti e amici in abbondanza, canzoni, giochi e tanta, tanta allegria.
    Lasciate che le cose belle entrino negli occhi, nel cuore e nell'anima dei vostri figli. Le canzoni del Natale non hanno mai fatto male a nessuno e intere generazioni sono cresciute cantandole. Il male che noi presumiamo di vedere è soltanto frutto della nostra fantasia. Per un bambino cantare una canzone è solo "cantare una canzone", la vista di un arcivescovo riveste un significato solo per noi adulti, per un bambino è la visita di una persona importante, la gioia di una foto che ci farà sorridere quando saremo adulti. Lasciamo le porte aperte a tutti imam, rabbini, vescovi e pastori e doniamo ai nostri figli le cose belle. Impedire una festa o una messa di Natale significa impedire un momento di gioia. Avranno tempo da adulti di soffrire, fare scelte e polemizzare su ogni argomento, oggi lasciate che i bambini siano soltanto bambini

  37.  

    Addì 2 dicembre 2015

    In quel tempo, Gesù venne presso il mare di Galilea e, salito sul monte, si fermò là.
    Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì.
    E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di Israele.
    Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: «Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada».
    E i discepoli gli dissero: «Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».
    Ma Gesù domandò: «Quanti pani avete?». Risposero: «Sette, e pochi pesciolini».
    Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla.
    Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene.

    Matteo 15,29-37

  38.  

    Egli li guarì

    Perché proprio a me?

    Stamani mi sono svegliato e uscito dal tepore delle coperte che hanno avvolto i miei sogni mi sono scontrato con il freddo pungente. Niente di meglio che immergersi in una vasca di acqua bollente per iniziare bene la giornata. Mentre stavo entrando nella vasca il mio pensiero è andato al barbone che ho visto dormire sotto le logge della chiesa la sera prima, e poi a quelli che ho incontrato a Roma camminando per le strade, ed il pensiero ha cominciato a correre a tutti coloro che passano la notte al freddo e al mattino non possono nemmeno lavarsi, non sanno se mangeranno, se riceveranno un sorriso. Ed ho pensato "perché doveva capitare proprio a me?" Perché noi abbiamo l'acqua calda, perché abbiamo un tetto sopra la testa, perché riceviamo amore e sorrisi ogni giorno? Perché quando ci sediamo a tavola abbiamo sempre il piatto pieno? perché siamo nati in un paese democratico dove non veniamo uccisi per le nostre idee? Perché proprio a noi?
    Siamo abituati a sentire questa frase in termini negativi, ci lamentiamo quando ci capita una cosa nociva: una malattia, un contrattempo che rovina i nostri piani, un sogno che si infrange contro la cattiveria del prossimo, una battaglia persa, una madre che ci muore. Ci lamentiamo e chiediamo a Dio come abbia potuto permettere tutto questo, ma non ci sogniamo mai di domandarci perché abbiamo tante cose positive. Diamo tutto per scontato e pretendiamo persino che nulla di ciò che abbiamo ci venga meno.
    Impariamo ad apprezzare ciò che abbiamo, a ringraziare per quanto ci viene donato ogni giorno perché non siamo migliori di chi nasce nella povertà e nella miseria, privo di affetti e in un paese dove vivere con la paura costantemente. Anche a loro capita di perdere un figlio, anche a loro capita di ammalarsi, anche loro sono spesso costretti a rinunciare ai loro sogni.
    Non lamentiamoci con Dio per ciò che non ci da o ciò che ci toglie, ringraziamolo per quello che ci ha donato e se anche non comprendiamo il perché di quanto di negativo possa accaderci, cerchiamo di accettarlo perché è la sua volontà che mai oseremmo mettere in discussione allorquando ci dona tante cose a piene mani, cerchiamo di non essere ipocriti.

  39.  

    Addì 3 dicembre 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
    Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia.
    Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia.
    Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia.
    Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande»

    Matteo 7,21.24-27

  40.  

    Entrerà nel regno dei cieli colui che fa la volontà del Padre mio

    Il fine (non) giustifica i mezzi

    Fatichiamo non poco per dare un'educazione ai nostri figli, insegnar loro valori e principi che possano tornare utili nella vita nel rapporto con il prossimo, dar loro una cultura per uscire dal buio dell'ignoranza e poter esprimere un parere avendo noti tutti i termini del problema di cui si discute. Non sta a noi genitori obbligare i figli a prendere una certa strada, siamo solamente chiamati a dar loro gli strumenti affinché possano raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati. Capita sovente purtroppo che ciò che imparano lo utilizzino in modo improprio approfittandosi del prossimo, anche di coloro dai quali sono amati, per raggiungere con ogni mezzo e al più presto quello che nella loro mente sembra essere l'unico obiettivo da raggiungere per essere felici e appagati. Così imparano a fingere, a fare grandi sorrisi, donare teneri abbracci, piangere per avere la compassione e la comprensione da parte di coloro che incontrano. In molti sono pronti a sputare sui principi, a voltare le spalle a chi per anni li ha amati e curati, a rinnegare tutti i valori in cui credevano pur di raggiungere la vetta di quella montagna. E' encomiabile avere una meta da raggiungere, è da applauso quando ci mettiamo tutta la nostra forza per raggiungerla, ma dobbiamo stare attenti a non esagerare perché il fine non può sempre e comunque giustificare i mezzi. Sarebbe come se un ragazzo volesse trovare una ragazza, ma non riuscendovi ne violenta una; come se volendo avere una bella barca rapinasse e uccidesse per avere il denaro sufficiente a comprarla; come se per fare il militare si fosse disponibili ad andare nella legione straniera pronti ad uccidere anche gente inerme; come se per raggiungere la propria libertà una ragazza cercasse l'amore nella prima persona che incontra, fosse anche un delinquente o uno spacciatore.
    E' giusto porsi degli obiettivi, ma non si può, non si deve andare contro tutto ciò che abbiamo imparato, sarebbe come volersi costruire una bellissima casa e per farlo la si costruisse sulla sabbia. Nei primi tempi ci parrebbe di aver coronato il nostro sogno, ma alle prime intemperie, alle prime difficoltà quella casa crollerebbe e sarebbe per noi una grande rovina che potrebbe anche ucciderci se non nel corpo, nell'anima. Vogliamo costruire una casa? Facciamolo mattone dopo mattone, senza fretta, cercando il terreno migliore, facendo le opportune verifiche con l'aiuto di chi abbia già costruito la sua, sudando giorno per giorno utilizzando i mezzi leciti senza cercare scorciatoie per non dover poi un giorno tornare indietro e non essere magari più nelle condizioni per poter fare un nuovo cammino.
    Quanti ragazzi escono di casa tagliando i ponti con la propria famiglia, con coloro che per anni hanno dimostrato di amarli, seppur con le proprie limitazioni e difetti. Stolti, un giorno avrete bisogno ma non sempre potrete trovare disponibili coloro ai quali avete voltato le spalle.

  41.  

    Addì 4 dicembre 2015

    In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguivano urlando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi».
    Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: «Credete voi che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!».
    Allora toccò loro gli occhi e disse: «Sia fatto a voi secondo la vostra fede».
    E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!».
    Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione

    Matteo 9,27-31

  42.  

    Credete voi che io possa fare questo?

    Una bella vittoria

    Troppo spesso non crediamo di poter essere in grado di fare qualcosa e ci arrendiamo senza nemmeno provarci. La fede in Dio mi ha da sempre insegnato che non esistono cose impossibili, semmai difficili, ma mai impossibili. Bisogna dare fiducia a Dio e credere in noi stessi per arrivare a buttarsi senza paracadute se riteniamo che una cosa sia giusta. Se guardo indietro alla storia dell'Associazione vedo che abbiamo realizzato tante cose che in molti definivano impossibili, aiutando tantissimi ragazzi. Oggi abbiamo avuto notizia che la nostra Casa Famiglia Millecolori a Livorno è entrata a far parte delle strutture accreditate presso la Regione Toscana. Un traguardo, che in pochi pensavano potessimo ottenere, oggi è una realtà.
    Un giorno andai a sentire un esame che avrei dovuto dare, un complementare di statistica, Econometrica, materia che non mi sarebbe mai servita per il mio lavoro di commercialista con mio padre e men che mai per l'Associazione. Non avevo studiato nulla, ero andato solo per capire come funzionava l'esame, ma avendo dato da pochi giorni due esami grossi di statistica che erano andati piuttosto bene, mi iscrissi in fondo alla lista di coloro che avrebbero dovuto sostenerlo. Man mano che le ore passavo mi rendevo sempre più conto che non ero preparato ad affrontare quell'esame, così quando il professore chiamò il mio nome non mi presentai. Venni chiamato più volte, fin tanto che il professore disse che non presentarsi equivaleva a bocciare. Riflettei ed entrai chiedendo scusa che non avevo sentito. Mi fece una domanda, scena muta, mi fece una seconda domanda e di nuovo non risposi. Il professore mi domandò se avessi studiato e gli confessai che on avevo nemmeno il libro, ma che avevo dato proprio con lui una settimana prima l'esame di statistica due. Non so cosa scattò in lui, forse apprezzò la sincerità oppure la goliardia, e mi fece una terza domanda, questa volta però specifica dell'esame appena sostenuto ed ovviamente seppi rispondere. Esame superato, uno in meno verso il tanto agognato traguardo della laurea. Non bisogna mai aver paura di confrontarsi con il prossimo, di essere sinceri, di dirla come la si pensa e le porte prima o poi si apriranno.
    L'aver ottenuto l'accreditamento non è cosa da poco per chi conosce la storia dell'Associazione poiché gli scontri con il comune ed i servizi sociali sono stati molteplici.
    Altre battaglie sono all'orizzonte, ma questa intanto è una vinta e ci rende più forti e più battaglieri di prima, grati al Signore per non averci mai abbandonato

  43.  

    Addì 5 dicembre 2015

    In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle sinagoghe, predicando il vangelo del Regno e curando ogni malattia e infermità.
    Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore.
    Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi!
    Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!».
    Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.
    rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele.
    E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino.»
    Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date»

    Matteo 9,35-38.10,1.6-8

  44.  

    La messe è molta ma gli operai sono pochi

    A Natale puoi

    Quando vediamo in televisione gli immigrati in fuga da guerre e carestie sentiamo dolore e compassione per queste persone, ma sconsolati scuotiamo la testa e non potendo fare nulla per loro li lasciamo al loro destino. Quando sentiamo che in Italia ci sono due milioni di bambini sotto la soglia minima di povertà, allarghiamo le braccia certi di non poter far nulla per loro e li lasciamo al loro destino. Quando ci rendiamo conto che nel mondo milioni di bambini muoiono di stenti una lacrima irriga il nostro cuore, ma non sapremmo come aiutarli, così li lasciamo al loro destino. Magari qualcuno di noi partecipa ad una qualche iniziativa benefica, contribuisce con qualche euro alle campagne di solidarietà promosse dalle varie associazioni ed in sede di dichiarazione dei redditi destinano il loro cinque per mille quando ai poveri, quando agli immigrati.
    I bambini, i poveri, i carcerati, le donne abusate hanno bisogno di voi, della vostra presenza, della carica positiva che potete donare, dei vostri sorrisi, che cuciniate per loro, li aiutate nei compiti scolastici, ascoltiate le loro storie con trasporto mano nella mano. I soldi aiutano, è indubbio, ma il vero aiuto di cui si sente il bisogno è la vostra presenza, la misericordia che potete portare nei cuori di chi stia soffrendo per lenire, guarire o accompagnare il doloroso cammino di coloro che nella vita hanno ricevuto più calci in viso di noi.
    A Natale si ricorda la nascita di Gesù, ed anche se non credete possa essere figlio di Dio, credete almeno nelle sue opere, nei suoi insegnamenti e prendete esempio da lui, ma non per essere buoni un giorno, ma per iniziare a rimboccarvi le maniche e fare quel poco o tanto che siete in grado di fare per il prossimo.
    Vi aspettiamo, abbiamo bisogno di voi

  45.  

    Addì 6 dicembre 2015

    Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilène,
    sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.
    Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati,
    com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!
    Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati.
    Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

    Luca 3,1-6

  46.  

    Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia abbassato

    Momenti di tristezza

    Chi non ha mai avuto un momento di tristezza, o non ha sentito un vuoto attorno a lui nonostante vi siano accanto persone che gli vogliono bene, quale genitore non ha pianto per le decisioni del figlio anche se erano una sua giusta scelta, o non ha avuto un amico nel momento del bisogno o nel desiderio di fare una risata per allentare una tensione, o chi si è trovato insieme alla moglie o al marito a dover affrontare una situazione spinosa e non riuscire a trovare nell’altro il necessario conforto, o quale religioso non si sia trovato solo con il suo Dio a piangere per non avere nessuno che camminasse con lui?
    Ci dicono, ci ripetiamo di farci forza, di spianare le strade dinanzi a noi, di tappare le buche, raddrizzare i sentieri. Lo sappiamo che dobbiamo farci forza e andare avanti, ma quanto è difficile quando non veniamo aiutati a farlo.
    Quando sei nel mare in tempesta pensi a non affogare e non a quale sia la direzione giusta dove andare. Scruti l’orizzonte, chiami aiuto nella speranza che qualcuno ti lanci una fune o una ciambella, ma chi passa guarda e critica, oppure lancia un’ancora che ti porta ancora più ad affogare perché le critiche pesano come macigni. In certi momenti si ha più bisogno di una parola gentile che di una remata sulla testa per quanto giusta possa essere perché in mezzo al mare non dovevi esserci.
    Si guarda troppo spesso alle colpe degli altri, pronti a puntare il dito e giudicare. Non ci importa se quella persona sta affogando, in fin dei conti è colpa sua, del suo brutto carattere, delle decisioni prese e quindi ben gli sta, se l’è cercata. Ma cosa ne sappiamo noi del perché quell’uomo è in mezzo al mare, della buona fede che aveva nel fare un errore, negli ostacoli che altri gli hanno messo davanti?
    Agli occhi della gente è degno di lode chi, pur imbrogliando e facendo qualche sotterfugio, sia arrivato in testa alla classifica. A lui tutto è perdonato, tutto è concesso,basti pensare alle intemperanze di taluni sportivi, ma guai al perdente, guai a chi non ha nulla da insegnarmi, guai a chi sta affogando perché doveva essere più furbo. Colui che annaspa lo si aiuta si, ma ad affogare più rapidamente possibile perché la sua vista ci infastidisce.
    Quando guardiamo il mare e lo vediamo calmo, luccicante, invitante con il suo tepore estivo il nostro cuore esulta e ci sentiamo in pace con il mondo.
    Quando guardiamo il mare dovremmo vedere anche chi sotto quella meravigliosa coperta celeste giace perché affogato, perché non aiutato, perché criticato e odiato in quanto perdente, in quanto ultima ruota del carro.

  47.  

    Addì 7 dicembre 2015

    Un giorno sedeva insegnando. Sedevano là anche farisei e dottori della legge, venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
    Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui.
    Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza.
    Veduta la loro fede, disse: «Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi».
    Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: «Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto?».
    Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Che cosa andate ragionando nei vostri cuori?
    Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati e cammina?
    Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico - esclamò rivolto al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua».
    Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio.
    Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose»

    Luca 5,17-26

  48.  

    Veduta la loro fede

    Aver fiducia oltre ogni limite

    Ogni genitore sa benissimo che il figlio gli vuole bene, che ha fiducia in lui, che le sue parole sono ascoltate e meditate, ma a quale papà o a quale mamma non fa piacere che questo amore gli sia dimostrato? Quando ero bambino non ero molto avvezzo ad aiutare in casa nelle faccende domestiche; un giorno, preso da chi sa quale raptus, svuotai la lavapiatti perché avevo visto la mia mamma molto stanca alla sera. Quel gesto le fece così piacere che mi ringraziò mille volte. Non mi sembrava di aver fatto niente di eccezionale, ma per lei quell’atto andava al di là della semplice azione, significava essermi accorto della sua stanchezza ed era stato ai suoi occhi il mio modo per dirle che le volevo bene. Certamente lo sapeva già, ma vedere quell’amore dimostrato nei fatti le ha aperto il cuore dandole una grandissima gioia.
    Così dobbiamo fare, dimostrare alle persone che amiamo tutta la nostra fiducia in loro ed il sentimento che proviamo.
    Così dobbiamo fare con Dio che certamente conosce ciò che abbiamo nel cuore e la nostra fede, ma la sua gioia è immensa quando gli dimostriamo di basare la nostra vita su di lui, al pari dei tanti malati che restavano in attesa per ore pur di vederlo, che si facevano largo tra la folla per toccare il lembo del suo mantello, che si facevano calare dal tetto per essere guariti.
    Se abbiamo fede in Dio e gli dimostriamo ciò che proviamo lui ci guarirà dai nostri mali, non tanto quelli fisici che sono del tutto naturali e ineluttabili, quanto dai tarli che attraverso il peccato ci fanno dubitare continuamente di noi stessi. Dobbiamo avere fede che saremo perdonati, qualsiasi cosa avremo fatto, perché l’amore di Dio è infinito. Abbiamo fede, non dubitiamo mai di lui, e certamente ci darà la forza per superare i momenti bui della nostra vita.
    Buon Natale Fratelli Carissimi

  49.  

    Addì 8 dicembre 2015

    In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe.
    La vergine si chiamava Maria.
    Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te».
    A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
    L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
    Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
    Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
    Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo».
    Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.
    Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio».
    Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto».
    E l'angelo partì da lei.

    Luca 1,26-38

  50.  

    L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine

    Scegliere l'amore

    Ognuno di noi nasce con una strada già segnata. Chi non ha fede lo chiama "destino", chi crede sa che è Dio ad averci scelti per compiere una determinata strada. Abbiamo però la possibilità di scegliere tra l'astuzia del mondo che ci fa intravedere vie più facili e meno in salita, e la via dell'amore che seppur ci chiede di stare alle regole ci dona la soddisfazione di essere nel giusto e non doversi guardare le spalle per essere andati contro ciò che è giusto. Adamo ed Eva hanno scelto di seguire le indicazioni dell'astuto serpente contravvenendo ai dettami di Dio ritrovandosi a dover uscire dal Paradiso, Maria ha invece accolto la sua parola ed oggi è la madre di tutti noi. A volte i ragazzi mi chiedono quale sia la strada giusta da prendere, ed io rispondo loro che è quella dell'amore. Penso ai ragazzi che se ne vanno dalla famiglia che li ha cresciuti ed amati, penso alla loro fuga dalle regole, alla loro ricerca di libertà presa con la forza e non conquistata giorno per giorno, penso al loro rinnegare e abbandonare quelle persone che per anni e anni hanno dato loro amore alla ricerca della strada più facile, quella di vivere senza regole. Scegliete sempre la strada dell'amore, anche se questa vi porta momenti di turbamento, scontri generazionali, tristezza per una ferita ricevuta perché l'amore è sempre un viatico per ogni sofferenza, una grande gioia che dobbiamo rinnovare ogni giorno.