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  1.  

    Addì 25 settembre 2015

    Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: «Chi sono io secondo la gente?».
    Essi risposero: «Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto».
    Allora domandò: «Ma voi chi dite che io sia?». Pietro, prendendo la parola, rispose: «Il Cristo di Dio».
    Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno.
    «Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno»

    Luca 9,18-22

  2.  

    Il figlio dell’uomo deve soffrire molto

    Perché Dio permette tante sofferenze?

    Spesso le persone dicono di non credere in Dio asserendo che se esistesse impedirebbe tante sofferenze. Come può permettere le guerre, gli stupri, la pedofilia, le malattie devastanti? Erroneamente si pensa che questo nostro mondo sia un possibile Eden e cerchiamo in tutti i modi, giustamente, di rendere migliore la nostra esistenza e quella di altri. Ma dovremmo aver capito che questo non è il Paradiso, non è un posto dove si possa trovare la perfezione nella quotidianità. Chi trova un lavoro sarà felice, ma qualche problema lavorativo arriverà; si gioisce per la nascita di un figlio, ma quanti scontri dovremo affrontare; è meraviglioso togliere un bimbo da una brutta situazione familiare, ma è impossibile pensare di risolvere i suoi problemi con affido o adozione. Non c’è cosa, per quanto meravigliosa possa essere, che non abbia i suoi inconvenienti, le sue problematiche, grandi ostacoli da risolvere e per i quali soffrire. Ecco, la sofferenza. Essa fa parte delle nostre vite, non possiamo esimerci da essa e maggiore è il nostro coinvolgimento nel destino degli altri, maggiore sarà il dolore che proveremo. Gesù ci aveva avvertito: dobbiamo soffrire. Ci sono due modi di affrontarla: accettandola oppure rifiutandola. Nel primo caso gioiremo di tutte le cose meravigliose che la vita ci dona e quando ci sarà il dolore lo prenderemo come il prezzo da pagare, ma anche come un ulteriore dono perché tramite la sofferenza, nostra e del prossimo, possiamo capire quanto sia bello questo nostro mondo se imparassimo a vivere in pace e letizia. Se ci rifiutiamo di accettarla vedremo tutto in negativo ed ogni cosa bella sarà per noi solo un momento di pausa in mezzo a mille tribolazioni, ovviamente evitando di andare verso il dolore del nostro prossimo per non aggiungere ulteriore male alla nostra esistenza. Comunque la si affronti la sofferenza arriva puntuale nelle vite di ciascuno di noi, dobbiamo solo decidere come porsi nei suoi confronti e da quel momento la nostra vita prenderà una sua piega. Se ti muore una persona cara, una mamma quando sei giovane oppure un figlio, puoi piangerti addosso per tutta la vita sbattendo la testa nel muro con il risultato che il muro, il dolore, resta al suo posto e non si risolve nulla, oppure puoi reagire, rimboccarti le maniche e fare in modo da alleviare i dispiaceri altrui mettendo a disposizione la tua esperienza, facendo tesoro di quel grande amore che hai ricevuto dalla persona che oggi vive nel tuo cuore

  3.  

    Addì 26 settembre 2015

    In quel tempo, mentre tutti erano pieni di meraviglia per tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini».
    Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento

    Luca 9,43b-45

  4.  

    Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini

    Decapitazione e crocifissione

    Tante sono le notizie che ogni giorno sentiamo alla radio o al telegiornale, ormai siamo tristemente abituati alla conta dei morti durante le traversate della speranza, settecento morti calpestati dalla folla in cammino verso la Mecca non ci scuotono più di tanto, le guerre fratricide in Siria o in altri paesi del mondo ci sfiorano appena. Purtroppo. Cosa ci vuole per risvegliare le nostre coscienze? Un ragazzo arrestato a diciassette anni per un gravissimo reato: aver partecipato ad una manifestazione durante la primavera araba contro il regime al poter in Arabia Saudita. Oggi di anni ne ha venti, tre dei quali trascorsi in prigione in attesa di essere decapitato e poi crocifisso per aver osato sfidare il regime che detiene il triste primato di pene di morte eseguite. La cosa che fa più rabbrividire è che le cancellerie europee non sono tutte propense a condannare tale giudizio, tacitamente sono disposte ad accettare questa sentenza capitale in nome del dio denaro. Se un paese del terzo mondo avesse emesso una tal sentenza ci sarebbe stata una levata di scudi globale, ma ad emetterla è la ricca Arabia, la petrolifera Arabia con la quale non si può e non si deve entrare in rotta di collisione. Ed allora si accetta che un ragazzo di vent'anni venga ucciso, decapitato, crocifisso per aver osato gridare la sua contrarietà ad un regime, ad una dittatura sanguinaria. Non restiamo in silenzio. Almeno noi.

  5.  

    Addì 27 settembre 2015

    In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri».
    Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me.
    Chi non è contro di noi è per noi.
    Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa.
    Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare.
    Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.
    Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna.
    Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna,
    dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

    Marco 9,38-43.45.47-48

  6.  

    Chi non è contro di noi è per noi

    Chi non è con noi è contro di noi

    Si può anche non avere la stessa idea sulla gestione della casa, dei figli, dell'organizzazione domestica ma essere comunque buoni genitori, ottimi sposi e riuscire a crescere un figlio nel migliore dei modi. Quante coppie ho conosciuto nelle quali uno era cattolico praticante, mentre l'altro ateo, riuscire ad allevare la propria prole benissimo. Si può convivere pensandola in modo diverso su tanti punti, ma trovando valori in comune da portare avanti. Purtroppo oggi sembra che nella nostra società questo principio non possa trovare collocazione. Mi sono più volte scontrato con alcuni politici sul tema dell'aborto e sono divenuto per loro persona da escludere, come se la mia attività a favore dei bimbi non potesse trovare accoglimento nella loro politica. Così era con il governo che c'era prima, non avere la tesserina del partito significava essere nessuno, non contare nulla e dover essere messo da parte nonostante i buoni risultati ottenuti, e riconosciuti da più parti, nella lotta per l'accudimento dei bimbi.
    Se una persona porta avanti lo stesso nostro principio è comunque con noi anche se non indossa la nostra stessa casacca, non gioca nella nostra stessa squadra e la pensa diversamente su altri valori. Impariamo ad essere obiettivi, a guardare le cose una per una e a non fare di tutta un'erba un fascio

  7.  

    Addì 28 settembre 2015

    In quel tempo, sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande.
    Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse:
    «Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande».
    Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci».
    Ma Gesù gli rispose: «Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».

    Luca 9,46-50

  8.  

    Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me

    Se vi fanno un favore, il minimo è contraccambiare

    Se voi aveste un amico che vi chiede di aiutarlo a trovare casa, lo aiutate e gli trovate casa ma gli chiedete se una sera esce con voi perché volete chiedergli un consiglio, un supporto su una faccenda delicata. Questo amico si ripresenta a voi dopo qualche tempo e vi chiede aiuto per trovare lavoro,lo aiutate e gli trovate lavoro e gli fate la stessa richiesta, di uscire con voi per essere da lui aiutati. Questo amico non viene a cena con voi nonostante le vostre molte richieste, ma un giorno si ripresenta e vi chiede aiuto perché il suo matrimonio è in crisi, lo aiutate, parlate con la moglie, lo aiutate a ricucire il loro rapporto, e di nuovo gli chiedete il suo aiuto, ma lui fa finta di nulla.
    Quante volte sarete disposti ad aiutarlo se lui, nonostante le vostre richieste, non vi da una mano?
    Prima o poi vi stancherete e non lo aiuterete più, almeno fino a quando lui non avrà fatto lo stesso con voi. Eppure voi siete fatti così. Ricevete aiuto, ma non lo date.
    Quanti di voi chiedono a Dio di essere amati, accolti, protetti, aiutati, supportati. Ed il Signore vi aiuta, ma in cambio vi chiede di accoglierlo accogliendo un bambino. Per chi crede il messaggio è chiaro ed inequivocabile. Quanti di voi, cattolici praticanti, avete chiesto aiuto a Dio? E quanti di voi hanno dato a Dio l'aiuto che egli vi ha richiesto più volte? Due milioni di bambini in stato di povertà assoluta, migliaia di bambini che arrivano sulle nostre coste non sono forse una richiesta assai esplicita di Dio rivolta ai vostri cuori di accogliere un bambino nelle vostre case? Non trovate scuse ed aprite le porte delle vostre abitazioni ed il vostro cuore a Dio attraverso un bambino.

  9.  

    Addì 29 settembre 2015

    In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità».
    Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico».
    Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!».
    Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!».
    Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo»

    Giovanni 1,47-51

  10.  

    Vedrai cose maggiori di queste

    Bambini dagli occhi luminosi

    Avete presente quale e quanto grande sia l'emozione di un bambino che vede per la prima volta spettacoli ai quali noi siamo abituati? Durante il soggiorno a Lipari ho visto sulla spiaggia lo scintillio di mille stelle, il lampeggiare di centinaia di fulmini, erano gli occhietti gioiosi dei miei bimbi che non credevano ai loro occhi nel poter stare a vivere sul mare dalla mattina alla sera, nel gustarsi lo spettacolo dell'aurora e del tramonto, nel vedere i pesci che pescavamo, nel godere dell'aria frizzantina dei primi giorni di settembre. Ringraziavano in continuazione e non smettevano di farlo, felici dell'amore che ricevevano da tanta gente e da tutti noi. Per così poco? Poco forse per noi che ci siamo abituati, ma i bambini sanno cogliere la vera essenza delle cose e nella loro purezza apprezzano ogni sfumatura. A volte noi genitori vorremmo dare loro il mondo, ci diamo da fare per procurargli più cose possibili e sempre più tecnologiche privandoli di quella tenerezza che è la parte migliore di un bambino. Pensiamo che una vacanza ai tropici, su una nave da crociera di lusso, in alberghi da mille stelle con uno stuolo di animatori pronti ad esaudire ogni loro richiesta sarebbe il top, ma vi assicuro che non è così. Per loro è importante condividere quei momenti di gioia legati alle loro prime scoperte. Non donate loro il cellulare ultima generazione, andate a fare sassi sulla spiaggia con loro cercando quelli più colorati e dalla forma più buffa. Non cercate per loro il divertimento organizzato da altri con effetti pirotecnici, portateli con voi piuttosto a pedalare al mare o in montagna, in barca a pescare, nel bosco a fare funghi. Fate scintillare i loro occhi e vi inonderanno di quella luce che solo un cuore puro può esprimere

  11.  

    Addì 30 settembre 2015

    In quel tempo, mentre andavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada».
    Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo».
    A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre».
    Gesù replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il regno di Dio».
    Un altro disse: «Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa».
    Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio»

    Luca 9,57-62

  12.  

    Concedimi di andare a seppellire prima mio padre

    Quando muore una persona cara

    Quando subiamo un lutto, quando qualcuno che amiamo profondamente ci lascia si crea in noi un vuoto, una voragine nella quale siamo tentati di lasciarci andare. Il pianto, la disperazione spesso prendono il sopravvento sulla nostra vita, ma non dobbiamo lasciarci andare al dolore, non dobbiamo crollare, bensì guardare avanti e reagire. Piangere, disperarsi non serve a nulla. Per nove mesi dopo la morte della mia mamma non trovavo consolazione. Gli amici non mi facevano stare meglio, mio padre era lontano dal mio dolore perché anche lui soffriva, la ragazza mi voleva sorridente e allegro come ero sempre stato, le gare subacquee non mi davano la soddisfazione di prima perché non potevo condividere i miei risultati con la mia mamma. Ed allora l'idea del suicidio, il desiderio di morire era sempre più presente in me. Un giorno però Dio è venuto a bussare alla mia porta e mi ha aperto una finestra su un mondo lontano, un mondo fatto di sofferenze e mi ha detto "seguimi". Avevo due scelte dinanzi: seppellire mia madre ed aspettare che il dolore passasse, oppure lasciare il passato alle spalle e cominciare una nuova vita. Sarebbe stato bello poter avere una terza opzione, quella di potersi tenere la vita di prima con tutti i propri affetti, ma non era possibile, il libro della vita aveva voltato pagina e non si poteva tornare indietro, non era più possibile. Ed allora perché restare legati a quel passato, ormai vuoto e privo di significato? Era necessario alzarsi dal torpore e uscire dalla disperazione per far nascere un nuovo sole in quell'universo sconfinato che avevo davanti fatto di dolore del prossimo per donare loro quel grande amore che avevo ricevuto da mia madre nella mia "vita precedente".
    Quando il Signore vi chiama non guardate indietro, guardate solo nella direzione verso la quale punta il dito di Dio.

  13.  

    Addì 1 ottobre 2015

    In quel tempo, il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
    Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe.
    Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada.
    In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.
    Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.
    Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa.
    Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio».
    Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino.
    Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città »

    Luca 10,1-12

  14.  

    La messe è molta, ma gli operai sono pochi

    Aiutateci ad abbattere una montagna

    Per coloro che desiderano fare qualcosa di buono per gli altri, c'è solo l'imbarazzo della scelta, perché purtroppo ci sono tantissime situazioni che richiedono l'aiuto degli altri. Basta aprire il giornale per vedere che sono tanti i campi in cui potremmo operare: immigrazione, ingiustizie sociali, povertà, anziani, tossicodipendenza, minori abbandonati e maltrattati, e chi più ne ha, più ne metta. La messe è molta, ma gli operai sono davvero tanto pochi. Davanti a tanta miseria, a tanto abbandono e a tante necessità siamo spesso sgomenti e diciamo "cosa possiamo fare noi davanti a cose così grandi?" Basterebbe però guardare una montagna per capire che se è impossibile poterla abbattere con le nostre forze nella sua interezza, è pur sempre costituita da tanti sassolini e togliendone uno alla volta possiamo anche spostare una montagna. Impiegheremo forse una vita, ma vale la pena iniziare perché poi qualcuno ci affiancherà ed alla fine riusciremo a migliorare la vita del nostro prossimo.
    Quando è morta la mia mamma e ho deciso dedicarmi bambini ho visto ben presto la mole di lavoro che avevo davanti. Tantissimi i ragazzi da aiutare, molte le famiglie con disagio, servizi sociali a volte da combattere perché non fanno l'interesse dei bimbi e così via. Tante le necessità, tanto il bisogno di cose materiali e di servizi, nonché di aiuto, sostegno e volontariato. Lavoro sicuramente immane, ma non ci siamo mai spaventati iniziando, seppur da soli e pian piano, ed altri si sono uniti a noi e alla nostra causa permettendoci di aiutare oltre 650 bambini in trent'anni. Per alcuni non è un grande risultato visto che attualmente ci sono soltanto in Italia oltre due milioni di bambini in stato di povertà assoluta, per non considerare quanti ce ne siano maltrattati e abusati nel mondo, ma il nostro lavoro non è quello di debellare i maltrattamenti, magari ne fossimo in grado e capaci, ma quello di iniziare un'opera che altri, insieme a noi o per conto proprio, possano continuare. Aiutare anche un solo bambino in più, anche spostare solo una piccola pietra di quella grossa montagna che rappresenta l'abuso, è già una grandissima soddisfazione. Tutti insieme possiamo spostare le montagne, basta volerlo, basta non spaventarsi, rimboccarsi le maniche e iniziare un cammino con altri o anche per conto proprio, ma non restate a guardare il problema scuotendo la testa per poi rinunciare andando via sconsolati perché la differenza tra il possibile e l'impossibile è il provarci.
    Chi ha fede sa che può contare su un alleato prezioso, Dio, in grado di fare miracoli per nostro tramite, ma vuole che ci diamo da fare, che non aspettiamo la manna dal cielo perché i problemi non si risolvono da soli.
    Chi può venga a darci una mano per abbattere questa montagna lugubre e tenebrosa che si chiama "Maltrattamento dei Bambini"

  15.  

    Addì 2 ottobre 2015

    In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?».
    Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:
    «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
    Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.
    E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
    Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli»

    Matteo 18,1-5.10

  16.  

    Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?

    Grandi uomini e donne

    I bambini spesso litigano tra loro per decidere chi sia il più grande, quello nato prima, quello più alto, con il papà più forte. I nostri ragazzi fanno il conto da quanto tempo sono con noi pensando di sopraelevarsi sugli altri ed avere maggior affetto se sono con noi da più giorni. Beata innocenza. Ma noi non facciamo lo stesso? Non compriamo il cellulare appena uscito per far vedere ai nostri amici che valiamo di più? Non compriamo la macchina più bella, l'attrezzatura sportiva più costosa, i vestiti più cari, la casa più lussuosa e sventoliamo tutto ciò che abbiamo in faccia al nostro prossimo? Perché lo facciamo? Per farci vedere più bravi, più grandi, più importanti? Cosa importa veramente nella vita? Se avessi i soldi degli emiri arabi, se disponessi di venti case sparse nel mondo, se le mie vacanze durassero sei mesi su enormi yacht pieni di opere d'arte, ma non avessi l'amore di qualcuno, non avessi la semplicità di gioire davanti ad un tramonto, non godessi di una giornata a pesca con l'amico del cuore, a cosa varrebbe tanta ricchezza? Davvero pensate che i soldi diano importanza? Davvero invidiate coloro che vi sfilano dinanzi ostentando i loro beni? Sono tutte cose che deperiscono e non ho mai sentito parlare di un ricco che sia riuscito a portarsi nell'altro mondo i suoi averi. Piuttosto ho in mente e nel cuore persone che hanno fatto grande la mia vita. Vorreste che a farvi compagnia oggi fosse il grande, l'importante miliardario capitano di qualche azienda nota a livello mondiale, oppure la vostra povera mamma che tanti sacrifici ha fatto per voi, oppure vostro figlio morto in un incidente stradale, o vostra moglie o marito deceduto per una grave malattia? Pensateci quando invidiate coloro che si atteggiano a grandi, apprezzati più o solamente per quello che hanno piuttosto che per quello che sono. Pensateci e restate come bambini: umili, semplici, gentili, pieni di affetto e colmi di pensieri disinteressati verso chi li ama e li accudisce. Qualcuno ogni tanto mi dice "bravo che fai tanti sacrifici". No, sono fortunato perché ogni giorno ho la possibilità di imparare dai miei ragazzi e sperare un giorno di essere come loro, puro e semplice

  17.  

    Addì 3 ottobre 2015

    In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».
    Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore.
    Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare.
    Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli».
    In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto.
    Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare».
    E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete.
    Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono»

    Luca 10,17-24

  18.  

    Vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti

    Quanto siete spaventati?

    Quanto angoscia per il futuro dei vostri figli, quanta paura fa il mondo in balia delle armi, quanto timore per le idee contrarie ad ogni valore che si fanno largo nella popolazione della terra. Paura, timore, angoscia che portano a non dormire, ad essere nervosi a comportamenti negativi o di chiusura verso il prossimo. Mi pare che in molti siano come passeggeri di una grande imbarcazione che per anni ha solcato i mari in balia delle tempeste. Per anni non ci siamo preoccupati di dove andasse la barca perché qualcuno aveva ben saldo il timone nelle sue mani, ma un giorno ci siamo svegliati ed uscendo dalle nostre cabine ci siamo resi conto che toccava a noi decidere in quale direzione andare, toccava a noi pilotare la nave, toccava a noi muover il timone stando ben attenti a prendere le onde in un certo modo per evitare di ribaltarsi. Ecco che in molti tornano nelle loro cabine, scappano dalla realtà tumultuosa per rifugiarsi sotto il letto nella speranza di non finire in fondo al mare. Ma è nostro dovere prendere in mano il timone così come altri prima di noi hanno fatto dandoci la possibilità di poter continuare a navigare, donandoci la democrazia, la libertà, leggi che non prevedono la pena capitale, il diritto alla vita, il cibo, una casa. Abbiamo il dovere di prendere il timone e guidare le generazioni future, ma non possiamo certo farlo restando chiusi nelle nostre cabine, più o meno lussuose. Pensate di non farcela a pilotare la nave in mezzo al mare in burrasca? Forse però non avete riflettuto che prima di divenire adulti e chiamati a questo vostro dovere avete navigato per anni ed anni, avete rollato da una tempesta ad un'altra e senza avvedervene avete imparato come condurre la nave. Adesso tocca a voi avere il coraggio che altri hanno avuto prima di voi permettendovi di essere quello che siete ed avere ciò che avete. Ci è stato donato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni, cosa possiamo temere? Pensate di non essere all'altezza? Come potrebbe un ragazzino di ventun'anni con una ragazza di diciassette cambiare la vita di qualcuno, eppure qualcosa abbiamo fatto quando da allora abbiamo cercato di guidare la nave con a bordo centinaia di bambini maltrattati. Pensate che ne avevamo le forze? Assolutamente no, eppure abbiamo vinto tante battaglie, fatto cambiare provvedimenti ai giudici, ostacolato chi non avesse a cuore il bene dei bambini, fatto rinsavire dei genitori dediti a cattive pratiche contro i bimbi. Ma la cosa buffa è che abbiamo fatto tutto questo senza averne le forze, né le capacità, perché a ventuno e a diciassette anni non si hanno certe competenze, eppure quando c'era bisogno di calpestare i serpenti non abbiamo avuto paura perché i loro morsi nulla potevano contro di noi tanto era forte l'amore che dall'alto ci arrivava. Coraggio, buttatevi nella mischia, prendete in mano il timone della nave e non abbiate paura che l'armatore non lascerà che la sua nave con il suo prezioso carico finisca in fondo al mare preda di squali e pescecani

  19.  

    Addì 4 ottobre 2015

    In quel tempo, avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «E' lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?».
    Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?».
    Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla».
    Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.
    Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina;
    per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola.
    Sicché non sono più due, ma una sola carne.
    L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto».
    Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:
    «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei;
    se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio».
    Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.
    Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.
    In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso».
    E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva

    Marco 10,2-16

  20.  

    Lasciate che i bambini vengano a me

    La forza di una leonessa

    Una delle immagini più belle che la natura ci offre è quella di vedere la pazienza di tante mamme con i propri cuccioli. Vi sarà certamente capitato di guardare un documentario sulla savana e osservare la leonessa spossata sdraiata sotto l’ombra di un albero mentre i suoi cuccioli di leone giocano instancabili attorno a lei, cercando di coinvolgerla tirandola per le orecchie. In un primo momento la leonessa con i suoi ruggiti sembra voler dire “lasciatemi in pace, abbiamo cacciato, giocato, fatto le rincorse, vi ho dato da mangiare, adesso basta, datemi tregua, fatemi riposare”, ma dietro le insistenze dei cuccioli incapaci di capire, desiderosi del contatto fisico con la madre, si lascia convincere e si rimette in gioco, ritrova la forza per reagire alla stanchezza, tira un sospiro e dice “eccomi, sono tutta per voi”.
    Quando andiamo a Lipari e viviamo venti giorni “full-immersion” con i bambini, con tanti bambini, nell’ultimo viaggio erano sedici, dieci dei quali sotto i dodici anni, la richiesta di affetto e di accudimento era al massimo livello ed avrebbe stancato chiunque. Personalmente passavo molto tempo a pescare, seppur con uno o due di loro, ma avevo i miei tempi per recuperare e rilassarmi, ma Roberta, Carmela e Claudia erano con loro ventiquattro ore al giorno ed ho visto in loro il cuore di leonesse, il cuore di tre mamme pronte ad accudire, proteggere, insegnare, amare, brontolare, giocare con i loro cuccioli, un grande esempio di amore per tutti.
    Nel Vangelo si legge che i discepoli rimproveravano i bambini che andavano da Gesù alla ricerca delle sue attenzioni. Non credo lo facessero per cattiveria, ma per amore, per lasciare che Gesù potesse riposarsi. Dalle immagini in televisioni ho avuto l’impressione che Papa Francesco sia stanco, provato, e chi non lo sarebbe con le mille attività alle quali si dedica, eppure non rinuncia mai a prendere in braccio un bambino e baciarlo dandogli la sua benedizione, così come avvenuto negli Usa quando una bimba aveva superato le transenne ed era stata fatta allontanare dal servizio d’ordine ed il Papa ha chiesto che la avvicinassero. I bambini hanno una grande forza, sorrisi disarmanti, volontà di ferro, principi inviolabili. Attorniarsi di bambini aiuta a vivere meglio e ad affrontare la vita con maggior coraggio ed una filosofia positiva ed ottimistica.

  21.  

    Addì 5 ottobre 2015

    In quel tempo, un dottore della legge si alzò per metter alla prova Gesù: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?».
    Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?».
    Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso».
    E Gesù: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai».
    Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?».
    Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.
    Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte.
    Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre.
    Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione.
    Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.
    Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.
    Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?».
    Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' lo stesso»

    Luca 10,25-37

  22.  

    Lo vide e n'ebbe compassione

    Non passate oltre

    Non avete compassione delle persone che devono vivere ogni giorno sotto i bombardamenti, oppure in luoghi dove la miseria provoca migliaia di morti e che cercano la salvezza rischiando la vita su barconi stipati fino all’inverosimile? Non avete compassione delle centinaia di barboni sdraiati sulle strade delle nostre città spesso non per scelta ma per situazioni avverse? Non avete compassione dei due milioni di bambini della nostra bella Italia che vivono sotto la soglia minima di povertà? Non avete compassione per gli anziani abbandonati negli orfanotrofi in attesa di togliere il disturbo,o dei malati terminali impauriti dall’arrivo dell’ineluttabile momento?
    Il samaritano ebbe compassione, non passate oltre, fermatevi ad accogliere chi arriva sulle nostre coste, aprite la porta ai bambini maltrattati, entrate in ospizi, ospedali e carceri a confortare chi è costretto a viverci. Non passate oltre, se un giorno sarete voi gementi in mezzo ad una strada bastonati dai briganti vorreste che qualcuno si prendesse cura di voi, ed allora, non passate oltre

  23.  

    Addì 6 ottobre 2015

    In quel tempo, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.
    Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
    Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».

    Luca 10,38-42

  24.  

    Marta invece era tutta presa dai molti servizi

    Grazie Mamma

    Cara mamma, grazie perché quando tornavi a casa dal tuo lavoro di insegnante, magari dopo riunioni fiume pomeridiane, trovavi sempre il tempo per occuparti di me, per sedermi accanto e chiedermi come fosse andata la giornata, pronta a dare buoni consigli o semplicemente ad ascoltare. Ricordo quando ci rotolavamo per la terra a giocare con gli animali della fattoria, come era bello condividere con te gli animaletti che facevamo in gomma con il gioco che papà mi aveva portato dalla Germania. Trovavi il tempo di risentirmi la lezione incitandomi a studiare, senza mai stancarti di dirmi quanto fosse importante andare a scuola. Quante lacrime ho versato sulle tue spalle per un amore non corrisposto, quanta rabbia ho riversato su di te per una telefonata che non arrivava dalla Spagna o per la gelosia di Estela. Quanto abbiamo riso, pianto, giocato insieme. Quanta gioia mi hai dato approfondendo le notizie che ti davo a mezza bocca e che sollievo sapere che mi amavi nonostante il mio brutto carattere, sempre pronta a scusare il mio impeto di adolescente. Quanti suggerimenti mi hai elargito, quanti valori mi hai insegnato restando a parlare con me per ore ed ore perché non volevo capire. Ecco, si, sei stata tanto con me. Non importava se la casa era stata appena spazzata, oppure se quella sera scongelavamo qualcosa di pronto oppure ordinavamo le pizze e guardavamo un film western in tv di quelli che a me piacevano tanto, magari con Rin Tin Tin o il mulo parlante.
    Siete mamme stupende se accudite i vostri figli, ma passate più tempo possibile con loro, date loro la precedenza, la casa può aspettare. Un figlio ha bisogno di voi per crescere e fortificarsi e maggiore sarà il tempo, quel tempo che non tornerà più, più forte sarà la pianta che avrete interrato nel bosco della vita. Siete voi la linfa per i vostri figli, non trattenetevi, non fate altro, un figlio ha bisogno della vostra presenza.

  25.  

    Addì 7 ottobre 2015

    Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
    Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, perché

    Luca 11,1-4

  26.  

    Sia fatta la tua volontà

    Piccolo Uomo

    Chi crede in Dio dice al Signore "sia fatta la tua volontà" e chi non crede sa benissimo che contro il "destino" non si può fare nulla. Si combatte, si urla, si piange, si ride, ma alla fine molte cose accadono perché devono accadere e, pur non capendone le motivazioni, per amore o per forza, dobbiamo accettarle così come arrivano.
    Molti sono spaventati dall'affido e quando un bimbo va via andando a stare in una situazione peggiore di quella che tu potresti offrirgli, il dispiacere è tanto, ma resta dentro di noi la gioia di averlo amato, accudito, fatto crescere per il tempo che Dio ha avuto bisogno di noi per questo compito

    Non lo chiedevo quel fiore
    Ma quel fiore sbocciò

    Era piccolo
    Era indifeso quel fiore

    Il fusto esile si irrobustì
    Diventò un virgulto

    Il fiore più bello
    Il fiore più profumato

    La tempesta lo sradicò
    Fluttuò nell'aria e poi sparì

    Lo vedemmo allontanarsi
    E poi più nulla

    Grande il dolore
    Grande la tristezza

    Grande la gioia
    Grande l'amore

  27.  

    Addì 8 ottobre 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è gia chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza.
    Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.
    Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
    Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe?
    O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?
    Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!»

    Luca 11,5-13

  28.  

    Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto

    L'umiltà di chiedere

    I ragazzi che accogliamo sono un po' uno spaccato della società, in tanti anni ne abbiamo accolti più di 650, ognuno con le sue caratteristiche, i suoi limiti, pregi e difetti. Una cosa che mi ha sempre colpito è la capacità di alcuni di loro e l'incapacità di altri di lottare per uscire dalle loro situazioni. Taluni hanno faticato sette camicie per studiare, imparare un mestiere, trovare le compagnie giuste tralasciando coloro che potevano portarli su una brutta strada, cercare di riempire la propria vita con principi e valori da insegnare in futuro ai figli. Altri purtroppo non hanno sfruttato l'occasione che la vita gli porgeva su un piatto d'argento e hanno buttato via tutto lasciando la scuola, lasciando anzitempo e in tutta fretta il nido che ancora li accudiva, o magari andando a rubare perché lavorare era per loro troppo faticoso. Lo studio nella vita non è tutto, ma sicuramente aiuta a emanciparsi, a creare cultura, ad essere accettati ed apprezzati maggiormente nella nostra società. Avere le possibilità e le capacità per studiare e non sfruttarle per pigrizia è certamente come dare uno schiaffo ad un futuro più roseo. E difficile camminare, andare avanti, sudare, sopportare regole e costrizioni, ma questo sentiero porta ad una strada che via via è sempre più larga e alla fine i sacrifici fatti saranno ben ripagati. Non si può fare tutto da soli, dobbiamo anche imparare a chiedere, a bussare, a cercare ciò che per noi può essere difficile ed altri invece possono aiutarci ad ottenerlo. Troppo spesso, purtroppo, ho assistito alla rinuncia da parte dei miei ragazzi per la paura di chiedere, per orgoglio e non essere indicati come quelli che non sanno, oppure per non deludere, volendo far vedere che tutto andava bene anche quando così non era. È bello farcela con le proprie gambe, ma siamo una società, una comunità, una famiglia e dobbiamo anche imparare a chiedere con un po' di umiltà, nella speranza, anzi, nella certezza, di poter essere aiutati e sostenuti da chi ci vuole bene, accettando anche i suoi consigli e le sue direttive date dall'alto dell'amore e dell'esperienza. Tanti, purtroppo, i ragazzi che ieri non hanno avuto voglia di studiare ed oggi rimpiangono quei momenti perché magari non trovano un posto di lavoro e con un po' più di cultura forse oggi avrebbero avuto più opportunità.
    Ovviamente dobbiamo saper scegliere a chi chiedere. In primis ai propri genitori finché si è bambini e ragazzi, poi pian piano saper scegliere le persone che possano darci il consiglio giusto per il nostro bene. Personalmente, oltre alle persone che per me sono state fari nel mio cammino, ho sempre chiesto a Dio che mia ha sempre aperto la porta indicandomi la strada giusta da percorrere e, seppur tra mille errori da parte mia, mi sono sempre trovato bene dando retta al Signore

  29.  

    Addì 9 ottobre 2015

    In quel tempo, dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio, alcuni dissero: «E' in nome di Beelzebùl, capo dei demoni, che egli scaccia i demoni».
    Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
    Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra.
    Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demoni in nome di Beelzebùl.
    Ma se io scaccio i demoni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici.
    Se invece io scaccio i demoni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio.
    Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro.
    Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino.
    Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde.
    Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito.
    Venuto, la trova spazzata e adorna.
    Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima »

    Luca 11,15-26

  30.  

    Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra

    Armonia in famiglia

    Se all'interno di un gruppo, un'associazione, una famiglia non c'è armonia, se si sta ogni giorno a litigare, se non siamo d'accordo su nulla si arriva alla rovina. Quante famiglie oggi si sfasciano perché non c'è comprensione reciproca. I figli che escono di casa per rientrarvi solo per mangiare con gli occhi bassi fissati sul telefonino, padri che rientrano sempre più tardi preferendo stare al lavoro, madri che lasciano che i figli facciano ciò che vogliono. Dialogare è difficile, ma è l'unico modo per tenere unite le famiglie. Quando c'è qualcosa che non va bene dobbiamo esternarla, parlarne, condividerla con gli altri per trovare un accordo, un modus vivendi che porti verso l'armonia. Troppe volte si pensa che le cose debbano andare nel modo come le abbiamo pensate noi, ma ogni membro della comunità o del nucleo familiare ha la sua visione del mondo e della realtà e, per quanto possa essere difficile, dobbiamo sforzarci di immedesimarci nell'altro e cercare di capire il suo punto di vista venendosi incontro. E' assai difficile quando solo uno dei due va verso l'altro, ma iniziando un cammino di avvicinamento prima o poi le posizioni si avvicineranno.

  31.  

    Addì 10 ottobre 2015

    In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: «Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!».
    Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».

    Luca 11,27-28

  32.  

    Beati coloro che ascoltano la mia parola e la mettono in pratica

    Un futuro migliore

    Come può sentirsi un genitore quando vede un figlio prendere una strada sbagliata, andando a vivere con un alcolizzato, desiderando combattere volendo entrare a tutti i costi in un corpo come la legione straniera, lasciando l’università per incostanza e pigrizia dopo aver dimostrato a tutti con ottimi voti di avere grandi capacità per potersi laureare, spacciare o rubare per il desiderio di avere sempre di più. Cosa penserà Dio di noi, di questi suoi figli che prendono continuamente strade sbagliate rubando, approfittandosi del più debole, torturando e seviziando, sempre pronti a combattere qualche guerra per sete di denaro e potere?
    Così come vorremmo che i nostri figli ascoltassero ciò che diciamo loro e mettessero in pratica gli insegnamenti e i valori che doniamo, anche noi cerchiamo di ascoltare Dio e mettere in pratica i suoi insegnamenti per essere figli migliori, ma soprattutto per avere un futuro migliore.

  33.  

    Addì 11 ottobre 2015

    In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?».
    Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.
    Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
    Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza».
    Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».
    Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
    Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!».
    I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!
    E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
    Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?».
    Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».
    Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
    Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo,
    che non riceva gia al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna

    Marco 10,17-30

  34.  

    Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio

    La differenza tra il possibile e l’impossibile è il provarci

    Una frase ricorrente nell’educazione dei miei ragazzi è “La differenza tra il possibile e l’impossibile è il provarci”, non esistono cose che non possiamo fare. Se desideriamo ardentemente diventare astronauti, parrucchieri, avvocati, presidente della Repubblica, dobbiamo impegnarci con passione e forza affinché il nostro sogno si realizzi. Come può un ragazzo con scarse capacità intellettive diplomarsi o laurearsi? Se si applica con impegno, se studia anche di notte, se rinuncia a tutto per perseguire il proprio obiettivo riuscirà nell’intento. Impossibile? Ciò che è impossibile per gli uomini, non è impossibile a Dio. Tante volte, specie nel difendere i ragazzi in tribunale, mi sono trovato con le armi scariche, ma ne sono uscito comunque vincitore anche se in molti casi ancora non mi rendo conto del come sia potuto accadere. E’ Dio che compie il miracolo, che ci fa superare ogni ostacolo anche quelli apparentemente impossibili. Quante volte abbiamo rinunciato a fare qualcosa ritenendola troppo elevata per le nostre capacità? Come potrebbe un imprenditore che abbia una buona idea in testa e pochi soldi nel portafoglio iniziare un’attività? Deve ricorrere ad un prestito da parte della banca, ma non si tira indietro, si butta, rischia e la società nasce. Facciamo così anche noi, buttiamoci nell’accoglienza di un bambino, nel matrimonio con la persona che amiamo, nello studio per divenire il professionista che vorremmo essere e non guardiamo a quante capacità o possibilità abbiamo perché il Signore, se vedrà il nostro vero impegno, proseguirà la nostra opera dal punto in cui noi troveremo un muro apparentemente insormontabile.

  35.  

    Addì 12 ottobre 2015

    In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorchè il segno di Giona.
    Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione.
    La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui.
    Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui»

    Luca 11,29-32

  36.  

    Ben più di Salomone c’è qui

    Non seguiamo la prima pecora che bela più forte

    Da un lato vedo nelle persone una grande sete di sapere, ma in molti casi è più una curiosità morbosa piuttosto che il desiderio vero e proprio di conoscenza. E’ comunque un bene perché la curiosità è il primo passo verso una crescita personale. Purtroppo oggi abbiamo troppe fonti,tra internet, televisione, radio, carta stampata, libri, ed ognuno che parla dice la sua dall’alto di un sapere salomonico, come se ciò che asserisce fosse inconfutabile, ed in molti ci cascano. Si è persa la capacità del discernimento, seguiamo come tanti pecoroni l’idea di uno o di un altro solo perché fa ridere o dice cose scontate che vorremmo sentirci dire ma senza dirci come vorrebbe realizzarle, oppure urla con un piccone in mano ed una ruspa sulla maglietta per abbattere ciò che di buono possiamo avere nella nostra società. Siamo alla continua ricerca di chi ci indichi la strada, e questo di per sé è cosa giusta, ma troppo spesso nello scegliere guardiamo a chi ci da indicazioni affinché il raggiungimento di certi obiettivi primari avvenga senza faticare. E’ facile dire “lavoro per tutti”, ma come si crea il lavoro? Oppure “leviamo di torno tutti i ladri”,ma come si fa a vedere se uno è un ladro, potrebbe essere tale anche colui che grida nelle piazze e ci usi per togliere di mezzo la concorrenza. Rido quando sento dire “blocchiamo gli immigrati”, ma non pensiamo alle loro sofferenze? Nel nostro spirito dovrebbe esserci amore e pace, se partiamo con muri, ruspe, rimpatri e guerre siamo i primi ad essere belligeranti e come potremo sperare di vivere in pace?
    La strada giusta non è indicata da chi ci propone facili e veloci soluzioni, ma da chi ci chiede sacrifici da affrontare tutti insieme, valori da osservare, principi da donare alle nuove generazioni.
    Il mio Maestro io l’ho trovato ed in lui c’è ben più di Salomone, ben più di Grillo, ben più di Salvini o ben più di chiunque altro su questa terra. Possiamo allearci a chiunque, ma quando questo “signor chiunque” dovesse fare proclami contro certi principi legati alla solidarietà, all’amicizia, al bene del prossimo e della collettività prima ancora del nostro, significa che non è degno di avere la nostra fiducia.

  37.  

    Addì 13 ottobre 2015

    In quel tempo, dopo che Gesù ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola.
    Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.
    Allora il Signore gli disse: «Voi farisei purificate l'esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità.
    Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno?
    Piuttosto date in elemosina quel che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà mondo».

    Luca 11,37-41

  38.  

    Date in elemosina quel che c’è dentro

    Uccidiamo tutti i rapinatori

    E’ meraviglioso quando qualcuno fa un’offerta per il bene del prossimo, dona i suoi vestiti alla comunità, lascia in eredità una casa ad un’associazione. Tutti gesti encomiabili e di grande aiuto per il prossimo, ma nessuno di questi potrà mai pulire la nostra anima dai peccati che come uomini e donne compiamo ogni giorno. Pensate ad un mafioso, oppure ad un assassino, pensate davvero che la sua coscienza possa essere tacitata se fa offerte o dona qualcosa di materiale ogni tanto? Pensate che possiamo essere perdonati per i nostri errori solo perché con un mano doniamo al prossimo? Non è certamente sbagliato, ma è come mettersi degli abiti puliti dopo aver fatto una corsa di qualche chilometro ed aver sudato o, peggio, dopo essersi rotolati nel fango. Non basta cambiare l’abito, bisogna fare una doccia per risultare lindi e profumati, bisogna ripulirsi dentro, donare ciò che abbiamo dentro di noi: il nostro tempo, le conoscenze, la pazienza, l’amore. Sono questi doni a darci la possibilità di poterci ripulire dai nostri piccoli e grandi errori.
    Se uno che abbia rubato un milione donasse mille euro ad un povero a cosa gioverebbe? Ma se invece, una volta capito il suo errore, si mettesse a disposizione dei giovani per far loro capire quanto sia sbagliato rubare, questo varrebbe più di mille donazioni.
    In questi giorni si fa un gran parlare di pene giuste o ingiuste, se è lecito, con riferimento al gioielliere che ha ucciso due rapinatori, uccidere, picchiare, mandare a morte chi ci abbia derubato o fatto del male. La violenza è sempre da condannare, in qualsiasi caso ed in qualsiasi forma venga perpetrata, anche nel caso di legittima difesa perché se uno mi da un ceffone e io glielo rendo, sono esattamente come lui perché entrambi abbiamo dato uno schiaffo al nostro prossimo. Ma se qualcuno sbaglia verso di me o verso altri ed io, donando ciò che ho dentro, riuscissi a fargli capire di aver sbagliato, al punto che lui possa insegnare la stessa cosa ad altri, entrambi ci saremmo puliti l’anima e la coscienza dalle nostre colpe donando in elemosina quel che abbiamo dentro. Con il perdono verso chi ci fa del male recuperiamo un fratello lanciandolo verso il bene e ci edifichiamo noi per primi, uccidendolo o picchiandolo invece faremmo del male a noi stessi e impediremmo a questa persona di poter capire i propri errori e migliorare per essere un giorno una pedina importante per la nostra società. Non credete al recupero di chi sbaglia? Ma quando voi fate un errore e qualcuno ve lo mostra, vorreste essere condannati o perdonati?

  39.  

    Addì 14 ottobre 2015

    In quel tempo, Gesù disse: «Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l'amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre.
    Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze.
    Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
    Uno dei dottori della legge intervenne: «Maestro, dicendo questo, offendi anche noi».
    Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!»

    Luca 11,42-46

  40.  

    Quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito

    Il piccolo Cocó

    In questi giorni sono stati individuati i due killer che hanno ucciso il piccolo Cocò, suo nonno e la compagna di lui. Una grande eco di sdegno si è sollevata attorno a questo caso sopratutto perché il nonno, spacciatore, portava il nipote con sé usandolo come scudo umano. Dispiace constatare ancora una volta che ci si indigna soltanto quando arriva alla ribalta un fatto di cronaca nera, per poi dimenticarsene il giorno dopo. Da anni diciamo a gran voce che l'affido è un istituto molto importante, da anni diciamo che servizi sociali poco o nulla fanno per tutelare i bambini. Cocò era un bimbo nato da una famiglia multi problematica, già segnato dalla sua nascita, vissuto in carcere nei primi anni della sua vita e poi dato in affidamento al nonno mafioso. La sua morte era un qualcosa di annunciato, in alternativa aveva davanti a sé una sua vita da delinquente visto che tutti i suoi parenti erano in carcere. Ci vorrebbe più coraggio da parte della magistratura, da parte di servizio sociali, più fondi per promuovere e fare affidamento. Non è pensabile le che ci siano in Italia oltre due milioni bambini in stato di povertà assoluta e chissà quanti in stato di grave necessità, e soltanto ventottomila attualmente in affido. Questi bambini saranno loro stessi genitori che non saranno in grado di amare e rispettare i propri figli. Lo stato, i comuni e la magistratura sicuramente devono fare la loro parte, ma anche le famiglie devono farsi carico delle proprie responsabilità ed accogliere un bambino, perchè se anche i comuni aprissero le porte all'affidamento ma non ci fossero famiglie pronte all'accoglienza tutti gli sforzi sarebbero inutili perché è la famiglia il nucleo migliore per educare un bambino, per farlo crescere, per farlo diventare un adulto consapevole con valori e principi, un genitore amorevole nei confronti dei propri figli. Non siate ipocriti non vi indignate oggi per la morte di Cocò se non siete voi i primi ad essere disponibili ad aprire le porte ad un bambino che oggi è parte di una famiglia problematica e domani potrebbe essere vittima innocente dei suoi stessi familiari, oppure diventare egli stesso un delinquente ed un carnefice di bambini.
    Cocò si poteva salvare se i giudici o i servizi sociali lo avessero collocato in affido o in adozione presso una famiglia. Cocò si poteva salvare se qualcuno di voi fosse stato disponibile verso l'affidamento. Quanti Cocò ci sono in Italia, date la vostra disponibilità all'affido e se un comune vi dovesse dire "prendiamo la vostra domanda in considerazione per il futuro perché attualmente non abbiamo bambini da dare in affido" non credetegli e scrivete ai tribunali di minori e ad altri servizi sociali di altri comuni per dare la vostra adesione all'accoglienza. Oggi voi sapete, se Cocò morirà ancora una volta sarà anche colpa vostra.

  41.  

    Addì 15 ottobre 2015

    In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi.
    Così voi date testimonianza e approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite loro i sepolcri.
    Per questo la sapienza di Dio ha detto: "Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno; perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo, dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l'altare e il santuario". Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.
    Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito».
    Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

    Luca 11,47-54

  42.  

    Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti

    Bastoni fra le ruote

    Quando quasi trent'anni fa ho iniziato a occuparmi di bambini insieme a Roberta pensavo di trovare tante porte aperte. Credevo che i servizi sociali sarebbero stato felicissimi di avere chi volesse accudire con amore tanti bambini, ritenevo che i comuni sarebbero stati contenti se avessimo aiutato tanti ragazzi a non diventare delinquenti, pensavo che la chiesa ci avrebbe incoraggiato ad andare avanti. Niente di tutto questo. Ho scoperto sulla mia pelle che gli assistenti sociali sono stipendiati dal comune e laddove questo non ami fare affido i servizi sociali si devono adeguare pena il licenziamento e si sa, i soldi valgono più di salvare un bambino. Ho capito che i comuni hanno tutto l'interesse a non portare avanti l'affido perché questo comporta esborso di denaro che a sua volta non produce ricchezza in termini di voti, la cosa che più importa ad un politico. Ho preso coscienza che se non hai la tessera del partito che comanda, oppure non sei inserito nell'organico della chiesa non sei nessuno e sei già fortunato se ti mettono da parte e non cercano di distruggerti. Ho imparato che i bambini non sono la priorità perché se anche rappresentano il nostro futuro, a nessuno importa del futuro, ma solo del presente, così a nessuno importa oggi salvare un bimbo, ma tutti gridano se la delinquenza non diminuisce. Potrei continuare per ore parlando di quante delusioni e aspettative comuni sono tradite ogni giorno proprio da coloro che dovrebbero tutelarci e proteggere, ma la questione è che oggi il bambino non è al centro dell'interesse di nessuno tra coloro che legiferano, pertanto a nessuno di costoro importa delle persone che ai bambini si dedicano. Ben altre sono le priorità e se un bambino, figlio di un tossicodipendente muore, non è raro sentire commenti del tipo "un bastardo in meno". Tutti ci indigniamo davanti a simili comportamenti, ma alla fine nulla facciamo perché le cose cambino. E' vero, sono i politici a non recepire i bisogno dei ragazzi, a non tutelarli, ma noi cosa facciamo? Davanti a simili affermazioni a volte sento dire "ma cosa possiamo fare noi?". Potete stimolare chi governa. Volete un esempio molto pratico? La legge sull'affido prevede che i comuni facciano promozione dell'affidamento alla ricerca di famiglie disponibili all'accoglienza. Quanta promozione avete visto nelle vostre città? Quanti manifesti, volantini, furgoncini o banchetti per spiegare il problema? Raramente i comuni fanno simili campagne sociali. E quanti di voi si sono arrabbiati con i propri amministratori perché non ottemperano al dettame della legge? Nessuno. E quanti altri esempi potrei fare, quante battaglie da combattere per tutelare i diritti dei bambini anziché starsene comodamente chiusi nelle proprie case facendo finta di non sapere, facendo finta che non sia affar nostro se un bimbo oggi è violentato dal padre, sfruttato, denutrito, venduto. Benissimo, scelta vostra, ma domani non puntate il dito contro i politici perché la vostra colpa non è da meno.

  43.  

    Addì 16 ottobre 2015

    In quel tempo, radunatesi migliaia di persone a tal punto che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.
    Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.
    Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
    A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla.
    Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.
    Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.
    Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri»

    Luca 12,1-7

  44.  

    Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla

    La paura di fare il proprio dovere

    Diverse volte mi sono trovato dinanzi ad assistenti sociali che avevano paura ad intervenire nel togliere un bambino per le ritorsioni da parte della famiglia di origine. Ritengo che un assistente sociale, al pari di un giudice o di un poliziotto deve sapere sin dall'inizio quali rischi corre e deve imparare ad affrontarli. Anche io sono stato minacciato diverse volte da genitori arrabbiati ma poi con il dialogo, con molti di loro, siamo riusciti ad istallare persino un buon rapporto. A Volte è solo una questione di volontà, di prendersi carico sulle proprie spalle dei problemi altrui ed un assistente sociale deve capire che lei è lo strumento principale per aiutare quel bambino. Una sua relazione al tribunale può cambiare la vita di quel ragazzo, nel bene come nel male. Non ho mai avuto paura di nulla e di nessuno, nel senso che posso avere timore ad affrontare una brutta situazione, ma anche se penso che ci possono essere delle ritorsioni l'affronto ugualmente se ritengo essere la cosa giusta da fare, specie per salvaguardare la vita di un bimbo. Non credo nel destino, credo nella volontà di Dio e ritengo che ogni cosa che noi vogliamo che accada dobbiamo certamente chiederla nella preghiera, ma prima di tutto dobbiamo essere pronti noi per primi a rimboccarci le maniche e sporcarsi le mani di quel fango che molti adulti gettano addosso ai più deboli. Sarei molto più spaventato nel non fare il mio dovere ed un giorno non vorrei ritrovarmi dinanzi a Dio che mi rimproveri di non aver fatto la cosa giusta. Non mi importa se mi picchiano o se mi uccidono, tanto prima o poi tutti dobbiamo morire, ma quello che mi importa è di riuscire ad aiutare dei bambini che vengono picchiati, maltrattati, abusati, violentati, usati come il piccolo Cocò che con un po' di coraggio poteva e doveva essere salvato

  45.  

    Addì 17 ottobre 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
    Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
    Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire"

    Luca 12,8-12

  46.  

    Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio

    Un figlio che non riconosce il padre

    Nei miei scritti spesso inserisco la parola Dio, ma oggi sembra quasi sia una bestemmia. Ricevo spesso per i miei pensieri insulti gratuiti quando li inserisco all'interno di vari gruppi, non tanto per ciò che dico, ma piuttosto per il riferimento che faccio a Dio. Mi spiace per questi signori, ma continuerò a farlo. Molti fanno confusione fra Dio e religione organizzata dagli uomini passibile di errori. Quando parlo di Gesù lo faccio guardando ai principi che ci ha insegnato, sollecitando tutti, me per primo, a seguirli. Riuscirci è poi cosa più difficile, ma questo non significa che non se ne possa parlare.
    Non mi stancherò mai di riconoscere Dio davanti agli uomini, non mi stancherò mai di dire che la mia vita ruota attorno ai valori enunciati nel Vangelo, non mi stancherò mai di credere in Dio anche davanti ai brutti fatti di cronaca o alla cattiveria perpetrata da molti verso le fasce più deboli.
    Se una persona a voi cara si vergognasse di voi e dicesse in giro che non vi conosce per essere accettata o, peggio, parlasse male di voi, continuereste ad essergli amici? probabilmente no, o probabilmente no nel lungo periodo, magari disposti a passarci sopra qualche volta.
    Se un figlio disconosce i propri genitori e se ne va per la sua strada dimenticandosi di coloro che lo hanno aiutato a crescere o ad uscire da brutte situazioni resterà sempre un figlio, ma fin tanto che non sarà lui ad andare verso i genitori ci sarebbe un muro fra di loro.
    Così è per Dio, se non lo riconosceremo davanti agli uomini, anche lui non ci riconoscerà nel rispetto della nostra volontà, quella di essersi allontanati e di non voler avere più nulla a che fare con lui, alla pari di un figlio che esce di casa e non si fa più vivo

  47.  

    Addì 18 ottobre 2015

    In quel tempo, si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo».
    Egli disse loro: «Cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero:
    «Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
    Gesù disse loro: «Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo».
    E Gesù disse: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.
    Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
    All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.
    Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.
    Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore,
    e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.
    Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti»

    Marco 10,35-45

  48.  

    Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti

    Prendi me al posto suo

    Quando i nazisti dovevano scegliere chi mandare nelle camere a gas, spesso prendevano le persone a caso, anche con una semplice conta “tu si, tu no, tu si, tu no” ed in questo modo barbaro decidevano della vita delle persone, del futuro di intere famiglie talvolta separate anche nella morte. Durante uno di questi macabri giochi da roulette russa un sacerdote aveva accanto un padre di famiglia e man mano che il loro carnefice si avvicinava avevano già capito che il prescelto per entrare nelle docce della morte sarebbe stato il papà di tanti figli. Il sacerdote, Massimiliano Kolbe, si spostò in modo da salvare la vita a quel pover’uomo. A pensarci è un atto di grande eroismo, per alcuni stupidità, per altri inutile perché magari quel signore sarebbe stato comunque ucciso qualche giorno dopo. Ogni atto ha una molla che lo fa scattare. Un attimo prima sareste pronti a giurare che non dareste mai la propria vita per uno sconosciuto, un secondo dopo vi ritrovate nella situazione di buttarvi nel mezzo tra un rapinatore ed un passante e prendere al posto suo un proiettile mortale, oppure vi gettate di slancio nell’acqua fredda di un fiume per salvare qualcuno che sta annegando rimettendoci la vostra vita. Cosa vi spinge a fare scelte così estreme o altre simili, come partire per l’Africa dedicando tutta la vostra vita ai più poveri, agli ultimi del mondo? Ognuno ha le sue molle e tanto nel mondo cattolico, in quello islamico o di altra religione, come fra gli atei e gli agnostici c’è sempre qualcosa che ci spinge a fare quelle che oggi, a mente lucida, definiremmo “pazzie”. Per qualcuno è la difesa della patria, per altri l’onore di una persona cara, per altri ancora un credo, oppure un dogma inculcato. La molla è lì, si carica sempre di più, è pronta a scattare allorquando si verificano determinate situazioni. Fino a ventun’anni i miei progetti erano di finire l’università, avere una bella ragazza da amare e dalla quale essere ricambiato, proseguire l’attività di commercialista e dirigente di azienda di mio padre, avere dei figli e nei miei piani già mi vedevo nonno a condurre i miei nipotini ad andare sott’acqua come il papà della mia mamma aveva insegnato a me. Una vita già delineata, già decisa ed in buona parte già intrapresa. Un giorno, una settimana dopo il mio compleanno, mia madre, la mia forza, la mia roccia, il mio sostegno muore. E’ cosa normale, tutti si lascia questa vita, ma quando è la propria mamma ad andarsene nulla è più come prima. La molla cominciava a fare rumorini strani e scalpitava, ma riuscivo ancora a tenerla a freno, ancora avvinghiato all’idea che mi ero fatto del mio futuro. Ma si sa, tutto ciò che è compresso, prima o poi scoppia con tutta la sua potenza e può prendere due strade, una è quella dello scoppio incontrollato che porta all’ira, alle liti, alla droga, all’alcool, all’omicidio; l’altra ha la stessa potenza, ma è tenuta sotto controllo, seppur con grandissima difficoltà e indirizzata a scoppiare nella direzione giusta, spesso indicata da altri. I primi sei mesi la molla scalpitava, faceva fumo ed ero arrabbiato con il mondo, avrei potuto far del male a qualcuno se mi si fosse presentata l’occasione, ma principalmente volevo fare del male a me stesso per eliminare in maniera definitiva quella grande sofferenza che provavo. Ma ecco che i principi assimilati nei miei primi anni di vita, elargiti dal Vangelo attraverso i miei genitori, insegnanti, sacerdoti, uniti alle mie esperienze con gli amici e nel volontariato mi indussero a fermarmi ad ascoltare. Fu allora che cominciai a guardarmi intorno, fu allora che mi accorsi che potevo incanalare quella rabbia altrove e farla diventare una forza non distruttrice ma salvifica principalmente per me attraverso gli altri. Quando mi dicono “bravo, ti occupi di bambini” rispondo sempre che sono il primo degli egoisti e la gente mi guarda, sorride e non capisce. Donare il futuro per i miei cuccioli mi ha donato la vita e guardandomi indietro non c’è strada migliore che avrei potuto prendere per essere felice. Tutto rose e fiori non è davvero, anzi, ci sono più problemi che in una vita “normale”, ma il pensiero di poter fare la differenza per qualcuno, poter essere utile con una parola gentile, un insegnamento, un esempio per uno dei ragazzi in crescita è per me motivo di gioia perché pur vivendo una bella vita penso di poter dire di essere qui per servire e non per essere servito, essere in questo mondo per dare la mia vita in riscatto di qualcuno

  49.  

    Addì 19 ottobre 2015

    In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità».
    Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
    E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni».
    Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.
    Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?
    E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.
    Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.
    Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?
    Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».

    Luca 12,13-21

  50.  

    Chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio

    Essere ricchi

    Tempo fa sentii l’intervista ad uno sceicco arabo, la cui unica preoccupazione nella vita era quella di trovare nuovi modi per spendere il denaro. Una vita pensando solo a sé stesso, a come divertirsi ed essere felice. Per me colui che agisce in tal modo e non pensa ad arricchire lo spirito tenendo per sé il necessario condividendo con il prossimo i suoi averi è povero più dei barboni che hanno di loro solo i cenci che indossano, più degli immigrati che fuggono dalla misera, più degli anziani che non arrivano nemmeno a metà mese con la propria pensione. Quanti di voi vorrebbero essere quello sceicco arabo, quanti lo invidiano, quanti darebbero un braccio pur di non dover pensare più a guadagnare denaro per vivere. Molti, ma non tutti per fortuna. E’ molto più apprezzabile chi desideri arricchirsi nello spirito condividendo ciò che ha, poco o tanto che sia, con il prossimo. Per chi crede è come creare un tesoro in cielo, per chi non crede in Dio è comunque essere considerato ricco davanti agli uomini e godere della stima e della riconoscenza dell’umanità. Chi ricorderà domani quello sceicco arabo che ha sperperato milioni e milioni in cose inutili, mentre tutti, ricorderanno Madre Teresa che non aveva un centesimo, ma era ricchissima dinanzi a Dio