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  1.  

    Addì 31 agosto 2015

    In quel tempo, Gesù si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.
    Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
    lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore.
    Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.
    Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».
    Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è il figlio di Giuseppe?».
    Ma egli rispose: «Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fàllo anche qui, nella tua patria!».
    Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria.
    Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.
    C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro».
    All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.
    Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.

    Luca 4,16-30

  2.  

    Lo Spirito del Signore è sopra di me

    Speranza

    Ognuno di noi è chiamato a fare qualcosa di buono nella vita, chi a fare il genitore, l'insegnante, il predicatore, l'allenatore, l'educatore, il missionario e tutte le cose buone che ogni giorno tanti di noi fanno, ma tutti siamo stati designati a portare speranza nella vita di altri. Non passa giorno che qualcuno non ci racconti le sue pene, la malattia di un genitore, la sofferenza per la morte di qualcuno, l'immigrazione forzata per scappare da sofferenze, la famiglia lontana, la perdita del lavoro, il cattivo rapporto con il coniuge o con i figli, l'impenetrabilità della burocrazia, i conti in rosso e così via. Cosa possiamo fare noi? Come mai tanta gente si sfoga con i suoi problemi? Quasi mai è alla ricerca di una soluzione, ed allora perché ne parla? Tutti coloro che soffrono vogliono da noi una parola di speranza, un consiglio su come fare per andare avanti, superare la tragedia, convivere con il problema. Desiderano da noi non tanto una pacca sulla spalla o l'incoraggiamento, ma proprio la speranza, l'indicazione non tanto della strada da prendere, quanto la direzione verso la quale guardare per trovare la luce ed uscire dal tunnel nel quale sono precipitati. Non c'è soluzione alla morte di un figlio, di un marito, della moglie. Non c'è soluzione all'amputazione di un arto o ad una vita in sedia a rotelle. Non c'è soluzione alla perdita della vista o dell'udito, ma c'è la speranza di poter proseguire la nostra vita forti della brutta esperienza, grati a Dio per tutto quello che ancora abbiamo. Dalla morte di una persona cara possono nascere nuovi obiettivi che riempiono l'esistenza di sorrisi di bambini, anziani, immigrati che possiamo aiutare. Doniamo al nostro prossimo la speranza, a questo siamo chiamati.

  3.  

    Addì 1 settembre 2015

    In quel tempo, Gesù discese a Cafarnao, una città della Galilea, e il sabato ammaestrava la gente.
    Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità.
    Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte:
    «Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!».
    Gesù gli intimò: «Taci, esci da costui!». Eil demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male.
    Tutti furono presi da paura e si dicevano l'un l'altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?».
    E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione

    Luca 4,31-37

  4.  

    Parlava con autorità

    Educare i figli con autorità

    Sentivo alla radio di uno studio sui metodi educativi, dicevano che ci sono due correnti, una permissivistica ed un'altra autoritaristica. Nella prima si lasciano i figli liberi di fare qualsiasi scelta, anche sbagliata, pur stando loro vicino, nella seconda si indirizzano con premi e punizioni e sopratutto dialogo per far capire le nostre decisioni. Chi segue una strada è profondamente critico con chi segua l'altra. Anzi, chi impone regole è visto spesso da chi la pensa diversamente come un mostro che impedisce ai ragazzi di realizzarsi, ma penso che la creta quando è ancora molle, o l'albero quando è ancora un tenero virgulto, debba essere plasmata affinché prenda la forma del bellissimo vaso o dell'imponente quercia. Ovviamente la natura farà il suo corso e non si può arginare un fiume impedendogli di correre fino a valle, ma lo si può incanalare affinché quella forza non sia distruttiva, ma foriera di vita.

  5.  

    Addì 2 settembre 2015

    In quel tempo, Gesù uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei.
    Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli.
    Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva.
    Da molti uscivano demoni gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo.
    Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro.
    Egli però disse: «Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».
    E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea

    Luca 4,38-44

  6.  

    Tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui

    Tutti pronti a chiedere

    Quando andiamo dal medico siamo molto aperti, ciarlieri, pronti al dialogo perché vogliamo essere guariti, ma poi in altri momenti chi si ricorda del proprio dottore? Chi gli manda un messaggio di auguri nel giorno del suo compleanno? Quando abbiamo bisogno di qualcuno che possa aiutarci ci facciamo in quattro tra inchini, saluti e complimenti, ma quando non ci serve più, quando quello che poteva fare per noi lo ha fatto, ce ne dimentichiamo e lo mettiamo da parte. Così facciamo con Dio. Quando abbiamo bisogno di lui, quando un nostro caro sta male, quando sentiamo un dolore che ci fa preoccupare siamo pronti a metterci in ginocchio, alzare gli occhi al cielo e chiedere aiuto, ma una volta passato quel brutto momento ci dimentichiamo di Lui, contravveniamo ai suoi precetti, evitiamo coloro che potremmo aiutare non contraccambiando così il bene ricevuto. Chi di voi è padre o madre sa benissimo quanto questo comportamento sia proprio di molti ragazzi. Vengono da te con occhi suadenti quando hanno bisogno, ma dietro le spalle, con gli amici, si lamentano degli orari di rientro a casa, delle vacanze, dello studio loro imposto. Ma cosa fanno i genitori? Lasciano correre, sperano che un giorno i figli possano capire l'amore ricevuto e, sopratutto, non smettono di esserci per loro qualunque cosa essi chiedano.

  7.  

    Addì 3 settembre 2015

    In quel tempo, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret
    e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti.
    Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.
    Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca».
    Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».
    E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano.
    Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano.
    Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore».
    Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto;
    così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini».
    Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

    Luca 5,1-11

  8.  

    Presero una quantità enorme di pesci

    Pescatori di bambini

    Spesso nei brani del Vangelo si parla di barca, di pesca, di reti, di pesci, di pesca miracolosa. Si parla di pescatori di uomini ed è bellissimo pensare che proprio oggi inizia la nostra vacanza con attrezzi da pesca, con la barca e con tanti bambini. Speriamo di portare a terra tanto pesce divertendosi, ma più di tutti speriamo di portare tanti bambini a sorridere, a gioire ringraziando Dio della fortuna che hanno avuto, delle grandi grazie che Dio sta facendo per loro. Dal mio punto di vista ringrazio ogni giorno il Signore per tutte le belle cose che ci dona, per la gente che ci vuole bene, per quanti ci vogliono aiutare. Lo ringrazio anche per i tanti pesci che sono sicuro da domani prenderemo, ma anche tornassimo a casa con le reti vuote so che il mio compito di pescatore non è quello di prendere tanti pesci ma di catturare l'attenzione dei bambini per donare loro quell'amore, quell'accudimento che per colpe non loro fino ad oggi non hanno ricevuto. È' un compito assai arduo e non so quanto bene potremo assolverl, ma davanti a Dio posso dire che il nostro impegno è al massimo livello. La nostra vita di pescatori di bambini è dedicata a loro, a tutti quei bimbi che il Signore ha voluto e vorrà mandarci per allietare la nostra vita e dare un senso al nostro essere pescatori

  9.  

    Addì 4 settembre 2015

    In quel tempo, gli scribi e i farisei dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!».
    Gesù rispose: «Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro?
    Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno».
    Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio.
    E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti.
    Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi.
    Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!».

    Luca 5,33-39

  10.  

    I tuoi mangiano e bevono

    Gioia e allegria

    Una frase bellissima che mi è sempre piaciuta dice "misericordia io voglio non sacrificio". Ci sono troppe religioni che impongono grandi sacrifici a coloro che credono, ma per me è una cosa sbagliata perché se amare Dio significa amare il prossimo, come potremmo amarlo digiunando, come potremmo amarlo sacrificandoci e sacrificando costoro con mille vessazioni. Se amare Dio è amare il prossimo bisogna essere gioiosi e allegri. Pensate ad una persona anziana sul letto di morte, non vorrà certo vedere musi lunghi colmi di tristezza, ma avrà bisogno di vedere negli ultimi anni della sua vita gioia e allegria. Pensate ai bambini, come si può educarli dando loro una serie infinita di vessazioni? Come possono digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma se lo sposo è Dio, e se Dio è il nostro prossimo, come possiamo digiunare quando i bambini, gli anziani, i carcerati sono con noi? Dobbiamo vivere una vita di gioia e di allegria, questo non significa spensierata ma vuol dire certamente occuparsi dei problemi degli altri, ma cercando di avere sempre il sorriso sulle labbra perché una delle cose più importanti che possiamo donare al nostro prossimo è proprio la nostra allegria

  11.  

    Addì 5 settembre 2015

    Un giorno di sabato; Gesù passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.
    Alcuni farisei dissero: «Perché fate ciò che non è permesso di sabato?».
    Gesù rispose: «Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni?
    Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?».
    E diceva loro: «Il Figlio dell'uomo è signore del sabato».

    Luca 6,1-5

  12.  

    Perché fate ciò che non è permesso di sabato?

    Regole lecite e non lecite

    In ogni contesto di gruppo, sia esso un comune, una nazione, una famiglia, un'associazione ci sono delle regole, delle cose lecite e delle cose non lecite. A volte però bisognerebbe domandarsi però ciò che è giusto e ciò che non lo è perché le regole devono essere a favore dell'uomo non contro di lui. Con i figli, ad esempio, nel permettere e nel proibire bisogna capire quali e quanti danni facciamo pensando, in buona fede sicuramente, a tutelarli. Lasciare loro la libertà che chiedano non sempre è a favore loro così come ristringerla impedendo loro di fare certe cose può essere un danno maggiore che non permetterglielo

  13.  

    Addì 6 settembre 2015

    Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
    E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano.
    E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua;
    guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà» cioè: «Apriti!».
    E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
    E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano
    e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

    Marco 7,31-37

  14.  

    Effatá

    Percorsi di fede

    Molti ragazzi in special modo gli adolescenti sono sordi ad ogni insegnamento. Se il papà o la mamma dicono loro qualcosa è principio pressoché comune di fare l'esatto contrario così, per ribellione, per natura. Arriva un momento però nella loro vita in cui è necessario che le loro orecchie ed il loro cuore si aprano affinché inizino il loro percorso di vita. Questo accade quando un qualche fatto li colpisce duramente, oppure si trovino a dover fronteggiare una situazione alla quale tengano moltissimo. Così è anche per tutti. Anche noi siamo chiamati a crescere, anche noi dobbiamo imparare ad aprire le orecchie ed il cuore a certi insegnamenti, a certi principi, a certi valori. Quante persone ho conosciuto che con orgoglio dicevano io sono ateo, ma al momento della sofferenza mi chiedevano di dire una preghiera per loro o per il loro caro ammalato. Amo pensare che coloro i quali chiedono aiuto a Dio, seppur indirettamente chiedendo una preghiera ad altri, hanno iniziato quel giorno un percorso di fede. È bellissimo vedere quanto il Vangelo sia contemporaneo e parli a tutti noi ogni giorno. Effatá ci dice Gesù, cioè apriti. Ce lo dice quando siamo sofferenti, ce lo dice quando il nostro cuore e indurito, quando le nostre orecchie non vogliono sentire, quando non vogliamo accogliere la parola di Dio. Ma il signore non ci impone nulla, pazientemente aspetta che noi ci accorgiamo della nostra malattia e si vada da lui a chiedere aiuto, è allora che egli, senza rancori per un averlo seguito prima, ci dice Effatá, Apriti.

  15.  

    Addì 7 settembre 2015

    Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita.
    Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui.
    Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Alzati e mettiti nel mezzo!». L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato.
    Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: E' lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?».
    E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: «Stendi la mano!». Egli lo fece e la mano guarì.
    Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

    Luca 6,6-11

  16.  

    "Stendi la mano". Egli lo fece, è la mano guarì

    Forse questo messaggio non è per te

    Se non vuoi sentirti chiamare papà o mamma da un bambino che non ha il tuo stesso sangue, questo messaggio non è per te. Se non vuoi che un gruppo di bimbi festosi vogliano farti vedere come hanno imparato a mettere la testa sott'acqua o quale bel tuffo sappiano fare, questo messaggio non è per te. Se non vuoi che tanti bimbi con gli occhi languidi ti mandino un bacio soffiando sulla loro mano, facciano per te tanti bellissimi disegni con la scritta ti voglio bene, questo messaggio non è per te. Se non sei pronto ad aprire il tuo cuore ai bambini che hanno la mano inaridita, pronto a guarirli, a proteggerli contro ogni insidia anche se non sono figli tuoi, questo messaggio non è per te.
    In un matrimonio si promette fedeltà il giorno in cui ci si sposa ma poi è una sfida continua per mantenere la promessa data e ci sono dei momenti in cui è importante rinnovare questa promessa, riscoprire l'amore per l'altra persona. In questi giorni sono a Lipari con i miei ragazzi 16 bimbi che mi vogliono un bene dell'anima ed ogni giorno me lo dimostrano con 1000 attenzioni, sorrisi, baci da lontano, abbracci, desiderio di di starmi vicino in ogni occasione, di venire a pescare con me anche se alcuni di loro soffrono il mal di mare. Non ho mai dubitato della mia scelta di stare vicino ai ragazzi, avrò i miei difetti, avrò sbagliato tante volte, ma se in una operazione aritmetica il totale si vede in fondo dopo tante cifre in rosso col segno meno, e tante cifre in blu con il segno più oggi, ne sono certo, il bilancio è sicuramente positivo, e la mia gioia di stare con loro è grandissima, ed ho la consapevolezza vedendo un bambino sereno, spigliato, sempre più sicuro di sé, affrontare i suoi problemi quotidiani che siamo sulla strada giusta per aiutarli a crescere. Non potremo guarire tutti bimbi che arrivano da noi con una mano inaridita, sordi, ciechi, incapaci di affrontare il mondo, ma certamente potremo migliorare la loro vita e attraverso di loro migliorare anche la nostra. Se anche tu vuoi essere un guaritore di bambini, buttati nella mischia e ne riceverai stanchezza, delusioni, dispiaceri, ma certamente grandi gioie e soddisfazioni, ed alla fine il bilancio sarà positivo perché avrei migliorato sicuramente la loro vita.

  17.  

    Addí 8 settembre 2015

    Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
    Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli,
    Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram,
    Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn,
    Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse,
    Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa,
    Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf,
    Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia,
    Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia,
    Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia,
    Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
    Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle,
    Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor,
    Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd,
    Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe,
    Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.
    Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
    Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
    Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
    Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
    Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
    "Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele", che significa Dio-con-noi.

    Matteo 1,1-16.18-23

  18.  

    Quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo

    Abbiamo tanti figli

    Dall'unione di un uomo e una donna arriva un figlio. Verità incontestabile, ma molto si discute se questo bambino sia mandato da Dio o meno, contrapposizione secolare tra atei e fedeli, ma la cosa certa è che molti bambini arrivano nelle nostre case da vie traverse, tramite l'affido oppure l'adozione, ma anche genitori disperati che abbandonano i loro figli in ospedale, oppure nei cassonetti o sui cigli delle strade, ma anche tanti bambini che arrivano sulle nostre spiagge abbandonati dal mare e da scafisti senza scrupoli. Tutti bambini, tutti figli di nessuno e di tutti. Se la nostra società non è in grado di occuparsi dei migranti, degli anziani, dei tossicodipendenti, dei carcerati non è una buona società, ma non occuparsi dei bambini abbandonati, soli e indifesi è un crimine, un atto scellerato che grida vendetta davanti a Dio. Possiamo credere, possiamo non credere, ma davanti ad un bambino che ha bisogno di noi come può la nostra coscienza guardare altrove? Eppure così accade ogni giorno anche tra coloro che decidano in un primo momento di accogliere nella propria casa un bimbo. Quanti affidamenti, quante adozioni falliscono, quante comunità rimandano indietro un bambino perché troppo difficile da gestire, quante assistenti sociali riconsegnano nelle mani dei genitori naturali bambini che potrebbero essere salvati ma che così facendo vengono condannati ad una vita di stenti e maltrattamenti solo per risparmiare quattro soldi: oggi il vero Dio davanti al quale in molti, in troppi si inchinano. Un figlio è un figlio e non può essere che non abbia un papà ed una mamma pronti ad accudirlo, ad amarlo. Come può un bambino crescere senza amore? Pensate a voi, alla vostra vita, pensate se non aveste avuto l'affetto, l'accudimento, l'amore di un papà ed una mamma, come sareste cresciuti? Cosa sareste oggi? Ecco, allora non lasciamo che questi bambini soffrano per l'assenza di genitori capaci di accoglierli. Accogliamo questi nostri figli come un dono dal cielo e non come un problema da risolvere, accogliamoli così come siamo stati accolti noi in seno alla nostra famiglia, accogliamoli perché tutti noi siamo i loro genitori

  19.  

    Addì 9 settembre 2015

    In quel tempo, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
    «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.
    Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete.
    Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo.
    Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
    Ma guai a voi, ricchi, perché avete gia la vostra consolazione.
    Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete.
    Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti»

    Luca 6,20-26

  20.  

    Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame

    Yacht e ricchezza

    Estate, periodo di vacanze. Sarà capitato anche a voi di vedere situazioni che contrastano con la nostra quotidianità, nel bene come nel male. Chi è andato in paesi esotici ha certamente visto una gran povertà a fianco di una grande ricchezza. Non c'è bisogno di andare tanto lontano per vedere lussuosi yacht a fianco di barchette sgangherate, ricchi che dal ponte delle loro quasi navi vi guardano dall'alto in basso mentre passate su grossi barconi per visitare, pigiati come sardine, le spiagge per i turisti. Non deve esserci invidia né gelosia, ma quando vedo tanta ostentazione di ricchezza ringrazio Dio per quello che ho e prego che quelle persone a bordo delle loro stupende imbarcazioni abbiano la generosità di condividere con altri le loro fortune, di aiutare chi ha meno di loro, come tutti noi dovremmo fare. Non c'è colpa nella ricchezza, c'è colpa nella non condivisione, c'è colpa nel vedere chi è più povero come inferiore, c'è colpa nel poter fare qualcosa per gli altri e non farlo per avere sempre di più. Non sono mai triste quando vedo un povero se ha la forza di ridere, se è un buon genitore, se mette tutto il suo impegno per migliorare la sua situazione e quella della sua famiglia, mi viene invece un po' di tristezza quando vedo un ricco incapace di aiutare il prossimo. Non sta a noi giudicare la persona, a noi spetta però il compito, quando questo sia possibile, di aiutare tutti, anche il ricco ad aprire il cuore agli altri perché chi ha fede sa che il povero onesto e in grazia di Dio, mentre il ricco egoista potrebbe avere una brutta sorpresa alla fine della sua esistenza terrena.

  21.  

    Addì 10 settembre 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « A voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano,
    benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.
    A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.
    Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo.
    Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
    Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.
    E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.
    E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
    Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.
    Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.
    Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato;
    date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio »

    Luca 6,27-38

  22.  

    Amate i vostri nemici

    Fate la pace, non la guerra

    Potresti essere le persone più buone del mondo, ma sicuramente avreste comunque molti nemici. Anche santi come madre Teresa, o lo stesso Gesù, pur non facendo male a nessuno avevano nemici. Purtroppo il mondo è così, qualunque cosa fai troverai sempre qualcuno che non crede alla tua buona fede, invidioso, geloso, o semplicemente che la pensa diversamente da te. È impossibile mettere tutti d'accordo ed essere amico ed in pace con tutti. Spesso mi esprimo su valori e principi, prendendo una posizione netta, trovando molti detrattori, ma qualunque posizione prendessi troverei sempre qualcuno in disaccordo pronto a scagliare pietre. Anche coloro che per il quieto vivere si dicono sempre d'accordo con tutti, oppure rinunciano ad esprimere una propria idea trovano chili contesto proprio per il fatto di non schierarsi. Dobbiamo così imparare a trattare con i nostri nemici. La cosa più naturale e quella di contrastarli, di render loro pan per focaccia vendicandosi dei torti subiti, togliere loro il saluto, combattere tutte le guerre nelle quali veniamo da loro coinvolti. Forse è naturale, forse è spontaneo, ma è giusto? Certamente no, perché così facendo si alimenta l'odio e la cattiveria. Gesù, con la sua vita, che lo si creda o meno figlio di Dio, ci ha dimostrato come l'amore, anche verso coloro che ci fanno del male, vince sull'odio e sulla cattiveria. Se avesse combattuto guerre guidando il suo popolo con una spada in mano, sarebbe stato uno dei tanti condottieri belligeranti, ma amando i propri nemici ci ha donato un modo diverso di affrontare la vita. Spesso sono stato attaccato, e spesso ho replicato punto su punto ad ogni accusa, ritrovandomi spesso in un ginepraio senza via di uscita. Poi ho capito che questa non era la strada giusta da percorrere, ho cominciato ad amare i miei nemici, mi sono ritrovato spesso a pregare per loro, sperando che cambiassero il loro atteggiamento negativo e si potesse creare un rapporto, se non di amicizia, almeno di scambio pacato di opinioni. Devo dire che alcune persone Che inizialmente mi erano ostili, sono diventati poi buoni amici. La via migliore per avere un buon rapporto con il prossimo non è certo la guerra, ma l'amore, la comprensione, il rispetto, il perdono. Facile? No di certo perché ogni schiaffo fa male e voler bene a chi ci sputa addosso, magari senza che ne capiamo neppure il motivo, non ci viene certo spontaneo, ma avendo provato entrambe le strade, posso dire che i risultati migliori li ho avuti cercando la pace e non la guerra

  23.  

    Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 6,39-42.
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca?
    Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.
    Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?
    Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello».

  24.  

    Togli prima la trave dal tuo

    Guardiamoci allo specchio

    Siamo sempre pronti a guardare i difetti degli altri, criticare, giudicare ogni singola azione fatta dalle persone che incontriamo, ma difficilmente ci guardiamo allo specchio per cercare quelli che sono i nostri difetti. Pensiamo di essere perfetti o, quantomeno, reputiamo i nostri errori o le nostre criticità come minime, sempre pronti a trovare una valida scusante al nostro cattivo comportamento, ma siamo spesso ipocriti al punto da non ascoltare le motivazioni che spingono gli altri ad agire in un certo modo. Ogni azione fatta dal nostro vicino la valutiamo sempre in un unico modo, ma ogni situazione ha diverse spiegazioni, e dovremmo almeno chiedere agli altri il perché di un certo agire, senza supporre nulla, né tantomeno giudicare quello che per noi è una verità inconfutabile, infatti ogni medaglia ha il suo rovescio ed ogni cosa può essere vista ed interpretata da più lati. Pensiamo sempre inoltre che il cattivo comportamento degli altri nei nostri confronti sia dovuto a loro colpe, ma ci siamo mai domandati se noi siamo causa di quello stesso comportamento? Se imparassimo guardarci di più allo specchio e se fossimo, se non pronti a perdonare e scusare, almeno capaci di chiedere spiegazioni prima di farci un'idea sbagliata, il mondo andrebbe sicuramente meglio, e certamente le relazioni tra le persone sarebbero più distese e più serene

  25.  

    Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 6,43-49.
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni.
    Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.
    L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.
    Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?
    Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile:
    è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.
    Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande».

  26.  

    Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi

    Possono esistere alberi cattivi che diano frutti buoni?

    Nella vita sarebbe impossibile fare tutto bene, ognuno di noi ha fatto, fa e farà tantissimi sbagli. Questo non significa che ognuno di noi sia cattivo. Una cosa che per me è giusta per altri può essere sbagliata e viceversa. Dovremmo imparare a confrontarci, specialmente quando siamo tutti dalla stessa parte e si cerca di fare la stessa cosa. Cercare di realizzarla in modi diversi non significa che sia sbagliato un modo oppure un altro, ma farsi la guerra quando abbiamo gli stessi valori di fondo, la stessa meta è veramente una cosa stupida. Ci sono già coloro che ci sono ostili dai quali doversi difendere, e combattere contro chi ha dinanzi lo stesso nemico comune è come cercare di uccidere un soldato del proprio esercito indebolendolo. Ma purtroppo la stupidità umana e così grande che si guarda più come viene fatto una cosa piuttosto che alla cosa stessa. Spesso le critiche provengono persino da persone che non hanno una conoscenza diretta dei fatti. Non penso che un albero che dà frutti buoni possa dare frutti cattivi, ma c'è chi la pensa diversamente e crede che se il frutto è buono non dipenda dall'albero, se un bambino, dieci bambini, cento bambini sono cresciuti bene non sia merito di chi li ha educati, ma esclusivamente del caso oppure della loro forza. A ognuno le sue opinioni, anche se qualche volta mi sembrano delle pure eresie

  27.  

    Addì 13 settembre 2015

    In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?».
    Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti».
    Ma egli replicò: «E voi chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo».
    E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno.
    E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare.
    Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo.
    Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
    Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
    Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà».

    Marco 8,27-35

  28.  

    Chi vorrà salvare la propria vita la perderà

    Migriamo anche noi

    L'esodo dei profughi e ormai purtroppo un bollettino di guerra al quale ci siamo tristemente abituati. Sentir parlare di trenta, quaranta, cinquanta morti ormai è una consuetudine, ma pensiamo a coloro che partono, al dramma che hanno nel cuore, al non sapere se rivedranno le loro famiglie oppure periranno nei flutti del Mediterraneo, eppure partono lo stesso, vanno verso l'ignoto, pronti a perdere la loro vita per guadagnarne una migliore per sé e per i propri figli. Anziché denigrare questi sventurati dovremmo vedere in loro il coraggio di una scelta difficile. Lasciare la propria casa, la propria famiglia non è certo cosa facile, ma coloro che realizzano il sogno di trovare una collocazione nel mondo con un lavoro, la famiglia sistemata, i figli al sicuro affronterebbero tutto quello che hanno passato, altre mille volte. Anche noi dovremmo imparare ad attaccarci alla speranza di una vita migliore, anche noi non dovremmo esitare a fare un salto nel buio per trovare una strada che ci dia maggior protezione e sicurezza. Troppo spesso consideriamo certi valori come ciarpame, vecchiume da gettare. Principi come la solidarietà l'altruismo, il dedicare la vita agli altri curando le loro piaghe sono per molti tempo perso, sottratto al proprio intoccabile diritto a divertirsi e godersi la vita finché ci siano le forze. Gli immigrati oggi ci danno una grande lezione: dare un taglio netto al passato, tagliare il cordone ombelicale che ci lega alla nostra quotidianità per migliorare la nostra vita e quella di coloro che ci sono stati affidati. Impariamo a prendere su di noi la propria croce rinnegando noi stessi, evitando di porci su un piedistallo attorno al quale tutto il mondo debba ruotare e facciamoci servitori del prossimo, immigrato, bambino maltrattato, anziano, malato terminale, di chiunque abbia bisogno di noi

  29.  

    Addì 14 settembre 2015

    In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: «Nessuno è mai salito al cielo, fuorchè il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo.
    E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo,
    perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
    Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
    Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

    Giovanni 3,13-17.

  30.  

    Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui

    Errori fatti

    Avete mai fatto degli errori rendendovene poi conto e capendo che avreste meritato per essi una bella tirata di orecchie, ma nessuna punizione sia mai arrivata? Ci siamo sentiti sollevati quando né l'uomo, né la vita, né Dio ci hanno giudicati in base al nostro errore, e la cosa ci ha fatto piacere, al punto da promettere a noi stessi di non ripetere mai più quel brutto errore per il quale ci saremmo aspettati una severa condanna.
    Quando però a noi capita di vedere qualcuno che sta sbagliando siamo i primi a puntare il dito gridando allo scandalo,
    giudicando la persona in maniera dura e inflessibile, senza darle neppure la possibilità di spiegarsi.
    Non sarebbe dunque forse il caso di usare con il prossimo la stessa cortesia con la quale veniamo trattati da Dio?

  31.  

    Addì 15 settembre 2015

    In quell'ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.
    Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!».
    Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

    Giovanni 19,25-27

  32.  

    Donna, ecco il tuo figlio

    Il dono di una mamma

    Per quasi tutte le persone la mamma ha un'importanza fortissima e molto particolare. Non c'è giorno che non pensi alla mia, a quanto sarebbe bello poter condividere con lei ogni momento della mia crescita spirituale e dell'associazione, poterle far vedere i pesci che prendo, le foto che faccio, poter chiedere un consiglio sul come gestire una certa situazione, gioire con lei per ogni successo, piangere sulle sue spalle per ogni sconfitta o per un torto ricevuto. Non posso farlo, se non in una condivisione di cuore, ma non passa giorno che non ringrazi Dio di averle detto un tempo "Donna, ecco tuo figlio"

  33.  

    Addì 16 settembre 2015

    In quel tempo, il Signore disse:
    «A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili?
    Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!
    E' venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio.
    E' venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.
    Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli».

    Luca 7,31-35

  34.  

    Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!

    Un po’ di coerenza

    Quando siamo in inverno sento le persone brontolare per il freddo e pregare affinché arrivi al più presto la primavera, in estate le stesse persone brontolano per il troppo caldo e invocano l’inverno. Quando si è ragazzi ci aumentiamo l’età per dimostrare di essere uomini e donne, poi cominciamo a diminuircela per non apparire troppo maturi. Se non abbiamo un lavoro lo chiediamo a gran voce, ma quando lo abbiamo sputiamo nel piatto in cui mangiamo o mordiamo la mano di chi ci paga lo stipendio. Gli immigrati sottopagati che fanno lavori umili sono e sono stati importanti per l’economia occidentale, ma adesso che chiedono il nostro aiuto per fuggire dalla miseria e dalle violenze di assurde guerre siamo capaci soltanto di erigere muri e litigare per chi debba accoglierli. Quando abbiamo un grosso problema crediamo in Dio e lo preghiamo affinché ci aiuti a risolverlo, quando invece stiamo bene bestemmiamo non confidando in niente. Come ci rimanete quando vostro figlio vi copre di attenzioni o fa il bravo se deve ottenere qualcosa, ma risponde male o non ubbidisce quando ha ottenuto quanto desiderato ? Iniziamo noi ad essere coerenti, ad amare il nostro prossimo anche quando si comporta male semplicemente perché ha bisogno di noi, del nostro perdono, di una nostra carezza, della nostra vicinanza. Impariamo ad amarlo anche quando è poco simpatico, irritante, un po’ arrogante perché noi per primi vorremmo qualcuno vicino quando sbagliamo che ci accetti per quello che siamo, che ci accolga anche nei momenti difficili della nostra vita. Impariamo ad amare Dio anche quando ci chiede qualcosa che non ci piace, nella malattia, nella sofferenza, nella solitudine. Coerenza e costanza nelle cose che facciamo,ma soprattutto nei sentimenti verso il prossimo producono rapporti stabili e pieni di armonia. Costruiamo questi rapporti non solo per noi,ma per il bene di coloro che ci sono vicini, in particolar modo per i nostri figli.

  35.  

    Addì 17 settembre 2015

    In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola.
    Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato;
    e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.
    A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice».
    Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da dirti». Ed egli: «Maestro, dì pure».
    «Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta.
    Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?».
    Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».
    E volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.
    Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi.
    Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi.
    Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco».
    Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi peccati».
    Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?».
    Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; và in pace!»

    Luca 7,36-50

  36.  

    Le sono perdonati i suoi molti peccati, perché molto ha amato

    Bambini che hanno trovato l'amore

    Mi capita spesso di vedere bambini e ragazzi figli di amici che sono certamente innamorati dei loro genitori, ma non hanno quelle grandi dimostrazioni di affetto che hanno i miei ragazzi nei nostri confronti. Continuamente chiedono un abbraccio, continuamente vogliono baciarci, insistentemente chiedono di essere considerati. Chi ha tutto e da per scontato l'amore dei propri genitori, l'amore della moglie o del marito, l'amore per i figli poco ama perché tutto gli è dovuto, ma chi non ha la possibilità di dare per scontato quell'amore che dovrebbe essere naturale, specialmente nei confronti di un figlio, una volta che trova quell'affetto, quell'amore, quell'accudimento che per troppo tempo non gli è stato concesso, ama talmente tanto da essere quasi morboso. E' un po' la situazione di chi per tanti anni resta solo e poi un giorno miracolosamente trova il compagno o la compagna ideale, farà di tutto, a volte forse anche esagerando, per dimostrare a quella persona tutta la riconoscenza per essere entrato nella sua vita. E' anche per questo che i grandi peccatori, coloro che come me sbagliano tantissimo, sono innamorati di Dio, perché sono continuamente perdonati da lui e tanto amati nonostante i molteplici errori. E' anche vero il contrario, che maggiormente ameremo Dio ed il nostro prossimo, tanto più grande sarà l'amore che ne riceveremo.

  37.  

    Addì 18 settembre 2015

    In quel tempo, Gesù se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio.
    C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.

    Luca 8,1-3

  38.  

    Li assistevano con i loro beni.

    Generosità, gioco di squadra

    Quando sono in barca con i ragazzi a pescare ognuno ha un suo ruolo ben preciso: c’è chi annesca le gallette, chi trova il posto ove calarle e guida la barca, chi prepara il brumeggio, chi scruta l’orizzonte contando le gallette in mare nell’attesa che i pesci abbocchino e tutti insieme si possa esultare per la cattura, chi recupera le occhiate o le lecce con il retino, chi le libera dall’amo posizionandole nella scatola-frigo, chi ripone nel secchio le gallette a pesca finita, chi pulisce la barca dall’inondazione di pane. Ognuno ha più di un compito, ma è grazie allo sforzo di ciascuno se torniamo a casa con il carniere pieno di grossi pesci. Nessuno è più importante dell’altro, nessuno svolge una mansione più umile o peggiore, ma tutti sono chiamati a far vincere la squadra. Ovviamente se qualcuno compie male il proprio incarico la pesca va male e si rischia di non prendere nulla. Così è nella vita di ogni gruppo, sia esso una comunità, un’Associazione come la nostra, una qualsivoglia famiglia. Ogni membro è chiamato a partecipare con generosità, dando ciò che può: la parola per riflettere, le opere per camminare nella vita, il dono di beni materiali e denaro per le necessità quotidiane. Il ruolo di un figlio chiamato ad ascoltare e seguire certi insegnamenti con amore non è da meno di quello di un genitore che porta lo stipendio in casa con generosità ed abnegazione affinché la famiglia funzioni

  39.  

    Addì 19 settembre 2015

    In quel tempo, poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola:
    «Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono.
    Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità.
    Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono.
    Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per intendere, intenda!».
    I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola.
    Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perchè vedendo non vedano e udendo non intendano.
    Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio.
    I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati.
    Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno.
    Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione.
    Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza»

    Luca 8,4-15

  40.  

    Il seminatore uscì a seminare la sua semente

    Un granello di speranza

    Ogni giorno semino, ogni giorno cerco di insegnare qualcosa ai miei ragazzi, talvolta con una rimprovero, in altre occasioni con l'esempio, in altre ancora con delle favole, ma in qualunque maniera cerco di mettere dentro il loro cuore un seme affinché imparino regole, principi, valori, modi di comportarsi nel gruppo. Semino, semino e ancora semino, ma non so mai quale possa essere il risultato perché non dipende solo dal seminatore, molto dipende dal terreno che incontro. Molti dei ragazzi che ho avuto hanno imparato qualcosa di ciò che abbiamo insegnato loro, qualcuno si è perso in brutte strade, altri hanno trovato la forza di uscire dalla droga, altri ancora si sono fatti una famiglia ed ora hanno figli ai quali insegnare ciò che hanno appreso da noi. Al di là della gioia di vedere il risultato di tanta fatica è meraviglioso poter seminare ogni giorno perché ogni seme e un granello di speranza per migliorare la nostra società, ma più che altro per vedere in un ragazzo piccole trasformazioni. Quando uno di loro sbaglia non sono preoccupato, bensì dispiaciuto quando non riesco direttamente o indirettamente a far loro capire l'errore che hanno commesso perché significa che quello sbaglio è fine a se stesso e non produrrà l'effetto di migliorare quel bimbo. Non bisogna mai stancarsi di seminare nemmeno quando i ragazzi si allontanano, perché se c'è l'occasione, anche con una telefonata o un messaggio, bisogna continuare a dar loro quel granello di speranza al quale possano un giorno aggrapparsi qualora si trovino in cattive acque.

  41.  

    Addì 20 settembre 2015

    In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse.
    Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà».
    Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.
    Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?».
    Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.
    Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti».
    E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
    «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato»

    Marco 9,30-37

  42.  

    Per la via avevano discusso tra loro chi fosse il più grande

    Un guantino da bimbo

    Sicuramente vi sarà capitato tantissime volte di vedere guantini o scarpine da bambino, tutine in formato mignon. Quanta tenerezza fanno pensandoli addosso ad un bambino piccolo. In quel momento il nostro cuore si allarga, spazia nei ricordi dei nostri figli o nipoti di quando erano piccoli oppure ci inteneriamo per il desiderio di aver voluto stringere tra le braccia di un bambino piccolissimo e non aver potuto farlo. Quel guanto, quella scarpina, quella salopette sono la misura dell'amore. Se rapportassimo ogni nostra azione, ogni sentimento, ogni visione del mondo a misura di bambino avremmo una capacità di amare molto più ampia, più profonda e certamente più libera da mille preconcetti. Pensate a voi in questo momento, al modo in cui amate: quando si tratta di un rapporto legato ad un bambino, come ad esempio l'amore per un genitore, per il figlio o il nipote è un amore puro, ma se si ama un partner o un amico siamo legati a mille preconcetti. Se un figlio si scorda del vostro compleanno ci passate sopra, ma guai se a dimenticarsene è vostro marito, se non avete un'attenzione per vostra madre vi ripudierà come figli? Certamente no, ma quante coppie si lasciano perchè non ci sono più attenzioni di uno verso l'altro? Se tutto fosse a misura di bambino forse non andremmo nello spazio, ma avremmo una vita più serena e più pura

  43.  

    Addì 21 settembre 2015

    In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
    Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli.
    Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
    Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.
    Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

    Matteo 9,9-13

  44.  

    Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati

    Laurea in Uomo o Donna

    Per chi avesse preso una laurea in medicina, sarebbe un delitto Non curare una persona malata. Così chi è avvocato non può rifiutarsi di difendere una persona colpevole cercando di trovare con il giudice una pena che possa aiutarlo a redimersi, il commercialista non può rifiutarsi di dialogare con l'ufficio delle imposte per perorare la situazione di un suo cliente. Allo stesso modo ognuno di noi che ha una laurea in essere uomo o donna, non può, non deve rifiutarsi di aiutare chi ha bisogno, chi versa in situazioni peggiori delle proprie. Il mondo è pieno di persone malate, non tanto nel fisico, quanto nello spirito e tutti hanno bisogno di una buona parola, di un consiglio, di accoglienza e ciascuno di noi è chiamato a questi servizi, sarebbe un delitto esimerci

  45.  

    Addì 22 settembre 2015

    In quel tempo, andarono a trovare Gesù la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
    Gli fu annunziato: «Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti».
    Ma egli rispose: « Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica »

    Luca 8,19-21

  46.  

    Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica

    Progetto famiglia

    Non c'è un ragazzo che non aneli a formare una propria famiglia staccandosi dai genitori. Non è mancanza di amore o mancanza di rispetto ma significa trovare una propria strada in maniera indipendente, anche se questo significa fare degli errori e dei sacrifici. Non tutti riescono, qualcuno fa scelte sbagliate e cade ma chi cerca veramente di costruire un futuro per sé e per la propria compagna o compagno avrà trovato la sua nuova identità. Così è per chi, dopo un percorso alla vera ricerca della fede, riesce a trovare Dio all'interno di una comunità vedrà nei suoi membri i propri fratelli e sorelle perché accomunati dal bene verso Dio, al pari del formarsi di una nuova famiglia dove ai primi posti nel proprio cuore ci saranno marito e moglie, i figli e tutti coloro, genitori in testa, che crederanno in quel progetto famiglia

  47.  

    Addì 23 settembre 2015

    In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie.
    E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
    Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno.
    In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino.
    Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi».
    Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni

    Luca 9,1-6

  48.  

    Nell'uscire dalla loro città scuotete la polvere dai vostri piedi

    Rientrati da Lipari

    Rientrati dalla vacanza Lipari con grandissima gioia e soddisfazione per l'accoglienza ricevuta. Purtroppo non si può piacere a tutti e a qualcuno diamo comunque fastidio, magari per la presenza di tanti bambini o per aver scombussolato la loro quotidianità, o per aver messo un furgone troppo vicino alla loro attività, ma poco importa perché la stragrande maggioranza delle persone apprezza i nostri bimbi ed il lavoro svolto con essi dimostrando tutta la sua gioia nel donare quello che ha a disposizione. Così il bimbo che pesca qualche pesciolino sul molo e ce ne fa dono, oppure il bar che ci dona le paste aprendosi all’accoglienza e all’ospitalità per il prossimo anno, il finanziere che viene in casa solo per conoscerci e stringerci la mano, il comandante della Capitaneria che arriva sulla spiaggia per sapere come stiamo e se ci siamo sistemati bene con i gazebo per i quali ci ha fatto avere i permessi, la Regione Sicilia che il prossimo anno vuole patrocinare l’evento, padre Gaetano, alias Monsignor Sardella, che nelle sue omelie ci fa conoscere, apprezzare ed amare dai fedeli chiedendo aiuto per noi e venendo ad offrirci la colazione il giorno della partenza, la Siremar che ci ha fatto viaggiare gratis con cabine comunicanti donandoci un ottimo servizio. Ma più di tutti ci sono loro, Silvia, Massimo, Francesca e Silvina, proprietari dell’albergo Casajanca di Canneto di Lipari che da anni ci aprono le porte del loro magnifico Hotel, delle loro case e soprattutto del loro cuore donandoci oltre ai tanti posti letto, una grande amicizia, una moltitudine immensa di sorrisi, attenzioni e complimenti, quell’amore spassionato senza interessi che fa tanto bene al cuore. Sono passate solo poche ore da quando siamo tornati, ma tutti noi stiamo già contando quanti giorni mancano per poter tornare a Lipari a godere di questo grandissimo calore che abbiamo ricevuto, ed ogni anno è sempre più grande. Toglieremo dai nostri calzari la polvere di chi non ci ha accolto pregando per loro affinché capiscano che essere più accoglienti porta un miglioramento nella propria vita, specie quando si tratta di bambini, ma soprattutto serberemo nei nostri cuori il calore che abbiamo ricevuto che servirà a scaldarci nei lunghi mesi invernali ormai alle porte

  49.  

    Addì 24 settembre 2015

    In quel tempo, il tetrarca Erode sentì parlare di tutto ciò che accadeva e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risuscitato dai morti»,
    altri: «E' apparso Elia», e altri ancora: «E' risorto uno degli antichi profeti».
    Ma Erode diceva: «Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?». E cercava di vederlo.

    Luca 9,7-9

  50.  

    Cercava di vederlo

    Ma cosa stiamo cercando?

    Mi sono sempre domandato come mai tante persone fanno di tutto per vedere il proprio idolo, avvicinarvisi il più possibile, poterlo toccare. E’ quasi come se vederlo dal vivo lo facesse apparire più umano, più reale. Oggi con la televisione che porta le immagini nelle nostre case questo fenomeno si è un po’ acquietato, ma se guardiamo nel recente passato le ragazzine stavano giorni in attesa dell’arrivo dei Beatles o altri idoli. Così facciamo con qualunque persona di cui sentiamo parlare bene, dobbiamo vederla, toccarla, stringergli la mano. Povero Papa Francesco, e cosa avrà pensato Madre Teresa o Padre Pio quando la gente anelava a toccare un lembo del loro vestito. Così in tanti fanno con Dio, lo vogliono, lo devono vedere e inutilmente lo cercano guardando in cielo, aspettano i miracoli corredati di lampi e fulmini e, non vedendo questi segni, in molti si stancano e smettono di cercare, smettono di credere perché “non vedono”. E’ più facile credere in un cantante, nella sua onnipotenza legata al denaro, piuttosto che a Dio perché il primo lo si vede sui giornali, in televisione, nei concerti, mentre Gesù non si fa fotografare. Eppure, se sapessimo cosa stiamo cercando, lo vedremmo. Dio ci insegna che è povero tra i poveri, piccolo tra i più piccoli. Volete vedere Gesù? State cercando Dio? Guardate in mezzo ai bambini e là lo troverete, cercatelo tra gli anziani abbandonati e lì ci sarà anche lui. Guardate in mezzo agli ultimi, agli oppressi, ai poveri,ai condannati dalla nostra società e potrete vederlo.