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  1.  

    Addì 18 dicembre 2016

    Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
    Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
    Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
    Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
    Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
    "Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele", che significa Dio-con-noi.
    Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa

    Matteo 1,18-24

  2.  

    Gli apparve un angelo in sogno

    Sogni che diventano realtà

    Presi dalla nostra routine e dalla quotidianità a volte ci dimentichiamo di sognare, oppure mettiamo da parte i nostri sogni perché troppo occupati.
    Eppure, forse non ce ne rendiamo conto, sono proprio i sogni che ci danno la forza di vivere. Se non avessimo un obiettivo anche un po' pazzo, irrealizzabile o fantastico, non riusciremmo a stare con i piedi per terra. Pensate ai bambini, a come sono felici pensando che da grandi saranno principesse, astronauti, supereroi. E quando i sogni di un bambino si infrangono sulle rocce della realtà arrivano altri sogni come quello di sposare l'uomo più bello, diventare piloti di Formula 1, oppure trovare un lavoro che ci faccia diventare ricchi e poter aiutare tanta gente. Sogni difficili da realizzarsi, ma non impossibili, sogni che da ragazzi continuiamo ad accarezzare anche quando troviamo la nostra strada. Eppure da adulti in molti smettono di sognare, e si ritrovano a vivere una vita senza emozioni, una vita già scritta e dove la parola fine talvolta sembra essere l'unico fremito cui si abbia diritto. Quando ho fondato l'Associazione mi si è aperto un mondo davanti ed il mio sogno è quello di aiutare tutti i bambini del mondo. Irrealizzabile? Forse, ma tendere verso di esso significa essere più vicini a quel sogno, ed ogni volta che aiutiamo un bambino a sollevarsi da terra sarà come fare un passo in quella direzione, ed anche se non realizzeremo in pieno il nostro sogno, potremo dire di averci provato, potremo dire di esserci avvicinati, tanto o poco non importa, perché l'importante è avere un sogno e non cessare mai di credere in esso.

  3.  

    Addì 19 dicembre 2016

    Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.
    Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.
    Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
    Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso.
    Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso.
    Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso.
    Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.
    Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.
    Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio.
    Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
    Zaccaria disse all'angelo: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni».
    L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio.
    Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo».
    Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.
    Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
    Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa.
    Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini»

    Luca 1,5-25

  4.  

    Ecco che cosa ha fatto per me il Signore

    La differenza tra il possibile e l'impossibile è il provarci

    Una frase che ripeto sempre ai miei ragazzi è "La differenza tra il possibile e l'impossibile è il provarci".
    Non ci sono cose impossibili o irrealizzabili, ma solo cose che possono sembrare tali.
    Il provarci non basta se non è accompagnato dalla consapevolezza di riuscire, dalla fede in una forza che possa sovvertire la realtà, quella forza che in molti, me compreso, chiamano Dio.
    Quante volte leggiamo sui giornali di guarigioni impossibili, quante soluzioni sono state trovate per malattie considerate incurabili, quanti bambini sono nati a forza di preghiere, quanta felicità abbiamo trovato quando fra le lacrime pensavamo solo al suicidio.
    Eppure stentiamo ancora a credere che l'impossibile sia possibile.

  5.  

    Addì 20 dicembre 2016

    In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
    Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te».
    A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
    L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
    Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
    Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
    Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo».
    Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.
    Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio».
    Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto».
    E l'angelo partì da lei

    Luca 1,26-38

  6.  

    Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto

    Buttare il cuore oltre lo steccato

    "Carlooooo"
    "Giovannaaaaaaa"
    "Micheleeeee"

    Sentite, vi stanno chiamando, si, stanno chiamando proprio voi.

    Nella vita tutti noi siamo chiamati a fare qualcosa. Ci sono due tipi di chiamate perché due sono i nostri interlocutori.
    La prima è diretta al cuore. Vediamo un bambino che soffre e siamo sollecitati ad andare verso di lui per aiutarlo, vediamo gente sotto le macerie e vorremmo precipitarci a scavare, sentiamo di immigrati che fuggono dalla guerra e vorremmo accogliere intere famiglie.
    La seconda è diretta alla ragione. Vediamo un bambino che soffre e andiamo oltre convincendoci che qualcuno lo aiuterà, vediamo gente sotto le macerie e lasciamo che sia lo stato ad inviare i soccorsi, sentiamo di immigrati che fuggono ed il nostro pensiero corre ai centri di accoglienza.
    Le chiamate fatte al cuore necessitano di una risposta impulsiva, immediata, ti vogliono vedere in faccia sul momento, senza troppi ragionamenti.
    E qualcuno risponde "Eccomi, ci sono". Poi però sulla strada incontrano persone che si sono fatte mille scrupoli ed hanno lasciato ad altri le varie incombenze. Ci parlano e spesso ci convincono a tornare sui nostri passi, ci convincono che il nostro bene sia quello di seguire un'altra strada, quella più sicura, quella del posto fisso, quella di chi ci garantisca un lavoro più consono ai nostri desideri, ai nostri studi. E così la ragione prende il sopravvento sul cuore.
    Che gran peccato, quante occasioni perse per poter fare del bene, per poter essere utili ad altri.
    Manca troppo spesso il coraggio di buttare il cuore oltre lo steccato e seguire la strada che il cuore stesso ha voluto indicarmi.
    Quando mio padre parlava al mio cervello intimandomi di lasciar perdere l'Associazione per seguirlo nel lavoro di commercialista, il mio cuore gridava e, per quanti sforzi facessero mio padre e tanti altri per farmi desistere dalla mia decisione, era lui ad avere la meglio.
    Non ci vuole forza, non ci vuole coraggio, basta solo seguire il proprio cuore, e la vita darà delle soddisfazioni che non si potranno avere in nessun altro contesto perché avremo dato noi stessi senza chiedere nulla

  7.  

    Addì 21 dicembre 2016

    In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
    Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
    Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo
    ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
    A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
    Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.
    E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore»

    Luca 1,39-45

  8.  

    Il bambino le sussultò nel grembo

    Un bel saluto

    Quando camminiamo per la strada, ci rechiamo in qualche locale oppure nel nostro stesso condominio capita spesso di evitare di salutare, magari non per cattiveria ma perché non vogliamo essere distolti dai nostri pensieri o perché troppo occupati dalla nostra routine.
    Un bambino già nel grembo materno invece scalcia e si fa sentire, quasi a voler salutare con la sua dolce presenza tutti i presenti.
    Anche crescendo saluta tutti, da confidenza, dona sorrisi e noi a dire ai nostri figli di non disturbare.
    Eppure a noi fa piacere quando ci salutano oppure ci fanno una gentilezza facendoci attraversare la strada o aprendoci il portone di ingresso.
    Impariamo dai bambini, impariamo a salutare il nostro prossimo, a donare un sorriso gratuito ed il mondo sarà migliore
    Utopia? Forse, ma provare non costa nulla e certamente non potremo fare danni con un sorriso.
    Guardate quante volte un ragazzo di colore, lontanissimo dalla sua casa e dalla sua famiglia, si avvicina a noi e sfodera il sorriso più bello che ha. Magari non ha mangiato, magari non ha una casa, magari è sfruttato, ma non ci fa mai mancare il suo sorriso. E noi a volte nemmeno rispondiamo, quando non lo trattiamo male mandandolo via in malo modo.

  9.  

    Addì 22 dicembre 2016

    «L'anima mia magnifica il Signore
    e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
    perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
    D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
    Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
    e Santo è il suo nome:
    di generazione in generazione
    la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
    Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
    ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
    Ha ricolmato di beni gli affamati,
    ha rimandato a mani vuote i ricchi.
    Ha soccorso Israele, suo servo,
    ricordandosi della sua misericordia,
    come aveva promesso ai nostri padri,
    ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».
    Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua

    Luca 1,46-56

  10.  

    L'anima mia magnifica il Signore

    Hai avuto un minuto di felicità?

    Devo farmi una brutta operazione alla bocca
    Grazie perché ci sono tante persone senza denti

    Ho perso il lavoro
    Grazie perché in molti non hanno il cibo per nutrirsi

    E' morta mia madre
    Grazie perché tanti bambini una madre non l'hanno mai avuta

    Potremmo continuare all'infinito rendendoci conto che se noi stiamo male c'è chi sta peggio di noi, e non possiamo fare altro che ringraziare Dio (o la vita se preferite) per tutto ciò che abbiamo ed abbiamo avuto, senza pretendere nulla, senza brontolare perché qualcosa ci è stato tolto

    Domando a chi ha perso un figlio: avreste preferito non vi fosse mai nato, oppure nato e poi morto dopo anni di gioie?
    Domando a chi è stato lasciato dalla moglie o dal marito: avreste preferito non aver mai incontrato quella persona, oppure averla conosciuta ed aver vissuto meravigliosi anni di gioia, anche se terminati?
    Domando a chi vede tutto nero: respiri senza l'ausilio di una macchina? Mangi tutti i giorni? Ti vesti quando fa freddo? Hai una casa dove trovare riparo? Ecco, allora c'è chi sta peggio di te

    Impariamo a ringraziare in ogni istante della nostra vita, ed anche se le cose brutte non scompariranno avremo almeno la soddisfazione di saperle affrontare con il sorriso sulle labbra, con la consapevolezza di chi, avendo goduto almeno per un minuto, non avrà patito per sempre

  11.  

    Addì 23 dicembre 2016

    Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.
    I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.
    All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria.
    Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni».
    Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
    Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.
    Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati.
    In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
    Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.
    Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui

    Luca 1,57-66

  12.  

    Che sarà mai questo bambino?

    La Strada

    Quando sta per nascere un bambino, oppure è appena nato, i suoi genitori e parenti, sopratutto i nonni, vogliono vedere in ogni avvenimento un segno premonitore di come diventerà quel bimbo da grande. Si fantastica sul modo in cui scalcia nel ventre della mamma, si ipotizza possa essere un grande personaggio perché nato nello stesso giorno di una persona famosa, a seconda di come esce dal seno materno si crede possa essere questo o quello.
    E perché no? Perché non pensare alla vita in senso positivo, perché non nutrire speranze sul nostro erede?
    Non è così diverso quando ci venga affidato un bambino. E' una rinascita, è l'inizio di una nuova vita.
    C'era una volta una bambina, bellissima con i suoi occhioni lucidi, dolce e affettuosa tanto era abituata a proteggere ed accudire la sorellina. Timida, impaurita, alla ricerca di una sicurezza che non aveva mai avuto. Trova noi. Pian piano ci avviciniamo, pian piano mi avvicino. Getto briciole d'amore sul pavimento e lei, come per magia, le raccoglie, una ad una. Cresce, cade, si rialza. Andiamo a funghi, a pescare, a sciare, ne facciamo di tutti i colori.
    Ricordo quando un primo dell'anno con un sole primaverile, appena pranzato, siamo andati a fare una girata nel bosco con tutti i bimbi. Nel letto prosciugato di un rio troviamo delle pozze di acqua e fango. Mi guarda e mi chiede con gli occhi "Posso?". Un impercettibile segno della testa per dire si, ed ecco che scatena una guerra di fango. Una guerra che resterà memorabile cui ha fatto seguito un mezzo bagno in un campo allagato di pioppi. Il ritorno verso casa è stato gioioso: vincitori e vinti cantavano allegramente dandosi grandi pacche sulle spalle, esaltandosi per i proiettili di fango ricevuti ed elargiti. Ancor oggi quella battaglia echeggia tra le pagine di storia dell'Associazione.
    E tutto era partito da lei, da noi, dalla nostra intesa fatta di sguardi e complicità.
    Oggi la musica è cambiata. E' uscita di casa, ha fatto il suo percorso, ha preso una strada sbagliata, anzi ha preso La Strada, ma il mio amore per lei non è diminuito, anzi è più forte che mai, non c'è giudizio ma perdono, non c'è rabbia ma tristezza, non c'è rimprovero ma cercare di capire, non c'è un dito puntato verso di lei ma un cercare di capire i miei errori e responsabilità.
    Oggi è lì che attende e spero che sia Gesù a passare da lei per riempirla di abbracci e di carezze, quelle coccole che ci facevamo quando piccolo batuffolino si rannicchiava sulla poltrona con me scatenando le gelosie di Gasolina che faceva di tutto per mettersi nel mezzo tra me e lei, anche tirarle una mano con i denti.
    Il nostro legame era ed è talmente forte che non c'è nessuna bestia feroce che possa strapparla via dal mio cuore. Pazzia, droga, alcolismo, prostituzione, cattive compagnie, qualunque cosa si metterà nel mezzo prima o poi dovrà desistere, perché grandissimo è il mio amore per lei e nessuno, per quanto forte e suadente possa essere, riuscirà a spezzare quel filo d'acciaio che lega i nostri cuori.
    Fai la tua strada, fai i tuoi errori, cadi, fatti male ... io sarò sempre qui ad aspettarti, a perdonarti, a scusarti, a capirti perché tu mi sei stata affidata da Dio, sei figlia sua e l'amore che mi hai dato viene da Dio.
    Buon Natale mio dolce tesoro

  13.  

    Addì 24 dicembre 2016

    In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.
    Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio.
    Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città.
    Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.
    Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.
    Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.
    C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge.
    Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.
    Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».
    E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama»

    Luca 2,1-14

  14.  

    Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra

    Regali di Natale

    Abbiamo impostato tutta la nostra vita sui numeri
    Se vediamo una persona con una bella macchina la prima cosa che chiediamo è quanto l'abbia pagata: 60.000 euro
    Se conosciamo una persona la prima cosa che ci domandiamo è quanto guadagni: 250.000 euro l'anno
    Se vediamo un immigrato la prima cosa che pensiamo è quanti sono: 1.700.000
    Se sentiamo alla televisione di un bambino morto per denutrizione ci domandiamo quanti sono in quelle condizioni in Italia: 2 milioni di bambini sotto la soglia minima di povertà
    La domanda che più di frequente ci pongono è "quanti bambini avete": 30

    Come se un semplice numero facesse capire il problema o desse la rappresentazione di una persona
    Se uno guadagna tanto ed ha una bella macchina o una villa al mare non è una brava o cattiva persona solo perché ha tanti soldi. Magari ha comprato un'auto da 60.000 euro ma ha creato una fondazione con il suo denaro tale da sfamare migliaia di persone, oppure guadagna 250.000 euro e dona quasi tutto in beneficenza
    1.700.000 immigrati sono tanti, sono pochi, tutto è relativo. Rispetto alla popolazione italiana non sono molti, ma rispetto alle persone che muoiono di fame nel mondo sono una minima parte
    2 milioni di bambini poveri sono due milioni di poveri di troppo, e dire due milioni o un milione o centomila non cambia le cose perché in un paese dove si va quasi tutti in ferie almeno una volta l'anno, dove si ha quasi una macchina a testa, dove la casa di proprietà non è più un sogno irraggiungibile ma è alla portata di tutti, dove produciamo tanta spazzatura da poter sfamare una nazione, anche un solo bambino povero, denutrito, abbandonato, maltrattato, abusato è sempre troppo.
    Accudire 30 o 20 o 10 bambini, ma cosa vi cambia? E' l'impegno che mettiamo, i risultati che otteniamo, l'amore che doniamo che deve essere visto.
    Più grandi sono i numeri e più bravi siamo
    Uno costruisce dieci case famiglia, da lavoro a 60 persone, accudisce 120 bambini e viene osannato
    Un altro con sua moglie accoglie un bambino nella propria casa e spesso viene indicato come lo scemo del villaggio che ha preso in casa un figlio non suo complicandosi la vita con assistenti sociali, tribunali e genitori spesso infuriati
    Magari nel primo caso i bambini non ricevono amore e si perdono in mille strade, nel secondo caso il bambino viene recuperato alla vita facendo di lui un bravissimo genitore
    Non guardate i numeri, guardate il cuore, i sentimenti.
    Non guardate l'immigrato come uno dei tanti, guardatelo negli occhi e vedrete in lui una persona che prova emozioni proprio come voi, con le sue sofferenze, con la voglia di emergere, con il desiderio di rivedere la propria famiglia
    Non guardate un bambino povero come uno dei tanti, guardate le sue ferite, le costole che si possono contare, lo sguardo triste senza speranza, e vedrete in lui la sofferenza che a voi è stata risparmiata per grazia di Dio, per non essere nati in una famiglia con certe problematiche
    Non guardate a noi se abbiamo creato in trent'anni una o più case famiglie, se abbiamo aiutato più o meno di 700 ragazzi, guardate gli occhi dei nostri bimbi, la loro serenità, l'educazione, il rispetto per il prossimo, la solidarietà verso il più debole, i valori ed i principi che tanti bambini oggi non hanno più. Ed ecco, solo allora, potrete giudicare se abbiamo fatto un buon lavoro
    Mancano pochissime ore al Natale: donate ai vostri figli un sorriso, una carezza, la condivisione di un panettone, una risata. Donate loro la gioia di stare insieme

  15.  

    Addì 25 dicembre 2016

    In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
    Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
    In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.
    Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
    Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
    Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
    Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
    Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
    Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.
    A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
    E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
    Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me».
    Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
    Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
    Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

    Giovanni 1,1-18

  16.  

    Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo

    La luce vera

    Uno dei miei ragazzi è nato in un paese africano con grande povertà. A dieci anni aveva già subito forti violenze, non ha mai fatto un giorno di scuola, a tredici anni viene venduto e mandato lontano da casa in una realtà dove è stato abusato e segregato.
    Un giorno la porta di casa si spalanca ed entrano uomini vestiti di nero, pistole in pugno, lo prelevano e lo portano da noi.
    Il suo mondo, quello in cui ormai si era adattato è crollato, ed una luce abbagliante illumina il suo cammino.
    Non ci crederete, ma voleva tornare a casa sua, da suo padre, quello stesso uomo che lo aveva violentato, picchiato, venduto. Per lui quella era la luce, come nel mito della caverna di Platone.
    La luce vera era entrata nella sua vita ma non l'ha riconosciuta, l'ha addirittura rifiutata. Ha chiesto al giudice, ottenendolo, di tornare alla sua casa. Quando è andato via ha pianto perché non voleva staccarsi da noi, cominciava a star bene in quella casa piena di luce e tepore, ma ormai era troppo tardi, il verdetto era stato emesso.
    Vi sembra assurdo? Certo, lo è anche per me, eppure noi facciamo così nella nostra vita, seguiamo questo o quello, seguiamo chi ci promette forti guadagni, divertimento, una vita facile e senza preoccupazioni e non seguiamo la vera luce.
    Natale. Quanti di voi hanno dato la precedenza all'aspetto spirituale piuttosto che alle cose materiali? Parlo anche con gli atei perché lo spirito del Natale non si trova solo in chiesa, ma in ogni persona che ha bisogno di aiuto.
    Ho visto un signore qualche giorno fa che aveva speso più di cento euro in stupidaggini, gli si è avvicinato un ragazzo di colore, giovanissimo, con i suoi articoli in mano chiedendo al signore di acquistarli. Nemmeno lo ha degnato di uno sguardo. Il ragazzo più con gesti che con parole ha insistito, ma il il signore gli ha risposto malissimo mandandolo via minacciandolo.
    Quale valore avranno oggi quei regali che ha fatto ai suoi cari?

  17.  

    Addì 26 dicembre 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
    E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
    Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire.
    E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato»

    Matteo 10,17-22

  18.  

    Chi persevererà sino alla fine sarà salvato

    Denti da stringere

    Non passa giorno in cui non si debbano stringere i denti.
    Ho cominciato a farlo quando mi bocciarono in quarta superiore e mi misi in testa di fare due anni in uno, quarta e quinta con maturità annessa, solo per dimostrare che i professori si erano sbagliati, e così feci, ma dall'idea al risultato il periodo trascorso in collegio, lontano dalla famiglia e dagli amici, è stato veramente duro, tanto da far scrivere alla mia mamma in una lettera "Credo che i tuoi denti, da tanto che li stai stringendo, stiano per saltarti" (dal libro "L'amore di una mamma non muore mai"). Da allora non ho smesso di lottare, ma questo non significa non avere momenti di debolezza, di fatica per le tante vessazioni subite, per le ingiustizie, per le battaglie da dover combattere, per la meritocrazia che non esiste.
    Perseverare fino alla fine non è uno scherzo perché ogni giorno è dura, ma è necessario non per noi, fosse per me la vita potrebbe anche finire adesso e ne sarei felice, ma per coloro ai quali siamo utili. Dobbiamo vivere per gli altri.
    A volte però occorre un po' di carburante. I familiari, le persone che vivono con te, si offendono se dici loro che ti manca qualcosa, come se fossero chiamati in causa, come se fosse colpa loro se stai male, come se li stessimo offendendo dicendo "non mi puoi dare ciò di cui necessito per sopravvivere" e se ti rivolgi altrove si ingelosiscono e si creano altri problemi. Ma non è così. Ogni persona che incontriamo ha un suo ruolo, e ciascuno di noi è fatto di varie parti che talvolta si intersecano, ma altre volte sono divise a compartimenti stagni.
    A volte c'è bisogno di qualcuno che ti ascolti e che sia esterno al problema, non coinvolto, ed ecco che coloro che vivono con te non possono aiutarti. Altre volte le difficoltà nascono dalla speranza di vedere un figlio crescere, starti vicino, condividere con te il tuo percorso, ma lui o lei se ne vanno per la loro strada abbandonandoti al tuo cammino. Altre ancora nel mondo del lavoro dai tutto te stesso per far star bene chi lavora per te oppure al tuo fianco, ma vieni ripagato con tradimenti e furbizie di ogni genere.
    La vita è complicata e a volte è veramente difficile andare avanti.

  19.  

    Addì 27 dicembre 2016

    Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala corse e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
    Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro.
    Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
    Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.
    Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
    Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

    Giovanni 20,2-8

  20.  

    Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò

    Urla di dolore

    Veniamo tacciati spesso di egoismo quando non facciamo, quando non operiamo verso il prossimo, ma il più delle volte non si tratta di egoismo, ma di paura. Paura di non saper fare, paura di fare più danni che bene, paura di soffrire o far soffrire.
    Fino a qualche giorno prima che morisse la mia mamma la mia casa era sempre piena di amici. Feste in casa con sessanta ed anche ottanta ragazzi. Grandi sorrisi, bevute, divertimento. Non dissolutezza, avevamo i nostri limiti, ma certamente dei bei momenti di amicizia. Credevo in loro, credevo nel valore della parola "Auguri", nei sentimenti onesti e dichiarati.
    Quando il 4 gennaio di trentuno anni fa mia madre morì mi aspettavo coccole e carezze, ritenevo di aver diritto ad un po' di comprensione, ad una parola gentile, ad un sostegno da parte di quegli stessi amici con i quali, per tanti anni, avevo condiviso le gioie e i dolori legati alla crescita.
    Ma non fu così. Tutti mi scansavano come se avessi la lebbra, si accordavano per uscire inventandosi bugie per non avermi tra i piedi, organizzavano feste senza invitarmi. Ed io li cercavo, li bramavo, avevo bisogno di loro in quel momento in cui ero così fragile e provato. Ma nessuno mi aprì la porta del suo cuore.
    Per un lungo periodo ho avuto la rabbia nell'animo, ma con il tempo ho capito che non erano in grado, non avevano le forze per sorreggermi, avevano paura di non sapere come comportarsi.
    Quanti bambini vediamo soli e abbandonati, e l'impeto sarebbe quello di accoglierli tutti in casa, ma poi freniamo bruscamente presi da mille domande "e se gli faccio del male?" "e se non sono in grado?" "e se quando esce da casa nostra soffre per la nostra mancanza?"
    Capisco le paure, ma bisogna andare oltre perché in quel momento una creatura sta soffrendo e ha bisogno di noi, con le nostre fragilità, anche con le nostre paure ed insicurezze, ma noi dobbiamo esserci.
    E' come se una persona vi chiedesse aiuto perché sta morendo di fame, da giorni non tocca cibo, e voi pensate a cosa cucinare ponendovi mille domande "e se l'insalata è troppo leggera?" "e se il peperoncino gli desse bruciore di stomaco?" "e se la bistecchina gli fosse indigesta?", e per paura di fargli del male decideste di passare oltre, di non dargli da mangiare. Capisco le vostre paure, ma senza cibo avreste condannato quella persona a morte certa. Vi assicuro che avrebbe preferito sentirsi male di stomaco per una braciola troppo cotta o troppo condita piuttosto che morire di stenti.
    Ecco, quando una persona soffre non fatele mancare il vostro affetto, ha bisogno di voi, anche se in quel momento urla e sbraita: non è cattiveria, è dolore.

  21.  

    Addì 28 dicembre 2016

    Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».
    Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio.
    Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi.
    Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più.

    Matteo 2,13-18

  22.  

    Mandò ad uccidere tutti i bambini

    Strage di Bambini

    Si parla spesso di femminicidio, ed è cosa giusta. Emblematica è la foto delle centinaia di scarpe femminili rosse
    lasciate a terra come simbolo delle donne uccise.

    Ma non si parla mai di infanticidio. Non si parla mai di quelle migliaia di bambini lasciati a vivere dalle istituzioni e da ciascuno di noi in famiglie dove droga e prostituzione regnano sovrani.
    Bambini abusati, maltrattati, privati della loro infanzia.
    Bambini che non saranno mai adulti sereni.
    Bambini uccisi perché privati della loro fanciullezza.

    Ma nessuno ne parla. Ovvio, i bambini non votano.

    Se l'assassino di una donna è quel fidanzato, quel marito, quell'uomo respinto, assassini dei bambini siamo tutti noi che non facciamo nulla per proteggere questi figli che sono un po' anche nostri, sono le istituzioni con i loro bilanci volti a opere che portino voti e non volte all'infanzia, sono quegli assistenti sociali che si voltano dall'altra parte quando potrebbero fare meglio il loro lavoro, sono i comuni che non assumono abbastanza psicologi e assistenti sociali per dare ai bambini un sostegno adeguato.

    Bambini che da adulti, se non accolti ed educati, saranno assassini, spacciatori, violentatori, prostitute, alcolizzati, genitori maltrattanti.
    Noi possiamo fare la differenza

  23.  

    Addì 29 dicembre 2016

    Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.
    Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore.
    Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».
    Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
    Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima»

    Luca 2,22-35

  24.  

    Anche a te una spada trafiggerà l'anima

    Siete uomini o caporali?

    "Attenzione Lucia", dice il ginecologo alla sposina, "è confermato che sei in dolce attesa, ma questo bambino ti darà non poche sofferenze"
    Cosa farà Lucia? Si lascerà spaventare o porterà avanti la sua gravidanza?
    E' vero, c'è chi abortisce, ma la maggior parte delle mamme prosegue il suo cammino, ce la metterà tutta per non far soffrire il proprio bambino, anche a costo di ricevere sferzate e coltellate dalla vita.
    E' così anche nell'affido.
    Quando ci danno un bambino, anche se non ce lo dicono, è come se ci avvertissero: "Attenzione, soffrirete"
    Non per questo non si accoglie, e questo è valido per ogni famiglia affidataria, ma anche per ogni famiglia adottiva ed anche per ogni famiglia con figli naturali.
    Chi può dire di non aver mai sofferto per un figlio? Una corsa in ospedale, una bocciatura, un atteggiamento negativo prolungato, e talvolta il vederlo prendere strade veramente brutte e pericolose. Ma quale mamma o quale papà rinuncerebbe ad avere un figlio per evitare la propria sofferenza?
    Troppo spesso sento dire "non accolgo un bimbo in affido perché ho paura di soffrire"
    "Ma insomma", come diceva Totò, "siete uomini o caporali?"
    "Ma insomma", diremmo noi oggi, "siete genitori o affittuari?"

  25.  

    Addì 30 dicembre 2016

    Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».
    Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio.
    Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino».
    Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele.
    Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

    Matteo 2,13-15.19-23

  26.  

    Il bambino e sua madre

    Famiglia

    Qual'è la festa preferita per un bambino? Il Natale? Il compleanno?
    Per Giovanni, il nostro primo cuccioletto in affido, era il 30 dicembre.
    Oh che data è questa? E' possibile che sia una festa tanto importante da preferirla al Natale e al compleanno?
    Il 30 dicembre è la festa della Sacra Famiglia.
    Per lui festeggiare la Famiglia era la cosa più importante del mondo, sentirsi parte di noi, sentirsi figlio, sentirsi accudito, amato, coccolato, seguito ed anche rimproverato erano i più bei regali che potesse sognare.
    Anche oggi, ormai adulto, con la sua strada, i suoi errori ed i suoi progetti, è legato a noi come forse tanti figli naturali non lo sono con i propri genitori.
    Allora cosa significa essere Famiglia?
    Essere sposati? Avere quanti, due, tre, quattro figli? Come devono essere questi bambini? Biologici, adottati, in affido?
    Famiglia non è un'entità fisica definita, è un insieme di emozioni che due o più persone provano l'uno per l'altro.
    Nella nostra sana follia siamo anche noi Famiglia, una Famiglia allargata e per questo con un cuore ampio da poter accogliere tanti cuccioletti in cerca di ristoro.
    Arrivano da noi perché tribunali o servizi sociali cercano per loro un tetto, un piatto in tavola, biancheria pulita, servizio taxi per scuola e sport, regole e disciplina.
    Ma trovano molto di più, trovano una Famiglia.
    Abbiamo i nostri limiti, i nostri momenti negativi, tanti difetti, ma quale genitore naturale non li ha? Ed è forse proprio questo che ci rende "Famiglia".
    Una comunità dove tutto è scandito, regolato come un orologio svizzero, dove si agisce in maniera standardizzata può essere un luogo funzionale, ma è poco più di un albergo.
    Famiglia è essere sé stessi e accogliere l'altro con grande amore con i suoi pregi e difetti.
    Non c'è limite ai partecipanti alla nostra Famiglia, ognuno con il proprio ruolo.
    Venite ad allargare i nostri confini

  27.  

    Addì 31 dicembre 2016

    In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
    Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
    In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.
    Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
    Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
    Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
    Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
    Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
    Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.
    A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
    E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
    Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me».
    Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
    Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
    Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato

    Giovanni 1,1-18

  28.  

    Luce degli uomini

    Fine anno

    Tutto ha fine anche le cose belle, ma è magnifico poter dire di avere vissute. Ognuno di noi a fine anno fa un po' il resoconto di ciò che gli è capitato. A qualcuno è morta una persona cara, ad altri è nato un nipotino o un figlio, qualcuno ha trovato lavoro ed altri lo hanno perso. Noi nel 2016 abbiamo aperto una casa famiglia e sono entrati nei nostri cuori altri cinque cucciolotti in cerca d'amore. Di questi due se ne sono andati, tornati dalla mamma, ed il dispiacere è stato grande, sopratutto perché non riteniamo siano andati a stare meglio, ma siamo felici di averli accolti, di aver potuto essere per loro per un po' di tempo come dei genitori. Che la fine di un anno chi insegni sopratutto questo, che amare e poi soffrire è di gran lunga molto meglio di non amare per la paura di soffrire.
    Buon fine anno amici miei, Amici della Zizzi.

  29.  

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  30.  

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