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  1.  

    Addì 4 ottobre 2016

    In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
    Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
    Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare».
    Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
    Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
    Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero»

    Matteo 11,25-30

  2.  

    Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò

    Martedì sera cena dalla Zizzi

    Da sempre il martedì sera apriamo la nostra casa a tutti coloro che desiderano conoscerci e condividere con noi un pezzetto del nostro cammino. In queste cene nessuno da qualcosa all'altro, ma ognuno porta in dote quello che ha e che è con gioie e preoccupazioni. Mettiamo tutto nel medesimo paniere e ciascuno prende ciò di cui necessita. La persona anziana il brio dei ragazzi, l'adolescente irrequieto il consiglio affettuoso dell'adulto, la signora con il desiderio di maternità l'abbraccio caloroso che solo un bambino può dare, i bimbi imparano a comportarsi vedendo gli altri, e così via.
    Casa nostra vuole essere una fonte, un'oasi dove tutti possano venire, affaticati e oppressi, per ristorarsi. Un momento, il tempo di una cena, due o tre ore insieme che servono a molti a riprendere il fiato per camminare in un mondo spesso arido. Non siamo noi a dare, non siamo noi a ricevere, ma tutti diamo e riceviamo al contempo.

  3.  

    Addì 5 ottobre 2016

    Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
    Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione»

    Luca 11,1-4

  4.  

    Dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano

    Ingredienti di vita

    "Voglio avere tanti soldi, un nugolo di belle donne, non dover lavorare" questo risponde Carlo, adolescente, alla domanda "Cosa vuoi dalla vita?"
    Tanti soldi, forse per avere una sicurezza, per vivere nell'agiatezza.
    Tante belle donne, pensando che la felicità arrivi dal sesso, da quell'attimo che dona uno sballo in quel momento ma ti lascia solo per il resto della giornata.
    Non lavorare, magari ritenendo che trascorrere intere giornate nell'ozio sia meno stancante che non costruendo qualcosa per il futuro.
    Ma se arriva una malattia che emette una sentenza senza appello, a cosa servono i soldi, le belle donne, l'ozio ed il riposo?
    Se mi chiedessero oggi "Cosa vorresti dalla vita?" Risponderei "Nulla di più di quello che già ho", eppure non sono ricco, non sono rincorso da belle donne pronte a fare pazzie per me, lavoro almeno sedici ore al giorno, ma ho tutto, ho di più di quello che mi serve per vivere.
    Da quando sono piccolo, e molti di voi hanno avuto la stessa esperienza, chiedo "pane quotidiano", "perdono per le cose sbagliate che faccio", "non essere tentato dall'andare su brutte strade".
    Le mie richieste sono state esaudite ed ho avuto molto di più di quello che avevo chiesto: pane in abbondanza, perdono da parte di tante persone che mi vogliono bene, e non credo di essermi incamminato su una brutta strada.
    Abbiamo il brutto difetto di chiedere un dito e poi volere un braccio quando già ci è stata donata tutta una mano.
    Non mancano pensieri e preoccupazioni, ma non cambierei la mia vita con quella di nessun altro perché sono felice di quello che ho e felice di quello che non ho.
    Se chiedo, non chiedo per me, ma per i bimbi che Dio mi ha dato l'onore ed il piacere di poter amare ed accudire

  5.  

    Addì 6 ottobre 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza.
    Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.
    Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
    Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe?
    O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?
    Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!»

    Luca 11,5-13

  6.  

    Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto

    Chiediamo ad un amico

    "Basta chiedere per ottenere". A volte si abusa di questa frase chiedendo a chiunque di aiutarci, ma se chiedete a qualcuno che vi detesta o anche solo non vi conosce non otterrete nulla, o è molto probabile che possiate ricevere ciò che volete ma in cambio vi venga richiesto tanto di più. Ad esempio se abbiamo bisogno di denaro e ci rivolgiamo ad uno strozzino può sembrarci che ci stia aiutando ad uscire dai nostri guai, ma gli interessi saranno talmente alti da essere costretti a pagare per tutta la vita solo per essersi rivolti alla persona sbagliata.
    Viene spontaneo capire che dobbiamo chiedere agli amici.
    Facciamo un'ipotesi. Se vi trovaste a litigare con un vostro amico, se vi trattasse male, vi tradisse, facesse finta di non conoscervi quando passa per la strada, ma poi un giorno avesse bisogno di voi, perché solo voi siete in grado di aiutarlo dopo che ha bussato a tutte le porte, lo aiutereste? A freddo oggi forse direste di si perché avete un animo buono, ma vorrei vedere quanti veramente sarebbero in grado di non considerare i torti e le offese di una vita.
    Ecco, allora, tirando le somme, si chiede ad un amico, ma ad un amico che non abbiamo tradito, o quantomeno prima di chiedere cercheremo di fare pace con lui, di chiarirci, di domandare il suo perdono.
    Ecco, con Dio funziona così. Lui ci è amico, ci perdona se sbagliamo o se lo tradiamo, ma vuole che gli chiediamo scusa, non solo con le parole ma anche con i fatti, ed allora si potremo chiedere con la certezza che otterremo.
    Ma attenzione, Gesù non è un bancomat dove si inserisce una preghiera e si ritira una grazia, con lui dobbiamo insistere, pregare, chiedere perché solo se dimostriamo fede, solo se saremo forti nell'affrontare un momentaneo rifiuto, solo se dentro il nostro cuore saremo certi di ottenere; allora, e solo allora, ci verrà dato quel che abbiamo chiesto.

  7.  

    Addì 7 ottobre 2016

    In quel tempo, dopo che Gesù ebbe scacciato un demomio, alcuni dissero: «E' in nome di Beelzebul, capo dei demoni, che egli scaccia i demoni».
    Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
    Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra.
    Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demoni in nome di Beelzebul.
    Ma se io scaccio i demoni in nome di Beelzebul, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici.
    Se invece io scaccio i demoni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio.
    Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro.
    Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino.
    Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde.
    Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito.
    Venuto, la trova spazzata e adorna.
    Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima »

    Luca 11,15-26

  8.  

    Dopo che Gesù ebbe scacciato un demomio

    Un angelo accoltella un altro angelo

    Oggi in molti sorridono ironicamente quando si parla del diavolo.
    Probabilmente tanti film ci hanno fatto vedere questa figura come un qualcosa di buffonesco, di irreale.
    Io credo che il diavolo esista, credo che uno spirito cattivo si impossessi delle persone e dia loro suggerimenti per portarle a far del male agli altri e rovinarsi la vita. Non si spiegherebbero altrimenti molte cose.
    Molti di voi hanno o hanno avuto figli o nipoti di tredici anni. Bambini che giocano con la lego e cominciano ad affacciarsi al mondo, alunni delle medie che sognano e vivono fra le nuvole dinanzi ai primi timidi innamoramenti, ragazzini pieni di vita e di brio capaci di giocare sotto il sole cocente di agosto a pallone senza batter ciglio.
    Eppure qualcuno ogni tanto esce dal seminato, porta un coltello da casa e pugnala un suo coetaneo con il desiderio di ucciderlo. Due bambini segnati, due bambini che per il resto della loro vita soffriranno. L'uno per le ferite riportate e il dolore di come siano andate le cose, ma l'altro porterà nel cuore e sulle spalle le conseguenze del gesto che ha fatto. Speriamo trovi qualcuno in grado di aiutarlo con amore, e non lo classifichi come un ragazzo ormai sbandato, irrecuperabile. Se il diavolo si è impossessato di lui non significa che un angelo non possa liberarlo dalla sua maledizione.
    Il diavolo assume mille forme: può essere il genitore anaffettivo, il professore abusante, l'allenatore troppo blando o troppo severo, l'amico più grande che gli fa vedere la droga come una fonte di sballo e di guadagno.
    Ma anche gli angeli assumono molteplici forme: il genitore innamorato di suo figlio pronto a difenderlo a spada tratta, l'amico che prende anche le botte pur di proteggerlo, l'allenatore che capisce la situazione familiare e lo aiuta al di là del suo mandato.
    Il bambino che ha accoltellato il coetaneo avrà trovato nella sua vita angeli e diavoli, ognuno dei quali gli ha dato consigli e offerto un futuro. A volte il diavolo si presenta con lusinghe e attira perché maschera il male dandogli la forma che più si desidera; l'angelo invece mostra la realtà, senza filtri, promettendo gioie e dolori, ma assicurando sempre la sua presenza per superare gli ostacoli.
    Prego con tutto il cuore perché questo bambino, già marchiato a fuoco come "omicida", trovi una schiera di angeli, ma sopratutto trovi la forza dentro di sé per allontanare le promesse del diavolo.
    Anche noi possiamo essere angeli, non lasciamo che il diavolo prenda dimora nei nostri bambini. Tanti i bimbi abbandonati a sé stessi, tanti vittime dei cattivi consigli di persone malvagie e senza scrupoli. Noi possiamo fare la differenza, noi possiamo mostrar loro un'alternativa, noi possiamo esser loro vicini affinché un domani non rovinino la propria vita e quella di coloro che incontrano.
    Quanti bimbi da prendere in affidamento, quanti bambini da curare, amare, accudire, sostenere. Se non potete, se non volete accoglierne uno in casa, se non potete o se non volete venire da noi a gestire una delle nostre case, sosteneteci con la vostra preghiera, con il volontariato, con i vostri contributi, lasciti e donazioni affinché si possano accogliere sempre più bambini e toglierli dalle mani del diavolo di turno

  9.  

    Addì 8 ottobre 2016

    In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: «Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!».
    Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!»

    Luca 11,27-28

  10.  

    Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!

    Ciak si gira!

    Giravano un film ieri qui a Livorno. C'erano diversi tir in piazza Cavour nel centro pedonale, vigili urbani ad impedire l'accesso alla gente, regista ed altri responsabili di produzione che urlavano contro le persone che osavano attraversare la piazza incuranti delle riprese in atto.
    E poi c'erano loro, gli immancabili curiosi, quelli che passano la vita a guardare un film, a vedere la vita degli altri che scorre sotto il loro naso pensando sempre che sia finzione. Così guardiamo il telegiornale e osserviamo da spettatori lo sbarco dei migranti, Calimero che da nero diventa bianco, la ragazzina stuprata, gatto Silvestro che insegue Titti senza mai prenderlo, il bambino accoltellato, Csi, l'isola dei famosi, il gioco a premi. Tutto vediamo con la stessa intensità. Un sobbalzo sulla poltrona, una risata, una lacrimuccia, ma niente più di questo e si va a letto come se nulla fosse. Semplici spettatori di un mondo irreale che non mi tocca perché è dietro ad un video, dietro ad una transenna.
    Ma per favore! Il mondo reale esiste, è fuori dalla porta di casa, è nei tanti bambini al semaforo che chiedono un po' di amore, è nei ragazzini dei quartieri poveri della nostra città, è nei centri di accoglienza sorti in ogni dove, è nel barbone che dorme sotto le logge di via Grande, è nel nostro vicino che non scambia una parola gentile con nessuno da mesi, è nell'anziano in fila alla posta che conta mille volte i soldi che ha in mano nella speranza che aumentino per arrivare a fine mese.
    Non guardate la vita come fosse un film. Ascoltate, guardate, osservate e nel contempo agite.

  11.  

    Addì 9 ottobre 2016

    Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea.
    Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!».
    Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati.
    Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano.
    Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono?
    Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e va; la tua fede ti ha salvato!».

    Luca 17,11-19

  12.  

    Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono?

    Grazie perché mi hai amato

    "Ho preso un bambino in affido, ma poi a diciotto anni se n'è andato e non ho saputo più nulla di lui"
    In molti si lamentano che tanti bimbi aiutati, salvati da una brutta strada, non tornino ad abbracciare e ringraziare coloro che li hanno accolti, accuditi, amati.
    Ed allora? Forse noi ringraziamo per l'acqua, per il sole, per il mare, per l'aria, per gli affetti che abbiamo, per essere nati in famiglie che ci hanno amato? No, quasi mai. Tutto è dovuto. E poi ci meravigliamo se le persone che aiutiamo, alle quali facciamo il dono della nostra presenza, non si voltano indietro per ringraziarci? Ma scusate, ma i vostri figli, specie nell'età adolescenziale, vi ringraziano per tutto quello che fate o avete fatto per loro? No, tutto è dovuto, secondo la loro mente.
    Allora facciamo così: cominciamo noi per primi a ringraziare ogni giorno di quello che Dio (o la natura se preferite) ci dona e magari il nostro esempio porterà i nostri ragazzi, una volta grandi, a voltarsi per lanciarvi un bacio od un sorriso. Ma poi, amici cari, vi domando: l'acqua che scende dal cielo, l'aria che respiriamo, il mare che ammiriamo, il sole che ci scalda forse smettono di esistere, e portare benefici effetti, se sei miliardi e mezzo di persone su sette non ringraziano Dio per questi doni? Ovviamente no, ed allora noi, ovviamente, non dobbiamo smettere di amare e di distribuire amore e accudimento a chi ne abbia bisogno. Poco ci deve importare se nove ragazzi su dieci non tornano indietro a ringraziare, quello che conta è aver dato loro una speranza, una possibilità e qualche semino di valori e principi da portare con sé nel lungo cammino della vita. Ed infine, smettetela di preoccuparvi se in futuro soffrirete per un distacco, oggi AMATE, ACCOGLIETE, PRENDETE UN BAMBINO IN AFFIDO che le gioie sono talmente tante da ricompensarvi senza bisogno che quel ragazzo vi debba dire "grazie perché mi hai amato" e sarà festa grande in cielo per aver salvato un bambino ed averlo fatto divenire un uomo o una donna con dei valori da seminare nel mondo. Questa, e solo questa, deve essere la vostra ricompensa.
    E se non potete per la vostra situazione familiare, per il poco tempo, per una malattia aiutate tramite noi i tanti bambini che possiamo accogliere: venite a fare volontariato, fosse anche una settimana l'anno oppure contribuite alle loro necessità con un affido a distanza

  13.  

    Addì 10 ottobre 2016

    In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorchè il segno di Giona.
    Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione.
    La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui.
    Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui».

    Luca 11,29-32

  14.  

    Le folle si accalcavano

    Un mondo da cambiare

    Un amico qualche giorno fa mi ha chiesto dove si possa trovare la speranza in un mondo migliore.
    Ognuno ha la sua ricetta: cambiamo i politici, aboliamo le tasse, rimandiamo indietro gli immigrati, cambiamo le scuole, miglioriamo la sanità, togliamo ai ricchi e diamo ai poveri. Qualcuno, ormai è di moda, inneggia anche a bombe e sparatorie.
    Ma perché le cose possano cambiare dobbiamo iniziare da noi stessi, dalla nostra mentalità.
    Se ti offrono un lavoro prendilo, qualunque sia, a cercare di meglio sei sempre a tempo; ed invece molti ragazzi preferiscono stare a casa a non fare nulla piuttosto che fare un lavoro che non gli piace e passano la vita a mandare curriculum.
    Oppure quante volte mi è capitato di incontrare gente che non fa nulla dalla mattina alla sera, ma si guarda bene dal prestare le proprie capacità nel volontariato, quasi come se avessero paura di essere sfruttati.
    O ancora, quante volte un ragazzo insegue il sogno di libertà buttandosi in imprese spesso fallimentari senza dare ascolto a chi ha più esperienza di lui e lo sconsiglia vivamente.
    Dobbiamo cambiare noi, nella nostra testa e spesso nel nostro cuore, perché si fa presto a dire "il mondo è cattivo", ma il mondo siamo noi. Siamo noi ad essere egoisti. Siamo noi che pensiamo al denaro come all'unica cosa importante che conta nella vita. Siamo noi ad ossequiare cardinali, vescovi, sindaci ed assessori come fossero "dei in terra".
    Vogliamo che il mondo cambi? Cambiamolo noi questo mondo, solo noi possiamo farlo.

  15.  

    Addì 11 ottobre 2016

    In quel tempo, dopo che Gesù ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola.
    Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.
    Allora il Signore gli disse: «Voi farisei purificate l'esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità.
    Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno?
    Piuttosto date in elemosina quel che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà mondo»

    Luca 11,37-41

  16.  

    Piuttosto date in elemosina quel che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà mondo

    Messaggi dall'interno

    Una frase che ha colpito molto i miei ragazzi e che ripetono molto spesso è "prima di andare a letto la sera oltre ai denti lavatevi bene anche l'anima".
    A volte pensiamo che nascondendo agli altri qualcosa di cattivo che abbiamo fatto posiamo cavarcela a buon mercato, pensiamo che se gli altri non sanno la nostra vita possa scorrere tranquilla e serena. Ma sarebbe come indossare un bel vestito pulito senza farsi la doccia. Per un po' forse possiamo ingannare qualcuno, ma a lungo andare il cattivo odore che emaniamo sarà sentito da tutti e ci scanseranno, senza contare che noi per primi ci sentiremmo sporchi e non a nostro agio in mezzo agli altri, cosa che ci porterebbe ad essere nervosi e scontrosi, ulteriore motivo per farci allontanare dal nostro prossimo.
    E' importante capire i nostri errori e fare di tutto per non perpetrarli.
    Ma non basta. Bisogna dare quello che abbiamo dentro. E' bello e meraviglioso contribuire con denaro, beni o servizi per migliorare la vita di coloro che incontriamo, e a volte non abbiamo altro modo per farlo, ma donare va ben oltre il gesto di aprire il portafogli o fare un bonifico, donare significa dare sé stessi, dare il meglio di noi, dare un'ora del nostro pochissimo tempo libero, dare un sorriso, una carezza, un abbraccio a chi ha bisogno di calore umano.
    Sono in tanti a credere in noi e alla nostra Associazione e questo ci permette di crescere, portare avanti i nostri progetti, ma che bello quando qualcuno viene a condividere con noi una cena, un pomeriggio di lezione ai ragazzi, un angolo della cucina per preparare qualcosa di buono ai bambini, una giornata nella casa di campagna per giocare con i nostri cuccioli d'uomo o supportare noi nei tanti lavoretti domestici. Ma anche una telefonata o un messaggio per sapere come stiamo è un atto di solidarietà che apporta un grandissimo valore nelle nostre vite.

  17.  

    Addì 12 ottobre 2016

    In quel tempo, Gesù disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l'amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre.
    Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze.
    Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
    Uno dei dottori della legge intervenne: «Maestro, dicendo questo, offendi anche noi».
    Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!»

    Luca 11,42-46

  18.  

    Siete come quei sepolcri che non si vedono

    Vergogna

    Una mamma mandata via da un paese toscano il cui sindaco vuole "fare pulizia" e "liberare" la città dai cittadini stranieri, non considerando che il padre dei bambini ha ottenuto la cittadinanza italiana ed i figli sono nati in Italia. Alla richiesta di spiegazioni l'impiegato è andato su tutte le furie trattandola male.
    Autobus per migranti ed autobus per cittadini italiani a Calizzano nel savonese
    Molotov contro due senzatetto a Palermo
    Non so come lo chiamate voi: apartheid, razzismo, nazismo. Non importa il nome, io grido VERGOGNA
    Vergogna a chi non considera un bambino semplicemente un bimbo
    Vergogna a chi tratta una persona diversamente da un'altra per il colore della pelle, per la sua cultura, religione o provenienza
    Vergogna a chi non si indigna
    Vergogna a chi è pronto a scendere in piazza se maltrattano un cane, ma non alza un dito a favore di chi non venga accolto
    Vergogna a chi resta in silenzio davanti alla morte di una persona solo perché è straniero, lontano, migrante
    I giornali non dicono "è morto un uomo in mare", bensì "è morto un migrante"
    Non dicono "un uomo ha compiuto una rapina", bensì "un albanese ha compiuto una rapina"
    A volte portiamo avanti il razzismo, oppure lo accettiamo passivamente, con indifferenza, e questo alimenta la fiamma dei roghi che qualcuno appicca per bruciare le nuove streghe, i nuovi untori
    "Sepolcri imbiancati" direbbe qualcuno più in alto di noi. Belli fuori, puliti, artistici, ma dentro ci sono solo ossa, vermi, cenere e putridume
    Gridiamo Vergogna contro il razzismo

    #vergogna
    #noalrazzismo

  19.  

    Addì 13 ottobre 2016

    In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi.
    Così voi date testimonianza e approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite loro i sepolcri.
    Per questo la sapienza di Dio ha detto: "Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno; perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo, dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l'altare e il santuario". Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.
    Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito».
    Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

    Luca 11,47-54

  20.  

    Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito

    Signori si nasce e io lo nacqui modestamente!!

    Un giorno parlavo con Mons. Coletti, fino a qualche anno fa Vescovo di Livorno, e nostro caro amico. Mi lamentavo con lui circa il modo di comportarsi di una "famiglia" della chiesa (il cui fondatore è stato poi indagato e allontanato dalla chiesa stessa) perché non solo avevano un loro personalissimo modo di interpretare il Vangelo, ma sopratutto perché criticavano coloro che, sacerdoti in primis, non aveva lo stesso modo di fare. Tutte cose di una superficialità impressionante prese però come dogmi inconfutabili e fondamentali, e chi non si adeguava non era, loro asserivano anche dal pulpito, nemmeno "Figlio di Dio". Coletti mi disse "Facciano quello che vogliono, ma lascino almeno liberi gli altri di comportarsi come meglio pensino".
    Oggi queste parole del nostro Vescovo mi echeggiano nella testa con grande fragore perché aprendo il Vangelo leggo "Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito.
    Non passa giorno in cui non trovi un ostacolo nel nostro percorso di aiuto verso i ragazzi. E' come una manifestazione sportiva dove io, Roberta, Carmela e altri volontari corriamo a perdifiato cercando di recuperare più bambini possibili, portandone in braccio tanti fino al limite delle nostre forze. Chiediamo aiuto e questo arriva perché c'è tanta gente ai lati del percorso che ci incita, ci dona un bicchier d'acqua, ci massaggia i muscoli, prende un bambino in braccio per fare un breve tratto di strada con noi mentre ci rifocilliamo al punto ristoro. Ed è bellissimo vedere e trovare tanta solidarietà, ogni giorno di più.
    Ma parimenti intravediamo da lontano una figura sul percorso. Man mano che ci avviciniamo notiamo che ha una divisa, e sul petto la scritta "Addetto all'aiuto dei bambini". Ah, che sollievo, finalmente qualcuno che sia del settore, qualcuno che capisca fino in fondo le problematiche che stiamo trattando, qualcuno che ha studiato e ha improntato la sua vita sull'aiuto dei bimbi. Che gioia, finalmente potremo unire le forze e fare un bel lavoro insieme per il bene di questi angioletti tanto martoriati.
    Ci avviciniamo e questa figura, anziché mettersi a correre con noi alza un braccio e prova a fermarci. Un po' sbigottiti rallentiamo, mai fermarsi altrimenti il bambino rischia di cadere per terra e farsi male, e costui ci fa mille domande "avete le scarpe con suoletta 3 x 7 ? Materiale gommoso in percentuale 63 per cento? Maglietta regolamentare? Polsini antisudore collocati a 7,23 cm dalla mano? Ecc.". "Ma veramente noi, noi abbiamo visto un bambino per la strada, lo abbiamo raccolto e ora lo portiamo verso il suo futuro, non siamo stati molto a guardare come siamo vestiti". "Eh, così non va bene, riportate il bambino dove lo avete preso e seguite la procedura, meglio però se vi mettete da parte che ci pensiamo noi professionisti, anche se siamo in 25 a doversi occupare di 11.000 casi". "Ah ok, va bene, se voi siete i professionisti perfetto, ma le chiedo una cosa, se non ce la fate, come ho visto che non ce la fate, ad aiutare così tanti ragazzi, questi che fine fanno se rimangono per la strada?" "Qualcuno, forse molti, saranno arrotati dalle macchine, ma pazienza, cosa possiamo farci se siamo in pochi, se dobbiamo andare in ferie, se il comune destina i soldi dei contribuenti a costruire opere meno utili solo per avere voti?". "Come <<Pazienza>>, ma scherziamo? Sentite, noi facciamo così, cerchiamo di metterci la maglietta regolamentare, cerchiamo di metterci i polsini nel punto giusto, cerchiamo di avere le scarpe con la soletta corretta, ma in ogni caso noi intanto raccogliamo quel bimbo dalla strada ed evitiamo che venga arrotato, perché questa DEVE ESSERE PER TUTTI LA PRIORITA', poi vedremo".
    Ed allora ecco che iniziano le battaglie dove si intrecciano pareri di assistenti sociali, psicologi usl, sindaci, assessori. Ognuno dice la sua, ma nessuno che si china verso quel bambino per aiutarlo. Noi da ormai trent'anni dobbiamo lottare contro un gruppo spaurito, ma con un grosso potere in mano, di persone il cui interesse principale non è mai quello di aiutare un bambino, piuttosto la carriera, l'affermazione di sé stessi, la vittoria contro chi non porta la sua stessa divisa o non ha la stessa tesserina di partito.
    Devo però dire che spesso, quasi sempre, i giudici hanno capito e ci hanno dato ragione facendoci continuare la nostra corsa. Ma che fatica. Già è difficile correre con uno, due , tre, trentacinque bambini (tanti ne accudiamo attualmente e non passa giorno in cui non ci venga rivolta una richiesta di aiuto), ma farlo con qualcuno che dovrebbe esserti di supporto ed invece ti fa lo sgambetto per il solo gusto di farti cadere è veramente difficile.
    Ma che gioia quando superiamo l'ostacolo, che gioia quando un giudice dice a costoro di farsi da parte. Che bello poter riprendere la corsa.
    Come disse Totò? "Signori si nasce e io lo nacqui modestamente!!"
    Ecco noi diciamo "Combattenti si nasce, noi lo nacquimmo" e continuiamo a raccogliere bambini dalla strada per evitare che vengano arrotati. Tutti insieme, con voi che ci leggete ogni giorno, con voi che credete in noi perché toccate con mano il frutto del nostro lavoro, con voi che contribuite con il sudore del vostro lavoro, con voi che ci date una carezza per lenire le ferite, incuranti di loro, di quelle pochissime persone che non apprezzano.
    Mamma mi diceva sempre "Non ti curar di lor, ma guarda e passa". E io passiedi, modestamente

  21.  

    Addì 14 ottobre 2016

    In quel tempo, radunatesi migliaia di persone a tal punto che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.
    Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.
    Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
    A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla.
    Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.
    Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.
    Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri»

    Luca 12,1-7

  22.  

    Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia

    Noi siamo quello che siamo

    Quanti sorrisi, quante belle parole mi sono state dette, ed immagino sia così anche per voi, da persone che davanti appaiono amiche, ma alle spalle sono pronte a parlare male di te.
    L'ipocrisia e' una brutta bestia.
    Una coppia che conosciamo tentò con noi la strada di aprire una casa famiglia, ma la troppa distanza non ci ha permesso di portare avanti il progetto. Si sono rivolti ad un'altra associazione del territorio ed hanno iniziato questo loro percorso di vita, ma dopo un anno lo hanno interrotto. Motivo principale fu proprio l'ipocrisia perché, così mi hanno detto loro, l'associazione che li aveva accolti aveva una facciata che era ben diversa da ciò che effettivamente c'era dietro.
    Abbiamo i nostri difetti ed i nostri pregi, ma mai ho messo una maschera, anzi ho sempre cercato di far conoscere con tutti i mezzi ciò che facciamo, non per autoesaltazione, ma proprio per non essere ipocriti, affinché chi si avvicini a noi veda da subito chi siamo, cosa facciamo e sopratutto come operiamo.
    Purtroppo questo ci penalizza, ed è il motivo per cui molte associazioni si presentano con una "grafica ed una veste" molto più accattivanti della nostra, perché in molti comprano una macchina se la vedono pulita e lucida senza preoccuparsi molto di come sia il motore.
    Non guardate a ciò che appare, guardate a ciò che è, veniteci a trovare e poi deciderete se aiutarci o meno, se camminare con noi o con altri.

  23.  

    Addì 15 ottobre 2016

    In quel tempo, Gesu disse ai suoi discepoli: "Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
    Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
    Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire

    Luca 12,8-12

  24.  

    Lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire

    Cambio residenza

    Stavo giusto pensando in questi giorni di cambiare residenza, e volevo chiedere al tribunale se mi poteva aggiungere un lettino in una delle sale d'aspetto, visto che ormai ci passo gran parte del mio tempo.
    Scherzi a parte c'è da sottolineare che spesso siamo chiamati in tribunale per relazionare sui nostri ragazzi, talvolta anche in disaccordo con i servizi sociali deviati, e non è sempre una cosa piacevole. Tuttavia ho imparato che la cosa giusta mi viene suggerita nel momento opportuno.
    Ricordo quando fummo convocati al Tribunale dei Minori poco più che ventenni per il primo bambino che Roberta aveva preso in affido e, siccome avevamo avuto un attrito con la madre, ed il servizio si era schierato dalla sua parte relazionando al giudice in maniera negativa nei nostri confronti, lo stato d'animo di quel momento non era dei migliori, ed entrare nell'aula di tribunale pensando che una nostra parola poteva fare la differenza per la vita di quel bambino ci faceva sentire investiti di un enorme peso per la responsabilità che in quel momento avevamo. Il timore, ve lo assicuro, era tantissimo.
    Mi feci il segno della croce e mi ricordai le parole del Vangelo proferite da Gesù, il quale ci conforta dicendo "Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire". Avvenne un vero e proprio miracolo, le parole uscivano fluenti senza che me ne rendessi conto, ed io e Roberta, adolescenti, siamo stati artefici della vittoria di quel bambino, ma non è stata una vittoria nostra, bensì una vittoria di Dio. Sono stato tantissime volte in tribunale a difendere un bimbo dai propri genitori o da chi nelle istituzioni, in buona o in cattiva fede, gli stava facendo del male. E ad oggi posso dire di aver sempre segnato un punto proprio perché la difesa di quel bimbo non era affidata a me ma qualcuno che dall'alto mi suggeriva cosa dire. Non abbiate mai paura di chi possa farvi del male se siete dalla parte della ragione, e non smettete mai di combattere per un giusto principio o per difendere un ideale o qualcuno in una posizione debole, come un bambino. Non abbiate paura perché le parole che dovrete usare usciranno dalla vostra bocca senza che ve ne accorgiate e la dimostrazione siamo noi che non abbiamo studiato da assistente sociale, da educatore, o da avvocato, eppure da trent'anni riusciamo a far valere i diritti di tanti cuccioli d'uomo.

  25.  

    Addì 16 ottobre 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: «C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno.
    In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario.
    Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi».
    E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto.
    E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare?
    Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»

    Luca 18,1-8

  26.  

    Le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi

    Una goccia sulla roccia

    Oggi in tanti hanno voglia di fare del bene, sposarsi, accogliere un bambino, fare volontariato, ma spesso si arrendono davanti alle prime difficoltà. Non c'è guerra, non c'è progetto che non veda battaglie perse, momenti in cui tutto volge al peggio.
    Una delle mie bimbe, ormai grande, mi scrisse qualche tempo fa "sei un guerriero di tante battaglie, poche perse e tante vinte, con la tua tenacia e la voglia di aiutare il prossimo come solo te sai fare". Ecco, questo è l'importante, specie quando proteggiamo una persona debole, un figlio: avere costanza, non scoraggiarsi mai davanti alle delusioni della vita perché se un figlio ci fa disperare quello che è importante è vedere ciò che sarà in futuro. È facile dire di voler aiutare chi ha bisogno, difficile è rimboccarsi le maniche, ma ancor più difficile è farlo tutti i giorni.
    Ci vogliono motivazioni forti, ma soprattutto ci vuole fede in un principio, in un ideale, consapevolezza che pur sudando sette camicie ce la possiamo fare. La mia fede in Dio mi ha fatto camminare ogni giorno, ma la spinta vera me l'hanno data, e quotidianamente me la danno, i miei ragazzi perché vedendo loro, vedendo tutte le loro necessità, volendoli vedere adulti e sistemati non c'è problema, non c'è ostacolo, che possa fermare la mia marcia verso la meta che mi sono prefissato, ovverosia aiutare tutti i bambini del mondo, e solo allora, solo quando ci sarò riuscito, mi fermerò.

  27.  

    Addì 17 ottobre 2016

    In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità».
    Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
    E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni».
    Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.
    Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?
    E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.
    Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.
    Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?
    Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio»

    Luca 12,13-21

  28.  

    Se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni

    Un sogno da realizzare

    Ognuno insegue un sogno, qual'è il vostro?
    C'è chi sogna di sposarsi, chi di avere figli, altri invece di fare carriera, oppure di girare il mondo o avere una bellissima barca per andare a pescare. Pensiamo di poter entrare nel negozio dei desideri e chiedere al commesso il sogno in alto a destra. Poco importa chi sia il gestore dell'esercizio: Dio, un santo, il destino, la buona sorte, la dea fortuna, comunque chiediamo. Chiediamo, si, ma non ci basta, dobbiamo ottenere, vogliamo ottenere, pretendiamo di ottenere, ed allora cosa facciamo per essere sicuri? Ci procuriamo una merce di scambio reputata valida in tutto il mondo: il denaro. Ma accipicchia che brutta sorpresa riceviamo entrando in negozio, vediamo in alto una grossa scritta "non si accetta denaro". Ma ci fermiamo? Nemmeno per idea. Abbiamo fatto tanta fatica per racimolare un bel gruzzolo, ed ora lo vogliamo spendere per comprare il nostro sogno, per averlo subito a disposizione e poterne fruire liberamente. Ci avviciniamo al bancone, mettiamo sul tavolo il nostro piccolo patrimonio e chiediamo, chiediamo con insistenza il sogno che vediamo, che è a portata di mano. Ma il commesso è irremovibile "ordini dall'alto, mi spiace". Ci indispettiamo e spesso ci arrabbiamo uscendo da quella bottega convinti di trovare un altro negozio disposto a venderci quanto desideriamo "non sarà mica questo l'unico a vendere sogni".
    Facciamo qualche passo e sulla via troviamo un mercato pieno di luci colorate, addobbi, hostess elegantissime e meravigliose pieno di bancarelle, ed un cartello con la scritta "accettiamo denaro, tanto denaro, per darvi il vostro sogno su misura".
    "Ah che meraviglia, alla faccia di quel vecchio barbogio che non ha voluto darmi ciò che è mio di diritto. Io pago, io ricevo, è così che funziona ovunque"
    Ed ecco che il nostro sogno si realizza.
    "Voglio una moglie" - "Come la vuole? Alta, slanciata, bionda, mora, rossa, giovane, matura, brava a cucinare?". Ed ecco la moglie come la vogliamo noi.
    "Voglio una barca" - "Come la vuole? Veloce, che tenga bene il mare, lussuosa, da pesca?". Ed ecco la barca uscire dal cantiere tutta per noi.
    "Voglio un figlio, ma non mi arriva" - "Nessun problema bella signora, può spendere? Ecco il figlio del colore e dell'età da lei richiesto"
    "Voglio uscire dal dolore e dalla sofferenza per la perdita di mia madre, di mio figlio, di mia moglie" - "Ecco, provi questa polverina, è magica. Con questa sballo totale"
    Ed ecco che i nostri sogni si realizzano. Certo, ma poi? La moglie che abbiamo comprato in Russia si rivela un'approfittatrice, quella dataci in sposa per unire due capitali o per opportunismo scapperà con il primo che la corteggerà. La barca bellissima ha un costo di manutenzione, il non saper dove tenerla, ma sopratutto con chi ci vado a fare una gita o a pescare? Ed il figlio comprato in adozione internazionale non è quello che volevo io, ha una cultura diversa, ha dei problemi, non mi assomiglia, mi fa dannare. E che dire della droga? Certo, mi allontana dai miei pensieri, mi da gioia e felicità, ma quando finisce l'effetto che accade? E quali sono i danni correlati?
    Forse già lo sapevate, ma i sogni non si comprano.
    Ogni sogno deve essere richiesto, conquistato, apprezzato giorno dopo giorno.
    Non comprate i vostri sogni da gente senza scrupoli, tornate al primo negozietto e chiedete quale sia la merce di scambio, chiedete come fare per avere il sogno che vedete sul ripiano in alto a destra. Sarà faticoso conquistarselo, ma sarà per sempre

  29.  

    Addì 18 ottobre 2016

    In quel tempo, il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
    Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe.
    Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada.
    In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.
    Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.
    Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa.
    Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio»

    Luca 10,1-9

  30.  

    La messe è molta, ma gli operai sono pochi

    Venite a cena da noi

    Una famiglia, tre bambini. Così iniziò il mio cammino verso quella che oggi è la mia vita.
    Una settimana dopo Olimpia mi presentò un'altra famiglia con altri tre bimbi, e coinvolsi Roberta, e fu così che iniziò anche il suo cammino.
    Poi non ci fu più bisogno di presentazioni perché la voce si sparse, ed in molti chiedevano il nostro aiuto per dare ripetizioni scolastiche ai bambini e ricevere un po' di cibo.
    Coinvolgemmo i nostri amici, ma quello fu per loro l'inizio di un cammino interrottosi nel breve periodo per dirigersi su strade diverse.
    Eravamo sempre meno, ma le necessità e le richieste aumentavano ogni giorno.
    Trent'anni di strada, ma le cose non sono cambiate e siamo sempre troppo pochi per tutto il lavoro che c'è da fare.
    Non immaginate come sia difficile camminare da soli, anche se ai lati della strada ci sono tantissime persone pronte a fare il tifo per noi e disponibili a mettere mano al portafogli, ma che fatica portare sulle spalle tutto il peso di una giornata, le preoccupazioni, le decisioni sul bivio da scegliere.
    Sarebbe bello trovare altre persone come Carmela che è venuta a vivere da noi già diversi anni fa, ma se non questo, almeno dedicateci un'ora del vostro tempo. Cosa sarà mai un'ora alla settimana? Per noi vuol dire moltissimo, significa poter contare su qualcuno, per voi qualche pagina in meno di un libro, una passeggiata sul mare cui rinunciare, una domenica ogni tanto spesa in modo diverso. Cose da fare ce ne sono a iosa.
    In un'ora si può preparare un sugo, in un'ora si può far giocare Maria, in un'ora si può mettere a posto uno scaffale del mercatino, in un'ora si può risentire la lezione a Mattia.
    Se poi le ore fossero tre o quattro a settimana, un pomeriggio o una mattina, l'aiuto sarebbe centuplicato.
    Ognuno può aiutarci secondo le sue inclinazioni: vendita degli oggetti usati al mercatino, lezione con i bimbi, taglio dell'erba in giardino, aiuto in cucina, ricerca fondi con le varie iniziative, gioco e laboratori con i bambini.
    Nessuno è troppo vecchio o troppo giovane da non poter dare una mano, e ciascuno, se vuole, può ritagliare un angolino del suo preziosissimo tempo per dedicarlo agli altri, a chi ha bisogno di un abbraccio e di un sostegno.
    La messe è molta, ma gli operai sono pochi, venite anche voi a darci una mano affinché il raccolto sia maggiore e migliore

  31.  

    Addì 19 ottobre 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.
    Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate».
    Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
    Il Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?
    Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.
    In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
    Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.
    Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più»

    Luca 12,39-48

  32.  

    Per distribuire a tempo debito la razione di cibo

    Un cerbiatto nel bosco

    Sin dall'età della ragione la vita ci mette dinanzi alla possibilità di dover subire eventi dolorosi. Quanti bambini hanno dovuto affrontare l'ineluttabilità della morte di una persona cara, la fame e la guerra, la violenza e l'abuso, il terremoto o l'alluvione. Dobbiamo stare sempre con l'orecchio teso, come un cerbiatto nel bosco, pronti a fronteggiare l'inevitabile, ed i nostri genitori ci preparano a tutto questo. Ecco, perfetto, così dobbiamo sempre essere: attenti e vigili. Ma la vita è si piena di eventi terribili e catastrofici, di dolori e privazioni, ma è anche densa di soddisfazioni ed opportunità. Una telefonata nella quale ci viene offerto un lavoro può cambiare la nostra vita; un volontario che, al pari di tantissimi altri, viene a darci una mano saltuariamente, può rivelarsi un punto di forza per la nostra Associazione; una gravidanza non prevista può accendere in noi la luce su un futuro diverso. Ed allora anche la morte di una persona cara può essere un'opportunità per un cambiamento non solo di vita, ma anche dentro di noi.
    Purtroppo a volte sonnecchiamo e non siamo attenti a ciò che Dio ci propone, e perdiamo tante belle occasioni per dare una svolta alla nostra vita, una svolta che potrebbe portarci gioie infinite.
    Quando è morta la mia mamma mi sono pianto addosso per un po', ma appena mi sono messo in ascolto, con l'orecchio teso, ho sentito la voce di Dio che mi chiamava e da quel giorno è stata gioia grande, gioia immensa.

  33.  

    Addì 20 ottobre 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!
    C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!
    Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.
    D'ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera»

    Luca 12,49-53

  34.  

    C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto

    Tutti contro un muro

    Nella vita di tutti noi ci sono ombre all'orizzonte che ci fanno stare male. Temporali in arrivo sul nostro cammino che non possiamo evitare e, per quanto ci copriamo, saremo sempre in balia degli eventi.
    Un genitore sul letto di morte, un'operazione imminente, un esame da sostenere. In molti ci diranno "Coraggio, tuo padre ha ottant'anni e la sua vita l'ha vissuta", oppure "Dai, è una piccola operazione, un intervento da nulla", "Un esame? La vita è piena di esami e questo è ben poca cosa". Certo, tutto giusto, ma in quel momento, dinanzi a quella difficoltà ci siamo noi, e siamo noi a soffrire, ad aver paura per la data sempre più vicina ed inesorabile. Non ci consola il fatto di pensare che qualcuno sta soffrendo più di noi, cosa peraltro sempre vera, ma semmai può aiutarci pensare a quando la tempesta sarà finita, al vedersi più avanti nel tempo, quando tutto sarà solo un brutto ricordo. Un po' come una ferita aperta, una volta che si sarà cicatrizzata non darà più alcun fastidio, ma sarà lì a ricordarci quella battaglia combattuta e vinta, e questo ci darà forza per andare avanti nella vita.
    A volte pensiamo alla nostra morte come ad un evento senza scappatoia, pensiamo che andremo a finire in una bara, mangiati dai vermi o bruciati nel forno crematorio, ma per chi ha fede non è così. Non mi viene mai da pensare alla morte senza che mi venga nel cuore un sorriso di gioia al pensiero di cosa accadrà di noi, della nostra anima, il giorno dopo aver esalato l'ultimo respiro. Non riesco a comprendere cosa possa provare un ateo quando pensa alla morte. Avere nel cuore che dopo non ci sia nulla, che l'evento porti solo alla fine di tutto è come correre a grande velocità in una strada alla fine della quale sappiamo, o crediamo di sapere, che troveremo un muro in cemento armato contro il quale ci schianteremo inesorabilmente.
    Per chi ha fede la vita è si una corsa, ma in una strada dove sappiamo esserci un muro, il muro eretto dalla morte, ma sappiamo anche che è solo dipinto su un grandissimo foglio di carta. A vederlo da lontano sembra proprio un muro, e spaventa, ma andandoci a sbattere contro lo oltrepasseremo e troveremo al di là una prateria immensa dove saremo liberi di scorrazzare felici per l'eternità.

  35.  

    Addì 21 ottobre 2016

    In quel tempo, Gesù diceva alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade.
    E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.
    Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?
    E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?
    Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione.
    Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo»

    Luca 12,54-59

  36.  

    Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo

    Andiamo a pescare?

    "Nonno, andiamo a pescare domani mattina?"
    "Si, qui alle cinque"
    L'indomani, alle quattro e mezzo ero già sul mare. Pieno dell'ardore adolescenziale, con un desiderio pazzesco di passare una giornata a pescare con il mio nonno, non potevo pretendere di più. Mare calmissimo, una tavola. Non stavo più nella pelle. All'arrivo del mio nonno avevo un sorriso a trentaquattro denti. Lui posa il motorino, mi saluta appena da uomo burbero di mare qual'era, si affaccia al parapetto e mi dice "non andiamo, tempaccio"
    "Ma come nonno, cosa dici? Il mare è patana"
    "Vedi quelle nuvole montate a panna all'orizzonte? Tempaccio in arrivo"
    Delusione totale e dentro di me pensavo si stesse sbagliando, avrei potuto anche prendere la mia barchetta ed uscire, ma non lo feci.
    Non passò un'ora che si sollevò un vento fortissimo di scirocco che portò burrasca per tre giorni
    L'esperienza del mio nonno aveva giocato il suo ruolo. Se fossimo usciti in mare ci saremmo trovati nei pasticci.
    I ragazzi hanno bisogno di qualcuno che sappia vedere più lontano del proprio naso, hanno bisogno di consigli. Quante volte ho ascoltato genitori in lacrime perché un figlio era andato su una brutta strada, nonostante i loro avvertimenti per aver capito che frequentava cattive compagnie, "amici" ritenuti bravi dai ragazzi, ma che tanto bravi poi non si rivelavano.
    E noi? Noi sappiamo vedere i segni che la vita ci mostra? Chi può darci dei consigli? Chi seguire andando contro la nostra idea? Di chi avere fiducia cieca al punto da chinare il capo allorquando ci siano opinioni contrastanti?
    Non so voi, ma io trovo nel Vangelo la mia guida, e tante volte non sono "uscito in mare", rinunciando ad intraprendere una strada, andando contro le lusinghe della vita. E oggi, guardando indietro, guardando il mare in tempesta, ne sono felice

  37.  

    Addì 22 ottobre 2016

    In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici.
    Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte?
    No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
    O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?
    No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
    Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò.
    Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno?
    Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime
    e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai»

    Luca 13,1-9

  38.  

    Padrone, lascialo ancora quest'anno

    Un buon raccolto

    Quante volte nei confronti dei vostri figli avete detto "adesso basta, questa è l'ultima che sopporto", ma poi siete andati avanti. Perché sopportare rispostacce e cattivi comportamenti? Per amore, perché la speranza non deve mai morire ed il futuro è certamente domani, ma è oggi che lo dobbiamo costruire, è oggi che dobbiamo zappare e concimare attorno al fico affinché porti buoni frutti. Spesso siamo propensi a cercare nel comportamento altrui delle colpe, e facciamo bene perché con amore dobbiamo criticare, redarguire, correggere, ma parimenti dovremmo guardarci nello specchio e capire innanzitutto le nostre colpe. E' vero che se un fico non produce possiamo dire che è vecchio, malato, ha piovuto troppo o ha piovuto troppo poco, il terreno è arido, ma lo abbiamo ringiovanito potandolo nel modo giusto? Lo abbiamo curato dandogli gli opportuni medicamenti? Lo abbiamo irrigato o protetto dalla grandine? Abbiamo concimato il terreno attorno a lui?
    Se il figlio, la moglie, il marito, un amico litigano con noi certamente la prima cosa che vediamo sono le sue colpe, ma noi non ne abbiamo? Abbiamo fatto di tutto per dialogare? Abbiamo dato il buon esempio? Abbiamo cercato di capirlo?
    Nessun rapporto, se lasciato all'incuria, porterà frutto, ed allora zappiamo continuamente, irrighiamo, concimiamo e certamente avremo un buon raccolto.

  39.  

    Addì 23 ottobre 2016

    In quel tempo, Gesù disse questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri:
    «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
    Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano.
    Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo.
    Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.
    Io vi dico: questi t
    ornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato»

    Luca 18,9-14

  40.  

    Chi si umilia sarà esaltato e chi si esalta sarà umiliato

    Una bestia sempre affamata

    Ogni anno che passa aumentano le foto sul comò delle persone scomparese a noi care; ogni anno che passa le rughe sono sempre più visibili; ogni anno che passa le stagioni portano acqua e sole in un balletto da far invidia ai migliori spettacoli del mondo. Ed allora cosa vi dice tutto questo? Significa che siamo tutti uguali agli occhi di Dio: piove sul povero e sul ricco, muoiono parenti e amici all’assassino come all’onesto, invecchiamo indipendentemente dal nostro comportamento, ceto sociale, luogo di nascita, conto in banca o colore della pelle.
    Eppure facciamo di tutto per sopravanzare l’altro, per far vedere di essere i più bravi, i più buoni, i più grandi. Facciamo di tutto per avere i primi posti a teatro, alle manifestazioni, per essere eletti, per avere potere, denaro più di altri. Ci illudiamo persino di essere migliori perché non abbiamo mai ucciso nessuno, non abbiamo mai rubato, mai abbiamo picchiato un bambino, mai e poi mai abbiamo fatto violenza al nostro prossimo. Eppure anche noi ci ammaliamo, anche noi subiamo la perdita delle persone care, anche noi camminiamo incolonnati inesorabilmente verso la morte.
    Questo non vuol dire che non dobbiamo fare nulla per migliorarci e curarci, ma per favore, non pensate di essere migliori di altri perché il Signore legge nel vostro cuore, e magari una persona che è stata un delinquente per tutta la vita arriva ad un punto in cui si pente amaramente ed è migliore di tanti onesti che in cuor loro meditano vendetta, rancore, gelosia, invidia.
    Ricordiamocelo sempre: chi si umilia sarà esaltato e chi si esalta sarà umiliato.
    La superbia è una brutta bestia che si alimenta dei nostri stessi pensieri di autocompiacimento e l’unico modo per farla morire è non darle da mangiare

  41.  

    Addì 24 ottobre 2016

    In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato.
    C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo.
    Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei libera dalla tua infermità», e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
    Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato».
    Il Signore replicò: «Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi?
    E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott'anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?».
    Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute

    Luca 13,10-17

  42.  

    Era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo

    Siamo tutti Marco

    Marco camminava per la strada quando un signore gli chiese di aiutarlo a portare dei pacchi e lui acconsentì. Fece qualche altro passo ed una signora gli domandò la stessa cosa, e così via lungo la strada che stava percorrendo. Senza accorgersene si ritrovò con un pesante fardello sulle spalle, tanto da essere piegato su sé stesso. Arrancò ma non si fermò, perché Marco è un ragazzo forte di carattere e robusto nel fisico. Ma anche una montagna si sgretola sotto l'azione corrosiva del tempo e per mano dell'uomo, e quindi anche il nostro Marco non può avere una forza infinita.
    Ognuno di noi è Marco, ognuno di noi si carica sulle spalle pesi anche di altri che hanno bisogno di noi: figli, genitori anziani, malati. In tanti ci chiedono aiuto perché sono caduti sotto il peso dei loro problemi, oppure perché non hanno la nostra stessa forza. Ciò che ci siamo caricati volontariamente sul dorso siamo noi a doverlo portare, ma chi ci cammina accanto potrebbe darci una mano, non tanto per toglierci un peso, quanto per spronarci a non mollare. A volte basterebbe tanto poco. Basterebbe una carezza, un abbraccio, un sorriso. Bisogna però stare attenti a non pretendere di sapere di cosa l'altro abbia bisogno. Bisogna avvicinarsi pian piano, in punta di piedi, proporsi, farsi vedere, far capire con lo sguardo "io ci sono". Si, ci sono per te, se tu mi vuoi. Ci sono per te, se tu vuoi sfogarti. Ci sono per te, anche se mi vuoi picchiare perché, come diceva Cocciante "un amico se lo svegli di notte, esce in pigiama e prende anche le botte, e poi te le ridà". Si, perché ci si sfoga a vicenda, si sopportano insieme i pesi, si piange sulla spalla l'uno dell'altro. Due ciocchi nel camino fanno tantissimo fuoco se messi vicini, perché uno alimenta l'altro, ma se li mettiamo a distanza bruceranno a malapena e non daranno calore a chi è loro vicino.
    Avviciniamoci piano piano all'altro che soffre, che è nervoso, che sta male, ma avviciniamoci, non lasciamolo solo nemmeno se è lui a urlarci "lasciami in pace". Magari non imponiamo la nostra presenza, ma non andiamo via perché ha bisogno di noi, anche se non lo ammetterà, anche se non chiederà il nostro aiuto.
    All'inizio dell'Associazione, ero poco più che ventenne, ero spesso arrabbiatissimo, dolorante sotto il peso dei primi pensieri, delle prime delusioni, provato oltremisura dalla morte di mia madre, scattavo per un niente. Un pomeriggio, dopo una litigata, non ricordo nemmeno con chi o per cosa, mi chiusi in Associazione e non volevo uscirne gridando da dentro la mia rabbia. Urlavo a tutti di andarsene, e tutti se ne andarono.
    C'era all'epoca una ragazzina di sedici anni, Antonella, che frequentava il nostro diurno. Lei non se ne andò. Faceva freddo, tanto freddo, e pioveva a dirotto, ma lei mi disse dalla porta "da qui non me ne vado, resto qui fuori, quando vorrai, se vorrai, mi aprirai" Passò un'ora. Mi calmai, la rabbia calò, mi impietosii a pensare a lei al freddo fuori della porta, ma la sua dolcezza, la sua vicinanza, che andava oltre le mie grida di dolore, mi dettero la forza per aprire quella porta e continuare a camminare.

  43.  

    Addì 25 ottobre 2016

    In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò?
    E' simile a un granellino di senapa, che un uomo ha preso e gettato nell'orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami».
    E ancora: «A che cosa rassomiglierò il regno di Dio?
    E' simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata»

    Luca 13,18-21

  44.  

    Poi è cresciuto e diventato un arbusto

    Una bambina di nome Rosa

    Quando pensiamo ad una pianta, alla sua nascita, ci viene in mente il semino gettato nella terra dal buon contadino. Il seme muore e nasce il germoglio che crescendo si trasformerà in pianta, albero, ortaggio. Sembra tutto così semplice. Ed invece tanto semplice non è. Dei tanti semi sparsi sul terreno soltanto uno raggiungerà la giusta profondità per germogliare, ma questa non è la storia dei tanti bambini, ops, scusate volevo dire "semini", che non germogliano perché uccelli rapaci li divorano avendoli trovati sul ciglio di una strada o sulla superficie del terreno. Questa è la storia di Angelo, un semino che ha raggiunto i cinquanta centimetri di profondità. Eccolo lì, lo vedete? Se ne sta dentro quel buchino e non sa cosa deve fare, nessuno gli ha detto nulla sul come deve comportarsi. Attende gli eventi. Ed ecco, dentro di sé una grande forza dirompente squarcia il guscio che lo ricopre, e ne esce un qualcosa di tenero, fragilissimo, candido, vellutato. Il semino Angelo si è trasformato in un germoglio che chiameremo Rosa, oppure Giglio, o magari Rose Maryne. Vada per Rosa. Rosa è lì, al freddo, sotto la terra, una marea di terra, non sa cosa c'è fuori, non sa se c'è un fuori. L'istinto ed il calore del sole la portano a decidere di salire, le indicano la direzione. Ma si, facile a dirsi, ma come posso fare io, tenero virgulto, a sfondare quel mucchio di terra? E già qui le prime differenze: c'è terra e terra. Se mamma e babbo contadini hanno smosso il terreno, lo hanno nutrito e irrigato, ecco che Rosa potrà uscire con una certa facilità, e troverà ad attenderla il buon contadino, ma se mamma e papà agricoltori non hanno ben lavorato il campo, Rosa farà una gran fatica ad emergere e verrà fuori tutta storta e sbilenca.
    Quante altre difficoltà ci sono nel terreno ad attendere Rosa, Gladiolo, Rose Maryne, Basil, Cereza e tutte le altre piantine: lumache, insetti, malattie, calpestii di uomini ed animali. Una lotta per la sopravvivenza che ricorda, pensate un po', quella dell'uomo. Quanta fatica per nascere, ma per alcuni bambini è una fatica più grande che non per altri e se mamma e papà non hanno avuto la forza, le capacità, le conoscenze per arare il terreno, irrigarlo, concimarlo, ripararlo da intemperie e devastazioni, quel bambino nascerà già storto, già bisognoso di cure. Ma non è colpa loro se alcuni alberi nascono storti, è però colpa nostra se non facciamo di tutto per aiutarli a raddrizzarsi.
    Un bambino è una tenera piantina che ha bisogno di amore e sacrificio per crescere, ma se saremo stati accoglienti nei suoi confronti avremo la soddisfazione di vedere i frutti che sarà capace di produrre.
    Accogliamo un bambino in affido, aiutiamo chi li accoglie a concimare il terreno perché trovino un terreno fertile dove poter crescere sani e robusti come meritano

  45.  

    Addì 26 ottobre 2016

    In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
    Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
    Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
    Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi»

    Luca 13, 22-30

  46.  

    Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza

    Cattivi cristiani

    Se vedo una persona che allontana un bambino, che non accoglie un immigrato, che si dimentica del padre lasciandolo morire all'ospizio ci soffro e penso al suo errore pregando per lui. Ma quanta maggior tristezza quando a comportarsi così è uno di coloro che si dicono cristiani, che vanno in chiesa, che servono messa, che indossano la veste talare. Quale esempio per gli altri se durante la messa evitano di dare la mano al vicino per un vecchio rancore, oppure se giustificano i loro cattivi comportamento come se fossero dettati da Dio.
    Nel Vangelo di oggi si legge del padrone di casa che non fa entrare alcune persone nella dimora eterna. Nel dialogo che ne segue Dio dice "Non vi conosco" e quelli rispondono "Ma come, non ricordi? Siamo sempre venuti a messa, abbiamo fatto la comunione ogni domenica, abbiamo insegnato catechismo, abbiamo messo il crocifisso in ogni stanza della casa, come fai a dire che non ci conosci?" e Gesù replica "Andatevene, operatori di ingiustizia".
    Nessuno di noi è al riparo. Non è andando in chiesa, dicendo messa, pregando mattina e sera che apriremo le porte del Paradiso, ma facendo la volontà di Dio.
    Fare male non significa solo rubare, stuprare, uccidere, ma anche avere la possibilità di fare del bene e non farlo.
    Un sacerdote che fa belle prediche, ma poi non ha tempo per chi ha bisogno di essere ascoltato o non accoglie in casa propria chi passa la notte al freddo e alla pioggia è un "operatore di ingiustizia".
    Una pia donna che dice il rosario tutti i giorni in ginocchio davanti all'altare, ma poi parla male del prossimo o si guarda bene dal donare un centesimo a chi abbia fame è un "operatore di ingiustizia".
    Il catechista che insegna ai ragazzi i dettami del Vangelo, ma poi non risponde al tuo saluto o evita accuratamente di capire cosa tu faccia per gli altri per paura che gli venga chiesto un aiuto è un "operatore di ingiustizia".
    Noi cristiani, io per primo, non siamo migliori degli altri, peccato che troppo spesso siamo convinti di esserlo

  47.  

    Addì 27 ottobre 2016

    In quel giorno si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».
    Egli rispose: «Andate a dire a quella volpe: Ecco, io scaccio i demoni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno avrò finito.
    Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io vada per la mia strada, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.
    Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto!
    Ecco, la vostra casa vi viene lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più fino al tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!»

    Luca 13,31-35

  48.  

    Ho voluto raccogliere i tuoi figli sotto le ali e voi non avete voluto!

    Allarghiamo le nostre ali

    2500 le persone morte nel tentativo di raggiungere le nostre coste, 2500 persone! Non migranti, non africani, non extraeuropei, ma donne, bambini, anziani, uomini come lo siamo noi. Persone come noi. La cultura può essere diversa, così come la religione, i tratti somatici, il colore della pelle; ma come noi hanno due gambe, due braccia, una testa, un cuore, dei sentimenti, una famiglia. Ridono e piangono come noi per le nostre stesse cose, mangiano, bevono, si divertono, lavorano, fanno sport, fanno nascere i figli e li allevano con cura ed amore. Esattamente come facciamo noi. Ed allora perché trattarli diversamente? Perché non accoglierli in casa nostra? Perché non dar loro da mangiare ed un tetto? Noi pretendiamo la casa, vogliamo da mangiare, chiediamo un lavoro, esigiamo una pensione, perché non dovremmo batterci affinché questi stessi diritti non vengano riconosciuti anche a loro, persone come noi, cittadini del mondo proprio come lo siamo noi?

  49.  

    Addì 28 ottobre 2016

    In quei giorni, Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione.
    Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.

    Luca 6,12-16

  50.  

    ... e Giuda Iscariota, che fu il traditore

    Traditi da ...

    Mi sono sempre domandato per quale motivo Gesù, così si narra nel Vangelo, abbia tenuto con sé, fra gli apostoli, anche Giuda Iscariota pur sapendo che lo avrebbe tradito. Perché forse gli serviva per compiere la volontà di Dio? Si chiamerebbe "opportunismo" e Gesù certamente non lo era, altrimenti avrebbe piegato il capo davanti ai farisei. Ed allora per quale motivo teneva vicino a sé questo individuo che sapeva essere un traditore legato al denaro? Perché noi teniamo in casa nostra un figlio, un amico, un dipendente del quale conosciamo l'animo, le intenzioni, le prospettive future dandogli tutto il nostro affetto e fiducia, pur sapendo che prima o poi se ne andrà, prima o poi ci tradirà, magari proprio con un bacio ed un sorriso al pari di Giuda? Perché culliamo in noi la segreta e remota speranza che possa cambiare, che standogli vicino, dandogli il nostro amore, facendogli toccare con mano il nostro operato ed i nostri valori possa cambiare idea, possa desistere dai suoi propositi di mordere la mano tesa verso di lui per una carezza, per un complimento, per un sostegno, per un incitamento. Quanti ragazzi abbiamo accudito, quanti abbiamo aiutato a divenire uomini e donne, eppure molti di loro se ne vanno sbattendo la porta, parlano male alle spalle, ti abbandonano quando potrebbero essere loro a fare qualcosa di buono per gli altri. Ogni volta lo vivo come un tradimento, ogni volta ne soffro, ma voglio bene ai ragazzi che il Signore ci manda e ogni volta, pur sapendo che verremo molto probabilmente traditi, ricominciamo da capo, accogliamo, amiamo, insegniamo. Perché?
    Perché resta in noi la speranza che uno di questi ragazzi, amici o dipendenti che siano possa dire "qui c'è la mia famiglia, qui c'è un pezzo del mio cuore e non vi abbandono, non vi tradisco, non vi lascio soli perché c'è tanto da fare ed insieme possiamo costruire un mondo migliore", e non andarsene per seguire strade più redditizie, strade che diano loro maggior prestigio o maggiore piacere soddisfacendo le loro personali ambizioni. Idealismo? Può darsi, ma così ha fatto Gesù e così vogliamo fare noi