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Addì 12 luglio 2015
In quel tempo Gesù chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi.
E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa;
ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche.
E diceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo.
Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro».
E partiti, predicavano che la gente si convertisse
Marco 6,7-13
Se in qualche luogo non vi ascolteranno
Lasciare che i figli cuociano nel loro brodo
E’ giusto essere tenaci e perseveranti, ma tutto ha un limite in quanto si deve rispettare la volontà del nostro prossimo, in special modo di coloro che siamo chiamati ad educare come i figli. Possiamo parlare, dare esempi, insegnare in mille modi, ma non sempre chi abbiamo dinanzi vuole ascoltare, imparare, seguire il nostro esempio. Se così fosse tutti i ragazzi che abbiamo avuto in affido sarebbero ancora con noi o quantomeno avrebbero dedicato almeno parte della loro vita agli altri. Ma non è così. Ognuno ha preso la sua strada, ciascuno ha fatto le sue scelte, giuste o sbagliate che siano e per tutti loro è arrivato il momento in cui smettere di insegnare valori e principi nella speranza che li abbiano assimilati negli anni precedenti. Non è abbandonarli, è lasciarli liberi di decidere ed anche questo è un grande insegnamento, forse l’ultimo che possiamo dare loro. Questo vale con chiunque e la frase proferita da Gesù “scuotete la polvere dai vostri calzari a testimonianza per loro” significa proprio questo, lasciare libero ciascuno di riflettere e prendere le opportune decisioni. Dobbiamo insegnare, donare valori, far conoscere, non imporre le nostre idee. Chi cerca di imporsi ottiene l’effetto contrario perché fa nascere una naturale ribellione, anche laddove il cuore potrebbe essere aperto a nuovi orizzonti.
Addì 13 luglio 2015
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada.
Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera:
e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me;
chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.
E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città
Matteo 10,34-42.11,1
Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà
Volete trovare la vostra vita? Perdetela
Preferireste fare una passeggiata a piedi lungo una strada trafficata, con tanto smog e rumore che attraversa una metropoli, oppure camminare lungo un sentiero di montagna dal quale poter ammirare un panorama mozzafiato, o magari percorrere un sentiero pieno di buche e radici nel bel mezzo di un bosco con querce secolari ammantati da un profumo soave? La risposta è ovvia, ma fa riflettere che proprio le strade più belle siano quelle più difficili da percorrere poiché anche nella vita è così. Una vita facile, agevole, senza scossoni ci porta al traguardo finale senza aver provato grandi emozioni. Abbiamo fatto il nostro: studiato senza troppi problemi, un diploma o una laurea in tasca, un lavoro tranquillo in banca o in qualche azienda con comodi orari, la partita a tennis settimanale, la vacanza estiva e quella invernale, una moglie o un marito tranquilli con carattere mite, uno o due figli che non danno problemi, i nipotini, una serena vecchiaia e lo spengersi lentamente per esistere solo nell’album dei ricordi. Ottima vita, perfetta, ma al di là di quei momenti particolari,quali e quante gioie possiamo contare, quanti panorami mozzafiato possiamo dire di aver visto? Non tutti possiamo vivere la nostra vita in mezzo al mare agitato, costantemente a risolvere i problemi degli altri, ma nemmeno ritengo giusto vivere nella tranquillità assoluta come se il mondo esterno, con il suo carico di difficoltà, non fosse pensiero nostro. Ognuno ha la sua croce, ma dovremmo imparare che alcune croci sono più leggere di altre e non tutti ce la fanno a portare la propria e chi ne ha le forze dovrebbe aiutarli a sostenere questo peso. Talvolta mi domandano il perché. Per altruismo, per rendere il mondo migliore, per gratitudine per le agiatezze che abbiamo, ma soprattutto perché le strade piene di buche, per quanto disagevoli, rendono il nostro cammino migliore, la nostra vita piena di emozioni con un maggior numero di problemi, ma anche con tante gioie in più.
A volte pensiamo di aver trovato la tranquillità per aver costituito una bella famiglia e un bel giorno ci svegliamo e la moglie o il marito se ne sono andati, cosa ci resta se avevamo puntato tutto sulla vita di coppia? Oppure quanti figli che pensiamo perfetti si perdono prendendo brutte strade o muoiono per una brutta malattia o un incidente stradale, ed allora cosa ne sarà della nostra vita se abbiamo riposto in loro tutte le nostre aspettative per un futuro da anziani? E’giustissimo creare una nostra famiglia, ma impariamo ad accogliere anche chi una famiglia non l’ha o ha problemi con essa e riempiremo la nostra vita di meravigliosi sentieri scoscesi sul mare, o sulle pendici di montagne meravigliose, oppure in boschi fitti e stupendi popolati da tanti occhietti vispi che seguono curiosi il nostro incedere.
Chi avrà trovato la sua vita, la perderà, ma chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà dice Gesù e la sua causa sono coloro che soffrono per le strade del mondo
Addì 14 luglio 2015
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite:
«Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, gia da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere.
Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra.
E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe!
Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!»
Matteo 11,20-24
Nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della tua
C’è delinquente e delinquente
Ci troviamo spesso a giudicare non solo le azioni, ma le persone che si macchiano di orribili delitti, ladri, spacciatori, eroinomani, alcolizzati, pedofili, stupratori. Giudicare l’azione è più che giusto per insegnare ai nostri figli che tali comportamenti sono sbagliati, per migliorare le leggi, per mettere in sicurezza le possibili vittime di questi atti scellerati, ma c’è da fare un distinguo, e non spetta a noi farlo. Se da un lato ci sono persone che da bambini e poi nel loro percorso di vita non hanno trovato sulla loro strada nessuno che abbia insegnato loro il comportamento corretto da tenere, c’è da dire che molti ragazzi hanno avuto sacchi zeppi di principi, zaini pieni di valori ma hanno preferito svuotarli per metterci dentro i divertimenti sregolati, il seguire le persone sbagliate, lo sballo a tutti i costi, le scelte verso i principi cattivi. Non sta a noi giudicare, ma chi li giudicherà sarà certamente più severo con loro che non con quelle persone che non hanno avuto i giusti insegnamenti
Addì 15 luglio 2015
In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare»
Matteo 11,25-27
Hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli
Estremamente semplici, quindi terribilmente complicate
Ci sono milioni di nozioni che i bambini non sanno rispetto agli adulti, così dicasi per coloro che hanno un handicap cognitivo, oppure per quelli con scarsa cultura, ma il linguaggio più semplice, quello delle favole con dentro una morale ed una serie di principi, è conoscibile a tutti, principalmente ai più “piccoli” per due ragioni principali, innanzitutto perché l’adulto, colui che è pieno di sapere si sdegna ad ascoltare una favoletta e poi perché il bambino supplisce con il cuore alla sua mancanza di cultura e certe cose, come il perdono, l’accoglienza verso chi soffre, l’altruismo sono valori che solo un cuore puro può comprendere, un cuore non inficiato da logiche politiche o di opportunismo. Cosa c’è di più semplice da comprendere del fatto che se un bambino non ha una famiglia io possa dividere con lui la mia casa, i miei giochini, l’affetto dei miei genitori? Cosa c’è di più semplice da capire del fatto che se una persona muore di fame mentre io ho la tavola imbandita tutti i giorni posso dividere con lui il mio cibo, o se ho due soldini uno lo tengo per me e l’altro lo dono a chi ne ha bisogno? Cosa c’è di più semplice del perdonare chiunque abbia sbagliato e desideri il nostro perdono? Sono cose estremamente semplici, come quelle insegnate da Gesù nel Vangelo attraverso le parabole, talmente semplici da risultare terribilmente complicate per coloro che non possiedono la semplicità di un bambino.
Addì 16 luglio 2015
In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero»
Matteo 11,28-30
Imparate da me che sono mite e umile di cuore
Chi può dirsi veramente mite?
Quanto abbiamo da imparare. Avete mai visto persone brave in tutto, vincitori di premi, idoli delle folle essere scontrosi e talvolta aggressivi? Basti pensare a certi giocatori di calcio per farsene un’idea. Quanto avrebbero da imparare nel modo di comportarsi con gli altri. Solo loro? Chi è alla ribalta è sotto gli occhi di tutti, anche con le sue intemperanze, ma tanti nelle loro case, nei posti di lavoro, nello sport non agonistico si trasformano divenendo irascibili dinanzi anche a delle stupidaggini. Se le motivazioni possono essere ricercate nei problemi che attanagliano un individuo, in un momento di particolare stanchezza o anche nel caldo di un’estate torrida, ciò non scusa il comportamento negativo e tutti, io per primo, dobbiamo imparare a controllarci. Facile a dirsi perché a parole siamo tutti bravi, ma quando ci scatta la molla non sappiamo come fermarla. Non credo ci siano soluzioni immediate e durature, se qualcuno ne ha le dica. La mia mamma mi raccomandava sempre di contare fino a dieci prima di scattare, ma la molla è molla e quando arriva il momento fatidico è difficile controllarla. Ritengo però che se nell’immediato sia difficile controllarsi, penso che nel lungo periodo si possa fare qualcosa. Ovviamente risolvere i problemi, riposare di più e stare maggiormente all’ombra è qualcosa che aiuta, ma non sempre è possibile perché specialmente certe preoccupazioni non si possono scacciare in breve tempo, si pensi a chi abbia perso il lavoro o abbia subito la morte di qualcuno assai caro, ma è importante seguire i buoni esempi, del presente come del passato.
Da credente guarda all’immagine di Gesù, al suo esempio su questa terra da uomo, presenza storica e innegabile al di là del fatto che lo si creda figlio di Dio o meno. Gesù proclamava la pace, non si arrabbiava mai, porgeva l’altra guancia, non malediva nessuno né coloro che aveva aiutato e non si erano nemmeno girati a ringraziare, né chi lo aveva tradito e neppure coloro che lo avevano messo a morte nei confronti dei quali ha parole di perdono. Quando mi adiro, e mi capita sovente purtroppo, guardo al suo esempio e questo mi fa sentire in torto, anche quando l’arrabbiatura possa essere scaturita da giuste motivazioni. Bisogna trovare dentro di noi, guardando agli esempi positivi, la forza per sopportare le continue angherie cui siamo sottoposti, vere o presunte che siano.
Addì 17 luglio 2015
In quel tempo, Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano.
Ciò vedendo, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato».
Ed egli rispose: «Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni?
Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti?
O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa?
Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio.
Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa.
Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato»
Matteo 12,1-8
Misericordia io voglio e non sacrificio
Troppe leggi vessatorie
Molte persone si allontanano dalla chiesa e dalle comunità per le troppe regole che ci sono da osservare. Ovviamente un luogo senza dettami da seguire rischia di sprofondare nell'anarchia, ma bisogna stare attenti a non esagerare. Dobbiamo imparare, anche nellapropria famiglia, a svecchiare le regole rendendole più a misura d'uomo. Guardiamo anche nel nostro stato quante leggi ci sono, molte di esse vessatorie e inutili, oppure fatte per proibire un comportamento anziché regolarlo e renderlo fruibile da tutti. Dobbiamo stare attenti, anche nella nostra casa, a mettere norme tali da non impedire ai figli di vivere una propria vita sociale, anche se nel contempo non si deve lasciare loro briglia sciolta permettendo di fare ciò che vogliono. Quando imponiamo una direttiva si deve pensare a quale sia il bene delle persone che tuteliamo usando ilmetro della misericordia e non del sacrificio o di altro interesse secondario
Addì 18 luglio 2015
In quel tempo, i farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo.
Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti, ordinando loro di non divulgarlo, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: "Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti.
Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce.
La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le genti"
Matteo 12,14-21
Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce
Quanta gente che urla
Non c'è giorno che non ci sia una protesta di piazza, non c'è giorno in cui il telegiornale non ci informi di manifestazioni in cui, quasi mai pacificamente, venga chiesto il riconoscimento di un diritto, l'abolizione di una legge, la testa di qualcuno. Sembra purtroppo che l'unica strada per ottenere qualcosa sia quella di urlare e chi grida più forte talvolta ottiene. Spesso è capitato anche a me di chiedere a gran voce ciò di cui avevano diritto i bambini o l'Associazione, ma non sono mai sceso in piazza, mai mi sono legato ad un cancello, ma ho talvolta urlato la mia rabbia attraverso le pagine di un giornale perché l'unico modo per muovere i politici sembra essere quello di smuovere l'opinione pubblica ed allora la possibilità di perdere voti fa loro cambiare strada. In molti pensano che il Vangelo sia una storiella da raccontare ai bambini, ma se lo andiamo a leggere con attenzione scopriamo che tutti i principi in esso contenuti si sposano con le nostre esigenze di oggi mostrandoci la strada da intraprendere, spesso difficile, ma certamente ottimale. Nel Vangelo, ad esempio, si dice di Gesù "Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce" e la sua mitezza, come quella di San Francesco o di Madre Teresa o Padre Pio o Ghandi produrrà effetti che dureranno per sempre, così come da duemila anni si parla di Gesù e della sua vita. Secondo voi fra cento anni o fra duecento qualcuno seguirà il movimento cinque stelle che urla la sua rabbia, oppure un certo salvini che impreca contro tutti. No certamente, come nessuno, o quasi, segue hitler o mussolini che tanto hanno urlato imponendo con la forza e la violenza le loro idee. Chi segue il mite ed è pacato egli stesso porterà avanti le sue idee, forse con grande fatica ed enormi difficoltà, ma certamente in maniera duratura, mentre chi urla nelle piazze la sua rabbia, chi alza i bastoni, chi inneggia alla violenza forse riuscirà a prevalere nel breve periodo grazie alla legge della giungla, ma ben presto troverà uno più forte di lui che lo spazzerà via per sempre. Molti paragonano gli animali agli uomini, e accendendo il televisore parrebbero aver proprio ragione, ma l'uomo non è un animale che morde per ottenere, che ringhia per minacciare, l'uomo ha un cervello ed un cuore e sarebbe l'ora che imparasse ad usarlo.
Addì 19 luglio 2015
Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.
Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un pò». Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.
Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.
Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.
Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose
Marco 6,30-34
Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato
Riunione ogni sera
Ormai da diversi anni facciamo con i ragazzi una riunione per parlare della giornata, per commentare qualche fatto di cronaca, per dialogare su valori e principi. Mi è sempre piaciuto pensare che in quell momento ci stessimo riunendo attorno a Gesù per raccontargli ciò che abbiamo fatto e provato ad insegnare. Non sempre è facile, complice la stanchezza, la differenza di età, I pensieri che portano la testa altrove, ma ritengo che sia importante in un progetto educativo e di comunione ritrovarsi per parlare. Se da una parte è vero che questa riunione tutte le sere è una regola, è anche vero che l’alternativa sarebbe non farla, non dialogare, non trovare un momento per riunire ad uno stesso tavolo la famiglia. Molti rimpiangono I tempi passati quando davanti al focolare gli anziani raccontavano ed insegnavano ed I giovani incuriositi apprendevano e domandavano. Oggi c’è la televisione, i cellulari, i videogiochi, ma lasciare libero un figlio di alienarsi con tv ed altro non è donargli la libertà, significa mandarlo alla deriva lasciando ad altri il compito di educarlo secondo regole di mercato e non avendo riguardo a valori e principi a noi cari. E’ fatica, ma trovare lo spazio, una volta al giorno per parlare, anche fosse solo per dieci minuti, è importante per tenere unita la famiglia e crescere insieme
Addì 20 luglio 2015
In quel tempo, alcuni scribi e farisei interrogarono Gesù: «Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno». Ed egli rispose:
«Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta.
Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c'è più di Giona!
La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone!»
Matteo 12,38-42
Maestro vorremmo che tu ci facessi vedere un segno
Un segno del nostro lavoro
Spesso non ci fidiamo delle persone, così come non ci fidiamo delle Associazioni e siamo sempre alla continua richiesta di un segno per poterci fidare, ma quale segno migliore ci può essere della quotidianità vissuta nella normalità seguendo, pur con mille errori e difetti, valori e principi? Abbiamo sempre necessità, per poter credere, di poter toccare con mano un risultato, di vedere con i nostri occhi il compimento di un’opera e anche questo spesso non ci basta. Se qualcuno mi chiede un segno del nostro lavoro io non mostro la casa che abbiamo costruito, non faccio vedere le aziende che ci hanno aiutato, non millanto l’amicizia con un o con un altro politico, tutte queste cose servono per mostrare di cosa abbiamo bisogno e cosa una persona possa fare per i nostri bambini. Se qualcuno mi chiede un segno del nostro lavoro io mostro il volto dei miei bambini, invito la gente a venire a parlare con loro, pubblico le foto delle nostre vacanze e della nostra quotidianità perché i loro occhi sono già una risposta completa ed esauriente.
Addì 21 luglio 2015
Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli.
Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti».
Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre»
Matteo 12,46-50
Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli
La nuova famiglia
Quando si è bambini la nostra famiglia rappresenta la culla ove poter crescere in serenità, protetti dall’amore dei genitori, dei nonni, degli zii, ma per ognuno di noi arriva il momento in cui c’è il desiderio di staccarsi e costituire una propria famiglia di cui prendersi cura, amare e proteggere. E’ un avvicendarsi tanto naturale quanto bello, ma occupandoci di affido vediamo che la realtà non sempre è questa, non sempre ci sono famiglie capaci di proteggere i propri figli, amarli, accudirli, insegnare loro a crescere e talvolta, purtroppo solo in pochissimi casi, vengono dati ad altri nuclei. Quasi da subito questi bambini sentono il desiderio di chiamare “papà e mamma” la coppia che li ha accolti. E’ sbagliato? Per qualcuno si, ma personalmente reputo questo atteggiamento come un bisogno naturale al pari del bere e del mangiare, perché senza famiglia si è soli e se si è soli si muore dentro. Si può dire che quelle persone non costituiscano una famiglia solo perché non hanno generato quella creatura? Se la famiglia di origine in qualche modo resta presente nella vita del bambino non significa che la nuova famiglia non sia tale,significherà semplicemente che quel piccolo avrà due papà e due mamme. Mi sento genitore dei tanti bimbi che sono passati da noi, anche di coloro che se ne sono andati sbattendo la porta di casa perché genitori lo si è per sempre
Addì 22 luglio 2015
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Maria stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto
Giovanni 20, 1.11-18
Donna perché piangi?
Una lacrima è una goccia di amore
Piangere è spesso visto come un segno di debolezza. Gli uomini forti dinanzi alle tragedie, davanti ad un ostacolo quasi insormontabile agiscono con forza e determinazione e questa non è cosa negativa, ma dobbiamo lasciare anche spazio alle lacrime affinché altri possano consolarci per darci forza e riprendere il cammino. Chi è forte non si lascia andare facilmente, ma dovrebbe imparare che una lacrima è una goccia d’amore che può scavare un solco nel cuore del prossimo aprendo così la strada alla risoluzione di un problema. Per chi crede avrà come consolatore Dio e se gli diremo le nostre pene ci darà la possibilità di vedere la realtà da un altro punto di vista donandoci spesso la soluzione alle nostre preoccupazioni. Quando è morta la mia mamma non ho versato una lacrima, ho cercato mille rivoli nei quali incanalarmi per poter ritrovare la serenità, ma nessuno di essi mi dava pace. Non il lavoro in ufficio con mio padre, non lo studio all’università, non la ragazza o gli amici, nemmeno la tanto amata pesca subacquea. Quando, dopo qualche mese, nel silenzio della mia camera ho pianto per la prima volta chiedendo aiuto a Gesù, è arrivata l’indicazione che ha fatto nascere l’Associazione, mio scopo di vita e fucina di soddisfazioni
Addì 23 luglio 2015
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?».
Egli rispose: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.
Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono.
E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani.
Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono.
In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!»
Matteo 13,10-17
Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono
Sentire e non ascoltare, guardare e non vedere
Vi è mai capitato di avere la risposta ai vostri problemi ma non prenderla nemmeno in considerazione perché qualcuno vi ha fatto vedere una soluzione più semplice e a voi maggiormente gradita? I ragazzi ne fanno le spese, a volte con scelte che possano distruggere loro la vita. Basti pensare al ragazzo sbagliato che molte giovani adolescenti si scelgono e con il quale si legano sempre più nonostante gli avvertimenti ed i consigli delle tante persone che vogliono loro bene fino a distruggere il loro futuro. Michela aveva conosciuto un tunisino, pieno di attenzioni nei suoi confronti, se n’è innamorata e gli ha dato un figlio iniziando con lui una convivenza, ma da quel momento sono iniziati i problemi, liti, botte, interventi della polizia e dei servizi sociali, un secondo figlio nato dalla violenza in una sera in cui lui era rientrato ubriaco. Oppure Giovanna che si è messa con un tossicodipendente convinto di guarirlo, ma ritrovandosi sulla sua stessa strada, lei che aveva un futuro con le porte tutte aperte. Quanti altri esempi potremmo fare di gente che ha sentito con le orecchie ciò che è stato detto loro, ma non ha ascoltato con il cuore lasciando che altri gestissero la sua vita idealizzando una scelta o una persona. Anche nella fede è così. Ci sono tante persone che non credono per moda, perché i loro amici non hanno fede o semplicemente perché è troppa fatica ascoltare gli insegnamenti di Gesù attraverso il Vangelo, ma arriva un giorno per tutti in cui è impossibile non rivolgersi a Dio. Quando la figlia sta morendo di tumore e i medici chinano il capo, quando a cinquant’anni si resta senza lavoro in un periodo di crisi economica, quando un incidente ci pone per sempre su una sedia a rotelle timidamente guardiamo verso Dio, sommessamente gli chiediamo di aiutarci. A differenza delle persone il Signore ci accoglie anche dopo una vita di sbagli e bestemmie. Impariamo ad ascoltare e non solo a sentire, a vedere e non solo a guardare accogliendo i consigli delle persone a noi vicine e cercando di seguire i buoni principi che il Vangelo ci propone
Addì 24 luglio 2015
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli : «Voi dunque intendete la parabola del seminatore.
Tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada.
Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia,
ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato.
Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto.
Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta»
Matteo 13,18-23
Il seme seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende
Siamo genitori seminatori
Mi stupisco nel guardare i miei ragazzi, quelli del presente e quelli del passato, le strade che hanno intrapreso, i valori acquisiti. Non uno è uguale all’altro. Chi è andato su una brutta strada, chi ha acquisito un carattere forte, chi si ritrova dopo anni a non sapere ancora quale sia il suo posto nella vita, chi ha avvertito per tempo della sua uscita condividendo con noi il percorso scelto, chi invece se n’è andato dall’oggi al domani semplicemente riempiendo le valige con il suo passato, chi ha rinnegato valori e principi, chi li ha abbracciati con forza e tenacia. Mi meraviglio perché è come se a educarli fossero state persone diverse, ma non è così. Il seme, i valori dati, l’educazione impartita sono gli stessi per tutti, eppure così grande è la differenza fra loro. Ed è in questi momenti in cui mi interrogo chiedendomi dove abbia sbagliato che viene in mio soccorso la parola di Gesù quando racconta la parabola del buon seminatore e mi vedo come un contadino che semina e vede che alcune piantine crescono bene, altre male, altre ancora appassiscono dopo poco, altre invece si lasciano soffocare dai rovi,le preoccupazioni del mondo, abbandonando al retta via.
Responsabilità noi genitori ne abbiamo sicuramente tante, sbagli ne facciamo e a volte con il nostro comportamento facciamo veramente del male ai nostri fogli, ma non è sempre colpa nostra se qualcuno di loro si perde o cresce in maniera negativa. Facciamo i giusti esami di coscienza, ma non fustighiamoci cercando da un lato di migliorarci,ma dall’altro non smettiamo di seminare
Addì 25 luglio 2015
In quel tempo si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa.
Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo».
Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio».
Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli;
ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere.
Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo,
e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo;
appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti»
Matteo 20,20-28
Non è venuto per essere servito, ma per servire
Volontariato
Ho visto passare tante persone, in molti sono venuti a fare volontariato presso la nostra Associazione, ognuno alla ricerca di qualcosa che fosse un luogo ove trovare riparo, oppure un momento per fare un resoconto della propria vita, o forse il desiderio di sentirsi realizzati ricevendo un sorriso in cambio di ciò che sapevano fare. Qualunque fosse il motivo che ha spinto tanta gente verso di noi il risultato è stata una crescita, lenta ma inesorabile, grazie al contributo di ciascuno. In alcune occasioni dell’anno, come in questo periodo per la “Marcia della Zizzi” un nugolo di amici, vecchi e nuovi, si riversa nella nostra casa di campagna pronto a dare una mano. E’ bellissimo vedere come in mezzo a stanchezza e preoccupazioni per la buona riuscita dell’evento, tra polvere e sudore per il caldo soffocante, ognuno trovi la sua collocazione, nessuno resta fermo con le mani in mano. E’ bello sentire Adriano che accoglie Renato appena arrivato dicendogli scherzosamente, prima ancora del “ciao, fatto buon viaggio”, se non si fosse ancora cambiato per iniziare a lavorare, oppure Michele che si sveglia alle cinque per tentare una riparazione impossibile dell’indispensabile trattore. E che dire di Roberta sempre attenta a tutto come un vigile ad un incrocio, o Carmela intenta a sistemare i premi per la corsa nel modo migliore, o Pina con Luciana a discutere per come disporre la mercanzia nel mercatino, o il gruppo scout che dopo aver fatto un viaggio lunghissimo sotto il sole estivo partono in quarta per fare ciò che serve, compreso tenere occupati i bimbi con mille giochi affinché non intralcino i tanti preparativi, o Gina che si siede distrutta dopo una giornata tra cucina e tavolo delle premiazioni, o Elisa, Arta, Claudia che leritrovi ovunque giri lo sguardo quasi avessero il dono dell’ubiquità sempre pronte ad andare a prendere ciò che serve tra Lucca e Firenze, o Thelma arrivata da Roma piena di energia con la cugina. Tutti loro pronti a fare la propria parte affinché l’iniziativa venga bene, affinché l’Associazione cresca, affinché i bambini possano avere un supporto maggiore donando loro tanto amore. Stanchi fino a stramazzare al suolo, ma felici di essere parte di un progetto più grande, tutti con il sorriso sulle labbra certi di aver dato tutto sé stessi. Un giorno un capo scout andandosene da casa nostra disse nel saluto di commiato generale “siamo venuti per servire e siamo stati serviti”. Questo è lo spirito giusto venire con l’idea di servire e trovare altri che, come loro, sono pronti a servire.
Addì 26 luglio 2015
Fratelli, vi esorto io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto,
con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore,
cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione;
un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.
Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
San Paolo - Efesini 4,1-6
Vi esorto a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto
Ognuno ha la sua vocazione
Un idraulico non può posizionare un rubinetto dal quale non esca l’acqua o fare uno scarico che non butta nella fogna; un falegname non può costruire un mobile con legno marcio o non metterci chiodi e colla tenendo unite le varie parti con lo scotch; un elettricista non può fare un impianto luci che appena acceso l’interruttore mandi tutta la casa in corto circuito. Come minimo, se uno di questi artigiani si comportasse in tal modo, non verrebbe pagato, quando non fosse denunciato per danni. Ognuno di loro ha seguito la sua vocazione lavorativa e deve essere coscienzioso e tenuto a comportarsi in maniera degna della vocazione ricevuta, così anche noi siamo moralmente obbligati a fare altrettanto qualunque sia la vocazione che abbiamo sentito e seguito: educatori, genitori, mariti o mogli, capi scout, sacerdoti, politici, insegnanti. Se operiamo male, se diamo cattivi insegnamenti, se provochiamo non saremo all’altezza del nostro compito e non potremmo obiettare se un giorno ci venisse chiesto conto del nostro cattivo comportamento. Nel nostro cammino ci troviamo a percorrere la strada insieme ad altre persone, con alcune si creano legami più forti e di convivenza, come nella coppia genitoriale, nell’esempio dei capi scout o di altra organizzazione e dovremmo imparare a “comportarci con umiltà, mansuetudine, pazienza, sopportazione vicendevole con amore, cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siamo stati chiamati, quella della nostra vocazione” (San Paolo)
Addì 27 luglio 2015
In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola: «Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo.
Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami».
Un'altra parabola disse loro: «Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti».
Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole,
perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: "Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo".
Matteo 13,31-35
Il regno dei cieli si può paragonare al lievito
Entità invisibili
Le cose materiali, ciò che è visibile agli occhi, quello che è possibile toccare con mano ci aiuta a capire ciò che, pur esistendo, non possiamo vedere o toccare. Il vento non lo vediamo, ma se osserviamo gli alberi che si muovono è facile intuire che c’è vento; se dalla finestra guardiamo la neve scendere sappiamo, senza comunque poterlo vedere, che il freddo è presente. Nella nostra vita dunque ci sono tantissime entità che non possiamo vedere ma che esistono e regolano la nostra vita, al punto che non usciremo in maglietta a maniche corte e pantaloncini estivi se il termometro segna meno uno. Mi domando allora, è così difficile poter pensare che esista Dio, che ci sia un’entità spirituale che possa regolare la nostra esistenza? Massimo rispetto per chi non crede, ma spero vivamente che coloro che si professano atei non scartino la possibilità di indagare sull’esistenza di Dio che opera a nostra insaputa per il bene del mondo. Il lievito che fa crescere l’impasto, il seme che germoglia e da un esserino così piccolo fa nascere alberi secolari sono fra i tanti esempi da poter facilmente osservare senza che ne sia svelato il grande mistero che c’è dietro.
Addì 28 luglio 2015
Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo.
Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli.
Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.
Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti.
Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!»
Matteo 13,36-43
I giusti splenderanno come il sole
Quanto ci arrabbiamo?
Molto spesso, molto facilmente, spesso in maniera esagerata ci arrabbiamo con i nostri fratelli, li insultiamo, li allontaniamo, arriviamo persino a odiarli augurando loro ogni sorta di male, ci arrabbiamo con coloro che sono in grado di sopportare i loro limiti, manteniamo il rancore per tutta la vita. Vi ci ritrovate? Vi è mai capitato di trattare così qualcuno?
Per quanto si possa credere che Gesù sia figlio di Dio o meno c’è da dire che quello che ci ha insegnato, messo in pratica da tante sante persone che lo hanno seguito, è di essere lenti all’ira, e lui stesso nella sua vita si è arrabbiato una sola volta nonostante ne avesse diritto per i gravi torti subiti. Ci insegna ad amare i nostri nemici, a perdonare le loro colpe e che non spetta a noi giudicarli, né tantomeno condannarli. Questo sarà compito di Dio quando farà il raccolto e separerà il grano dalla zizzania, i giusti dagli operatori di iniquità. Quando i servi vanno dal padrone a domandare se avessero dovuto estirpare la zizzania seminata dal nemico nel campo di grano, egli risponde di no onde evitare di danneggiare anche il buon grano e di attendere il tempo del raccolto. Se noi litighiamo, se non perdoniamo, se portiamo rancore, se ci urliamo addosso non diamo un buon esempio ai nostri fratelli più piccoli ai quali dovremmo cercare di insegnare l’amore (anche per coloro che ci hanno fatto un torto), la pace (anche con coloro con i quail si collabora ogni giorno), il perdono verso tutti. Colui che si adira, anche quando dovesse avere ragione, passa immediatamente dalla parte del torto
Addì 29 luglio 2015
In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello.
Marta, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!
Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà».
Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà».
Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell'ultimo giorno».
Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?».
Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo»
Giovanni 11,19-27
Molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle
Consolazione non pietà
Molti sono i problemi che attanagliano la vita di tutti noi: operazioni, brutte malattie da combattere, perdita del lavoro, morte di qualcuno assai caro, anniversari pieni di tristezza. Vi domando se vi fa piacere quando qualcuno si ricorda delle vostre pene, si accorge di un momento di stanchezza, si preoccupa se avete un atteggiamento diverso dal solito. Penso che la risposta sia un si per tutti, ed allora pensate che anche agli altri piacerebbe essere consolati, avere qualcuno vicino in momenti difficili.Consolazione non significa pietisimo, non vuol dire parole vuote di circostanza, ma anche una semplice carezza, un sorriso, una parola detta con affetto. Non abbiate paura, non preoccupatevi se state facendo la cosa giusta, agite e state vicino a chi soffre, se poi l'altro non gradisce ve ne accorgerete e senza offendervi vi farete da parte, pronti ad intervenire nel momento giusto per sorreggerlo e aiutarlo.
Dio ci lascia liberi di agire e di sbagliare, ma ci è sempre vicino, pronto a consolarci nel momento della fatica e della sofferenza. Non si è mai soli se crediamo in lui.
Un amico mi ha appena scritto "Io, ancora dubbioso, vivendo con una moglie credente, religiosa, devota ed osservante, mi sento come uno in lista di attesa considero chi ha fede una persona fortunata e privilegiata".
Sono certo che il Signore sia vicino a questo mio amico attraverso la moglie, sia pronto a consolarlo quando egli si sentirà pronto di accogliere l'amore di Gesù ed abbracciarlo totalmente.
Conosco diverse coppie nelle quali uno è credente e l'altro ateo, ma riconosco in essi l'amore di Dio capace di consolare anche coloro che non hanno Fede in lui
Impariamo ad amare, assistere, consolare anche quelli che ci fanno del male, anche coloro che ci maledicono, anche quelli che sono lontani perché tutti abbiamo bisogno dell'amore senza il quale non potremo mai cambiare e migliorare la nostra vita
Addì 30 luglio 2015
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.
Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.
Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete capito tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì».
Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là
Matteo 13,47-53
Un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche
Il mestiere di genitore
Come è difficile fare il genitore. Da un lato siamo chiamati a donare ai nostri figli ciò che ci è stato insegnato, tramandato, quei principi imparati con l'esperienza di tanti anni vita, ma dall'altro lato dobbiamo stare al passo con i tempi, imparare quali siano le cose nuove e adeguarsi alle idee delle nuove generazioni. E' un po' come dover dosare, miscelare il nuovo con l'antico, senza imporre nessuno dei due, epurandoli entrambi l'uno dal vecchiume e dalla polvere, l'altro dalle tendenze troppo fuorvianti. In questo compito spesso si è soli perché i nonni, gli anziani della nostra famiglia, saranno severi censori delle nostre aperture, mentre i figli pigeranno sull'acceleratore, scalpiteranno per affrancarsi dai vecchi legami per accorgersi un giorno che il giusto ed il buono da seguire sta nella via di mezzo, nel trovare un giusto equilibrio, ma nessun genitore potrà insegnarglielo e lo impareranno dalla vita allorquando dovessero abbandonare i valori per seguire soltanto il loro istinto trovando dinanzi un muro contro il quale infrangere le loro idealizzazioni troppo azzardate
Addì 31 luglio 2015
In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli?
Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?
E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?».
E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua».
E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità
Matteo 13,54-58
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua
Ogni genitore è un profeta
I genitori spesso danno consigli sul futuro dei propri figli, e quasi avessero la sfera di cristallo spesso ci azzeccano. Profeti? No davvero, ma certamente persone che hanno già vissuto una buona parte di vita e sono in grado di riconoscere i segnali che giungono da ogni parte, così la scelta di un ragazzo è per lui una cosa nuova, un'idealizzazione nella quale buttarsi anima e corpo, ma per un papà o una mamma è solo una delle possibili opportunità da valutare, insieme ad altre, guardando ai lati positivi e a quelli negativi che essa offre. Purtroppo i ragazzi hanno la presunzione di essere già in grado di decidere del loro futuro da soli senza dover ascoltare i consigli di nessuno, e così non è infrequente che dopo anni vengano a dirti, con le parole o con i fatti, di aver sbagliato tutto e che se potessero tornerebbero indietro per fare scelte diverse. Durante una mareggiata le onde continuano ad arrivare copiose verso terra e si infrangono sugli scogli, ma altre onde, più piccole, cercano di contrastarle. Le prime hanno l'impeto dei vent'anni e inevitabilmente si scontrano con una dura realtà non riuscendo ad andare oltre quel muro, quell'argine che è la terraferma; le seconde rappresentano invece la maturità di quelle che hanno visto molte mareggiate e con calma provano ad impedire alle prime di farsi male. Qualcuna si mischia alle onde di ritorno e fa retromarcia, ma la maggior parte va avanti nel suo cammino di distruzione di sé stessa, ma anch'esse dovranno tornare indietro ridimensionate nella potenza e nell'arroganza dei vent'anni. Tanti ragazzi ho visto uscire da casa nostra con una valigia piena di sogni e di speranze, ma quasi tutti si sono accorti nell'aprirla che conteneva solo fumo restando con un pugno di niente in mano. Quante profezie, dettate dall'esperienza, doniamo ai nostri ragazzi, peccato che non ascoltino e si vogliano andare ad infrangere sulle barriere della vita.
Addì 1 agosto 2015
In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù.
Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui».
Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello.
Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla!».
Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta.
Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato.
Ed essa, istigata dalla madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data e mandò a decapitare Giovanni nel carcere.
La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre.
I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù
Matteo 14,1-12
Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista
Cosa siamo disposti a fare per essere accettati dalle persone?
Cosa siamo disposti a fare per essere accettati dalle persone, per essere ammirati, per prevalere, per coronare un sogno? Sono il primo ad insegnare ai ragazzi ad avere un obiettivo e a non curarsi degli ostacoli che si frappongono dinanzi, ma a tutto c'è un limite, quello della propria coscienza. La mia mamma mi diceva sempre "la sera quando vai a letto guardati nello specchio e dovrai sempre vedere l'immagine di un uomo onesto". Talvolta la vita ci offre momenti in cui si deve fare una scelta: seguire i propri sogni, mantenendo le promesse fatte a sé stessi o ad altri, oppure calpestare i valori e i principi con i quali siamo cresciuti incuranti di fare del male alle persone che ci amano. Ognuno è arbitro della propria vita e dovrà fare i conti, per ora, soltanto con la propria coscienza, con lo specchio che alla sera ciascuno di noi è costretto a guardare, ma il peso di un misfatto, di un'azione crudele, di un atto contrario al bene del prossimo sarà un pesante fardello che saremo costretti a portare sulle nostre spalle per il resto della nostra vita, peso che ci farà durare una grandissima fatica nel nostro cammino di uomini e donne.
Addì 2 agosto 2015
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù.
Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.
Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?».
Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?
I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete»
Giovanni 6,24-35
Signore, dacci sempre questo pane
Inondiamo i nostri figli di beni materiali
Non passa giorno in cui un genitore non tenti di donare al proprio figlio il proprio amore. Molti ragazzi spesso fanno un po' di confusione e pensano che l'amore di un papà o di una mamma lo si misuri con il quantitativo di beni materiali che essi comprano per la propria prole. Quante volte ho sentito bambini e adolescenti criticare i propri genitori perché non comprano loro il vespino o il cellulare ultimo modello, oppure non fanno vedere loro certi programmi in tv o non li portano a eurodisney. Quanto più amore c'è spesso in un no piuttosto che in un si. Molti adulti però cascano nella trappola, cedono al ricatto "se non mi prendi questo vuol dire che non mi vuoi bene" e così mettono mano al portafogli e donano quanto richiesto, e solo allora vengono inondati da frasi come "sei mitico, sei il miglior papà del mondo, non c'è un papà o una mamma migliori di te". Ma quanto dura? Fino al prossimo no, fino al rifiuto di piegarsi alle richieste dei figli ed allora, in quel caso, siamo i mostri, quelli che non capiscono l'importanza di avere questo o l'altro oggetto. Ci si ritrova poi un giorno a guardarsi indietro e vedere i propri figli cresciuti, capaci di soddisfare da soli ai propri capricci, e lontani da noi. Qualcuno, dalle profondità della loro disperazione si rivolgerà a noi criticandoci per non aver detto abbastanza no.
Se però da un lato sono fermamente convinto di non dover inondare i nostri bimbi di beni strumentali, ritengo si debba donare loro quel pane che possa saziare cuore ed anima, il cibo che permetta loro di poter scegliere di crescere con sani principi, elargire valori, insegnamenti di vita, spiegazioni, complicità, perdono.
Le cose materiali prima o poi si sciupano o passano di moda o perdono di interesse, ma i valori resteranno nel sangue di chi li riceve e potranno, il giorno che vorranno, usarli per maturare e divenire uomini e donne responsabili, capaci di andare per le strade del mondo a testa alta, fieri di aver avuto qualcuno che li ha amati profondamente, anche al punto da proferire dei no e attirarsi le ire e le maledizioni di un figlio deluso per non aver ottenuto l'ultimo modello di telefonino
Addì 3 agosto 2015
In quel tempo, quando udì della morte di Giovanni Battista, Gesù partì su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città.
Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare».
Ma Gesù rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare».
Gli risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci!».
Ed egli disse: «Portatemeli qua».
E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla.
Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati.
Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini
Matteo 14,13-21
Non abbiamo che cinque pani e due pesci
Croste di formaggio su un piatto d'argento
Mi è capitato spesso di essere in barca ed aver portato poche cose da mangiare per una giornata di pesca dalla mattina alla sera, calcolando male la fame che ti attanaglia dopo qualche ora di immersione, così che tre, quattro panini, che al mattino ti sembravano un'esagerazione, finiscono in un attimo. In questi casi mangeresti di tutto, persino il pane secco e duro portato per fare il brumeggio per attirare i pesci.
Quando si ha fame si mangerebbe qualsiasi cosa, ma quando abbiamo la pancia piena siamo stucchini e brontoliamo se la posta è troppo cotta, se manca di sale, se è poco condita. Facciamo così anche nella vita, quando abbiamo un affetto, quando una persona ci è vicina vorremmo ci desse di più e brontoliamo sempre per ogni suo atteggiamento, ma quando si allontana o muore daremmo un braccio pur di avere un suo sorriso. Prima che mia mamma morisse sbuffavo da perfetto adolescente ogniqualvolta mi faceva un'attenzione o mi diceva di stare attento oppure mi faceva un complimento dinanzi ad altri. Oggi che lei non c'è più mi ritrovo spesso a chiudere gli occhi e a ripensare a quei momenti in cui uscivo di casa per andare fuori con gli amici o partire per un viaggio mentre lei mi inondava di raccomandazioni "non correre, se hai sonno fermati, non bere alcolici se guidi tu" ed io, stufo di sentirgliele ripetere, quasi nemmeno la salutavo tanto era la voglia di correre lontano. Oggi prenderei una sedia e mi accomoderei accanto a lei cibandomi delle sue preoccupazioni per me.
Impariamo tutti a gioire delle croste di formaggio che ci vengono servite con amore su un piatto d'argento, piuttosto che cercare di avere aragoste e bistecche vendute senza amore da persone senza scrupoli che vogliono solo comprarci
Addì 4 agosto 2015
Dopo che la folla ebbe mangiato, subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, mentre egli avrebbe congedato la folla.
Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.
La barca intanto distava gia qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario.
Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare.
I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: «E' un fantasma» e si misero a gridare dalla paura.
Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura».
Pietro gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque».
Ed egli disse: «Vieni!». Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù.
Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!».
E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò.
Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!».
Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret.
E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati,
e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.
Matteo 14,22-36
Uomo di poca fede, perché hai dubitato?
Con l'acqua alla gola
Quando perdiamo il lavoro, quando nostro figlio ci gira le spalle e ci abbandona al nostro destino, quando ci muore una persona cara, quando vediamo che stiamo per affondare la nostra sicurezza è messa a dura prova e tutto ciò cui ci appigliamo perde di consistenza: gli amici non ci bastano perché non potranno darci un lavoro o far resuscitare chi abbiamo perso, lo stato nemmeno a parlarne, i genitori ormai anziani hanno loro bisogno di un supporto e tutto si sgretola dinanzi a noi facendoci precipitare nel terrore per il futuro, al punto che in molti vedono il suicidio come la liberazione da tutti mali. Anche chi ha fede, chi cerca un aggancio in Dio spesso perde la speranza quando comincia ad affogare, ma la vita, Dio per chi ha fede, ci mette alla prova, vuole vedere quanto siamo forti o quanta fede abbiamo e viene in nostro soccorso quasi in extremis. Dobbiamo imparare a non mollare, a non lasciarci andare, a non aver paura del futuro perché anche quando non la si vede c'è sempre una via di uscita per ogni situazione, basta solo aspettare con fiducia e con forza ed un giorno vi alzerete e troverete in dono la soluzione preconfezionata: un nuovo lavoro, nuove motivazioni nel ricordo della persona amata, il ritorno del figlio.
Abbiate fede e non affogherete
Addì 5 agosto 2015
In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne.
Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio».
Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro».
Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele».
Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!».
Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini».
«E' vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita
Matteo 15,21-28
Davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri
Mai scoraggiarsi
So benissimo di essere un grande peccatore, di non meritare nulla, di avere avuto dalla vita molto più di quanto avessi diritto ad avere, ma ringrazio Dio per tutti i doni ricevuti perché sono veramente tanti, ed il fiume con il quale esaudisce ogni mio desiderio sembra non avere mai fine. Basta chiedere ed ecco quanto richiesto si manifesta. Non è tenacia, non è carattere, non è faccia tosta, è la fede di chi non si scoraggia davanti ad un no, di chi è convinto che qualunque cosa accada sia giusta perché volere di Dio. Il mio viaggio non è lungo un'autostrada, non è fatto di manna piovuta dal cielo e tutto è conquistato. Ogni richiesta vieni si esaudita, ma dopo aver sbattuto la testa diverse volte, dopo la derisione delle persone, dopo le ingiurie per un ideale, dopo la presa di giro per averci visto cadere. Quando abbiamo cominciato qualche giorno fa, di rincorsa dopo aver incassato il placet di Expo ad andare a scattare le foto presso di loro, a cercare gratuitamente un albergo per diciannove persone , non è mancato qualcuno che sogghignasse come a dire "fesso, e dove lo trovi chi ti dia così tanti posti gratuitamente?", e fino a ieri i fatti sembravano dargli ragione, ma nonostante le centinaia di mail inviate, le telefonate intercorse, le proposte di alcuni alberghi di ospitarci a cifre modeste non mi sono perso d'animo e ho continuato a confidare nel Signore, così ieri, alla vigilia della partenza, è arrivata la telefonata tanto attesa del direttore dell'Hotel Camelia di Cameri in provincia di Novara, originario di Livorno che ci conosce da anni il quale, ricevendo la nostra mail, ha subito contattato il proprietario, che ha accolto co grande cuore la nostra richiesta. Come poi spesso accade altre due proposte sono arrivate in seguito. Moltissimi altri esempi potrei portarvi, questo per dirvi di avere fede, di non aver timore ad attendere anche l'ultimo istante perché se una cosa è fattibile, il Signore ve la donerà anche se non la meritate, perché vi garantisco che io non merito tanto amore da parte sua