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  1.  

    Addì 9 settembre 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca?
    Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.
    Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?
    Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello».

    Luca 6,39-42

  2.  

    Può forse un cieco guidare un altro cieco?

    Sono ubriaco, posso guidare?

    Osservare gli adolescenti fa capire spesso gli errori che anche noi adulti facciamo. Quante volte un ragazzo si trova in difficoltà, non capisce un atteggiamento dell’adulto, non vuole prendersi delle responsabilità, deve decidere sul suo futuro, deve gestire una relazione difficile. A chi chiede aiuto? Chiunque ha o ha avuto un figlio adolescente vi risponderà che nella stragrande maggioranza dei casi si affiderà ai consigli dell’amico, del coetaneo, in buona sostanza di un altro ragazzo o ragazza con gli stessi suoi problemi, convinto che sia l’unico a poterlo capire. Capire certamente si, ma consigliare sarà difficile. Come può un cieco guidare un altro cieco? Se un tizio va ad una festa e beve fino ad ubriacarsi, e non sa se sia il caso di prendere la macchina o meno, se chiedesse consiglio ad un altro ubriaco è probabile che gli risponda di non darsi pensiero, e se chiedesse a lui un aiuto finirebbe dalla padella nella brace. Un ubriaco dovrà chiedere consiglio ed aiuto a chi sia sobrio, anche se questo dovesse comportare un rimprovero ed una soluzione drastica e dolorosa, come il dover lasciare la macchina ferma e farsi venire a prendere dalla moglie che magari lo pensava in ufficio a lavorare fino a tardi. Ecco, gli adolescenti, e noi spesso siamo adolescenti, cercano la strada più facile, quella che comporti meno problemi, e non sia troppo faticosa o impegnativa. Cosa direste ad un ragazzo con una serie di dubbi? Di farsi aiutare da chi ne sappia più di lui, o quantomeno da chi non sia coinvolto nella questione spinosa. Impariamo anche noi a guardare fuori dalla nostra cerchia e proviamo ad avere l’umiltà e la forza di chiedere aiuto all’esterno, seguendo le indicazioni di colui al quale ci affidiamo.
    Chi ha fede sa che il Vangelo non da indicazioni facilissime da seguire. “Ama il tuo nemico”, “Ama il tuo prossimo come te stesso”, Vendi tutto ciò che hai ed il ricavato dallo ai poveri” ed altro ancora, ma se abbiamo bisogno di aiuto chi meglio di Dio può darci una mano? E se non seguiamo i suoi consigli, come possiamo sperare di risolvere i nostri problemi?
    Vi è mai capitato di seguire una strada per trovare una soluzione ed accorgervi che non è quella giusta? Quanta fatica si fa a tornare indietro, quante volte ci rammarichiamo per non aver preso prima quel sentiero perché in salita. Claudio, uno dei nostri ragazzi, oggi quasi trentenne, piange per non aver finito l’ultimo anno delle superiori ed aver scelto la via più facile. E come lui tanti ragazzi che non hanno dato retta a chi consigliava loro una strada in salita. L’età dell’adolescenza per noi è finita, sarebbe l’ora di ascoltare i consigli che ci arrivano dall’alto.

  3.  

    Addì 10 settembre 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni.
    Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.
    L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.
    Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?
    Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile:
    è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.
    Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande».

    Luca 6,43-49

  4.  

    Ogni albero si riconosce dal suo frutto

    Alleniamoci per la maratona

    Nei giorni di vacanza, come quelli attuali a Lipari, c’è modo di osservare i ragazzi sotto un’altra luce, diversa da quando siamo nella quotidianità invernale a Livorno oppure durante l’estate nella casa di campagna ad Orentano. Ognuno di loro si muove diversamente perché differente è la situazione che viviamo e gli stimoli che si ricevono. Anche la vacanza diventa un momento importante di crescita, di confronto, di educazione alla vita. Alcuni di loro ascoltano, ma dopo poco deviano e trasgrediscono le regole ed i principi che cerchiamo di donare loro, altri invece fanno tesoro dei rimproveri e dei consigli e mettono in pratica gli insegnamenti ricevuti. I ragazzi sono chiamati a costruire oggi il loro futuro, hanno una casa dove abitare, ma devono iniziare adesso a costruire quella dimora dove risiederanno per il resto dei loro giorni. Data la loro giovane età sono nella fase della costruzione delle fondamenta, dell’acquisizione dei valori di base che regoleranno tutta la loro esistenza e, si sa, le fondamenta devono essere profonde e robuste. Chi ascolta e mette in pratica è come colui che costruisce una casa con fondamenta solide e si allena per correre la maratona della vita; viceversa colui che ascolta, ma ignora volutamente quello che gli viene insegnato avrà difficoltà quando arriveranno le prime tempeste perché la sua casa vacillerà per mancanza di fondamenta.
    Alleniamoci oggi, perché domani potrebbe essere già troppo tardi.

  5.  

    Addì 11 settembre 2016

    In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.
    I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro».
    Allora egli disse loro questa parabola:
    «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?
    Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento,
    va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.
    Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.
    O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova?
    E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta.
    Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
    Disse ancora: «Un uomo aveva due figli.
    Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze.
    Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.
    Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.
    Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci.
    Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.
    Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!
    Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te;
    non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni.
    Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
    Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.
    Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi.
    Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa,
    perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
    Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze;
    chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò.
    Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo.
    Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo.
    Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici.
    Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso.
    Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo;
    ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

    Luca 15,1-32

  6.  

    Costui riceve i peccatori e mangia con loro

    Accoglienza verso chi sbaglia

    Troppo spesso puntiamo il dito sul nostro prossimo accusandolo di essere un peccatore, di aver sbagliato tutto, di essersi comportato male. E magari è anche così, ma tra il giudicarlo un peccatore ed uno che ha sbagliato la differenza è infinita. Se una persona fa un errore non è detto che lo faccia con cattiveria, ma magari per necessità, o perché non ha alternative, oppure perché così gli è stato insegnato. Quanti genitori dei nostri bambini abbiamo conosciuto che hanno fatto cose non buone, ma chi siamo noi per giudicarli? Chi siamo noi per sapere come sono stati trattati loro stessi da bambini? Se non possiamo salvare tutte le persone del mondo, possiamo però accogliere chi incontriamo, anche se è uno che sbaglia. Accogliere non significa accondiscendere, ma piuttosto dialogare per far capire l’errore. E non interrompere mai il dialogo.

  7.  

    Addì 12 settembre 2016

    In quel tempo, Gesù quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao.
    Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro.
    Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo.
    Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: «Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano,
    perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
    Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto;
    per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito.
    Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fà questo, ed egli lo fa».
    All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!».
    E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

    Luca 7,1-10

  8.  

    Non sono degno che tu entri sotto il mio tetto

    Una montagna che crolla

    Si incontrano nella vita tante persone, alcune ci fanno del male, altre ci amano. Spesso diciamo “non merito che tu mi faccia del male”, ma difficilmente diciamo “non merito il tuo amore” perché ci reputiamo bravi e buoni, senza macchia e senza difetto. Io penso di non meritare l’amore di nessuno. I miei ragazzi mi vogliono un mondo di bene, anche quando sono scontroso, nervoso, arrabbiato. E’ questo il vero senso dell’amore, è così che accade quando ci si ama davvero, non si guarda a ciò che ci ferisce, ma si guarda a ciò che ci viene donato. Mille schiaffi si possono sopportare se si ama e se ci arriva almeno una carezza. Spesso dico di non meritarmi l’amore di Dio, eppure è sempre pronto a donarmi cose meravigliose, a farmi riscoprire ogni giorno la bellezza della vita. E’ difficile sorridere quando qualcuno ti da uno schiaffo, quando qualcuno rifiuta il dialogo, quando qualcuno non riesce a capirti o non si fa comprendere, ma quando c’è amore tutto si sopporta, tutto si accetta. Perdere una persona alla quale vogliamo bene è una ferita che trafigge il cuore e lascia un segno che non è possibile cancellare. Quanti ragazzi sono andati via, allontanatisi per sempre, eppure amati, protetti, fatti crescere e maturare, ma tornassi indietro rifarei la stessa strada. Quanto dolore alla morte della mia mamma, ed oggi accetterei qualunque cosa di lei pur di averla vicina una sola ora. Quando si ama e si interrompe un rapporto per incomprensioni, per ferite ricevute o causate è come distruggere una montagna fatta di amore con la dinamite, è squarciare il velo soave di gioia che avvolge la tua vita. Ogni abbandono per me è una coltellata, ne ho ricevute molte, si vede che me le merito. Pregate per me perché possa essere una persona migliore.

  9.  

    Addì 13 settembre 2016

    In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla.
    Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei.
    Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!».
    E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!».
    Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre.
    Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo».
    La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione.

    Luca 7,11-17

  10.  

    Giovinetto dico a te alzati

    Un figlio che tutti davano per morto

    Ai figli possiamo donare tutto il bene del mondo, valori e principi, consigli, indicazioni sulle strade migliori da seguire, ma deve essere lui ad alzarsi, a camminare, a prendere il giusto sentiero. Ai miei ragazzi dico sempre che posso procurar loro il cibo, cuocerlo, insaporirlo, tagliarlo, li posso persino imboccare, ma sono loro a doverlo masticare e digerire.
    Quante volte ho visto ragazzi camminare sull’orlo di un precipizio, barcollare quasi a mettere un piede nel vuoto, rischiare la vita, accettare la compagnia di viandanti senza scrupoli. Quanto dolore vederli rovinare con le proprie mani, quanta tristezza nel percepire quello che sarà il loro prossimo futuro e non poter far nulla per farli desistere. Delusioni? No perché non mi aspetto mai nulla dai ragazzi, li accetto per qullo che sono e accolgo le decisioni che prendono come segno della libertà di cui godono ed hanno diritto, ma se non sono delusioni sono dolori che squarciano il cuore. Vedere Roberto, ieri il più intelligente fra tutti, oggi con il cervello spappolato dalla droga; Michela che a tredici anni, con il beneplacito della famiglia, si atteggia a donna sui social media per attirare uomini . Quante storie, e dietro ogni vissuto c’è dolore e sofferenza. “Ma chi te lo fa fare?” ci siamo sentiti dire mille volte. Se è vero che spesso si soffre, tante altre volte si gioisce dei risultati raggiunti. Quest’anno a Lipari abbiamo ricevuto decine di complimenti per come sono cresciuti e cambiati i nostri ragazzi in un anno: più maturi, più seri, più affettuosi, più grandi, ed il nosro cuore si gonfia di orgoglio. Arriveranno anche per causa loro le tristezze, ma oggi ci godiamo le gioie che l’accogliere un bambino che era morto, ed oggi è risorto, ci può dare.

  11.  

    Addì 14 settembre 2016

    In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: «Nessuno è mai salito al cielo, fuorchè il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo.
    E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo,
    perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
    Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
    Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

    Giovanni 3,13-17

  12.  

    Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito

    Mamma. Grazie.

    Mamma. Pronunciate questa parola a voce alta. Mamma. La più bella parola del mondo. E’ bella anche per coloro che hanno avuto mamme poco presenti, violente, drogate perché “mamma” non è una parola, è un ideale dentro ciascuno di noi. Ho visto bambini amare le proprie mamme anche quando sono stati venduti, abusati, feriti da loro, sempre pronti a perdonarle, a scusarle, cosa che raramente fanno con i padri. Mamma non è solo colei che ti da la vita, azione che, per il solo fatto di essere al mondo, è data per scontata e dovuta, ma è colei che fa da trade union tra il cielo e la terra, colei che ti accoglie in questa vita e ti dona agli altri per il tuo bene. Mamma è colei che rinuncia al proprio figlio per amore, colei che tutto sopporta, colei che ama il figlio più di sé stessa. Quante volte vediamo la nostra mamma come Dio; non è idealizzarla perché Mamma è la rappresentante di Dio sulla terra. Come Dio ci ama, come Dio ci protegge, come Dio rinuncia al suo figlio per amore.
    Grazie Mamma, diciamolo a voce alta, diciamolo alla nostra mamma prima che sia troppo tardi. Ma anche se non avete la forza di dirle “Grazie Mamma”, lei capirà, lei saprà quale sia l’amore che provate per lei.
    Negli ultimi anni di vita della mia mamma, da perfetto adolescente, non le sono stato molto vicino, raramente esternavo il mio amore per lei. Eppure. Eppure lei sapeva, lei scusava, lei perdonava, lei accettava qualunque cosa di me. Questo è amore, ed è amore divino.

  13.  

    Addì 15 settembre 2016

    In quell'ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.
    Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!».
    Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

    Giovanni 19,25-27

  14.  

    In quell’ora stavano presso la croce di Gesù sua madre

    Un figlio che muore

    Capita purtroppo che una madre veda il proprio figlio morire, condannato alla pena di morte, costretto in un letto di ospedale da un tumore incurabile, in coma reduce da un incidente stradale, o in mille altri modi. Immagino che dolore più grande non possa esserci. Le mamme si fanno mille idee sul futuro del proprio figlio, lo immaginano il più grande, il più bravo, quello con un avvenire radioso pieno di soddisfazioni. Immaginano già la laurea, il matrimonio, i nipotini che verranno. Vedendo crescere i figli le loro aspettative idealizzate si traformano gradatamente in realtà e, pur accettado i limiti dei propri figli, continueranno ad amarli come fossero i numeri uno in tutto. Che gran dolore vedere un figlio morire e non poter far nulla per aiutarlo. Quante mamme avebbero dato la propria vita per far guarire il proprio bambino, ma la morte prende il sopravvento. Ho sofferto terribilmente per la scomparsa della mia mamma, ma la serenità con cui se n’è andata mi fa pensare che abbia stretto un patto con Dio, e mi pare di sentirla nelle sue preghiere “Signore prendi me, sacrifica la mia vita per dare a mio figlio amore e gioia”. E così è stato. Grazie mamma per avermi fatto nascere due volte.

  15.  

    Addì 16 settembre 2016

    In quel tempo, Gesù se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio.
    C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni,
    Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.

    Luca 8,1-3

  16.  

    Susanna e molte altre che li assistevano con i loro beni

    Grazie a tutti voi

    Spesso ci dicono “bravi” per quello che facciamo, ma a parte il fatto che stiamo con i bimbi perché per noi è una gioia ed un piacere e riceviamo molto da loro in termini di affetto, ma “bravi” siamo tutti perché ognuno ci assiste con quello che può. Sono ormai trent’anni che la nostra avventura in mezzo ai bambini è iniziata. Trent’anni di gioie e dolori, successi e delusioni, progetti portati avanti ed altri solo sognati, ma niente sarebbe stato possibile senza ognuna delle miglia di persone che in questi anni ci hanno supportato donandoci denaro, oggetti, generi alimentari, servizi, viaggi, disponibilità e volontariato. Se l’Associazione è arrivata al traguardo dei trent’anni è merito di tutti e di nessuno in particolare, di coloro che hanno creduto in noi, di chi ha messo mano al portafogli, di chi ha rinunciato ai propri giocattoli, di chi ha dedicato un’ora alla settimana o undici anni dela sua vita. Grazie di cuore a tutti voi, anche a chi semplicemente legge ciò che facciamo e lo seba nel cuore pregando per noi o inviandoci un bel sorriso, anche questo è un grande apporto perché ci da la forza di andare avanti, di sentire che siamo sulla strada giusta.
    In questi giorni a Lipari sentiamo forte questa grande solidarietà, vediamo sempre più persone che si avvicinano a noi: Alessio che scatta le foto per un servizio fotografico, Manuel e Bubu che ci ospitano sulle loro barche, Davide che si propone per il rimessaggio della nostra barchina, Elisa che ci promette di essere con noi per il prossimo anno, per non parlare di tutti coloro che ci hanno ospitato nei loro residence, della Siremar che ci ha donato il viaggio, di Maria Gloria ed Elisa che si hanno pagato il noleggio del furgone, della famiglia di Carmela che ci ha voluti ospiti prima della partenza donandoci un affetto smisurato, Pablo e Marisa che hanno ospitato la nostra canina Gasolina. Quanto amore riceviamo. Non siamno noi i bravi, siete voi, perché senza di voi non esisterebbe l’Associazione “Amici della Zizzi”.
    Grazie con tutto il cuore, grazie per il bene che fate ai nostri bambini.

  17.  

    Addì 17 settembre 2016

    In quel tempo, poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola:
    «Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono.
    Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità.
    Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono.
    Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per intendere, intenda!».
    I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola.
    Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perchè vedendo non vedano e udendo non intendano.
    Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio.
    I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati.
    Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno.
    Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione.
    Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza»

    Luca 8,4-15

  18.  

    Il seminatore uscì a seminare la sua semente

    Tempo di semina

    Quante volte i vostri figli vi hanno detto “uffa papà, uffa mamma, che pizza, ci dici sempre le stesse cose”.
    Mi è sempre sembrato strano quando ero piccolo che ogni anno i contadini dovessero arare, fresare, seminare nuovamente. Vedevo gli alberi da frutto e mi chiedevo perché l’orzo, il grano, il girasole, il granturco non potessero durare quanto un albero. Oggi penso che Dio, o la natura se preferite, abbia voluto darci un ventaglio di esempi cui attingere nella nostra vita. Ci sono alberi che una volta piantati basta curare con qualche potatura per dare molto frutto, ma vi sono anche piante che hanno bisono di semine annuali e di tanto lavoro. Verrebbe da pensare che sarebbe bello avere solo alberi che producessero tutto ciò che ci necessita, dal grano agli spinaci, dai pomodori all’insalata, ma il mondo è bello perché è vario, e così come ci sono figli che ascoltano e producono frutto, ve ne sono anche altri che hanno continuamente bisogno di noi, dei nostri insegnamenti, rimproveri, complimenti.
    Queste vacanze a Lipari, ormai giunte quasi al termine, ci hanno fatto scoprire quanto lavoro ancora ci sia da fare. In tanti ci hanno fatto i complimenti per come sono bravi i nostri ragazzi, ma noi che li conosciamo bene abbiamo notato che molti valori sono in loro solo allo stato embrionale. Motivo per scoraggiarsi? Assolutamente no, anzi, motivo per recuperare le forze e ricominciare ad arare, fresare e seminare. Ogni anno scolastico che inizia è come la semina per i contadini: un duro lavoro ci attende, ma alla fine ne raccoglieremo i frutti da distribuire donando al mondo ragazzi e ragazze solidali, generosi, altruisti, sinceri, onesti.

  19.  

    Addì 18 settembre 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi.
    Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore.
    L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno.
    So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua.
    Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo:
    Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta.
    Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta.
    Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».
    Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.
    Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.
    Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera?
    E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
    Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona»

    Luca 16,1-13

  20.  

    I figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce

    Disonesti, unitevi per solidarietà

    Chi non ha valori morali, chi pensa sia legittimo riuscire a dare fregature per un proprio tornaconto è assai scaltro nel trovare nuovi espedienti per fare soldi. Quando in televisione svelano truffe milionarie e ne spiegano il meccanismo ci accorgiamo che sono stati escogitati sistemi sempre più innovativi e complessi per eludere le maglie della giustizia. Pur non lodando la disonestà, lodo queste persone, ne ammiro l’ingegno e l’intelligenza e sospiro pensando quanto sarebbe bello se si mettessero al servizio dell’altro elaborando sistemi, ovviamente legali, sempre migliori per dare una mano a chi ne ha bisogno.
    E noi? Noi che abbiamo valori e principi, cosa facciamo? Spesso ci limitiamo ad avere quel che ci basta per vivere, talvolta vegetiamo nell’attesa che dall’alto ci arrivi la manna. Ed invece dovremmo essere più bravi nel procurarci le ricchezze. Non partlo di tesori o di fiumi di denaro, ma di ricchezze che fanno grande un uomo: onestà, generosità, accoglienza. Potrei avere tanti milioni da non sapere come spenderli, ma riterrei di essere povero se non avessi buoni valori.

  21.  

    Addì 19 settembre 2016

    In quel tempo, Gesù disse alla folla:
    « Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce.
    Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce.
    Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere »

    Luca 8,16-18

  22.  

    Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso

    Calendario 2017

    La vacanza nelle isole Eolie, a Lipari, si è ufficialmente conclusa. Oggi pomeriggio alle 17:20, mare permettendo, la nave della Siremar salperà e ci riporterà a Livorno per affrontare nuovamente la nostra quotidianità. Una bellissima vacanza che è stata possibile solo grazie ad una grande gara di solidarietà. Tantissime le persone che ci hanno dato una mano a partire dalla Siremar che ci ha fatto viaggiare gratuitamente sulle sue navi, l'Hotel Casajanca che fu il primo con Silvia e Massimo che nel 2006 ci dette ospitalità, l'Eolian residence, il Mistral residence, la casa Vacanze Stella del Mattino che hanno ospitato per quasi 20 giorni 22 ragazzi e bambini ed i loro 5 accompagnatori. Ed ancora Roberto, Immacolata, Marco e Matteo che ci hanno offerto il loro bar ristorante Mezzapica proprio sul molo per poter preparare i pasti dei ragazzi ed avere un luogo dove poter pranzare e cenare al riparo da sole, vento e pioggia, l'agriturismo U Zu Peppino che avrebbe voluto ospitarci e ci ha donato una cena, Davide del noleggio barche che si è offerto di prendersi cura della nostra barchetta per il periodo invernale, Bubu sempre pieno di attenzioni verso i nostri bimbi, Manuel disponibilissimo a dare consigli sul mare e sulla pesca. E poi tante, tantissime persone che a livello personale si sono avvicinate a noi per donarci vestiti, offrire un gelato, o per una semplice carezza o un sorriso, e tanti, veramente tanti, coloro che hanno fatto sì che questa vacanza fosse per tutti noi memorabile. Grazie anche a Pablo e Marisa che hanno accolto la nostra canina Gasolina nella loro casa a Roma, grazie anche a tutti coloro che in grande o in piccola parte hanno contribuito a coprire tutti i costi che abbiamo dovuto sostenere a partire dal noleggio del furgone che è stato pagato da Maria Gloria in memoria del marito Raimondo e da Elisa. Grazie anche a padre Gaetano che ci ha offerto colazione, pranzo e cena, a don Giuseppe che ha allietato una delle nostre serate con la sua presenza e ci ha fatto conoscere all'interno della sua parrocchia. Grazie soprattutto a Roberta, Carmela, nonna Pina e Rachele che hanno curato ed accudito tutti i bambini e ragazzi con grande amore ed attenzione permettendo a me di poter andare a pescare con tre o quattro bambini per volta, e portare a casa tanto pescato, oltre 40 kg, accolto con gioia dai bimbi golosi di pesce. Non ultimo ci preme ringraziare Alessio e la sua ragazza Stella che, sentito per darci una mano a fare delle fotografie, ha vissuto in simbiosi con noi un'intera settimana sentendosi parte della famiglia ricoprendo di doni i nostri bimbi ed offrendo a tutti noi anche l'ultima cena. Ma un grazie, il più bello ed il più profondo, lo riservo a Dio che ci ha dato salute, mare buono, amore e la risoluzione di tanti piccoli problemi che ogni giorno abbiamo dovuto in qualche modo affrontare.
    Non vi dico tutte queste cose per fare pubblicità a chi ci ha aiutato, che comunque se la meriterebbero tutta, ma perché mi è stato insegnato che la gratitudine è un aspetto importante e fondamentale nel rapporto con il nostro prossimo, ed anche perché nessuno mette una lucerna accesa sotto il letto, ma piuttosto la innalza per fare luce nella vita degli altri. A tal fine abbiamo deciso di far nascere da questa bella esperienza il progetto del calendario 2017, importante per noi perché sarà quello del trentennale, che sarà costituito da meravigliose foto della nostra vacanza a Lipari scattate proprio da Alessio che ci ha dato sin da subito, con grande entusiasmo, la sua piena e totale disponibilità. Oggi partiamo, ma lasciamo qua un pezzetto di cuore con la promessa di tornare fra 345 giorni, certi di trovare ancora tantissima accoglienza.

  23.  

    Addì 20 settembre 2016

    In quel tempo, andarono a trovare Gesù la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
    Gli fu annunziato: «Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti».
    Ma egli rispose: « Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica »

    Luca 8,19-21

  24.  

    Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica

    Qui non si fuma

    Ormai l'indifferenza delle persone non fa più notizia, molto spesso sentiamo di fatti di sangue e di gente che passivamente resta a guardare, ma episodi come quello avvenuto sulla metropolitana di Roma, dove un ragazzo ha chiesto di smettere di fumare a due giovani ed ha ottenuto in tutta risposta un pestaggio tale da portarlo in fin di vita, dovrebbero farci riflettere profondamente e dovremmo chiederci "io cosa avrei fatto?". Tutti noi oggi diremmo "sarei intervenuto" ma davvero lo avremmo fatto? Davvero avremmo preso le botte per proteggere e forse salvare un ragazzo e sua madre? La risposta è tutta nelle parole di questa mamma, la quale intervistata ha detto che capisce i testimoni dell'accaduto perché lei è intervenuta soltanto perché si trattava di suo figlio. Ecco perché non proteggiamo i più deboli come i bambini, i migranti, i poveri, perché non li consideriamo figli nostri, non li consideriamo nostri genitori, non li consideriamo nostri parenti e non c'è cosa più sbagliata perché mio figlio, perché mio padre, perché mio parente è colui che fa del bene, colui che è onesto, colui che scappa dalla miseria e dalla guerra. Cominciamo a considerare queste persone come nostri fratelli ed allora difenderli sarà per noi come un dovere al quale non vorremo più sottrarci e difenderli significherà anche accoglierli e dar loro ciò di cui necessitano.
    Questo è avvenuto a Lipari in questi giorni, siamo stati trattati come figli, fratelli, parenti dalla gente dell'isola che ci ha coccolato ed amato per tutto il periodo. Guardiamo agli esempi negativi per riflettere, ma guardiamo agli esempi positivi per agire.

  25.  

    Addì 21 settembre 2016

    In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
    Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli.
    Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
    Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.
    Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori»

    Matteo 9,9-13

  26.  

    Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.

    Ci aiutate a pulire casa?

    Ci capita spesso di incontrare persone che si comportano male andando contro i principi che ci sono stati insegnati, e spesso anche contro quelli che essi stessi predicano nelle loro chiese, moschee, sinagoghe. Dilaga il razzismo, impera l'egoismo, si erge l'opportunismo.
    Se qualche vostro amico viene una sera a cena da voi, dopo aver fatto baldoria insieme vi lascia la casa in uno stato pietoso voi che fate? Piangete e vi disperate rompendo l'amicizia con quelle persone? Certamente no, vi rimboccate le maniche e ripulite la vostra casa perché a nessuno piace vivere nel sudicio. Poi andate a cercare l'amico e con amore fraterno gli dite che non ha avuto un bel comportamento, ma lo inviate di nuovo in casa vostra. Prima o poi capirà quanto sia bello vivere in una casa pulita, e forse vi darà una mano a mantenerla tale.
    Ho incontrato nella mia vita di associazione tante persone che ci hanno biasimato per l'aiuto che davamo ai ragazzi provenienti da situazioni di degrado ed immigrazione, ma ho cercato con loro sempre il dialogo e mai lo scontro, e spesso in molti si sono ricreduti, dandoci persino una mano per sostenerli.
    Se vogliamo un mondo migliore dobbiamo essere noi i primi a renderlo tale.

  27.  

    Addì 22 settembre 2016

    In quel tempo, il tetrarca Erode sentì parlare di tutto ciò che accadeva e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risuscitato dai morti», altri: «E' apparso Elia», e altri ancora: «E' risorto uno degli antichi profeti».
    Ma Erode diceva: «Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?». E cercava di vederlo

    Luca 9,7-9

  28.  

    Cercava di vederlo

    Un faro nel buio

    E' vero che i ladri e i delinquenti amano il buio, ma siamo fatti tutti della stessa specie, ed anche a loro, a coloro che si comportano male, piace andare verso la luce quando questa è un faro che brilla. Madre Teresa è stata aiutata anche da mafiosi e dittatori e diceva, a chi la criticava per questo, che quel poco di bene fatto in mezzo a tanto male non era sprecato e poteva servire a loro per redimersi. Non sappiamo, e non spetta a noi sapere, quanti "cattivi" sono andati sulla buona strada grazie a Madre Teresa, ma è certo, e la storia ce ne parla spesso, che qualcuno o molti, vedendo la vera luce, possono cambiare rotta.
    Ecco, non turbiamoci per il gran male che ci circonda, non limitiamoci a piangere perché vediamo guerre, omicidi, atti di terrorismo, egoismo ed opportunismo attorno a noi. Non c'è bisogno di fare grandi cose, basta essere luce con il nostro esempio.
    Ghandi diceva "se voi cristiani metteste in pratica tutto quello che vi ha insegnato Gesù, saremmo tutti cristiani"

  29.  

    Addì 23 settembre 2016

    Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: «Chi sono io secondo la gente?».
    Essi risposero: «Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto».
    Allora domandò: «Ma voi chi dite che io sia?». Pietro, prendendo la parola, rispose: «Il Cristo di Dio».
    Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno.
    «Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno»

    Luca 9,18-22

  30.  

    Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto

    Gioie e dolori

    Lo sanno molto bene le mamme quanto si debba soffrire prima di poter gioire pienamente. Le sofferenze però non finiscono dopo i dolori del parto: notti insonni, preoccupazioni sulla salute del neonato, e poi l'asilo, la scuola, i luoghi frequentati, gli amici, le rispostacce, le ragazzate e in alcuni casi le brutte strade prese dai figli. Provate però a domandare ad una mamma se, potendo tornare indietro, non accetterebbe tutte le sofferenze che ha dovuto sopportare pur di avere le grandi gioie che un figlio può dare. Tutte, o quasi tutte, vi risponderanno "certamente".
    La vita di ciascuno di noi è fatta di tanti dolori e poche soddisfazioni, ma le gioie superano di intensità di gran lunga tutti i dolori che dobbiamo sopportare.
    Nei giorni scorsi ricorreva l'anniversario di quando abbiamo messo la prima pietra di quella che a distanza di otto mesi sarebbe divenuta "l'Associazione Amici della Zizzi". Trentanni di grandi dolori e dispiaceri: famiglie in grande difficoltà, genitori incapaci di accudire ed amare i propri figli, bambini maltrattati e denutriti, abusati e sfruttati, servizi sociali deviati, imbroglioni di ogni genere e specie, opportunisti, egoisti, delusioni ed amarezze, abbandoni e porte chiuse in faccia, e quanto altro ancora. Non passa giorno in cui non ci arrivi una bastonata tra capo e collo, ma tornassimo indietro accetteremmo tutti i dolori che abbiamo dovuto sopportare pur di avere quelle grandi soddisfazioni che il Signore ci ha donato: ragazzi che crescono lontani dal disagio, tanti amici che ci aiutano, sorrisi e pacche sulle spalle a non finire, persone che fanno brevi o lunghi tratti di strada al nostro fianco aiutandoci a crescere e migliorare.
    Non c'è gioia senza dolore, e dobbiamo accettare questa nostra natura umana con gioia e con la consapevolezza che tutto serve per il bene nostro e delle persone che possiamo aiutare

  31.  

    Addì 24 settembre 2016

    In quel tempo, mentre tutti erano pieni di meraviglia per tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini».
    Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento

    Luca 9,43b-45

  32.  

    Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini

    Bullismo che porta anche al suicidio

    "Hanno ottenuto la messa alla prova invece del procedimento penale? Bene. Se hanno elaborato le loro colpe sarà un bene condividerle con gli adolescenti nelle scuole. Questo sarà il loro percorso alternativo al carcere, quando li sentirò parlare sinceramente del male che hanno fatto saprò che hanno capito davvero"
    Così scrive Paolo Picchio, il papà di Carolina, che "si è uccisa perché dei giovanotti poco più grandi di lei, dopo averla molestata sessualmente e aver filmato ogni scena, hanno messo tutto su Internet".
    Purtroppo il bullismo ed il cyberbullismo oggi sono all'ordine del giorno, ed i ragazzi non hanno spesso la forza o la capacità di parlare dei loro problemi. Non è importante sapere di chi sia la colpa, se dei genitori che non ascoltano, dei ragazzi che non parlano, dei maledetti cellulari che rendono tutti incapaci di confrontarsi nel mondo reale, è importante però DIALOGARE con i propri figli, ascoltare ogni cosa che vogliano dirci perché a volte, per parlarci di un problema, la prendono alla lontana, e solo quando si sentono ascoltati iniziano ad aprirsi. Osservateli, analizzate ogni loro comportamento e se vedete qualche cosa "strana" non incolpateli ma cercate di andare oltre, cercate di capire.
    Non si deve parlare con i ragazzi solo quando c'è un problema, dobbiamo farlo tutti i giorni, in modo da creare un substrato di dialogo sul quale potersi poggiare per affrontare serenamente argomenti più scabrosi.

  33.  

    Addì 25 settembre 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai farisei: « C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente.
    Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.
    Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.
    Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui.
    Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura.
    Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti.
    Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né da qui si può attraversare fino a noi.
    E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento.
    Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro.
    E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno.
    Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi»

    Luca 16,19-31

  34.  

    Bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco

    Avanzi di pizza

    Immaginatevi la scena: siete in vacanza in un'isola del Sud Italia piena di bellissimi yacht con tantissima gente estremamente ricca, tutti seduti ai tavolini dei ristorante e dei bistrot. Fuori da un ristorante notate un uomo visibilmente denutrito, con i vestiti laceri che chiede gli avanzi della pizza che quei ricchi, con gli yacht da 60 milioni di euro, lasciano i piatti. Questo piange e si lamenta per la fame, ma essi lo ignorano preferendo che il cameriere porti via le croste della pizza piuttosto che dare le loro briciole al poveretto affamato. Penso che una scena del genere farebbe reagire anche i più cimici, ma noi facciamo lo stesso.
    È bellissima la solidarietà che ha portato tanti italiani a donare 15 milioni di euro ai comuni terremotati, denaro che si aggiungerà a quello dato dallo Stato e dall'Europa, un fiume di denaro per sostenere quelle popolazioni che oggi soffrono. Tutto giusto, tutto meraviglioso, poco meno di 300 morti tra cui alcuni bambini, ma forse la televisione che vedo io non è la stessa che vedete voi. Ogni giorno ad Aleppo ed in Siria più di 90 morti tra cui tanti bambini. Un mese fa il terremoto, da un mese a questa parte circa 3000 persone sono morte in Siria, migliaia di persone chiedono un po' di cibo e un po' di compassione ma per loro non versiamo nessuna lacrima. A loro non diamo neppure le briciole, neppure gli avanzi della nostra pizza.

  35.  

    Addì 26 settembre 2016

    In quel tempo, sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande.
    Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse: «Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande».
    Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demoni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci».
    Ma Gesù gli rispose: «Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi»

    Luca 9,46-50

  36.  

    Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi

    Campanilismi

    Quando nel settembre 1986 io e Roberta abbiamo iniziato ad occuparci di bambini, formando a Livorno il gruppo che poi divenne qualche mese dopo l'Associazione "Amici della Zizzi", una delle prime cose che facemmo fu quella di andare a bussare alle porte di tutte le parrocchie della città per annunciare la nostra "nascita". Non chiedevamo aiuto, ma solo di presentarci nei modi e nei tempi stabiliti dai parroci, solo per far sapere che esistevamo, anche in vista di possibili future collaborazioni. Avevamo ventun anni io e diciassette Roberta, pieni di ideali e aspettative. Cinquantadue i parroci ai quali abbiamo bussato, parlato sul sagrato della chiesa o sulla porta delle loro case, consegnato una lettera che spiegava chi fossimo e cosa volessimo fare. Cinquantadue parrocchie, ma una sola ci ha aperto le porte dandoci la possibilità di farci conoscere alla comunità. Tutte le altre ci hanno chiuso la porta in faccia, compreso il sacerdote che ha accompagnato la mia mamma negli ultimi mesi di vita, lo stesso che mi ha visto nascere e crescere, fare il chierichetto ed il lettore in chiesa, compreso il confessore di mio padre, compreso il parroco che era un tempo vice nella nostra parrocchia ed era spesso a cena a casa nostra, compreso il vescovo che era grande amico di Olimpia che tanta stima aveva di noi. Che tristezza ed amarezza ci prese in quel momento. Ognuno cura il suo orto e non c'è posto per chi vuole fare altro. Forse è la mentalità chiusa, forse la non fiducia in ragazzi così giovani, forse la paura di perdere qualcosa, forse il fatto di non essere sotto la bandiera di madre chiesa. O forse altro, non so e non mi interessa, ma quanta tristezza, allora come oggi, quando trovo ostilità in coloro, chiesa o non chiesa, che hanno come missione l'aiuto per il prossimo. Quante guerre abbiamo dovuto fare per aiutare un bambino. Contro chi? Quasi mai contro i genitori che spesso capiscono di avere dei limiti e dopo un primo momento di gelosia ti chiedono sempre più aiuto, ma spesso contro sacerdoti, suore, assistenti sociali, politici, tutte quelle persone che dovrebbero aiutare il prossimo o essere al loro servizio. Non faccio di tutta un'erba un fascio e devo dire che pian piano abbiamo ottenuto la stima e l'amicizia di tanti sacerdoti ed assistenti sociali, ma quante guerre ancora, quanti muri, quanti ostacoli ci parano davanti.
    Sono un carattere forte, sempre pronto a reagire alle avversità, pronto a combattere, ma quanta fatica, quanto dispiacere nel vedere tante persone che portano velo e tonaca ed il cui interesse è primeggiare, prevalere, fare denaro mettendo da parte l'aspetto umano, la pietà verso il prossimo.
    Ringrazio quei sacerdoti che ci hanno aiutato a crescere, ringrazio coloro che ci appoggiano e parlano bene di noi, ringrazio anche chi in silenzio ci sopporta e ci lascia fare. Prego per coloro che ci ostacolano affinché capiscano che siamo o dovremmo stare dalla stessa parte perché insieme faremmo meglio e di più.

  37.  

    Addì 27 settembre 2016

    Mentre stavano compiendosi i giorni in cui Gesù sarebbe stato tolto dal mondo, egli si diresse decisamente verso Gerusalemme e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui.
    Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme.
    Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?».
    Ma Gesù si voltò e li rimproverò.
    E si avviarono verso un altro villaggio.

    Luca 9,51-56

  38.  

    Ma Gesù si voltò e li rimproverò

    Mi rimproveri? Grazie

    Quando non siamo più ragazzi, divenuti ormai uomini e donne, non abbiamo più nessuno che ci rimprovera. Mogli e mariti, figli e suocere, colleghi e datori di lavoro possono criticarci, talvolta umiliarci, ma il rimprovero pieno di amore, fatto con pazienza ed accettazione, quello che solo un genitore può darci, non arriva da nessuno. Eppure ognuno di noi ha sperimentato dentro di sé impulsi contrari ai propri principi, attimi di vendetta, momenti di forte impulso, propositi cattivi verso chi ci sta facendo del male. Come controllarli e, sopratutto, come fare affinché non prevalgano un giorno su di noi?
    Nel Vangelo c'è un brano nel quale si racconta che alcune persone non vollero accogliere Gesù. I discepoli, pieni di rabbia e sdegno, gli chiesero se potevano mandare su quegli uomini una colonna di fuoco per distruggerli.
    Chi non crede veda la cosa sotto l'aspetto umano, tralasciando se la maledizione fosse possibile o meno. Fermiamoci all'intenzione dei discepoli, a quell'intenzione che ognuno di noi forse avrebbe se vedesse qualcuno trattar male una persona amata. Penso a quante mamme sarebbero pronte conficcare i propri artigli nella carne della maestra che avesse bistrattato il proprio pargoletto.
    Si narra, ancora nel Vangelo, che Gesù non solo non acconsentì, ma addirittura li rimproverò. Eppure non avevano fatto nulla, anzi lo avevano difeso mostrando il loro amore per lui. Eppure li rimprovera. Un rimprovero pieno di amore, non una critica, non un rancore, non un'umiliazione, ma un semplice e bellissimo rimprovero.
    Si, bellissimo, perché da adulti un po' ci manca chi ci prenda con amore e ci dica le cose che non vanno bene. Sono tutti pronti a criticarci, ad alzare la voce anche per una semplice alzata di ciglio.
    Impariamo a rimproverare gli altri, quando occorre, in modo da non offenderli, da non suscitare le loro ire, ma sopratutto impariamo ad accogliere, specie dalle persone che amiamo e che ci vogliono bene, un rimprovero come fosse un dono e non vederlo sempre come un giudizio alla persona, come una critica distruttiva al proprio operato.

  39.  

    Addì 28 settembre 2016

    In quel tempo, mentre andavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada».
    Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo».
    A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre».
    Gesù replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va e annunzia il regno di Dio».
    Un altro disse: «Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa».
    Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

    Luca 9,57-62

  40.  

    Ti seguirò dovunque tu vada

    Buona strada

    Quante volte i ragazzi che ho accudito, ai quali ho insegnato tante cose che poi sono servite loro nella vita, hanno dichiarato il loro amore per noi, per me. Quante volte hanno detto "il mio cuore è qui con voi e da qui non me ne andrò mai". E quante volte mi hanno tradito, quante volte si sono allontanati da me, da noi, dalla possibilità di costruire qualcosa di bello e di concreto insieme. Per cosa? Per seguire una loro strada, mossi da un desiderio di maggiore libertà, di prospettive per il futuro migliori. E' facile abbandonare un'Associazione in crescita per andare a fare il giardiniere, fai le tue ore e alla sera torni a casa senza preoccupazioni, senza un Riccardo ancora matto come un cavallo perché pieno di entusiasmo. Ma a volte siamo chiamati a fare altro, a volte siamo chiamati a costruire una casa dalle fondamenta, siamo chiamati a dare il nostro contributo per costruire qualcosa di grande ed importante per gli altri. Aspettative per il futuro? Siamo noi a dovercele creare, non dobbiamo aspettare che siano gli altri a porgercele su un piatto d'argento, non dobbiamo inseguire chi ci propone un futuro roseo lasciando chi ci ha accolto, amato, insegnato a raccogliere i cocci di una vita passata insieme.
    E' tutto giusto, è tutto legittimo, è solo una questione di morale e di principi, ma oggi "valori e principi" non vanno più di moda, ed ognuno persegue il proprio interesse non importandogli del male che una sua decisione può fare agli altri.
    Buona strada ragazzi, vi vorrò sempre bene anche se nel momento del bisogno, nel momento della difficoltà ci avete lasciato a nuotare in mezzo all'oceano senza salvagente.

  41.  

    Addì 29 settembre 2016

    In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità».
    Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico».
    Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!».
    Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!».
    Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo»

    Giovanni 1,47-51

  42.  

    Io ti ho visto quando eri sotto il fico

    Fermiamoci

    Quando camminiamo per la strada siamo completamente assorti dai nostri pensieri e raramente ci accorgiamo di quello che accade intorno a noi, a meno che non sia qualcosa di eclatante che ci desta dal nostro torpore.
    Fermiamoci un attimo. Fermiamoci per la strada, fermiamoci in ospedale, fermiamoci sul bus o sulla metro. Fermiamoci un momento, un solo istante annusando l'aria come fa un cane segugio quando alza il muso, fermo, immobile usando tutti i sensi per capire cosa accade intorno a lui.
    Ecco, vediamo la ragazza fuori dal bar che fuma nervosamente una sigaretta, magari ha perso il lavoro, oppure ha litigato con il fidanzato, o magari è preoccupata perché la sua cara nonna che l'ha allevata con tanto amore non sta bene. Vediamo un signore appoggiato al bancone del suo negozio inesorabilmente vuoto, pensieroso sulla sua attività che non rende quanto vorrebbe. Vediamo un bambino che piange per mano a sua madre, una bizza o una sofferenza reale? Ed allora lo sguardo si concentra sul viso della mamma, tirata o dolce e comprensiva, arrabbiata, preoccupata o noncurante?
    E ci domandiamo cosa ci sia dietro ogni sguardo, dietro un saluto frettoloso, dietro un dialogo tra passanti. Ma ci domandiamo cosa ci sia dietro le mura di quella casa: violenza o pace, armonia o conflitto, amore oppure odio?
    Annusiamo l'aria e capiremo il mondo che è attorno a noi. Fermiamoci per capire, fermiamoci per amare, fermiamoci per aiutare, ma per carità di Dio, FERMIAMOCI.
    Il mondo ha bisogno di ciascuno di noi per tendere una mano ad una mamma che non ce la fa con il proprio figlio, magari se le diamo un sostegno si tranquillizzerà e non lo picchierà più; doniamo una parola gentile ad un padre che sta perdendo il proprio figlio in un letto di ospedale, non potremo guarirlo, ma potremo lenire la pena e la sofferenza di quel genitore, che magari grazie a noi non si ucciderà; andiamo a comprare in quel negozio dove entra poca gente, anche se il negoziante è scontroso, magari grazie a noi non fallirà e una famiglia non sarà rovinata.
    Se ci fermiamo qualcosa possiamo fare, se invece passiamo di corsa in questo mondo nemmeno ci accorgeremo di chi cammina vicino a noi e la nostra vita sarà solo un passaggio di una meteora nel cielo della vita

  43.  

    Addì 30 settembre 2016

    In quel tempo, Gesù disse: «Guai a te, Corazin, guai a te, Betsàida! Perché se in Tiro e Sidone fossero stati compiuti i miracoli compiuti tra voi, già da tempo si sarebbero convertiti vestendo il sacco e coprendosi di cenere.
    Perciò nel giudizio Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi.
    E tu, Cafarnao, sarai innalzata fino al cielo? Fino agli inferi sarai precipitata!
    Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato»

    Luca 10,13-16

  44.  

    Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me

    Uccidiamo tutti i tossicodipendenti

    "hitler massacrò tre milioni di ebrei" ha detto il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte "Ci sono tre milioni di tossicodipendenti: sarei felice di massacrarli".
    Hitler purtroppo continua a vivere, continua la sua opera di sterminio irrazionale e bestiale attraverso persone che stupidamente pensano che per risolvere un problema basti eliminare coloro che lo mettono in atto. Se dovessimo dare seguito alle parole di questo nazista dovremmo inneggiare alla razza pura e ariana e "massacrare" tutti coloro che danno problemi alla società, e alla fine chi resterebbe?
    Certo è facile uccidere chi ci da fastidio, molto più complicato è recuperarli, molto più complesso è infondere una cultura buona, creare lavoro, donare ai propri cittadini soddisfazioni e benessere diminuendo pian piano il problema droga e tutti gli altri mali di questa nostra società.
    Quando ci fu l'attacco alle torri gemelle gli Stati Uniti innescarono una guerra, andarono ad uccidere "porta a porta", e a cosa è servito? Soltanto ad inasprire ulteriormente gli animi, a creare ancor più divario ed incomprensione tra due culture diverse.
    Facciamo tesoro di questa macro soluzione di problemi così grandi per capire come risolvere i conflitti in famiglia e nel nostro micro mondo fatto di amicizie, rapporti lavorativi, incontri casuali. La guerra ad una persona, il mandarlo via, l'ucciderlo, il picchiarlo non risolvono, ma complicano le nostre vite. Il dialogo, il perdono, l'ascolto, l'accettazione, la ricerca di compromessi sono alla base di una vita serena in comunione con le persone che incontriamo sul nostro cammino.
    Non scandalizziamoci più di tanto delle frasi di questo novello hitler, perché spesso facciamo così anche noi ogni giorno nel nostro piccolo.

  45.  

    Addì 1 ottobre 2016

    In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».
    Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore.
    Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare.
    Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli».
    In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto.
    Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare».
    E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete.
    Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono»

    Luca 10,17-24

  46.  

    Nulla vi potrà danneggiare

    Cosa vi fa paura?

    Alla domanda “Cosa vi fa paura?” ognuno risponde in mille modi diversi. Paura della morte, dell’ospedale, della perdita di una persona cara; ma anche paura di affrontare le persone, paura a dire la verità, paura di non piacere, e tanto altro ancora.
    Pensate adesso se ci fosse in vendita il “vestito del coraggio”, un abito che una volta indossato non vi facesse temere più nulla, tutti correrebbero a comprarlo. Pensate poi se questo fosse addirittura in regalo, anche i più scettici lo indosserebbero, tanto per provare, anche credendo poco nel suo benefico effetto. Se esistesse si affronterebbe qualsiasi situazione senza aver paura di soffrire. Ebbene, vi dico un piccolo segreto: questo vestito esiste veramente, e si chiama “Fede”.
    Pensateci. Nel Vangelo c’è scritto che la nostra anima continuerà a vivere dopo la morte del nostro corpo, quindi non dobbiamo avere paura della morte; che ogni sofferenza o sacrificio verrà risanato e ripagato con il centuplo; che se perdoniamo il nostro prossimo non ci saranno guerre; se aiutiamo il nostro prossimo non ci sarà più miseria; se non giudichiamo non saremo giudicati. Ma soprattutto Gesù ci dice “Nulla vi potrà danneggiare”.
    Forse non credete in Dio, massimo rispetto, ma queste promesse non vengono fatte solo a chi crede, ma ad ogni persona buona, questo vestito contro la paura è gratuito, perché non provare a indossarlo, perché non provare a seguire la dottrina del Vangelo anche se non si crede in Dio? Provare non costa nulla e se vi guardate intorno sono tante le opere fatte in nome di questa filosofia e spesso sono grandi opere. Noi nel nostro piccolo abbiamo ricevuto veramente tanto, ma gli ostacoli non sono mai mancati, le prove le abbiamo tutti i giorni, le sofferenze sono tante, ma con questo abito non abbiamo paura di andare avanti, non abbiamo paura di aiutare un bambino perché non abbiamo paura di soffrire, non abbiamo paura di accogliere perché sapremo affrontare e superare le difficoltà della convivenza. Non abbiamo paura perché Dio ci ha donato un magnifico vestito contro la paura. E lo regala anche a voi, basta solo indossarlo, anche solo in prova.
    -----------------------
    Casa Famiglia significa donare amore a tanti bambini in difficoltà. Noi abbiamo una casa, cerchiamo una famiglia che voglia fare da papà e da mamma a sei dei nostri cuccioli d’uomo. Non abbiate paura, iniziamo un percorso insieme, intanto per conoscersi

  47.  

    Addì 2 ottobre 2016

    In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore:
    «Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe».
    Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola?
    Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu?
    Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
    Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»

    Luca 17,5-10

  48.  

    Abbiamo fatto quanto dovevamo fare

    Come andate a dormire?

    Che bello andare a letto la sera dopo aver speso energie per il prossimo, per qualcuno che soffre, per i figli, per la propria parrocchia o associazione, per costruire ponti, strade, case, impianti. Molti si fanno pagare per il proprio lavoro, molti chiedono in cambio della loro opera sorrisi e affetto. Ognuno persegue il proprio guadagno. Se mi fossi messo in tasca un euro per ogni ora spesa per i ragazzi e per l'Associazione che abbiamo fondato trent'anni fa non sarei milionario, ma avrei un bel gruzzoletto in banca, ma oggi mi sento molto ricco, molto più di chi abbia yacht e case sparse per il mondo. La mia ricchezza è la vostra ricchezza, è quella che riempie i cuori e inonda di ricordi belli e positivi la vostra esistenza.
    Nessuno crede alle favole, nessuno potrà mai darci a bere che è tutto "rose e fiori", anzi, vi posso garantire che aiutare gli altri è una grande rogna, mille difficoltà, bastoni fra le ruote a non finire, ma basta un sorriso per cancellare ogni fatica, dolore, preoccupazione.
    Alla sera dobbiamo essere soddisfatti di quello che abbiamo costruito, così come alla fine della nostra vita dovremo arrivare a dire lo stesso, e solo in questo modo potremo chiudere gli occhi con serenità.
    Pensate al sig. Bernardo Caprotti, morto ieri alla veneranda età di 90 anni, con un business da oltre sette miliardi, dico "miliardi" di euro, ma è morto in lite con i figli, è morto lasciando di sé l'immagine di una persona che ha tenuto stretto attorno a sé tutto il denaro che aveva guadagnato. Ed oggi a cosa gli servirà? Spero abbia fatto tanto del bene nella sua vita, ma ha chiuso gli occhi senza l'amore dei suoi figli.

  49.  

    Addì 3 ottobre 2016

    In quel tempo, un dottore della legge si alzò per metter alla prova Gesù: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?».
    Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?».
    Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso».
    E Gesù: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai».
    Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?».
    Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.
    Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte.
    Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre.
    Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione.
    Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.
    Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.
    Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?».
    Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' lo stesso»

    Luca 10,25-37

  50.  

    Chi è il mio prossimo?

    Aiutatemi a drogarmi

    Chi sono? Dove vado? Da dove vengo? Cosa c'è dopo la morte?
    Tutti interrogativi che da sempre hanno afflitto tutti noi. Filosofi e letterati hanno sempre cercato di dare risposte, talvolta bizzarre e fantasiose, ma in migliaia di anni nessuno ha potuto mai dimostrare nulla o dare un risposta concreta ed inequivocabile a queste domande.
    Ci sono interrogativi della vita per i quali una risposta esiste, ma siamo talmente buffi che non la vogliamo sentire. A volte perché ci fa paura, altre perché non ci fa comodo, altre ancora perché ci costerebbe fatica cambiare direzione.
    Se una persona ha fede trova nel Vangelo, nella Bibbia, nel Corano tutte le risposte, ma per un attimo pensiamo di mettere da parte la fede, cosa difficile per un credente, ma proviamoci per fare un ragionamento comprensibile anche ad un ateo o ad un agnostico.
    Ogni filosofo, ogni letterato, ogni capostipite di qualsivoglia dottrina positiva, e non incentrata solo su sé stessi e sulla soddisfazione del proprio ego, ha detto e scritto che amando e accogliendo il nostro prossimo facciamo il bene dell'umanità, e questo è innegabile, inconfutabile. Pensate ad esempio agli immigrati, accoglierli significa dar loro una possibilità di sopravvivenza.
    E' parimenti inconfutabile che amare ed accogliere il nostro prossimo comporti un vantaggio, una gioia per noi stessi. Pensate ad esempio quando nasce un figlio quale sia la gioia dei genitori.
    E', infine, incontrovertibile che amare ed accogliere il prossimo comporti una serie inenarrabile di fatiche e di dolori. Pensate alla vita di coppia, non esiste la situazione idilliaca ed in ogni famiglia c'è sempre qualche problema, vuoi che sia con i figli, con il partner, una malattia da combattere.
    Bene. Abbiamo appurato che amare ed accogliere il nostro prossimo è un bene per l'umanità ed è un bene per noi.
    Adesso c'è da capire chi sia il "nostro prossimo".
    Prossimo significa "vicino", ma si sa che nella vita tutto è relativo.
    Il sole è vicino o lontano? Paragonato alla distanza tra ufficio e casa, il sole è enormemente lontano, ma se guardiamo alla distanza tra il nostro pianeta e l'estrema galassia lontana miliardi di anni luce, il sole è a un tiro di schioppo.
    "Il nostro prossimo" potrebbe essere quindi nostro figlio, nostra madre, nostra moglie o marito. Ma non è nostro prossimo anche il collega o il mio datore di lavoro? Certo, sono vicini a me, interagisco con loro tutti i giorni, al pari, e in certi casi di più, di mia moglie e di mio figlio.
    "Il nostro prossimo" allora potrebbe essere anche il ragazzo di colore che vedo ogni mattina fuori del bar che mi chiede uno spicciolo per sopravvivere. Certo, anche lui è a me vicinissimo.
    Ma i migranti non entrano forse nelle vostre case con le loro storie intrise di tragedia ogni giorno attraverso i notiziari? Certo, anche loro sono il nostro prossimo.
    E così potremmo continuare.
    Nostro prossimo allora è colui che incontriamo sul nostro camino, colui per il quale possiamo fare qualcosa per cambiare la sua vita e così facendo aiuteremo l'umanità a crescere e migliorare, e noi stessi ne proveremo grande gioia.
    Non ho aiutato tante persone, ma ho cercato di aiutare sempre il mio prossimo, talvolta non riuscendoci, talvolta facendo anche dei danni, ma dopo aver sperimentato l'amore che ne deriva, oggi è per me come una droga e non potrei smettere di cibarmi degli abbracci e dei sorrisi dei mie ragazzi, l'unico cibo di cui non potrei fare a meno.
    Aiutatemi a drogarmi, drogatevi insieme a me e sarà bellissimo condividere la gioia che ne scaturisce