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  1.  

    Addì 21 luglio 2016

    In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?».
    Egli rispose: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.
    Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
    Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono.
    E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete.
    Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani.
    Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono.
    In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!»

    Matteo 13,10-17

  2.  

    Intendere con il cuore

    Scusa ho sbagliato

    "Scusami, hai ragione, ho capito di essermi comportato male"
    Tante volte ho sentito questa frase dai miei ragazzi, ma quante di queste era sincera? Quante volte avevano capito con il cuore piuttosto che con le orecchie solamente?
    Non spetta a noi giudicare e quindi ogni richiesta di scuse dobbiamo pensarla come onesta, sincera e carica di buoni propositi per l'avvenire, ma che gioia vedere i ragazzi quando mettono in pratica ciò che è stato loro insegnato. Può darsi che la finzione vada anche oltre le parole, e i fatti che seguono siano solo una falsa dimostrazione all'adulto di aver capito, ma già il fatto che mettano in pratica quanto insegnato loro, fosse anche con falsità, è già un passo avanti, un punto di partenza. Se un ragazzo, pur non volendo e non condividendo un modo di fare, decide di comportarsi bene solo per non avere rogne o compiacere l'adulto, può darsi che i complimenti che riceve ed i vantaggi che ricava da quel cambio di rotta possano fargli veramente prendere una diversa e migliore direzione.
    Genitori, educatori, insegnanti se i vostri ragazzi fanno i bravi, anche solo per falsità, non fate loro il processo alle intenzioni ma fate loro i complimenti per il miglior modo di agire, sarà questo un ottimo incentivo per camminare su quella strada anche quando non avranno più i vostri occhi puntati addosso.
    Una brontolata ha effetto ed è ascoltata solo se c'è l'onestà da parte dell'adulto di riconoscere i meriti del ragazzo, fossero anche una parte infinitesimale rispetto alle tante cose sbagliate che fa.

  3.  

    Addì 22 luglio 2016

    Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.
    Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
    Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro
    e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.
    Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto».
    Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù.
    Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo».
    Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro!
    Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro».
    Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto

    Giovanni 20,1-2.11-18

  4.  

    Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!

    Addio zia Nene

    La zia Vega non c'è più.
    Il suo corpo freddo, senza vita, giace in una stanza senza finestre dell'ospedale, piccola, angusta. Alle pareti non c'è niente, nulla che parli di lei, della sua vita piena, dei suoi viaggi per seguire il marito intorno al mondo. Nessuno attorno a lei, solo buio e immobilità.
    La fine della vita non è questa. Quello è solo un corpo, una scatola che la zia Vega ha usato per ottantatre anni. Un corpo che si è consumato pian piano, lentamente, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Un corpo che sentiva la stanchezza per le tante pene, ma anche un corpo che reagiva agli stimoli che questa grande donna ancora continuava a dargli. Conferenze, concerti, incontri con gli amici. Conoscere la zia Vega era un privilegio, una gioia. Spiritosa e simpatica era l'anima della festa, brillante nelle conversazioni, sagace nel capire, affettuosa nel dare una carezza a chi ne avesse bisogno.
    La zia Vega era così. Oggi non c'è più.
    Vengono spontanee oggi le parole di Maria di Magdala che spaventata corse da Simon Pietro dicendogli "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!"
    Ma ecco la risposta del Signore a tutti noi "Va dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro"
    Il corpo della zia Vega è il sepolcro ormai vuoto. La mia zia, la cugina della Zizzi, un pezzo importante della mia vita, una seconda mamma, è stata portata via dagli angeli, ormai arrivata a destinazione alla meta finale cui il Signore l'aveva destinata: fra le braccia di Dio.
    L'uomo piange, l'uomo ringrazia. Piange per non poter godere più della sua presenza, ma ringrazia Dio per il dono di lei. Moglie, madre, zia, figlia, cugina, amica, tutti ruoli che ha impersonato con grande cuore lasciando dietro di sé una scia d'amore. L'uomo oggi ringrazia Dio per averle donato la pace eterna, ringrazia Dio per l'amore con il quale l'ha accolta nel suo Regno eterno.
    Quante ne abbiamo passate insieme, quante risate. Quando ero piccolo e tornava con lo zio Mario dai suoi lunghi viaggi non aveva occhi che per me, ero come un figlio e in un mese mi dava quella spremuta di amore che non aveva potuto darmi in un anno di lontananza da casa. Costa d'Avorio, Egitto, Argentina e tanti altri paesi al fianco del suo inseparabile Mario, sessantaquattro anni insieme, sessantaquattro anni di amore, fedeltà, pene, preoccupazioni come tutti noi abbiamo nella vita, ma sempre con il sorriso sulle labbra, sempre con una parola gentile per tutti, sempre a minimizzare i propri problemi cercando di consolare gli altri per i loro. Una donna forte, una grande donna.
    Hai donato al mondo ottantatre anni di gioia ed amore, da oggi in poi donerai la stessa gioia ed amore a Dio per l'eternità, e riceverai la gloria eterna del Signore come ricompensa per tutto ciò che hai fatto per gli altri. Ti immagino di nuovo insieme a mamma Zizzi che ogni volta nominavi ed alla quale hai voluto un gran bene.
    Grazie zia Vega. Grazie per quello che hai dato a me, grazie per quello che hai dato a tutti noi.

  5.  

    Addì 23 luglio 2016

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
    Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
    Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato.
    Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
    Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
    Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
    Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
    In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli»

    Giovanni 15,1-8

  6.  

    Chiedete quel che volete e vi sarà dato

    Grazie Signore

    Quando una persona cara sta male chiediamo a Dio con insistenza nella preghiera che guarisca. Perché lo facciamo? Perché vogliamo che stia meglio, perché non vogliamo vederla soffrire, ma anche, diciamocelo, per egoismo in quanto non vogliamo essere noi a soffrire per la sua malattia, per la sua morte.
    Capita spesso che la persona amata, nonostante le nostre preghiere, muoia.
    In molti pensano che Dio non abbia ascoltato le loro preghiere, ma se ben ci pensiamo la nostra richiesta è quella di donare pace e serenità a quella persona.
    Non vedo una pace migliore, una serenità più genuina di quella di andare ad abitare nella casa di Dio, di essere tra le braccia del Signore, dopo aver compiuto bene il proprio dovere sulla terra, qualunque esso sia, qualunque sia il tempo che è trascorso.
    Dobbiamo essere felici per una mamma, una moglie, una zia che ci lascia perché va a ricevere la giusta ricompensa per una vita dedicata agli altri, spesa per amare e proteggere chiunque avesse chiesto il suo aiuto, anche con un semplice sguardo.
    "Chiedete quel che volete e vi sarà dato". Ecco, io non potevo chiedere di più di quello che ho avuto senza chiederlo: l'amore incondizionato che tutto scusa e tutto perdona di una donna eccezionale.
    Grazie zia Vega, grazie Gesù

  7.  

    Addì 24 luglio 2016

    Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
    Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione».
    Poi aggiunse: «Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è gia chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza.
    Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.
    Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
    Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe?
    O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?
    Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!»

    Luca 11,1-13

  8.  

    Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra?

    Posso uscire? No

    Posso fare il bagno? No, hai appena mangiato, ed il figlio si arrabbia
    Posso andare al rave dove vanno tutti i miei amici? No, circola droga e tra le persone che ci vanno ci possono essere delinquenti, è pericoloso. Ed il figlio si arrabbia
    Posso uscire con i miei amici? No, devi finire di studiare, domani hai un compito. Ed il figlio si arrabbia
    Quante volte si ripetono queste scene in ogni casa del mondo dove ci siano dei figli. Quanti malumori, rancori, ripicche, fughe da casa per futili motivi. Talvolta per un permesso negato o per le regole ci sono stati figli che hanno ucciso i genitori.
    Ovviamente i genitori possono sbagliare, essendo umani non sono perfetti, ma i figli dovrebbero capire che gli adulti che si prendono cura di loro li amano e mai vorrebbero rifiutare una loro richiesta. Dovrebbero quindi ragionare sul perché di certi divieti, partendo dal fatto che ogni permesso negato è un atto di amore e non una sfida per vedere chi ha la testa più dura.
    Quale padre darebbe uno scorpione al figlio se questi gli chiedesse un uovo?
    A volte dovremmo provare a ragionare anche noi adulti pensando che le persone che ci vogliono bene non rifiutano quanto noi chiediamo per il gusto di farci un torto, ma magari perché pensano che quel rifiuto possa essere il nostro bene. Ma se le persone possono anche fare valutazioni sbagliate, Dio non sbaglia. Chi crede in Dio sa che è perfetto e come può errare chi per definizione non può fare errori?
    Ogni genitore vorrebbe che i propri figli si affidassero a loro, che accettassero la loro guida per il solo fatto di essere certi dell’amore per loro. Così anche noi dovremmo affidarci al Signore, certi che qualunque cosa faccia per noi sia la cosa giusta, sia finalizzata al nostro bene. Chiediamo, chiediamo, continuamente chiediamo, e non dovremmo arrabbiarci se Dio ci oppone un rifiuto, anzi dovremmo ringraziare anche quando riceviamo un no perché può formarci, può darci nuove opportunità, puo farci vedere il mondo da una diversa prospettiva. Figli affidatevi ai genitori, genitori affidatevi a Dio.

  9.  

    Addì 25 luglio 2016

    In quel tempo si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa.
    Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
    Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo».
    Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio».
    Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli;
    ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere.
    Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo,
    e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo;
    appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti»

    Matteo 20,20-28

  10.  

    Colui che vorrà diventare grande tra voi , si farà vostro servo

    Una montagna da scalare

    Comando io. No, io. Io sono lo sceriffo. Io sono il presidente degli Stati Uniti. No, lo voglio fare io.
    Quante volte avrete sentito fare queste discussioni ai vostri figli. Quante volte anche noi vogliamo essere “il capo”, comandare su gli altri. E quante volte molti mettono in atto anche modi di fare poco buoni per sorpassare il prossimo in una scala gerarchica tutta umana.
    Tempo fa in ospedale una ex infermiera si lamentava con un suo ex collega dicendo “quando sei fuori di qui non sei più nessuno, non ti riconoscono e ti trattano come uno qualsiasi”.
    E’ proprio così. Sei forte, sei potente, sei qualcuno quando sei ai vertici, ma come che vai in pensione o se altri prendono il tuo posto, allora non sei più nessuno. Anzi, talvolta sei persino preso di mira da quanti ti odiavano per il ruolo che avevi.
    Ho visto però persone umili che con tanta devozione hanno aiutato il prossimo mettendo la propria vita al servizio degli altri. Non hanno mai avuto una poltrona, anzi vivevano in case di fortuna; non hanno mai avuto un posto di rilievo, anzi venivano allontanati perché insistentemente chiedevano aiuto; non sono mai stati invitati a partecipare ai gruppi delle persone più in vista, anzi da queste tenute a distanza per non essere “uno di loro”.
    Ma quanta gloria queste persone hanno tra la gente che aiutano. Bambini festanti che corrono loro incontro a braccia aperte, povere vedove che ringraziano con tutto il cuore per una parola di conforto.
    Ed una volta che sono morti sono glorificati come santi da coloro che hanno aiutato.
    A volte facciamo a cazzotti per conquistarci un posticino un po’ più in alto nella scala sociale, senza accorgerci che la montagna da scalare nella vita è da tutt’altra parte, ed è solo dalla cima di essa che si può godere dell’aria più pura e più salubre. E’ solo scalando quella vetta che saremo amati dagli uomini e da Dio.

  11.  

    Addì 26 luglio 2016

    Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
    Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo.
    Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli.
    Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.
    Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità
    e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti.
    Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!»

    Matteo 13,36-43

  12.  

    La zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo

    Un campo di grano

    Quante volte siamo stati tentati di seminare zizzania nel grande campo della vita e non grano o frumento. Ogni volta che subiamo un torto c'è una vocina che ci suggerisce quale tipo di vendetta o ripicca sia possibile operare, e per un attimo ci sfreghiamo le mani con ghigno sardonico assaporando il dolce gusto della rivalsa, del render pan per focaccia a chi ci ha fatto del male. Per fortuna la maggior parte di noi non cede alla tentazione e maturando riesce ad allontanare questi cattivi pensieri. Purtroppo "molti" non significa "tutti", e se anche solo una manciatina di semi di zizzania viene sparsa nel mondo, è comunque una manciatina di troppo. Il problema è che sempre più persone credono nella vendetta come mezzo di difesa. Gli ebrei con i palestinesi dicono "occhio per occhio" lanciando raid aerei, i musulmani mettono bombe e seminano morte e distruzione per vendicare le offese arrecate dagli occidentali al mondo arabo, noi occidentali non ci pensiamo due volte a far alzare gli aerei della nato per bombardare paesi interi in nome della democrazia. Il problema è che con chiunque si parli fa grandi discorsi sulla propria ragione e nessuno che dica "finiamola". Ogni bomba, ogni attentato chiama ritorsioni e vendette, che a loro volta innescano altre bombe, sempre più potenti, accecando d'ira l'una o l'altra parte.
    Dove andremo a finire? Forse prima o poi qualcuno metterà le mani sulla bomba nucleare e i morti non saranno "soltanto" - si fa per dire - cento, duecento o tremila, ma saranno milioni e milioni, compresi tutti coloro che moriranno negli anni successivi in seguito alle radiazioni.
    Vogliamo arrivare a questo?
    Tutto parte da un piccolo, piccolissimo seme di zizzania. Iniziamo noi a non essere vendicativi, iniziamo a perdonare il nostro prossimo anche quando siamo convinti ci abbia fatto un torto, ed allora un giorno il nostro mondo sarà un bel campo di grano.

  13.  

    Addì 27 luglio 2016

    In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
    Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra»

    Matteo 13,44-46

  14.  

    Trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra

    Disseminate i campi con perle di grande valore

    In questi giorni ci interroghiamo continuamente, stimolati purtroppo dalla cronaca intrisa di sangue, sul perché di tante brutalità. La cosa più facile è puntare il dito contro il cattivo, contro l'isis, contro i musulmani radicali. La cosa più facile è darsi la spiegazione che agiscono tutti perché sono pazzi.
    Certamente vi sarà capitato più di una volta di litigare con qualcuno e, nella rabbia del momento, trovare nell'altro ogni possibile torto. Lo avrete accusato anche di essere un pazzo, un fuori di testa, uno stupido. Se però con onestà, a sangue freddo, pensaste a tutto quello che è stato il rapporto con lui, forse trovereste in voi qualcosa che avete sbagliato o qualche vostra mancanza.
    Non so cosa abbiamo fatto per scatenare un'ira così grande in certe persone, tale da uccidere e da farsi uccidere, ma stando a contatto con i ragazzi vedo una grande mancanza di valori. I genitori, di qualunque ceto, tendono a non insegnare più nulla ai propri figli, li lasciano liberi di uscire a qualsiasi età, di avere cellulari connessi con il mondo, liberi di trovare i principi su cui formarsi e aderire. Quando ero ragazzino l'andare al catechismo era quasi un obbligo, e molte famiglie anche atee mandavano i propri figli in chiesa o all'oratorio perché fossero in un ambiente protetto, perché imparassero degli ideali, perché si formassero con certe idee legate al bene, alla solidarietà, all'amore per il prossimo, al perdono. Oggi purtroppo non è così e i ragazzi, non trovando supporto nella famiglia, sono alla ricerca di ideali da seguire, hanno bisogno di sentirsi parte di qualcosa. E' tra loro che nazisti, integralisti, terroristi fanno proseliti. Se un ragazzo poco più che maggiorenne pensa a fabbricare bombe e a farsi morire per una causa piuttosto che andare dietro alle ragazze significa che quel vuoto è stato colmato con dei principi che noi sappiamo essere sbagliati, ma la colpa non è solo di coloro che hanno messo nella sua testa il male, ma anche e sopratutto nostra che non siamo riusciti a dare valori positivi ai nostri figli.
    Non lasciate che si formino da soli, donate loro ideali positivi da seguire, instradateli verso ambienti positivi, proteggeteli dalle insidie del mondo. Non lasciateli soli altrimenti troveranno chi faccia loro compagnia e potrebbero essere reclutatori di sette, della legione straniera, del terrorismo.
    Quando penseranno di aver trovato una perla di grande valore, la propria strada, lasceranno tutto ciò che hanno di più caro per averla, fate si che trovino la strada giusta.

  15.  

    Addì 28 luglio 2016

    In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.
    Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.
    Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
    Avete capito tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì».
    Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
    Terminate queste parabole, Gesù partì di là

    Matteo 13,47-53

  16.  

    Simile a un padrone di casa

    Una chiesa profanata, è profanazione di tutti noi

    Di tanti atti terroristici, tutti esecrabili, ha fatto più rumore quest'ultimo, la profanazione di una chiesa, l'uccisione di un sacerdote che predicava "rendiamo il mondo più umano".
    Perché ci ha colpito più di altri? Perché si è voluto attaccare dei valori più che delle persone. Non solo gente inerme, ma gente mite che pregava, che dava voce e concretezza ai propri ideali. Non siamo tutti cattolici, ma tutti abbiamo una nostra intimità e con questo atto scellerato è l'intimità di tutti noi ad essere stata colpita.
    Non è la prima chiesa dove degli invasati entrano compiendo una strage, ma è la prima in casa nostra. E' come se fossero entrati nella nostra abitazione ed avessero umiliato ed ucciso nostro padre dinanzi ai nostri occhi.
    Dobbiamo reagire. Dobbiamo fare qualcosa per cambiare il mondo.
    Sarebbe facile lasciarsi andare alla rabbia e alla vendetta colpendo alla cieca tutti i musulmani, oppure tutti i non credenti, oppure tutti gli adolescenti un po' strani. Troppo facile e sicuramente non giusto. Faremmo il gioco dei terroristi, ci alleeremmo con l'assassino di nostro padre. E' questo quello che vogliono, dividerci al nostro interno, dividerci all'interno della nostra stessa famiglia.
    Hanno tentato di uccidere i valori cristiani? Ok, facciamo loro vedere che gli stessi valori ci uniscono. Non c'è bisogno di avere fede in Dio, di credere che Gesù sia morto e risorto, ma c'è bisogno di credere nei valori enunciati nel Vangelo: fraternité, pardon, altruisme

  17.  

    Addì 29 luglio 2016

    In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello.
    Marta, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
    Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!
    Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà».
    Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà».
    Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell'ultimo giorno».
    Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?».
    Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo»

    Giovanni 11,19-27

  18.  

    Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà

    Una vacanza in Paradiso

    Ogni sera andiamo a letto con la certezza di risvegliarsi al mattino. Facciamo progetti, organizziamo gite e incontri, pensiamo al futuro.
    La certezza? Nulla è certo. Quante persone vanno a dormire e non si risvegliano più, oppure quanti adesso stanno parlando con noi e dopo poco vengono raggiunti da un embolo e muoiono. Oppure quanti oggi sono felici e domani ricevono il risultato delle analisi che sentenzia “tumore” e la loro vita cambia radicalmente, tutti i progetti e i sogni vengono accantonati e tutto cambia prospettiva.
    Siamo degli illusi perché pensiamo che dureremo in eterno su questa terra e finalizziamo ogni nostra azione e pensiero ad un futuro che è quanto mai incerto.
    Pensate se aveste centomila euro di risparmi, il frutto del vostro lavoro. Sicuramente lo investireste, ma sareste degli stolti se compraste solo azioni di una stessa società perché ritenete che sia solida al punto da darvi un’ottima rendita. Magari per un po’ sarebbe così, ma un giorno, come è successo ultimamente a tante persone, quella solidità potrebbe venire meno e la crisi della società porterebbe anche voi a perdere tutti i vostri risparmi, ed ogni sogno di benessere per l’avvenire svanirebbe nel nulla nel giro di pochi secondi. Il buon investitore cosa dovrebbe fare? Diversificare, comprare un po’ di azioni delle diverse migliori aziende e mantenere un po’ di risparmi su investimento a basso rendimento ma a rischio zero.
    Ecco, dobbiamo fare così anche nella nostra vita.
    Non è sbagliato avere sogni e fare progetti a lunga distanza, ma sarebbe da sciocchi non investire almeno un pezzetto della nostra vita in un futuro certo.
    E qual è l’unica cosa certa della vita? E’ la morte. Tutti noi sappiamo che prima o poi dovremo morire. Molti pensano che dopo la fine della nostra vita terrena non ci sia altro, molti altri pensano che ci sia Dio ad accoglierli. Nessuno può dare una dimostrazione totalmente razionale all’una o all’altra ipotesi, ma nel dubbio sarebbe stupido non comprare azioni dell’azienda che fa capo a Dio. Se non esiste avremo speso poco, ma se esiste avremo la possibilità di avere la vita eterna.
    Dio non si accontenta delle briciole, Dio non vuole che si facciano le cose per opportunismo o convenienza, o tanto per tentare, ma questo sarebbe un primo passo, magari poi ci prendete gusto.
    Aiutare un bambino, ma chi ve lo fa fare, ognuno pensi a sé. Ma nell’ottica di una vita eterna aiutare un bimbo qualche ora alla settimana è un investimento che tutti possiamo permetterci, magari poi ci affezioniamo a quel bimbo, a quell’Associazione e troviamo gioia nell’aiutare il prossimo e investiamo sempre più il nostro tempo e le nostre risorse nel supporto dell’altro. Ecco, questo si darebbe gioia a Dio, questo è ciò che ci aprirebbe la porta verso l’eternità non tanto per il tempo impiegato, quanto per l’amore che mettiamo nel donare noi stessi al prossimo. Vedete, basta poco, basta mettere amore, questa è l’unica moneta che ha valore legale in Paradiso. Chi di voi andando in un paese straniero non si procurerà la moneta di quel paese?

  19.  

    Addì 30 luglio 2016

    In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù.
    Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui».
    Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello.
    Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla!».
    Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta.
    Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode
    che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato.
    Ed essa, istigata dalla madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
    Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data e mandò a decapitare Giovanni nel carcere.
    La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre.
    I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù

    Matteo 14,1-12

  20.  

    Mandò a decapitare Giovanni nel carcere

    Pena di morte

    Il fallito golpe di stato in Turchia, molto probabilmente fasullo ed orchestrato da Erdoan, ha scatenato una repressione durissima, che a sua volta ha portato al dittatore turco molte accuse e critiche. La sua risposta? "Pensate ai fatti vostri" e nell'animo il desiderio di ripristinare la pena di morte, cosa che purtroppo quasi certamente avverrà.
    Anche noi, quando ci dicono delle scomode verità, sdegnosamente imponiamo di fare silenzio e spesso tagliamo la testa a chi ci ha mosso critiche.
    Si, tagliamo la testa ai nostri oppositori per non sentire la loro voce, per non vederli in faccia quando ci mettono dinanzi alla verità nuda e cruda capace di farci male.
    Che bellissimo mondo sarebbe se imparassimo ad ascoltare il nostro prossimo senza pensare di avere sempre ragione.
    Che bellissimo mondo sarebbe se provassimo a metterci nei panni degli altri.
    Che bellissimo mondo sarebbe se riuscissimo a conciliare le nostre posizioni ingoiando qualche rospo in cambio dell'amore che ci viene donato.
    Che bellissimo mondo sarebbe se riuscissimo a mettere da parte gelosia, invidia, egoismo.
    Che bellissimo mondo sarebbe se non fosse in vigore nei nostri cuori la pena di morte per decapitazione verso le persone che ci muovono critiche e accuse.

  21.  

    Addì 31 luglio 2016

    In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità».
    Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
    E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni».
    Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.
    Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?
    E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.
    Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.
    Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?
    Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio»

    Luca 12,13-21

  22.  

    Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita

    La gioia e la felicità che ci può dare il denaro

    Con l’arrivo della primavera, e soprattutto nel periodo estivo, siamo richiamati da dedice e decine di manifesti che promuovono la sagra del ranocchio, del cacciucco, della polenta, della pizza ed altro ancora. Ma c’è una sagra che richiama estimatori tutto l’anno alla quale la maggior parte delle persone ama partecipare, è la sagra del denaro. Inneggiato come un dio dal quale tutta la nostra vita dipende, difeso come un figlio che solo io ho il diritto ad accudire ed amare, bramato come una bella donna, accantonato come si fa con le reliquie di un santo, osannato come faremmo con il medico capace di salvarci la vita. Una sagra, quella del denaro, ove la gente si accalca, lotta per entrare, non guarda in faccia a bambini, donne o anziani pur di essere in prima fila, pur di aggiungere anche un solo spicciolo al loro gruzzolo. Tutto è visto in funzione del dio denaro. Così l’immigrato non è ben accetto perché lo stato paga con le nostre tasse la sua permanenza; il bambino da accudire in affidamento è visto come una bocca in più da sfamare e i soldi spesi per lui non possono essere investiti in vacanze, vestiti o divertimento; fare volontariato va bene, ma solo se mi pagano perché con il mio lavoro li aiuto a guadagnare più soldi. E così via. Che buffo però vedere che anche coloro che hanno un conto in banca elevato si ammalano, soffrono, muoiono. Se il denaro avesse un così grande potere prometterebbe l’immortalità, ed invece passa di mano da un erede all’altro. Anzi, molto spesso, è motivo di liti, di scontri cruenti anche all’interno della stessa famiglia, e talvolta persino di omicidi. Questo dio così impotente non è il mio dio. Lavorare per vivere è giusto, ma vivere per accumulare ricchezza non ha senso perché il raggiungimento di un crescente benessere diventa il fine ultimo della propria esistenza. Quante volte abbiamo constatato che una certa persona ha lavorato duramente per una vita intera, ha rinunciato alle vacanze con i figli, ha trascurato la famiglia, non ha badato alla propria salute e al proprio fisico per accumulare ricchezza da spendere in età matura, ma appena messi i remi in barca muore prima di potersi godere quanto messo da parte. Dovremmo imparare a cercare altrove la gioia e la felicità: negli occhi di un bambino al quale doniamo il nostro tempo, nella mano che si stringe alla nostra di un anziano che sta morendo, nel grazie spontaneo dell’immigrato al quale abiamo donato un pasto caldo o un paio di scarpe.

  23.  

    Addì 1 agosto 2016

    In quel tempo, quando udì della morte di Giovanni Battista, Gesù partì su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città.
    Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
    Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare».
    Ma Gesù rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare».
    Gli risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci!».
    Ed egli disse: «Portatemeli qua».
    E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla.
    Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati.
    Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini

    Matteo 14,13-21

  24.  

    Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini

    Quanti semi ci sono in un pomodoro?

    In molti non credono che Gesù abbia potuto fare la moltiplicazione dei pani e dei pesci, che abbia potuto sfamare migliaia di persone partendo da pochi pani e pochi pesci che aveva a disposizione. Eppure questo fenomeno ancora oggi accade. Pensate quanti pomodori può produrre una pianta nata da un piccolissimo semino. Pensate a quanti semi ci sono in un solo pomodoro e quante piante possano nascere. Si può quindi affermare che nel giro di un anno una pianta di pomodori, una sola pianta, può produrre decine di pomodori, centinaia di piante e altre migliaia di pomodori. E l'uomo con le serre ha creato cicli di produzioni ancor più veloci.
    Ma noi stessi siamo oggi artefici della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
    Pensate come un nostro pensiero possa trasforarsi in parole e colpire tanta gente. Pensate alle parole di Papa Francesco che in Croazia ha parlato ad un milione e mezzo di giovani accorsi ad asoltarlo, e prima ancora la cosa era avvenuta con Papa Giovanni Paolo II. Un solo uomo, un solo pensiero che diventa pensiero, riflessione, sentimento per un milione e mezzo di ragazzi, per le persone che leggereanno le parole di Francesco, per quelle che lo hanno seguito in tv, per quelle alle quali i giovani riporteranno la propria esperienza nelle famiglie, nelle parrocchie, nei gruppi scout.
    Una sola parola, un solo pane, che sfama milioni e milioni di persone.

  25.  

    Addì 2 agosto 2016

    [Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, mentre egli avrebbe congedato la folla.
    Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.
    La barca intanto distava gia qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario.
    Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare.
    I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: «E' un fantasma» e si misero a gridare dalla paura.
    Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura».
    Pietro gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque».
    Ed egli disse: «Vieni!». Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù.
    Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!».
    E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
    Appena saliti sulla barca, il vento cessò.
    Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!».
    Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret.
    E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati,
    e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.

    Matteo 14,22-36

  26.  

    Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva

    Un vento forte ha scoperchiato la nostra casa

    Se accendiamo la televisione o ascoltiamo il giornale radio sentiamo che migliaia di persone compiono esodi di massa per andare in ferie. Meraviglioso, giustissimo, persino necessario. Si spendono soldi, si affrontano avversità, si rischiano incidenti. Tutto per raggiungere la meta agognata. Tutto per ragiungere il meraviglioso posto di vacanza sognato per lungo tempo, quel posto che i depliant turistici ci hanno fatto apparire come un paradiso. Tendiamo persino a idealizzare, spesso frastornati dalle bellissime immagini che ci arrivano da internt, un luogo perfetto, dove non ci possa accadere nulla di male. Ma una vacanza perfetta non esiste. Ci scontriamo con il cameriere maleducato, con le note scritte in piccolo, con le incomprensioni, talvolta truffaldine, con gli operatori di viaggio o gli albergatori, con il rumore tutta la notte che ci impedisce di dormire. Abbiamo a che fare con prezzi troppo elevati, camere sporche, spiaggie esageratamente affollate, gente maleducata. Ma se avete la fortuna che nulla di tutto questo vi sia toccato in sorte, certamente non potrete evitare di avere a che fare con voi stessi. Non esiste che non vi portiate qualche pensiero o apprensione dietro. Un papà o una mamma soli a casa, un parente morente, un figlio in vacanza per la prima volta per suo conto in un paese straniero, il lavoro che non va come dovrebbe, le incomprensioni tra moglie e marito. Un vento forte che ci impedisce di goderci in pieno la vacanza.
    Così è nella nostra vita. Tante le avversità che ci impediscono di raggiungere “l’altra riva”, di raggiungere il sogno di un’esistenza felice e senza scossoni.
    Come è pura illusione pensare alla “vacanza perfetta”, così è mera chimera immaginarsi una “vita perfetta”.
    Quando siete in ferie vi è mai capitato di desiderare ardentemente di rientrare a casa? In vacanza si sta bene, tutti i giorni a mangiare fuori, il dolce far nulla, tanta gente intorno piena di falsi sorrisi. Una realtà dolcificata. Ma troppo zucchero poi stucca e il rientro alle proprie abitudini, alla regolarità è spesso visto come una gioia.
    Ecco, questa è la vita: una vacanza piena di imprevisti. Per qualcuno sarà una vacanza abbastanza bella e tranquilla, per altri una vita piena di stenti, ma per nessuno sarà un mare piatto da attraversare senza fatica. Il vento contrario si alza per tutti noi cercando di impedirici di approdare all’altra riva. Per coloro che hanno fede il ritorno a casa è il ritorno da dove siamo partiti, il ritorno alla Casa del Padre, ma per coloro che non credono è comunque la fine di un viaggio e l’incertezza di cosa troveranno alla fine della “vacaza”, alla fine della propria vita.
    Per tutti, credenti e non credenti, c’è l’obbligo di camminare. Nessuno di noi nasce, si mette a letto e aspetta di morire. Come potrebbe “esistere”? Ed ecco che tutti ci incamminiamo verso l’altra riva, verso la relazione con il prossimo, ma incontriamo un vento forte e contrario perché è difficile amare l’immigrato che viene nel nostro paese, è difficile amare il bambino caratteriale, è difficile amare il diverso, è difficile amare chi ha toccato il fondo, è difficile amare il carcerato, è difficile amare il malato terminale, è difficile amare l’anziano che ha perso il cervello.
    Ma quando spira il vento, quando qualcuno ci chiede aiuto, possiamo nasconderci dentro le nostre case, rintanarci nel nostro perbenismo, nelle nostre abitudini e far finta che il vento non soffi. Ma fuori casa il vento spira sempre più forte e sono sempre di più le persone che hanno bisogno di noi. Com’è difficile andare verso il prossimo. Difficile ma necessario per raggiungere l’altra riva, per raggiungere una situazione di vacanza dove stare in pace, per raggiungere il Paradiso e la vita eterna.

  27.  

    Addì 3 agosto 2016

    In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne.
    Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio».
    Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro».
    Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele».
    Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!».
    Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini».
    «E' vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
    Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita.

    Matteo 15,21-28

  28.  

    Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri

    Chi è causa del suo mal pianga sé stesso

    Ognuno di noi è artefice della propria vita. Per dirla con le parole della mia mamma "chi è causa del suo mal pianga sé stesso".
    Quante persone sono venute a cercare lavoro da noi, ma la maggior parte di loro ha rubato, si è nascosta per non lavorare, ha seminato zizzania, ha trovato scuse banali per coprire i propri errori, ha polemicizzato su tutto, ha rifiutato qualsiasi critica, ha preteso più di quanto aveva concordato.
    Quanti ragazzi se ne sono andati pensando ad una vita migliore per il solo fatto di non avere regole. Giovanni si è ritrovato a dormire nella cantina dei suoi genitori pagando l'affitto, non amato, abbandonando la scuola a pochi mesi dalla fine di un percorso professionale durato cinque anni che lo avrebbe portato a lavoro sicuro, ritrovandosi solo in ospedale, perdendo un lavoro dietro l'altro. Michela rientrata dalla madre e dalle zie che per anni l'hanno snobbata e abbandonata lasciando a noi il suo mantenimento e la sua educazione ma che ora, visto che è maggiorenne, è facilmente sfruttabile, magari da farla sposare con un ricco ingenuotto da spennare, e se ruba non è un problema, tanto nella sua famiglia rubano quasi tutti. Paulo solo al mondo per essere stato rifiutato da due famiglie dopo essere stato dato in adozione adesso lavora, ha la sua casa, la sua vita, ma non ha l'affetto di nessuno pronto a scusarlo e perdonarlo ogni volta, pronto ad accettarlo con i suoi difetti non mancando di aiutarlo a crescere. Kabir che aveva la strada spianata, cervello e possibilità per studiare, ma ha preferito rubare, ha preferito truffare, ha preferito approfittarsi degli altri indossando la maschera del bravo ragazzo utile per vivere una vita truffaldina passando da una bugia ad un'altra. E quanti altri ragazzi ho visto passare, quante educatrici, quanti tuttofare attenti al soldo, attenti al contratto pronti a vendere i propri principi in cambio di uno stipendio più elevato.
    Bisogna avere fede nella vita, credere in valori ben precisi e non tradirli in cambio di denaro. La vita è piena di difficoltà, ma l'unica arma per andare avanti è quella di credere nell'amore, nella solidarietà, nell'amicizia, nella fedeltà. Per me tutto questo si riassume nell'avere fede in Dio, ma anche chi non crede non è esente dall'avere dei valori e dei principi perché allontanarsi da questi significa andare incontro ad una vita sempre più difficile paradossalmente cercando una strada più facile da seguire.

  29.  

    Addì 4 agosto 2016

    In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?».
    Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti».
    Disse loro: «Voi chi dite che io sia?».
    Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
    E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.
    E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.
    A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
    Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
    Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno.
    Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai».
    Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!»

    Matteo 16,13-23

  30.  

    Voi chi dite che io sia?

    Toccare con mano

    Le voci sulla nostra Associazione, come penso su qualsiasi altra, si rincorrono, gonfiano, stridono. A volte voci buone, altre volte meno buone. In certi casi messe in piedi da persone invidiose il cui unico scopo nella vita sia far del male al prossimo, giudicare, spettegolare. Ricordo che un giorno venne una ragazza a fare un colloquio da noi e le chiesi se già ci conoscesse, mi rispose di si "siete quelli che avete la piscina nella casa di campagna che vi è costata 5 miliardi di lire". Un'altra volta un signore estrapolò dal bilancio il dato che avevamo tre pulmini, criticandoci visto che i bambini che avevamo erano meno di diciotto, ma senza avvedersi che un pulmino era stato venduto a febbraio e ne era stato comprato un altro in sostituzione a marzo, e quindi i pulmini non erano tre ma due. Un'altra volta dissi che accudivamo ventidue bambini ed un tizio venne fuori che, facendo un rapido conto partendo dal dato che per ogni bimbo il comune paga cento euro al giorno, che percepivamo sessantaseimila euro al mese per accudire i bambini, e a niente è valso spiegargli che prendevamo la retta solo per due bimbi in affido dal tribunale, mentre gli altri provenivano direttamente dai genitori e non percepivamo nessuna retta; quando poi gli ho detto di guardare il bilancio mi ha risposto che i bilanci si possono falsificare, senza però tenere in considerazione che se i comuni avessero pagato tale cifra ce ne sarebbe stata traccia perché mica potevano pagare in nero, ma non l'ho convinto. E quante altre panzane sono state dette.
    Ieri è venuto a trovarci il nuovo presidente di una Fondazione che aveva sentito parlare di noi, ma non ci conosceva. Gli ho parlato di vecchi attriti con un ente pubblico e delle battaglie che abbiamo sempre dovuto fare, per fortuna vincendo sempre, e la risposta è stata "Ma sono venuti a vedere cosa fate? Gli occhi di questi bambini parlano per voi, sprizzano gioia da tutti i pori e si vede che si sentono parte di una grande famiglia".
    Ecco, la chiave forse è proprio questa: prima di giudicare qualcuno sarebbe bene toccare con mano, verificare quello che viene fatto per poter capire. Purtroppo molto spesso è più facile e comodo puntare il dito ed emettere sentenze che non rimboccarsi le maniche fosse anche solo per dare una pacca di incoraggiamento a chi umilmente prova a fare qualcosa per gli altri.

  31.  

    Addì 5 agosto 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
    Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
    Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?
    Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.
    In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno»

    Matteo 16,24-28

  32.  

    Prendi la tua croce e seguimi

    Vacanze estive con cento valigie

    Una delle barzellette più classiche e ricorrenti nel periodo estivo è l’immagine della moglie che dice al marito “certo caro, non ti preoccupare, ho preso solo il minimo indispensabile” e fuori della porta si vedono una decina di grosse valigie.
    Quando dobbiamo partire per una vacanza lontani da casa non vogliamo rinunciare a nulla e mettiamo in atto un vero e proprio trasloco per avere tutte le nostre comodità, per poi accorgersi, una volta giunti sul posto, che il novanta per cento di quello che abbiamo portato è inutile ed è solo un ingombro.
    Così è nella vita. Ci carichiamo di pensieri e preoccupazioni inutili, facciamo mille riflessioni sul nostro futuro per poi accorgersi che le cose importanti per la nostra esistenza sono ben altre. A volte si pensa che la nostra felicità dipenda da ciò che ci siamo portati da casa, ma la vera felicità è legata a ciò che troveremo lungo il nostro cammino. Proprio come accade in vacanza. Questo perché vogliamo essere legati alle sicurezze che ben conosciamo e non riusciamo a fidarci del tour operator che ha organizzato per noi giochi, incontri, gite meravigliose. Dio ha pensato al nostro futuro, lasciate a casa tutto ciò che pensate vi possa far felici, e immergetevi nella vostra nuova vita perché lì troverete la fonte della vostra gioia. Non è pensando a sé stessi che saremo felici, ma lo saremo per l’amore che riceveremo dal prossimo che avremo modo di aiutare. A volte questo stacco è visto come una sofferenza, e spesso è così, ma la vita è davanti a noi, non dietro, pertanto dobbiamo essere capaci di caricarci sulle spalle le nostre rinunce per abbracciare il nostro futuro, altrimenti non cresceremo mai.
    Tanti ragazzi restano ancorati all’adolescenza, piena di gioia, di scherzi, i primi amori, l’entusiasmo per un mondo pieno di opportunità, ma crescono pensando che non ci siano preoccupazioni e problemi da affrontare. Bisogna crescere, abbandonare la vecchia pelle per lasciar crescere la nuova, prendere sulle spalle la propri croce e seguire la strada che è stata preparata per noi.

  33.  

    Addì 6 agosto 2016

    In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.
    E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante.
    Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia,
    apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.
    Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
    Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quel che diceva.
    Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura.
    E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo».
    Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto

    Luca 9,28b-36

  34.  

    Venne una nube e li avvolse

    Un temporale all’orizzonte

    Quando all’orizzonte vediamo avanzare il nero di un temporale, sentiamo il rumore dei tuoni sempre più fragorosi, vediamo i lampi in cielo sempre più vicini è normale che ci prenda un po’ di timore. Iniziamo subito a pensare alle trombe d’aria, ai fulmini che possono folgorarci, alla pioggia in grado di far straripare i fiumi e sommergerci. Nella stragrande maggioranza dei casi non avviene nulla di tutto questo ed il temporale, così come è arrivato, se ne va portando benefici: irrigazione, frescura, pulizia dell’aria, rinnovamento delle falde acquifere. In altre parole vita. Ecco che un fenomeno tanto temuto risulta essere un giovamento per l’umanità, anche nel caso un fulmine abbia ucciso una persona. Nella vita accade la stessa cosa. Una malattia o la morte di qualcuno a noi caro sono eventi spesso annunciati e tanto dolore portano sulla nostra strada, ma sono ineluttabili e non è possibile aggirarli o evitarli, ma quando sono passati portano delle migliorie nelle nostre vite perché ci fanno riflettere, o magari cambiare certi comportamenti, oppure ci fanno incontrare persone che saranno importanti per il resto del nostro cammino. E’ sbagliato scappare, rifugiarsi sotto il letto quando giunge il temporale perché questo arriva lo stesso, che lo si voglia o meno. Così è sbagliato non voler fare i conti con la morte, non parlarne, non affrontarla, non cercare di capire come possa essere la nostra vita senza una persona a noi cara. Oggi in molti, specie i ragazzi, vivono con la testa immersa in una realtà virtuale, inesistente. Prima c’erano le favole con biancaneve e cenerentola ed ogni ragazzina sognava il bel cavaliere azzurro che veniva in sella al suo magnifico cavallo per farla divenire principessa e “vivere felici e contenti” senza nessun problema. Oggi c’è internet e i telefilm con uomini e donne carichi di superpoteri, con corazze tali che niente e nessuno possa sconfiggerli, creando in molti l’idea di essere immortali, che nulla possa capitare loro o ai propri affetti. Oggi la religione non va di moda perché costringe l’uomo a riflettere, a vedere dentro di sé, a fare i conti con i problemi della vita, con la miseria, con le angherie, con la necessità di perdonare ed aiutare il prossimo. Ci costringe a fare i conti con la morte. Non dobbiamo aver paura della nube che avanza e che ci avvolge, dobbiamo imparare a capire e ad accettare la realtà, qualunque essa sia, fosse anche legata al dolore e alla morte. Per questo ogni giorno, da anni, facciamo una riunione serale con i ragazzi per dar loro la possibilità di comprendere la realtà, di trovare spiegazioni ai fenomeni ineluttabili della vita, e cercare insieme il modo di affrontare gli ostacoli che di volta in volta incontreremo. E’ giusto dare da mangiare ai nostri figli, accudirli, dar loro un’educazione, ma avremo fallito il nostro ruolo di genitori o di educatori se non saremo stati in grado di far loro conoscere i pro e i contro dell’esistenza. Se non vogliono ascoltarvi trovate il modo, magari scrivendo lettere come faceva mia madre con me, oppure mandate messaggini, ma non rinunciate a dar loro la consapevolezza del futuro.

  35.  

    Addì 7 agosto 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.
    Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.
    Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
    Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;
    siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.
    Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
    E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!».
    Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.
    Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate».
    Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
    Il Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?
    Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.
    In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
    Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,
    il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.
    Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;
    quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più»

    Luca 12,32-48

  36.  

    Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro

    9,5 a zero

    Abbiamo perso 9 punti (e mezzo) a zero. Brutta partita giocata con tante finte, scarti, scuse banali. Una partita che ha visto in campo due squadre che mai dovrebbero essere avversari, una delle quali ha si fatto nove punti, ma li ha fatti a sé stessa. Abbiamo perso tutti, noi perché non abbiamo segnato, gli altri perché hanno sbagliato direzione.
    Il 9,5 per cento in più di italiani che sono andati in vacanza. Ottimo risultato. E’ bellissimo che dopo un anno di duro lavoro la gente abbia la possibilità di andare a riposarsi. E’ un bene anche per l’economia perché è un fiume di denaro che passa da una mano all’altra dando lavoro a tanti. E’ un bene perché si conoscono nuovi amori, si fanno amicizie, si scattano foto immagazzinando ricordi indelebili nei nostri cuori e nelle nostre menti.
    Altro dato encomiabile è che sono stati acquistati ben 28.000 biglietti del treno per gli animali da compagnia, contro gli 11.000 dell’anno precedente. Ottimo, non si abbandonano gli animali, gli oltre 60 milioni di animali che vivono con noi, di cui un terzo cani e gatti.
    Si pensa al riposo, si pensa all’economia, si pensa agli animali. Tutto giusto, ma ai bambini chi ci pensa?
    Ai bambini figli di coloro che in vacanza non possono andare, figli di immigrati, figli di gente costretta a lavorare sedici, diciotto ore al giorno per mettere qualcosa da parte per non far morire di fame i propri bambini nel lungo inverno che presto inizierà. Figli di nessuno, figli di tutti noi.
    Grandi ed imponenti campagne sui media “se abbandoni un cane, il bastardo sei tu”, ma mai ho sentito una campagna tesa all’aiuto dei bambini così forte e vigorosa. Quanti bambini vediamo per strada giocare a pallone, ed è bellissimo osservarli mentre corrono, si divertono, litigano e poi fanno pacre, ma quanti di loro sono costretti a stare per la strada perché non hanno nessuno che li acudisca, che li ami, che li protegga? Se vedete un cane che vaga da solo senza padrone subito vi preoccupate se ha da mangiare, se ha un posto dove dormire, e subito vi date da fare portandogli una ciotola di cibo o di acqua, magari telefonando al comune affinché provveda alla sua collocazione. E’ meraviglioso, è un grande senso civico di alta responsabilità. Ma è possibile che per i bambini nessuno, o veramente pochi rispetto alle reali necessità, faccia qualcosa? C’è chi fa volontariato presso le case famiglia, c’è chi contribuisce a distanza, c’è chi si adopera per far conoscere le necessità dei bambini. Ma quanti non fanno nulla? Quanti se ne stanno a pancia al sole senza pensare che vicino a lui c’è miseria, abbandono, malnutrizione, abuso, sfruttamento. E’ giusto riposare, ma è buffo che fra tante cose giuste si scelga sempre e soltanto ciò che torna comodo a noi, ciò che ci fa piacere, ciò che non ci fa riflettere.
    9,5 per cento in più in vacanza, nessuno a fare volontariato presso i nostri bambini.
    Auguri per una buona vacanza, godetevela e sperate che i tanti ragazzini che oggi non avete voluto aiutare non siano domani un peccato, una macchia indelebile sulla vostra coscienza.
    “Grazie perché mai come quest’anno ci siamo sentiti così tanto soli e abbandonati”

  37.  

    Addì 8 agosto 2016

    In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
    Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?».
    Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?».
    Rispose: «Dagli estranei». E Gesù: «Quindi i figli sono esenti.
    Ma perché non si scandalizzino, và al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te»

    Matteo 17,22-27

  38.  

    Il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà

    Accettare per amore

    Quando devo subire qualcosa che non mi piace cerco di non pensare a quello che di brutto sta accadendo e mi proietto nel "dopo", nel momento in cui tale sofferenza non ci sarà più, un po' come se quel brutto momento che sono costretto ad affrontare lo dovesse passare qualcun altro e la sofferenza non mi toccasse in prima persona. Così se devo andare dal dentista penso al giorno dopo, se ho un problema con un bimbo penso al momento in cui sarà risolto, se sono in difficoltà la mia mente va al momento in cui tale difficoltà sarà superata e tornerà il sereno. Non si può vivere in una continua tempesta in mezzo alle onde perché si rischia di annegare e occorrono degli scogli, degli approdi sicuri cui appigliarsi.
    Così è con la morte. Quando mia mamma mi ha lasciato è stato un momento veramente tremendo, ma dopo mesi di sofferenza ho imparato a convivere con la cosa, ad accettarla, ma l'amore per mia madre non è mai venuto meno, anzi, si è trasformato in qualcosa di più bello e di più grande, dando origine all'Associazione "Amici della Zizzi".
    A volte la vita ci mette dinanzi a realtà che mai avremmo pensato di poter accettare, ma che per amore si può imparare a conviverci. L'alternativa è rinunciare all'amore e questo non è mai un bene perché l'amore, quello vero, è cosa assai rara da trovare ed è un bene troppo prezioso per dargli un calcio e mandarlo lontano da noi.
    Accettereste di convivere con un drogato che ogni giorno vi ruba i soldi, che vi minaccia, che porta amici poco raccomandabili in casa? Lo aiutereste? Ci convivreste? Ovviamente no. Ma se quel ragazzo fosse vostro figlio? Per amore non lo abbandonereste. Magari lo denuncereste, magari lo fareste rinchiudere in una comunità di recupero, magari lo andreste a trovare tutti i giorni in prigione. In altre parole lottereste per lui e per mantenere vivo e saldo il vostro amore. Ma certamente non lo abbandonereste se veramente lo amate, qualunque cosa vi facesse.

  39.  

    Addì 9 agosto 2016

    In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?».
    Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:
    «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
    Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.
    E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
    Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».
    Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta?
    Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
    Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli»

    Matteo 18,1-5.10.12-14

  40.  

    Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me

    Fate il pieno di sole

    Quest'estate sono stato a Livorno in ufficio più spesso di quanto non avessi voluto, e ciò mi ha tenuto lontano dai miei ragazzi che stanno trascorrendo l'estate nella casa di campagna ad Orentano (PI). Una lontananza forzata che fa male sia a loro che a me, ma gli impegni sono tanti e siamo in pochi a dover gestire tutto.
    Ma che gioia rientrare e trovare mille sorrisi, ciascuno che ti corre incontro felice ogni volta di rivederti, tante piccole braccina che si protraggono in cerca di un abbraccio, disegni colorati agitati al vento per mostrare il frutto del loro lavoro con la scritta "T.V.TTTTTT.B. Babbo". Ed i più grandi, talvolta più schivi, non sanno contenere la gioia del ritrovarsi e mi portano, ancora con le borse in mano, a vedere quello che hanno fatto per migliorare il giardino, oppure le susine pronte per la raccolta, o i pomodori che hanno visto come semini, o la piscina limpida che richiama tutti a fare il bagno.
    Puoi essere nervoso, arrabbiato, stanco, accaldato, ma quando quella frotta di paperelle ti corre incontro festante, come se avessero visto il sole dopo giorni di pioggia, chiusi in casa, tutto passa come con un colpa di spugna ed entri in un altro mondo, in un'altra dimensione.
    Se l'attimo prima pensavi a come fare a trovare i soldi per pagare le bollette, se il tuo cervello era concentrato sulla relazione da fare al tribunale o all'incontro con i servizi sociali, se avevi dovuto gestire il ricorso di un dipendente scorretto, ecco che tutto passa non solo in secondo ordine, ma lontano mille miglia dalla pole position, dal primo ed unico posto che in quel momento è stato conquistato dai bimbi in cerca di una carezza, in cerca di un po' di affetto.
    "Lasciate che i bambini vengano a me" diceva Qualcuno duemila anni fa.
    "Lasciate che i bambini vengano a voi" in affido, in adozione, in aiuto a distanza, per le vacanze o per un sol giorno mentre siete in visita ad una casa che li accoglie. Chi viene porta sempre qualcosa, e posso garantirvi che quanto i bambini portano non ha nulla di materiale, ma riempie tutto il nostro essere, regalandoci una scorta di gioia ed amore da utilizzare quando saremo chiusi nel grigiore dei momenti più tristi.

  41.  

    Addì 10 agosto 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
    Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna.
    Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà"

    Giovanni 12,24-26

  42.  

    Chi ama la sua vita la perde

    Attraversiamo l'oceano senza paura

    Nel nostro percorso di vita conosciamo tantissime persone. Con alcune leghiamo di più, con altre di meno. Con qualcuno facciamo un pezzo di strada condividendo momenti belli e dolori. Alcuni li perdiamo perché passano a miglior vita, altri perché vanno in direzioni diverse dalle nostre. Ma di ciascuno serbiamo un ricordo, ed anche se ci avessero fatto del male ciò che resta nel cuore sono le cose meravigliose che si sono condivise. Malumori, incomprensioni, liti, tutto passa in secondo piano e tornano sulle sponde della nostra anima gli attimi indelebili legati da un raggio di luce e di amore.
    Quanti adolescenti hanno sbattuto la porta di casa pretendendo con forza la loro libertà, con quanti di loro avrete litigato, avuto incomprensioni, mantenuto per giorni una posizione di rancore. Eppure, una volta allontanatisi da voi, il polverone che è stato sollevato svanisce e si ritrovano quelle parole, quei gesti, quelle esperienze che hanno fatto di un rapporto di incontro un rapporto di amore.
    E' sapendo questa grande verità, dettata dall'esperienza, che possiamo sopportare la rabbia che ci viene gettata addosso da chi, ferito, si scaglia contro di noi. Solo pensando al bene che c'è stato possiamo accettare una parola cattiva, una non considerazione, una mancanza di attenzioni.
    Ma quanto è difficile sopportare, ingoiare, stringere i denti e andare avanti.
    Chi ama la vita, chi ama camminare insieme agli altri, chi ama guardare al futuro con gioia e speranza deve esser pronto a perdere la propria vita, a perdere serenità e tranquillità perché è solo attraversando l'oceano in tempesta, che indubbiamente fa paura e spaventa, che possiamo raggiungere il Nuovo Mondo. Chi resta sulla riva ad aspettare che le onde tumultuose smettano di infrangersi contro la roccia, perderà la sua vita irrimediabilmente. Se si ama, se si ama davvero ci si deve gettare nella lotta perché amare è sempre un buon motivo per lottare. Non si abbandona una strada dove ci siano degli alberi da frutto solo perché ci sono dei rovi.

  43.  

    Addì 11 agosto 2016

    In quel tempo Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?».
    E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
    A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.
    Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti.
    Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito.
    Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa.
    Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.
    Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi!
    Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito.
    Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
    Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto.
    Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato.
    Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?
    E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto.
    Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».
    Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano

    Matteo 18,21-35.19,1

  44.  

    Quante volte dovrò perdonare al mio fratello

    Perdono, ma non perdono

    Perché a volte non riusciamo a perdonare i torti subiti? Perché non si ama davvero. Se una persona amasse il suo prossimo come sé stesso, riuscirebbe a perdonare chiunque ogni volta, in ogni circostanza. L'amore non conosce limiti e spazia nell'infinito, ed è per questo che il perdono dovrebbe esserci sempre.
    Ma se dovessimo ritenere ben poca cosa perdonare per amore, dovremmo farlo perché ognuno di noi ha fatto tanti errori per i quali è stato perdonato dagli altri, dalla vita, da Dio.
    Ed infine a cosa serve portare rancore? A cosa vale evitare lo sguardo, camminare sul lato opposto del marciapiede, allontanarsi fisicamente? E' solo dolore che si aggiunge ad una vita già di per sé stessa complicata. Pensate un attimo come sarebbe diversa la vostra esistenza se tutti coloro che avete incontrato vi avessero perdonato per ciò che di male avete fatto loro, e se altrettanto aveste fatto voi nei confronti del vostro prossimo. Che vita più serena sarebbe. E quanta pace nel mondo se ogni torto venisse lavato con un sorriso ed una stretta di mano e non facendo parlare le armi.
    Ma cosa significa perdonare? Ancora una volta i bambini ci insegnano e ci fanno riflettere. Da genitori, da educatori, da allenatori, da maestri di scuola vi sarete trovati decine di volte in situazioni in cui due bimbi litigano, e la vostra azione è stata quella di farli ragionare e fare pace. Che ci voglia un minuto, un'ora o una giornata intera i piccoli si danno la mano, un bacino e ricominciano a giocare come se nulla fosse. Ecco, è questo il vero perdono "ricominciare come se nulla fosse", senza rancore, senza ritirare fuori ogni volta il passato, senza elaborare strane spiegazioni del tipo "se tu mi hai detto questo, significa che allora pensavi quest'altro, e allora poi farai ... ". Ma per favore, un po' di semplicità. Tornate ad essere come bambini. Litigate, ma poi fate pace, dimenticate, voltate pagina e ricominciate ad amare chi vi sta vicino.
    Troppe volte diciamo "perdono, ma non dimentico". E' come dire "perdono, ma non perdono"

  45.  

    Addì 12 agosto 2016

    In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «E' lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?».
    Ed egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse:
    Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?
    Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi».
    Gli obiettarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?».
    Rispose loro Gesù: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così.
    Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio».
    Gli dissero i discepoli: «Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi».
    Egli rispose loro: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso.
    Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

    Matteo 19,3-12

  46.  

    Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi

    Calamite d'amore

    Siamo calamite che percorrono le strade del mondo. Attiriamo a noi persone e da altri siamo attirati. A volte l'unione è forte e dura una vita, altre lo sprazzo di un secondo. Mi piace pensare che sia Dio a unirci, a farci incontrare le persone che saranno i compagni di un pezzo della nostra esistenza. Unioni che spesso qualcuno tenta di distruggere, di separare, ma se il connubio è fondato sull'amore nessuno potrà riuscire a distruggere quel rapporto.
    Spesso molti sodalizi, anche forti, si spezzano perché le malelingue insinuano nelle nostre menti fatti o avvenimenti inesistenti o, quantomeno, mal interpretati. Insegno sempre ai miei ragazzi ad ascoltare sempre tutti, a fare le opportune valutazioni, ma prima di ogni altro si deve ascoltare il nostro cuore e dare modo all'altra persona di spiegarci un certo comportamento, un atteggiamento, un modo di fare.
    In un rapporto con le altre persone è innegabile che ci siano scontri e contrasti, a volte lievi, altre volte cruenti, ma se c'è l'amore tra due persone qualunque scontro si supera facendo leva sul bagaglio delle gioie costruite insieme. E' vero che si può cambiare, ma fin tanto che l'amore c'è tra un padre ed un figlio, tra marito e moglie, tra amici non deve esserci nulla che possa dividere o annullare un rapporto.
    A volte le calamite, con il passare degli anni, perdono di potenza, di quella passionalità che è propria della giovane età, ma spesso basta una lucidatina, uno "scusa, ho sbagliato", una corsa in un prato o una giornata insieme per ridare vigore a quella forza magnetica che il nostro cuore è in grado di emanare.
    Lucidate i vostri rapporti, fate una telefonata a chi amate e non sentite da tempo e iniziate dicendo "ti volevo chiedere scusa". Il riconoscere i propri torti è una chiave che apre tante porte.

  47.  

    Addì 13 agosto 2016

    In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano.
    Gesù però disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli».
    E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì

    Matteo 19,13-15

  48.  

    Lasciate che i bambini vengano a me

    Manca poco alla partenza ed è già grande gioia

    Fra poco partiremo nuovamente alla volta di Lipari, ospiti di tanta generosità.
    Chi lo ha detto che non esiste più la bontà? Se vedete un mucchietto di cenere spontaneamente pensate al bel fuoco che c'era prima e sospirate perché non avete modo di scaldarvi, ma basterebbe soffiare un poco sopra la cenere per vedere che ci sono ancora tizzoni ardenti, pronti a dare calore e luce se stimolati nel modo giusto. Ecco, le persone oggi sono così, hanno bisogno di stimoli, di emozioni, di garanzie per aprire il loro cuore, ma non perché sono freddi ed insensibili, ma piuttosto perché ci sono tante persone pronte ad approfittarsi della bontà e della generosità altrui. Tante le persone che hanno detto con i fatti e non con le parole ai nostri bimbi "Lasciate che i bambini vengano a me".
    Lo ha fatto la compagnia di navigazione TTT Lines che ha concesso il traghetto con le cabine.
    Lo ha fatto l'albergo Casajanca che da sempre ci ospita.
    Lo hanno fatto altri alberghi e residence perché tanti sono i bambini in più quest'anno.
    Lo hanno fatto tanti privati che hanno dato un'offerta per coprire le spese di viaggio fino a Napoli e di mangiare.
    Lo ha fatto un ristorante che ci ha dato l'uso della cucina.
    Lo hanno fatto tanti amici mettendosi alla ricerca di strutture che potessero accoglierci.
    Lo ha fatto la Capitaneria di Porto dandoci la sua disponibilità ad evadere una pratica per alcuni permessi.
    In tanti hanno aperto le loro braccia e il loro cuore ai nostri bambini, ai bambini di Dio.
    Grazie a loro, non solo e non tanto per l'aspetto materiale e pratico, quanto per l'affetto con il quale hanno risposto "si, venite", per l'esempio che danno ad altri di potersi fidare, per la gioia dipinta sui volti dei nostri ragazzi quando abbiamo detto loro che saremmo partiti perché in tanti si erano dati da fare per realizzare questo loro sogno.
    GRAZIE a nome di Sidi, Andrea, Mattia, Ilenia, Francesco, Nikita, Anita, Sofia, Riccardo, Ichrak, Baudo, Aisosa, Lucia, Maria e tutti gli altri angeli di casa Zizzi.
    E adesso aspettiamo un furgone ed un motore per la barca, sono certo che altre braccia si apriranno per accoglierci

  49.  

    Addì 14 agosto 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse gia acceso!
    C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!
    Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.
    D'ora innanzi in una casa di cinque persone
    si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

    Luca 12,49-53

  50.  

    Sono venuto a portare il fuoco sulla terra

    Controcorrente

    Sono sempre stato un tipo controcorrente. Se i miei amici volevano andare al mare a prendere il sole io volevo andare a pescare o fare altre attività fisiche, se tutti fumavano per darsi una posa io li intimavo a smettere, se prendevano una bocciatura con filosofia adeguandosi al sistema ripetendo la classe io mi sono battuto per dimostrare l’errore di chi mi avesse bocciato, se tutti hanno preso la strada del “lavoro-famiglia-figli” io ne ho presa un’altra alternativa.
    Quando andiamo controcorrente troviamo sempre tante, tantissime persone, che ci chiedono di uniformarci, di prendere la strada maestra, di non andare fuori del seminato altrimenti … Altrimenti. Suona come una minaccia. A me invece ha sempre dato lo stimolo per continuare, per dimostrare che avevo ragione. I miei avversari non hanno ancora capito che più mi ostacolano, più mi accanisco per vincere. E vinco sempre. Si, sempre. Non è superbia, ma il riportare un vecchio pensiero espresso recentemente dalla ciclista ventunenne Francesca Pattaro “Non perdo mai. O vinco, o imparo”.
    Insegno ai ragazzi a non mollare mai, a inseguire il proprio ideale e mettere in atto il proprio programma, anche se tutti ci scoraggiano, purché sia qualcosa di moralmente valido, che non faccia male ad alcuno e sia portato avanti con il rispetto verso il prossimo, anche se a volte è necessario dare qualche spallata per passare quando qualcuno, magari per amore, si mette tra noi ed il nostro proposito in maniera autoritaria. L’importante è dare la giusta spallata, senza esagerare, per poi voltarsi indietro, una volta passati, per aiutare chi abbiamo atterrato a rialzarsi.
    Se guardate indietro vedrete che la storia non l’ha fatta la massa, ma il pensiero di pochi rivoluzionari che vedevano la realtà al di fuori della nube scaurita dagli usi e dai costumi di ciascun tempo. Questi, con le loro idee, hanno cambiato le abitudini e le tradizioni smuovendo i popoli, incitandoli a ribellarsi, più o meno pacificamente.
    Potete credere o meno che Gesù sia il figlio di Dio, ma è certo che è stato un grande rivoluzionario pacifico che ha sovvertito molte regole portando tantissime persone ad accogliere una filosofia di vita assai diversa.
    Controcorrente non significa però andarsene, abbandonare tutto e tutti, ma lottare per le proprie idee, dialogare con coloro che non capiscono, e alla fine prendere comunque la propria strada, senza però rompere con il passato, interrompere i legami affettivi con coloro che ci hanno fatto diventare quelli che oggi siamo, con la forza che ci permetterà di fare grandi cose.