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  1.  

    Addì 26 giugno 2016

    Mentre stavano compiendosi i giorni in cui Gesù sarebbe stato tolto dal mondo, egli si diresse decisamente verso Gerusalemme
    e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui.
    Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme.
    Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?».
    Ma Gesù si voltò e li rimproverò.
    E si avviarono verso un altro villaggio.
    Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada».
    Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo».
    A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre».
    Gesù replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va e annunzia il regno di Dio».
    Un altro disse: «Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa».
    Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

    Luca 9,51-62

  2.  

    Non vollero riceverlo

    Porte chiuse in faccia

    Quante volte avrete ricevuto un no come risposta alle vostre legittime richieste. Porte chiuse in faccia anche da coloro che reputavate vostri amici, persone che condividevano i vostri stessi principi e ideali. Vi siete scoraggiati? Avete desistito? Non bisogna mai arrendersi. Quante volte la goccia d'acqua rimbalza sulla roccia senza scalfirla? Eppure pian piano fa breccia nel cuore delle pietre più resistenti. Andate diritti verso il vostro scopo e non lasciatevi impaurire da chi vuole ostacolarvi perché siete voi i più forti, voi siete la goccia che può scavare la roccia

  3.  

    Addì 27 giugno 2016

    In quel tempo, Gesù vedendo una gran folla intorno a sé, ordinò di passare all'altra riva.
    Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai».
    Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo».
    E un altro dei discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre».
    Ma Gesù gli rispose: «Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti»

    Matteo 8,18-22

  4.  

    Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai

    Seguiamo il fiume

    A volte il nostro carattere, le esigenze della vita, l'amore o i nostri progetti ci portano a seguire qualcuno. Può essere la fidanzata o il fidanzato, i genitori, un amico, un leader di un qualche ente. Chi più, chi meno tutti abbiamo seguito qualcuno.
    A volte però abbiamo preso delle sonore mazzate dando spesso la colpa a coloro che seguivamo. E talvolta è proprio così, ci sono tanti falsi profeti e tanti imbroglioni in questo mondo che suonano il piffero facendoci ballare come vogliono loro.
    Ma spesso la colpa è nostra. Pensiamo di seguire qualcuno che ha già un progetto di vita modificandolo a seconda delle nostre necessità. A mio parere è uno dei motivi fondamentali di tanti divorzi. E' vero che i progetti si creano in due, è anche vero che quando ci sposiamo entrambi abbiamo progetti di vita che devono trovare un equilibrio, ma accade molto spesso che uno dei due abbia un progetto forte, importante, che sta costruendo da anni, magari bellissimo, che non può e non deve essere abbandonato. Seguire una persona in questo caso non è solo andare con lui o con lei a vivere insieme, è abbracciare le sue idee, i suoi sogni. Seguirlo o seguirla significa adattarsi ai cambiamenti, rinnovare ogni giorno lo spirito, far proprio il progetto e trovare insieme sempre nuovi traguardi, nuove mete da raggiungere. Ogni buon progetto non avrà mai un punto di arrivo perché sarà dato dalla somma delle unioni di tanti sogni divenuti realtà. Come si può mettere un freno ad un fiume che scorre impetuoso? Esso non porterà acqua e vita ad un solo villaggio, ma a tutti gli abitanti che incontrerà sul suo lungo e tortuoso percorso, un cammino dove ogni giorno ingrosserà, farà nuovi proseliti, portando nuova linfa vitale. Non esiste che qualcuno possa dire "adesso fiume fermati qui", non ce la farebbe nessuno, non è nella natura del fiume e non sarebbe giusto perché tante sono le persone che possono beneficiare dell'amore che quel rio può donare.
    Qualcuno prova a mettere delle dighe ed il fiume soffre, mugghia, impazzisce chiuso in quegli angusti confini, ed ogni tanto le bocchette devono essere aperte per lasciare che l'acqua segua il suo corso.
    Non cercate di fermare il fiume, prendete la vostra piroga e seguitelo nel suo cammino.

  5.  

    Addì 28 giugno 2016

    In quel tempo, essendo Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono.
    Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva.
    Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!».
    Ed egli disse loro: «Perché avete paura, uomini di poca fede?» Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia.
    I presenti furono presi da stupore e dicevano: «Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?».

    Matteo 8,23-27

  6.  

    Salvaci, Signore, siamo perduti!

    Siete nella disperazione più nera?

    Vi siete mai trovati nella disperazione? Quando tutto vi va male, quando non sapete da che parte rigirarvi, quando i debiti vi sommergono, oppure vostra moglie o marito vi abbandona? Vi siete mai trovati a dover lottare contro i vostri stessi figli che non vogliono capire le cose più elementari della vita e li vedete precipitare in un burrone senza riuscire a fare nulla per salvarli? Bene, cosa avete fatto? Presi da un momento d'impulso avrete magari pensato al suicidio, a levarvi di torno per fuggire dai problemi, ma poi siete andati avanti, vi siete trascinati con grande fatica verso il giorno dopo, e quello successivo e e quello dopo ancora. Una mattina vi siete svegliati guardandovi indietro, e molti di quei problemi che avevate pensato fossero irrisolvibili si sono risolti, oppure non sono apparsi così brutti come vi apparivano un tempo. Avete trovato un piccolo lavoretto per pagare un po' di debiti e poter vivere dignitosamente, avete incontrato un nuovo compagno o compagna con il quale essere felici, vostro figlio in qualche modo ha superato quel brutto periodo. Le ferite restano e fanno male, ma siete andati avanti. Complimenti. Complimenti a chi ha saputo aspettare, a chi è uscito dalla disperazione più nera, a chi ha allontanato con sdegno il desiderio di uccidersi o di mollare tutto. Complimenti. Come ci siete riusciti?
    Io vi racconto come ne sono uscito io.
    Ero su una barca e tutto sembrava perduto. Non c'erano luci attorno a me ed il buio mi stritolava, il mare era in burrasca, le navi che mi passavano vicino non sentivano le mie grida di aiuto e nemmeno si accorgevano della mia presenza. Volevo morire, ma ho pregato, ho pregato tanto il Signore e nella notte ho visto una luce piccolissima in lontananza. Ho messo le braccia in mare, l'acqua era fredda e la barca rollava, ma avevo un obiettivo: raggiungere quella luce ad ogni costo. Spingevo la barca ma perdevo le forze e la luce restava sempre molto lontana, indistinta. Ho pregato, ho pregato ancora e pian piano è arrivata l'alba. Dapprima un chiarore lontano, soffuso, quasi impercettibile, poi fu tutto più chiaro ed il mare non mi fece più paura come nella notte, i contorni della costa si cominciavano a delineare, qualche barca passava vicino ed i pescatori lanciavano sorrisi rassicuranti, qualcuno mi ha gettato una fune e mi ha fatto fare un tratto di mare.
    Quelle notti sulla barca in balia della tempesta mi hanno fortificato, mi hanno fatto apprezzare il mare calmo, mi hanno fatto capire che potranno esserci altre tempeste, ma arriverà sempre l'alba e quella lucina che vedevo lontana adesso so in quale direzione sia e posso cercarla ogni volta che si fa buio.
    E' così che è nata l'Associazione, dopo una notte buia e tempestosa durata mesi e mesi.
    Non scoraggiatevi, la fine della fine arriverà e tornerete a navigare nel mare della vita, basta solo non arrendersi, continuare a sperare. Dio, che voi ci crediate o meno, vi sarà sempre vicino e se gli chiederete aiuto vi darà gli strumenti per uscire da quel brutto momento.

  7.  

    Addì 29 giugno 2016

    In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?».
    Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti».
    Disse loro: «Voi chi dite che io sia?».
    Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
    E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.
    E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.
    A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli»

    Matteo 16,13-19

  8.  

    Voi chi dite che io sia?

    Chi è vostro marito? Chi è vostra moglie?

    Quando un bambino o un ragazzo arriva da noi è spaesato, si guarda in giro, scruta i volti degli altri ragazzi e sopratutto quelli degli adulti che vede apparire dinanzi a sé nei primi istanti. Ma basta poco affinché si adatti alla nuova situazione. Ovviamente dipende dall'età, dal carattere, dalle esperienze passate, ma in linea di massima riesce a vedere subito gli aspetti positivi. In ogni contesto però ci sono cose che piacciono e cose che non piacciono, e tutti noi avremmo piacere a prendere ciò che ci aggrada per mettere da parte ciò che ci infastidisce, ma non sempre possiamo farlo, anzi, quasi mai.
    Pensate ad un matrimonio, pensate a tutte le cose che adorate in vostro marito o vostra moglie, ma ditemi sinceramente se andando in su con gli anni non sono sempre di più gli aspetti che non sopportate del vostro compagno o compagna? Fortunato chi onestamente può rispondere che la sua vita matrimoniale è tutta rose e fiori, che non ci sono liti, divergenze di opinioni, malumori o delusioni. Ma credo che siano mosche bianche, rarissime. Anzi, penso che siano più le cose negative di quelle positive, e di gran lunga. Ma allora cosa c'è che unisce? Siamo troppo abituati a pensare che uno più uno faccia due, ed applichiamo questa regola matematica a tutta la nostra esistenza. Ma non è così. La vita è fatta di qualità e non di quantità. Pensate alla gioia del primo appuntamento, a quella del matrimonio, alla nascita di un figlio, ai successi sul lavoro o nell'aver aiutato un amico. Forse sono pochi giorni, pochi attimi contro una vita piena di difficoltà e di mediazioni difficili, ma ognuna di quelle soddisfazioni vale mille, ed ecco che i conti tornano. In termini di qualità avremo un sacco pieno di gioia, contro un sacchettino colmo di tristezze e delusioni.
    E' così in ogni rapporto, anche quello personale che abbiamo con Dio. Quanti smettono di credere perché delusi da preghiere fatte e non esaudite, dal vedere figli della chiesa comportarsi male e dare cattivo esempio, dall'osservare stragi, sofferenze e morti continue. Ma Dio è Amore puro ed ogni sua carezza vale molto di più dell'amarezza che può suscitare in noi una sua decisione che non capiamo.
    Ho chiesto piangendo che proteggesse la mia mamma, che non la facesse morire di tumore. Invece no, ha sofferto ed è morta a quarantasette anni. Non so perché sia successo, lo sa Dio, ma una cosa è certa: l'amore che ho ricevuto da lui va ben oltre questa sua decisione così forte e severa.
    Nei rapporti di tutti i giorni aggrappatevi alle cose belle e lasciatevi scivolare via quelle brutte, altrimenti ogni rapporto si esaurirà nel modo peggiore prima o poi.
    Il Signore ci chiede "chi dite che io sia?". Ognuno risponderà personalmente, ma se dovrete valutarlo considerate tutto quello che avete avuto di buono che oggi forse date per scontato, ma non è merito vostro se siete nati in una famiglia che vi ha amato, se siete cresciuti in un paese senza guerre e senza fame, se godete di ottima salute, se potete respirare senza l'ausilio di una macchina.
    Se vi domanderete chi è la persona al vostro fianco non guardate il male che vi ha fatto, non guardate quello che avreste voluto da lui o da lei, piuttosto tenete in considerazione tutto ciò che insieme avete costruito con pazienza e amore in tanti anni di vita.

  9.  

    Addì 30 giugno 2016

    In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città.
    Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati».
    Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: «Costui bestemmia».
    Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore?
    Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina?
    Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora al paralitico, prendi il tuo letto e va' a casa tua».
    Ed egli si alzò e andò a casa sua.
    A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

    Matteo 9,1-8

  10.  

    Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina?

    Siete come Paolino?

    "Babbo, babbo, ho fame" chiedeva Paolino con aria furbetta pensando alle caramelle che papà teneva in alto nella credenza
    Ed il babbo gli mise dinanzi un bel piatto di verdura
    Gli amichetti di Paolino stavano tutti a mormorare "Voleva le caramelle e lui gli ha dato un piatto di verdura, ma che razza di padre è questo? Se lo avesse fatto a me gli avrei tirato il piatto addosso"
    Il babbo sentì e chiese ai bambini "Che cosa dunque è più facile, dire: Ti do la verdura che ti fa bene, oppure le caramelle che ti danno gioia lì per lì senza nutrire il tuo fisico?"
    E così dicendo diede a Paolino anche le caramelle
    Un buon padre, una buona madre donano al figlio le cose che gli fanno bene, poi semmai anche quelle più sfiziose ed effimere.
    Nella vita chiediamo spesso aiuto a coloro di cui ci fidiamo, ma poi ci restiamo male se non ci danno la risposta che avevamo pensato, se non ci danno l'aiuto desiderato. Chi ci vuole bene, chi per esperienza ne sa più di noi sa anche quali siano le cose giuste per noi per fare un buon cammino di vita, lungo e proficuo.
    Con le caramelle ci nutriamo quel tanto che basta per fare poche centinaia di metri, ma con un bel piatto di verdure potremo andare avanti fino alla prossima tappa.
    Spesso nel rapporto con Dio ci comportiamo come Paolino. Chiediamo che ci doni la salute, la felicità, il lavoro, i soldi, l'amore, la promozione a scuola, e ci restiamo male quando non otteniamo e qualcuno ci dice "Il Signore ti perdona". Ma quale perdono e perdono. Io ho fame, io voglio un lavoro, io voglio essere felice.
    Ma se chiediamo aiuto a Cristo significa che crediamo in lui, significa che ci fidiamo di lui, ed allora accettiamo ciò che ci dona perché il perdono è toglierci il fardello dei nostri peccati per farci camminare più leggeri, il perdono è il piatto di verdura. Dio sa che ci piacciono le caramelle, le cose materiali, e ce le darà, ma vuole che ci fidiamo di lui ed accettiamo il suo perdono come il regalo più bello ed utile che possa farci.

  11.  

    Addì 1 luglio 2016

    In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
    Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli.
    Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
    Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.
    Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori»

    Matteo 9,9-13

  12.  

    Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati

    Medico che fai, curi i sani?

    Se invitiamo una persona alla nostra tavola cerchiamo sempre di preparare qualcosa che sia a lui gradito, non qualcosa che piaccia a noi.
    Se il nostro ospite si è trovato bene e ci ringrazia per l'ottima cena sarà per noi una grandissima gioia.
    Se facciamo un regalo non pensiamo a cosa ci piacerebbe ricevere, ma a cosa desidera questa persona.
    Quando scarterà il dono e gli si illumineranno gli occhi dalla felicità anche noi proveremo un enorme piacere.
    Perché non dovrebbe essere così in tutti i casi della vita?
    Non dovremmo preoccuparci di cosa può far piacere a noi, ma piuttosto dovremmo fare ciò che piace agli altri perché solo così potremo essere felici.
    Un medico proverà gioia nel curare chi è malato. La sofferenza che finisce grazie a lui sarà motivo di grande felicità e la più bella ricompensa che possa ricevere.
    Così se noi investiamo la nostra vita per far star bene gli altri, riempiremo i nostri cuori di sorrisi e sarà una bella vita degna di essere vissuta.

  13.  

    Addì 2 luglio 2016

    In quel tempo, si accostarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?».
    E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.
    Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore.
    Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano»

    Matteo 9,14-17

  14.  

    Vino nuovo in otri nuovi

    Che otri siete?

    Nel nostro cammino di vita ci può capitare di incontrare qualcuno che ci insegni delle belle cose. Può essere un insegnante un po’ particolare, un sacerdote differente da tutti gli altri, un genitore affidatario un po’ pazzo e diverso dai genitori dei miei compagni di scuola. Dice delle belle cose, stravolge tutte le nostre convinzioni, ci da una visione della vita diametralmente opposta a quella ricevuta sino a quel momento. Ganzo, bellissimo, ma ora cosa faccio? Mi trovo dinanzi ad un bivio: abbandonare tutte le mie vecchie abitudini e abbracciare questo nuovo modo di pensare, oppure restare come sono respingendo queste belle idee, questo nuovo modo in interpretare il mondo. Nella teoria, comodamente seduti a leggere queste parole verrebbe facile dire “Alè vai, anno nuovo vita nuova”, ma se ci pensate bene non è proprio così. Una nuova filosofia, una bella e nuova filosofia, ci porta lontano dalle nostre convizioni più radicate e soprattutto ci allontana da quelle che sono le nostre sicurezze, le nostre abitudini.
    Queste diverse e bellissime concezioni sono come il vino nuovo, ottimo, frizzante, ma se lo mettiamo in otri vecchi questi si romperanno e tutto il buon vino andrà perso. Significa che per accogliere un nuovo modo di vedere le cose dobbiamo rinnovarci noi per primi, dobbiamo farci “otri nuovi”, dobbiamo cambiare mentalità, dobbiamo abbandonare le nostre vecchie concezioni per abbracciare quelle nuove.
    Pensate che bello sia per molti lo sposarsi. E’ però un cambiamento radicale di vita che necessita, da parte di entrambi, di un cambio totale di mentalità, richiede il cambiamento di nostre sicurezze e abitudini. Così è per ogni scelta assoluta ascoltata da molti, apprezzata, ma poi alla fine abbandonata relegandola solo a mera utopia, o perlomeno ad un qualcosa che non fa per loro, non tanto perché non la condividano, quanto perché questo richiede un cambiamento totale, uno stravolgimento della propria mentalità.
    Ero un figlio di papà, uno di quelli che guardava al futuro in maniera più che programmata: studio, mi laureo, entro in ufficio con mio padre, divengo dirigente di azienda, buon rapporto con tribunali e gente facoltosa, metto su famiglia, figli, una barca, vacanze, nipoti e tanta serenità. Non faceva una grinza, tutto era stato calcolato. Tutto? No davvero. A ventun’anni arrivò una bomba: la morte della mia mamma ed ecco che tutti i miei pensieri erano rivolti a quel momento tragico della mia vita, facevo mille calcoli sulle date, sugli episodi e rimuginavo facendomi sempre più male. Un giorno incontrai Don Luigi. Un sacerdote come tanti, ma assolutamente diverso da tutti. Aveva parole strane, parole che non avevo mai sentito. Rimbrottava la gente, faceva notare gli errori, ma li amava in modo assoluto ed era loro amico in un modo celestiale, quanto meno strano. Più erano peccatori, più voleva loro bene, infatti eravamo grandi amici. Mi attirò questo suo modo di porsi sin da subito. Una nuova concezione di vita. Andai a parlare con lui e rimasi colpito. Avevo bisogno di una guida e lo seguii, e pian piano mi accorsi che per seguire la sua filosofia dovevo cambiare. Le mie priorità non potevano essere più soldi e lavoro, vacanze, amici e divertimento, ma qualcos’altro. Anche la famiglia, come l’avevo sempre intesa, subì in me una trasformazione. Mio padre, otre vecchio, non capiva, non voleva capire, non poteva capire, non riusciva a vedere le cose dal mio punto di vista perché la sua mentalità era legata a vecchie tradizioni, a vecchi schemi che mal si raccordavano con quelli da me accolti e proposti. Non è una questione di età, ma di rigidità, di paura di abbandonare quanto abbiamo creato fino ad allora, di abbatterlo, per abbracciare nuove idee, nuovi modi di vivere.
    Quante persone sono passate da casa nostra in trent’anni di Associazione, quante hanno ascoltato con grande gioia ed interesse il nostro percorso, quanti hanno visto e toccato con mano quello che facciamo. Ma ben pochi hanno accolto il nostro stile, ben pochi hanno cambiato mentalità per accogliere un bambino, ben pochi si sono rimboccati le maniche per darci una mano e ancor meno hanno rinunciato alla loro vita per abbracciare la nostra perché occorre coraggio nel lasciare gli otri vecchi per fare spazio a quelli nuovi. E c’è pigrizia, e c’è paura. Ma che grande errore rinunciare a banchettare con il vino nuovo solo per il timore di dove cambiare gli otri.

  15.  

    Addì 3 luglio 2016

    In quel tempo, il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
    Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe.
    Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada.
    In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.
    Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.
    Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa.
    Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio».
    Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite:
    Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino.
    Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città ».
    I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».
    Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore.
    Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare.
    Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli».

    Luca 10,1-12.17-20

  16.  

    La messe è molta e gli operai sono pochi

    A. A. A. Volontariato cercasi

    Tutti pronti a dire bravo, tutti a lodare le iniziative che vengano fatte, tutti che capiscono l'esigenza di un certo servizio, ma poi alla fine la maggior parte se ne resta a casa propria ed in pochi, veramente pochi, si rimboccano le maniche per dare una mano a quanti cercano di fare qualcosa. È un po' come dire che è giusto costruire una casa ma poi lasciare che siano solo due o tre operai a farlo. La casa verrà magari anche costruita bene, ma ci si metterà 10 volte di più. Ci saranno tanti bambini che potevano essere salvati da brutte situazioni di abuso e maltrattamento, tanti immigrati che potevano essere accolti e non finire nelle mani della malavita, tanti poveri che avrebbero potuto sfamare i propri figli, tanti malati terminali che sarebbero potuto morire vedendo come ultima immagine della vita un bel sorriso pieno di amore e compassione.
    Qui siamo in quattro con venti bambini, ai quali non facciamo mancare nulla ed ai quali doniamo tutti noi stessi e grande amore, ma quanta fatica.
    La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Venite a darci una mano, venite ad aiutarci, abbiamo tanto bisogno di voi.

  17.  

    Addì 4 luglio 2016

    In quel tempo, mentre Gesù parlava, giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà».
    Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli.
    Ed ecco una donna, che soffriva d'emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello.
    Pensava infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita».
    Gesù, voltatosi, la vide e disse: «Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita». E in quell'istante la donna guarì.
    Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione, disse:
    «Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme». Quelli si misero a deriderlo.
    Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò.
    E se ne sparse la fama in tutta quella regione.

    Matteo 9,18-26

  18.  

    Quelli si misero a deriderlo

    Cervello fritto

    "Voglio andare sott'acqua". Così dicendo Marco si immergeva a dieci anni con la testa sotto e i piedi che annaspavano,
    ed i suoi amici lo prendevano in giro. Marco ci credeva e voleva riuscire. Così giorno dopo giorno conquistava fondali
    su fondali. Una mattina, inseguendo una seppia in Capraia con Luigi, il suo amico di sempre, si ritrovarono sul fondo e
    videro che il profondimetro segnava venticinque metri. I suoi amici smisero di prenderlo in giro.
    "Signora, suo figlio Andrea non è in grado di studiare, non capisce, non lo mandi alle superiori, gli faccia imparare
    un mestiere". E tanti "amici" lo scansavano e lo insultavano. In prima liceo tre materie a settembre, in seconda una,
    in terza promosso, in quarta bocciato per aver litigato con una professoressa. E giù prese di giro. Ma Mauro andava
    per la sua strada. Si chiuse in un collegio e recuperò l'anno. Gli amici smisero di prenderlo in giro. Poi all'università
    un professore gli disse "Smetta di studiare, non perda tempo, l'università non fa per lei". Partirono in novecento, arrivarono
    a discutere la tesi in quaranta. E Mauro era fra quelli.
    "Hai un sogno utopistico, non puoi vivere del frutto dell'Associazione". Ed anche per questo derisioni a non finire,
    risatine sotto i baffi quando passavo. Oggi dopo trent'anni sono gli amici di un tempo a venire a chiedere lavoro o
    aiuto da noi.
    Credete nelle vostre idee, nei valori, nei principi e non curatevi di ciò che pensano gli altri. Se sono veramente amici
    accetteranno le vostre scelte, se non lo faranno sarà meglio perderli, li ritroverete forse lungo il cammino della vita,
    magari più maturi ed in grado di capire le vostre decisioni.
    La mia mamma diceva sempre "chi fa con il cervello degli altri, il suo se lo può friggere".
    La vita è un pò come una partita a rugby nella quale voi volete andare a meta, ma in tanti cercano di impedirvelo perché
    sono loro a voler vincere, sono loro a voler primeggiare e non vogliono che voi segnate un punto per non essere sminuiti.
    Se vi fermate, se vi lasciate intimorire, se indietreggiate non arriverete a mettere la palla dietro la linea di fondo,
    non raggiungerete mai i vostri obettivi. A testa alta combattete, scartate gli avversari, se cadete rialzatevi, se sanguinate
    tamponate le ferite. Se vi attereranno e vi impediranno di correre, aspettate che si allontanino, rialzatevi e riprendete
    la vostra corsa verso la meta agognata senza mai fermarvi, senza guardarvi indietro, tenendo fisso il punto in cui volete
    arrivare.
    E ci arriverete.

  19.  

    Addì 5 luglio 2016

    In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato.
    Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!».
    Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».
    Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità.
    Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore.
    Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi!
    Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!»

    Matteo 9,32-38

  20.  

    Erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore.

    Percorsi dolorosi

    C'è chi fa una vita agiata senza troppi scossoni, ma la maggior parte della gente di questo mondo ha alle spalle percorsi difficile e tortuosi. Non oso immaginare le sofferenze patite da quanti s'imbarcano sulle carrette del mare per viaggi verso l'ignoto carichi di sofferenze. Quante persone subiscono già in giovane età decine di operazioni facendo degli ospedali la propria abitazione. Quanti, ancora bambini, vengono sballottati da un posto ad un altro dopo aver visto o subito cose inenarrabili.
    Ne ho visti tanti di bambini e genitori stanchi, sconsolati, sfiduciati, sofferenti, abbandonati dall'uomo, reietti dalla società, relegati in uno spazio non catalogabile, tenuti a distanza da tutti come fossero infetti.
    Stanchi sfiniti come pecore senza pastore, costrette a vivere di espedienti per trovare non solo un tozzo di pane, ma soprattutto una parola d'amore e di speranza, qualcuno che possa indicare loro la strada da seguire per avere un futuro migliore.
    Ho avuto la fortuna di avere tanti ed ottimi pastori che mi hanno indicato un buon percorso, donato buoni valori, lasciato qualche soldo nel conto corrente ed una casa in cui vivere, tanto amore e tanta gioia. Li ringrazio tutti, la mia mamma, il mio babbo, don Luigi, Olimpia e tanti altri, ma soprattutto ringrazio Dio di avermi regalato così tante persone che mi hanno amato.
    Sin da bambino non trovavo giusto avere così tanto quando tanti miei amici avevano molto meno, e cominciavo a capire, guardando la televisione, che in tutto il mondo milioni di bambini morivano per mancanza di cibo, quel cibo materiale e umano che in casa mia c'era in abbondanza. Ritengo che sia giusto, quando abbiamo così tanto, condividere con gli altri quello che abbiamo ricevuto. Non parlo solo di cose materiali, quelle vanno e vengono, ma piuttosto di quello che abbiamo dentro. Dobbiamo sentirci in dovere di spartirlo con gli altri, di dialogare, di insegnare, di dare una direzione a chi, stanco e sfinito, vaga come pecora senza meta

  21.  

    Addì 6 luglio 2016

    In quel tempo, chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.
    I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello,
    Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo,
    Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì.
    Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani;
    rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele.
    E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino»

    Matteo 10,1-7

  22.  

    Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti

    Lavorare bene per mantenere il posto

    Se qualcuno entra in un'azienda a lavorare il datore di lavoro non può brontolare se sbaglia se prima non gli ha insegnato che cosa fare. Ma se il lavoratore è stato istruito sul lavoro richiesto e poi sbaglia, allora il capo ha diritto ad arrabbiarsi. Un primo errore ci può stare, così come un secondo, ed un terzo ed il padrone dovrà avere certamente la pazienza di rispiegare le cose altre due o tre volte, ma se l'operaio non capisce cosa deve fare e continua a sbagliare, oppure non ha voglia di lavorare, il datore di lavoro lo metterà da parte perché anziché fare il bene dell'azienda fa il suo male, e prenderà qualcun altro al posto suo che riesca a capire cosa deve fare e abbia voglia e desiderio di farlo per il bene di tutti.
    Nella vita di tutti i giorni è così per ognuno di noi. Anche noi siamo stati istruiti su quello che nella vita dobbiamo fare, quali sono le regole ed i principi che dobbiamo rispettare, e c'è stato chiesto di fare dei sacrifici per il bene comune e non solo per il proprio tornaconto personale. Tante le persone che sono venute a lavorare da noi, ma si nascondevano dietro un albero per non mostrare di essere degli scansafatiche, ma alla lunga il "non risultato" è palese ed il lavoratore, dopo diversi richiami, viene mandato a casa perché il lavoro non si vede e le scadenze non rispettate, al punto che tutti gli altri sono costretti a lavorare di più per colpa di colui che non ha voluto fare quanto è stato richiesto.
    Anche Dio ci istruisce e ci manda in mezzo alla gente per dare loro un aiuto ed un insegnamento, ma quante volte tradiamo la sua fiducia e diamo esempi sbagliati a quanti, più piccoli di noi in maturità e in fede, guardano a noi come esempi da seguire. Se l'esempio è negativo in tanti si perdono su brutte strade, ed è un po' come se un contadino venisse mandato a raccogliere il grano nel campo del Signore e, anziché raccogliere le spighe, le tagliasse e le calpestasse disperdendo il raccolto e il duro lavoro fatto da chi prima di lui abbia arato, seminato ed irrigato il campo. Il Signore avrà certamente pazienza con noi, ma alla fine, se il nostro esempio continuerà ad essere negativo perché incuranti delle regole e dei principi, il Signore ci metterà da parte.

  23.  

    Addì 7 luglio 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Andate, predicate che il regno dei cieli è vicino.
    Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».
    Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture,
    né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento.
    In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza.
    Entrando nella casa, rivolgetele il saluto.
    Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi».
    Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi.
    In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città»

    Matteo 10,7-15

  24.  

    Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date

    Babbo Natale ogni giorno

    Dalla finestra vedo alberi meravigliosi che portano fresco nella calura estiva. Ammiro da lontano montagne stupende. Passeggio sul lungomare osservando un tramonto meraviglioso. Usufruisco di buonissimi frutti della natura. Cammino, respiro, mangio, parlo, ascolto, ragiono, vedo, provo dei sentimenti.
    Facile dire normale, facile farci l'abitudine, ma se ci pensate tutto ciò che avete è un sacco pieno di doni. È un po' come se per un bambino arrivasse ogni giorno Babbo Natale con un camion pieno di regali, cose nuove e cose rinnovate, ma sempre stupende.
    Non è normale tutto ciò che abbiamo basti pensare a chi ha bisogno di una macchina per respirare, a chi non ha le gambe per deambulare, a chi deve nutrirsi attraverso un sondino, a chi è chiuso fra quattro mura. Non è che costoro sono meno meritevoli di noi ma siamo noi che abbiamo molto più di loro, e sono tutte cose che non ci siamo conquistati, che non abbiamo dovuto pagare, che non ci spettano di diritto solo per essere in questo mondo.
    Ed allora cerchiamo di donare anche noi agli altri perché gratuitamente abbiamo ricevuto e gratuitamente dobbiamo dare a chi ha meno di noi

  25.  

    Addì 8 luglio 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
    Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe;
    e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
    E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire:
    non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
    Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire.
    E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato».
    Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo.

    Matteo 10,16-23

  26.  

    Come pecore in mezzo ai lupi

    Corsa podistica senza tifosi

    Quando a 21 anni cominciai il mio percorso di scelta di vita a favore dei bambini pensavo che avrei trovato tutte le porte spalancate e tantissimi tifosi sui due lati della strada, pronti ad incoraggiarmi, a tirarmi acqua addosso per rinfrescarmi, porgermi borracce di tonificante.
    Invece non è andata proprio così.
    Mio padre, i miei parenti, i miei amici mi incitavano a fermarmi, mi gridavano parole di sfiducia convinti che non ce l'avrei mai fatta pensando di fare il mio bene.
    Assistenti sociali ai quali andavo a parlare di casi di bambini maltrattati di cui ero venuta a conoscenza che mi dicevano "occupati dei fatti tuoi".
    Visita della finanza durata un anno e mezzo a cercare ogni cavillo per distruggerci, mandata da commercianti infastiditi dal nostro mercatino, e forse da qualche politico non in linea con la nostra filosofia di aiuto ai bambini.
    Persino 51 sacerdoti su 52 ci hanno chiuso le porte in faccia impauriti dal fatto che potessimo togliere loro qualche piccola risorsa.
    In pochi, veramente molto pochi, facevano il tifo per noi.
    Se non avessi avuto fede ed il Vangelo che mi incitava ad andare avanti preparandomi ad ogni situazione, non ce l'avrei mai fatta.
    Quante volte mi sono trovato davanti all'ordine costituito senza sapere come rispondere a ingiurie ed accuse, ma miracolosamente per aiuto di Dio nel momento in cui venivo interrogato ho sempre trovato le parole giuste, suggerite dal Signore, per far capire le nostre ragioni e poche, veramente poche sono le battaglie che abbiamo perso.
    Mi sono ben presto reso conto che siamo come pecore in mezzo ai lupi. Verrebbe fatto di cercare di divenire tigri fameliche per uccidere tutti i lupi in una battaglia senza fine, ma ancora una volta il Vangelo mi ha dato il suggerimento giusto allorquando dice "siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe" e così, umilmente, abbiamo cercato di fare ottenendo buoni risultati in questi quasi 30 anni di vita.

  27.  

    Addì 9 luglio 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari!
    Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato.
    Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti.
    E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna.
    Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!
    Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

    Matteo 10,24-33

  28.  

    Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce (9 luglio 2016)

    Sentimenti da condividere

    Ogni sera con i ragazzi facciamo una riunione. Parliamo di valori e principi, di cosa sia giusto fare e cosa sia sbagliato. Alla sera quando è già buio da un pezzo, quando tutto tace, quando ognuno di noi ha fatto il suo lavoro quotidiano ci sediamo in cerchio e cominciamo a parlare. Gettiamo piccoli semi di speranza, una meravigliosa pianta che dovrebbe trovarsi in ogni giardino. Parole che mettano radici nel cuore di ciascuno, i cui frutti siano i valori che tutti potremo portare nel mondo.
    A volte si ha vergogna a parlare di amore, compassione, solidarietà. Sembra di metterci troppo a nudo, sembra quasi di sminuirsi, ma invece impariamo a condividere ciò che proviamo con gli altri, facciamo uscire le parole ed i sentimenti dal buio in cui talvolta chi rinchiudiamo, e lasciamo che rischiarino la vita di coloro che incontriamo. Abbiamo tanto dentro da condividere, non soffochiamolo per mancanza di tempo, per vergogna o per pigrizia.

  29.  

    Addì 10 luglio 2016

    In quel tempo, un dottore della legge si alzò per metter alla prova Gesù: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?».
    Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?».
    Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso».
    E Gesù: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai».
    Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?».
    Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.
    Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte.
    Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre.
    Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione.
    Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.
    Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.
    Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?».
    Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' lo stesso».

    Luca 10,25-37

  30.  

    Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?

    Il mio prossimo

    Il mio “prossimo” è colui che mi è vicino. E’ chiunque incontro, chiunque. E’ il migrante che tutti vogliono cacciare, è il contadino ultrà che ha ucciso Emmanuel Kienge, è il terrorista che ha compiuto una strage, è il bambino relegato ai margini della nostra società, è il ricco che non divide il suo benessere con nessuno.
    Se vedessimo una persona morente sul ciglio della strada ci sentiremmo in dovere di fermarci per prestargli soccorso. Ecco, ogni giorno vediamo uomini e donne morenti. Muoiono per mancanza di amore, di accoglienza, di comprensione, di cibo. Muoiono per razzismo, per gelosia, per vendetta, per abuso. Muoiono. E noi che facciamo? Passiamo oltre. Guardiamo e non ci curiamo di loro. Se sono ricchi e ben vestiti li cerchiamo, se sono poveri e sporchi li teniamo a distanza. Se un ricco ci chiede qualcosa ci prostriamo come fosse un’antica divinità e lecchiamo il terreno su cui cammina nella speranza di veder ricambiato il favore che ci ha chiesto. Se invece a domandarci aiuto è uno zingaro, un carcerato, un ammalato allo stadio terminale, un bambino maltrattato e abusato ci pensiamo tre volte prima di decidere se aiutarlo o meno e, nella maggior parte dei casi non lo facciamo, lasciamo che muoia per il nostro egoismo. Troppe volte ho sentito famiglie dire di non voler prendere un bambino in affido perché sarebbe doloroso vederlo andare via. Che tristezza, che ipocrisia. Ma ci pensate, non si aiuta il prossimo a uscire dall’inferno, non si aiuta un bambino che ogni giorno viene picchiato ed abusato perché si ha paura un giorno, forse, di poter soffrire per una separazione. E’ come se un benestante non prestasse dieci euro ad un amico che sta morendo di fame per paura che non possa restituirglieli.

  31.  

    Addì 11 luglio 2016

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
    Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
    Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato.
    Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
    Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
    Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
    Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
    In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli»

    Giovanni 15,1-8

  32.  

    Portiate molto frutto e diventiate miei discepoli

    Un giardino pieno di alberi

    Che bello il nostro giardino. Un piccolo Paradiso a cui si arriva dopo aver percorso una strada accidentata che sembra non finire mai piena di buche e di massi sporgenti. Ci sono tanti alberi nel nostro giardino, tante piante che hanno bisogno di cure, di essere innafiate, concimate, potate. Talvolta producono frutti sin da piccole, altre volte bisogna aspettare che maturino, altre purtroppo seccano e devono essere tagliate. Ma alla fine il risultato è la meraviglia che in tanti hanno potuto apprezzare. Chiunque viene ci fa i complimenti per la bellezza del prato ben curato, per gli alberi frondosi e carichi di frutti, ma non è merito nostro, è la natura che compie il miracolo, noi siamo solo spazzini che tolgono i rovi che vorrebbero prendere il sopravvento. Ecco, si, siamo solo spazzini. Puliamo i nostri ragazzi, i veri alberi del nostro bellissimo giardino, Alberi che hanno bisogno di potature, di sentirsi amati. Alberi che devono esser fatti crescere con i tagli ddei rami che derivano dai no alle loro richieste non corrette e dalle brontolate, ma anche alberi che devono essere concimati con i si alle loro giuste richieste, con premi e carezze se fanno bene i loro doveri. Alberi che daranno frutto da subito oppure dopo qualche anno, alberi che troveranno vita propria nella foresta della vita, lontano dal nostro giardino. E’ Dio che compie il miracolo, noi siamo solo chiamati a togliere i rovi che infestano i loro incubi ed il loro passato e dobbiamo farlo ogni giorno perché i rovi sono duri da eliminare e basta poco affinché ricrescano e prendano il sopravvento uccidendo la pianta.

  33.  

    Addì 12 luglio 2016

    In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite:
    «Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, gia da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere.
    Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra.
    E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe!
    Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!»

    Matteo 11,20-24

  34.  

    Se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe!

    Opportunità rifiutate

    Molti bambini nascono in ambienti malfamati, crescono in famiglie sbandate con anti-valori basati sull'egoismo, sulla truffa, sulla vendetta, sull'esaltazione della propria persona. E come diventeranno? Se non intervengono fattori esterni saranno quasi certamente simili, se non peggiori, della propria famiglia: ladri, mafiosi, assassini, spacciatori, pedofili, prostitute. Alcuni di loro, purtroppo una piccolissima ed esigua minoranza, vengono notati, aiutati, collocati in affidamento, dati in adozione. Comincia per loro una nuova vita. Non facile certamente, ma con regole e valori da poter imparare ed assimilare. Un'opportunità che Dio, o la vita se preferite, dona loro. Ci sarebbe da pensare che prenderanno al volo quest'opportunità, coglieranno l'occasione per capire, per cambiare, per incamminarsi su sentieri lastricati almeno dalle buone intenzioni. E per molti è così. Molti capiscono, cambiano, si rivestono di luce e, tra alti e bassi, arrivano un giorno a spiccare il volo lasciandosi alle spalle quel doloroso passato, salvati da chi li ha notati, salvati da chi li ha accolti. E lo sanno. E ringraziano. Ma alcuni tra loro invece non vogliono capire, si rifiutano di ascoltare i nuovi insegnamenti, li rifiutano a priori, guardano chi li ha accolti con sospetto e talvolta con rabbia per averli portati via dal loro mondo senza regole, prendendo la nuova abitazione come una sorta di albergo dove stare fino alla maggiore età prendendo solo ciò che fa loro comodo.
    Prego ogni giorno per quei ragazzi che sono andati via chiudendo la porta all'amore con il quale li abbiamo accolti, rifiutando regole e valori. Prego per loro perché hanno avuto un'opportunità e non l'hanno saputa sfruttare.
    Se una persona morisse di fame e trovasse un ristoratore che lo accogliesse nel suo locale dandogli non gli avanzi ma il suo miglior cibo, pensando anche al suo futuro e questo rifiutasse quanto gli viene donato sparecchiando la tavola con un gesto di stizza perché quel cibo non gli piace, e andandosene sbattesse la porta, cosa ne sarebbe di lui? La sua occasione per uscire dalla miseria l'ha avuta e probabilmente non passerà più un altro treno per uscire dal tunnel. Così è per noi, così è per molti ragazzi. Quando ci viene donato un valore, una buona regola diciamo "non mi piace" e rifiutiamo. Chi ci ha fatto questo regalo non sarà contento e forse non ce ne farà più.
    Ascoltate chi vi accoglie, non traditelo, se prendete la vostra strada non perdete il legame con coloro che vi hanno amato e insegnato valori e principi perché il giudizio di Dio sarà ben più severo verso di voi piuttosto che verso l'omicida e il violentatore che tante opportunità non ha avuto.

  35.  

    Addì 13 luglio 2016

    In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
    Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
    Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare»

    Matteo 11,25-27

  36.  

    Hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli

    Imparare dai bambini

    L'Italia è il paese degli inventori e degli artisti.
    Chi meglio di noi può capire quanto l'estro e l'intuito siano ben più importanti dell'intelligenza. Ho visto miei amici riuscire negli studi in maniera egregia con voti altissimi, ma poi fallire nella vita, sopratutto negli affetti e nel rapporto con i figli. Bisogna capire con il cuore prima che con il cervello. Parafrasando Sant'Agostino "L'intuito aiuta l'intelligenza, e l'intelligenza aiuta l'intuito".
    Quando scaliamo una montagna non usiamo solo materiale tecnico, seppur di ottima qualità, ma ci inerpichiamo anche grazie all'ausilio della forza delle braccia e, casomai fossimo in una situazione di pericolo, l'istinto verrebbe in nostro aiuto. Non si può prescindere dall'uno o dall'altro aspetto, entrambi sono importanti, ma se dovessi scegliere, prediligerei l'intuito perché fa conoscere cose che persone con grande cervello spesso non capiscono.
    Ne ho la dimostrazione tutti i giorni. Nelle riunioni serali che facciamo con i ragazzi sono spesso i più piccoli, con la loro semplicità, a proporre soluzioni e argomenti di discussioni. Sono buffi nel loro modo di parlare, strappano qualche risata spesso e volentieri, ma è il bello del dialogo che non deve essere "serioso" e inflessibile, ma scherzoso e piacevole.
    Molti pensano a Dio come ad un essere austero, severo, davanti al quale sia vietato ridere perché sarebbe mancanza di rispetto o presa di giro, davanti al quale la confusione non è ammessa.
    Eppure con i nostri bimbi parliamo ogni giorno di Dio e lo facciamo quasi sempre scherzando e ridendo, ed i bambini divertendosi assimilano valori e principi.
    Quanto è bella una chiesa dove ci sia la gioia di tanti bambini, dove il sacerdote sia comunicativo e si immerga nella loro realtà e non li rimproveri affinché siano loro a inserirsi nella dimensione dell'adulto, dove i catechisti ed i sacerdoti giochino in oratorio con i ragazzi e durante la Messa possano dire "che gioia sentire la felicità di un bambino che si diverte".
    Gesù nel Vangelo dice "Lasciate che i bambini vengano a me" ed anche "Hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli".
    Dai bambini abbiamo tanto da imparare, ed allora ascoltiamoli, ne trarremo vantaggio per capire meglio come affrontare la nostra vita.

  37.  

    Addì 14 luglio 2016

    In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
    Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
    Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero»

    Matteo 11,28-30

  38.  

    Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò

    Miraggi e oasi reali

    Sono in pieno deserto. Cammino, cammino, cammino. Il freddo pungente della notte è solo un vago ricordo ormai, ed il sole mi bombarda con i suoi raggi mirando a colpire ogni mio organo vitale. Sono stremato. Cado, mi rialzo, cado di nuovo. Mi trascino sulla sabbia rovente e realizzo che la morte è vicina. Quanto ancora potrò andare avanti in queste condizioni? L'istinto di sopravvivenza mi fa proseguire, trascino il mio corpo ancora qualche metro, ma devo fermarmi. Spossato. Morente. Ferito. Disidratato. Guardo lontano, guardo oltre le mie mani appoggiate sui carboni ardenti. Guardo lontano e vedo qualcosa. Ho sentito tante volte raccontare dei miraggi ma ho sempre pensato che a me non sarebbe mai potuto capitare. Sono attaccato alla realtà e non mi lascio fuorviare dal sogno di ciò che vorrei. Eppure quelle in lontananza sono palme. Si, sono palme. Alte, si stagliano verso il cielo quasi a cercare di coprire il sole e dare riparo a quella terra infuocata, come dicessero al sole "adesso basta, hai mandato già abbastanza calore". E' certamente un miraggio, ma cosa ho da perdere? La mia vita è finita, tanto vale tentare. Trovo dentro me quella forza che non conoscevo, che non credevo di possedere e rantolo verso quella che potrebbe essere la mia salvezza. Lungo il cammino vedo alla mia destra un gelataio, alla sinistra una distesa di acqua. No, non devo lasciarmi fuorviare. Quelli sono miraggi. Troppo vicini adesso, perché non li vedevo prima se erano tanto vicini? Troppo belli per essere veri. Devo restare legato alla realtà. E cammino. Il gelataio sparisce, il lago scompare e così tutti coloro pronti a distogliermi dalla strada maestra che porta all'oasi. Sempre lì, sempre più vicina, sempre più reale. Ormai ho capito, quello non è un miraggio, quella è realtà. Ed allora mi alzo in piedi, comincio a correre, ma cado stremato. Mi trascino trovando le ultime energie. Eccole, ci sono, sono reali. Resto un attimo in contemplazione. Non può essere vero che in mezzo a quel deserto abbia trovato un'oasi di pace, acqua per dissetarmi, ombra sotto cui riposare qualche giorno per poi riprendere il cammino. Chilometri quadrati di deserto ed ho preso la direzione giusta, ho trovato l'oasi, ho trovato riparo, ho trovato dove dissetarmi e rinforzarmi.
    Adesso so cosa mi aspetta e costruisco borracce di fortuna, un cappello di foglie, calzature adeguate. Adesso posso farlo. Ho camminato sotto il sole rovente, ho rischiato di morire, ma ora so cosa mi aspetta e lo affronterò diversamente, più preparato. Non sarà facile, non sarà una passeggiata, ma adesso so che posso sperare di trovare un'altra oasi nel mare di sabbia infuocata.
    Tutti noi camminiamo nel deserto. Tutti noi affrontiamo il caldo soffocante di situazioni difficili e pesanti. Tutti noi abbiamo a che fare con persone che non ci piacciono, che ci trattano male. Tutti noi soffriamo per le ingiustizie ricevute o che riteniamo tali. Pensiamo di non farcela a superare le prove della vita. In tanti ci offrono il loro aiuto, facile, a portata di mano, ma molti sono truffatori, molti sono solo miraggi, illusioni che ci facciamo perché quella soluzione per uscire dai problemi è facile, senza dover fare fatica, a portata di mano. Ma sono solo miraggi. Se li inseguiamo perdiamo le forze, se li inseguiamo ci allontaniamo dall'oasi che vediamo in lontananza sul nostro cammino.
    Nell'oasi dobbiamo faticare per procurarci ciò che ci necessita per il futuro. Non è facile, ma è necessario, è duraturo. Ciò che si impara nell'oasi ci servirà per tutta la vita e ci eviterà situazioni spiacevoli insegnandoci ad affrontare gli ostacoli, i pericoli, le avversità. Ma se riteniamo l'oasi troppo lontana, troppo difficile da raggiungere, se rinunciamo pensando a vie più facili rischiamo di perderci nel deserto, rischiamo di non trovare il giusto equilibrio per poter vivere.
    Molti ragazzi arrivano da noi dopo mille traversie, dopo una lunga camminata in pieno deserto che li ha spossati e quasi uccisi e pensano di aver trovato il Paradiso, un posto dove essere serviti e riveriti senza fare nulla. Senza applicarsi nello studio, senza fare sacrifici, senza contribuire alla crescita di ciascuno, evitando il dialogo sugli argomenti più spinosi, eludendo il contatto con le persone con le quali non si va d'accordo. Ma la vita non è questa. Noi non siamo qui per mettere i ragazzi in una campana di vetro, ma siamo qui per educarli, per insegnare loro come affrontare la vita, il futuro, per dar loro gli strumenti da utilizzare per camminare ancora nel deserto fino alla prossima oasi. Qualcuno scappa perché vedono davanti a sé la difficoltà di un percorso. E molti di loro si perdono cercando soluzioni più facili, andandosene a spasso nel deserto senza cappello, senza calzature, senz'acqua inseguendo i miraggi che la vita ogni giorno propone.
    Se da ragazzi non ci abituiamo, da adulti sarà difficile accettare le avversità e inseguiremo sempre il miraggio. Quante adozioni fallite perché troppi adulti affrontano il deserto del non poter avere un figlio inseguendo il miraggio di un bambino a loro simile.
    La mia Oasi è Dio, è in lui che trovo conforto e riparo, è in lui che mi disseto e mi ristoro. Non è facile seguire le sue regole e tante volte cado, ma con amore mi rialza, mi perdona e mi aiuta a camminare. Non ho pregi, solo grandi difetti, ma ho costanza. Ho trovato la mia oasi ogni volta torno per riprendere le forze. E' un'oasi un po' magica che trovo sul mio cammino, un'oasi che si sposta davanti a me, che mi lascia fare il mio percorso in questo deserto infuocato che è la vita, ma che è sempre presente per qualsiasi mia necessità, per consolarmi, per darmi carica ed energia nuova.

  39.  

    Addì 15 luglio 2016

    In quel tempo, Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano.
    Ciò vedendo, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato».
    Ed egli rispose: «Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni?
    Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti?
    O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa?
    Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio.
    Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa.
    Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato».

    Matteo 12,1-8

  40.  

    Non avreste condannato individui senza colpa

    Dito puntato

    Quante volte pretendiamo di essere accusatori e guardiani del nostro modo di pensare, l'unico che riteniamo giusto e meritevole di lode. Puntiamo costantemente il dito contro chi agisce o la pensa diversamente da noi senza provare a capire il perché del suo agire, le motivazioni, ciò in cui crede e segue. Siamo pronti ad allontanare chi non sia vestito in un certo modo, chi va in chiesa o in sinagoga, chi si inginocchia verso la Mecca, chi abbia abitudini strane fuori della norma. Ci diamo alcune impostazioni che per noi diventano leggi, verità assolute da seguire e rispettare, pretendendo che anche gli altri facciano lo stesso. Il mondo è bello perché è vario, ed è proprio nella diversità che ogni individuo può sviluppare e maturare. Se sto sempre con colui che la pensa nel mio stesso modo non capirò una differente modalità di ragionare ed il mio cervello si atrofizzerà, ma se avrò continui stimoli avrò anche modo di crescere ed imparare.

  41.  

    Addì 16 luglio 2016

    In quel tempo, i farisei, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo.
    Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti, ordinando loro di non divulgarlo, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: "Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti.
    Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce.
    La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le genti"

    Matteo 12,14-21

  42.  

    Nel suo nome spereranno le genti

    Parola d'ordine: Speranza

    Un camion irrompe sulla folla assiepata a guardare i fuochi d'artificio.
    Quattro uomini entrano in un ristorante sparando su tutti.
    Da un gommone scendono delle persone che imbracciano fucili ed uccidono chiunque incontrano.
    Ed ancora.
    Ed ancora.
    Ed ancora.
    Non finisce più questa strage.
    Quanti morti, quante sofferenze, quanta malvagità, quanto dolore, ma anche tanta speranza.
    Speranza che queste carneficine cessino. Speranza in un Dio che non ordina all'uomo di uccidere.
    Una speranza che si tocca con mano ogni giorno quando nasce un bambino, quando le piazze si riempiono, quando si va allo stadio a fare festa, quando si va al ristorante con gli amici, quando si monta su un aereo per una bella vacanza.
    Siamo fatti di speranza, è insita in noi e non ci sarà mai nessuno che possa togliercela, né con un camion, né con il fragore delle armi o facendo precipitare un velivolo.
    Speranza è al contempo benzina e motore della nostra vita. Speranza è un sogno che un giorno diventerà realtà. Speranza è l'amore per il prossimo nonostante i comportamenti malati di taluni.
    Speranza è la parola d'ordine nella nostra vita, non smettiamo di pronunciarla e di viverla altrimenti troveremo dinanzi a noi solo porte chiuse

  43.  

    Addì 17 luglio 2016

    In quel tempo, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.
    Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola;
    Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
    Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,
    ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».

    Luca 10,38-42

  44.  

    Marta Marta

    Spremute di cuore

    Chi di voi avendo un panino con il prosciutto getterebbe il prosciutto per mangiare solo il pane?
    Oppure chi andando in vacanza e potendo scegliere tra una stanza d’albergo a cinque stelle vicino al mare e un baracca in un quartiere malfamato sceglierebbe quest’ultima?
    Chi preferirebbe andare a lavorare piuttosto che godersi la compagnia di un caro amico che non vede da tanti anni?
    Se vi sembrano domande tanto assurde pensate che quasi tutti noi scegliamo di gettare via il prosciutto e cibarci del solo pane. A volte per ragioni di opportunismo, altre per un forte senso del dovere, altre ancora perché le nostre priorità sono legate alla natura umana molto materiale. Quante mamme ho visto non avere tempo per giocare con i propri figli perché dovevano preparare da mangiare, pulire casa, stirare, rigovernare. Tutto giusto, tutto encomiabile, ma perché ci diamo tanto da fare per le faccende domestiche? Per dare ai nostri figli una casa confortevole super pulita, un buon piatto in tavola, panni sempre lindi e stirati pensando di dimostrare così il nostro grande amore per loro e ritenendo di farli felici. Anzi, quando non apprezzano ci restiamo male e non sono infrequenti le frasi “ho fatto tutto questo per te e non mi dici nemmeno un grazie”.
    Pensiamoci un attimo.
    Se prenotassimo come dono per la persona amata un volo in prima classe per una località da sogno su un atollo tutto per noi, una volta arrivati trovassimo uno yacht di lusso ad aspettarci ed un cuoco di fama internazionale che ogni giorno cucinasse il pesce in mille modi diversi, ma dopo qualche giorno vedessimo la persona al nostro fianco triste e sconsolata, come ci rimarremmo? Forse ci arrabieremmo, o comunque ne saremmo rattristati e ci verrebbe voglia di dire “ho fatto tutto questo per te, ho sudato mille camicie per farti avere il meglio del meglio, ho rinunciato a cose che mi piacevano per darti tutte queste meraviglie, e tu mi ripaghi con il muso e la tristezza?”
    Avete però pensato che il vostro amato forse ha paura di volare, non gli piace allontarsi da casa, soffre il mal di mare e non gli piace il pesce? Magari il suo sogno sarebbe stato quello di stare con voi in una piccola casetta in collina, a pochi chilometri da casa, a cucinare insieme un po’ di carne alla brace e passare il tempo accoccolati dinanzi al caminetto acceso?
    La mia mamma lavorava tantissimo tra la casa, l’insegnamento, le riunioni come dirigente, e persino lo studio che aveva ripreso, ma per me c’è sempre stata. Quando volevo giocare, quando volevo parlare, quando volevo sfogarmi anche discutendo animatamente lei c’era. Sempre, in ogni momento, perché guardava alle mie necessità e non a quelle giuste per me secondo la sua idea. Le sue cose, come lo studio, piuttosto le faceva di notte pur di stare con me.
    Il mio papà invece era schiavo del lavoro. Doveva lavorare, lavorare e sempre lavorare per darci tutto quello di cui, secondo il suo parere, avevamo bisogno. Ma noi, ma io avevo bisogno di lui, avevo bisogno della sua presenza, di giocare con lui, di andare in vacanza con lui, di parlare da uomo a uomo con lui.
    Quando fate un dono, anche il dono di voi stessi, pensate a cosa faccia piacere all’altro e non a cosa sia giusto per voi.
    Voi fate tanto per i vostri figli, ma forse non capite che loro hanno bisogno di stare con voi a giocare, a fare una passeggiata a raccogliere more, ad andare un’oretta alla villa o in bicicletta. Voi date loro cento, ma a loro basterebbe uno, ma un uno diverso da quello che pensate voi.

  45.  

    Addì 18 luglio 2016

    In quel tempo, alcuni scribi e farisei interrogarono Gesù: «Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno». Ed egli rispose:
    «Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta.
    Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
    Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c'è più di Giona!
    La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone!»

    Matteo 12,38-42

  46.  

    Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno

    Dimmi che mi ami

    Dimmi che mi ami. Ma quanto mi ami? Ma è vero che mi ami? Dammi una prova del tuo amore. Fammi vedere quanto mi ami.
    Ma tesoro mio ricordi quando ti ero vicino nel momento in cui soffrivi per la morte di tua mamma? E quando la casa fu invasa di rose in occasione del nostro primo bacio? Oppure come ti ho difesa anche quando pensavo tu non fossi dalla parte della ragione? E ricordati come sono rimasto al tuo fianco quando eri in crisi e volevi andartene.
    Ma dimmi che mi ami, dammi ancora un segno del tuo amore per me ed allora io crederò nel tuo amore.
    E fu così che i due si lasciarono.
    Chiedere continuamente all'altro di dare un segno d'amore o di fedeltà porta a pensare che questi non creda alla persona amata, genera sfiducia, allontanamento, tristezza perché non si è creduti.
    Non lo facciamo solo con la moglie o il marito, ma in qualsiasi circostanza. Pensiamo sempre di aver diritto ad una continua dimostrazione dei sentimenti dell'altro, una prova dietro l'altra a suggellare un matrimonio, un'alleanza, un'amicizia, un rapporto di lavoro.
    Facciamo così anche con Dio.
    Non ci basta vedere il sole, il mare, l'alba ed il tramonto. Non ci basta vedere la meraviglia del nostro corpo che corre, mangia, prova emozioni. Non ci basta che Cristo ci abbia insegnato ad amare, perdonare, accudire il prossimo dandoci il suo esempio fino ad arrivare a morire per noi. Non ci basta che ogni giorno ci dimostri quanto ci ama perdonando le nostre tante colpe senza condannarci. Non ci basta, vogliamo sempre di più, vogliamo continuamente un segno. E se anche Gesù apparisse in carne ed ossa a qualcuno di noi, non ci crederemmo.
    Se una persona ci dicesse di volerci fare un regalo e ci chiedesse se volessimo ogni giorno un vestito per tutti gli anni della nostra vita, oppure il solo dono di una casa, cosa sceglieremmo?
    Ovviamente la casa, ma poi sta a noi tenerla pulita e ordinata e non è colpa di chi ce l'ha regalata se un giorno a causa del tempo si sciupa, così come non è colpa di quella persona se il quartiere dove essa è inserita diventa malfamato.
    Così ha fatto Dio con noi, ci ha dato un regalo meraviglioso che è la vita, ma non è colpa sua se arrivano le malattie, non è colpa sua se diventiamo cattivi e sporchiamo la nostra anima, non è colpa sua se attorno a noi ci sono stragi ed omicidi. Quale altro segno più grande deve darci di quello che già ci dato? Chi, davanti alla magia della nascita di un bambino, non ha il coraggio di ringraziare Dio che ha permesso un tale miracolo, quale segno potrà volere più grande di questo per credere in Dio?

  47.  

    Addì 19 luglio 2016

    In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli.
    Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti».
    Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
    Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre»

    Matteo 12,46-50

  48.  

    Questi è per me fratello, sorella e madre

    Adolescenza, festival dell'opportunismo

    Capita nella vita di stringere legami, fare amicizie, incontrare nuovi amori. E' normale per ciascuno di noi.
    Con il tempo impariamo che ogni rapporto va coltivato, ogni persona con la quale interagiamo è un valore ed un tesoro al quale non dobbiamo rinunciare.
    A nessuno fa piacere essere escluso, però molte volte siamo i primi ad escludere gli altri. Guardiamo a ciò che ci piace, a ciò che vogliamo, e incuranti dei sentimenti altrui calpestiamo il nostro prossimo.
    Creiamo legami con chi ci fa fare bella figura con gli amici, escludiamo chi ride troppo, oppure chi non è bello come un altro. Purtroppo in questo gli adolescenti sono dei campioni. Sanno ferire, sanno prendere la parte della vita che più gli piace tralasciando doveri e obblighi, pensando che tutto sia loro dovuto.
    Qualcuno capisce e pian piano cambia, ma molti restano legati a questo modo di fare. Non esiste fede, non esiste scoutismo, non esistono genitori o educatori in grado di donare principi se un adolescente non vuole capire. Che brutto vedere dei ragazzi che si vedono superiori ad altri, ragazzi che scelgono chi sia degno di stare con i propri amici e chi invece meriti di essere messo da parte. Per cosa? Per essere accettati.
    Accettati come i belli? Come i furbi e intelligenti? Come coloro che fumano danneggiando la propria salute? Accettati come coloro che senza cuore fanno piangere altri ragazzi come loro? Io vorrei essere accettato per quello che sono, per i miei sentimenti di amore verso il prossimo, per il mio altruismo, per la mia capacità di discernere il bene dal male.
    Beata adolescenza, un temporale carico di grandine capace di fare grandi danni, ma con una forza enorme se fosse ben incanalata, un fiume che in futuro sia in grado di donare cose buone a chi incontra sul suo cammino.

  49.  

    Addì 20 luglio 2016

    In quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare.
    Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia.
    Egli parlò loro di molte cose in parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare.
    E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono.
    Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo.
    Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò.
    Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono.
    Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta.
    Chi ha orecchi intenda»

    Matteo 13,1-9

  50.  

    Chi ha orecchi intenda

    Spam a iosa nella nostra cassetta postale

    Ho aperto il computer ed ho trovato nella mia casella di posta elettronica 723 messaggi. La voglia era di cancellarli tutti, ma poi mi son detto "e se fra questi ce ne fosse uno importante?". Ed ho iniziato a dare un'occhiata a tutti. Questo no, questo non mi interessa, questo è spam, questo è la solita richiesta di soldi, proposte finanziarie, proposte di lavori dove per guadagnare tanto non devi fare nulla, lettere dalle banche per i nuovi servizi, vincite milionarie, estrazioni di favolosi viaggi. C'era di tutti quel giorno nella mia casella di posta, tutte mail ben strutturate, infiocchettate con cornici coloratissime, addobbate con foto di luoghi fantasmagorici. Tutte incuriosivano, ma non c'era nulla di interessante, non c'era nulla che mi desse qualcosa, tutte chiedevano, tutte erano tese a spillare quattrini cercando il modo di attirare a sé per un proprio tornaconto personale. Dopo 684 messaggi ne vedo uno diverso. Non ci sono ghirigori, non è scritto con vari caratteri colorati, non ci sono immagini. E' una mail di un mio amico che non sentivo da tanto tempo, una mail toccante, bellissima, di quelle che lasciano il segno. Parole che resteranno impresse nel mio cuore e nella mia memoria, una lettera contenente valori bellissimi che costituiranno una pietra miliare per la mia vita.
    Quanto mi sarei perso se non l'avessi letta, che pena se avessi cancellato tutte le mail perché la mia casella di posta ne era invasa. Non avrei sofferto perché non lo avrei saputo, ma oggi non sarei quello che sono se non avessi aperto quella lettera, se non avessi assimilato quei valori, se non li avessi fatti miei.
    Televisione, cellulari, radio, internet, carta stampata, manifesti ci trasmettono centinaia e centinaia di messaggi ogni giorno e spesso li accantoniamo tutti perché stufi di sentirci ripetere sempre le stesse cose.
    Facciamo lo stesso con chi vuole darci degli insegnamenti. Non li ascoltiamo perché ci sentiamo già arrivati, perché troppe volte abbiamo sentito la stessa musica, perché pensiamo di non averne bisogno. Trattiamo i valori ed i principi che ci vengono donati dai genitori, dagli amici, dagli insegnanti, dagli educatori, dagli allenatori come fossero spam, spazzatura da gettare via ancor prima di aver aperto il sacchetto.
    Se un giorno guarderemo indietro e dopo aver fatto qualche grosso errore diremo "avessimo dato retta a quanto ci veniva insegnato, avessimo prestato l'orecchio all'ascolto, adesso non saremmo in questa situazione".
    Ma oggi non avete ancora compiuto quell'errore, oggi potete ancora ascoltare, capire i vostri errori mentre li state solo pensando. Oggi potete ancora formarvi e creare una persona migliore che possa domani non cadere nei tranelli della vita rovinandosi l'esistenza.