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  1.  

    Addì 7 maggio 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà.
    Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
    Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre.
    In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi:
    il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio.
    Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre»

    Giovanni 16,23b-28

  2.  

    Il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato

    Hai picchiato il mio babbo?

    Se vedete qualcuno che litiga con vostro padre o vostra madre quale sentimento provate? Forse non di odio, ma certamente non sarete dalla parte di chi stia urlando o dicendo brutte cose ai vostri genitori, e se vi domandassero qualche favore molto probabilmente vi rifiutereste. Parimenti se qualcuno è gentile, pieno di affetto e di premure verso di loro o verso coloro che per voi hanno importanza avrete un moto di affetto, automaticamente sentirete per essi tanto calore umano e sareste disponibili a fare loro qualsiasi piacere vi chiedessero. In trent'anni di Associazione mi è capitato di avere a che fare con tantissima gente, alcuni che vedevano i nostri ragazzi come qualcosa di negativo per la società, altri che invece li hanno amati come fossero figli e nipoti. Parto sempre dal concetto di amare ed aiutare anche chi mi faccia del male, ma è ovvio che se dovessi fare un favore ad uno oppure ad un altro, sceglierei tra coloro che hanno voluto bene ai miei bimbi.
    Non possiamo chiedere a Dio favori ed aiuto se abbiamo trattato male i suoi figli, se non abbiamo amato coloro che lui ci ha chiesto di accudire perché più deboli e più bisognosi delle nostre attenzioni.

  3.  

    Addì 8 maggio 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.
    Di questo voi siete testimoni.
    E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».
    Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse.
    Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo.
    Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

    Luca 24,46-53

  4.  

    Di questo voi siete testimoni

    Di padre in figlio

    Ad un anello leghiamo un altro anello, al quale ne aggiungiamo un altro, ed un altro ancora, ed ancora un altro e via di seguito. Ecco che creiamo una robusta catena, sempre più forte ad ogni anello che aggiungiamo. Tante sono le catene nella nostra esistenza, talune cattive che devono essere spezzate perché ci impediscono di muoverci in piena libertà, altre buone che ci danno la forza di resistere alle intemperie della vita. Noi siamo un anello, legati a quello precedente e pronti a legare quello successivo. Gli anelli prima di noi sono i nostri genitori, nonni, avi, ma anche gli insegnamenti ricevuti, le tradizioni tramandate, il carattere assunto. Nel bene come nel male. Se ad un bambino i genitori insegneranno a picchiare ed uccidere sarà quello che trasmetteranno ai propri figli. Se viceversa gli verranno donati buoni principi, lo stesso farà con i suoi bambini. Così facendo è come se fossimo testimoni delle azioni di chi ci ha preceduto, non solo di coloro che abbiamo conosciuto, ma anche di quelli di cui ci hanno parlato. Chi ha una lunga catena alle spalle non dirà "Mi hanno detto che forse, poi non so, magari mi sbaglio, il nonno del mio nonno è stato un eroe perché forse, credo, abbia salvato la vita ad un bimbo durante la prima guerra mondiale". Piuttosto le sue parole saranno categoriche e precise "Il nonno del mio nonno è un eroe. E non si discute" Questo perché c'è talmente tanta fiducia in coloro che ci hanno tramandato la notizia che noi per primi è come se fossimo i diretti testimoni della vicenda, tanto è forte il legame tra due anelli della stessa catena.
    Siamo chiamati a dare testimonianza di ciò in cui crediamo perché tramandatoci, con la stessa enfasi che usiamo quando tocchiamo con mano, specialmente con coloro la cui catena si è interrotta e vacillano alla ricerca di un punto di forza. Quanti bambini comprendono gli errori dei propri genitori rompendo la catena. Cosa giusta, saggia e doverosa, ma poi? Tutti noi plaudiamo giustamente quando sentiamo la notizia che un bambino è stato tolto alla famiglia che abusava di lui, o lo usava per i suoi loschi traffici. Ma poi? Che ne sarà di lui? Un bambino senza un legame è come un palloncino pieno di elio che vola verso il sole. E quale fine farà è chiaro a tutti. Abbiamo il compito di prendere in mano il filo ad esso legato e creare il primo anello della sua catena. Tutti noi siamo chiamati a svolgere questo compito, direttamente o indirettamente, supportando chi lo svolga, perché i palloncini che scoppieranno per non aver avuto legami, saranno nocivi per tutti. Non basta mettere in sicurezza un bambino, dobbiamo anche fare in modo che acquisisca dei valori che possa un domani trasmettere ai propri figli, di generazione in generazione.
    La catena che Gesù ha iniziato ha creato forti e significativi legami, ed ogni anello è testimone della vita, delle opere e degli insegnamenti di Dio.

  5.  

    Addì 9 maggio 2016

    In quel tempo, i discepoli dissero a Gesù : «Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini.
    Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
    Rispose loro Gesù: «Adesso credete?
    Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
    Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!»

    Giovanni 16,29-33

  6.  

    Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!

    Questo non ti è dovuto perché non mi piaci

    Ciascuno di noi ha subito nella vita delle palesi ingiustizie. Soldi dovuti e non dati da enti pubblici per motivi politici, bugie raccontateci per farci desistere dai nostri propositi, abbandoni da parte della moglie o del marito, medici che ti costringono a cure non necessarie solo per intascare più denaro, avvocati che portano alle lunghe una pratica per incassare più onorari. Nel mondo ci sono tantissime persone disoneste e per colpa loro siamo in molti a dover subire torti, angherie e tribolazioni di ogni genere. Umanamente verrebbe la voglia di reagire, vendicarsi, oppure comportarsi disonestamente con altri per pareggiare i conti, ma sarebbe solo vendetta, passeremmo dalla parte del torto e saremmo annoverati anche noi nella schiera dei malfattori.
    Bisogna avere pazienza, bisogna avere fiducia che le cose possano cambiare. Non certamente standosene in poltrona ad attendere, sicuramente lottando, ma con le armi oneste e civili che abbiamo a disposizione perché alla lunga l'onestà e la correttezza ripagano. Quante volte Davide ha sconfitto Golia. Quante volte noi, piccola Associazione, abbiamo sconfitto il sistema. Personalmente ritengo che non ci siano meriti, se non la fiducia in Dio che è nostro unico, vero, potente e fedele alleato. Tante volte situazioni incredibilmente complesse si sono sciolte come neve al sole, quante volte un giudice ci ha dato ragione su casi di bambini per i quali i "servizi sociali deviati" avevano emesso sentenze di condanna dal pulpito della loro superbia ed arroganza. Noi non saremmo mai in grado di sconfiggere il sistema, e quindi l'unica risposta è quella di avere ed aver avuto da sempre Dio a lottare per noi. Egli stesso ci dice "Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!"

  7.  

    Addì 10 maggio 2016

    In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse:
    «Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te.
    Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.
    Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.
    Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare.
    E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse.
    Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola.
    Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
    Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi.
    Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro.
    Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te»

    Giovanni 17,1-11a

  8.  

    Erano tuoi e li hai dati a me

    La cosa più preziosa al mondo

    Il vostro più caro amico, quello che vi vuole un mondo di bene, ha avuto in dono dalla sua mamma una preziosissima collana e vi chiede di prenderla per un periodo, dandovi la possibilità di indossarla, ma stando attenti a non perderla o sciuparla perché per lui è la cosa più preziosa che ha al mondo.
    Quale sarà il vostro comportamento? Farete roteare la collana all'impazzata? La userete come un frisbee? La adopererete per picchiarci qualcuno? La conserverete religiosamente in cassaforte senza che nessuno la possa vedere? O piuttosto la indosserete, ne andrete fieri ed orgogliosi, lascerete che altri godano della vista di tanta bellezza?
    A ciascuno di noi viene affidato qualcosa di molto prezioso, ci vengono affidate delle persone, in prevalenza bambini, ma anche anziani, immigrati, malati, uomini e donne che hanno perso la speranza e la fiducia nel futuro. Nostro compito non sarà quello di usarle per i nostri scopi, e nemmeno di maltrattarle o respingerle, ma nemmeno quello di tenerle nascoste alla vista degli altri per gelosia o vergogna. Dio (la vita se preferite) affida a ciascuno di noi un ciuffetto di esserini deboli e indifesi e ci chiede di custodirli per lui. Ci chiede di donare loro una speranza, regalare un'educazione, sfamarli, vestirli, ma sopratutto ci chiede di amarli, di custodirli per un breve periodo della vita per poi lanciarli nel mondo a fare altrettanto con chi incontreranno sul loro cammino.
    Ringraziamo il nostro amico per la preziosa collana che ci ha chiesto di tenere, ringraziamolo per la grande fiducia che ha avuto in noi e dimostriamogli che la sua fiducia è stata ben riposta

  9.  

    Addì 11 maggio 2016

    In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò:
    «Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.
    Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura.
    Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia.
    Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
    Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno.
    Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
    Consacrali nella verità. La tua parola è verità.
    Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità»

    Giovanni 17,11b-19

  10.  

    Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi

    Una cosa sola, come noi

    6 Ago 1982
    Ore 23,50
    Mio dolce tesoro, domattina parti, vai in Spagna. Sentirò tanto la tua mancanza ma sono veramente felice per te. Gioiosa del tuo entusiasmo e del fatto che ti stai facendo uomo. Hai ancora tanta strada dinanzi a te, percorrila con saggezza e con la spensieratezza dei tuoi 17 anni e della tua semplicità d'animo. Oggi pomeriggio, quando sono andata a trovare Carlo per la registrazione, le signore che erano lì mi hanno detto che quando sei entrato nella stanza hai portato il buon umore. Vuol dire tanto questo. Prega per me, affinché possa capire e aiutare chi mi sta vicino e possa arricchirmi delle cose buone che ogni essere umano sa darti, anche piccole ma sempre valide. Prega per me angelo mio, ne ho tanto bisogno. Scusami se a volte ti tratto da bambino. So che stai crescendo, che stai entrando nella vita, ma le mamme, a quanto pare, sono un po' dure, ti pare?! Sei tutta la mia vita e con il tuo animo dolce mi ricompensi a profusione.
    Buona notte micio gatto.
    Mammina

    Oggi è il compleanno della mia mamma, avrebbe compiuto 78 anni, ma per me rimarrà la mamma giovane e scattante che ho nel cuore, chiamata da Dio a 47 anni
    Non aggiungo parole, non ce n'è bisogno

  11.  

    Addì 12 maggio 2016

    In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
    E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola.
    Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.
    Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.
    Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato.
    E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro»

    Giovanni 17,20-26

  12.  

    Ho fatto conoscere loro il tuo nome

    Contagio d'amore

    Quando morì la mia mamma una parte del mio dolore era legato al fatto che da quel giorno in poi nessun altro avrebbe potuto conoscerla, nessuno avrebbe potuto sapere o capire quanto fosse grande e bello il suo cuore, nessuno più avrebbe potuto gioire dell'amore che lei donava a coloro che incontrava. Era triste perché io sapevo tutto questo, ma per altri non era niente, a malapena un nome di una delle tante donne passate da questo mondo. Poi il mio cammino personale che mi ha portato a fondare trent'anni fa l'Associazione, e quando c'è stato da scegliere il nome per la nostra organizzazione è venuto spontaneo a tutti inserirci il nome "Zizzi" affinché la mia mamma potesse essere conosciuta.
    Adesso in molti la conoscono, ma non solo per il nome, ma per il grande amore che con i suoi insegnamenti ancora oggi distribuisce in primis ai nostri bambini e poi, attraverso di loro, a tante persone che con noi hanno a che fare.
    Ha continuato a vivere attraverso noi, attraverso l'Associazione che abbiamo fondato.
    E' così per la fede. Chi crede in Dio e lo ama come e più del proprio padre ha nel petto il forte desiderio di farlo conoscere a chi non lo abbia mai incontrato e di condividere gli insegnamenti che ci ha donato.
    Non una semplice presentazione, ma uno scandagliare sempre più in profondità i valori e principi che ci ha trasmesso per far si che la grande passione che ci anima contagi coloro che incontriamo.

  13.  

    Addì 13 maggio 2016

    In quel tempo, quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
    Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle».
    Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle.
    In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi».
    Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi»

    Giovanni 21,15-19

  14.  

    Simone di Giovanni, mi vuoi bene?

    Mi vuoi bene?

    Quante volte ci interroghiamo se i nostri figli ci vogliono bene. Spesso si comportano male con noi, talvolta scappano da casa per fuggire lontano da regole imposte e non accettate e la domanda se ci vogliono bene è spontanea, tanto più se si tratta di bambini in affidamento.
    Dopo tre anni che R., ormai diciannovenne, alle dieci di sera, al termine di una riunione ci disse "Domani mattina faccio le valigie e vado via" senza darci una spiegazione, rimanendo impassibile in silenzio dinanzi alle nostre domande, dopo tre anni di silenzio ha chiesto un incontro ed è stato bellissimo, seguito a ruota da questo messaggio

    La vita ci ha regalato la felicità di un continuo contatto.
    E non è cosa da poco.
    Eppure mi dispiace dare per scontato l'amore e l'affetto che provo per te.
    Ma diventando adulti purtroppo si ha timore della spontaneità (anche io sono sempre stata così).
    Mi hai insegnato a SORRIDERE ma a volte il sorriso resta dentro di me.
    Mi hai insegnato a GUARDARE LE PERSONE NEGLI OCCHI per leggergli l'anima.
    Mi hai insegnato COME STARE A QUESTO MONDO.
    E tante altre cose di cui ne vado fiera.
    NON HAI MAI DIMENTICATO DI AVERE UNA BIMBA che aveva bisogno DI ASCOLTARE E CAPIRE.
    Anche se tanti sorrisi restano dentro di me, quello più speciale lo dedico a te.
    Quanta tenerezza sento ancora quando mi accarezzi il viso come la prima volta sulle scale in campagna.
    Là dove io piccola mi facevo sempre di più perché avevo paura, ma te con la tua tenerezza e dolcezza mi tendevi la mano.
    Sei un guerriero di tante battaglie, poche perse e tante vinte, con la tua tenacia e la voglia di aiutare il prossimo come solo te sai fare.
    Vorrei solo una cosa, che tu custodisca il mio vecchio cuore di bimba e custodisca il mio cuore di "donna".
    AMORE PIU' GRANDE NON C'E' PERCHE' TU FAI PARTE DI ME

    Se a volte vi viene fatto di domandarvi se i vostri figli vi amano, datevi sempre una risposta positiva, al di là del cattivo comportamento nei vostri confronti. Per noi può essere la dimostrazione che non ci vogliano bene, ma per loro è il desiderio di crescere in autonomia. Se avete seminato bene la pianta cresce, anche se lontano da voi, ed un giorno i frutti che darà saranno cibo di vita per ciascuno di noi

  15.  

    Addì 14 maggio 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
    Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
    Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
    Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.
    Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
    Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.
    Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.
    Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.
    Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri»

    Giovanni 15,9-17

  16.  

    Rimanete nel mio amore

    Restate nel nostro amore

    Ogni genitore avrebbe nel cuore di vedere vicino a sé il proprio figlio per sempre. Ma ogni genitore sa bene che il figlio prenderà, giustamente, la propria strada.
    Ci sono però tanti modi per rimanere vicini anche quando ci si allontana sbattendo la porta. Ai figli diciamo "Rimanete nel nostro amore" da un lato per avere la gioia di averli vicini fisicamente, dall'altro per dare loro nuove opportunità. Ma come si concilia questo nostro desiderio con la voglia di libertà dei ragazzi?
    Rimanere nell'amore dei propri genitori è portare avanti i principi ed i valori imparati in famiglia.
    Quando c'è l'amore, quando ci si ama gli uni gli altri, quando nessuno è servo dell'altro ma siamo tutti uniti ed amici, ci si può anche allontanare fisicamente, si può restare anche per anni senza sentirsi, ma basta poco affinché la polvere del tempo venga tolta, grazie ad un sorriso ed una carezza, per scoprire quanto ci si voglia bene.
    Figli, allontanatevi dai genitori quando sarà arrivato il momento di volare da soli, mantenete però il ricordo dei valori imparati ed un giorno saranno questi a farvi ritrovare ed unire ancora.

  17.  

    Addì 15 maggio 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osservate i miei comandamenti.
    Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre.
    Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.
    Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
    Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi.
    Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto»

    Giovanni 14,15-16.23b-26

  18.  

    Non vi lascerò orfani

    Polvere di stelle

    "Ecco, giusto te, mi ci volevi proprio".
    Vi sarà capitato qualche volta nella vita di incontrare qualcuno che fosse la persona giusta al momento giusto. Magari sarà stato solo uno di passaggio, oppure è stato l'amore della vostra vita. Un giorno, un'ora oppure un'esistenza intera è comunque una persona che non potrete dimenticare, il cui nome è scritto con lettere d'amore nel vostro cuore, le cui parole sono scolpite a caratteri di fuoco nella vostra anima.
    Quando avrete un momento di difficoltà, anche se questa persona ormai non c'è più, vi verrà fatto di pensare a cosa avrebbe detto, o semplicemente ne riceverete conforto e, nonostante il dolore e la sofferenza che state provando, sul vostro viso apparirà un sorriso che nessuno potrà capire. Ma voi si.
    A volte avrete la gioia di pensare a lui o a lei solo perché riceverete uno stimolo, sia esso una battuta, il sentir parlare una lingua straniera, un modo di dire, una smorfia o una postura. E sarà gioia grande nel vostro cuore.
    Con fede penso che queste persone ci siano inviate da Dio, ma il grande miracolo, il grande amore del Signore per noi non è tanto nell'avercele inviate, quanto nel darci la possibilità di riviverle costantemente nei nostri cuori.
    Un po' come accade con le stelle. Alcune sono morte, spente da milioni di anni, eppure la loro luce arriva ancora a noi come se fossero vive.
    La luce più bella e fulgida che Dio ci possa mandare è lo Spirito Santo come Gesù stesso ci dice "Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto"

  19.  

    Addì 16 maggio 2016

    In quel tempo, Gesù sceso dal monte e giunto presso i discepoli, li vide circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro.
    Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo.
    Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?».
    Gli rispose uno della folla: «Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto.
    Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti».
    Egli allora in risposta, disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me».
    E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando.
    Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall'infanzia; anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci».
    Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede».
    Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: «Credo, aiutami nella mia incredulità».
    Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: «Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più».
    E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «E' morto».
    Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi.
    Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?».
    Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera»

    Marco 9,14-29

  20.  

    Tutto è possibile per chi crede

    Un lancio senza paracadute

    "Quel bambino è irrecuperabile, in cinque anni ha già cambiato nove comunità e due famiglie adottive. E' cattivo dentro"
    Eppure è rimasto con noi otto anni ed è stato avviato verso una buona strada.
    Siamo maghi? Siamo più bravi degli altri? Abbiamo più esperienza?
    No, la differenza sta nel fatto che ci crediamo.
    Crediamo nel valore di una famiglia comunque sia composta.
    Crediamo nei buoni principi.
    Crediamo nell'amore, in quell'amore che gratuitamente doniamo ai nostri ragazzi mettendo a loro disposizione le nostre vite.
    Crediamo che nulla sia impossibile per quanto maledettamente complicato.
    Crediamo in Dio e sappiamo con assoluta certezza che laddove non arriviamo noi ci pensa lui.
    Tutto è possibile per chi crede, anche fosse all'apparenza una missione impossibile.
    Ho imparato a dire si quando mi bussano alla porta. Ragiono sulle mille sfaccettature e conseguenze possibili, ma poi mi areno sulla spiaggia dell'indecisione perché il nostro cervello, per quanto meraviglioso, è imperfetto, e non tiene conto di quei parametri imperscrutabili che sono i sentimenti, le relazioni che si possono instaurare, le dinamiche che si scatenano in determinate circostanze.
    Sulla carta non avremmo mai accettato dei ragazzi di quindici o sedici anni, eppure negli ultimi mesi lo abbiamo fatto per ben tre volte, e ne sono felice perché non potevano capitarci tre fiori così belli e profumati, nemmeno se fossimo andati a sceglierceli nella più bella boutique di fiori del mondo.
    Ragionate, ma poi accantonate dubbi e perplessità e buttatevi senza paracadute, troverete braccia accoglienti pronte a sorreggervi nella vostra missione, qualunque sia quella alla quale venite chiamati

  21.  

    Addì 17 maggio 2016

    In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse.
    Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà».
    Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.
    Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?».
    Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.
    Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti».
    E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
    «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato»

    Marco 9,30-37

  22.  

    Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato

    Amate i vostri figli?

    Se la mamma ci dice di andare a comprare il pane, usciamo e troviamo fuori dal portone un uomo che ci dice "con i soldi che hai vieni a giocare al luna park". Se andiamo non assolviamo ai nostri doveri e, al di là dell'arrabbiatura ed eventuale punizione, tradiamo la fiducia del genitore che aveva riposto in noi le sue speranze. Logicamente il rapporto ne subisce e la mamma potrebbe non avere più fiducia in me per lungo tempo. Inoltre feriamo quella persona che tanto ci ama.
    Se il nostro capo al lavoro ci chiede di approntare un progetto, ma noi facciamo altro perché ci fa più comodo e costa meno fatica, il nostro datore di lavoro, se non ci licenzierà, ci darà mansioni più umili facendo passare avanti altri dipendenti perché avrà perso fiducia in noi.
    Così stanno le cose nella vita. Ci sono delle emergenze, delle necessità, delle priorità in questo mondo al quale apparteniamo, ma che non ci appartiene. Siamo chiamati a svolgere dei compiti e dobbiamo portarli avanti. Questo non significa necessariamente fare una scelta di vita assoluta e totalitaria, ma nemmeno vivere alla giornata con piena spensieratezza.
    Quanti bambini ci sono che hanno bisogno di noi, di tutti noi, ognuno come può: accoglierli in casa, sostenere le associazioni che lo fanno, combattere per loro in tribunali e ambienti politici, parlare del problema, trovare soluzioni e proporle a chi possa farle divenire realtà, denunciando abusi e soprusi, dando loro riparo e prevenzione dalla strada in alcuni momenti della giornata o dell'anno. Facile? No davvero, ma per vostro figlio tutto questo non lo fate già? Ed allora perché non potete farlo per i figli di coloro che non sono in grado di accudirli? Così come è un vostro dovere amare e proteggere i vostri figli, è anche un vostro dovere amare e proteggere i figli di questo mondo, da qualunque mamma siano stati partoriti.

  23.  

    Addì 18 maggio 2016

    In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri».
    Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me.
    Chi non è contro di noi è per noi

    Marco 9,38-40

  24.  

    Chi non è contro di noi è per noi

    Papà e mamme coraggiosi

    Ho conosciuto moltissimi genitori dei tanti ragazzi che abbiamo accolto, papà e mamme nella maggior parte solamente incapaci di educare ed amare i propri figli, non per cattiveria, ma perché nessuno ha mostrato loro come fare. Pulcini bagnati sotto una pioggia torrenziale, bisognosi di carezze ad amore al pari dei loro figli. Ho Imparato con il tempo ad amarli e rispettarli e questo mi è stato insegnato dai ragazzi stessi.
    Inizialmente non capivo come potessero amare oltre ogni limite il papà che li aveva picchiati, la mamma che li aveva abbandonati, i genitori che non erano mai a casa perché a bere o prostituirsi, o semplicemente trascorrevano la loro esistenza su una poltrona a guardare la tv incuranti delle pulizie e dell'accudimento verso i propri bambini.
    Per cercare di apprendere ho parlato con tanti ragazzi, ed alla fine ho capito e fatta mia la consapevolezza che la maggior parte di loro ama nel proprio cuore i figli, ai quali basta uno sguardo, una carezza, una lacrima, anche una sola in tutta la vita, per osservare quanto amore ci sia in loro per i propri cuccioli d'uomo.
    Genitori che si vedono portare via i figli, cosa giusta in tantissimi casi per proteggere i bambini, ma infinitamente dolorosa. Ci sono anche papà e mamme che affidano spontaneamente i propri figli a chi riconoscono possa accudirli in maniera migliore. Potete pensare ad un atto di amore più grande? Non è rinunciare ai propri doveri, non è un atto di vigliaccheria, non significa essere dei cattivi genitori, ma semplicemente riconoscere i propri limiti e capire, prima che sia troppo tardi, che si sta facendo del male al figlio.
    Chi non è ostile ai bambini, chi non li scaccia, chi non li picchia, chi non ne abusa, allora li ama, anche se a volte non riesce a dare loro i giusti insegnamenti.

  25.  

    Addì 19 maggio 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa.
    Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare.
    Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.
    Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna.
    Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
    Perché ciascuno sarà salato con il fuoco.
    Buona cosa il sale; ma se il sale diventa senza sapore, con che cosa lo salerete? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».

    Marco 9,41-50

  26.  

    Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri

    Nostro 29° compleanno

    Nel giorno del compleanno ci arrivano tanti bellissimi messaggi da persone vicine e lontane, una sorta di pulizia delle imperfezioni nei rapporti tra le persone.
    La nostra Associazione "Amici della Zizzi" oggi compie ventinove anni. Il 19 maggio 1987 ci presentammo in diciannove dinanzi al notaio per sancire sulla carta quello che già era in essere dal settembre '86: un sodalizio, un accordo con delle regole, per aiutare tanti ragazzi. Oggi, a distanza di quasi trent'anni, posso dire con grandissimo orgoglio e soddisfazione, al pari di un padre che ha contribuito a far nascere e crescere la sua creatura, che l'obbiettivo che ci siamo posti nell'ufficio notarile è stato raggiunto. Tanti, veramente tanti, più di 650, i bambini e ragazzi che abbiamo aiutato a crescere, 54 quelli accolti in affidamento, la maggior parte dei quali entrati in casa nostra piccolini e usciti ormai grandi ed in grado di provvedere autonomamente alla loro vita.
    Potevamo fare di più, potevamo sbagliare di meno, potevamo fare scelte migliori. Con il senno di poi tutto è più chiaro e facile, ma quello che abbiamo fatto è sotto gli occhi di tutti ed i sorrisi dei miei ragazzi valgono molto più di mille riconoscimenti e premi o delle strutture che abbiamo creato.
    Tanti i sogni ancora nel cassetto, progetti che attueremo se e quando il buon Dio vorrà.
    Il più bell'augurio che abbiamo ricevuto oggi, stamattina presto, arriva dall'alto "Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri" e faremo di tutto perché sia così. Grazie Gesù per aver realizzato tutto questo

  27.  

    Addì 20 maggio 2016

    In quel tempo, Gesù, partito da Cafarnao, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare.
    E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «E' lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?».
    Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?».
    Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla».
    Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.
    Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola.
    Sicché non sono più due, ma una sola carne.
    L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto».
    Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:
    «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio»

    Marco 10,1-12

  28.  

    Non sono più due, ma una sola carne

    Una storia d'amore

    E' buffo come ci si possa meravigliare di una certa situazione, anche se già più volte accaduta. Eppure ci sono delle cose talmente impossibili secondo la nostra concezione umana, tali da risultare impossibili anche quando ci si imbatte in esse.
    Sono infinite le volte che abbiamo accolto un bambino, 54 volte in affidamento, oltre 600 in diurno, ed ancora oggi mi stupisco quanto ci si possa affezionare loro sin dal primo giorno, dal primo istante, già dal momento del "concepimento" quando l'assistente sociale ci parla della sua situazione.
    E' andata via da casa nostra, dopo poco meno di una settimana dal suo arrivo, una ragazzina adolescente. Arrivata da noi con le sue valigie piene di tristi ricordi, ma anche di dispiacere nel lasciare gli amici, ha fatto subito capire quanto fosse fragile e forte allo stesso momento. In meno di una settimana ha conquistato il cuore di tutti, ha fatto richieste giuste in modo corretto, ha fatto un grosso errore riuscendo a rimediare con grande coraggio chiedendo scusa del suo comportamento, dispiaciuta realmente per aver tradito la nostra fiducia. Tutti si erano affezionati a lei, e lei ha capito quanto le volevamo bene, ma il richiamo del fidanzatino, della massima libertà cui era abituata l'hanno portata a decidere di andarsene. Così ha rimesso in valigia il suo passato ed è tornata ad immergersi nel suo ambiente. Non so quanto potrà durare, non so quali saranno le decisioni di giudici e servizi sociali, ma questa è un'altra storia che inizierà oggi.
    Ringrazio Dio di averci donato, seppure per qualche giorno, questa ragazza che ha portato in casa nostra un buon profumo. Lottare per i ragazzi è entusiasmante, ma come ogni battaglia comporta anche qualche ferita. Oggi per lei possiamo pregare affinché Dio l'aiuti a capire le scelte giuste da fare, mantenendo una porta aperta qualora decidessero di farla tornare da noi.

  29.  

    Addì 21 maggio 2016

    In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.
    Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.
    In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso».
    E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva

    Marco 10,13-16

  30.  

    E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva

    Una vita bella e serena

    Non so cosa siamo riusciti a dare ai tanti bambini e ragazzi in questi ventinove anni di Associazione, dovremmo chiederlo a loro, ma so cosa abbiamo provato a donargli: l'amore di una famiglia, i principi che pensiamo siano validi per un buon cammino di vita e tante, ma proprio tante, benedizioni e preghiere. Per qualcuno non hanno valore, per altri non hanno prezzo, per noi sono un modo di affidarli a Dio, di chiedere che sia lui a pensare a loro quando non potremo più farlo noi. Abbiamo donato ai nostri ragazzi anche le nostre imperfezioni, gli errori, i difetti. Si, un dono, perché possano capire quali siano le cose da non fare. Gesù e molti altri dopo di lui, Papa Francesco in primis, accolgono ed abbracciano i bambini. Prendiamo esempio da loro, abbracciamo i tanti bambini e ragazzi che hanno bisogno di noi, diamo loro una speranza, un futuro. Diamo loro la benedizione per una vita bella e serena alla quale tutti hanno diritto.

  31.  

    Addì 22 maggio 2016

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
    Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future.
    Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.
    Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà»

    Giovanni 16,12-15

  32.  

    Vi guiderà alla verità tutta intera

    Scendiamo in piazza

    Ascoltando il telegiornale saremmo portati a pensare che il mondo è una fucina di delinquenti, ma è facile capire che per ogni cattiva notizia ci sono migliaia di persone che nello stesso momento sono mamme esemplari, padri amorevoli, lavoratori indefessi, politici onesti, alunni o insegnanti modello che però non fanno notizia.
    Ogni tanto, questi onesti cittadini, si fanno coraggio e, richiamati da qualche episodio particolare, si riuniscono facendo sentire la loro voce. E' il caso meraviglioso del corteo a supporto di Giuseppe Antoci, Presidente del Parco dei Nebrodi in Sicilia. Migliaia di persone scese in piazza per manifestare contro la mafia e ringraziare per il buon lavoro fatto da Antoci, con fermata dinanzi al Commissariato di Polizia per ringraziare gli agenti della scorta che hanno messo in fuga gli attentatori.
    Non dovremmo aspettare che accadano fatti di sangue per scendere in piazza, un modo per dimostrare al male quanto sia forte il bene, ed al bene quanto sia importante unirsi per sconfiggere il male.
    Troppo facile indignarsi dinanzi alla televisione per una bambina violentata e uccisa, dobbiamo rimboccarci le maniche e proteggere questi bimbi non piangendo sulla loro tomba, ma accogliendoli in casa per evitare che siano vittime di pedofili ed assassini.
    A volte qualcuno dice "sarebbe bello prevedere il futuro", ma noi possiamo vedere oltre il nostro presente, possiamo vedere quello che succederà e, cosa più importante, possiamo impedire che accada.
    Se oggi, domani o nei prossimi giorni un bambino verrà violentato, abusato, maltrattato, picchiato, ucciso sarà anche colpa nostra.
    Forza e coraggio popolo di buoni, scendete in piazza e accogliete un bambino nella vostra famiglia

  33.  

    Addì 23 maggio 2016

    In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?».
    Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.
    Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
    Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza».
    Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».
    Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
    Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!».
    I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!
    E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
    Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?».
    Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».

    Marco 10,17-27

  34.  

    Vendi quello che hai e dallo ai poveri

    Ricchi o poveri?

    Siamo ricchi o siamo poveri? Il pensiero, dopo questa domanda, va subito al conto in banca. Avere tanti soldi significa essere ricchi, non sapere come arrivare a fine mese significa essere poveri. Verto, ricchezza è anche questo, ma non solo. Si è ricchi anche quando abbiamo tanto di un pregio. Ricchezza oggi è sinonimo di benessere, di felicità, ma non è così. Ricco significa avere tanto. Tanto denaro, oppure tanta capacità manuale, tanta facilità nel dialogare con il prossimo, tanta forza di sorridere dinanzi alle avversità, tanto feeling con i ragazzi o con gli emarginati.
    Ricchezza è quindi come dire abbondanza, ovvero avere più di ciò che ci necessita per vivere. Sentivo tempo fa un'intervista ad uno sceicco dell'Arabia Saudita ed il suo problema era cosa potersi inventare per spendere il fiume di denaro in suo possesso. Se abbiamo denaro e capacità per vivere serenamente la nostra quotidianità, perché non usiamo ciò che ci avanza donandolo agli altri? Perché non dar loro il denaro per mangiare, perché non usare le nostre abilità manuali per costruire case, mobili, riparare attrezzi per aiutare chi non riesca in tale compito, oppure le nostre conoscenze e capacità intellettive per organizzare iniziative a favore del prossimo? Perché non usare il dialogo per donare valori e principi a coloro che incontriamo, sorrisi a chi soffre, la nostra presenza a chi è maltrattato dalla società? Nessuno è troppo povero da non poter donare un sorriso.
    Perché farlo? Semplice. Se avete un milione di euro cosa fate? Lo spendete tutto o vi assicurate una rendita? Certamente lo investirete affinché vi produca una percentuale di interesse da poter spendere in tranquillità. Ovviamente cercherete la soluzione migliore, andrete nelle varie banche e agenzie finanziarie per capire quale possa essere l'investimento migliore da fare, ma sopratutto il tasso di interesse migliore. Una banca vi da il quattro per cento, se avete fortuna potreste arrivare anche al sette o addirittura al dieci per cento rischiando un po'. Ma che ne direste se entrando in un'agenzia vi proponessero il duecento per cento? Non credo esitereste a firmare tutte le carte immediatamente.
    Ecco perché dobbiamo condividere con il prossimo le nostre ricchezze, perché il ritorno garantito sarà doppio rispetto al vostro investimento e se donerete un sorriso ne riceverete tanti quante saranno le persone alle quali lo avrete donato. Se costruirete una casa avrete la gioia di vederla abitata da chi dormiva sotto un ponte fino al giorno prima, se darete il vostro denaro non vi comprerete una bella barca o una villa sul mare, ma certamente quando mangerete una mela avrete la certezza che tante altre persone staranno mangiando grazie a voi.
    Ed alla fine dei vostri giorni potrete ritirare il vostro capitale con gli interessi, e sarà vita eterna in pace e benessere

  35.  

    Addì 24 maggio 2016

    In quel tempo, Pietro disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
    Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.
    E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi»

    Marco 10,28-31

  36.  

    Già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi

    Vi faccio una promessa

    Quando ci propongono qualche bella iniziativa non ne parlo con i ragazzi, da un lato perché mi piace far loro una sorpresa,
    ma anche perché gli eventi, il maltempo o mille altri fattori possono far saltare la cosa, e questo darebbe un grande dispiacere ai bimbi che ormai ci tenevano. Ma non ne parlo con loro sopratutto perché quando faccio una promessa, venisse giù il mondo, la mantengo.
    Essere delusi per una promessa non mantenuta non è negativo tanto per l'esito mancato, quanto per la perdita di fiducia in quella persona. Questa si che è dura da digerire.
    Una volta avviata l'Associazione dopo la morte della mia mamma, mentre ancora lavoravo con mio padre, avevo mille dubbi su quale dovesse essere il mio futuro: lavorare come commercialista e dirigente d'azienda e fare volontariato ogni tanto, oppure dedicare la mia vita ai bambini. Pregavo, pregavo tanto il Signore affinché mi facesse capire cosa fare, ma sopratutto che mi aiutasse a dissipare il dubbio principale "di cosa camperò se non farò il commercialista?".
    Ed una sera, aprendo il Vangelo, Gesù mi parlò attraverso la sua parola stampata in questo bellissimo libro "non preoccuparti di cosa mangerai, guarda gli uccelli del cielo; non preoccuparti di come vestirai, guarda i fiori dei campi. Tu vali molto più degli uccelli e dei fiori". Chiusi il Vangelo e abbracciai il percorso che ancora oggi dopo trent'anni non ho mai abbandonato. Ma questa è storia, più o meno interessante per alcuni, ininfluente per altri, fondamentale forse solo per me.
    Ma l'attualità si che è interessante. Oggi la promessa che il Signore mi fece a suo tempo, unitamente ad un'altra "non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del Vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi" è stata mantenuta. Tutto ciò che ho lasciato si è decuplicato, tutto l'amore che abbiamo messo nel far crescere tanti bimbi ci è tornato indietro in maniera copiosa.
    Non è tutto rose e fiori, ma il Signore ci ha avvertito "madri e figli e campi, insieme a persecuzioni" e le persecuzioni, minime, almeno sino ad oggi, sono arrivate, ma le gioie superano i dolori di gran lunga.
    Allora, vedendoci oggi dopo trent'anni, possiamo dire che Dio ha mantenuto le sue promesse. Allora perché non credere anche a quelle che ci fa per il futuro, per il dopo vita terreno?
    Ci promette che se sbagliamo e poi ci pentiamo di cuore saremo perdonati.
    Ci promette che se diamo un bicchier d'acqua ad un nostro fratello saremo ricompensati.
    Ci promette che se lo seguiremo e aiuteremo il prossimo avremo la vita eterna.
    Siamo buffi. Crediamo solo a ciò che vediamo, ma quando vediamo vogliamo credere si tratti solo di una coincidenza, di un caso fortuito. Apriamo gli occhi, smettiamo di pensare che Dio esista solo se ci da cose buone, e comprendiamo che siamo solo di passaggio perché la vita vera ci aspetta oltre la morte del nostro corpo materiale. Questo Dio ci ha promesso e questo Dio manterrà perché, come ogni buon Padre con la Pi maiuscola, ogni promessa la mantiene a qualunque costo.

  37.  

    Addì 25 maggio 2016

    In quel tempo, Gesù, prendendo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto:
    «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà».
    E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo».
    Egli disse loro: «Cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
    Gesù disse loro: «Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo».
    E Gesù disse: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.
    Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
    All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.
    Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.
    Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.
    Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

    Marco 10,32-45

  38.  

    Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti

    Felice di servire

    Che onore essere chiamato "servo". E' come se mi dicessero che sono utile a qualcosa. Quante persone arrivano ad un certo punto della loro vita e si guardano indietro. Hanno fatto cose grandi o piccole, hanno costruito case e palazzi o soltanto la cuccia del cane, hanno avuto figli e nipoti, mogli e mariti. Hanno avuto tanti amici e si sono divertiti da pazzi. Vite piene, vite intense, ma quanta tristezza nei loro occhi. Eppure hanno fatto ciò che volevano, sono arrivati dove si erano prefissati, non è mai mancato loro un pezzo di pane. Eppure sono demoralizzati, sperano che la vita finisca presto, non vedono un futuro, ma sopratutto non vedono un presente.
    Il motivo? Sono stati messi da parte, sono vecchi inutili. Il figlio è subentrato nell'azienda, la moglie li tratta da vecchi scimuniti, gli amici al bar fanno discorsi da osteria ed il tempo non passa e si resta in attesa di morire, di togliere il disturbo.
    E' inevitabile, è naturale che la vecchiaia ci porti pensieri di "fine vita", ma non tutti ci arrivano allo stesso modo.
    E' come se la vita fosse una grande maratona. Si parte bambini per fare pochi chilometri alla volta per mano a mamma e papà, ogni anno sempre di più e sempre con minor fatica. Arriva un momento in cui ci si sente forti e ci si stacca dalla famiglia per correre da soli, talvolta cadiamo, ma chi ci vuole bene ci aiuta a rialzarci e ripartiamo. Eccoci, adesso siamo baldanzosi, forti, allenati, temprati ed il mondo è ai nostri piedi. Corriamo con slancio, petto in fuori, testa alta, convinti di vincere, di essere i più bravi. Poi le prime cadute, le prime ferite, qualche ricovero e si fa largo l'idea che non siamo invincibili, ma tutto passa e si ricomincia a correre. Il traguardo non arriva mai, perché non c'è un punto di arrivo. Corriamo, corriamo e cominciamo a guardarci intorno. Vediamo giovani che ci superano con agilità, qualcuno ci deride. Vediamo anziani cadere a terra tramortiti portati via da un carro funebre e capiamo che presto toccherà anche a noi. Chiediamo forza, chiediamo aiuto, chiediamo sostegno, ma nessuno ce lo da, ognuno impegnato nella sua gara personalissima con la vita.
    Correre per correre non porta a nulla. Dovremmo allora rivedere le nostre posizioni, il nostro modo di incedere, iniziare prima a guardare cosa sta capitando agli altri. Rallentarsi se qualcuno ha bisogno di una mano che lo tiri, fermarsi a dare forza a chi è caduto, dare la nostra acqua a chi ne sia sprovvisto, accompagnare il feretro nel suo ultimo viaggio tenendo sotto braccio le vedove e gli orfani.
    In altre parole farsi servi, servitori del prossimo, ed allora vinceremo la gara della vita perché chi serve sarà servito. Ci sarà qualcuno, quando ne avrete bisogno, che si ricorderà di voi, dell'amore che avete donato e contraccambierà i vostri gesti. Questo è il nostro traguardo.
    Che gioia vedere i miei ragazzi che a cena si litigano per andare in cucina a prendere il cibo da distribuire, che si alzano di scatto quando vedono che manca l'acqua, quando la versano nel bicchiere di chi hanno vicino prima ancora che si renda conto di avere il bicchiere vuoto. Che gioa quando vedo le bimbe in cucina felici di aver preparato la cena, di essere utili.
    La più bella vittoria non è arrivare primi, ma camminare servendo gli altri
    Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti

  39.  

    Addì 26 maggio 2016

    In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.
    Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
    Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
    Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!».
    Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
    Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!».
    E Gesù gli disse: «Va, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.

    Marco 10,46-52

  40.  

    Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte

    Un grido di speranza

    Quante volte molti di noi sono stati messi da parte perché ciechi, storpi, antipatici, nati in contesti sociali malfamati. Purtroppo in molti si adagiano in quella situazione, rassegnandosi ad una vita di miseria, degrado e abbandono.
    Non è questo lo spirito giusto.
    Nessuno ti regala nulla e nella vita bisogna lottare per far valere i propri diritti, talvolta si deve lottare anche per conquistare un semplice sorriso, una stretta di mano, un riconoscimento.
    Se pensiamo di fare da soli è vera la canzone di Gianni Morandi "uno su mille ce la fa", ma chi ha fede in Dio sa che tutti possiamo avere una vita migliore, il Vangelo ci indica la strada, l'importante è non scoraggiarci se il Signore non ci ascolta, non è mancanza di interesse, ma vuole mettere alla prova la nostra fede. Non smettiamo mai di invocarlo, di chiamarlo, di pregarlo affinché ci aiuti. Anche quando tutto sembra perduto, anche quando vediamo la morte come l'unica via di fuga da tanta miseria umana, continuiamo a chiamarlo e lui ci ascolterà.
    Quando è morta la mia mamma ho ringraziato Dio, certo che c'era un piano del Signore, ma nei primi mesi ero sul ciglio della strada, abbandonato dai miei "amici", solo, sperso, impaurito. Avevo solo la fede e chiamavo Dio, ogni giorno gridavo il suo nome e gli chiedevo di aiutarmi, di farmi capire il perché di quell'evento così tragico. Ero cieco e non vedevo che altri soffrivano più di me, mi piangevo addosso come se fossi l'unico a soffrire in questo mondo.
    Un giorno mi ha chiamato e mi ha aperto gli occhi, da quel momento tutto è stato più chiaro e ho visto il cammino che dovevo fare.
    Non smetterò mai di ringraziare Dio per la gioia che mi ha donato nel farmi incontrare i miei ragazzi. Una gioia immensa. Mi vengono i brividi al pensare cosa ne sarebbe stato di me se non avessi avuto abbastanza fede, se avessi smesso di gridare il nome di Dio, se mi fossi lasciato andare al pianto e alla rassegnazione.
    Gridate, gridate forte, non scoraggiatevi e prima o poi il Signore vi chiamerà. E se qualcuno vorrà tapparvi la bocca, non dategli retta e gridate più forte

  41.  

    Addì 27 maggio 2016

    Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.
    La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame.
    E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi.
    E gli disse: «Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti». E i discepoli l'udirono.
    Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio.
    Ed insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!».
    L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento.
    Quando venne la sera uscirono dalla città.
    La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.
    Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: «Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato».
    Gesù allora disse loro: «Abbiate fede in Dio!
    In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Levati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato.
    Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.
    Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati»

    Marco 11,11-26

  42.  

    Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento

    Non avere padroni

    Tanti anni fa abbiamo fatto una scelta, quella di non avere padroni, di non dipendere da nessuna organizzazione o partito che ci potesse dire cosa fare, quando stare zitti e quando parlare.
    Una scelta coraggiosa che certamente ha impedito alla nostra Associazione di crescere quanto altre che, create negli stessi anni della nostra Fondazione, con alle spalle qualche politico, sono diventate multinazionali con bilanci ad un numero infinito di zeri. Nessuna gelosia, nessuna invidia, anzi la maggior parte di loro fanno un lavoro egregio. Solo una questione di scelte.
    Sicuramente coloro che non possono essere imbrigliati sono guardati con sospetto e talvolta fanno paura perché liberi di dire come la pensano. Siamo arrivati in audizione presso la Commissione Infanzia non perché conosciamo un qualche politico, ma perché siamo andati tante volte a Roma a gettare semini nel campo della politica e finalmente qualcuno ha notato ed apprezzato le nostre idee. In Commissione ci siamo potuti permettere di dichiararci non d'accordo con alcune dichiarazioni di una senatrice, con la soddisfazione di ricevere un grazie per la critica che porterà a maggior riflessione proprio dalla senatrice in questione.
    Perché questa scelta? Perché voler essere liberi a tutti i costi? Perché non chinare il capo ogni tanto per ricevere contributi, applausi, sostegno? Perché voler sempre dire la nostra rischiando di prendere bastonate e trovare ostacoli difficili da superare sul proprio cammino?
    Perché tutto non si misura solo con i soldi o le poltrone ricevute.
    La nostra integrità, il portare avanti i propri principi senza derogare, pur dialogando per capire gli altrui punti di vista, è impagabile.
    Nonostante mille difficoltà che ancor oggi subiamo nel non vederci riconosciuti taluni diritti, tornassimo indietro faremmo di nuovo la stessa scelta.
    E se qualcuno pensa che abbiamo sbagliato, pur rispettando la loro opinione, faccio osservare come Gesù avesse fatto lo stesso. Non si è piegato, diceva ciò che pensava liberamente e per questo è stato persino ucciso nonostante non avesse fatto del male a nessuno, ma solo donato amore e principi.
    Ma guardate oggi quanto grande è la Chiesa, quanto aiuto da alle persone, eppure i primi anni i cristiani dovevano nascondersi, venivano uccisi.
    Noi siamo piccolini, ma nel nostro piccolo qualcosa abbiamo fatto, qualche bimbo lo abbiamo aiutato, un po' di amore lo abbiamo sparso. Oggi siamo piccolini, ma ne riparleremo tra duemila anni.

  43.  

    Addì 28 maggio 2016

    In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero:
    «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?».
    Ma Gesù disse loro: «Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio.
    Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi».
    Ed essi discutevano tra sé dicendo: «Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto?
    Diciamo dunque "dagli uomini"?». Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta.
    Allora diedero a Gesù questa risposta: «Non sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose»

    Marco 11,27-33

  44.  

    Non sappiamo

    Non lo so

    Capita spesso che quando faccio una domanda ai miei ragazzi, magari per cercare di capire qualcosa cosa sia successo, e loro sono in torto, la risposta che mi danno, anche davanti all'evidenza, è "non lo so". Che un ragazzo in crescita sia timoroso è cosa normale perché ancora non ha imparato ad assumersi le sue responsabilità, molte volte però siamo noi adulti a rispondere "non lo so" dinanzi all'evidenza.
    Come è possibile aiutare un bambino che soffri? Non lo so.
    Come è possibile alleviare le sofferenze di un malato terminale? Non lo so.
    Come è possibile perdonare chi ci abbia fatto un torto? Non lo so.
    Troppe volte diciamo "non lo sappiamo", è troppo comodo, impariamo anche noi ad assumerci le nostre responsabilità.
    Quando c'è un bambino che ha bisogno di noi, accogliamolo.
    Quando c'è un malato, andiamolo a trovare.
    Quando qualcuno ci fa del male, perdoniamolo.

  45.  

    Addi 29 maggio 2016

    Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure.
    Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta».
    Gesù disse loro: «Dategli voi stessi da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente».
    C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: «Fateli sedere per gruppi di cinquanta».
    Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti.
    Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
    Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.

    Luca 9,11b-17

  46.  

    Dategli voi stessi da mangiare

    Avete poco pane? Non importa, è già tanto

    Quanta gente muore di fame ogni giorno.
    La crisi economica ha messo in ginocchio moltissime famiglie e di molti scappano da paesi del terzo mondo nella speranza di trovare un po' di pane per sfamare i propri figli.
    Molti vorrebbero aiutare chi è in difficoltà, ma dinanzi a bisogno così grandi si sente forte l'impotenza ed avendo solo cinque pani e tre pesci pensiamo che la nostra azione sia pressoché inutile, e pertanto rinunciamo.
    Nella mia vita ho capito che ogni seme produce un albero e quindi anche con poche cose da mangiare possiamo iniziare a sfamare tanta gente, ma una considerazione su tutte è che se ci sono migliaia di persone che necessitano del pane, ce ne sono milioni e milioni che hanno bisogno di ben altro.
    Affetto, amore, comprensione, educazione, accudimento, sostegno, accoglienza, difesa e tanto altro ancora, che noi possiamo dare anche se il tempo a disposizione è poco, anche se la nostra casa è piccola, anche se le capacità sono ridotte, anche se abbiamo solo cinque pani e tre pesci, perché se noi mettiamo a disposizione quel poco che abbiamo, l'amore si diffonderà ed arriverà a milioni di persone.

  47.  

    Addì 30 magio 2016

    In quel tempo, Gesù si mise a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti, agli scribi e agli anziani]:
    «Un uomo piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre, poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano.
    A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna.
    Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote.
    Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti.
    Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero.
    Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio!
    Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede; su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra.
    E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
    Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri.
    Non avete forse letto questa Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo;
    dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri»?
    Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. E, lasciatolo, se ne andarono

    Marco 12,1-12

  48.  

    La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo

    Essere messi da parte

    Dispiace quando vediamo che nostro figlio viene messo da parte dai propri compagni perché ha dei principi, oppure che un'Associazione non venga considerata dal proprio comune ed ostacolata per i valori che propone. Dispiace quando ci escludono e ci deridono per le nostre idee. Dispiace, ma non troppo. La mia ex ragazza spagnola, quando qualcuno ci escludeva, diceva "se lo pierden". Si, sono loro a perdersi qualcosa, sono gli altri che non accettando il dialogo ed il confronto di fatto rinunciano a crescere, a maturare, a vedere le cose sotto un'altra luce.
    Da quando siamo nati come Associazione abbiamo dato tanto fastidio. Fastidio agli assistenti sociali che pensavano di dettare legge, fastidio ai partiti politici che non sono riusciti a mettere la loro bandiera sulla nostra testa, fastidio ai genitori che abusavano dei propri figli, fastidio per le nostre idee per le quali insegniamo valori e principi ai nostri ragazzi. Non me ne sono mai preoccupato, anche se il disappunto è notevole, ma come potremmo guardarci allo specchio la sera se avessimo accettato dei compromessi su questioni di principio? Non potrei mai chinare il capo dinanzi ad un assistente sociale che non sta facendo il bene di un bambino; non potrei stare in silenzio e non dire la mia sull'aborto, sull'accoglienza degli stranieri, sul perdono; non potrei vendere la mia anima per un po' di considerazione o un posto al sole. Ho fede in Dio e nel Vangelo c'è scritto "La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo".
    E qualcuno inciamperà sui nostri valori.

  49.  

    Addì 31 maggio 2016

    In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
    Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
    Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo
    ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
    A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
    Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.
    E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».
    Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore
    e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
    perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
    D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
    Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
    e Santo è il suo nome:
    di generazione in generazione
    la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
    Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
    ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
    ha ricolmato di beni gli affamati,
    ha rimandato a mani vuote i ricchi.
    Ha soccorso Israele, suo servo,
    ricordandosi della sua misericordia,
    come aveva promesso ai nostri padri,
    ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».
    Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua

    Luca 1,39-56

  50.  

    E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore

    Dove sei Mamma?

    Quando ci muore una persona cara, quando una mamma, un figlio, un papà, un fratello ci lasciano soli a camminare per le strade di questa terra ci viene da domandarci dove siano. Chi crede non ha dubbi. Non ha dubbi? Siamo sicuri? Non è nella nostra natura non dubitare. Pensiamo ai nostri cari come a persone perfette una volta che sono morti, ma se per un attimo pensiamo ai loro difetti, alle mancanze, ai momenti di ira, alle parole cattive, ai gesti sbagliati, qualche dubbio ci assale. Dio li avrà accolti? Personalmente penso che il Signore accolga in Paradiso tutti i peccatori che, anche settanta volte sette, abbiano capito di aver sbagliato e chiesto perdono alle persone che hanno offeso e a Dio.
    Ma al di là del perdono divino, del quale non possiamo essere certi perché non sta a noi giudicare se una persona si è pentita veramente o meno, c'è un test che ognuno di noi può fare per rassicurarsi e fugare ogni dubbio.
    Io lo faccio per la mia mamma, voi fatelo per chi amate e non è più tra voi

    E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore.
    Si, la mia mamma credeva tantissimo che le promesse fatte dal Signore si sarebbero adempiute.

    L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
    Si, la mia mamma ringraziava Dio ogni giorno per ciò che aveva, anche quando stava per morire, e lodava il Signore per averle dato così tanto amore. Mai le ho sentito proferire parole di superbia perché con umiltà sapeva che tutto ciò che aveva era dono gratuito di Cristo

    D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
    Si, la mia mamma è conosciuta da tante persone, anche dopo la sua morte, per il bene che ha fatto e questa la rende beata agli occhi di Dio.

    Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome.
    Si, il Signore ha fatto grandi cose per la mia mamma, prima fra tutte le ha dato la gioia di mettere al mondo un figlio, di poterlo educare, di amarlo più della sua stessa vita.

    Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
    Si, temeva il Signore, perché peccatrice come tutti gli uomini, ma confidava nella misericordia di Dio, nel suo perdono, e la invocava per il suo prossimo aiutandolo a riflettere sui suoi errori.

    Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore.
    Si, prendendo esempio da Dio, era severa quando occorreva e faceva abbassare la cresta a chi si insuperbiva, me per primo.

    Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili.
    Si, nella sua vita come insegnante e come dirigente della Provincia ha dato voce ai più deboli, riducendo a più miti consigli i prepotenti.

    Ha ricolmato di beni gli affamati.
    Si, ha donato tanto amore a chi era affamato nel fisico e nel cuore.

    Ha rimandato a mani vuote i ricchi.
    Si, in tanti hanno provato con doni e lusinghe a distoglierla dal dare certi insegnamenti, ma ha sempre disdegnato le ricchezze.

    Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.
    Si, è stata vicina a suo figlio, a me, valorizzando gli aspetti buoni come una promessa fatta con Dio.

    Si. Sono certo di dove sia oggi la mia mamma