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  1.  

    Addì 18 marzo 2016

    In quel tempo, i Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo.
    Gesù rispose loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?».
    Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».
    Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dei?
    Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio?
    Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre».
    Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
    Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò.
    Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero».
    E in quel luogo molti credettero in lui.

    Giovanni 10,31-42

  2.  

    Se non volete credere a me, credete almeno alle opere

    La bellezza di essere un perdente

    Non si contano le volte nella vita in cui si siano ricevute botte in testa, soprusi, lapidazioni con parole più pesanti dei sassi, maltrattamenti, non considerazione, finanche alla gogna mediatica.
    Se facciamo qualcosa in molti criticano, qualcuno giudica e tenta di ostacolare, pochi applaudono.
    Accade spesso anche il contrario, ovvero che in molti applaudano, pochi criticano e un pizzicotto di persone ostacola.
    C'è qualcosa che non funziona.
    Il parere di ciascuno è sacrosanto e dipende dal punto di vista, ma ci sono dei parametri obiettivi che non si possono trascurare e, al di là delle sane critiche costruttive che servono a crescere e migliorarsi, i giudizi, le lapidazioni sono fuori luogo se un'opera è buona e porta i suoi frutti.
    Prendiamo un insegnante. Al colloquio con i genitori questa può essere antipatica, scontrosa, burbera, poco disponibile, ma nel rapporto con gli alunni si trasforma e i ragazzi la seguono, studiano, si comportano bene, imparano valori, ed il risultato si vede.
    Marco è arrivato in classe dopo tre bocciature, spavaldo, menefreghista del sistema nel quale è obbligato a stare, ma dopo un periodo a scuola si vede in lui una trasformazione: apprezza lo studio e si impegna nonostante i suoi limiti, cambia atteggiamento divenendo più positivo e collaborativo, progetta il suo futuro, aiuta in classe i più deboli anziché essere lui l'aguzzino. E così come lui anche gli altri ragazzi mostrano la parte migliore di sé. Di quell'insegnante possiamo dire tutto, ma non certo che non abbia compiuto una buona opera con i ragazzi.
    Ed allora il giudizio non dovrebbe essere negativo, ma positivo.
    Eppure non è così. Eppure se l'insegnante resta sullo stomaco a qualcuno, a torto o a ragione, questo lo criticherà, lo combatterà, sobillerà gli altri contro di lui, tenterà di farlo fuori usando tutte le armi a disposizione, rifiutando un dialogo onesto, obiettivo e costruttivo.
    Per chi ha fede e per chi non ne ha la storia di Gesù è valida comunque. Lui faceva opere buone e questo è sotto gli occhi di tutti, ma stava "antipatico" a qualcuno, ai capi, a coloro che non volevano vedere sminuito il loro potere sul popolo, coloro che non potevano ammettere che questo Gesù facesse del bene e lo facesse meglio di loro.
    Si devono giudicare le opere di una persona, non dobbiamo avere altri parametri. Se qualcuno fa del bene deve essere sostenuto, incoraggiato, usato per collaborare ad un fine comune.

    Dicono che sei un fallito. Ringrazia.
    Ti deridono. Ringrazia.
    Ti scansano. Ringrazia.
    Ti maledicono. Ringrazia.
    Pensano tu sia un imbecille. Ringrazia.

    Di Gesù pensavano la stessa cosa.

  3.  

    Addì 19 marzo 2016

    Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.
    Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
    Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
    Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
    Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
    Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore.

    Matteo 1,16.18-21.24a

  4.  

    Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù

    Essere padri

    Quante pene un genitore deve affrontare e subire per crescere un figlio, ma basta una sua carezza, un suo sorriso, una sua attenzione per arrotondare tutti gli spigoli che in un rapporto si possono creare. Ritengo che padre e madre, se pur condividendo tanti aspetti legati alla crescita del figlio, abbiano due ruoli differenti, distinti ed ugualmente importanti. Il rapporto con la mamma è chiaro a tutti, un legame che nasce dal momento del concepimento e cresce ogni giorno di più in relazione molto stretta, fatta di dolcezza e piccole attenzioni che il padre non può avere per sua stessa natura. D'altro canto il papà ha una funzione più forte, a tratti più dura, impregnata della giusta dolcezza con un ruolo importante tanto quello della mamma. Le madri sono molto protettive e se lasciassimo soltanto a loro l'educazione dei figli, nella maggior parte dei casi non sarebbe loro permesso di fare alcunché di rischioso. Se invece la cura dei figli fosse lasciata al padre non imparerebbero quelle meravigliose sfumature che solo una mamma, con la sensibilità proprio delle donne, può notare. Porto spesso i miei ragazzi nel bosco a fare dei giochi quasi fossero, rapportati alle varie età, difficili prove, come scalare pendii, arrampicarsi su un albero, saltare da una roccia. Sono io che li insegno ad andare sott'acqua e a superare i propri limiti con la giusta moderazione ed un pizzico di prudenza. Sempre io che li porto a pescare ed in ogni caso lascio che si sporchino rotolandosi nel fango o maneggiando il pesce, suscitando spesso sguardi di disapprovazione da parte delle donne di casa, in una sorta di complicità con i ragazzi che non ha paragoni, quasi come essere uno di loro, il più grande e per questo catalizzatore delle brontolate. Se le mamme andassero in bosco con i ragazzi sarebbe tutto un "attento a non sudare, fai attenzione è pericoloso, no non saltare, non salire troppo in alto, non tirare il fango a tuo fratello, non mettere i piedi nell'acqua è troppo fredda, stai attento a quell'animale", rovinando la parte bella del divertimento, impedendo loro di sporcarsi ed esplorare un mondo nuovo anche rischiando qualche piccolo incidente. I ruoli di papà e di mamma non sono interscambiabili perché ognuno ha una natura diversa, ma entrambi i ruoli sono importanti e fondamentali per una crescita sana ed equilibrata di un bambino. Due papà senza la presenza della figura femminile, oppure due mamme senza la presenza della figura maschile, faranno mancare al bambino qualcosa che non avrà più modo di recuperare.

  5.  

    Addì 20 marzo 2016

    Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui,
    e disse: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione,
    poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio».
    E preso un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e distribuitelo tra voi,
    poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio».
    Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me».
    Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi».
    «Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola.
    Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!».
    Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò.
    Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande.
    Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori.
    Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve.
    Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.
    Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove;
    e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me,
    perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.
    Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano;
    ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli».
    E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte».
    Gli rispose: «Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi».
    Poi disse: «Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla».
    Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una.
    Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine».
    Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli rispose «Basta!».
    Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono.
    Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione».
    Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava:
    «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà».
    Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo.
    In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra.
    Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza.
    E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».
    Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo.
    Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?».
    Allora quelli che eran con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?».
    E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro.
    Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate, basta così!». E toccandogli l'orecchio, lo guarì.
    Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante?
    Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre».
    Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano.
    Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro.
    Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: «Anche questi era con lui».
    Ma egli negò dicendo: «Donna, non lo conosco!».
    Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di loro!». Ma Pietro rispose: «No, non lo sono!».
    Passata circa un'ora, un altro insisteva: «In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo».
    Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò.
    Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte».
    E, uscito, pianse amaramente.
    Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano,
    lo bendavano e gli dicevano: «Indovina: chi ti ha colpito?».
    E molti altri insulti dicevano contro di lui.
    Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero:
    «Se tu sei il Cristo, diccelo». Gesù rispose: «Anche se ve lo dico, non mi crederete;
    se vi interrogo, non mi risponderete.
    Ma da questo momento starà il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio».
    Allora tutti esclamarono: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli disse loro: «Lo dite voi stessi: io lo sono».
    Risposero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».
    Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero da Pilato
    e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re».
    Pilato lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici».
    Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: «Non trovo nessuna colpa in quest'uomo».
    Ma essi insistevano: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui».
    Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo
    e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme.
    Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui.
    Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla.
    C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza.
    Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato.
    In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro.
    Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo,
    disse: «Mi avete portato quest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate;
    e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte.
    Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò».
    .
    Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «A morte costui! Dacci libero Barabba!».
    Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio.
    Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù.
    Ma essi urlavano: «Crocifiggilo, crocifiggilo!».
    Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò».
    Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano.
    Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita.
    Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà.
    Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù.
    Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.
    Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli.
    Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato.
    Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci!
    Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
    Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati.
    Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra.
    Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno». Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte.
    Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto».
    Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano:
    «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso».
    C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.
    Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!».
    Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena?
    Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male».
    E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».

    Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».
    Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio.
    Il velo del tempio si squarciò nel mezzo.
    Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò.
    Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest'uomo era giusto».
    Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto.
    Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti.
    C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta.
    Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatèa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio.
    Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù.
    Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto.
    Era il giorno della parascève e gia splendevano le luci del sabato.
    Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù,
    poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento

    Luca 22,14-71.23,1-56

  6.  

    Sobillatore del popolo. Crocifiggilo. Crocifiggilo.

    Il coraggio delle proprie idee

    Tra il bianco ed il nero ci sono mille sfumature di grigio, ed è giusto per certe piccole cose quotidiane cercare dei compromessi, ma spesso questo è un alibi per non prendere una posizione.
    Dire “bianco” o dire”nero” a gran forza provoca dei nemici, nascono accuse, si viene messi all’indice. Poco importa. Quando si ha un principio lo si deve gridare ai quattro venti, lo si deve difendere a tutti i costi. Disposti al dialogo ascoltando l’altro, ma senza rinunciare alle proprie ragioni. Se vedo qualcuno che si comporta male lo devo dire, anche a costo di una lite. Se credo in Dio lo devo dire, anche a costo di essere guardato male da chi non crede. Se ritengo giusto accogliere gli immigrati nel nostro paese lo devo proclamare, anche a costo di essere escluso da chi la pensa diversamente. Se desidero accogliere un bambino in affido, devo andare contro il sistema che me lo impedisce e contro i perbenismi di amici e parenti, anche a costo di restare solo. Se credo che l’aborto sia un omicidio legalizzato lo devo gridare a gran voce, anche a costo di essere escluso da un intero partito o movimento. Che uomo o donna è colui che rinuncia a proclamare il proprio pensiero, che rinuncia a difenderlo, che rinuncia a scriverlo con il sangue solo per paura di essere escluso da una rete o da una vita sociale? Non vendiamo le nostre idee, non abbassiamo lo sguardo dinanzi a chi ci accusa di sobillare il popolo, non temiamo chi urli “Crocifiggilo. Crocifiggilo”. Gesù, che crediate o meno che sia figlio di Dio, lo ha fatto prima di voi, duemila anni fa, ed i suoi valori, lo stile di vita che ha proposto sono stati seguiti da miliardi di persone. Non accettate compromessi per avere un posto al sole, una poltrona in qualche ente, un posto fisso, uno sponsor che faccia grande la vostra organizzazione perché quello che costruirete sul fumo, prima o poi vacillerà e cadrà lasciando solo polvere e detriti. Ciò che invece avrete costruito con pazienza e determinazione un giorno sarà un magnifico castello ove poter abitare felici accogliendo chiunque voglia davvero sposare la vostra causa

  7.  

    Addì 21 marzo 2016

    Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti.
    Equi gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali.
    Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento.
    Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?».
    Questo egli disse non perché gli importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
    Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura.
    I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
    Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti.
    I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù

    Giovanni 12,1-11

  8.  

    Era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro

    Ti sta derubando? Lascialo fare

    Olimpia aveva un gran cuore ed il suo stipendio finiva in opere di bene il giorno stesso in cui le veniva accreditato.
    Aveva dato intesa agli impiegati delle poste vicino casa sua di distribuirlo alle persone che aveva segnato in una lista.
    Gli impiegati, che le volevano bene e sapevano quanto donava nel segreto, erano preoccupati per lei e le dicevano "Olimpia, pensa un po' anche a te stessa", ma rispondeva che aveva una casa e la pensione dei suoi le bastava per vivere.
    Fra i suoi assistiti c'era una donna che non poteva lavorare perché aveva il braccio ingessato. Un giorno una delle impiegate la vide senza gesso al collo e pensò "Almeno adesso una parte dello stipendio Olimpia la terrà per sé, una bocca in meno da sfamare".
    Con grande sorpresa, nel giorno di paga, questa donna si presentò allo sportello nuovamente con il braccio ingessato.
    All'impiegata ribollì il sangue, ma non disse nulla e, come da accordi, pagò la signora.
    Appena vide Olimpia però le riferì dell'accaduto, la quale rispose "Dalle lo stesso quanto pattuito anche in futuro, perché se una persona arriva a fare una cosa del genere significa che è proprio disperata ed ha bisogno di quei soldi, io posso farne a meno"
    Tante volte mi sono domandato perché Gesù tenesse con sé Giuda Iscariota, ladro che rubava dalla cassa quanto vi mettevano dentro. Ognuno di noi lo avrebbe, come minimo, mandato via. Eppure no, lo teneva con sé.
    Una delle possibili risposte che mi sono dato è che lo facesse per redimerlo, ma la cosa non mi tornava perché dal Vangelo non risulta che gli abbia mai parlato per fargli capire che stava sbagliando.
    Quando ho appreso di questo fatto su Olimpia Sgherri, la Madre Teresa di Livorno, la donna che mi ha fatto conoscere una realtà di cui non sapevo nulla, portandomi così a fondare l'Associazione "Amici della Zizzi", ho capito perché Gesù tenesse con sé Giuda, perché tenga noi peccatori vicino a sé: siamo tutti bisognosi del suo immenso amore per andare avanti, e lui ci ama e ci protegge anche se peccatori lasciando a noi la libertà di cambiare strada.
    Da quando mi hanno raccontato questo episodio della vita di Olimpia, per me già Santa, ho imparato ad accettare maggiormente le debolezze dei miei ragazzi e delle persone che camminano con me, al pari di come Dio accetta le mie debolezze.
    Grazie Olimpia, grazie anche per questo insegnamento.

  9.  

    Addì 22 marzo 2016

    In quel tempo, mentre Gesù era a mensa con i suoi discepoli, si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà».
    I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse.
    Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù.
    Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Dì, chi è colui a cui si riferisce?».
    Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?».
    Rispose allora Gesù: «E' colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone.
    E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto».
    Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri.
    Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte.
    Quando Giuda fu uscito, Gesù disse : «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui.
    Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
    Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire.
    Simon Pietro gli dice: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi».
    Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!».
    Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte»

    Giovanni 13,21-33.36-38

  10.  

    Non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte

    Umiliati e offesi

    A margine dell'ultimo turno di coppe, le ignobili immagini di ultrà che insultano clochard e urinano su una donna che chiede l'elemosina.
    La storia si ripete senza fine. Chi è povero, chi vive ai margini della società, chi è umile per sua natura o per scelta è spesso offeso, deriso, maltrattato, tradito, persino picchiato e talvolta ucciso da coloro che si sentono superiori, dagli amici, dai passanti, dai ragazzi in un gioco diabolico. Pietro ha offeso Gesù tradendolo, Giuda ha offeso Gesù consegnandolo ai suoi aguzzini, tanti i figli che maltrattano i genitori ormai anziani e deboli.
    Bugie, offese, falsità sono all'ordine del giorno. Il ruolo di ogni educatore, dal genitore all'insegnante, dal nonno all'allenatore è di far capire ai ragazzi che ogni persona ha la sua dignità, che non dobbiamo offendere, tradire solo perché siamo in grado di farlo facendo vigere la legge della giungla, oppure perché hanno offeso me ed allora è giusto ricambiare la cortesia. Il miglior insegnamento è quello dato dall'esempio. Non offendiamo chi ci offende, non umiliamo chi ci umilia, anzi, facciamo di più, perdoniamo chi viene contro di noi ed allora capirà il suo errore. Pietro e Giuda tradirono Gesù, contro nessuno egli ha sollevato la sua mano, anzi è stato benevolo con loro, li ha lasciati liberi di decidere il loro destino e li ha amati profondamente entrambi al punto da lavar loro i piedi nell'ultima cena

  11.  

    Addì 23 marzo 2016

    In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento.
    Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.
    Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?».
    Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli».
    I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
    Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.
    Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà».
    Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?».
    Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà.
    Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!».
    Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto»

    Matteo 26,14-25

  12.  

    E quelli gli fissarono trenta monete d'argento

    Dio denaro

    Domenica scorsa ero al mercatino delle pulci e sul tavolo di una bancarella c'erano in vendita poltrone, servigi clientelari, valori.
    Tutto ha un prezzo: trenta denari per tradire un Maestro; una poltrona per avere i favori di una persona; un posto di lavoro per avere dei voti; una bustarella per acquisire un diritto.
    Oggi sembra che non ci sia principio che non si possa vendere o comprare. Ed il prezzo è sempre più basso. Ieri l'altro era difficile trovare un killer per uccidere una persona e costava cento milioni, ieri in diversi erano disposti a uccidere per duemila euro, oggi tanti ragazzini di quattordici anni sono pronti ad ammazzare su commissione per poche centinaia di euro o per entrare nel giro della mala.
    Noi guardiamo e scuotiamo la testa. Chi non si indigna davanti alle persone che si vendono. Ma noi, noi non ci vendiamo? Non ci siamo mai venduti? Barattiamo i nostri principi per un attimo di gioia. Quanti ragazzi, pur avendo fede, smettono di andare in chiesa per avere più tempo per stare con gli amici, più tempo per dormire. Quanti dicono di non credere e accettano le bestemmie per adeguarsi ed essere accettati dal gruppo. Quanta gente distrugge un matrimonio per un capriccio. Quanti genitori rinunciano al dialogo per evitare problemi. E la lista è senza fine.
    Non bisogna avere il paraocchi nella vita ed è giusto accettare dei compromessi, purché non si rinunci alla nostra integrità morale, purché non si intacchi la nostra anima.
    Non vendetevi, sarete schiavi di chi vi compra

  13.  

    Addì 24 marzo 2016

    Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
    Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita.
    Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto.
    Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?».
    Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo».
    Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me».
    Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!».
    Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti».
    Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi».
    Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto?
    Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono.
    Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.
    Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi»

    Giovanni 13,1-15

  14.  

    Li amò sino alla fine

    Ir mi bimbo

    Non è raro entrare in un negozio di Livorno, nel panificio piuttosto che nella macelleria, e sentire parlare una vecchietta di settantanni con la sua vicina di fila mentre dice "Ir mi bimbo oggi è a pescare". Bimbo? Va bene che la scienza non conosce limiti, ma avere un bambino alla veneranda età di settantanni ha dell'incredibile. Non c'è posto nella mia città dove le donne anziane non dicano "Ir mi bimbo" parlando del proprio figliolo. Ci sarebbe da pensare che ci sia un'epidemia di "maternità senile" nella città labronica, ma non è così.
    Per le mamme livornesi, e sono convinto sia così in ogni città, seppur con intercalari diversi, il proprio figlio sarà sempre "Ir mi bimbo", sempre un cucciolo d'uomo da accudire, coccolare, amare con la propria vita, anche dovesse avere cinquanta o sessanta anni. Quale mamma, anche la più fredda e polare, non gioisce se il figlio la va a trovare, se le da un bacio e non desideri preparare per lui il suo piatto preferito. Non a caso il rapporto suocera e nuora è conflittuale perché le mamme pensano sempre che le nuore, per quanto siano mogli bravissime, non facciano mai abbastanza per i propri mariti.
    E' chiaro che se vediamo un bambino piccolo ci inteneriamo e siamo prodighi di coccole ed attenzioni, ma dovremmo vedere anche i ragazzi più grandi come cuccioli d'uomo, come dono di Dio da amare, coccolare e perdonare incessantemente, qualunque cosa facciano, qualunque cosa dicano, qualunque atteggiamento abbiano.
    Ogni bambino si vede proiettato nel futuro. Da piccolo si immagina di diventare un grande astronauta o una bellissima principessa, da adolescente si vede come una grande ballerina o un macho conquistatore di belle ragazze, da maggiorenne vede il mondo ai propri piedi, ma in ogni età immagina che la sua mamma gli sarà sempre vicino, pensa che non potrà mai perderla, che non potrà mai essere tradito da lei.
    Quando la mia mamma è morta è crollato il mio futuro, ho perso la gioia di un sogno che era già una realtà proiettata verso l'infinito, ho perso la gioia di vivere. Ed oggi, per questa grande mancanza che mi porto dentro da trentanni quando vedo un adulto che tratta male un ragazzo, che lo evita, o non ci faccia pace è come se ricevessi personalmente quell'insulto, quella non considerazione, quell'ostilità. E' un po' come se una persona stesse morendo di fame e vedesse buttare via il cibo da parte di chi ne abbia invece tanto da donarne.
    Pensate ai vostri figli, in affido, in adozione o naturali che siano, come ai vostri cuccioletti d'uomo, dolci e teneri, solo con maschere diverse a seconda dell'età.
    Gesù ha fatto così con i suoi apostoli. Li ha amati sino alla fine ed ha lavato loro i piedi, come si farebbe con un bambino che ha bisogno di essere lavato dalla propria mamma, senza fare distinzioni tra loro. Ha così lavato i piedi a Giuda Iscariota che lo avrebbe tradito. Ha lavato i piedi allo stesso modo a Pietro che lo avrebbe rinnegato. Ha lavato i piedi a tutti, anche se sapeva che nel momento del dolore lo avrebbero lasciato a morire da solo sulla croce per paura.
    Se siamo mamme e papà, mamme e papà veri, ricordiamocene non solo quando ci sono bambini piccoli che scorrazzano per casa, ma anche quando gli adolescenti urlano, gridano parolacce, si ribellano e non vogliono fare pace. Anche loro sono i nostri cuccioli d'uomo. Anche loro sono i cuccioli d'uomo del Signore a noi affidati direttamente da Dio. Trattarli male significa trattare male Dio.

  15.  

    Addì 25 marzo 2016

    In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli.
    Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli.
    Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi.
    Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?».
    Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era là con loro anche Giuda, il traditore.
    Appena disse «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra.
    Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno».
    Gesù replicò: «Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano».
    Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato».
    Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco.
    Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?».
    Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono
    e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno.
    Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: «E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo».
    Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote;
    Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro.
    E la giovane portinaia disse a Pietro: «Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?». Egli rispose: «Non lo sono».
    Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
    Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina.
    Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto.
    Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto».
    Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?».
    Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?».
    Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote.
    Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono».
    Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?».
    Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
    Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua.
    Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest'uomo?».
    Gli risposero: «Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato».
    Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno».
    Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire.
    Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?».
    Gesù rispose: «Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?».
    Pilato rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?».
    Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
    Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
    Gli dice Pilato: «Che cos'è la verità?». E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui nessuna colpa.
    Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?».
    Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.
    Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.
    E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano:
    «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.
    Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa».
    Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l'uomo!».
    Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa».
    Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
    All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura
    ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: «Di dove sei?». Ma Gesù non gli diede risposta.
    Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?».
    Rispose Gesù: «Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande».
    Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare».
    Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà.
    Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!».
    Ma quelli gridarono: «Via, via, crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i sommi sacerdoti: «Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare».
    Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
    Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota,
    dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo.
    Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei».
    Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco.
    I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei».
    Rispose Pilato: «Ciò che ho scritto, ho scritto».
    I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo.
    Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così.
    Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.
    Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!».
    Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
    Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete».
    Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca.
    E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò.
    Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via.
    Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui.
    Venuti però da Gesù e vedendo che era gia morto, non gli spezzarono le gambe,
    ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.
    Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.
    Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso.
    E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.
    Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.
    Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.
    Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei.
    Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto.
    Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino

    Giovanni 18,1-40.19,1-42

  16.  

    Tutto è compiuto!

    Accettare

    Siamo un popolo di guerrieri, pronti a combattere le avversità, mai domi e incapaci di arrendersi. Ottima cosa, è questo lo spirito giusto per affrontare la vita. Ma ci sono sempre dei limiti da accettare, dei momenti in cui è necessario abbassare la guardia e dire "Tutto è compiuto" accettando la volontà di Dio, qualunque essa sia. Ci sono degli istanti nella vita in cui si capisce che solo un miracolo può cambiare le cose.
    Una delle nostre bimbe, un fiore nel giardino dei nostri cuori, l'amore della nostra vita, accolta a sette anni, uscita di casa a ventitré dopo un anno di entrata e uscita dal reparto psichiatrico, oggi ha preso una sua strada, un cammino lastricato di cattive compagnie, fatto di tutti gli eccessi difficili anche solo da pronunciare pensando alla propria figlia. Non ha più voluto il nostro aiuto, si è rintanata nella superficialità, ha creato attorno a sé falsi alibi. Sofferenza nel vedere Cristo crocifisso, trafitto, deriso, ucciso. Speranza nella resurrezione, certezza di dover passare dalla morte in croce. Dolore per una figlia alla quale abbiamo dato tutto noi stessi, persa nelle strade del mondo quando aveva la possibilità di una vita fatta di gioie e agiatezze.
    Prego per te in questo venerdì in cui si ricorda la morte di Gesù, prego in attesa della Pasqua di resurrezione.

  17.  

    Addì 26 marzo 2016

    Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato.
    Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
    Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti.
    Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?
    Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno».
    Ed esse si ricordarono delle sue parole.
    E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri.
    Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli.
    Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse.
    Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto

    Luca 24,1-12

  18.  

    Perché cercate tra i morti colui che è vivo?

    Mio papà è evaporato

    Quando muore una persona cara in molti si fanno prendere dallo sgomento. Taluni impazziscono dal dolore, qualcuno si suicida, qualcuno finisce in brutte strade, diversi si chiudono in sé stessi andando spesso a finire sul sentiero della depressione. Tanti altri continuano la loro vita cercando di tenere la testa impegnata altrove. Tutto molto umano, tutto molto legittimo. Ma quasi tutti cercano colui che è morto in cose materiali, quindi c'è chi va tutti i giorni alla tomba, e chi si trova un sostituto, ma stiamo cercando nel posto sbagliato.
    Chi è morto non è più materialmente tra noi, e provare a sostituirlo ci metterà sempre alla prova nel notare le differenze, rovinando così ogni rapporto che avremmo cercato di instaurare. Se voi prendete una bacinella e vi immettete dell'acqua, lasciandola poi al sole, questa evaporerà nell'aria e sarebbe assurdo andare a cercarla nella bacinella. È ormai allo stato gassoso, è libera nell'aria e non tornerà più in quella bacinella. Potrete metterci altra acqua ma non sarà mai quella che avevate prima. Non sarete in grado di vederla, ma sapete che è nell'aria, sapete che potete beneficiare della freschezza che sta portando nella vostra vita. Quando muore una persona dovrete pensare a lei come ad uno spirito puro e libero che è nell'aria e porterà beneficio se saprete coglierne gli aspetti positivi facendoli propri.
    Cerco di preparare i miei ragazzi più grandi all'idea che potrei un giorno venire a mancare fisicamente, per non essere impreparati qualora ciò accadesse, come avvenuto a me. E' un argomento di cui non vogliono sentire parlare, ma fa parte della vita. La morte è l'unica cosa assolutamente certa della nostra esistenza e sarebbe stupido non tenerne conto. Bisogna insegnare ai nostri figli ad affrontare la morte, perché solo così potranno accettare la realtà quando si presenterà con tutta la sua durezza.

  19.  

    Addì 27 marzo 2016

    Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.
    Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
    Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro.
    Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
    Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.
    Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra,
    e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
    Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
    Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti

    Giovanni 20,1-9

  20.  

    Egli doveva risuscitare dai morti

    Buona Pasqua

    Nel giorno di Pasqua si ricorda la risurrezione di Gesù. Cristo è risorto dai morti grazie all'intervento di Dio padre, il quale ha operato su di lui questo grande miracolo. Anche noi siamo chiamati ad imitare Dio in questa sua grande opera, siamo chiamati, così come Gesù ha chiamato lui, a far risorgere i nostri figli ad una vita nuova, ad una vita migliore.
    I nostri figli sono tutti quei bambini che oggi giacciono in sepolcri privi di finestre, dall'odore acre, dalla compresenza di persone che vogliono il loro male. Con l'affidamento, in tutte le sue forme, sia esso portato avanti da single, coppie, associazioni o enti o anche a distanza con l'aiuto ed il sostegno di altri, potremmo far risorgere tutti quei bambini che pensano di essere condannati alla morte eterna, fatta di dolore e di maltrattamento. Vi auguro una buona Pasqua, ma soprattutto auguro a tanti bambini che ancora oggi non hanno trovato il calore e l'amore di persone pronti ad accudirli e rispettarli, di poter presto risorgere a nuova vita, a quella vita che farà di loro bambini, ragazzi, uomini e donne felici.

  21.  

    Addì 28 marzo 2016

    In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli.
    Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono.
    Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno».
    Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto.
    Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo:
    «Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo.
    E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia».
    Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi.

    Matteo 28,8-15

  22.  

    Salute a voi

    Salute a voi

    Nei condomini la gente scende frettolosamente le scale e non saluta chi vi incontra. Ai caselli autostradali mai uno scambio di parole tra chi sta lavorando e chi è lanciato in auto verso la meta. Non ci si saluta più per la strada, si cammina a testa bassa evitando gli sguardi. Ma di cosa abbiamo paura?
    Gli unici saluti che riceviamo sono di coloro che umilmente ci chiedono di comprare qualche accendino, oppure del povero sdraiato sul marciapiede o dell'artista di strada che con grandi sorrisi porge il cappello dopo l'esibizione musicale.
    "Salute a voi" ci dicono gli ultimi. "Salute a voi" disse Gesù alle donne dopo la resurrezione.
    Questo parallelismo dovrebbe farci riflettere. Non sarà mica che proprio gli umili, i poveri, quelli scansati da tutti noi siano gli eredi legittimi di Gesù? Andare in chiesa e vedere gente che abbassa lo sguardo per non salutarti fa riflettere. Ed ecco che tornano in mente le parole di Dio quando nel Vangelo dice di aver invitato al banchetto tutti i suoi amici, ma ognuno aveva da fare. Allora ha invitato i derelitti chiamandoli da ogni angolo della strada e ha fatto festa con loro.
    Ieri abbiamo esultato per la resurrezione di Gesù, ci siamo fatti gli auguri, abbiamo impiegato tempo a mandare ogni sorta di messaggio. Bellissimo, ma a cosa serve se oggi, se domani rientrando a lavoro siamo scontrosi con il nostro vicino, non salutiamo colui che incontriamo, di fatto mettendo un muro tra noi e Dio.

  23.  

    Addì 29 marzo 2016

    In quel tempo, Maria stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro
    e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.
    Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto».
    Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù.
    Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo».
    Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro!
    Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro».
    Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto

    Giovanni 20,11-18

  24.  

    Vide due angeli in bianche vesti

    Musulmani e cristiani condivideranno i loro corpi stanotte

    ''Ogni goccia del sangue donato si mischierà a quello dei feriti. Musulmani e cristiani condivideranno i loro corpi stanotte'' si legge in un twitter, ed ancora ''Potete uccidere le persone di Lahore ma non potrete mai sconfiggerle. Le persone donano il sangue''.
    Il corridoio di un ospedale di Lahore in Pakistan è gremito da decine di donatori di sangue accorsi dopo l'attentato kamikaze in cui hanno perso la vita 72 persone, tra cui 30 bambini, e altre 340 sono rimaste ferite. Decine di Angeli pronti a sfidare il terrorismo, pronti a dare sé stessi per la solidarietà, pronti a far capire al mondo che musulmani e cristiani possono e devono convivere e che se qualcuno prova a dividerli, l'amore è pronto ad unirli.
    Questa è la vera resurrezione. I terroristi possono uccidere il corpo, ma non ammazzeranno la voglia di vivere, né la solidarietà, né tantomeno l'amore. Potete ucciderci, ma non potete sconfiggerci. Siamo tanti ad essere indignati, non lasciamo che prevalga su di noi l'odio, come loro vorrebbero. Dobbiamo essere angeli, dobbiamo portare la pace, seminare la solidarietà attraverso l'accoglienza.
    La manifestazione nazista in Belgio è una vittoria per i terroristi, la corsa a donare il sangue tra i Pakistani è invece una sconfitta per loro. Prendiamo esempio, diventiamo Angeli, urliamo il nostro dolore e reagiamo con atti positivi verso i più deboli, i sofferenti, gli emarginati, gli immigrati. Trasformiamo il male che ci viene fatto in amore per i nostri fratelli.

  25.  

    Addì 30 marzo 2016

    In quello stesso giorno, il primo della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto.
    Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro.
    Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.
    Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?».
    Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso.
    Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.
    Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.
    Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto».
    Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!
    Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?».
    E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
    Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano.
    Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro.
    Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.
    Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista.
    Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?».
    E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone».
    Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane

    Luca 24,13-35

  26.  

    Non ci ardeva forse il cuore nel petto?

    Tutto il bene del mondo

    "Sul suo volto tutto il male del mondo". Queste le parole dei genitori di Giulio Regeni.
    Quando qualcuno mi chiede di parlare di affido, di quali siano le problematiche dei nostri ragazzi, mi infervoro, mi riempio di passione e, come è successo alla vigilia di Pasqua, un ragazzo di diciotto anni, uno scout venuto con il suo gruppo a trovarci, ha detto "non mi sono distratto un attimo sentendoti parlare, e continuerei ad ascoltarti per ore". Non sono un oratore, non sono un imbonitore, ma come tutti gli affidatari, come tutti coloro che operano vedendo le miserie umane, come tutti coloro che hanno a a che fare con i maltrattai, gli ammalati, gli immigrati, le prostitute faccio parlare il cuore. Non è Riccardo o Roberta o Carmela o Serena a parlare, sono i bambini che parlano attraverso di loro. Noi leggiamo "sul loro volto tutto il male del mondo" ed è impossibile non gridare, è impossibile non trasmettere le sensazioni che proviamo, è impossibile capire come facciano gli altri a restare indifferenti davanti ad un bambino abusato dai suoi stessi genitori, ad un malato terminale abbandonato in un ospedale, ad un immigrato in cerca di un minimo di serenità, ad una bambina venduta ad uomini in cerca di piaceri. Come si fa a restare impassibili o addirittura a puntare il dito contro di loro solo perché diversi, sporchi, senza cultura?
    "Su di loro tutto il male del mondo". Non dimentichiamocelo e guardiamo quei volti non con pietismo ma con la consapevolezza che possiamo fare qualcosa, che ognuno di noi può fare qualcosa. Per Giulio Regeni è troppo tardi, ma per Giulia, Charlotte, Miguel, Patrick e tanti altri è possibile impedire altra violenza, affinché domani chi li incontrerà potrà dire "Sul loro volto tutto il bene del mondo"

  27.  

    Addì 31 marzo 2016

    In quel tempo, di ritorno da Emmaus, i due discepoli riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane.
    Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
    Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma.
    Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?
    Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho».
    Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
    Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?».
    Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
    Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi».
    Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.
    Di questo voi siete testimoni

    Luca 24,35-48

  28.  

    Pace a voi!

    Un biglietto da visita

    Ciao. Ehilà. Buongiorno. Oh, vieni. Tutti saluti affettuosi, ma il più bel saluto è "Pace a voi". Quale saluto migliore, quali parole più adatte per iniziare una conversazione se non quelle di augurare Pace a chi incontriamo? Quando una persona ha la pace nel cuore ha tutto. Se si è in pace con noi stessi ogni errore umano che possiamo fare non è la dimostrazione che non sappiamo fare nulla ma soltanto un errore da non rifare; se si è in pace con le persone ogni sguardo cattivo che ci viene rivolto è subito perdonato; se si in pace con il nostro interlocutore ogni discussione non prende mai una piega cattiva; se si è in pace con il mondo avremo la forza di amare ed accogliere il nostro prossimo.
    Impariamo a donare la pace anche con un semplice saluto, sarà il nostro biglietto da visita

  29.  

    Addì 1 aprile 2016

    In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli.
    Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
    Quando gia era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù.
    Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No».
    Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.
    Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «E' il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare.
    Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.
    Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.
    Disse loro Gesù: «Portate un po' del pesce che avete preso or ora».
    Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò.
    Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore.
    Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce.
    Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.

    Giovanni 21,1-14

  30.  

    Venite a mangiare

    Ho fame

    Spesso ci arrivano richieste di tutti i generi dall'inserimento di un bambino in casa famiglia all'aiuto scolastico in diurno per il figlio di un immigrato, dalla richiesta di lavoro da parte di chi disperato non sa come mantenere i propri figli alla proposta di volontariato che sia di poche ore alla settimana oppure anche di scelta di vita insieme a noi. È impossibile dire di sì ad ogni richiesta, ma come sarebbe bello poter dire a tutti "si venite a mangiare". Purtroppo mancano i soldi per portare avanti ogni progetto, si vorrebbe dire di sì ad ogni bambino proposto ma talvolta bisogna stare attenti all'incompatibilità con gli altri bambini ospitati e quindi possibile, purtroppo, dover dire di no all'accoglienza di un immigrato di 17 anni di quelle etnie dove a 13 anni sei già uomo e quindi prima della nostra maggiore ita hai già fatto dure esperienze. Sarebbe bello poter avere diverse cause ognuna delle quali dedicata ad una problematica ma oltre all'acquisto della struttura ci sono da mettere in conto i forti costi richiesti dalle regioni per il funzionamento. Sarebbe bello poter dire a tutti "venite a mangiare". La mia preghiera al mattino è sempre quella di farmi fare le cose giuste per gli altri, soprattutto per i miei bambini, ma anche quella di darmi la possibilità di aiutare sempre più persone e sempre più ragazzi ad uscire da brutte condizioni. È deleterio dover dire di no ad un assistente sociale che dopo aver bussato a tante porte non sa più a chi rivolgersi, è brutto dover dire di no a ragazzi che non hanno colpe se non quella di essere nati in una famiglia problematica costituita da coloro che ieri erano bambini che nessuno ha voluto, potuto o saputo aiutare. In molti ci danno una mano per sfamare tanta gente, ma non basta, siamo solo una goccia in mezzo al mare, bisogna fare di più, bisogna procurare il cibo a tutti coloro che ci chiedono da mangiare onde evitare che essi muoiano d'inedia e si perdano nel mare sociale dei maltrattamenti, degli abusi, della depressione che porta tanti ragazzi nei centri psichiatrici. Abbiamo bisogno di soldi, di persone, di strutture, non per noi, ma per tanti bambini che non hanno nessuno che li accolga.

  31.  

    Addì 2 aprile 2016

    Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni.
    Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto.
    Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere.
    Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna.
    Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere.
    Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato.
    Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura»

    Marco 16,9-15

  32.  

    Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura

    Viaggi per donare

    Avere sempre la valigia in mano pronti a partire, questa è la strada da seguire per chi desideri far conoscere le attività che svolge. Chiunque abbia un’attività è pronto ad allargare la cerchia delle sue conoscenze per promuovere i suoi prodotti; chiunque creda nella bontà di un’Associazione è felice se può andare di città in città a mostrare i frutti della sua opera. Ed è lo stesso per chi crede, contento di poter parlare di Dio quando ne ha l'opportunità. C’è un filo comune, un fil rouge, che lega queste stesse finalità: l’entrare in punta di piedi. Sarebbe deleterio se il rappresentante commerciale o l’imprenditore volesse imporre i propri prodotti, oppure il volontario di una onlus volesse obbligare le persone a donare. Così pure nella fede chi crede non deve imporre le proprie idee né con la violenza, come fanno gli integralisti islamici o come avvenuto con le crociate, né con l’ostracismo verso chi la pensi diversamente da lui. Ci vuole pazienza ed umiltà nell’ascoltare dubbi e perplessità dell’altro, e bisogna essere miti nel proporre le nostre idee, il nostro credo. Ciò non vuol dire rinunciare ai propri ideali, ma soltanto non imporli a chi la pensi diversamente. Non vuoi comprare i miei prodotti? Va bene lo stesso, sono certo della bontà dei miei, ma se trovi prodotti migliori fammeli conoscere in modo che possa valutarli e migliorare i miei. Non vuoi donare la tua offerta alla nostra Associazione? Va bene lo stesso, l’importante è poter fare del bene al prossimo. Non vuoi credere in Dio? Ti sono amico e rispetto le tue scelte, ma consentimi di mostrarti la bellezza della mia fede, seppur con tutte le sue criticità, legate alla nostra interpretazione umana e incoerenza nel seguire quanto ci viene insegnato dal Vangelo.
    Se doniamo con amore ciò che abbiamo nel cuore a coloro che incontriamo c’è la speranza che qualcosa resti in loro, e serva ad accendere una lampadina per riflettere e capire. Se anche solo proviamo ad imporre una nostra idea otterremo l’effetto contrario, quello di far scappare le persone da tutto ciò che rappresentiamo.
    Provate a pensare alla vostra gioia se un rappresentate vi regala un suo prodotto, ad esempio una boccetta di profumo. Sarete più propensi a valutare la bontà di quell'articolo, proprio per il fatto che vi è stata donata. Un'Associazione come la nostra non dona prodotti, ma regala buone novelle, storie di ragazzi aiutati a crescere e di cui andare fieri ed orgogliosi. Sarete più propensi a valutare la possibilità di contribuire alla crescita di un'opera che sta dando buoni frutti. Così anche nella fede, se farete vedere come l'amore di Dio ha operato sulle vostre vite, anche chi vi ascolterà avrà modo di assaporare la bellezza del messaggio di Gesù.

  33.  

    Addì 3 aprile 2016

    La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
    Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
    Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi».
    Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo;
    a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
    Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.
    Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
    Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
    Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!».
    Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
    Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».
    Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro.
    Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

    Giovanni 20,19-31

  34.  

    Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò

    Prevenire per non dover curare

    Fino a 21 anni credevo che povertà e miseria esistessero solo in Africa, non avevo idea di ciò che avevo attorno a me. Fu Don Luigi, al quale mi ero rivolto per un supporto nove mesi dopo la morte della mia mamma, ad aprirmi gli occhi. Ancora oggi dopo 30 anni che mi occupo di bambini con difficoltà sociali familiari, mi capita di restare incredulo dinanzi a tanta tanta miseria umana. Quando penso di averle sentite tutte, ogni volta mi devo ricredere. Ci sono troppi San Tommaso nella nostra bella Italia, ed io ero uno di quelli, che non credono finché non mettono il loro dito nelle piaghe di tanti bambini maltrattati e offesi, tanti bambini che nemmeno lo Stato ai Comuni, per opportunismo politico, vogliono aiutare. Assistiamo così a tanti ragazzi ormai adolescenti e difficilmente recuperabili, che avrebbero potuto essere aiutati se qualcuno solamente avessi creduto a ciò che purtroppo oggi a me è così chiaro ed evidente. Può essere doloroso intervenire con l'affidamento quando il bambino è piccolo, ma la prevenzione da risultati migliori che non è la cura a cose fatte. Oggi ormai si interviene solo sull'emergenza e mai sulla prevenzione e questo perché nessuno crede finché non ci mette il naso

  35.  

    Addì 4 aprile 2016

    In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
    Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te».
    A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
    L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
    Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
    Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
    Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo».
    Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.
    Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio».
    Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto».
    E l'angelo partì da lei.

    Luca 1,26-38

  36.  

    Come è possibile? Non conosco uomo

    Concepimento senza atto sessuale

    E' possibile concepire un figlio senza un atto sessuale, e non facendo ricorso alla fecondazione assistita o in vitro?
    Certo, è sotto gli occhi di tutti. Pensate quando vostro figlio, dopo aver percorso la stessa strada da sempre, un giorno ne prende un'altra e incontra la donna della sua vita. Oppure capita di cercare lavoro per anni, andare ad una festa una sera trascinato a forza da un amico e lì conversare amabilmente con una persona senza sapere che è un grosso imprenditore e ricevere da lui inaspettatamente una proposta per un lavoro importante quando ci saremmo accontentati di molto meno. Quante volte muore una persona cara e da quella perdita nasce un progetto meraviglioso capace di generare tanto amore.
    Caso? Fatalità? Destino? Chiamatelo come volete, per me è concepimento di un amore voluto dallo Spirito Santo.
    A me questo è capitato. Il Signore, attraverso la mia mamma, mi ha fatto nascere due volte. Quando a ventun'anni morì la mia mamma fu il momento del concepimento non solo dell'Associazione che ho fondato trent'anni fa, ma piuttosto del nuovo Riccardo, nascita avvenuta, non certo a caso, dopo nove mesi da quel luttuoso avvenimento.
    Quando tutto vi sembra perduto, quando pensate di non avere più risorse da investire in questa vita, lasciate che Dio compia in voi la sua opera di concepimento. Non cascate nella depressione, non suicidatevi, non disperate ma osservate i segni e analizzateli perché la rinascita è vicina.

  37.  

    Addì 5 aprile 2016

    In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «In verità ti dico: dovete rinascere dall'alto.
    Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito».
    Replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?».
    Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?
    In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza.
    Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?
    Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo.
    E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna»

    Giovanni 3,7b-15

  38.  

    Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va

    Onde Radio

    "Carissimi amici, buooooon pomeriggio. E ben ritrovati. Un saluto dal vostro affezionato Enrico Fontana di Radio centoooo ventisetteeeee". Quante volte in macchina, accendendo la radio, avete sentito messaggi come questo, canzoni, disquisizioni su temi scottanti di attualità. Voi girate una manopolina o pigiate un bottone e come per magia da quella scatola escono voci, suoni, musica di ogni genere. Si pigia un altro bottone ed il programma cambia.
    Lontano da noi, anche a centinaia di chilometri. Da un piccolo appartamento di città, qualcuno parla, mette musica, intervista, e tutto ciò viene inviato nelle radio di migliaia di persone.
    Ma come è possibile? Anche un bambino saprebbe rispondere "Semplice, ci sono le onde radio che vengono captate dalle antenne e da queste alle nostre radioline" Puf, sembra facile, eppure ... eppure se usciamo dalla macchina queste onde non le vediamo. Eppure sappiamo che ci sono, ne abbiamo la prova accendendo la radio. Ma non si vedono. Ma non si toccano. Abbiamo però la prova tangibile che esistono per gli effetti prodotti. Bene. E' così anche per il sole, lo vediamo, ma non possiamo vedere i suoi raggi, che producono però la tintarella sulla nostra pelle. E' così anche per il vento che non vediamo, ma che smuove foglie, alberi e persino il mare. E' così anche per gli odori, colpiscono i nostri sensi ma non possiamo vederli. E' così anche per la voce, la senti ma non la vedi.
    Perché è così difficile credere che esista Dio? Forse perché ci sono le guerre? Ma il vento non spazza e allo stesso tempo devasta? Forse non vedete gli effetti dell'azione del Signore? La nostra Associazione ne è certamente uno dei tantissimi esempi. L'incontro fortuito con l'amore della nostra vita è azione di Dio. La guarigione imprevedibile da una brutta malattia è azione di Dio. Ma se non vediamo, noi non crediamo. Quanto siamo ipocriti. Diciamoci la verità: non credere ci fa comodo, mettere la testa sotto la sabbia è meglio che non dover sottostare a regole morali. Ma che si creda o no Dio opera lo stesso su di noi.
    Così come non negate le onde radio, così come non negate i raggi del sole, così come non negate gli odori, allora non negate nemmeno Dio che potete comunque vedere nel vostro prossimo.

  39.  

    Addì 6 aprile 2016

    In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
    Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
    Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio».
    E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere.
    Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio»

    Giovanni 3,16-21

  40.  

    Chi opera la verità viene alla luce

    Che dite, iniziamo a rubare? Lo fanno tutti

    "Scoperto giro di scommesse nel gioco del calcio". "Paradisi fiscali. Insospettabili oggi indagati". "Ministri sorpresi con le mani nella marmellata". E così via. Non passa giorno in cui non si scopra qualcosa di illecito perpetrato da insospettabili. Maestre che picchiano, gente che ruba, padri che uccidono. Siamo talmente tanto bombardati da queste notizie da non farci quasi più nemmeno caso.
    Mi soffermo spesso a pensare a come debba essere l'esistenza di chi viva nell'illegalità, di chi debba sempre nascondersi nell'ombra, di chi debba misurare parole ed azioni per la paura di essere scoperto. Vivere una vita nel terrore di essere scoperto è un po' come andare in gita al mare e dover restare sotto l'ombrellone o in cabina per paura dei raggi del sole o non poter entrare in acqua per il timore di una malattia. La vita è già difficile di suo, perché complicarsela? Perché vivere nelle tenebre? Insegno ai miei ragazzi ad essere onesti, prima di tutto con l'esempio. Si possono fare errori in buona fede e si deve avere il coraggio di affrontarne le conseguenze, ma bisogna vivere nell'onestà, di quello che possiamo avere con il sudore della nostra fronte rispettando le regole. A cosa vale avere un villa se comprata con soldi sporchi o truffando o evadendo le tasse? Io preferisco di gran lunga poter andare al mare ed essere libero di prendere la tintarella e fare il bagno, anche magari rischiando una lieve insolazione o un piccolo raffreddore, piuttosto che essere sulla spiaggia più bella del mondo e dover guardare gli altri che si divertono alla luce del giorno.
    Non importa se il mio vicino senza lavorare ha ville e barche, non importa se ci sono associazioni che fanno patti con il diavolo per avere sempre più donazioni, non importa se in tanti fanno carriera sporcandosi le mani in politica. Noi camminiamo lentamente senza mai fermarci in maniera onesta. I frutti arriveranno e saranno bei frutti.
    La mia mamma diceva sempre "Quando vai a letto la sera devi sempre vedere nello specchio l'immagine di una persona onesta"

  41.  

    Addì 7 aprile 2016

    In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo:
    «Colui che viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti.
    Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero.
    Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura.
    Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.
    Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui»

    Giovanni 3,31-36

  42.  

    Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa

    Maledetto te

    "Io sottoscritto Giovanni Pepe, nato il 12 aprile 1958, nel pieno possesso delle mie facoltà mentali, lascio ogni mio avere al mio unico figlio Marco Pepe"
    Quanti padri hanno fatto testamento in questo modo, un innegabile segno di amore, ma ancor più grande è l'amore di un padre quando mette in mano al figlio ogni cosa. Non solo ciò che di materiale possiede, ma tutto quello che ha: il suo amore, l'esperienza, i principi, gli insegnamenti. La cosa più bella però che potrà donargli è il perdono. La capacità di perdonare i suoi errori e andare oltre. Quante liti tra padri e figli, quanti dissapori, parole grosse volate l'uno contro l'altro, porte sbattute. Caratteri che si scontrano lasciando sul selciato ferite profonde e difficili da rimarginare. Ma "difficili" non significa "impossibili" ed ecco che il perdono, perdonare e farsi perdonare, acquista un sapore di vittoria, proprio perché ostico, proprio perché l'orgoglio a volte ci impedisce di chiedere scusa lasciando aperte quelle ferite, causa spesso di infezioni così potenti da uccidere un rapporto.
    Con mio padre ho avuto degli scontri molto forti, ed anche quando ritenevo di avere ragione trovavo sempre la via per andare a chiedergli scusa. Era giusto perché me lo aveva insegnato la mia mamma. Era giusto perché era mio padre. Era giusto perché è Dio a chiederci di fare la pace. Mio padre a modo suo mi ha dato tutto ciò che aveva con grande amore, ma solo rarissime volte mi ha chiesto scusa. Ritengo che in una lite si debba sempre chiedere scusa perché non si è mai completamente dalla parte della ragione, e già iniziare a snocciolare le proprie colpe è già un inizio perché serve a vedere la pagliuzza che abbiamo nel nostro occhio, prima ancora di vedere la pagliuzza o la trave nell'occhio dell'altro.
    Permesso, scusa, per favore. Papa Francesco ci ha donato questo suggerimento e se teniamo i toni bassi riusciremo a costruire un bel rapporto con tutti i membri della famiglia.
    Pensate, infine, a quanto possano stare male gli altri membri del nucleo familiare quando tra due di loro si scatenano battaglie a suon di urla, parolacce, improperi e provocazioni. Tutti in silenzio, tutti attoniti, tutti nell'attesa che quel momento finisca e torni un po' di sereno. Ricordo ancor oggi la sofferenza della mia mamma quando io e papà litigavamo. Passava giorni a fare da filtro tra lui e me, ad entrambi diceva di avvicinarsi all'altro e lei soffriva. Ancor oggi ho nel cuore la pena dei suoi ultimi giorni. Io e babbo litigammo due giorni prima del suo ultimo viaggio della speranza a Parigi. Partii con lei arrabbiato nero, le feci passare i giorni della chemio arrabbiato e imbronciato. La sera si sentiva con mio padre e gli diceva "parla con tuo figlio" ma lui non voleva. Poi veniva a tavola, sofferente, con il pensiero del tumore che già sapeva l'avrebbe portata a sofferenza e morte e mi diceva "parla con tuo padre" ma io non volevo. Quanta male ho creato, quanto dolore ho inferto. Ed ogni volta che mi arrabbio con qualcuno o vedo qualcuno urlarsi contro penso a quei momenti, penso alla sofferenza che io e mio papà le abbiamo inferto per tutta la vita, specie nel suo ultimo momento, quello in cui aveva più bisogno di noi, più bisogno di pace e amore attorno a sé.
    Quando vi arrabbiate con vostro figlio, con vostro padre o madre, con i vostri compagni, compagne, mariti o moglie, pensate a quanto male state facendo a chi è vicino a voi e vi vuole bene, e quando questo dovesse succedere fate presto a rappacificarvi in modo da far tornare sereno e calmare il vento affinché il mare torni ad essere una tavola blu sul quale poter navigare serenamente nelle non facili acque della vita.

  43.  

    Addì 8 aprile 2016

    In quel tempo, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.
    Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.
    Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
    Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».
    Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.
    Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
    Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?».
    Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.
    Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.
    E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto».
    Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
    Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!».
    Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo

    Giovanni 6,1-15

  44.  

    Allora Gesù prese i pani e li distribuì a quelli che si erano seduti

    Un sogno che è già realtà

    In questo momento di crisi economica e morale ci sono tante persone sedute. Gente spossata, stanca della vita, depressa, avvilita. Uomini e donne che hanno perso la speranza.
    Ci sono però anche tante persone che hanno forza, capacità organizzative e imprenditoriali. Persone che hanno avuto fortuna nella vita con famiglie che li hanno amati, protetti, sostenuti.
    Chi ha dovrebbe condividere con chi non ha ed il suo amore per gli altri moltiplicherebbe le forze.
    Fate conto di essere su una collina e vedere nella vallata sottostante e lungo il pendio una marea umana seduta per terra, prossimi alla morte per fame e sete. Voi avete di più di quello che vi occorre per sopravvivere, ma con ciò che vi avanza non potreste aiutare quella miriade di affamati. Ed allora cosa fate? Rinunciate e continuate a mangiare mentre attorno a voi in molti muoiono di stenti? Avete poco è vero, forse riuscirete a risollevare una sola famiglia, forse due o tre, ma sarà sempre meglio che non aiutare nessuno.
    L'amore e l'esempio porteranno altri a dare il proprio contributo salvando altre due, tre, cinque, dieci, cento famiglie.
    Iniziamo con due pani e due pesci a sfamare il mondo, e vedrete che le vostre risorse si moltiplicheranno fino a sfamare tutti coloro che stanno morendo.
    Abbiamo creato una nuova casa famiglia che ha avuto l'accreditamento nel dicembre scorso, e non passa giorno che non arrivino richieste per aiutare bambini disperati, soli al mondo, picchiati, maltrattati, abusati. Per legge non possiamo accoglierne più di sei, ma intanto sei sono accuditi, amati, protetti. Vorremo fare di più, ma c'è bisogno di aiuto, c'è bisogno di altri che si rimbocchino le maniche. Possiamo creare mille case, ma occorrono fondi, occorrono persone, occorre trovare chi creda in noi e nell'aiuto verso i ragazzi per poter dare tanti letti e tanto amore a decine, centinaia di bambini.
    Non è un'illusione, non è utopia. E' un sogno che stiamo già vivendo ad occhi aperti e concretizzando pian piano. Credete in noi, dateci una mano.
    Chi ha un appartamento che non usa, lo metta a disposizione.
    Chi ha un buon reddito faccia una donazione
    Chi ha un lavoro doni una piccola parte del suo stipendio
    Chi ha un'entrata doni il 5 x 1000
    Chi ha un fondo lo metta a disposizione per il Mercatino della Zizzi
    Chi ha tempo venga a trovarci ed insieme costruiremo qualcosa di grande e meraviglioso

  45.  

    Addì 9 aprile 2016

    Venuta la sera, i suoi discepoli scesero al mare
    e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro.
    Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
    Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.
    Ma egli disse loro: «Sono io, non temete».
    Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

    Giovanni 6,16-21

  46.  

    Videro Gesù che camminava sul mare

    Una matita nelle mani di Dio

    Che bello sarebbe se quando abbiamo fame apparisse una tavola imbandita di ogni ben di Dio.
    Fantastico se quando ci accorgessimo di avere una malattia questa scomparisse all'istante.
    Meraviglioso se incontrando un ostacolo questo svanisse in un secondo sotto i nostri occhi.
    Non so voi, ma io di miracoli ne ho ricevuti moltissimi: problemi disciolti come neve al sole, soluzioni piovute dal cielo, vittorie inaspettate.
    Anche noi, ciascuno di noi, può donare miracoli al prossimo. Pensate a chi, potendolo fare, dona una cifra importante a chi è povero, oppure paga ad una famiglia in miseria le bollette di luce, acqua e gas. Immaginatevi la gioia e lo stupore di quelle persone che vedrebbero il vostro gesto come un vero e proprio miracolo. Dio si serve di noi, di tutti noi, per fare i suoi miracoli. E' successo più volte di essere in difficoltà economiche e non sapere come fare a pagare una certa cifra, e di vederla apparire sul conto corrente. C'era sicuramente la mano di Dio, ma anche la penna dell'uomo che ha compilato il bonifico. Il Signore ci chiede aiuto per i suoi figli in difficoltà, e chiede a noi di essere i suoi operatori.
    Immaginate adesso un bambino picchiato e maltrattato in seno alla sua stessa famiglia, per anni. Un giorno accade che si aprano per lui le porte di casa vostra. Sarete visti come i suoi salvatori, la risposta alle sue preghiere. Sarete per lui come Gesù che cammina sulle acque del mare in tempesta, venuti a trarlo in salvo e portarlo su rive sicure.
    Siate Miracolo per il vostro prossimo, siate una matita nelle mani di Dio .

  47.  

    Addì 10 aprile 2016

    In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così:
    si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli.
    Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
    Quando gia era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù.
    Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No».
    Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.
    Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «E' il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare.
    Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.
    Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.
    Disse loro Gesù: «Portate un po' del pesce che avete preso or ora».
    Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò.
    Gesù disse loro: «Venite a mangiare». Enessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore.
    Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce.
    Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.
    Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
    Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle».
    Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle.
    In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi».
    Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi»

    Giovanni 21,1-19

  48.  

    Pasci le mie pecorelle

    Di padre in figlio

    E’ desiderio di ogni padre che il proprio lavoro, quello che ha costruito durante tutta una vita, passi nelle mani del figlio. Un’eredità spirituale che tutti vorremmo tramandare, ciascuno nel proprio campo. Il mio nonno mi ha donato la passione per la pesca, mio papà mi avrebbe voluto commercialista come lui, e così avviene in quasi tutte le famiglie.
    Anche a me, non lo nascondo, piacerebbe che almeno uno dei miei ragazzi mi seguisse nel portare avanti la gioia di accogliere tanti bambini, diffondendo i principi dell’affido. E’ accaduto per Muccioli e per Emergency, ma non ho ancora avuto la gioia di trovare qualcuno che si appassionasse alla mia strada. Non ne faccio un dramma e se sarà opera di Dio, per usare le parole di Madre Teresa, lui saprà come perpetrarla.
    Gesù stesso disse a Pietro “pasci le mie pecorelle” di fatto nominandolo suo primo successore alla guida della neonata chiesa cristiana. E’ una richiesta che Gesù fa ad ognuno di noi, ad ogni suo figlio dicendogli “pasci le mie pecorelle“, desideroso di vederlo alla guida di un settore: chi ad occuparsi di immigrati, altri di poveri, di bambini, anziani, carcerati, vittime di violenza e così via. Ognuno di noi è chiamato da Dio a portare avanti il suo messaggio. Non diciamogli di no, continuiamo noi la sua opera.

  49.  

    Addì 11 aprile 2016

    Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.
    Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie.
    Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù.
    Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
    Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.
    Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
    Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?».
    Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato»

    Giovanni 6,22-29

  50.  

    Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?

    Spazziamo davanti casa nostra

    Rebeka un giorno mi chiese "Cosa possiamo fare noi ragazzi per aiutare il prossimo?". C'era in lei il desiderio di aiutare gli altri, ma non sapeva come fare, ed è così per molti. Si vedono alla televisioni le grandi tragedie umane, si allargano le braccia, si scuote la testa e ... si cambia canale. Non è tanto per egoismo quanto per incapacità nel capire cosa possiamo fare noi dinanzia a cose più grandi di noi.
    A ventunanni non sapevo cosa potessi fare, ma dopo la morte della mia mamma avevo un grande desiderio di fare qualcosa. Ero mosso da un puro egoismo, quello di non voler pensare alla tragedia che mi aveva colpito, ma iniziai ad annusare l'aria, ascoltare chi parlava del prossimo, ed infine chiesi consiglio. Pensavo di andare in Africa, per me la povertà era soltanto lì, ma venni instradato verso l'aiuto ai bambini. Poco ho fatto nella mia umile vita, ma ho provato a spazzare davanti alla porta di casa mia e, usando ancora una volta le parole di Madre Teresa, se alla fine della mia esistenza fossi riuscito a salvare anche un solo bambino, la mia vita non sarebbe stata inutile.
    Alla domanda "Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?" rispondetevi: basta fare poco, l'importante è fare qualcosa.