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  1.  

    Addì 17 giugno 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli.
    Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa.
    Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra,
    perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
    Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa.
    Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
    E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa.
    Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto,
    perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà»

    Matteo 6,1-6.16-18

  2.  

    Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà

    Auto senza benzina sul ciglio della strada

    Certe volte abbiamo la presunzione di aver fatto la cosa giusta, guardiamo indietro la nostra vita e ci lodiamo per i risultati raggiunti, ma è proprio quello il momento in cui capiamo che abbiamo solo fatto quello per i quali siamo stati chiamati, nessuna lode, ma solo la gioia di aver fatto il nostro dovere. Una carezza, un “bravo” fa sempre piacere a ciascuno, ma non deve essere il carburante per andare avanti. Chi aspetta una lode, un ringraziamento per quello che sta facendo non combinerà nulla, un po’ come una macchina che per fare una percorso si affida alla bontà della gente che, vedendola bella e pulita, le dona qualche goccia di benzina, ma così facendo andrà avanti a singhiozzo, camminando veloce per qualche metro per poi fermarsi per ore in attesa del prossimo “buon samaritano”. E’ un errore che facciamo tutti, specie quando si è ragazzi. Si pensa che tutti debbano riconoscere il nostro valore, anche quando facciamo una sola cosa fatta bene in mezzo a mille sbagli e guai se la gente non si accorge dei nostri lati positivi. Maturare, crescere è avere la consapevolezza che avremo un premio, se ce lo meritiamo, a fine corsa e non durante il tragitto. Ogni applauso, ogni goccia di benzina che ci arriva nel cammino deve essere presa certamente con gioia, ma non attesa, non bramata, non deve essere necessaria per andare avanti altrimenti, statene certi, la macchina si fermerà prima di essere arrivata al traguardo, e di auto ferme sul bordo della strada, senza benzina, ce ne sono fin troppe. Fate bene a fare i complimenti ai vostri figli se hanno fatto qualcosa di buono, ma non abbiate timore a brontolarli quando dovessero sbagliare perché la vita che hanno davanti non farà loro sconti e se oggi non li fortificate, non insegnate loro a fare economie di carburante andando avanti sempre e comunque, prima o poi si fermeranno lungo il ciglio della strada e saranno buoni solo per lo sfasciacarrozze. Fate capire quale sia il loro dovere, la cosa giusta da fare, saranno poi loro ad elaborare e a capire che direzione prendere

  3.  

    Addì 18 giugno 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole.
    Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.
    Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
    Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.
    Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe»

    Matteo 6,7-15

  4.  

    Non sprecate parole

    Fatti, non parole

    Il Papa è stato attaccato da Salvini in modo irriverente, come se la chiesa o le varie associazioni ad essa legate, non facessero nulla per accogliere i migranti, come se il Papa non facesse nulla per i poveri, come se sollecitare le persone ad accogliere non fosse un aiuto alle popolazioni del sud del mondo, come se nella sua vita Papa Francesco non si fosse dedicato agli ultimi. Che la chiesa potrebbe fare di più è fuori discussione, come ognuno di noi, ma certamente un Salvini che inneggia alle ruspe e plaude all'Ungheria che innalza un muro con la Serbia per fermare il flusso di migranti, è una vergogna dell'umanità.
    Quanti cristiani dicono alla sera il Padre Nostro, ma durante il giorno urlano la loro rabbia xenofoba e razzista contro chi scappa da fame e violenze.
    Ma davvero chi prega pensa che dire "Dacci oggi il nostro pane quotidiano" significhi "riempimi la pancia e chi se ne importa se gli altri hanno o non hanno cibo per i propri figli"?

  5.  

    Addì 19 giugno 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano.
    Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.
    La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!»

    Matteo 6,19-23

  6.  

    Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore

    Il cuore segue l'amore

    Ci potranno essere nella vita di ciascuno di noi momenti belli e momenti brutti, rapporti che iniziano ed amicizie che si dissolvono al sole, matrimoni con parenti ed amici e qualche anno dopo divorzi tirandosi dietro di tutto, figli cresciuti con amore che un giorno sbattono la porta andandosene negando anche molti valori imparati. Ma quando c'è amore, quando c'è amicizia, quando c'è il senso di essere genitori si è amici per sempre, sposati per sempre, genitori o figli per sempre, anche se saremo lontani, anche se saremo divisi, anche se avremo preso strade diverse e diametralmente opposte perché il cuore, che lo si voglia o meno, seguirà la persona amata.

  7.  

    Addì 20 giugno 2015

    In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
    « Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona.
    Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?
    Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?
    E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?
    E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano.
    Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.
    Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?
    Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?
    Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.
    Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
    Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà gia le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena»

    Matteo 6,24-34

  8.  

    Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?

    Che cosa mangeremo?

    C'è un brano nel Vangelo che per me ha voluto dire tantissimo, ha cambiato la mia vita ed il mio modo di pensare.
    Quando si è ragazzi si pensa al futuro, si fanno castelli in aria, si pensa di spaccare il mondo ed ogni prospettiva è sempre inferiore a ciò che riteniamo di meritare dalla vita. Ci si accorge ben presto che i nostri sogni più temerari si possono facilmente infrangere contro la dura roccia della realtà e dobbiamo imparare a fare i conti con la quotidianità, con i problemi legati al mangiare, al vivere, al sopravvivere.
    La morte della mia mamma mi ha fatto fare un balzo in avanti nella mia maturità. Il giorno prima ero un ragazzino irrequieto e sempre insoddisfatto, convinto di avere sempre troppo poco, il giorno dopo ero con il sedere per terra ed avrei dato tutto quello che avevo pur di riavere mia madre con me. Ma la vita, chi ha dovuto salutare prematuramente qualcuno, va avanti e non fa sconti e chi resta non può permettersi di restare fermo a piangersi addosso, ma deve reagire, deve continuare a vivere, deve trovare una ragione per andare avanti. In qualche modo mi sono dato una scrollata e ho ripreso a camminare spinto dalla mano invisibile di Dio. E' nata l'Associazione Amici della Zizzi e con essa sono nato per la seconda volta, ma il mondo mi chiamava a misurarmi con lui, parenti e amici volevano distogliermi dal mio percorso perché con amore pensavano che di opere buone non si vive, e devo dire che il mio pensiero vacillava e mi domandavo, qualora avessi optato per l'Associazione come scelta di vita, come avrei fatto a vivere, cosa avrei mangiato, come mi sarei vestito. Dio parla ai nostri cuori e chissà da quanto tempo mi diceva, con la delicatezza di un refolo di vento, di abbandonare tutto e di seguirlo "anima e core", ma ero troppo duro, troppo legato agli schemi, troppo impaurito dal futuro ed evidentemente con una fede ancora troppo acerba per riuscire a sentirlo e di conseguenza seguirlo. Un giorno in cui il dubbio mi divorava l'anima mi rivolsi al Signore e gli chiesi cosa dovessi fare, aprii il Vangelo e lessi il brano in cui Gesù dice "Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?". Quel giorno capii e da allora, con tutti i miei limiti e grandi difetti, ho deciso di non preoccuparmi più di cosa avrei mangiato e ho seguito Dio. Oggi, dopo quasi trent'anni di attività, posso dire che il Signore non ci ha mai fatto mancare il cibo in tavola ed insieme al nostro corpo ha sfamato anche le nostre anime, assetate di amore

  9.  

    Addì 21 giugno 2015

    In quel medesimo giorno, verso sera, disse Gesù ai suoi discepoli: «Passiamo all'altra riva».
    E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui.
    Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena.
    Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che moriamo?».
    Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia.
    Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?».
    E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?»

    Marco 4,35-41

  10.  

    Perché siete così paurosi?

    Perché siete così paurosi?

    Uno dei doveri dei genitori è quello di far capire ai bambini di non aver paura,aiutarli a crescere imparando ad affrontare con coraggio i pericoli e gli ostacoli che la vita pone loro dinanzi. Quante volte vi sarà capitato di accendere la luce in camera di vostro figlio e guardare insieme a lui sotto il letto, mano nella mano, per insegnargli a non aver paura del buio, oppure parlargli con dolcezza infondendogli coraggio per entrare con i piedini nell'acqua. I bambini sono paurosi perché non conoscono la realtà, ma si fidano di noi e così imparano e crescono, ma anche noi adulti siamo paurosi per molte cose, come la morte, perché non sappiamo cosa ci aspetta, ma se imparassimo a fidarci di Dio che ci prende per mano nulla ci farebbe più paura. E' così che si affronta la vita, accompagnati da chi ci ama e ci protegge, come bambini che tengono per mano i propri genitori

  11.  

    Addì 22 giugno 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non giudicate, per non essere giudicati;
    perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati.
    Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?
    O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave?
    Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello»

    Matteo 7,1-5

  12.  

    Non giudicate per non essere giudicati

    Giudichiamo il peccato ed amiamo il peccatore

    Se qualcuno fa uno sbaglio tendiamo solitamente a giudicare e condannare questa persona. Ma chi siamo noi per potercelo permettere? Se vediamo uno che si arrabbia con la propria moglie e le dice parole grosse offendendola possiamo sapere se per anni quest’uomo non abbia subito le sue angherie e tradimenti? Certamente ciò che vediamo non è giusto, ma da lì a giudicare quella persona il passo è molto lungo e non spetta certamente a noi. Con i ragazzi più grandi abbiamo spesso affrontato questo argomento e nella loro giovane età sono portati a credere che le cose siano bianche o nere,buone o cattive. Uccidere è male e chi ammazza una persona è da condannare senza appello. Che uccidere sia sbagliato è chiaro e l’azione deve essere condannata con forza e determinazione, ma chi ci dice che quell’assassino fosse consapevole? E se da piccolo gli è stato insegnato che uccidere è un bene, che i nemici vanno ammazzati prima che siano loro ad uccidere lui o i suoi familiari, che colpa può averne? E se un pedofilo stupra un bambino, benché l’azione sia da condannare con fermezza, chi ci dice che sia mosso da una malattia, da un raptus, dalla convinzione che sia giusto comportarsi in quel modo perché da piccolo lui stesso ha subito violenza e gli è stato insegnato che quello è il modo giusto di comportarsi? Giudichiamo il peccato ed amiamo il peccatore perché siamo tutti fratelli,tutti siamo uomini in grado di sbagliare e se ci aiutiamo a vicenda il mondo migliorerà. D’altra parte le galere sono piene di persone giudicate e condannate, Quanti di questi, uscendo, saranno uomini migliori? Ben pochi. Quanti invece, se presi con amore e insegnato loro a comportarsi nel modo corretto non saranno in grado di migliorarsi?

  13.  

    Addì 23 giugno 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: " Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
    Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti.
    Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa;
    quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!"

    Matteo 7,6.12-14

  14.  

    Stretta è la porta che conduce alla vita

    La strada più semplice

    Quanti bivi, quante scelte facciamo nella vita: quale scuola prendere, se lasciare o meno gli studi, quali amici frequentare, quale lavoro accettare, se avere fede o meno, se essere generosi o egoisti, se lasciare la moglie o il marito. Spesso ci sono più possibilità di scelta e fra queste ce n’è sempre una più facile ed una più difficile delle altre. Quanti ragazzi rinunciano a studiare solo perché per loro è fatica, quanti rinunciano alla fede perché troppi i principi da seguire, quanti scelgono gli amici più forti anche se magari troppo bulli per essere da loro difesi, quanti decidono di tenere le proprie sostanze per sé senza dare nulla agli altri, quanti decidono di impiegare il proprio tempo libero esclusivamente divertendosi senza volgere lo sguardo al prossimo, quanti decidono di divorziare. La via più facile, quella che comporta meno fatica, meno sacrificio, che non impone il dialogo quando questo si fa difficile in cerca di una soluzione è quasi sempre quella sbagliata perché ogni problema lo si risolve con il sudore della fronte. Avete mai visto i pomodori crescere senza che il contadino abbia lavorato la terra con fatica? Avete mai visto un matrimonio andare bene senza un confronto continuo? Ed un rapporto con i figli come potrà essere bello se non ci sacrifichiamo per loro?
    La ricerca della felicità non coincide con la ricerca di una vita facile e senza scossoni

  15.  

    Addì 24 giugno 2015

    In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.
    I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.
    All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria.
    Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni».
    Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
    Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.
    Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati.
    In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
    Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.
    Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.
    Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele

    Luca 1,57-66.80

  16.  

    Tutti furono meravigliati

    Impariamo a guidare

    Di cosa ci meravigliamo? Dei fatti straordinari, delle cose inattese, di un miracolo, di ritrovare ciò che ormai pensavamo perso irrimediabilmente. Eppure ogni giorno accadono miracoli davanti a noi, ogni giorno sperimentiamo la straordinarietà della vita, ogni giorno nasce un bambino e quale miracolo più bello può esserci della nascita di un bimbo? In quel momento tutti noi ci domandiamo "Che sarà mai questo bambino?" perché potrebbe diventare qualsiasi cosa e ovviamente, dinanzi alla tenerezza di un pargoletto, pensiamo solo cose positive, ma la differenza tra il bene il male, tra il divenire un bravo uomo o una brava donna oppure compiere azioni scellerate, dipende in massima parte da ciò che noi saremo in grado di trasmettergli, i valori ed i principi che legheremo al suo cuore affinché li usi come strumenti per crescere e fortificarsi nello spirito prima che nel corpo. Sta noi genitori, noi insegnanti, noi educatori, noi nonni, noi istruttori, noi sacerdoti educare questi bambini al bene, portarli su una strada lastricata di buone intenzioni e invitarli, ma non obbligarli, a percorrerla. La difficoltà di essere genitori sta sopratutto in questo doppio ruolo: da una parte incitare, spingere, consigliare, ridere e piangere con loro, dall'altro stare in finestra a guardare il comportamento dei figli, le scelte intraprese, gli errori fatti ed i successi raggiunti. A volte si sbaglia nello stare troppo in silenzio, altre volte si sbaglia per volersi intromettere troppo nelle loro decisioni. Vi ricordate le prime volte in cui avete imparato a guidare? La difficoltà più grande era quella di saper coordinare bene la frizione e l'acceleratore. Quante partenze a scatto e quante volte il motore si è spento, eppure pian piano abbiamo imparato. Questo è il compito di un genitore, imparare a guidare una macchina, la propria famiglia, senza dare troppi scossoni al motore che, una volta guastatosi, provoca una grande fatica nel riaggiustarlo sempre che non sia irrimediabilmente rotto.

  17.  

    Addì 25 giugno 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
    Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?
    Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.
    Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia.
    Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia.
    Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia.
    Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande».
    Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento:
    egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi

    Matteo 7,21-29

  18.  

    Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia

    Che casa siete?

    Nella vostra vita quante ne avete viste? Quante volte ha piovuto? Quanti uragani, bufere, tempeste? Quante persone sono morte o vi hanno abbandonato? Quante vi hanno tradito oppure offeso? Quante angherie avete dovuto subire magari anche da persone nelle quali riponevate una fiducia smodata? Più passano gli anni e maggiori sono le ferite. Avete mai notato come le case sul lungomare siano sciupate, deteriorate sulla facciata e nelle imposte? Così è per le persone, più si è esposti e maggiore è il dolore che riceviamo, un dolore che sciupa il nostro viso, ci fa perdere il sonno, ci porta a momenti di stanchezza assoluta, ma le case non si giudicano dall'aspetto esteriore ma da come sono tenute dentro e da quanto forte sia la struttura che le sorregge. Non c'è intemperia che possa nuocerci, che possa farci perdere di valore se i valori sono buoni. Molti ragazzi si perdono per seguire chimere illusorie, ma se abbiamo dato loro dei sani principi potranno sciuparsi all'esterno, ma al loro interno manterranno la casa in ordine e troveranno la forza di rimanere saldi e ben piantati dinanzi alle intemperie

  19.  

    Addì 26 giugno 2015

    Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva.
    Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: «Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi».
    E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii sanato». E subito la sua lebbra scomparve.
    Poi Gesù gli disse: «Guardati dal dirlo a qualcuno, ma va a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro»

    Matteo 8,1-4

  20.  

    Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi

    Da chi andiamo quando stiamo male?

    Fiduciosi andiamo dal medico quando stiamo male, ed anche se riteniamo che i dottori con noi abbiano sbagliato ci rechiamo lo stesso da loro per un consulto, un consiglio, magari cercando di ascoltare più voci.
    E' buffo vedere come in tante situazioni usiamo un peso e due misure. Se abbiamo male ad un piede, se il cuore batte troppo forte, se ci viene l'affanno, se la milza è dolorante andiamo in ambulatorio o in ospedale anche se un certo medico non ha azzeccato la cura perché vogliamo fare di tutto per stare bene. Ma se stiamo male dentro teniamo tutto chiuso dentro di noi e anziché andare dal medico ci rivolgiamo a sciamani e stregoni. Se infatti i nostri principi vacillano, se so quale sia la cosa giusta da fare ma sistematicamente faccio quella sbagliata dovrei andare da chi cura l'anima, da chi ha interpretato il Vangelo scegliendo di essere medico di Cristo. E' vero molti sacerdoti sbagliano, molti ci danno una cura che non va bene, molti ci abbandonano, ma in "ospedale" ci sono molti sacerdoti e non tutti sono così impreparati da non poterti dare un consiglio per guarire, per stare meglio. Così come ci sono certe malattie per le quali ci vuole necessariamente l'aiuto di un dottore, così ci sono momenti della vita in cui solo Dio può sanarci. Rivolgetevi a lui, fatevi aiutare dai suoi intermediari e se qualcuno non vi convince non rinunciate a curarvi, è la vostra vita ad essere in pericolo, la vostra vita eterna.

  21.  

    Addì 27 giugno 2015

    In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava:
    «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente».
    Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò».
    Ma il centurione riprese: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.
    Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fa questo, ed egli lo fa».
    All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande.
    Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».
    mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti».
    E Gesù disse al centurione: «Va, e sia fatto secondo la tua fede». In quell'istante il servo guarì.
    Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre.
    Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo.
    Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie.

    Matteo 8,5-17

  22.  

    Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie

    Quanti soldi prendete per amare vostro figlio?

    Quale genitore, avendo il figlio malato, non farebbe di tutto per farlo guarire, incluso dare la propria vita per lui. Sembra quasi un'ovvietà, eppure molte persone mettono in discussione questo assunto, anche gli stessi genitori disposti ad immolarsi per il proprio bimbo. Una volta mi dissero, "siete bravi, ma chissà quanti soldi vi mettete in tasca, perché nessuno fa nulla per nulla". Mi ha suonato come un'offesa perché sarebbe come andare in ospedale, nel reparto di oncologia pediatrica e dire ad un genitore che fa il trapianto di midollo osseo da donare al figlio "bravo, ma chissà quanto ti pagano". Penso che quel papà o quella mamma avrebbero tutte le ragioni a darci un cazzotto o perlomeno a dirci che siamo stupidi e non abbiamo capito nulla. Per noi i bambini che il Signore ci manda sono figli e per loro daremmo, anzi diamo, la nostra vita e non c'è sacrificio, non c'è paga, non c'è un ritorno materiale di nessun genere, ma l'amore che abbiamo per loro ci porta a donarci in maniera spontanea. Così fa Dio con noi che siamo suoi figli, caricandosi sulle spalle le nostre sofferenze. Così dovremmo fare tutti noi con chiunque si trovi in difficoltà perché ogni figlio di Dio è nostro fratello e chi inneggia al razzismo, chi plaude alla tortura dovrebbe soltanto vergognarsi.

  23.  

    Addì 28 giugno 2015

    In quel tempo, essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare.
    Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi
    e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva».
    Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
    Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia
    e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando,
    udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti:
    «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita».
    E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.
    Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?».
    I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?».
    Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo.
    E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità.
    Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male».
    Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?».
    Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!».
    E non permise a nessuno di seguirlo fuorchè a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
    Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava.
    Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme».
    Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina.
    Presa la mano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!».
    Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore.
    Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.

    Marco 5,21-43

  24.  

    La bambina non è morta, ma dorme

    I nostri figli non sono morti, dormono

    Quante volte mi è stato detto di non occuparmi dei bambini che hanno alle spalle un passato fatto di abusi, maltrattamenti, violenze, famiglie difficili perché sono ragazzi ormai morti, irrecuperabili, pronti a rinnegare ogni cosa, ad andare contro i valori ed i principi perché incapaci di amare, incapaci di provare pietà, incapaci di risorgere a nuova vita. Non posso dire che in certi casi questo non sia reale, ma accade solo con i bambini in affido o piuttosto anche molti figli di famiglie “per bene” non si perdono rinnegando tutto e tutti? Al di là di questo non penso che ci sia mai nessuno che sia veramente morto,mai nessuno veramente perso, mai nessuno che abbia sbagliato così tanto da essere lasciato solo e senza aiuto, senza conforto, senza amore. Nostro compito, di ognuno di noi, è credere sempre che ciascuno possa cambiare,possa camminare su una strada retta, possa avere un futuro migliore di quello nel quale era nato. Molti perdono la speranza, la forza di andare avanti nel vedere tanta cattiveria, come negli attentati di questi giorni, ma dobbiamo avere speranza, dobbiamo avere fede e non smettere di lottare per un mondo migliore, non smettere di lottare per i nostri figli e per i ragazzi di questa terra perché se sbagliano, se prendono brutte strade non sono morti, sono solo addormentati e per risvegliarli ci vuole amore, pazienza e comprensione

  25.  

    Addì 29 giugno 2015

    In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?».
    Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti».
    Disse loro: «Voi chi dite che io sia?».
    Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
    E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.
    E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.
    A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli»

    Matteo 16,13-19

  26.  

    Voi chi dite che io sia?

    Chi sono io?

    Siamo i primi a volte a non capire chi siamo. Ci ritroviamo spesso, già a partire dall’età dell’adolescenza, a non capire cosa fare della nostra vita, quale direzione prendere, e a volte, dopo aver fatto qualche sbaglio o presa una strada errata ci ritroviamo davanti allo specchio a chiederci “ma sono proprio io ad aver detto questa cosa, ad aver agito in tal modo?” e ci vergogniamo, ci amareggiamo, vorremmo tornare indietro per poter compiere scelte diverse, ma non si può. No, non è possibile, a volte si può rimediare in qualche misura, mai completamente, e stiamo male, molto male dentro di noi. Ci interroghiamo pertanto su cosa fare e abbiamo due strade: piangerci addosso oppure fare esperienza di quell’errore e proseguire il cammino di vita, magari se possibile cambiando direzione. Da casa nostra sono passati tanti ragazzi, la maggior parte dei quali, arrivati alla maturità, anagrafica o presunta, hanno spiccato il volo andando ognuno in direzioni diverse. Chi è tornato dal padre pieno di speranze ed ha trovato un carnefice, chi è andato a convivere con il ragazzo per poi ritrovarsi in casa da sola a non sapere come pagare l’affitto e dover rinunciare a finire di studiare per mancanza di soldi, chi si è chiuso nell’idea della pazzia e della superficialità cercando di impietosire tutti per poi capire di essere su una strada lastricata di rovi e sassi aguzzi senza alcun aiuto. Ognuno ha la sua storia e purtroppo l’esperienza di uno non aiuta chi viene dopo, ciascuno convinto di essere diverso, migliore, più in gamba, più scaltro, conscio pienamente del cammino da percorrere. Brutta cosa l’idealizzazione, il convincersi che quell’oasi in mezzo al deserto sia reale solo perché si ha sete, il non mettere in discussione, nemmeno per un istante, che quella realtà è tutto meno che reale. Così si gettano in quel sogno che si trasforma pian piano in incubo, pensano di dissetarsi, ma ben presto si devono rendere conto che ciò che stanno trangugiando non è acqua fresca e dissetante, ma sabbia calda e soffocante. L’orgoglio fa il resto e pur di non ammettere la sconfitta non tornano sui loro passi ad abbeverarsi alla fonte che per anni li ha dissetati, ma vagano senza meta alla ricerca della prossima oasi dicendosi convinti di trovare, prima o poi, la fonte dell’eterna giovinezza. Non sono tutti così, ma purtroppo in tanti passano da un miraggio all’altro prima di trovare sollievo da una qualche situazione a loro favorevole, ma spesso è troppo tardi perché la sabbia che hanno inghiottito, la droga assunta, l’alcool tracannato, le risse cui hanno partecipato, le rogne legali subite li portano ad essere diversi, a perdere la speranza in sé stessi, nel prossimo e in Dio, se mai l’hanno avuta. Pessimismo? No, dispiacere di vedere tanti ragazzi salvati da una vita fatta di patimenti, con la possibilità di una strada spianata e in discesa, scegliere strade in salita per raggiungere una vetta che è solo un miraggio, un ideale da bambini. Ma è la loro vita e sono loro a dover fare delle scelte, a doversi guardare allo specchio e decidere ogni giorno cosa fare, a noi spetta l’arduo compito di accompagnarli fino all’orlo del precipizio ed assistere impassibili al loro gettarsi nel vuoto. Possiamo solo pregare e sperare che non si facciano troppo male, che possano tornare indietro sui loro passi, che possano trovare un appiglio per non precipitare e che un domani, non troppo lontano, non siano costretti, davanti a quello specchio, a dover dire “che fesso che sono stato, ed ora dove vado?”

  27.  

    Addì 30 giugno 2015

    In quel tempo, essendo Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono.
    Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva.
    Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!».
    Ed egli disse loro: «Perché avete paura, uomini di poca fede?» Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia.
    I presenti furono presi da stupore e dicevano: «Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?»

    Matteo 8,23-27

  28.  

    Gesù salito su una barca

    La rotta dell'Amore

    Quanti migranti arrivano con barche di fortuna nel nostro paese. Quanti seguono la rotta dell'amore indicata duemila anni fa da Gesù
    Quando arriva qualcuno a bussare alla nostra porta, lacero, malvestito, denutrito, ricoperto di ferite nel corpo e nell'anima non domandiamogli come si chiama, da dove arrivi, che religione pratichi, apriamo la porta ed invitiamolo ad entrare, trattiamolo da re, da fratello, da amico. Ai miei ragazzi insegno il valore dell'accoglienza da sempre, faccio loro capire che sono stati accolti e hanno il dovere di aprire le braccia al prossimo. Ognuno di noi è stato accolto in questa terra perché il suolo che calpestiamo ogni giorno non ci appartiene, è di Dio o, se preferite è della Natura e comunque non è vostro, pertanto abbiamo il dovere aprire le porte, di stringerci un po' per ospitare chi ha bisogno di un riparo per la notte durante il lungo viaggio della vita che tutti noi stiamo compiendo

  29.  

    Addì 1 luglio 2015

    In quel tempo, essendo Gesù giunto all'altra riva del mare di Tiberiade, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada.
    Cominciarono a gridare: «Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?».
    A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci a pascolare;
    e i demòni presero a scongiurarlo dicendo: «Se ci scacci, mandaci in quella mandria».
    Egli disse loro: «Andate!». Ed essi, usciti dai corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta la mandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti.
    I mandriani allora fuggirono ed entrati in città raccontarono ogni cosa e il fatto degli indemoniati.
    Tutta la città allora uscì incontro a Gesù e, vistolo, lo pregarono che si allontanasse dal loro territorio

    Matteo 8,28-34

  30.  

    Due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro

    Persone

    Quando mi capita di andare a Roma vedo centinaia di persone che superficialmente definiremmo “strane”: un signore sulla sessantina che se va in giro nel mezzo della strada tra le macchine in canottiera e slip, ricoperto da spille e bandane, intento a ragionare a testa bassa sui problemi del mondo come un capo di stato; la classica vecchietta, che poi avrà magari quarant’anni anche se già piegata a terra dalla vita, intenta a spingere un carrello del supermercato pieno di ogni genere di cose da noi definite come “spazzatura”, ma per lei oggetti di grandissimo valore, amati e protetti come se fossero un figlio appena nato; uomini e donne che portano avanti il loro scheletro con indosso lembi di pelle cercando di fermare i passanti in cambio di un sorriso piuttosto che di una moneta, rassegnati al loro destino vissuto nella marginalità di un mondo parallelo in cui possano trovare l’amico immaginario che dia loro quell’affetto che noi siamo incapaci di donare.
    Quanti di voi avranno scansato queste persone con fastidio, anche a me capita di farlo perché sono talmente tali e tanti che sarebbe impossibile fermarsi a parlare con ciascuno di loro, eppure Gesù trova il tempo, nel suo cammino sulla terra, di ascoltarli, di parlare con loro, di aiutarli. Nella nostra vita avremo incontrato e ancora vedremo diversi indemoniati, con atteggiamenti buoni, cattivi, aggressivi, pietosi o semplicemente rassegnati, fermiamoci con loro, cerchiamo di capire quale sia il male che li attanaglia, aiutiamoli anche solamente ascoltandoli ed assecondando le loro fantasie. Un’amica un giorno mi diceva che quando andava a trovare la mamma anziana, ricoverata in un centro specializzato per l’Alzheimer, ascoltava i suoi discorsi e le rispondeva a tono assecondando le sue fissazioni del tipo “non ti preoccupare, vado a vedere nell’altra stanza come sta la tua mamma” per poi riferirle che stava bene tranquillizzandola, oppure salutando le amiche immaginarie che erano venute a trovarle o accarezzando il figlio appena nato ed il marito sempre vicino a lei anche se morto da tempo. Non è pazzia, non è senilità, non è il morbo di qualche malattia dal nome difficile da pronunciare, è qualcosa che hanno dentro e se anche non possiamo guarirli possiamo tener loro la mano affinché si sentano meno soli, amati, desiderati. Affinché si sentano persone come lo siamo io, te e tutti noi.

  31.  

    Addì 2 luglio 2015

    In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città.
    Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati».
    Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: «Costui bestemmia».
    Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore?
    Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina?
    Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora al paralitico, prendi il tuo letto e va' a casa tua».
    Ed egli si alzò e andò a casa sua.
    A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

    Matteo 9,1-8

  32.  

    Ti sono rimessi i tuoi peccati

    I nostri peccati

    Nella nostra vita compiamo decine, centinaia, migliaia di errori, alcuni in buona fede, ma molti sapendo di sbagliare e così pecchiamo quando di presunzione, di egoismo, per infedeltà, per accidia e così via. Siamo peraltro così presi dalle cose materiali che le nostre preghiere, se crediamo, o le nostre speranze sono tutte legate ad avere qualcosa: la salute, una persona con la quale dividere la vita, un lavoro, una certa tranquillità economica, la promozione a scuola ecc., ma raramente chiediamo perdono dei nostri peccati, raramente chiediamo a Dio o riponiamo nel futuro la speranza di non sbagliare ulteriormente perché, diciamocelo, molti peccati, ovvero molti sbagli fatti con la consapevolezza di sbagliare, ci piacciono e non vogliamo farne a meno. Eppure è come se lavassimo in lavanderia i nostri bei vestiti che tutti possono ammirare, ma sotto fossimo sudici e puzzolenti. Se riuscissimo quantomeno a condannare i nostri errori, se riuscissimo a chiedere perdono per essi a Dio con cuore sincero, anche le cose materiali di cui abbiamo effettivamente bisogno arriverebbero da sole

  33.  

    Addì 3 luglio 2015

    Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.
    Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
    Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
    Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!».
    Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
    Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!»

    Giovanni 20,24-29

  34.  

    Perché mi hai veduto, hai creduto

    Amici atei dove trovate la forza per andare avanti?

    Cosa cambia in noi quando da bambini diventiamo ragazzi e poi uomini e donne? Ci sono tante trasformazioni giuste, naturali, necessarie, ma talune sono nocive. Un bambino crede nei propri genitori, ha fiducia in loro, li segue senza porsi domande perché sa che essi farebbero di tutto per il suo bene e mai lo porteranno a farsi del male. Crescendo, già in età adolescenziale però non crediamo più all'adulto, qualunque cosa ci venga detta sembra sia un'offesa, un dispetto, un'incapacità a comprendere le nostre necessità. Una volta adulti manteniamo e alimentiamo il sospetto verso il prossimo e vediamo tutti come possibili nemici, truffatori, approfittatori e anziché valutare ogni singola voce, ogni singola persona, facciamo di tutta un'erba un fascio e non ci fidiamo più di nessuno. Ma come si fa a vivere senza una guida? Come si possono affrontare dolori, fatiche, delusioni, momenti difficili senza una parola di conforto, senza una carezza? A volte si ha la fortuna di trovare qualcuno che ci guida, qualcuno di cui fidarsi, ma il suo essere uomo porta necessariamente alla conclusione, prima o poi, del rapporto, se non per litigi o incomprensioni, certamente per la morte naturale e inevitabile di ciascuno. Non riesco a capire, illuminatevi voi amici atei o agnostici, dove si possa trovare una guida se non nelle parole confortanti di Dio?

  35.  

    Addì 4 luglio 2015

    In quel tempo, si accostarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?».
    E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.
    Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore.
    Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano»

    Matteo 9,14-17

  36.  

    Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?

    Libertà di espressione

    Troppo spesso accade di avere un principio e di guardare al nostro vicino come colui che sbaglia se non ha i nostri stessi valori, non fa le nostre stesse cose. Oggi è facile vedere nell'isis coloro che estremizzano questo concetto, addirittura uccidendo chi la pensi diversamente da loro. Ma abbiamo mai pensato come anche noi mettiamo da parte e talvolta uccidiamo a parole o con gesti coloro che non sono perfettamente in linea con noi? Qualche giorno fa una signora mi accusò di indottrinare i ragazzi, ma io lo vedo com un insegnamento; tempo addietro i grillini mi buttarono fuori da un gruppo perché avevo osato schierarmi contro l'aborto; il pd a Livorno, prima delle elezioni che hanno portato al cambio di guardia, per anni ci ha ostacolato perché non in linea con i loro ideali comunisti, o semplicemente perché privi della tessera di partito; in chiesa un gruppo di neocatecumenali nemmeno ci degna di uno sguardo perché il nostro stile di vita è differente dal loro. Quanti altri esempi ognuno di noi potrebbe portare, ma cosa insegniamo ai nostri figli, alle nuove generazioni? Non è giusto, bisognerebbe imparare a cogliere le differenze, discuterne senz'altro per poi andare avanti e collaborare per progetti in comune. Troppo spesso siamo stati messi in disparte per le idee senza considerare i risultati acquisiti o il lavoro fatto. Ognuno di noi ha mille difetti, ma se guardiamo nell'altro soltanto quelli come sarà possibile crescere? Ci saranno solo critiche, maldicenze, guerre che non porteranno da nessuna parte. La vita è un po' come coltivare un orto: devi seminare nei vasi, aspettare con pazienza, preparare il terreno sporcandoti di concime e spaccandoti la schiena nello zappare, poi la piantina deve essere messa a dimora, annacquata, curata, tolta l'erba che cresce intorno e dopo settimane o mesi arriva il prodotto. Una gran gioia indubbiamente, ma anche tanta, tantissima fatica. Ma quale sarebbe l'alternativa? Non coltivare, non faticare e poi necessariamente mangiare i prodotti fatti crescere da altri. E' questo che vogliamo insegnare ai nostri figli? A non lavorare, a non sporcarsi le mani, a non cercare collaborazione e aspettarsi i frutti che piovono dal cielo?

  37.  

    Addì 5 luglio 2015

    In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i discepoli lo seguirono.
    Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: «Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani?
    Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui.
    Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».
    E non vi potè operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì.
    E si meravigliava della loro incredulità. Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando

    Marco 6,1-6

  38.  

    Si meravigliava della loro incredulità

    Genitori increduli

    Fare il genitore, l’educatore, l’insegnante è una cosa meravigliosa perché si è chiamati a dipingere con estro una tela appena abbozzata, ma quanta fatica. Non so se per voi è lo stesso, ma una delle cose più difficili è quando hai una certezza, un qualcosa per te ormai scontata e naturale e quel bambino, quel ragazzo non vuole credere a quanto gli stai insegnando. Pensate a quando dite loro di non mangiare troppi dolci per evitare di sentirsi male, oppure di studiare perché senza un foglio di carta è più difficile trovare un lavoro, o quando li sollecitate a lavarsi onde evitare di mandare un cattivo odore o di prendersi della malattie. In questi, e in mille altri casi, ti guardano come tu fossi un alieno, un pazzo scatenato che proferisce parole senza senso e noi ci meravigliamo della loro incredulità. Come procediamo allora? Ci fermiamo e li malediciamo perché non capiscono? No davvero, andiamo avanti, ci armiamo di santa pazienza e diamo loro consigli, suggerimenti, insegnamenti in maniera ripetuta nell’attesa, nella speranza che un giorno possano capire, apprendere ciò che noi sappiamo.
    Il rapporto di Dio con l’uomo è sulle stesse basi. Il Signore sa benissimo quale è la realtà del mondo, quale il bene per noi e ci insegna, ci suggerisce e, pur meravigliandosi per la nostra incredulità, attende pazientemente che maturiamo, che cresciamo per poter capire l’essenza della vita che va al di là degli aspetti materiali che oggi sono per molti l’unico valore che conta. Chissà quante cose sono per noi oggi importanti e domani non avranno alcun valore, e che pena e dispiacere, al pari di ciascun genitore, nel vedere i suoi figli increduli dinanzi a tanto sforzo per donarci un futuro migliore

  39.  

    Addì 6 luglio 2015

    In quel tempo, mentre Gesù parlava, giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà».
    Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli.
    Ed ecco una donna, che soffriva d'emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello.
    Pensava infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita».
    Gesù, voltatosi, la vide e disse: «Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita». E in quell'istante la donna guarì.
    Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione, disse:
    «Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme». Quelli si misero a deriderlo.
    Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò.
    E se ne sparse la fama in tutta quella regione

    Matteo 9,18-26

  40.  

    Coraggio figliola, la tu fede ti ha guarita

    Timori

    Negli aspetti materiali della vita coloro che fanno carriera sono quelli più intraprendenti, quelli che non hanno timore di rischiare, di andare talvolta contro gli usi e le consuetudini, controcorrente, derisi da tutti per le proprie idee innovative spesso non comprese. E’ così anche per gli aspetti morali. Capita spesso che una persona abbia dentro sé dei principi ma abbia timore di mostrarli al prossimo, così si adegua al comportamento di tutti. Quando ero ragazzo erano tanti i miei amici che credevano in Dio, ma la domenica non andavano a Messa perché qualcuno del gruppo non andava, oppure se sentivano bestemmiare non si ribellavano per non essere presi in giro. Nel Vangelo si parla di una donna malata che crede in Gesù, sa che solo lui può guarirla, ma a quel tempo chi era malato era considerato un peccatore, pertanto non aveva diritto a stare in mezzo alla gente onde evitare di contaminarla. Ma la fede di questa donna in Gesù era tale e tanta da essere pronta a rischiare la lapidazione pur di avvicinarsi a lui talmente era certa che sarebbe stata guarita. Quanti timori abbiamo, quanta paura c’è oggigiorno di proclamare la propria fede e seguire quei principi solo perché supponiamo di poter essere lapidati a parole da coloro che non credono

  41.  

    Addì 7 luglio 2015

    In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato.
    Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!».
    Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».
    Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità.
    Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore.
    Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi!
    Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!»

    Matteo 9,32-38

  42.  

    Vedendo le folle ne sentì compassione

    Quel che manca, prima o poi arriva

    Accendendo la televisione, andando a giro per le strade, leggendo notizie e relazioni dei vari enti è impossibile non vedere la disperazione di tanta gente: migranti che non sanno dove posare il capo per avere un po’ di mangiare, bambini maltrattati e denutriti, guerre fratricide. Popolazioni e gruppi di persone che vagano nella nebbia della vita senza una guida. Provo una grande fitta al cuore e sono addolorato al pensiero di questa povera gente maltrattata e allontanata da tutti. Vorrei aiutarli,proteggerli, accogliere in casa in affido tutti i bambini in situazioni familiari difficili, dare una casa a tutti coloro che non l’hanno, siano essi migranti o italiani, donare da mangiare a chi muore di fame, dare un lavoro a tutti, ma il nostro sforzo, per quanto possa essere elevato, sarà sempre una punta di spillo in un mare di sofferenza. Ma non scoraggiamoci, è vero che la messe è molta e gli operai sono pochi, ma è anche vero che se ci incamminiamo in un sentiero, prima o poi troviamo qualcuno disposto a darci una mano, ma il primo passo dobbiamo farlo noi.
    Come per molti questo non è un momento facile e siamo chiamati tutti a fare economia. Due giorni fa avevamo la necessità di comprare della frutta, ma non avendo in questo momento delle entrate certe ci siamo rivolti a Dio pregandolo di darci una mano. Il giorno dopo una nostra amica è arrivata con un cocomero gigantesco, altri nostri amici ci hanno portato una cassetta di albicocche ed oggi siamo stati contattati dalla Caritas per andare a ritirare un carico di ananas, e non avevamo fatto alcun appello se non quello rivolto al Signore nel silenzio della preghiera.

  43.  

    Addì 8 luglio 2015

    In quel tempo, chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.
    I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì.
    Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani;
    rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele.
    E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino»

    Matteo 10,1-7

  44.  

    Guarire ogni sorta di malattie e d'infermità

    Religione e Fede

    Pensate come sarebbe bello se vi fosse un medicinale che guarisse ogni malattia, con una pillola svanirebbe l’artrosi che opprime tanti anziani, tutti potrebbero vedere senza l’uso degli occhiali, saremmo tutti prestanti fisicamente, non dovremmo più temere l’arrivo di un tumore, ed anche semplici mal di testa e raffreddori sarebbero debellati per sempre. Forse l’uomo non troverà mai un rimedio così efficace, ma Dio ci ha da sempre donato il suo amore, rimedio efficace contro tutti i mali del mondo, capace di traghettarci in una vita nuova dove il male non esiste e le malattie non sono contemplate. Mi vengono però alla mente i bambini che si rifiutano di bere uno sciroppo perché troppo amaro, o farsi visitare dal dottore e devono essere obbligati dai genitori per il loro bene. Noi, ormai adulti, non abbiamo nessuno che ci obblighi ad accettare l’amore di Dio, ed è giusto ci sia libertà nella scelta, è il Signore stesso a darci tale libertà, ma se vedessimo il mondo attraverso la fede avremmo un’ottica totalmente diversa e il mondo andrebbe meglio. Pensate ad esempio alla vendetta, pensate ad eliminarla dalla faccia della terra, quanti omicidi in meno, ritorsioni, bombardamenti. Pensate all’insegnamento circa il dividere ciò che abbiamo con i più poveri, non ci sarebbe nessuno che muore di fame. Pensate al principio del perdono, non si avrebbe più paura di sbagliare perché ogni errore fatto in buona fede sarebbe automaticamente perdonato.
    Qualcuno dice che la religione è la rovina dei popoli e penso che tutte le religioni, a partire da quella cattolica, abbiano fatto diversi errori dalle guerre sante ai tribunali che mandavano al rogo chi la pensasse diversamente da loro, ma Religione e Fede sono due cose ben diverse, la prima è una forma organizzata dall’uomo e quindi passibile di sbagli anche grandi, la Fede è amore per Dio e consapevolezza del suo Amore per noi.

  45.  

    Addì 9 luglio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Andate, predicate che il regno dei cieli è vicino.
    Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».
    Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento.
    In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza.
    Entrando nella casa, rivolgetele il saluto.
    Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi».
    Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi.
    In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città»

    Matteo 10,7-15

  46.  

    Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date

    Camminiamo insieme, cattolici, atei, musulmani, altre fedi

    Qualche giorno fa un'amica, in risposta ad altra amica, diceva agli atei di aprire il cuore. Non intendeva certamente dire che coloro che non credono hanno il cuore chiuso, avere un cuore aperto verso il prossimo è un qualcosa che scaturisce dalla persona, sia essa atea, cattolica, musulmana o di altro credo. Nella frase "aprite il vostro cuore" era implicito di aprirlo a Dio, di ascoltare la sua parola, i suoi insegnamenti. Questo non significa prenderli come dogmi, giusto per chi crede, ma per coloro che non hanno fede il Vangelo con i suoi valori è come un manuale per capire che chi è buono, chi è aperto agli altri, chi è generoso, chi è accogliente, chi non è razzista ha già intrapreso una buona strada, segnata anche da Gesù. Ecco, partiamo da qui, non cerchiamo le disuguaglianze, non andiamo a vedere del perché ringrazio Dio e non un medico perché il discorso sarebbe lungo e complesso (potrei dire che ringrazio Dio per aver messo quel medico sulla mia strada e non un altro, ed inoltre non è che ringraziando Dio non sia grato anche a quel medico), ma cerchiamo i punti che ci avvicinano.
    Partiamo da questa frase amici atei, vi va di camminare insieme? "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" è scritta nel Vangelo e ci insegna che abbiamo avuto da Dio (voi potete dire Natura o Vita o Genitori) qualcosa che altri non hanno: la salute, due gambe per correre e camminare, due braccia per abbracciare e prendere, gli occhi per vedere e leggere, l'essere nati in una situazione dove non si fa la fame e non si combatte per le strade, una natura da ammirare e gustare con il mare meraviglioso, le stagioni, gli animali e gli alberi. Non abbiamo pagato nulla per avere tutto questo, e quanto pagherebbe una persona che non ha la salute per ottenerla, ed è bello ringraziare donando gratuitamente un po' di noi a chi ha meno di noi. Se seguissimo questo insegnamento, cattolici e atei che siano, il malato avrebbe più affetto, più bambini sarebbero accolti, gli immigrati sarebbero trattati con maggior rispetto, la gente non morrebbe di fame.
    Se per un ateo è un principio morale, per un cattolico è un precetto da seguire. Mi fanno ridere quei cattolici che si professano tali e non aiutano il prossimo o, come tanti leghisti che come salvini inneggiano alle ruspe per distruggere le baracche dei rom o inneggiano al respingimento verso fame e guerre dei migranti.
    Amici atei, camminiamo insieme sulla strada delle uguaglianze che ci uniscono e mettiamo da parte ciò che potrebbe dividerci, cerchiamo di essere positivi tutti insieme

  47.  

    Addì 10 luglio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
    Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe;
    e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
    E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire:
    non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
    Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire.
    E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato».
    Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo.

    Matteo 10,16-23

  48.  

    Non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire

    Un grande successo di Dio

    Da sempre ho nel cuore una frase del Vangelo “non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire”.
    L’ho fatta mia ed in essa mi rifugio ogni volta che devo parlare a qualcuno per perorare la causa dell’Associazione o difendere un bambino nelle aule di un tribunale
    Ieri sono stato a Roma per incontrarmi con un sottosegretario, ho avanzato una proposta ed il mio entusiasmo ha contagiato tutti. Il “mio” entusiasmo?
    No, ieri ero proprio stanco, la notte non avevo dormito per il troppo caldo, ero in giacca e cravatta sudatissimo e fisicamente provato, l’appuntamento era tardi ed avevo persino fame.
    Sono entrato con le gomme sgonfie e dentro di me sapevo che non sarei riuscito a dire una parola sensata, eppure qualcosa ho detto perché la lettera che oggi il sottosegretario ha scritto, oggi, poche ore dopo il nostro incontro, per sottolineare la bontà del nostro progetto è una di quelle che abdrebbero incorniciate e lette nei momenti di maggior tristezza. E’ lei a parlare di entusiasmo scaturito dall’esposizione del prgetto esposto, ma vi assicuro con tutto il cuore e sincerità che non erano mie le parole, non miei i pensieri, non mio l’atteggiamento positivo che è stato letto tra le righe.
    Non è la prima volta, ma come sempre non mi sono preoccupato di cosa avrei dovuto dire o fare, ci ha pensato il Signore a mettermi in bocca le parole giuste.
    Io sono l’esempio che Dio possa far nascere dalle persone più inutili un fiore, noi altro non siamo che un vaso di coccio che contiene la vita, ma non è merito del vaso se il seme germoglia e diventa una pianta bellissima, ma il merito è di chi la coltiva, di colui che hamesso nel nostro vaso la terra buona, vi ha inserito il seme nel modo e nel momento giusto, l’ha innaffiato senza esagerare. Ci sono tanti tipi di vasi, tanti tipi di semi e tante specie di piante, ma il contadino è sempre lo stesso. Unica cosa che ci differenzia dai vasi è che abbiamo la possibilità di rifiutare di accogliere quel seme, quella pianta, ce ne viene data la possibilità, ma una volta detto si, la strada da seguire è quella di lasciare che sia il contadino a coltivare il seme che abbiamo accettato di accogliere

  49.  

    Addì 11 luglio 2015

    In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?».
    E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele.
    Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

    Matteo 19,27-29

  50.  

    Ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, che cosa ne otterremo?

    Ognuno ha il suo ruolo

    Chi crede lo chiama Dio, chi non ha fede lo definisce Destino, ma è innegabile che ognuno di noi abbia un suo ruolo nel mondo. Siamo padroni, seppur in certi limiti, della nostra vita, e possiamo decidere se andare a destra o sinistra quando siamo davanti ad un bivio, ed ognuna di quelle scelte decide cosa saremo dal giorno dopo in poi. Se agli occhi degli uomini ci sono ruoli più belli ed importanti ed altri più umili e di minor soddisfazione, agli nocchi di Dio sono tutti di uguale entità perché in una comunità c’è bisogno di colui che dirige ed ha i rapporti con l’esterno tanto di chi pulisce i bagni quando tutti dormono e nemmeno si vede. Come potrebbe un dirigente mostrare con orgoglio la propria struttura per ricevere finanziamenti se questa non fosse pulita e profumata?
    Cosa guadagniamo nel fare il nostro dovere? Innanzitutto la soddisfazione di veder crescere la comunità, sia essa una nazione, la famiglia o un’associazione come la nostra, ma anche di essere parte di un gruppo. Prendete una pagnotta, quanto è bella, buona e profumata appena sfornata, uno dei migliori odori e sapori della natura, ma non c’è solo mollica o crosta o lievito o acqua a o farina, ci sono migliaia di migliaia di minuscoli granellini che da soli sarebbero amarissimi e inutili, pensate a mangiare il lievito, o la farina non impastata e cruda, eppure tutti insieme, senza che di vedano le singole entità, formano un qualcosa di sublime. Cerchiamo di adeguarci al nostro ruolo, senza volere di più di quello che ci è stato richiesto, senza pretendere riconoscimenti o approvazioni, consapevoli di essere parte importante e fondamentale di un insieme. Per chi crede sa che Dio ha promesso una ricompensa a chi lo seguirà, incentivo forte ed importante, ma non dobbiamo cercare un ritorno, questo arriverà se e quando il Signore lo riterrà opportuno. Tutti noi, credenti o meno, dobbiamo adeguarci al nostro ruolo e fare di tutto per realizzarlo al meglio delle nostre capacità