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      CommentAuthoramalia
    • CommentTime14 Mar 2015
     

    Ivan, 16 anni, da noi da 6, fugge da casa: una giornata a milano vedendo dan sito e il museo del milan, la notte alla centrale. Al mattino chiama il papà per ritornare a casa. In occasione del recente rinnovo dell'affido, aveva detto che non gliene frega nulla di noi e che in fondo non ha vantaggi a stare con noi. Sempre andato molto bene a scuola, quest'anno invece ha cominciato a non far più nulla e rischia seriamente la bocciatura. La porta della sua stanza sempre chiusa, il tempo speso a girare in internet fra siti porno e di calcio. Mai nessuna reazione stizzita nè ai rimproveri nè alle restrizioni che a un certo punto sono state necessarie ma inefficaci. Mai un sorriso, una barzelletta, una scemenza. Sempre cupo. Nessun amico, nessuna relazione coi coetanei, nessun interesse.
    Il ritorno e stato bello ed emozionante. Ma adesso io, in tutta sincerità, non ho più energie per combattere con lui. Sono stati 6 anni di completa dipendenza da me, di sforzi grandissimi da parte mia perchè non precipitasse nella depressione, perchè facesse esperienze belle di sport, vacanze, relazioni con coetanei. Tantissime energie economiche investite in psicologi. Sono contenta che sia tornato ma mi ha distrutta e non mi interessa più granchè di lui. Finita la benzina Amalia

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime14 Mar 2015
     

    dopo 6 anni che sta con voi non te ne frega più nulla di lui?

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      CommentAuthoramalia
    • CommentTime14 Mar 2015
     

    Sono ai minimi vitali e con una situazione familiare molto faticosa, non solo con lui

  1.  

    Amalia, un po' scioccante come dichiarazione, ma umanamente comprensibile.
    La stanchezza quando si lotta è il peggior nemico, ma pensa un attimo proprio alle tante energie profuse in questi anni, e vuoi mollare proprio adesso? Proprio ora che la lotta è più dura ed è il momento in cui arrivano i nodi al pettine? E' ora che lui ha bisogno di te, è ora che sei a lui più necessaria. Le fughe, l'incupirsi, il non andare bene a scuola sono segnali, sono richieste di aiuto, sono domande del tipo "m vuoi bene oltre ogni limite?"
    Forse lui ha percepito questa tua stanchezza e ha voluto metterti alla prova. Gli adolescenti sono orgogliosi, si sa, e se si sentono rifiutati iniziano loro per primi a mettere in atto dei rifiuti plateali. Prova a fargli capire che gli vuoi bene, prova a dirglielo, stupiscilo con cose che non si aspetterebbe ma. Laddove merita una punizione fagli un dono, laddove gli dai una privazione colma il vuoto con altro. Se gli impedisci di usare internet vai con lui in un posto dove gli piace andare o portalo a cena fuori per recuperare il rapporto. Non cadere nella sua trappola e non rispondere al male che lui ti tira addosso con altro male
    L'affido non è un percorso facile e l'adolescenza è un momento assai difficile per tutti i ragazzi, ma l'adulto, l'adulto che vuole bene al ragazzo, ha il compito di assorbire le sue testate, come un materasso, per impedire che si faccia del male da solo
    Non essere un muro per lui, pensa alla tua adolescenza, ai momenti difficili e all'amore che da varie parti ai ricevuto, pensa se a sedici anni ti avessero aperto la porta di casa dicendoti "siamo stufi di te", pensa a cosa saresti ora, a dove saresti e fai un passo indietro per ritrovare il rapporto con questo tuo "figlio"

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      CommentAuthoramalia
    • CommentTime15 Mar 2015
     

    Stiamo facendo quello che tu suggerisci. Io sono finita dentro di me. Lui, semplicemente, vuole una vita diversa da quella che ha: gli fa schifo la città in cui vive, la casa in cui abita, vorrebbe tornare nella famiglia affidataria dove viveva prima di venire da noi, dove aveva fratelli più grandi e più piccoli, rifiuta i parenti che ha ora, specie quelli anziani che fino a ieri se lo portavano in vacanza e a spesso e che ora non lo possono più fare. Lui non ce l'ha con noi. È scappato a Milano perchè "li c'è tanto da vedere", gli piacciono le città con grandi viali, moderne. È tornato "perchè almeno a casa c'è caldo".
    Nessuno lo ha o lo sta rifiutando. Gli abbiamo dato aiuti e ascolto che forse non avremmo dato neppure a un figlio nato da noi. Questo ragazzo sta male da sempre, da sempre è depresso, e le nsotre forze non bastano. In casa, oltre a lui, c'è un'anziana malata di demenza vascolare: lei cena da noi e io me ne occupo. Durante l'estate è rimasta con noi per più di un mese, durante il quale non ho potuto portarlo in giro a divertirsi come avrebbe voluto. Diciamo che ora non è più al ventro delle mie cure come prima. E io che cavolo devo fare? Lui per tutta risposta, approfitta della mia debolezza, si chiude tutto l'inverno in camero da letto a navigare nei suoi sogni e poi, stanco del clima familiare meno allegro e delle minori attenzioni, se ne va? Certo che lo abbiamo accolto di nuovo e con gioia, figuriamoci se non siamo stati malissimo per lui. Ma adesso si torna alla normalità: alla scuola, a questa casa e a questa famiglia. Scapperà di nuovo. Cari buoni samaritani, anch'io sono stata mandata in collegio da piccola per difficoltà della mia famiglia, anch'io non ho amato la mia famiglia e i miei genitori. Ma mi somo cercata cose e situazioni belle altrove denza fare follie. Qui abbiamo a che fare con unnfiglio denza radici, a cui non frega nulla di noi, che non ha amicizie in nessun ambito che frequenta, a cui abbiamo dato mille opportunità di relazioni e divertimento. Ma è insoddisfatto e insaziabile. Ed è così da sempre. Ivan avrebbe forse bisogno di capire cosa significa vivere in una comunità. Allora magari gli farebbe meno schifo tutto. Certo Ivan è una creatura sfortunata, ma ci marcia e scappando ora riesce anche a ricattarci.

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      CommentAuthoramalia
    • CommentTime15 Mar 2015
     

    E aggiungo che non abbiamo proprio intenzione di cacciarlo.

    • CommentAuthorGiorgia72
    • CommentTime19 Mar 2015
     

    Salve, io non sono una mamma affidataria, ma mi sto documentando un pò perchè mi piacerebbe fare un passo del genere e chissà se un giorno lo diventerò.
    Sono già mamma di una ragazza di 16 anni e ti posso dire che l'adolescenza è un periodo di inquietudine, ci vuole tanta forza, pazienza e comprensione anche con un figlio naturale.E' capitato anche a me di pensare che per far apprezzare a mia figlia quanto ha intorno le dovessi far capire quello che non ha, facendoglielo provare in qualche modo, e forse solo così capirebbe. Comunque, fino a che ce la fai, fagli capire quanto gli vuoi bene.Alla fine i figli hanno solo bisogno di sapere che ci siamo sempre per loro, nonostante tutti i nostri limiti.

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      CommentAuthoramalia
    • CommentTime19 Mar 2015
     

    Grazie Giorgia72

  2.  

    Ciao Giorgia, benvenuta tra noi
    Grazie per il tuo contributo

    A volte si pensa che i figli siano suddivisi in tre categorie: naturali, adottati, affidati
    Che grande errore, e ringrazio Giorgia per permetterci di sottolinearlo. Accudire un bambino, un ragazzo ha le stesse difficoltà per ciascuna "categoria". L'adolescente, difficile, caratteriale, ombroso, aperto al massimo con gli amici e chiuso in famiglia è adolescente che sia figlio naturale, affidato o adottato. Fra i ragazzi c'è poi differenza di comportamento, ma dipende in buona sostanza dal carattere e certamente dalle esperienze passate.
    Questo non vuol dire che non ci siano difficoltà specifiche per ogni tipologia di ragazzo, ovviamente l'affido prsenta problematriche non riscontrabili nel figlio naturale, ma è anche vero il contrario (pensate ad un filgio naturale troppo coccolato e viziato)

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      CommentAuthoramalia
    • CommentTime12 May 2015
     

    Carissimi, a distanza di tempo vi aggiorno sulla situazione che vi avevo descritto agli inizi di marzo, subito dopo la fuga. Al momento, mio figlio coltiva ogni giorno progetti suicidi. Cerca su internet i modi per realizzarlo. Ovviamente, l'ossessione non lascia posto per lo studio che sta andando male, al punto che la prospettiva è o abbandonare gli studi o passare a un tipo di istruzione più breve o meno impegnativa. Mi dispiace tanto per me e per mio figlio e per le persone che gli vogliono bene e stanno soffrendo con lui e per lui, ma la mia disperazione di mesi fa, come vedete, non era affatto egoistica: aveva le sue ragioni. Come lo scoraggiamento che avevo espresso. Ora ditemi se è così vero che queste situazioni estreme sono rare nei figli in affido o in adozione. A me risulta infatti che fughe o peggio sono purtroppo all'ordine del giorno e che le famiglie affidatarie o adottive incontrano diffcoltà spesso molto più gravi rispetto a quelle delle famiglie comuni.Negare questo significa negare l'evidenza. È un pregiudizio severo che non aiuta affatto le persone in difficoltà a sentirsi appoggiate o capite. Andrebbe detto chiaro che le famiglie affidatarie,mquando si impegnano in affidi di lungo respiro, si scontrano con situazioni che,,proprio perché piuttosto ricorrenti, dovrebbero prevedere supporti significativi. Non solo economici. È una cosmica balla chr l'affido si affronta con l'amore e basta. Cimvuole molto altro. E comunque noi resistiamo.

  3.  

    Ciao Amalia,
    da un punto di vista statistico alcune considerazioni.
    Noi abbiamo avuto oltre 50 ragazzi in affido, accolti in famiglia, con un papà ed una mamma, e solo in un caso, siamo arrivati ad una situazione simile alla tua, fra l'altro di una ragazza che ha cominciato a "dare di matto" a ventitre anni, con noi da quando ne aveva sette (quindi non certo la più difficile).
    Di tutti i casi (e sono tanti) di cui mi sono occupato poi indirettamente dando consigli, incontrando famiglie affidatarie o altro non ho quasi mai sentito di casi estremi, quindi dal mio punto di vista ti dico che non credo ci siano tante situazioni al limite come quella da te vissuta oggi.
    Va però detto che il supporto psicologico sarebbe necessario oggi per ciascun ragazzo, specie in età adolescenziale, a maggior ragione per coloro che hanno subito forti traumi, quali la maggior parte dei bimbi in affido. La legge prevede questo supporto, le linee guide del Ministero idem, ma ci si scontra con il problema di sempre, la mancanza di soldi o, per dirla meglio, il desiderio da parte dei comuni di spenderli laddove possano portare frutto in termini di consensi elettorali, non certo per psicologi da affiancare a bambini problematici.
    L'affido, al pari del "mestiere" di genitori anche di figli naturali, non si può e non si deve affrontare solo con l'amore, che resta l'elemento chiave perché se un bambino non si sente amato non ascolterà nessun insegnamento, ma anche con tutti gli strumenti tecnici di cui disponiamo: certamente una presa in carico da parte dello psicologo (ma anche qui se troviamo quello non troppo bravo si rischia di fare peggio che meglio), una scuola dove incontrare buone compagnie e buoni insegnanti (e sulla scuola stendiamo un velo pietoso), altri ambienti come quello sportivo dove formarsi e affrontare con coraggio le problematiche imparando il sacrificio.
    Questa la teoria, all'atto pratico dovresti cercare di staccare la spina per qualche giorno. Hai la possibilità di mandarlo in qualche centro estivo con ragazzi della sua età?

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      CommentAuthoramalia
    • CommentTime22 May 2015
     

    È ció che abbiamo fatto. Ora il tribunale dei minori ha chiesto ai servizi una relazione aggiornata. Vedremo cosa ne seguirà. Vi aggiorneró. Grazie

  4.  

    Benissimo Amalia, attendiamo notizie, speriamo siano positive

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      CommentAuthoramalia
    • CommentTime2 Aug 2015
     

    Vi aggiorno. A 4 mesi dalla fuga da casa I. le minacce di suicidio non sono rientrate: permane il rifiuto dell'ambiente domestico, del cibo che si consuma in casa, della presenza di mia madre anziana, di ogni regola, tanto che I. cerca continuamente ospitalità da parenti. Il disprezzo della famiglia è espresso in ogni particolare. Ora, I. progetta di andare a vivere in comunità e non ha il minimo dubbio che questa soluzione sia quella giusta per lui. Naturalmente, i servizi sociali sono ostili a questa via e temporeggiano in modo che il ragazzo raggiunga la maggiore età. Ma l'insofferenza di I. è tale da farci credere che, col,riprendere della scuola e della vita familiare da settembre, possa giungere a fare quello che sinora ha solo minacciato.a fine settembre ci sarà una riunione di tutte le figure professionali che stanno seguendo il suo caso e si giungerà a una più certa definizione del futuro nostro e di I. Intanto è un martirio anche solo il pensiero che tutto finisca cosi banalmente e tragicamente allo stesso tempo. Ciao a tutti,,Amalia

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      CommentAuthoramalia
    • CommentTime2 Aug 2015
     

    Ah. Aggiungo che alla Neuropsichiatria infantile dove è in cura I. salta fuori un vecchio fascicolo intitolato,allo stesso paziente: I. è stato in cura per ben 5 anni dalla psicomotricista, dai due ai sette anni (finchè è morta la mamma affidataria che mi ha prceduta, dopodichè è stato il caos in quella famiglia). E nessuno ci ha mai informati di questo! Sapevamo solo che I. aveva fatto "qualche" incontro con la psicomotricista....applausi aimdetvizi per la loro trasparenza✌️

  5.  

    Difficile affrontare ed accettare tutto questo, ma quando un ragazzo si mette in testa qualcosa è difficile poterlo ostacolare, anche quando è per il suo bene. Ovviamente non lo si può assecondare, ma cercare di stargli vicino è necessario. Se vuole andare in comunità, per quanto la cosa sia assurda e deleteria, sarebbe buona cosa che gli faceste vedere cosa significhi comunità ... forse cambierebbe idea perché per quanto una comunità possa essere buona, non c'è posto migliore per crescere che in una famiglia

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      CommentAuthoramalia
    • CommentTime2 Aug 2015
     

    Certo che ne ha parlato con l'assistente sociale! Ma il colloquio ha corroborato la sua convinzione. Cosa intendi per fargli vedere? E tocca a noi farlo? Grazie

  6.  

    Intendo farlo stare qualche giorno in una comunità prima della sua decisione finale. A volte i ragazzi idealizzano, ma quando toccano con mano capiscono.
    Non tocca a nessuno farlo, potreste provare a chiedere ai servizi, ma se loro dicessero di no io un tentativo lo farei lo stesso
    Non ti propongo la nostra Associazione perché chi viene qui da noi si trova bene, ci vuole una comunità dove i ragazzi non si trovino troppo bene.
    Qualche tempo fa una ragazza di 17 anni mi scrisse pere sapere come fare ad andare via di casa perché non sopportava più i genitori ed era una continua lite. Le ho detto di aspettare i 18 anni e nel frattempo di venire da noi qualche giorno coinvolgendo anche i suoi. Dapprima i genitori vennero molto in difensiva pensando fossimo una comune di drogati o una setta. Già la prima sera si tranquillizzarono e restarono con noi con il camper per tre giorni, lasciando poi la figlia un mese da noi. L'ultimo giorno mi disse che aveva capito quanto era fortunata ad avere una famiglia grazie ai racconti dei ragazzi che, pur trovandosi bene con noi noi, sentivano la mancanza di appartenere dalla nascita a qualcuno e avrebbero dato un braccio pur di avere un papà ed una mamma solo per loro. Da quel giorno i rapporti tra la ragazza ed i suoi migliorarono tantissimo

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      CommentAuthoramalia
    • CommentTime3 Aug 2015
     

    Credo che un esperimento del genere non possa prescindere dall'approvazione dei servizi. Ma mi pare un passaggio necessario e utile. Grazie del suggerimento.