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  1.  

    Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo

    Fate piovere sui vostri figli

    L'acqua che scende dal cielo non vi fa ritorno prima di aver irrigato la terra. E' questa una frase della Bibbia molto semplice, ma che da sempre mi ha fatto riflettere. Quando parlo ai miei ragazzi non sempre percepisco la loro attenzione, non sempre capisco se facciano tesoro degli insegnamenti che do loro e spesso sembra di parlare al muro, ma che soddisfazione quando mi accorgo da una frase, da un atteggiamento, da un commento che non solo hanno capito, ma che hanno fatto loto un principio e con forza lo fanno valere davanti agli altri. Quando piove sembra che tutta quell'acqua vada sprecata, eppure a forza di pioggia e neve la terra si alimenta, le rocce vengono scavate, gli animali si dissetano. Non smettete mai di far piovere sui vostri ragazzi, non smettete mai di dialogare con loro, anche quando sembra che non vi ascoltino, anche quando siete stanchi, anche quando se ne vanno sbuffando perché ogni semino che metterete nelle loro tasche prima o poi germoglierà. La mia mamma mi chiamava Belfagor tanto ero scontroso e spigoloso, mi parlava e sbuffavo, spesso alzavo le spalle e me ne andavo per non stare a sentire le sue ramanzine, ma quanto bene mi hanno fatto le sue parole, che gioia grande oggi ricordarle, viverle, assaporarle tramite le lettere che mi scriveva quando non volevo ascoltarla. Forse oggi i vostri figli non vi danno la soddisfazione che vorreste, ma state certo che tutto ciò che seminerete ve lo ritroverete centuplicato.

  2.  

    Addí 12 gennaio 2015

    Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva:
    «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».
    Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.
    Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini».
    E subito, lasciate le reti, lo seguirono.
    Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti.
    Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono

    Marco 1,14-20

  3.  

    E subito, lasciate le reti, lo seguirono

    Lasciate le vostre reti

    Fare una scelta di vita quando si é giovani come ho fatto io a ventuno anni non é poi cosí difficile. Abbiamo infatti un terreno vergine davanti a noi, un libro bianco ove scrivere tutta la nostra storia e non abbiamo ben chiaro cosa si lascia e cosa si va ad abbracciare, l'entusiasmo e la passione giovanile fa il resto. Quando si é adulti tutto si complica perché abbiamo acquisito degli schemi mentali ed una certa routine tali che abbandonarli per fare un salto nel buio diventa difficile, mille i pensieri, i dubbi, gli interrogativi. Quando viene qualcuno da noi con la gioia di valutare la strada dell'affido sperando di trovare la risposta a mille domande si scontra con il primo passo da fare, quello di gettarsi da un aereo in volo senza paracadute, e a tale dubbio non c'é risposta, c'é solo da buttarsi oppure da restare ancorati al sedile dell'aereo, quando il portellone si apre, con la cintura ben allacciata e gli occhi chiusi per non vedere cosa ci sia fuori. Quando Gesù chiamó gli apostoli, questi, subito, lasciarono le reti e lo seguirono, subito, da adulti, con una vita già avviata e programmata, abbandonarono tutto per fare un salto nel vuoto, per andare incontro all'ignoto, solo per fiducia in colui che li chiamava, solo perché il loro cuore cosí suggeriva loro. E che vita meravigliosa hanno avuto. L'augurio che vi faccio é che sappiate riconoscere la chiamata di Dio, in qualunque momento essa arrivi, e possiate dire di si all'istante lasciando tutto per seguirlo.

  4.  

    Addì 13 gennaio 2015

    In quel tempo, nella città di Cafarnao Gesù , entrato proprio di sabato nella sinagoga, si mise ad insegnare.
    Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi.
    Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare:
    «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio».
    E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell'uomo».
    E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
    Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!».
    La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea

    Marco 1,21b-28

  5.  

    Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci!

    Dobbiamo difendere i figli da sé stessi

    Mille volte mi sono trovato a dovermi arrabbiare con i ragazzi che ho avuto in affido. Quale genitore non si è mai arrabbiato con i propri figli per la scuola affinché studiassero e far loro capire quanto fosse importante farsi una cultura? Non c'è papà o mamma che non si sia infuocato con i propri ragazzi affinché si lavassero, si vestissero bene, si tenessero in ordine? E che dire delle inquietudini legate alla camera non in ordine oppure alle amicizie frequentate, allo stare all'aria aperta anziché alla televisione o al computer? Sono tutte cose palesi, normali per noi adulti, talmente chiare e naturali che non vale la pena nemmeno discuterne, eppure con i ragazzi è una lotta continua. Dico sempre che il nostro dovere è certamente quello di difenderli dal mondo esterno, ma sopratutto difenderli da loro stessi perché sono bravissimi a farsi male da soli.
    A Gesù, ci racconta il Vangelo, è capitato spesso di dover sgridare lo spirito immondo presente in una persona, uno spirito che fa fare anche ai nostri ragazzi le cose più turpi. Quanti di voi hanno figli che qualche volta hanno rubato, quanti si sono ritrovati in una rissa, quanti purtroppo sono cascati nella droga o hanno lasciato gli studi per il desiderio di non fare nulla e dormire fino a mezzogiorno, quanti mai hanno risposto male ai genitori urlando la loro esagerata voglia di libertà?
    Non sono cattivi ragazzi, ma è come se in loro veramente ci fosse un qualcosa di negativo da scacciare, da tagliare via, da asportare con vigore e coraggio. Non è facile instaurare un dialogo con chi non ascolta le tue ragioni e la pazienza di continuarlo è legata proprio al fatto che siano figli e al capire che si stanno facendo male per conto loro senza rendersene conto. Se un adulto, un amico, un fidanzato si comportasse con noi anche solo un decimo di come spesso si comportano i figli, avremmo già chiuso ogni rapporto con loro. Invece siamo qui a brontolare, alzare la voce quando occorre per difenderli da loro stessi, per scacciare lo spirito cattivo che aleggia in loro e fa di tutto per prendere il sopravvento

  6.  

    Addì 14 gennaio 2015

    E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni.
    La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei.
    Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli.
    Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati.
    Tutta la città era riunita davanti alla porta.
    Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
    Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava.
    Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce
    e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!».
    Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
    E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

    Marco 1,29-39

  7.  

    La sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli

    Prendiamoli per mano

    Quante brave persone ci sono che fanno volontariato verso le persone che hanno bisogno. C'è chi porta una minestra ai barboni alla stazione, chi aiuta gli immigrati a trovare una strada da percorrere, chi accoglie in casa un bambino maltrattato. Ma quanti di questi prendono per mano realmente uno di loro? Ovviamente non spetta a noi il giudizio sulle motivazioni e i modi in cui si fa del bene, che è sempre un qualcosa di positivo, ma ognuno si dovrebbe interrogare sul perché aiuta il prossimo. Madre Teresa diceva "meglio un sorriso senza pane, che pane senza sorriso". Prendere per mano un bambino, un malato, un immigrato, un senzatetto significa ascoltarlo, piangere con lui, cercare di capirlo, assecondarlo laddove sia possibile.
    Quante coppie adottano un bambino per colmare il vuoto di un figlio che non arriva. Non è certo sbagliato, ma deve essere solo la molla che innesca un percorso, poi si deve abbandonare il proprio egoismo, capire che quel bimbo necessita della nostra presenza prendendolo per mano, accogliendo i suoi limiti, interpretando i suoi momenti di paura misti al desiderio di scoprire le proprie radici.

  8.  

    Addì 15 gennaio 2015

    In quel tempo, venne a Gesù un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!».
    Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!».
    Subito la lebbra scomparve ed egli guarì.
    E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse:
    «Guarda di non dir niente a nessuno, ma và, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro».
    Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte

    Marco 1,40-45

  9.  

    Se vuoi puoi guarirmi

    Perdere fiducia nei genitori

    Quando si crede in qualcosa con tutto il cuore, fosse anche la cosa più difficile della terra, possiamo riuscire ad ottenerla. L'inghippo sta proprio nella parola "possiamo", ma come fare in modo che da una probabilità di successo si passi ad una certezza? Come fa un bambino che desidera ardentemente qualcosa, sia un gioco, piuttosto che una gita, oppure un dolce? Ci mette tutto il suo impegno nel chiedere, nel convincere, nel pregare, ma lui potrà fare solo l'uno per cento, e lo sa bene. Sa di non avere i soldi per comprare il gioco, sa di non poter guidare per andare in gita, sa di non poter prendere il dolce dentro l'armadio sul ripiano alto. Per ottenere quanto desiderato mette la fede nei genitori, nelle persone che gli vogliono bene, in coloro che mai lo tradiranno e sapranno donare quanto possono. Il bambino inconsciamente sa che ciò che i genitori non gli daranno non sarà per cattiveria ma perché il suo bene è dargli qualcosa di diverso o non dargli quanto richiesto.
    Cosa accade però quando un genitore si comporta male nei confronti del figlio? Cosa succede se chiedendo un dolce ottiene uno schiaffo, se chiedendo amore riceve maltrattamenti o abusi? Il bambino perderà fiducia nel genitore, vagherà smarrito per la strada, diventerà lui stesso un genitore abusante, insensibile verso i propri figli.
    Lo stesso accade verso Dio. Qualunque cosa chiediamo a Dio dobbiamo avere fede che la otterremo se è cosa buona, e il non vedere soddisfatte le proprie preghiere lo si giustificherà con il fatto che il Signore sa quale sia il nostro bene.
    Ma se perdiamo la fede perché non otteniamo e pensiamo che Dio non ci ami, abusi di noi e ci maltratti perché ha lasciato che mio figlio morisse, nulla ha fatto per fermare una guerra, non si muove per far scomparire i tumori, non impedisce gli incidenti stradali, allora non abbiamo capito nulla di Dio. Il Signore non è un uomo che può sbagliare e quelli che riteniamo essere abusi altro non sono che carezze al contrario, carezze che possono far male alla nostra natura umana, ma rinnovano lo spirito.
    Quanto è forte la fede di colui che è passato da una tribolazione, come la scomparsa di una persona cara, riuscendo a ringraziare Dio per questa morte?
    Dobbiamo sapere che il Signore se vuole può guarirci, ma se non vuole sa lui il perché e sarà sempre un motivo giusto.
    Se perdiamo fiducia in Dio, se ci allontaniamo da lui quando ci capita qualcosa di brutto o vediamo cose che accadono che non ci piacciono e ci fanno rabbrividire, rischiamo di vagare nel buio, di compiere atti cattivi, di essere chiusi e insensibili verso gli altri.

  10.  

    Addì 16 gennaio 2014

    Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa
    e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.
    Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone.
    Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico.
    Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati».
    Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro:
    «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?».
    Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori?
    Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina?
    Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati,
    ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va a casa tua».
    Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!»

    Marco 2,1-12

  11.  

    Scoperchiarono il tetto

    Non esistono ostacoli

    Molti sono i buoni propositi per fare qualcosa di utile in questo mondo, ma spesso troviamo grandi ostacoli: famiglie che vogliono aiutare un bambino in affido devono fare i conti con i comuni che osteggiano questa pratica per motivi politici ed economici; associazioni come la nostra che devono combattere contro una burocrazia assetata di carte e garante solo per quegli enti legati a qualche nome altisonante oppure arrivate a livello nazionale; la ricerca di un lavoro poi sembra un sogno irrealizzabile per i motivi economici legati ad una crisi che non accenna ad allentare la sua morsa; sposarsi è diventato un lusso.
    Come fare? Rinunciare a prendere un bimbo in affido? Rinunciare a portare avanti dei sani principi solidaristici? Rinunciare al lavoro, a sposarsi, a vivere? Certo, queste sembrano le soluzioni più semplice ed infatti vediamo quanti suicidi, richieste di eutanasia, depressioni e crisi di nervi.
    Una bella canzone di Bennato diceva "Un giorno credi di essere giusto, e di essere un grande uomo, in un altro ti svegli e devi cominciare da zero (...) A questo punto non devi lasciare, qui la lotta è più dura ma tu, se le prendi di santa ragione, insisti di più. Sei testardo, questo è sicuro, quindi ti puoi salvare ancora, metti tutta la forza che hai nei tuoi fragili nervi. Quando ti alzi e ti senti distrutto fatti forza e va incontro al tuo giorno, non tornare sui tuoi soliti passi, basterebbe un istante"
    Nel Vangelo il Signore ci parla spesso di persone che pur di arrivare a lui hanno smosso mare e monti e li ha sempre aiutati, così come per il paralitico calato dal tetto. Dio non vuole che stiamo comodamente seduti ad aspettare la manna dal cielo, ci chiede di affrontare gli ostacoli, anche a costo di farci male perché vuole vedere quanto crediamo, quanta fiducia abbiamo, quanta ci interessa guarire, migliorarci, aiutare il prossimo. Nel nostro piccolo posso dire che di ostacoli in ventotto anni di Associazione ne abbiamo incontrati di ogni tipo. Abbiamo fatto lotte con i servizi denunciando diversi assistenti sociali per negligenza, abbiamo affrontato i problemi di alcolismo di taluni genitori per dar loro la possibilità di accogliere nuovamente in casa il figlio, abbiamo subito angherie di ogni tipo dettate dalla gelosia e dall'invidia, ma dopo ventotto anni siamo ancora qui, più forti che mai, decisi e pronti ad affrontare tanti altri ostacoli convinti che il bene, l'amore vince su tutto, che il male, la cattiveria si possono sconfiggere solo contrastandoli e non chinando il capo o voltando le spalle. Se un comune vi dice "non abbiamo bambini da dare in affidamento" mente spudoratamente e voi rivolgetevi ad altro comune, ai tribunali dei minori, a noi e se insistete avrete la gioia di poter aiutare un bambino accogliendolo nella vostra casa e prima ancora nel vostro cuore

  12.  

    Addì 17 gennaio 2015

    Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava.
    Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Egli, alzatosi, lo seguì.
    Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano.
    Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?».
    Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori»

    Marco 2,13-17

  13.  

    Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?

    Meglio non farsi vedere con certa gente

    La nostra vita è un insieme di strade, crocicchi e bivi nei quali incontriamo le persone più disparate. Capita di conoscere gente di ogni risma, brave persone ma anche individui che nella loro vita hanno fatto una serie infinita di errori. Chi non ha mai incontrato un alcolizzato, un drogato, una prostituta, un ladro? E quando questo è avvenuto, cosa avete fatto? Penso che la maggior parte abbia cambiato strada, sia andata sull'altro marciapiede pur di non incrociare il suo sguardo, anche se un tempo fosse stato un amico, oppure se abbia chiesto il nostro aiuto. Con certa gente meglio non avere nulla a che fare, magari vedendomi con lui potrebbero pensare che sia anche io della stessa pasta, ho una reputazione da difendere. Vorrei però capire una cosa. Se vostro figlio facesse qualcosa di sbagliato, e non ditemi "ah mio figlio è un santo" perché sapete meglio di me che la polizia è costretta a chiamare spesso i genitori e raccontar loro cosa il loro "santo figliolo" abbia fatto, cosa vorreste per lui? Certamente lo aiutereste, ma vi farebbe piacere se tutti lo scansassero? Se chiedendo aiuto per lui ai vostri più cari amici vi sentiste rispondere "non mi voglio immischiare per non essere a lui accomunato" come ci rimarreste?
    Ecco, adesso pensateci. Adesso quando vedrete un peccatore, una persona che ha sbagliato, pensate che potrebbe essere vostro figlio, vostro fratello, vostro padre e andategli incontro così come vorreste che gli altri facessero nei vostri confronti

  14.  

    Addì 18 gennaio 2015

    In quel tempo, Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli
    e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!».
    E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
    Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?».
    Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
    Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.
    Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)»
    e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)»

    Giovanni 1,35-42

  15.  

    Dove abiti?

    Greta e Vanessa, quanta cattiveria attorno a loro

    Quando una persona dice delle stupidaggini o quando qualcuno perde la testa per una propria passione e cammina con la testa fra le nuvole senza avere nessun legame con la realtà gli si chiede "ma in che mondo vivi?". Ho aperto il computer per vedere le varie notizie e la prima cosa che mi è balzata agli occhi è stato il duro, durissimo attacco contro le due ragazze, Greta e Vanessa, riportate a casa sane e salve. Pensavo che avrei letto un inno corale per il loro rientro ed invece ho visto solo tanta, tantissima cattiveria. Ma in che mondo viviamo? Non c'è democrazia perché ogni cosa che dicevo in un gruppo veniva condannata ed ero offeso pesantemente, non c'è umanità perché hanno detto che sarebbe stato meglio lasciarle morire, non c'è realtà perché hanno detto che erano d'accordo con i rapitori e hanno fatto a mezzo del riscatto, non c'è amore per la vita perché hanno detto che dodici milioni per riportarle a casa sono troppi. Non ho parole, le ho spese tutte per difendere le mie tesi sulla sacralità della vita. Mi domando, ma sono le mie tesi o sono quelle del Vangelo? Non è forse Gesù che dice "se una pecora si perde il pastore lascia tutte le altre per andare a cercare quella smarrita"?
    Non voglio entrare nel merito, non è questo il luogo, chi vuole vada su facebook e veda quanto è stato scritto.
    Quale è casa nostra? Gesù ci risponde "Venite e vedrete". Dobbiamo seguirlo per capire dove dobbiamo vivere, dobbiamo andare in casa sua per vedere come deve essere casa nostra. Non ho altri esempi. Non mi interessa cosa faccia la stato, non mi interessa dove finiranno i soldi del riscatto, non mi interessa se precedentemente è stato fatto diverso o se altri si comportano in modo differente, quello che mi interessa è capire cosa avrebbe fatto Gesù se io fossi stato in pericolo, cosa fa Gesù ogni giorno per me e quello devo impegnarmi a fare. Lui sarebbe venuto a salvarmi, lui è venuto per salvarci, lui viene ogni giorno per salvare noi e noi abbiamo il dovere di impegnarci fino all'ultima stilla del nostro sangue per aiutare chi soffre, chi è in pericolo, chi si sia smarrito. Non sta a noi giudicare perché le due ragazze erano andate lì, non sta a noi giudicare se erano pagate o erano volontarie, non sta a noi giudicare se siano entrate nel paese di nascosto, non sta a noi giudicare se non hanno dato retta ai loro genitori, a noi spetta il compito di proteggerle, salvarle, rispettarle. Se poi, come in moti sospettano, si sia perpetrato un illecito, cosa che personalmente non credo, sarà la magistratura a valutarlo e a prendere gli opportuni provvedimenti.
    Io sono con Gesù e Gesù per me è colui che soffre, chiunque, ovunque si trovi, anche il carcerato che ha sbagliato e sta pagando il suo debito con la giustizia e io sarò sempre lì, al fianco di Gesù, al fianco di chi soffre, al fianco di colui che ha bisogno di aiuto

  16.  

    Addì 19 gennaio 2015

    In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
    Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare.
    Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno.
    Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore.
    E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi»

    Marco 2,18-22

  17.  

    Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro?

    Oggi avete i figli con voi, non domani

    Nei fine settimana andiamo sempre con i ragazzi nella nostra casa di campagna, ma quanta tristezza quelle poche volte che restiamo a Livorno e andando per la città vediamo negozi aperti con mamme e papà che lavorano, gruppi di ragazzini di dieci/undici anni in giro da soli, coppie a spasso con il cane. Ma dove sono finite le famiglie? Come si fa a lasciare che i bambini si educhino da soli a giro per la strada con ragazzini della stessa età, ovviamente tutti con tablet o telefonini collegati a facebook. Capisco che in un momento di crisi economica si cerchi di lavorare di più, ma la domenica, almeno un giorno da dedicare alla famiglia, all'educazione dei figli a fare qualcosa con loro giocando, pescando, facendo qualche lavoro di bricolage in garage o in cantina, imparando a cucinare preparando una torta per papà. Genitori pensateci, i figli cresceranno e se ne andranno e questo è il momento per stare con loro. Hanno dieci anni? L'adolescenza è vicina, date loro oggi dei valori, fate vedere loro che essere famiglia significa stare insieme, giocare e divertirsi. "Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro?". Evidentemente si, ma quanto è sbagliato

  18.  

    Addì 20 gennaio 2015

    Avvenne che, in giorno di sabato, Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe.
    I farisei gli dissero: «Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?».
    Ma egli rispose loro: «Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni?
    Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?».
    E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato!
    Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato»

    Marco 2,23-28

  19.  

    Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato

    Le minuzie della vita

    Molti genitori si prodigano in mille insegnamenti ai loro figli, tutti certamente giusti, ma alcuni per forza di cose sono minuzie rispetto ad altri, eppure in molti si perdono pretendendo il rispetto di particolari tralasciando gli aspetti piú importanti. Cosí ad esempio si chiede al figlio di mettere al posto la propria camera, ma tralasciamo di insegargli il valore della solidarietà, oppure gli chiediamo di mangiare composto a tavola, ma non gli insegniamo a rispettare una persona anziana. Sono il primo a voler insegnare tutto ai miei ragazzi, ma ci sono dei momenti nella vita di un bambino nei quali c'é la necessità di dargli venti insegnamenti, ma la sua capacità dI apprendimento non supera la comprensione di dieci di essi. E' pertanto giocoforza sorvolare su alcuni per sostiene arnie altri con maggior vigore perché in quel momento tutto non puó capire e assimilare. Ed allora dovrebbe venire naturale sottolineare gli aspetti piú importanti al posto delle minuzie, ma questo non accade in quanto noi adulti spesso diamo maggior valore a ció che maggiormente appare trascurando valori importanti che un domani sarà magari difficile donare ai ragazzi.
    Anche noi adulti, non solo quando dobbiamo educare un bambino, ma anche nel nostro quotidiano, ci concentriamo su piccoli ed insignificanti aspetti che magari ci permettono di essere notati e apprezzati dagli altri in apparenza, piuttosto che sostenere quelle doti legate a valori e principi.

  20.  

    Addì 21 gennaio 2015

    In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita,
    e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo.
    Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Mettiti nel mezzo!».
    Poi domandò loro: «E' lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?».
    Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: «Stendi la mano!». La stese e la sua mano fu risanata.
    E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire

    Marco 3,1-6

  21.  

    Mettiti nel mezzo!

    Tredici bambini decapitati, uccisi dall'odio

    Quando si ha un potere, vuoi che sia politico, legato ad un incarico, ad un ruolo o alla forza delle armi lo si può esercitare in tantissime maniere. Il genitore può dialogare con il figlio oppure può imporsi, può emettere un decreto in virtù dei voti oppure dialogare con la minoranza, può ignorare le richieste del singolo o ascoltare le varie istanze. Può controllare con le armi in pugno che tutto proceda per il meglio ed usare queste solo in casi estremi e per difendere il più debole, ma può anche imporre la propria ideologia con cattiveria e prepotenza senza curarsi di niente, forte solo delle convinzioni di una minoranza, padrona perché armata e violenta. E' facile prendere per un braccio tredici bambini, trascinarli con forza in mezzo ad un campo, estrarre un macete e tagliar loro la testa lasciando che quel sangue innocente bagni il terreno di quella popolazione martirizzata concimandolo per far crescere un odio viscerale. Questi diavoli dell'isis che con tanta crudeltà e vigliaccheria hanno ucciso a sangue freddo tredici bambini, la cui unica colpa era quella di aver guardato una partita di calcio, hanno ottenuto ciò che volevano: seminare odio. Oggi in tutto il mondo questi semi sono diventati alberi sotto la cui chioma si ritrovano sempre più persone, sempre più gente pronta a uccidere in nome di Dio o di Allah, tanti inneggiano alla guerra e queste grida non fanno altro che abbeverare questi alberi che portano in sé un veleno dagli effetti devastanti.
    Non caschiamo nel loro sporco tranello. Loro mettono nel mezzo tredici bambini, ne mostrano la decapitazione e creano odio.
    Prendiamo esempio da Gesù che prendeva sì le persone e le metteva nel mezzo ma per guarirle.
    Questi seminatori di violenza vogliono che ci scanniamo tra noi, ma se non siamo uniti avranno vinto e raggiunto il loro fine.
    Loro seminano violenza, noi seminiamo la pace
    Loro seminano odio, noi seminiamo l'amore
    Loro seminano cattiveria, noi seminiamo bontà
    Loro non rispettano le donne, noi abbracciamo le nostre e proteggiamole
    Loro pregano Allah perché tutti gli infedeli possano morire, noi preghiamo Dio affinché chi fa del male ai bambini possa chiedere perdono
    E' facile rispondere al grido di Allah Akbar con Dio è grande brandendo un fucile in difesa dei nostri diritti, ma è quello che si aspettano, vogliono che si scenda al loro livello per dimostrare al mondo che anche noi siamo violenti e fra non non ci sono differenze.
    Preghiamo per i bambini uccisi, per le loro famiglie, ma preghiamo anche perché la mano inaridita di questi uomini, la mano che dispensa così tanta violenza possa essere guarita da Dio, o da Dio amputata perché non faccia più male.

  22.  

    Addì 22 gennaio 2015

    In quel tempo, Gesù si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e lo seguì molta folla dalla Galilea.
    Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall'Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui.
    Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero.
    Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo.
    Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!».
    Ma egli li sgridava severamente perché non lo manifestassero

    Marco 3,7-12

  23.  

    Una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui

    Sete d'amore

    Ad ascoltare la radio, guardare il telegiornale, leggere le notizie in internet verrebbe da pensare che le persone siano cattive, ma credo invece che in molti abbiano smarrito la strada. Le chiese, un tempo piene, sono purtroppo oggi vuote, ma quanta folla si raduna in piazza San Pietro quando parla il Papa. E cosa dire dei viaggi in India di migliaia di persone per seguire il cammino di Madre Teresa. E poi Padre Pio, Medjugorie, Lourdes, Fatima. Cos'è tutto questo? E' sete d'amore. Oggi non sappiamo chi seguire, ma quando troviamo una guida pronta a inerpicarsi per sentieri tortuosi pieni di insidie non pensiamo più a nulla e gli andiamo dietro fiduciosi. Così fu ai tempi di Gesù quando grandi folle lo seguivano, è accaduto con Papa Giovanni Paolo II, accade oggi con Papa Francesco. Vedere le chiese vuote e le piazze piene deve far riflettere. La gente ha bisogno di un leader, di qualcuno che parli loro con amore, che doni una speranza, che sappia rimproverare con la delicatezza di un padre.
    Io ringrazio Dio per avermi donato una mamma che è stata per me un faro nella notte, una stella luminosa il cui bagliore giunge ancora a me attraverso i suoi insegnamenti, i suoi scritti, il ricordo di consigli donati. A tanti ragazzi manca una guida, diamogliela noi, cerchiamo di essere luce che rischiara la notte, non lasciamo che finte torce lontane li inducano ad andare verso un burrone.

  24.  

    Addì 23 gennaio 2015

    In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui.
    Ne costituì Dodici che stessero con lui
    e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni.
    Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro;
    poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono;
    e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo
    e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì

    Marco 3,13-19

  25.  

    E Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì

    Pacatezza vince urla uno a zero

    Nelle mie fantasie di bambino, quando sentivo parlare di Giuda, della sua chiamata nonostante Gesù sapesse che lo avrebbe tradito, mi domandavo come mai lo avesse chiamato. In un secondo tempo, da adolescente capii che il motivo era perché si compisse la volontà di Dio e tutto avesse corso, ma nel mio intimo continuavo a chiedermi perché tenersi accanto una persona che lo avrebbe consegnato nelle mani dei suoi aguzzini. Oggi non posso dire di aver compreso il mistero di Dio, ma mi sono dato una risposta. Penso che Gesù ci volesse far capire che nessuno è perduto, anche coloro che si sono incamminati una strada di cattiveria, che hanno in animo di compiere nefandezze contro l'uomo, possono cambiare, possono scegliere un'altra strada o continuare il proprio inesorabile cammino nel vano tentativo di distruggere quello che di buono gli altri fanno. Ormai tutti parlano di tutto ovunque, ognuno è esperto di economia e sa lui come risolvere la crisi del paese, di affido e sa lui come salvare il mondo, di ambiente e sa lui come ripulire la terra. Ognuno ha la sua opinione, ci mancherebbe altro, anzi le idee di ciascuno sono le benvenute per crescere, il problema è nella cattiveria e nell'arroganza di chi osteggia qualcuno a tutti i costi cercando di prevaricarlo con parolacce e attacchi duri e offensivi. Male di poco. Cosa faceva Gesù? Andava avanti per la sua strada, diceva quello che pensava e poi lasciava che gli altri si arrabbiassero. Con l'amore ha fatto passare le sue idee, i suoi principi. Non ha lottato, non ha allontanato da sé chi lo avrebbe tradito, non ha mai smesso di perdere fiducia nel genere umano. Prendiamo esempio da Dio, cerchiamo di dire la nostra con pacatezza e rispetto dell'altro e, qualora venissimo offesi, redarguiti in malo modo, o ci venisse tappata la bocca, non reagiamo, asciughiamoci la faccia dagli sputi e andiamo oltre perché chi non ha la forza di dire le proprie idee con pacatezza non merita di essere ascoltato.

  26.  

    Addì 24 gennaio 2015

    In quel tempo, Gesù entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo.
    Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: «E' fuori di sé»

    Marco 3,20-21

  27.  

    Non potevano neppure prendere cibo

    Dono di sé

    Madre Teresa diceva che un dono, per essere veramente un dono deve far male a chi lo fa. Che razza di dono è quello di dare un euro a chi possiede cento milioni? Che senso ha dare mezz'ora del proprio tempo per evitare la noia? Il vero dono è quello di dare sé stessi al nostro prossimo, sacrificare almeno parte della nostra vita, scegliere di aiutare gli altri rinunciando a qualcosa per noi importante. Ricordo una ragazza che venne a fare volontariato da noi, veniva spesso a trovare i ragazzi e loro si erano molto affezionati. Ad un certo punto non venne più. Passato qualche giorno la chiamai per capire e lei mi rispose che aveva iniziato ad andare a fare teatro e non aveva più tempo. Oppure un ragazzo che venne a Livorno a parlare con me, rapito dalla nostra scelta di vita, e mi chiese di venire a vivere da noi. Ci credetti e così fu. Stette con noi un mese, alla fine del quale disse "prima ho fatto una scelta di vita di stare con voi, adesso ne faccio un'altra e me ne vado". Donare sé stessi non significa stare ventiquattro ore al giorno a servizio del prossimo, ma starci con continuità, come Elisa che ogni volta che è libera dal lavoro sacrifica il suo fine settimana per venire a darci una mano, oppure Carmela che ha lasciato la sua famiglia per dedicarsi ai bimbi e non passa giorno in cui non studia un progetto da portare avanti con loro, o Mirella che due volte a settimana, in sella al suo motorino, che piova o faccia freddo, non venga a portare un sorriso ai bambini, oppure Michela che quasi tutti i giorni, nonostante il lavoro e la famiglia, viene a casa nostra a prendere i panni lavati da stirare. Sono queste persone, e tanti altri come loro, che con assiduità si dedicano agli altri a impersonificare il volto di Gesù che era pronto a sacrificarsi ogni giorno per stare in mezzo alla gente e portare loro un sorriso, la guarigione, la salvezza

  28.  

    Addì 25 gennaio 2015

    Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva:
    «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».
    Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.
    Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini».
    E subito, lasciate le reti, lo seguirono.
    Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti.
    Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono

    Marco 1,14-20

  29.  

    Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini

    Pescatori di figli

    Quante volte nelle nostre città di mare abbiamo visto i pescatori sudare sette camice per prendere un po' di pesce, quante volte i fabbri grondare sangue per costruire quanto loro commissionato, oppure un falegname, un idraulico, un imprenditore lavorare alacremente per guadagnare e migliorare la vita sua e dei suoi cari. Anche noi siamo chiamati a lavorare duro per far nascere nell'uomo la passione per la vita. Ai nostri figli insegniamo i valori in cui crediamo, al prossimo dovremmo cercare di dare la speranza. Certamente un mondo dove tutti la pensiamo allo stesso modo sarebbe noioso, ma oggi sembra quasi che ognuno la pensi in modo diverso. Fra cristiani ci sono mille divisioni, fra cattolici si segue un indirizzo oppure un altro, nella politica non ne parliamo, anche il mondo musulmano ha mille sfaccettature. Sicuramente il metodo di uniformarsi non è quello di imporre le proprie idee con la forza e la violenza instaurando un regime di terrore, ma una maggiore unità porterebbe a raggiungere insieme obiettivi più elevati. Perché le chiese sono vuote? Colpa dei sacerdoti? Può essere, anche perché sono sempre più anziani, con meno forze e meno idee per attirare i giovani che parlano una lingua diversa, ma coloro che hanno fede che ci stanno a fare? Quando Gesù diceva "seguitemi, vi farò pescatori di uomini" parlava a tutti noi. Se il mondo va male, se mancano valori e principi è colpa nostra che non abbiamo saputo o voluto insegnarli ai nostri figli perché pescare è fatica, è fatica quando non ti ascoltano, è fatica quando rispondono male, è fatica quando ti dicono bugie, è fatica quando fanno errori grandi come case. Ma i pescatori, i falegnami, gli idraulici, voi che lavorate tutto il giorno non fate fatica? Siete disposti a sudare, grondare sangue per avere un po' di soldi in più e rinunciate a educare i vostri figli? Capisco che a volte sia dura, ma è necessario, per la sopravvivenza, insegnare ai giovani i valori. Una volta in radio sentii parlare una psicologa che si rivolgeva ai genitori dicendo "vi prendete mezza giornata per andare dal parrucchiere, un giorno per andare a pescare o stare con gli amici, qualche ora per le partite allo stadio o per la tv. Prendetevi un'ora al giorno per parlare con i vostri figli". Noi ogni sera ci riuniamo e commentiamo la frase che scelgo per loro il giorno precedente, talvolta si parla di attualità ma sempre nell'ottica di valori positivi cercando di dare loro qualche indicazione utile per il percorso di vita che intraprenderanno da uomini e donne. Servirà? Sarà poco? Sarà troppo? Non lo so, non ho verità in tasca, ma ci proviamo. Anche voi provateci, dialogate con i vostri figli, diventate pescatori di uomini.

  30.  

    Addì 26 gennaio 2015

    In quel tempo, il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
    Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe.
    Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi;
    non portate , né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. BORSA
    In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.
    Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.
    Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa.
    Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi,
    curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio»

    Luca 10,1-9

  31.  

    Li inviò a due a due avanti a sé

    Ero solo con Dio e Lui sapeva la verità

    Tra le decine e decine di notizie di cronaca con le quali siamo bombardati ogni giorno se ne trova una ogni tanto che fa riflettere. David Ranta, settanta anni, esce di prigione negli Usa dopo aver scontato trentasette anni da innocente. Si, in prigione pur non avendo commesso il fatto e con la certezza che fosse così. Un testimone lo incastra, dice di averlo veduto sul luogo del delitto, ma venti anni fa confessa che non lo aveva visto, lo aveva detto per un accordo fatto con la polizia, ma David resta in galera. Undici anni fa, grazie al dna si scopre la verità, è innocente. Ma resta in galera. Viene istituita una commissione per valutare i casi di errore giudiziario, ma prima che esca di prigione ci vogliono otto anni. Quante considerazioni mi vengono in mente. Cosa avrei fatto io? Cosa avreste fatto voi? L'opinione pubblica lo aveva già sicuramente condannato allora, gridato affinché lo crocifiggessero. Quanti sono stati uccisi in nome della giustizia scoprendo poi la loro innocenza?
    Uscendo di prigione, sarebbe lecito pensare, avrà avuto solo parole di odio verso chi lo aveva privato della sua libertà, parole di condanna verso uno stato che non ti ha protetto. Invece no, sereno e pacifico ha detto "Ero solo con Dio e Lui sapeva la verità" e l'unico suo desiderio è stato quello di poter dormire finalmente in un letto vero.
    Se non avesse avuto fede sarebbe riuscito a sopravvivere da innocente in prigione?
    Aveva trentatre anni quando è stato ingiustamente condannato. Trentatre anni, vi ricorda qualcosa?
    Dio non è un giustizialista, ma è misericordioso e David oggi, con la sua testimonianza, è lì a ricordarcelo. La sua vita non è stata sprecata. Alcuni di noi sono chiamati a vivere un'esistenza da castori, costruendo dighe e grandi opere, come Madre Teresa, altri nascono sono chiamati ad essere farfalle, che con un sol giorno di vita, con un sol battito di ali colorano il mondo rendendolo più bello per tutti noi.

  32.  

    Addì 27 gennaio 2015

    In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare.
    Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano».
    Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
    Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli!
    Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre»

    Marco 3,31-35

  33.  

    Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre

    Riuniti sotto lo stesso tetto

    Qualcuno si diverte a fare esercizi di dialettica trovando mille ragionamenti per avvallare una teoria o contrastare qualcuno. Si accomodino pure, ma la realtà è molto semplice, è quella che si osserva tutti i giorni, ed è questa a dare il ritmo alla vita, a segnare il cammino della nostra storia,tutto il resto è solo opinione e mai verità. Una mela che cade ha portato Newton a studiare la gravità, il volo degli uccelli ha condotto l'uomo a librarsi sopra le nuvole. Possiamo discutere ore su cosa si intenda per famiglia, ma quando in un gruppo di persone ci sono degli elementi inconfondibili come l'amore, il dialogo, l'essere pronti a lottare l'uno per l'altro il confutare che quella sia una famiglia è solo un esercizio teorico e, a mio avviso, una perdita di tempo. Ci sono gruppi in cui si ha un papà che non è mai in casa, una mamma attenta soltanto a farsi bella e alla propria carriera, dei figli che crescono senza regole, per me questa non è famiglia. In altri gruppi si vedono invece un papà e una mamma pronti al confronto, al rappacificarsi quando discutono, intenti ad allevare la prole come la prima e di gran lunga più importante delle proprie attività, figli che pur nella loro turbolenza legata all'età mantengono amore e rispetto per i genitori, questa è famiglia. Della famiglia fanno parte anche tutti coloro che a questa crescita contribuiscono rendendo le unioni ed i rapporti sempre più forti e degni, persone con le quali piangere e soffrire, ridere e gioire. Ci sono bambini nati in una non-famiglia che hanno bisogno di trovare la loro identità e di costruire la loro storia. Voi, voi che una famiglia l'avete e l'avete avuta, aprite le porte del cuore a questi figli di Dio, un bambino in più non vi toglierà nulla, anzi aggiungerà amore al vostro grande progetto di vita. Un giorno andrà via per tornare dai suoi genitori naturali oppure perché si sposerà, al pari dei figli da voi partoriti, al pari vostro che una volta anziani lascerete questo mondo, ma si può dire che il vostro bisnonno, morto cento anni fa non sia parte di voi? Che vostra figlia sposatasi e andata a vivere all'estero non sia parte della vostra famiglia? E così qualunque bambino che alleverete nel vostro grembo farà sempre parte di voi e della vostra famiglia

  34.  

    Addì 28 gennaio 2015

    In quel tempo, Gesù si mise di nuovo a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli salì su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva.
    Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare.
    Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono.
    Un'altra cadde fra i sassi, dove non c'era molta terra, e subito spuntò perché non c'era un terreno profondo;
    ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò.
    Un'altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto.
    E un'altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno».
    E diceva: «Chi ha orecchi per intendere intenda!».
    Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro:
    «A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole,
    perché: guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».
    Continuò dicendo loro: «Se non comprendete questa parabola, come potrete capire tutte le altre parabole?
    Il seminatore semina la parola.
    Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma quando l'ascoltano, subito viene satana, e porta via la parola seminata in loro.
    Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l'accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola, subito si abbattono.
    Altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine: sono coloro che hanno ascoltato la parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e l'inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa rimane senza frutto.
    Quelli poi che ricevono il seme su un terreno buono, sono coloro che ascoltano la parola, l'accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno»

    Marco 4,1-20

  35.  

    Ecco, uscì il seminatore a seminare

    Si semina nei campi o sulle mattonelle?

    Se guardiamo una partita di calcio in tv siamo tutti bravi a criticare l'operato di ciascuno in campo, dall'arbitro, al singolo giocatore, all'allenatore. Sono tutti stupidi che sbagliano ogni singola azione. Bravo invece è chi se ne sta in poltrona e come se fosse un dio impartisce lezioni a tutti. Fin tanto che si tratta di calcio o altro sport poco importa, fa parte del gioco, ma purtroppo questa mentalità la utilizziamo in ogni occasione. Guardiamo una persona che lavora e pur non sapendo nulla di quel mestiere siamo a puntare il dito. Guardiamo un insegnante del liceo alle prese con venticinque adolescenti e critichiamo il suo metodo sin dall'inizio. Guardiamo un genitore e siamo sempre pronti a storcere il naso.
    Vogliamo seminare? Allora usciamo. Usciamo dalle nostre case, alziamo i nostri sederi dalle comode poltrone in cui ci crogioliamo ogni giorno impartendo moniti, lezioni, critiche non richieste, ed allora, una volta nella polvere, con il sangue ed il sudore che gronda dalla nostra pelle potremo, se ne avremo ancora la forza, criticare.
    Andiamo in Africa a fare la fame nei villaggi, in Libia assediati nelle nostre case con la paura dei fondamentalisti e poi potremo criticare la massa di persone che vengono a infastidire la nostra pacifica quotidianità. Andiamo nelle periferie delle nostre città, nei quartieri malfamati e ascoltiamo le urla che da ogni palazzo si levano di donne e bambini picchiati, maltrattati, non amati ed allora capiremo l'importanza di aiutare chi è più debole.
    Andiamo a seminare nei campi, non nel salotto di casa, se vogliamo che i nostri semi possano diventare alberi capaci di produrre qualcosa di bene

  36.  

    Addì 29 gennaio 2015

    Diceva loro: «Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere?
    Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce.
    Se uno ha orecchi per intendere, intenda!».
    Diceva loro: «Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più.
    Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha»

    Marco 4,21-25

  37.  

    Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto?

    Facciamo luce con una torcia spenta

    Nel mondo c'è tanta luce, tante persone che fanno cose buone e positive eppure noi amiamo cercare le tenebre. Non diamo la colpa ai media se ci propinano solo brutte notizie perché siamo noi a chiederglielo. Siamo noi con il nostro interesse morboso per i fatti di cronaca nera a far si che giornali e televisioni ci propino gli argomenti per i quali proviamo interesse. Quanta gente, ad esempio, è stata a Cogne o in altri posti ove si sia perpetrato un delitto, per farsi fotografare sul luogo del fattaccio. In alcuni luoghi ci vuole addirittura l'intervento delle forze dell'ordine per tenere lontani i curiosi, mentre chi fa del bene, chi lavora ogni giorno per alleviare le sofferenze del prossimo, non desta la nostra curiosità. Che stolti che siamo. Abbiamo bisogno di avere le strade belle illuminate, capire quale direzione prendere nel nostro cammino di vita, eppure, nonostante si disponga di lucerne che possano farci luce, preferiamo tenerle da parte, nascoste. Ma se qualcuno ci mette in mano una torcia spenta e senza pile e ci dice, usala, è magica, con questa vedrai bene dove andare, ecco che stupidamente seguiamo lo stolto consiglio.
    Volete un esempio?
    Mi danno l'anima da anni per far conoscere l'affido, ma solo farlo conoscere a una persona è già cosa difficile, non è un argomento che interessa ed anche i media sono recalcitranti a dare spazio.
    Eppure, se parliamo di un bambino tolto ingiustamente - quando a dire "ingiustamente" è una campana sola, spesso il genitore problematico cui il figlio è stato levato - si scatenano tutti i media, tutti diventano esperti di affido, tutti sanno cosa sia meglio fare e molti ci credono, molti prendono per vere le insulsaggini dette in tv e nel buio delle mille criticità che molti bambini devono sopportare quotidianamente spengono persino la luce portando tante famiglie ad allontanarsi dall'affido

  38.  

    Addì 30 gennaio 2015

    Diceva: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa.
    Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga.
    Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura».
    Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo?
    Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra».
    Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere.
    Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa

    Marco 4,26-34

  39.  

    Dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce

    Una foresta che brucia

    C'è molta disperazione nel nostro cuore per i tanti avvenimenti negativi che si susseguono ogni giorno. Si perde la speranza in un mondo migliore, si è portati a credere che la pace sia solo un'utopia, ci troviamo ad aver paura nella nostra stessa casa. Eppure per quante foreste possano bruciare e ridurre in cenere alberi secolari e giganteschi, c'è sempre un piccolo, piccolissimo seme che trova riparo nella terra, pian piano germoglia e quel tenero virgulto cresce a dispetto di quanto accada accanto a sé. Cresce e pian pian piano diventa un virgulto, poi un albero pronto a produrre frutti e tanti altri semi per dar vita ad una nuova foresta.
    Quando sono triste, sconsolato nel vedere omicidi, rapine, mattanze, chiese incendiate, razzismo, ipocrisia, egoismo, opportunismo, chiudo gli occhi e penso a quel seme che sottoterra sta già iniziando la sua azione salvifica. Basta piangersi addosso, cerchiamo di vedere positivo, anche se siamo in mezzo ad un bosco che sta bruciando, pensiamo a quel seme e magari aiutiamo la piantina a crescere. Quando troviamo qualcosa di positivo evitiamo di cercare in essa il male, evitiamo le critiche violente che servono solo a distruggere, ma cerchiamo in essa gli aspetti positivi, sosteniamola, evitiamo di fare di tutta un'erba un fascio. Se ci scagliamo contro tutto è come sganciare una bomba nucleare su una città dove si annidano mille terroristi, uccidendo così milioni di persone innocenti, milioni di persone tra le quali ci potrebbe essere colui in grado di estirpare il male e far scoppiare la pace.
    Capisco la rabbia del momento, ma restiamo con i piedi per terra, non generalizziamo, cerchiamo il dialogo per capire, ascoltiamo le varie versioni di ogni storia.

  40.  

    Addì 31 gennaio 2015

    In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all'altra riva».
    E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui.
    Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena.
    Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che moriamo?».
    Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia.
    Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?».
    E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?»

    Marco 4,35-41

  41.  

    Si sollevò una gran tempesta

    Essere in mezzo alle onde

    Chi va in barca sa benissimo che con il mare non si scherza. Possiamo programmare una giornata di pesca, una traversata, un giro delle isole, una regata, ma non sempre è possibile coronare i nostri desideri perché il tempo non dipende da noi. Quante volte è capitato di svegliarsi al mattino prestissimo, correre alla barca e dove rinunciare ad uscire per il vento che soffiava forte alzando le onde fin sulla strada. Nella vita è la stessa cosa, programmiamo sin da quando siamo ragazzi un certo tipo di percorso, mettiamo dei punti fermi, ci diciamo irremovibili su certe situazioni, ma basta un colpo di vento per mettere tutto in discussione. Ho visto ragazzi fare progetti per una vita serena, pensare ad un lavoro gratificante, vedersi sposati e con figli, finire a gambe levate per non aver saputo osservare le nuvole all'orizzonte, per aver preteso ciò che desideravano. E' giusto avere dei sogni, fare progetti anche a lungo termine, ma bisogna essere buoni marinai e saper vedere i segni dei tempi, riuscire a capire quando sia il momento di insistere con tenacia nei propri propositi e quando invece quello di desistere cambiando strada. Fino ai ventun anni pensavo che mi sarei sposato, avrei avuto dei figli, avrei lavorato come commercialista nello studio di mio padre, avrei avuto una bella barca ed ogni sabato sarei uscito con gli amici. Niente di più normale, ma mentre ero intento a navigare verso le mie mete e i miei porti sicuri, ecco arrivare una tempesta fortissima, con onde talmente alte da farmi quasi affondare. Ho resistito, ho lottato contro questa forza enorme che si opponeva ai miei sogni, poi stremato mi sono lasciato andare, la tempesta è cessata e la mia barca ha preso la via della corrente, una corrente che mi ha portato in altri lidi. Quando si abbatte su di noi una tempesta così grande abbiamo due strade, resistere e cercare di andare avanti incuranti delle onde, oppure avere fede e capire che quella buriana ci porterà a fare una vita diversa da quella che avevamo pensato, una vita che Dio vuole per noi.

  42.  

    Addì 1 febbraio 2015

    Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare.
    Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi.
    Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare:
    «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio».
    E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell'uomo».
    E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
    Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!».
    La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.

    Marco 1,21-28

  43.  

    Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare

    Urla e grida contro di noi

    Avete mai notato come sia difficile aiutare qualcuno? La prima cosa che ti insegnano in un corso di salvataggio in acqua è quello di immobilizzare la vittima altrimenti si rischia di affogare con lui, se un insegnante mette un brutto voto ad un alunno riceve una serie di offese dallo studente e certe volte anche dai genitori, se un allenatore non fa giocare un ragazzo perché non si è impegnato negli allenamenti viene contestato da tutte le parti, se un sacerdote punta il dito contro certi peccati le chiese si svuotano e gli improperi dilagano, se un genitore brontola un ragazzo perché non studia è già tanto se questi gli toglie il saluto e basta. Cosa dovremmo fare? Stare zitti? Non far valere i nostri principi? Non dire ciò che pensiamo per aiutare il nostro prossimo? Sarebbe molto più facile, e purtroppo in molti così fanno. Chinano il capo, lasciano che i propri figli, alunni, fedeli facciano ciò che vogliono ed ecco che la pace regna sovrana. Ma è solo il male che cova sotto la cenere. Quel figlio con il quale non abbiamo insistito perché studiasse domani avrà difficoltà a trovare lavoro, quel ragazzo che abbiamo comunque fatto giocare non imparerà mai cosa sia la disciplina e non potrà aspirare a giocare in una squadra di serie A, quel fedele al quale non è stato evidenziato il proprio peccato non potrà capire il proprio errore e cercare di redimersi. Preferisco ricevere grida, insulti, malumori, risatine alle spalle oggi piuttosto che sentirmi dire domani "potevi aiutarmi a crescere, dovevi farlo, eri stato chiamato a questo".
    Il Vangelo ci fa capire come colui che parli chiaro si veda alzare la voce, insultare, persino uccidere per i valori in cui crede. Questo è essere cristiani, voi cosa volete essere?

  44.  

    Addì 2 febbraio 2015

    Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.
    Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore.
    Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».
    Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
    Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima».
    C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.
    Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
    Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret.
    Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui

    Luca 2,22-40

  45.  

    Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti

    Ogni giorno davanti ad un bivio

    Ogni strada, ogni sentiero, ogni scelta di vita la si può percorrere in due modi, seguendo la corrente e approfittando di ogni occasione, oppure seguendo certe regole etiche. Il politico, ad esempio, può rimanere saldo con i suoi principi, oppure accettare continui compromessi per incassare voti. Il poliziotto può difendere i deboli oppure approfittarsi delle situazioni. L'assistente sociale può guardare all'interesse del suo assistito, oppure privilegiare altri per ricevere favori di qualsiasi natura. La vita non è facile e le tentazioni sono sempre molte, le scorciatoie che è possibile prendere ci fanno apparire l'esistenza meno dolorosa e più comoda, ma non è così. Ogni compromesso che accettiamo tradendo i nostri valori, ogni volta che rubiamo, non tuteliamo chi necessita di noi, non curiamo chi possiamo guarire, è come se un pezzettino di noi si consumasse dentro la nostra anima lasciandoci ogni giorno più vuoti. La strada dell'onestà, quella della riconoscenza, quella del soffrire pur di seguire un valore in cui crediamo è certamente in salita, ma è anche quella che ci condurrà in cima alla vetta. In questi giorni si fa un gran parlare del nuovo presidente della Repubblica, Mattarella. Di tutte le cose che si sono dette di lui, quella che maggiormente mi ha colpito è il suo essere riuscito sempre a mantenere fede ai valori in cui crede non esitando ad andare contro i suoi stessi amici di partito o rinunciare alla poltrona quando non è stato d'accordo con una certa linea politica. Non so se Mattarella sarà un buon Presidente, ma certamente già oggi è un esempio di integrità da seguire e cui ispirarsi, almeno per questa sua capacità di mantenere fede a certi valori

  46.  

    Addì 3 febbraio 2015

    Essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare.
    Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi
    e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva».
    Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
    Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia
    e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando,
    udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti:
    «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita».
    E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.
    Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?».
    I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?».
    Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo.
    E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità.
    Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male».
    Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?».
    Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!».
    E non permise a nessuno di seguirlo fuorchè a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
    Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava.
    Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme».
    Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina.
    Presa la mano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!».
    Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore.
    Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare

    Marco 5,21-43

  47.  

    Non temere, continua solo ad aver fede!

    Oltre ogni limite

    Ognuno di noi nella vita si è trovato a lottare con le unghie e con i denti senza riuscire a vincere la propria battaglia. Così ci siamo ritrovati sconfitti, impauriti, soli, abbandonati. Abbiamo pianto davanti alla salma di un figlio morto dopo mesi di coma e sofferenze, ci siamo disperati per aver perso qualcuno a noi caro nonostante mille operazioni piene di speranze, ci siamo dannati l'anima per non aver saputo trattenere con noi quel figlio strappato dalle nostre mani dalla decisione di un giudice. In quel momento siamo arrivati al capolinea, dopo quello stop non c'era più nulla, nessuna speranza, nessuna possibilità di vita.
    No cari amici, non è così. Dopo ogni notte, anche quella più buia e tempestosa, anche quando tutto sembra congiurare contro di noi, il sole arriva sempre. Basta continuare ad avere fede ed allora capiremo che nostro figlio è entrato a far parte di una schiera luminosa di anime in un mondo bellissimo pieno di luce e privo di ogni male; capiremo che quel bambino al quale vogliamo un mondo di bene, strappato dalle nostre mani, è andato a stare meglio ed avrà un bellissimo futuro, anche se lontano da noi. Non dobbiamo mai smettere di sperare, di avere fede, fiducia in Dio

  48.  

    Addí 4 febbraio 2015

    Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono.
    Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: «Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani?
    Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui.
    Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».
    E non vi potè operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì.
    E si meravigliava della loro incredulità. Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando

    Marco 6,1-6

  49.  

    Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone?

    Da oggi cambiamo il mondo, vi va?

    Uomo fra gli uomini, donna fra le donne. Ecco tu sei così, noi siamo così, semplici uomini e donne in mezzo a milioni di altri esseri come noi. Per molti una massa informe che ogni giorno brulica la terra senza lasciare individualmente traccia del proprio passaggio. Quanta gente muore ogni giorno senza che noi si sappia o ci importi qualcosa. Eppure. Eppure ognuno di noi ha un nome, una storia, un volto, una serie di successi e di insuccessi, prova dolore e gioia e quando arriva alla fine del proprio percorso di vita ci sono più o meno persone che piangono, che si addolorano. Ecco, noi siamo tutto questo: uno in mezzo a milioni e uno individuale con un suo proprio mondo personale. La nostra forza è proprio questa, essere immersi nel mondo, ma avere la possibilità di dare il nostro contributo. Non è certo una nostra carezza a donare la pace alla terra, ma certamente donerà pace a chi l'avrà ricevuta. Non è l'aver educato bene nostro figlio che cambierà valori fra le popolazioni, ma certamente quel ragazzo sarà di esempio per altri. Qualsiasi cosa facciamo non farà ruotare gli ingranaggi del mondo in modo diverso, ma una piccola rotellina avrà il potere di far girare in modo diverso una, due, forse dieci persone, che a loro volta cambieranno la direzione di altri ingranaggi vicino a loro. Non pensiamo di essere troppo piccoli, troppo immersi nella massa da non poter fare nulla per cambiare il mondo, sarebbe soltanto un alibi per trascorrere una vita tra gli ozi senza prendersi sulle spalle il proprio carico. Ognuno di noi può, nel suo piccolo, contribuire a migliorare l'umanità. Si può aver fede e credere che Gesù sia figlio di Dio, ma anche non avendo fede in Cristo, sia come ateo, ebreo, musulmano, agnostico o altro una cosa la si deve riconoscere a Gesù, che con la sua semplicità di uomo, uno fra tanti, figlio di un umile falegname, senza fare guerre o grandi proclami ha insegnato qualcosa di positivo agli uomini a lui più vicini, i quali hanno trasmesso quei valori ad altri uomini e donne e così via, ed oggi sono in tanti a inneggiare al perdono, alla non violenza, all'amore fraterno, all'aiuto verso il prossimo sofferente. Gesù ci ha insegnato principalmente questo: anche tu Giovanni, anche tu Mario, anche tu Carlotta, anche tu Riccardo, anche tu Cristina, anche tu Michela ... anche tu puoi cambiare il mondo e lo puoi fare non andando a comandare una nazione o facendo una rivoluzione, ma molto più semplicemente amando le persone che incontri ogni giorno, semplicemente dando loro un sorriso, una carezza, una parola gentile, quel poco o tanto aiuto che potrai donare.

  50.  

    Addì 5 febbraio 2015

    Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi.
    E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa, ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche.
    E diceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo.
    Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro».
    E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano

    Marco 6,7-13