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  1.  

    Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide

    Elenchi telefonici

    Se prendiamo l'elenco telefonico della nostra città possiamo leggere una sfilza infinita di nomi. Ad una prima lettura sono solo dei nomi, ma se ci soffermiamo su uno di essi e proviamo a immaginare chi sia, dove abiti, cosa faccia nella vita ci accorgiamo che ad ognuno di quei nomi corrisponde una persona con un volto, una situazione familiare, con un passato, un presente ed un futuro. Ed ecco che allora quello che stiamo vedendo non ci apparirà più come un elenco sterile di nomi, ma come la lista di tante persone che sono miei fratelli, persone che come me amano, respirano, giocano, mangiano, studiano, lavorano. Persone, capite? Persone e non numeri, non nomi, non elementi di una lista o di una statistica, ma persone come me, come voi.
    Il mondo è pieno di elenchi telefonici, impariamo ad andare oltre i nomi e guardiamo dentro il cuore della gente, anche con coloro che conosciamo, andando al di là delle apparenze

  2.  

    Addì 18 dicembre 2014

    Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
    Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
    Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
    Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
    Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
    "Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele", che significa "Dio con noi".
    Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa

    Matteo 1,18-24

  3.  

    Non temere di prendere con te Maria

    Un favola ancora attuale

    Quanti bambini sono soli per le strade, vittime dei loro stessi genitori, maltrattati e puniti per colpe non loro. Quanti bambini avrebbero bisogno di una mamma, di un papà, di una famiglia, di amore. Quante famiglie sarebbero disponibili a prendere in casa un bambino, amarlo, coccolarlo, farlo crescere ma sono frenati dalla paura, dal timore che un giorno possa andare via dalle loro case, impauriti dal dover affrontare problemi. Ogni giorno il Signore (la vita se preferite) bussa ai nostri cuori raccontandoci storie finite in tragedia, bambini strangolati, affogati, uccisi, bambini che si potevano salvare se non avessimo avuto paura di accoglierli. Il Natale ci ricorda la nascita di Gesù, per chi se lo fosse dimenticato perché troppo intento a comprare regali, che è stata dato in affidamento a Maria. Dio le ha chiesto di accoglierlo, di allevarlo, proteggerlo e lei ha accettato. Giuseppe, suo promesso sposo, invece ha avuto paura e meditava di lasciarla, ma un angelo in sogno gli disse di non aver paura perché quello era il volere di Dio.
    Bene, potete crederci o meno, ma anche se per qualcuno di voi questa fosse solo una favoletta per bambini scritta duemila anni fa ci da comunque un insegnamento importante ancora attuale: non temere di prendere con te questo bambino in affido. Ci saranno tribolazioni, pene, ostacoli da superare, dolori da sopportare, ma quale grande gioia nel vederlo crescere, nel pensare cosa sarebbe diventato se tu non ci fossi stato, nel pensare, per coloro che credono, di essere parte di un grande progetto di Dio

  4.  

    Addì 19 dicembre 2014

    Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.
    Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.
    Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
    Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe,
    secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso.
    Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso.
    Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso.
    Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.
    Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.
    Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita,
    poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre
    e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio.
    Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
    Zaccaria disse all'angelo: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni».
    L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio.
    Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo».
    Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.
    Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
    Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa.
    Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva:
    «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini»

    Luca 1,5-25

  5.  

    Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni

    Mai smettere di sperare

    Quando ci sta per nascere un figlio, quando lo portiamo in grembo, quando siamo in attesa che arrivi dal Brasile o dall'Eritrea, quando ci viene data l'idoneità all'affido e restiamo in attesa che un cucciolo d'uomo spaventato faccia il suo ingresso nella nostra famiglia già lo amiamo, già pensiamo a lui, arrediamo la sua cameretta, entriamo di continuo per sistemare un soprammobile o un poster più a destra o più a sinistra e saremmo pronti a fare qualsiasi cosa pur di difenderlo perché già lo amiamo ancor prima di averlo conosciuto, è già nostro figlio e guai a chi osi fargli del male. Così dovrebbe essere nei confronti delle persone che amiamo, dovremmo donare loro tutto ciò di cui hanno bisogno prima ancora che ci venga richiesto. Così un sorriso, una abbraccio, un bacio, una carezza, un'attenzione acquistano un significato più alto perché amare non significa aspettare di ricevere istruzioni, amare significa semplicemente darsi con spontaneità, una spontaneità che parte dal cuore e arriva al cuore, non necessariamente una disinvoltura negli atteggiamenti perché ci sono dei momenti in cui non è possibile abbracciare o baciare le persone che amiamo, ma una sincerità tra due cuori che comunicano.
    In questi giorni di preparazione al Natale ricordiamoci che Dio ci dona ciò che noi nemmeno possiamo immaginare di avere senza che nemmeno dobbiamo chiederlo, così come avvenne per la nascita di Giovanni il Battista per la quale Zaccaria ed Elisabetta nemmeno più speravano, vista la tarda età, di poter avere un figlio.
    Spesso noto nei miei ragazzi un'incapacità a sperare di poter avere alcune cose e quindi ci rinunciano oppure se le prendono di nascosto. Bisogna lasciare aperto il cuore, aspettare fiduciosi e mai perdere la speranza di poter avere ciò che desideriamo confidando in Dio che ce la concederà se riterrà giuste le nostre ambizioni e nei tempi e nei modi che egli deciderà

  6.  

    Addì 20 dicembre 2014

    In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret,
    a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
    Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te».
    A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
    L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
    Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
    Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre
    e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
    Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo».
    Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.
    Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:
    nulla è impossibile a Dio».
    Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto».
    E l'angelo partì da lei

    Luca 1,26-38

  7.  

    Nulla è impossibile a Dio

    L'uomo nascosto nel cuore

    Ci sono dei momenti nella vita di tante persone, specie nei ragazzi, in cui tutto sembra essere ammantato dal buio più totale, momenti in cui non sembra esserci via di uscita, momenti per i quali l'unica soluzione sia la morte, il suicidio. Si perde la gioia di vivere, il sorriso, il desiderio di alimentarsi, di reagire, di combattere, sembra che nessuno ci voglia bene, tutti agiscano solo per ostacolarci. Dove è la via di uscita? Se lo sapessi credo che curando ogni persona in questo stato di fatto ad un euro diventerei miliardario, ma una cosa l'ho imparata, ed è che quando tutto sembra perduto, quando sembra che questa persona non ascolti nessuno Dio rivolge la sua parola all'uomo nascosto dentro il cuore di ognuno di noi e tutto diventa luce. A me è successo quando, dopo nove mesi di pensieri suicidi, ho incontrato per caso una persona attraverso la quale il Signore mi ha parlato ed è stata subito luce, una luce così intensa che i suoi effetti illuminano la mia vita ancora dopo ventotto anni.

  8.  

    Addì 21 dicembre 2014

    In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret,
    a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
    Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te».
    A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
    L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
    Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
    Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre
    e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
    Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo».
    Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.
    Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:
    nulla è impossibile a Dio».
    Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto».
    E l'angelo partì da lei

    Luca 1,26-38

  9.  

    Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto

    Sogni infranti

    Quanto arranchiamo nella vita, quanto fatichiamo per raggiungere vette sempre più alte, pascoli più erbosi, mari più pescosi. In molti venderebbero l'anima al diavolo pur di avere un momento di gloria nei talent show o una poltrona d'oro in qualche ministero o azienda pubblica, eppure per quanto possiamo fare non potremo aggiungere un sol giorno alla nostra vita, non potremo impedire ad un infarto di raggiungerci mentre stiamo cantando su un palco davanti a centinaia di persone, non eviteremo che il tumore in metastasi ci sfiguri e ci porti alla tomba in mezzo a mille sofferenze nel giro di pochi mesi. Eppure, stupidamente, continuiamo a pensare di poter gestire la nostra vita con disinvoltura e ci comportiamo di conseguenza. Non è sbagliato fare progetti, specie da ragazzi farsi castelli in aria, ma dobbiamo pensare che siano sogni, niente di più, perché la realtà, bella o brutta che sia, ci aspetta dietro l'angolo. Ho conosciuto ragazze fidanzate da anni, già con la data del matrimonio decisa e la lista di nozze compilata, trovare l'amore, quello vero, qualche giorno prima delle nozze, sposarsi e dopo anni essere felici. Ho conosciuto ragazzi capaci di abbandonare tutte le loro agiatezze per seguire le false promesse di un genitore ritrovato dopo tanti anni di affido o adozione e cadere in un baratro che mai si sarebbero immaginati neppure potesse esistere. Nella mia vita, come tutti, ho fatto mille sogni e mille progetti e chi mi conosce sa quanto sia tenace nel perseguirli, ma ho sempre anteposto alla mia volontà quella di Dio, ho sempre chiesto al Signore il raggiungimento dei miei obiettivi, ma accettando la sua volontà come la cosa giusta un po' come essere volontari in una bella associazione, avere il potere di decidere su tante situazioni, organizzare eventi, ma rimettendosi a chi di questa associazione è il responsabile ed ha un quadro generale della situazione più ampio.
    Maria, al momento dell'annuncio dell'angelo circa la sua maternità disse "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". Ognuno di noi dovrebbe essere pronto a cambiare radicalmente la propria vita ogni qualvolta dovesse ricevere una chiamata da Dio. Lui sa cosa sia bene per noi e cosa potremmo fare noi per l'umanità ed il nostro volere, i nostri sogni, le nostre ambizioni ed aspirazioni devono sciogliersi come neve al sole. Conosco tante persone che hanno sentito una chiamata e oggi sono missionari nel terzo mondo quando avevano davanti una vita da imprenditori, ragazze che avrebbero desiderato avere un figlio ma che vi hanno rinunciato per dedicare la loro vita ai bambini senza madri, ragazzi con un futuro davanti da professionisti con studi ben avviati lasciare tutto per accogliere bambini maltrattati. Sacrifici? Tribolazioni? Sogni infranti? Certo, ma chi non fa sacrifici nella vita? Chi non deve subire mille angherie? Chi non ha qualche sogno nel cassetto ormai irrealizzabile? Non si vive di sospiri ma della gioia di una strada intrapresa. Quei missionari sono immersi nei sorrisi e nell'amore riconoscente di centinaia di poveri ai quali ha migliorato la vita, molto meglio che dover combattere ogni giorno con lotte di potere nei consigli di amministrazione dovendosi sempre guardare le spalle; quelle ragazza senza figli hanno l'amore di decine e decine di bambini che la chiamano mamma, quale soddisfazione più grande di poter essere madre di decine di bimbi abbandonati per strada? Quei ragazzi che hanno accolto nella propria casa e nel proprio cuore tanti bambini maltrattati sono oggi felici per la scelta fatta, per aver amato centinaia di bimbi e ragazzi anziché essersi rinchiusi in un ufficio a trovare il modo di far pagare meno tasse a chi magari potrebbe contribuire maggiormente al sostegno della spesa pubblica.
    Abbiate sogni, ma state con la valigia in mano pronti a partire allorquando dall'alto una voce vi indicherà su quale treno salire, e a quel punto decisi montate, lasciate tutto e tutti e non guardatevi indietro, ma solo avanti ringraziando Dio per ciò che avete guadagnato senza recriminare su ciò che avete lasciato.

  10.  

    Addì 22 dicembre 2014

    L'anima mia magnifica il Signore
    e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
    perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
    D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
    Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
    e Santo è il suo nome:
    di generazione in generazione
    la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
    Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
    ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
    Ha ricolmato di beni gli affamati,
    ha rimandato a mani vuote i ricchi.
    Ha soccorso Israele, suo servo,
    ricordandosi della sua misericordia ».
    come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».
    Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua

    Luca 1,46-56

  11.  

    L'anima mia magnifica il Signore

    L'inno alla vita

    Come fare perché la propria vita sia un canto melodioso? Un inno alla gioia? Non c'è una sola ricetta, una strada uguale per tutti, ma c'è sicuramente un filo conduttore, un comune divisore. Fin tanto che guarderemo alle cose materiali, al Natale come una festa di doni e mangiate pantagrueliche, alla chiesa come luogo di incontro per nuove conoscenze, alle amicizie come persone da utilizzare per i propri egoistici scopi non potremo cantare la nostra canzone della vita. L'intonazione giusta verrà solo se apriamo il cuore, solo se accettiamo ciò che Dio (o la vita se preferite) vi chiede. Quante volte vi sarete trovati dinanzi al desiderio di qualcuno di essere ascoltato, al pianto di un bambino, alle urla disperate di un ammalato, e quante di queste volte siete passati oltre presi dai vostri improrogabili impegni, dalle vostre preoccupazioni, dal desiderio di avere una vita senza scossoni, senza soste intermedie per soccorrere chi versava lacrime amare di vero dolore. Quante volte abbiamo rinunciato ad aprire la porta al vostro prossimo, l'unico veramente in grado di farvi sentire vivi, utili, impegnati perché è solo aprendo il cuore al prossimo che potrà uscire una bellissima canzone, un inno alla vita.

  12.  

    Addì 23 dicembre 2014

    In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.
    I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.
    All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria.
    Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni».
    Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
    Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.
    Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati.
    In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
    Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.
    Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui

    Luca 1,57-66

  13.  

    No, si chiamerà Giovanni

    Che nome date a vostro figlio?

    Quando una coppia è in attesa di un figlio una delle prime cose cui pensa è il nome da dargli. A volte le idee sono chiare, altre volte si sta a pensare un po' di più, ma quando questo è deciso lo si comincia a chiamare per nome, a quel punto lo si sente ancora più figlio. A me capita lo stesso quando deve arrivare un bambino in affidamento. Non appena i tribunali o i servizi mi mandano la sua scheda e leggo il nome, già lo sento parte di casa, parte della famiglia, parte del mio cuore. Non è certo il nome a fare una persona, ma grazie a questo lo si comincia a identificare, ad accogliere e sopratutto ad amare. Non è più "un bambino", è "quel bambino". Non è più un numero di pratica o un caso come ce ne sono tanti, è una persona, un essere umano, un cucciolo d'uomo da educare e crescere.
    Ecco, allora sappiate che là fuori non ci sono due milioni di bambini che aspettano il vostro aiuto, ma c'è Michele, Carolina, Yuri, Miguel, Frederich, Amina, Eloisa, Marco, Alice, Simone e tanti altri, ma tutti con un nome, tutti con un cuore. Forse non ve ne siete accorti, ma siete tutti in stato interessante, tutti in attesa di un bambino che potrebbe arrivare. Adesso spetta solo a voi dargli un nome.

  14.  

    Addì 24 dicembre 2014

    In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.
    Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio.
    Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città.
    Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.
    Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.
    Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.
    C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge.
    Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.
    Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».
    E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama»

    Luca 2,1-14

  15.  

    Non c'era posto per loro nell'albergo

    Prendiamo in affido il Bambin Gesù

    Domani è Natale e non dovremmo dimenticarci che festeggiamo il compleanno di Gesù, non la festa del consumismo. Ricordiamoci in questo giorno che non c'era posto per Giuseppe e Maria nell'albergo, non c'era posto per accogliere una famiglia povera, no c'era posto per ospitare un bambino che nasceva a nuova vita.
    Ed oggi, come duemila anni fa, non c'è posto per Gesù nei nostri cuori, non c'è posto per un bambino che ha bisogno di una casa, del calore umano per crescere e diventare l'uomo o la donna che merita di essere.
    Gesù è stato il primo bambino in affidamento, in affido da Dio a Maria e all'umanità intera, in affido a Giuseppe su questa terra. In questo Natale decidiamo di accogliere in affido nel nostro cuore e nelle nostre case un bambino per il quale tutte le porte degli alberghi di Betlemme erano chiuse, apriamo le nostre porte

  16.  

    Addì 25 dicembre 2014

    In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
    Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
    In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.
    Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
    Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
    Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
    Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
    Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
    Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.
    A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome,
    i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
    E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
    Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me».
    Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
    Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
    Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato

    Giovanni 1,1-18

  17.  

    E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi

    E' sempre Natale

    Natale è una festa, un momento di letizia, un periodo in cui ci si sente tutti più buoni.
    Sarebbe bello se fosse sempre così.
    E allora domandiamoci come possiamo fare affinché sia sempre Natale. E' molto semplice. Se questo clima di serenità è legato alla nascita di una nuova era - e questo è indubbio perché si può anche non credere che Gesù sia figlio di Dio, ma tutto è iniziato duemila anni fa quando un tal Gesù è nato in una stalla e da adulto ha cominciato a cambiare il mondo portando un messaggio di pace che ancora oggi è attuale - basta rinnovarlo e non lasciare che Natale sia solo un giorno di dicembre, ma tutti i giorni dell'anno. Tutti i giorni i poveri hanno fame, tutti i giorni i nostri amici e parenti desiderano una carezza e una piccola attenzione, tutti i giorni qualcuno aspetta l'ora del passo in un letto di ospedale, tutti i giorni sarebbe bello cantare inni pieni di gioia tenendosi per mano.
    In molti criticano la grande affluenza alla Messa di mezzanotte perché ci vanno tante persone che non mettono mai piede in chiesa se non in questa occasione, io al contrario sono felice di vedere le chiese piene perché costoro, vuoi per tradizione o vuoi per una fede che ancora non si è evoluta sentono comunque il desiderio di incontrare Dio in chiesa pregando insieme ad altre centinaia di persone. Se fosse sempre Natale pregherebbero Dio tutti i giorni.
    Facciamo si che questo giorno non passi come gli altri, ma resti ben presente nel nostro cuore, cercando di rinnovare ogni giorno l'amore che a Natale sentiamo per gli altri

  18.  

    Addí 26 dicembre 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
    «Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
    Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
    Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».

    Matteo 10,17-22

  19.  

    Non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire

    Rinunciare a lottare

    Tante volte rinunciamo a lottare, a confrontarci, a dialogare, ma questa é già una sconfitta. Rinunciando a perseverare, a perseguire i nostri obiettivi, scopi, principi é come se dicessimo al mondo "hai ragione te, fai ció che vuoi", magari per poi lamentarci che le cose non vanno bene, oppure agire falsamente e di nascosto. Mi é capitato spesso di trovarmi senza armi davanti ad un giudice a contrastare un servizio sociale, nessuna speranza di vincere, eppure uscivo dalla stanza del tribunale con la vittoria in tasca. Ancor oggi mi domando in certi caso cosa sia successo, cosa abbia detto da far cambiare idea ad un giudice, e sinceramente non lo so, ma qualcuno mi ha suggerito cosa dovevo dire, e quel qualcuno é, come lo chiamava la mia mamma, l'Omino che sta lassù.

  20.  

    Addí 27 dicembre 2014

    Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
    Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
    Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
    Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

    Giovanni 20,2-8

  21.  

    Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto

    Quanti bambini ancora saranno uccisi dalle istituzioni?

    Una mamma uccide il figlio di tredici anni a coltellate per paura le venisse tolto per darlo al padre.
    Vorrei dire qualcosa a coloro che pensano che un bambino debba stare sempre con la mamma.
    Vorrei dire qualcosa a quei servizi sociali e comuni che impiegano anni prima di togliere un bambino in situazioni di disagio.
    Vorrei dire qualcosa a coloro che tanto osteggiano e attaccano l'affidamento.
    Vorrei dire qualcosa al legislatore che non inserisce il penale per i sindaci che non tolgono un bambino in situazioni di disagio.
    Vorrei dire qualcosa ai politici che non introducono dei parametri oggettivi per togliere un bambino.
    Vorrei dire tante cose, ma la sofferenza per un altro bambino ucciso da una mamma che non ha colpe, ma solo una brutta malattia, mi prende alla gola ed il mio cuore grida "ma come é potuto succedere che non venisse tolto un figlio ad una mamma in cura psichiatrica da nove anni?"
    Questo caso é balzato alla cronaca per la sua efferatezza ed il suo epilogo cruente, ma quanti bambini non sono tolti in tempo riportando gravissimi conseguenze? Quanti sono ancora in balia di genitori malati e incapaci di accudirli? Quanti ancora saranno quei bambini di cui leggeremo domani sui giornali, uccisi dall'inedia delle istituzioni?

  22.  

    Addí 28 dicembre 2014

    Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
    Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
    «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
    vada in pace, secondo la tua parola,
    perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
    preparata da te davanti a tutti i popoli:
    luce per rivelarti alle genti
    e gloria del tuo popolo, Israele».
    Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
    C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
    Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui

    Luca 2,22-40

  23.  

    Il bambino cresceva e si fortificava

    Essere Famiglia

    Nel giorno in cui si festeggia la famiglia tanti bambini non sanno nemmeno cosa essa sia. Padri e madri separati, violenze domestiche, droga e alcol, furti e rapine, la scuola vista come una perdita di tempo, l'accudimento inesistente dei genitori verso i figli. Il primo bambino che abbiamo avuto in affido vedeva il giorno dedicato alla famiglia come il piú bello, ancor piú del Natale e del compleanno, la festa di quella famiglia che non aveva avuto, ma che aveva conosciuto incontrando noi, sensazioni che non si possono spiegare finché non si provano. Per essere famiglia Non basta essere papà e mamma, avere una casa, vivere insieme.
    Famiglia é ...
    Cosa é per voi essere famiglia?

  24.  

    Addì 29 dicembre 2014

    Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore,
    come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore;
    e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.
    Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele;
    lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore.
    Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge,
    lo prese tra le braccia e benedisse Dio:
    «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola;
    perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
    preparata da te davanti a tutti i popoli,
    luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».
    Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
    Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione
    perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima»

    Luca 2,22-35

  25.  

    E anche a te una spada trafiggerà l'anima

    E anche a te una spada trafiggerà l'anima

    Non c'è bambino passato tra le mie braccia che non abbia portato con sé un carico di sofferenza, una spada che una volta trafitto il loro cuore non abbia continuato la sua malefica azione negli anni condizionandone le scelte, i sentimenti, le reazioni a volte anche esagerate. Non c'è sofferenza che non viva con loro, che non porti nel mio cuore, non c'è spada che non abbia trafitto anche il mio cuore.Ogni volta che li vedo soffrire, quando si raccontanto, quando piangono, quando hano un comportamento condizionato dal loro passato, soffro con loro,piango per loro.Sono come dei pulcini bagnati, infreddoliti e l'unica cosa che possiamo fare è asciugarli con il nostro abbraccio pieno di amore, ma stando attenti a non bruciarli con la potenza di un fon. Vorrei fare di più, vorrei fare meglio, ma nel mio essere uomo, nella fortuna di non aver dovuto subire quello che molti di loro hanno dovuto vedere e sentire spesso sono inerme davanti alle loro sofferenze. Prego Dio ogni giorno perché mi dia la forza di aiutarli, amarli, accudirli, capirli, star loro vicino anche quando si allontanano, anche quando sbagliano, anche quando ti gridano addosso improperi di ogni ordine e grado. "Una spada ti trafiggerà il cuore", quanta verità in queste parole.

  26.  

    Addì 30 dicembre 2014

    In quel tempo, c'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza,
    era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.
    Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
    Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret.
    Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui

    Luca 2,36-40

  27.  

    Il bambino cresceva e si fortificava

    Un bambino avvolto in fasce sul ciglio della strada

    Qualcuno ha certamente esperienza diretta o indiretta di parti prematuri, di bambini nati dopo sette, otto mesi.
    Pensate per un momento come sarebbe un bambino nato a sei mesi, oppure a cinque, o magari dopo quattro, tre o due mesi soltanto. Pensate adesso se non ci fossero i mezzi moderni come le incubatrici e riflettete sulla possibilità che questi bambini nati prematuri venissero lasciati sul ciglio di una strada. Quanti di voi non si fermerebbero per raccoglierli, prenderli con la delicatezza che meritano, cullarli, accudirli, farli crescere? Quasi tutti voi che leggete lo fareste, ne sono certo.
    Ognuno dei nostri figli non resta in grembo soltanto nove mesi, bensì tutto il tempo necessario per essere educato alla vita, e quando un bambino non viene accudito e abbandonato a sé stesso è come se nascesse prematuro e non avesse l'ausilio dell'incubatrice.
    Cari amici, pensate che la situazione di bimbi nati in cattive famiglie, non accuditi, non amati, regalati alla strada prima di essere stati formati ad affrontarla siano migliori di quelli nati prematuri ed abbandonati? La natura li fa sopravvivere, ma non vivono la loro infanzia con i sogni che ognuno a quell'età ha diritto a fare. Ma davvero non riuscite ad impietosirvi davanti ad un bambino che muore di fame, privato dell'affetto, dell'accudimento? Quanta ipocrisia nell'essere pronti a prendere un bambino piccolo in fasce, ma al contempo passare oltre quando si vede un bimbo senza regole che mal si comporta, ormai figlio della strada.
    C'è bisogno di voi, c'è bisogno di famiglie pronte a far crescere e fortificare tanti bambini. Non impauritevi, fermatevi a raccogliere quel pacchetto fasciato che piange perché ha fame, fame d'amore e di famiglia

  28.  

    Addì 31 dicembre 2014

    In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
    Egli era in principio presso Dio:
    tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
    In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.
    Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
    Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
    Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
    Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
    Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
    Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.
    A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome,
    i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
    E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
    Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me».
    Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
    Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
    Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato

    Giovanni 1,1-18

  29.  

    Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce

    Quale testimonianza diamo noi ai nostri bambini?

    Se ai vostri bambini raccontate tutti i giorni fiabe con orchi cattivi che vincono sulle fatine buone, gangster omicidi che sparano contro tutti e vivono felici in una vita di agiatezze, animali predatori contro cui è impossibile difendersi come pensate che cresceranno i vostri ragazzi? Se fate vedere loro film di paura o polizieschi dove omicidi e stupri possano apparire come la normalità, quale strada pensate che potranno prendere? Ma se queste sono fiabe che non racconterete o film che non farete loro guardare, facciamo finta che tutta la nostra vita sia una favola da raccontare, e gli ascoltatori saranno i posteri che sono in mezzo a noi, ovverosia proprio loro, i bambini e i ragazzi in crescita. Cosa potranno imparare ascoltando la notizia del traghetto in fiamme che ci ha portato ad assistere, in mezzo a tanto eroismo ed abnegazione, all'ennesimo atto di grande egoismo: donne picchiate da uomini che volevano salire prima di loro sugli elicotteri, uomini che non hanno esitato a calpestare i bambini, uomini per i quali la propria vita vale più di quella di esseri indifesi, uomini che sono uno spaccato della nostra società egoista che non ci pensa due volte a sopprimere il più debole per avanzare, per vivere, per stare bene.
    Complimenti ai marinai che hanno fatto il loro dovere, complimenti ai soccorritori che hanno sventato una tragedia di proporzioni maggiori, complimenti al comandante che è rimasto al suo porto sino all'ultimo istante, ma "complimenti" anche a quelle persone che non hanno esitato a lasciare indietro donne e bambini pur di salvarsi, incuranti della loro sorte, incuranti se il fuoco li avrebbe arsi vivi o la nave affondando li avrebbe fatti affogare. Cosa importava a loro? Ciò che contava era salvarsi. Bravi, vedere un simile spettacolo fa essere orgogliosi di appartenere al genere umano.

  30.  

    Addì 1 gennaio 2015

    In quel tempo, i pastori andarono senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.
    E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
    Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.
    Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
    I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
    Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre

    Luca 2,16-21

  31.  

    Glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto

    Buon anno

    Quante cose abbiamo visto e udito nell’anno appena finito, quante delusioni e quanti amori, lutti e nascite, salvataggi e naufragi, gioie e dolori di ogni genere e grado. Mi è stato insegnato dai miei genitori a ringraziare Dio per tutto quello che abbiamo ricevuto, nel bene come nel male. Molti trasecolano davanti a questa idea, come si può ringraziare per una decapitazione, per la morte di centinaia di persone, per la vita tolta ad un bambino. C’è un detto popolare che dice “non tutti i mali vengono per nuocere” ed io penso che in ogni cosa che accade su questa terra c’è sempre una nota positiva, un qualcosa che non possiamo capire, ma chi ha fiducia in Dio sa che questi aspetti con il segno più ci sono in ogni circostanza, basta cercarli, e laddove non si riescano a vedere bisogna sapere accettare ciò che accade con il sorriso. A me è capitato con la morte della mia mamma. Aveva quarantasette anni, io appena ventuno eppure vi assicuro che il giorno del funerale dissi “Signore grazie, non so perché hai preso con te la mia mamma, ma un motivo sono certo ci sia e se vorrai farmelo conoscere ne sarò felice, altrimenti accetterò comunque la tua volontà con il sorriso sulla bocca”. Non è stato facile mettere in pratica queste parole,ho pianto, ho pensato al suicidio, ma quelle parole, quei valori che mi erano stati insegnati riecheggiavano nella mente e nel cuore ed un giorno hanno fatto breccia. Ci sono voluti sei mesi prima di decidere che quella morte mi aveva segnato a tal punto da cambiare strada, da non puntare più ad essere un commercialista o un dirigente d’azienda. Ecco, ero pronto e fu allora, dopo altri tre mesi, che il Signore mi fece capire quanto amore c’era in quella morte così prematura. Un amore che dura ancora oggi, dopo ventinove anni, e quelle parole pronunciate a voce alta sono oggi scolpite a fuoco nel mio cuore, baluardo contro le intemperie e gli attacchi di coloro che cercano sempre il male ovunque. A chi pensa alla morte come una tragedia rispondo che la vita su questa terra è una tappa di un cammino, un momento di prova, un attimo nell’infinito scorrere del tempo, ma la vera vita è altrove, non qui. Per me la vita è un po’ come essere alla stazione, al freddo, al buio, con il nevischio che sferza la pelle ad attendere il treno che ci porterà nel luogo di villeggiatura, al caldo, con le palme cariche di frutti in una vacanza premio che non avrà mai più fine. La morte è salire su quel treno.
    Ecco, oggi posso dire “Grazie Signore per l’amore che ci hai donato nell’anno appena passato, nella nostra vita. Oggi potrebbe essere l’ultimo giorno alla stazione, o forse dovremo attendere ancora per molto, ma quando il treno si fermerà sarò felice di salirci sopra fiducioso che mi porterà da te”. Ed ecco che alla luce di questa certezza ogni cosa appare sotto una luce diversa: la morte, non il suicidio, come l’inizio di una nuova bellissima vita; l’essere ucciso per i propri valori come il martirio e saper perdonare chi ci uccide come l’eredità e l’esempio che lasciamo all’umanità; gli ostacoli nel perseguimento di qualcosa di buono per far star bene gli altri come un momento di prova che ci rafforza e ci fa credere con maggior vigore che un mondo migliore non sia solo possibile ma necessario e doveroso da perseguire.
    Non vi auguro un anno migliore, vi auguro un anno pieno di fede per accettare tutto ciò che il buon Dio vorrà donarvi.

  32.  

    Addì 2 gennaio 2015

    Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Chi sei tu?».
    Egli confessò e non negò, e confessò: «Io non sono il Cristo».
    Allora gli chiesero: «Che cosa dunque? Sei Elia?». Rispose: «Non lo sono». «Sei tu il profeta?». Rispose: «No».
    Gli dissero dunque: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?».
    Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia».
    Essi erano stati mandati da parte dei farisei.
    Lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?».
    Giovanni rispose loro: «Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete,
    uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo».
    Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando

    Giovanni 1,19-28

  33.  

    Ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete

    Guardate dentro di voi

    Troppe volte ho sentito dire dai miei ragazzi "non ci riesco"! Li ho visti rinunciare alle cose che potevano piacere loro per la paura di dover affrontare un ostacolo incontrato sul loro cammino. Per una o due materie difficili, per le quali occorreva studiare di più, sacrificarsi, fare delle rinunce hanno rinunciato alla scuola e con essa ai loro sogni riducendosi a fare lavori non graditi per sopravvivere o, peggio, trovare strade alternative poco dignitose se non addirittura pericolose e illegali. E noi? Sappiamo trovare la forza dentro di noi per superare ostacoli, difficoltà, lutti, delusioni? Trope volte anche noi rinunciamo alla felicità rinchiudendoci in noi stessi con la solita scusa "non ci riesco", rinunciando di fatto anche solo a provarci per non faticare, per paura di soffrire. Quanti di noi, dopo una delusione amorosa, chiudono il loro cuore passando da un'avventura ad un'altra senza un progetto di vita per paura di essere feriti nuovamente? Quanti Non aprono le porte della propria vita ad un bambino in affidamento per la paura di soffrire quando dovesse rientrare in seno alla propria famiglia? Quanti rinunciano ad ogni sorta di competizione per la paura di perdere e dover subire una sconfitta? Quanti, infine, rinunciano a Dio per paura di non essere all'altezza di essere amati, di non sapersi perdonare per i peccati commessi, di non voler stare alle regole d'amore dettate dal Vangelo? In mezzo a voi, dentro di voi, sta uno che voi non conoscete. Guardatevi dentro e scoprirete tanta forza, scoprirete un altro voi stesso capace di amare oltre ogni limite, di studiare le materie più ostiche, di superare gli ostacoli più duri, di farsi amare dall'Amore puro che vi ha creato. Dio é dentro ognuno di voi, non abbiate paura a cercarlo, amarlo, lasciarvi amare, farvi indicare il cammino.

  34.  

    Addì 3 gennaio 2015

    In quel tempo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!
    Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me.
    Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele».
    Giovanni rese testimonianza dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui.
    Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo.
    E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio»

    Giovanni 1,29-34

  35.  

    Io non lo conoscevo

    Io non lo conoscevo

    La signora greca non conosceva il militare della marina che l’ha salvata dal rogo del traghetto. Il barbone alla stazione di Milano quasi morto per assideramento non conosceva il volontario che gli ha portato un pasto caldo e delle coperte. Il bambino vittima di violenze non conosceva i genitori affidatari che lo hanno accolto in casa. Nessuno conosceva coloro che li hanno salvati, ma quegli angeli esistevano, erano pronti ad intervenire, vicini alle loro sofferenze in attesa solo del’incontro, del momento giusto per rivelarsi.
    Quanti di noi oggi non conoscono Dio, ma Lui c’è, è lì pronto a rivelarsi quando lo cercheremo perché bisognosi di aiuto. Il volontario, il militare, gli affidatari non si offendono se non li cerchiamo prima, ci aiuteranno lo stesso anche se non sapevamo nemmeno della loro esistenza, e così anche Dio non si offende se non lo cerchiamo prima, anche se ne avrebbe piacere. Spesso sento dire da molti che, pur nel momento del bisogno, non hanno il coraggio di rivolgere una preghiera a Dio, non hanno il coraggio di invocarlo, di chiedergli aiuto per onestà, per pudore, per non apparire degli opportunisti, ma così come un naufrago tende le mani verso il militare, o il barbone verso il volontario, anche noi non peritiamoci a tendere le mani verso il Signore per chiedere il suo aiuto che prontamente arriverà.

  36.  

    Addì 4 gennaio 2015

    In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
    Egli era in principio presso Dio:
    tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
    In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
    la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.
    Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
    Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
    Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
    Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
    Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
    Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.
    A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome,
    i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
    E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
    Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me».
    Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
    Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
    Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato

    Giovanni 1,1-18

  37.  

    La luce splende nelle tenebre

    Guardare indietro per andare avanti

    Ci sono momenti nella vita di un uomo in cui tutto é buio. Ci sono momenti in cui la tristezza e lo scoramento colpiscono forte per i problemi che gravano sulle spalle. Ci sono momenti in cui il futuro sembra incerto e il presente non merita di essere vissuto. Tutto sembra buio perché camminiamo davanti alla luce e ne tappiamo il suo fascio. Basta allora voltarsi indietro per tornare a sorridere, per tornare a vedere la strada percorsa e capire la direzione. Ognuno di noi ha avuto qualcuno nella vita che ci ha amato, accudito, coccolato, preso per mano, guidato, capito oltre le parole, oltre gli sguardi. Guardate indietro per ammirare quella luce e lasciatevi inondare dal suo riflesso per ricaricare le pile e tornare a sorridere. Ventinove anni fa mi é sembrato che quella luce si fosse spenta per sempre, per nove mesi ho continuato a camminare guardando solo in avanti, ma non si era mai spenta, aveva solo cambiato posizione, ed ogni volta che sono triste mi basta voltarmi, pensare agli insegnamenti che la mia mamma mi ha donato per tornare a sorridere

  38.  

    Addì 5 gennaio 2015

    In quel tempo, Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Seguimi».
    Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
    Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret».
    Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
    Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità».
    Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico».
    Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!».
    Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!».
    Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo»

    Giovanni 1,43-51

  39.  

    Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?

    Oggi é il giorno per far diventare i sogni realtà

    Siamo tutti pieni di preconcetti, dallo zingaro che rapisce i bambini all'immigrato che ruba il posto di lavoro, dal napoletano sporco e maleducato al siciliano mafioso, dal tornese falso e cortese al milanese con il paraocchi, dal bimbo in affido portatore di chissà quali guai e problemi al bimbo down incapace di vivere una vita in mezzo agli altri. Quante volte ci lasciamo condizionare da queste nostre idee, ed anche se ci chiamiamo fuori dagli stereotipi, alla fine lasciamo che in qualche modo ci influenzino ugualmente e prendiamo una strada piuttosto che un'altra domandandosi "perché rischiare?".
    Il mondo è pieno di strade, bivi e sentieri ed è bello avventurarsi sui vari viottoli alla scoperta di quanto non conosciamo. Chi non rischia non potrà mai capire cosse quanto si sia perso. Nei giorno scorsi è venuto a trovarci uno splendido gruppo di amici facenti parte di una parrocchia e, cosa bellissima, c'erano fra loro anche degli atei. Uno di loro mi raccontava quanto fosse bello e costruttivo il dialogo con coloro che hanno fede, mi raccontava delle accese discussioni e di come, dopo vari giri pindarici attorno ad un argomento, scoprissero di avere alla base gli stessi principi e valori, fondamento della loro amicizia ed unione.
    Sempre le persone dello stesso gruppo, che avevano voluto l'incontro per conoscere meglio la nostra realtà, ci guardavano con aria sognante per la scelta fatta a tutto campo a favore dei ragazzi e come questa stessa strada avrebbero voluto fosse anche la loro, ma una serie di titubanze, anche condivisibili, li frenassero.
    Ci sono nella vota momenti in cui non si può e non si deve più continuare a sognare, a sospirare davanti alla vetrina ammirando i nostri desideri, ma bisogna agire altrimenti ci sarà domani solo il tempo per i rimpianti.
    In ognuno di noi c'é sempr qualcosa di buono e se qualcuno volesse scoraggiarvi allontanandovi dai vostri propositi non ascoltatelo e proseguite nei vostri intenti perché non c'é gioia più grande che realizzare quanto si ha in cuore di fare. Non esiste età per coronare un sogno ed oggi é quel giorno, non domani, oggi.

  40.  

    Addì 6 gennaio 2015

    Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: "E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele"».
    Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
    Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese

    Matteo 2,1-12

  41.  

    Vennero da oriente a Gerusalemme

    Accoglienza sempre e comunque

    Quanti immigrati arrivano nel nostro paese, dall'Africa, dall'oriente c'è un'invasione pacifica, ma da cosa sono attirati? Dalla ricchezza che ostentiamo nelle nostre pubblicità, dal benessere, dall'aiuto e dalle cure che possono ricevere dalle istituzioni e dalle associazioni. Sostanzialmente vengono attratti dal bene, dall'accoglienza che comunque ricevono e questa è cosa buona. Mi sento onorato di far parte di un popolo capace di accogliere, di ricevere chi stia peggio di noi, di aiutare chi possa aver bisogno senza distinzioni di razza o di religione. E' vero che ci sono
    persone e gruppi politici contrari a questo assistenzialismo, ma per fortuna sono una minoranza visto che l'accoglienza continua. Questo nostro aspetto positivo lo si dovrebbe avere in ogni campo, anche nei confronti di chi viva una situazione quotidiana diversa dalla nostra, come lo zingaro, il senzatetto, il bambino maltrattato, l'anziano, il malato, ma soprattutto verso chi abita sotto il nostro stesso tetto e veda la realtà diversamente da noi. Accoglienza, in questo caso, significa dialogo, pazienza, ascolto, ragionamenti facendo le ore piccole. Il genitore deve accogliere il figlio con la sua voglia di emergere, il figlio deve accogliere il genitore avendo la pazienza di ascoltare la tiritera sui vari insegnamenti, l'anziano deve accogliere il giovane con la sua vitalità, ed il giovane deve accogliere l'anziano rispettando i suoi tempi lunghi, la scuola deve accogliere i ragazzi non impartendo loro nozioni ma dando lezioni di vita.

  42.  

    Addì 7 gennaio 2014

    In quel tempo, avendo saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea
    e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali,
    perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
    Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti;
    il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata.
    Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
    Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro
    sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
    La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva.
    E grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano

    Matteo 4,12-17.23-25

  43.  

    Convertitevi perché il regno dei cieli é vicino

    Prepariamo le valigie

    Tante volte litighiamo con le persone a noi care per delle stupidaggini che spesso diventano montagne perché per orgoglio ci rifiutiamo di andare uno verso l'altro. Quanto siamo stupidi. La vita di tutti giorni ci insegna che da un momento all'altro lasceremo questa terra, vedete cosa sia accaduto a Mango mentre teneva uno spettacolo, oppure a Pino Daniele ad inizio anno. Nessuno di loro immaginaVa di finire la propria vita in un istante, in un momento in cui stavano facendo grandi cose, un momento di successo, ma quando Dio decide che è arrivata l'ora di montare sul treno a nulla serve opporsi, si deve salire e iniziare il nuovo viaggio. Ed allora tutte le cose non chiarite resteranno tali, l'amore inespresso non lo si potrà più dimostrare e porteremo nel cuore tutte le liti e i problemi non risolti con le persone che su quel treno sono dovute montare prima di noi. Nel Vangelo troviamo spesso l'esortazione "convertitevi perché il regno dei cieli è vicino", ma cosa significa "convertitevi"? Significa mettere in pratica quei valori che Gesù ci ha insegnato, ma che sono alla base della cultura di molte persone, anche atei e di altre religioni: solidarietà, accoglienza, generosità, ricerca della pace senza violenza, servizio verso i più deboli. Presto dovrete montare su quello treno, non sarebbe meglio cominciare a preparare le valige?

  44.  

    Addì 8 gennaio 2014

    Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
    Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: «Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare».
    Ma egli rispose: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?».
    Ma egli replicò loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». E accertatisi, riferirono: «Cinque pani e due pesci».
    Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde.
    E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta.
    Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti.
    Tutti mangiarono e si sfamarono, e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci.
    Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini

    Marco 6,34-44

  45.  

    Vide molta folla e si commosse per loro

    Cosa provate?

    Quali sentimenti avete provato nel vedere il traghetto in fiamme? Cosa sentite nell'imbattervi in un barbone che dorme al freddo per la strada? Che sensazioni sperimentate nell'ascoltare i racconti di uccisioni e stupri provenienti dai paesi in guerra o delle violenze subite da tanti bambini fra le mura domestiche?
    Mi immedesimo in ciò che vedo, penso se ci fossi stato io su quel traghetto, se fossi io per la strada sotto un cartone, se fossi nato dove ogni giorno ci sono violenze con la connivenza o l'impotenza dello stato, se non avessi avuto due genitori e una famiglia solida e buona. Penso e soffro con loro, soffro come se quelle cose mi fossero capitate a me. Ed ecco che vorrei fare tanto, vorrei fare di più, vorrei avere le possibilità per dare da mangiare a tutti coloro che soffrono la fame, accogliere tutti i bambini maltrattati, abbracciare tutti gli anziani soli e abbandonati, aprire le porte a tutti coloro che fuggono dalle angherie di una guerra. Prego ogni giorno il Signore che mi dia la forza per aiutare tutte queste persone e se da un lato penso che in fin dei conti sono solo uno e che più di tanto non potrò fare, dall'altro credo in Dio e nel suo potere di moltiplicare i pani e pesci e centuplicare le mie forze per aiutare un mondo intero che soffre.
    Gesù "vide molta folla e si commosse per loro", provò compassione, non pietà, ma con-patire, soffrire insieme a loro, farsi uno di loro condividendo quel poco che avevano, cinque pani e due pesci.
    Mettiamo insieme tutto ciò che abbiamo e chiediamo a Dio di moltiplicarlo, insieme potremo salvare tanta gente

  46.  

    Addì 9 gennaio 2015

    Dopo che furono saziati i cinquemila uomini, Gesù ordinò ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsàida, mentre egli avrebbe licenziato la folla.
    Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare.
    Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra.
    Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, gia verso l'ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.
    Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «E' un fantasma», e cominciarono a gridare,
    perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: «Coraggio, sono io, non temete!».
    Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi,
    perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito

    Marco 6,45-52

  47.  

    Coraggio, sono io, non temete

    Cercate di essere bagnini

    Ho provato tante volte a immedesimarmi nei bambini che vengono tolti alla famiglia per il loro bene, ho rivissuto nella mia mente scene tragiche viste o raccontate dove i bambini venivano letteralmente strappati dalle mani dei loro genitori in lacrime. Non si dovrebbe mai arrivare a certe situazioni, ma talvolta è inevitabile. Molti genitori capiscono la propria situazione e, seppur con grande difficoltà, pian piano accettano l'idea di vedere il figlio inserito in una famiglia affidataria e, in taluni fortunati casi, lo accompagnano in questo percorso riconoscendo che il bene del bimbo sia proprio questo. Gli esempi possono essere tanti, ma per chi non è dentro il mondo dell'affido il portar via un bambino può sembrare un atto di violenza gratuito. Immaginate allora una famiglia nella quale la madre venga picchiata e talvolta violentata dal marito sempre più spesso ubriaco. In queste situazioni la madre dovrebbe fuggire dalle grinfie dell'uomo e portare con sé i figli, ma da un lato subentra la paura di essere ripresa e picchiata, dall'altro il non sapere dove andare e, purtroppo, ci sono anche molte donne convinte che certi atti se non giusti siano almeno accettabili per amore. In questi casi, laddove la madre rifiuti di lasciare il tetto coniugale per essere messa in sicurezza con i figli, quando questo le venga proposto, l'unica alternativa è quella di mettere i bambini in sicurezza e darli in affido. Questo è uno dei tanti esempi nei quali un figlio possa e debba essere accompagnato dalla madre verso un percorso di affido, ma i bambini come vivono tale situazione? Talvolta capiscono, altre volte si sentono sollevati dall'uscire da una casa dove le botte sono all'ordine del giorno, ma nella maggior parte dei casi vivono l'affido come una separazione forzata, dolorosa dalla madre e coloro che si adoperano in tal senso sono persone cattive e senza cuore. L'affido, affinché funzioni necessita sopratutto di comprensione di questo stato d'animo. Capita che molti affidatari, e la cosa vale anche per le adozioni, ragionino da adulti e pensino "ti ho levato da una brutta situazione, adesso tu mi devi essere riconoscente, devi essere bravo, devi stare alle regole, mi devi voler bene", ma non è così che la vede un bambino il quale dice fra sé "chi sono questi, perché mi hanno portato via dai miei genitori, io devo stare con papà e mamma perché quando ci sono io il papà la picchia di meno" e ne nasce spesso una sorta di ribellione che, se non capita e accettata dalla famiglia accogliente, può durare per parecchio tempo ed acuirsi fino al punto da creare una rottura nei rapporti e persino alla fine dell'affido con conseguenze terribili nell'animo dei bimbo. Gli affidatari devono infondere coraggio al bambino, essere pazienti davanti alla sua incredulità, fargli capire che i suoi genitori ci sono sempre ma che hanno un po' di problemi da risolvere e non spetta ai figli dirimere le controversie tra loro.
    Quante volte nella vostra vita avete trovato, in un momento di sconforto, qualcuno che vi abbia teso una mano, che sia venuto verso di voi e magari lo avete scambiato per un fantasma, per un alieno perché non pensavate che qualcuno potesse venire in vostro soccorso, magari pensando anche a cosa volesse in cambio e, paradossalmente, avete rifiutato sdegnosamente il suo appoggio. Ma quanta gioia nel cuore quando questa persona, non lasciandosi intimidire dalla maschera di cattivi che avete indossato per proteggervi, vi ha detto "Coraggio, sono io, non temete". Un po' come quando si sta affogando in mare ed il bagnino viene a soccorrerci, ci divincoliamo, lo prendiamo a manate, ma che bello quando ci prende da dietro immobilizzandoci e ci trasporta verso la riva, verso la salvezza.
    Ecco, voi dovete essere i bagnini che soccorrono tanti bimbi che stanno affogando e dovete essere capaci di prenderli anche quando si divincolano e vi urlano contro ogni serie di improperi perché voi e solo voi potete salvarli

  48.  

    Addì 10 gennaio 2014

    Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione.
    Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.
    Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.
    Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore.
    Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.
    Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».
    Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è il figlio di Giuseppe?»

    Luca 4,14-22a

  49.  

    Apertolo trovò il passo dove era scritto

    Avete dei dubbi su cosa fare? Ecco la soluzione

    Capita a tutti di avere un periodo di sconforto, sofferenza, indecisione sul da farsi. Capita a tutti di non saper vedere quale sia la scelta giusta da fare. Sposarsi o non sposarsi, accettare o meno un certo lavoro, prendere un bambino in affido, fare finta di nulla se ci viene detta una frase poco carina da chi amiamo o cercare il dialogo che potrebbe portare ad un'accesa discussione, andare a trovare qualcuno oppure no, capire se abbiamo fatto bene una cosa o meno. Interrogativi che nella vita si ripetono a ciclo continuo e ai quali a volte è difficile dare una risposta perché più ci pensiamo e maggiori sono i dubbi che ci vengono. Proviamo allora a parlare con qualcuno, con amici, con persone di cui ci fidiamo, magari con il sacerdote, ma c'è chi ci consiglia in un modo, chi in un altro e la confusione e l'indecisione aumentano. Che fare? Non so voi, ma io ho sempre preso le mie decisioni aprendo a caso il Vangelo e lasciando che il Signore mi parlasse. E' così che è nata la scelta di dedica all'Associazione Amici della Zizzi la mia vita. Era un periodo di grande indecisione e se da un lato sentivo forte il richiamo dei bambini, dall'altro mi preoccupavo di come avrei vissuto, come mi sarei procurato da vivere. Così la sera di un giorno in cui questo pensiero maggiormente mi assillava dissi "Signore dimmi tu che fare" e aprii a caso il Vangelo e trovai scritto "Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno". Fu come se si fosse aperto uno squarcio di sole nel cielo plumbeo e da quel giorno la mia vita cambiò, una scelta fatta più di venti anni fa e della quale non mi sono mai pentito, promesse fatte da Dio mantenute con grande amore. Aprite a caso il Vangelo e troverete le risposte ai vostri interrogativi

  50.  

    Addì 11 gennaio 2015

    E predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali.
    Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».
    In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni.
    E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba.
    E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto»

    Marco 1,7-11