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  1.  

    Addì 23 novembre 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.
    E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri,
    e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
    Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.
    Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,
    nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
    Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?
    Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?
    E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
    Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.
    Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.
    Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere;
    ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
    Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?
    Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.
    E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

    Matteo 25,31-46

  2.  

    Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me

    Quali sono i vostri doveri?

    Quali sono i vostri doveri? Verso chi avete dei doveri? Certamente nei confronti dei vostri figli, del vostro coniuge, dei vostri amici. Ovviamente nei confronti del vostro datore di lavoro e nel pagamento delle tasse allo Stato. Sono tutti doveri in qualche modo “obbligatori”, magari legati a scelte fatte, ma sicuramente irrinunciabili, almeno fin tanto che non cambia una certa situazione e magari si trasformano in qualcosa di diverso, ma creando altri tipi di doveri,basti pensare a quando i figli saranno grandi, oppure a quando andrete in pensione da lavoro. Ritengo però che ci siano altri doveri non meno importanti dei primi, legati non a delle scelte fatte da noi, bensì all’idea stessa di “dovere”. Usciamo per un attimo dal nostro essere uomini e donne di questo mondo ed immaginiamo per un attimo di vedere il mondo come un grosso macchinario pieno di accessori, ognuno indispensabile per poter esistere, come fosse una macchina composta da tante parti. Potrebbe camminare se non avesse il motore? Basterebbe esso senza le ruote per andare avanti? Alle portiere sarebbe impossibile rinunciarvi altrimenti avremmo freddo e ci bagneremmo. Persino l’accendisigari è importante per usare il navigatore e poter fare un viaggio lungo, comodo e sicuro. Non c’è parte di questa grande macchina che si chiama mondo che non sia importantissima. E’ vero, noi la stiamo guardando da lontano, ma non dimentichiamoci che ad una delle tante fermate siamo saliti anche noi e per qualche anno dovremo viaggiare con essa fino a quando non saremo giunti alla nostra fermata, fino a quando non saremo tornati a casa. In questa macchina troveremo tanti, oltre sette miliardi, compagni di viaggio e dovremo andare d’accordo con tutti loro affinché il nostro viaggio sia il più piacevole possibile. Se alla macchina si fora una gomma, se manca l’olio o la benzina al motore, se le portiere si levano dalla cerniera non possiamo aspettare che qualcuno le ripari, non possiamo dire “non è pensiero mio, qualcuno provvederà a sistemare il guasto” perché su quella macchina viaggio anche io e se oggi lascio che cammini senza olio, domani il guasto sarà ancora più grave e rischieremo di restare tutti a piedi. Ecco quali sono i miei doveri, quelli di riparare ogni parte della macchina che dovesse guastarsi, non posso permettermi di aspettare che altri lo facciano, mi devo rimboccare le maniche e sporcarmi le mani di grasso. Ecco nei confronti di chi li ho, verso i sette miliardi di compagni di viaggio. Pertanto se vedo che un bambino non è tutelato dal comune o dallo stato, lo devo accudire io; se un immigrato arriva in cerca di un pasto caldo,lo devo sfamare io; se un malato mi tende la mano, lo devo curare io; se un uomo per la strada mi chiede indicazioni, devo fornirgliele io. Non posso aspettare che qualcuno accolga, sfami, guarisca, segnali perché quel mio compagno di viaggio ne ha bisogno ora e non può aspettare. Ovviamente è anche nostro dovere richiamare gli autisti alle proprie responsabilità affinché mettano la macchina in condizioni di camminare sempre meglio, ma questo non ci esime dalle nostre responsabilità.

  3.  

    Addì 24 novembre 2014

    Alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro.
    Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli e disse: «In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti.
    Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere»

    Luca 21,1-4

  4.  

    Questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere

    Grazie per le vostre donazioni

    In questi giorni stiamo chiedendo a tanti amici di aiutarci economicamente per le tante spese che dobbiamo sostenere per la nuova casa che accoglierà altri sei ragazzi in affido. In molti rispondono si alla nostra richiesta di aiuto, ma alcuni di loro si scusano per l'esiguità della donazione o per i pochi libri o calendari ordinati poiché sono a loro volta in un momento difficile.
    No cari amici, non c'è nulla di cui scusarsi, il nostro grazie va a coloro che mandano un euro alla pari di coloro che fanno versamenti con tre zeri, non è importante quanto si dona, l'importante è dare un pezzettino di sé stessi per coloro che stanno peggio di noi.
    Nel Vangelo Gesù, facendo notare ai suoi apostoli che un ricco signore aveva messo tanto denaro nella cesta delle offerte nel tempio, mentre una povera signora vi aveva gettato solo pochi spiccioli, ci insegna che il ricco aveva buttato il superfluo, mentre la donna aveva dato quanto le serviva da vivere.
    Ogni aiuto che arriva è sempre un grande input per andare avanti in quanto significa che dall'altra parte del video c'è una persona reale che crede in noi e questo ci da coraggio. Piccolo o grande, tutto è relativo e ai nostri occhi non ha importanza, un grazie con tutto il cuore a tutti coloro che potranno darci il loro piccolo o grande sostegno.

  5.  

    Addì 25 novembre 2014

    In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse: «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta».
    Gli domandarono: «Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?».
    Rispose: «Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli.
    Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine».
    Poi disse loro: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo»

    Luca 21,5-11

  6.  

    Non resterà pietra su pietra che non venga distrutta

    Dieci anni di carcere all'uomo che uccise il tassista

    Condannato a dieci anni di carcere per aver ucciso il tassista che non aveva rispettato le strisce pedonali. Mi sono immedesimato in quest'uomo, ho rivisto Riccardo di diversi anni fa, piuttosto impulsivo. Forse non mi sarei arrabbiato al punto da tiragli addosso degli oggetti, ma chi può dirlo? Non vi sareste arrabbiati se una macchina avesse rischiato, quando eravate sulle strisce, di investire voi e vostra moglie in dolce attesa? Io certamente si. Non vi sareste difesi e non avreste difeso d'istinto vostra moglie da quel signore che dopo non aver rispettato un vostro diritto fosse sceso infuriato volendo avere ragione? Io forse si. Non dico che è giusto, ma la morte di quell'uomo non è stato un omicidio a sangue freddo, ma dieci anni di vita in prigione mi sembrano tanti. Non è che il tassista resusciterà e non credo che quell'uomo uscirà dal carcere più buono di quando è entrato, anzi forse è vero il contrario. Se è vero che il figlio del tassista non rivedrà più suo padre, è anche vero che un bambino appena nato dovrà crescere senza il papà. Non vi sembra vendetta questa e non giustizia? A volte si applicano le regole, non sempre, solo a volte, senza rendersi conto che tali regole non sono assolute e non devono essere prese alla lettera. Occorre umanità in ogni decisione. Ricordo che un giorno attraversavo le strisce sotto casa, avevo per mano due bambine di cinque e sette anni ed un camionista non si è fermato, tanto che se non facevo un balzo indietro ci schiacciava. D'istinto l'ho mandato a quel paese e lui, con il finestrino abbassato ha sentito, ha inchiodato, è sceso a cento metri dalle strisce perché andava molto veloce e voleva venire a picchiarmi. Io ero tremante dalla rabbia e impaurito al pensiero di quello che sarebbe potuto succedere, avevo già serrato i pugni pronto a difendermi. Per fortuna non c'è stata collutazione perché due automobilisti, costretti a frenare perché questo camion era in mezzo di strada, lo hanno bloccato e costretto tornare sul camion. Questo, non contento, mi ha urlato che la cosa non sarebbe finita lì e che sarebbe tornato per ammazzarmi, cosa che evidentemente poi non fece. Ma cosa sarebbe potuto succedere se mi fosse arrivato addosso? Io mingherlino e lui muscoloso? Per la legge avrei dovuto stare lì a prendermi le botte, ma probabilmente avrei reagito e se avessi avuto un bastone probabilmente lo avrei usato. Ancora rabbrividisco per ciò che poteva succedermi e a come sarebbe cambiata la mia vita da quel giorno. E' così difficile giudicare un atto ed io non me la sento di colpevolizzare in maniera così pesante questo ragazzo. C'erano due impulsi, due errori e uno per un caso fortuito ha subito più dell'altro. Il ragazzo deve pagare, è giusto, risarcire la famiglia che si è trovata senza il padre, ma un po' di umanità e di comprensione forse, almeno in questo caso, non ci sarebbe stata male

  7.  

    Addì 26 novembre 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome.
    Questo vi darà occasione di render testimonianza.
    Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere.
    Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome.
    Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà.
    Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime»

    Luca 21,12-19

  8.  

    Io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere

    Puntate sul cavallo che ha un buon allenatore

    Avevo dieci anni quando chiesi il motorino ai miei genitori, mia madre però aveva paura ed oppose il suo veto. Non mi stancai di chiedere, rinunciandovi solo quando compii sedici anni e fu allora che i miei mi dissero che, se fossi andato bene a scuola, me lo avrebbero preso per la promozione. Il motorino arrivò.
    In terza media l'insegnante d'italiano disse ai miei che mandarmi alle superiori sarebbero stati soldi sprecati, sarebbe stato meglio mi trovassero un lavoro perché non ero adatto allo studio.
    In quarta superiore litigai con una professoressa e fui bocciato. Per riuscirvi dovettero darmi disegno e tedesco che era una materia facoltativa, due ore alla settimana, e la professoressa non veniva quasi mai. Volli dimostrare a tutti l'errore che avevano fatto e quanto valessi, così mi ritirai, con parere contrario dei miei, in un collegio sopra Padova per fare due anni in uno. Recuperai l'anno facendo quarta e quinta insieme con l'esame di maturità dato qualche giorno prima dei miei ex compagni di scuola, potendo così andare ad assistere in prima fila, guardando negli occhi i professori che mi avevano bocciato, a tutti gli esami dei miei amici di classe.
    Partimmo in novecento quell'anno con il corso di economia e commercio all'università di Pisa. Dopo un po' cominciai a lavorare con mio padre, poi la malattia della mia mamma e la sua morte, infine la nascita dell'Associazione e quando andavo a dare un esame c'era qualche professore che mi diceva "non ha ancora capito che lei non si laureerà mai?". Arrivarono in fondo, in quel corso di laurea, in quaranta, ed io ero tra loro.
    In ventotto anni di Associazione sono stati tanti gli ostacoli, tante le persone che hanno tentato, con le buone o con le cattive, di farmi desistere dal proseguire sulla strada intrapresa. Molti coloro che puntualmente ad ogni iniziativa non hanno creduto nel buon esito della stessa. Quanti mi hanno deriso, criticato, osteggiato. Abbiamo avuto persino il boicottaggio dei servizi sociali. Ma fra poco inaugureremo la nostra prima struttura autorizzata dal comune, da quegli stessi servizi sociali che per anni ci hanno osteggiato.
    Criticato per il progetto Casa Zizzi. Troppo grande, un progetto da oltre sei milioni di euro, non troverai mai i soldi. Poi le proposte, da una parte e dall'altra: "te la costruiamo noi Casa Zizzi, basta solo che poi la dai a noi". A Livorno si dice "Si, è meglio!". Il mio rifiuto ad accettare quei soldi facili ci ha regalato ancora più critiche.
    Ma davvero qualcuno, leggendo la mia storia personale, pensa che non possa arrivare a raggiungere il traguardo, qualunque esso sia, che mi sono prefissato? Davvero qualcuno è ancora disposto a scommettere sul fatto che questo cavallo rimanga fermo ai box di partenza?
    Casa Zizzi sarà una realtà. I tempi non li decido io, ma è dal duemila che ci battiamo e forse i tempi sono maturi affinché si concretizzi, ma se non sarà questo il momento, prima o poi il sogno diventerà realtà. Su questo potete starne certi.
    Il segreto? Uno solo, credere in due affermazioni del Vangelo
    "Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime" e
    "Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere"
    Ecco la mia forza, non sono io a combattere, non sono io a preparare la mia difesa, non sono io a trovare i fondi o la strada da percorrere. Io non faccio nulla, altrimenti con le mie scarse capacità non avrei potuto nemmeno scrivere un atto costitutivo per fondare l'Associazione, figuriamoci portarla avanti per ventotto anni. Potete credere o non credere in Dio, ma credete in me, e se credete in me fidatevi del fatto che non valgo assolutamente niente, ergo, se qualcosa è stato fatto, ed è stato fatto, non può essere merito mio ma di quell'entità che io chiamo Dio e che voi siete liberi di chiamare con qualsiasi nome vi aggradi, ma sempre di Dio si tratta.

  9.  

    Addì 27 novembre 2014

    Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina.
    Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia.
    Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo.
    Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti.
    Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
    Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande.
    Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina»

    Luca 21,20-28

  10.  

    Alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina

    Volete essere voi l'amico durante l'uragano?

    Ogni giorno, quando le ore sono piccole e non ci sono rumori, quando vado a letto e una coltre di buio e silenzio copre il tramestio di questa nostra convulsa esistenza, posso sentire i gemiti di tanti bambini che stanno subendo ogni sorta di male da parte di adulti ai quali non è stato insegnato ad essere uomini e donne. Istinti primordiali che trovano libero sfogo sulla pelle di tanti piccoli esserini costretti a sopportare in silenzio maltrattamenti, abusi, sfruttamenti di ogni genere e grado. Posso sentirli, la loro voce echeggia nel mio cuore e le loro urla sono strazianti, mi prendono l'anima e ne fanno una pallina dolorante. E' difficile vivere con queste grida, difficile pensare che mentre stiamo sorseggiando una bibita fresca comodamente seduti al tavolino di un bar in dolce compagnia un bambino ha sopra di sé un uomo sporco che abusa di lui, difficile credere che mentre siamo davanti alla tv un bambino debba saltare per l'ennesima volta il pasto e andare a letto pieno di lividi, difficile pensare che mentre noi trascorreremo il Natale immersi nell'amore dei nostri cari un bambino desideri solamente morire perché non riesce più a sopportare l'odore dei suoi aguzzini su di sé.
    Devo reagire, devo fare qualcosa e qualunque cosa faccia sembra sempre poco. Uniamo le forze perché da solo non posso farcela, non posso togliere dalle grinfie dei loro aguzzini tutti i bambini che urlano la loro disperazione, ma con il vostro aiuto potremo salvarne tanti ed impedire che un domani siano genitori cattivi con i loro figli.
    Mi immedesimo spesso in loro, povere creaturine indifese sotto i colpi di questi adulti. Me li immagino rannicchiati in un angolo a prendere le botte o peggio in attesa che quel temporale passi e non torni più. Un terremoto dietro l'altro, un uragano al giorno, una tempesta di sabbia che trasforma la realtà dal sogno di un bambino al peggiore inferno che si possa immaginare, ed è in quel momento che il bimbo tende la mano verso l'amico immaginario che possa venire a salvarlo, quell'amico che purtroppo almeno quella sera non arriverà. Possiamo essere noi gli amici che quel bambino aspetta, possiamo essere noi a prendere la mano verso la sua, possiamo essere noi a raccogliere quel grido disperato di dolore, possiamo essere noi ad asciugare le sue lacrime, possiamo essere noi coloro che gli insegneranno ad amare, gli daranno la magia di una risata, gli regaleranno una famiglia, un bene così prezioso che il non averlo può significare non riuscire a respirare, a vivere

  11.  

    Addì 28 novembre 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Guardate il fico e tutte le piante; quando gia germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l'estate è vicina.
    Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.
    In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto.
    Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno»

    Luca 21,29-33

  12.  

    Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno

    Un'eredità per Casa Zizzi

    A tutti capita di pensare alla morte, l'unica cosa certa della nostra vita. Ognuno pensa, specie arrivato ad una certa età, a cosa lascerà di sé, del suo passaggio. I soldi, le case, i terreni saranno distribuiti agli eredi che li utilizzeranno secondo i propri desideri; le aziende saranno prese in mano da altri che porteranno avanti la propria politica; gli amici parleranno di noi ma sempre meno fin tanto che non ci sarà più nessuno a ricordarsi. Saremo solo un nome su un foglio di carta, una foto sbiadita nell'album di famiglia da sfogliare una volta l'anno, oppure vogliamo essere qualcosa di più? Chi ha fede sa che la sua anima durerà in eterno e la vita vera verrà dopo la morte terrena, ma anche chi ha fede vorrebbe chiudere gli occhi, al pari di chi sia ateo, sapendo che quello che ha costruito nella vita non vada disperso, che almeno una parte di esso possa andare a fare del bene. Ognuno lascia quello che può, ma tutti dovrebbero lasciare qualcosa per gli altri, qualcosa per fare del bene, qualcosa per cui il nostro nome possa essere sempre ricordato con un sorriso. La mia mamma andandosene mi ha lasciato un sacchetto di semi che io ho piantato e sono nate tante piantine: il germoglio della speranza, l'arbusto della condivisione, la quercia della solidarietà. Io probabilmente scrivo tantissimo anche per il desiderio di lasciare qualche pensiero che sia spunto di riflessione. E voi? Voi cosa lascerete al mondo? Cosa lascerete per far sapere a chi non vi ha conosciuto che bella persona che eravate? Come vi ricorderanno? Rabbrividisco quando penso che molti figli facciano i conti con i soldi dei genitori pensando a quando quel denaro sarà loro dopo la morte del papà e della mamma, alcuni arrivano persino ad ucciderli per questo. Il denaro oggi sembra essere diventato lo scopo della vita, e purtroppo anche quello della morte, ma il denaro è solo un mezzo, una delle tante forme per dare amore. Lasciate in eredità a chi non vi conosce qualcosa di voi, qualche seme, le vostre riflessioni, una parte del vostro denaro affinché la vostra esistenza non sia stata solo un fugace passaggio nel letto della vita. Quando costruiremo Casa Zizzi spero che i soldi non saranno quelli dello Stato, dell'Europa o di qualche Fondazione Bancaria, ma siano i vostri, siano gocce di sangue sudate nella vita, siano il sacrificio del duro lavoro che ha prodotto non solo benessere per i propri figli, ma anche un rifugio per tanti bambini. Il vostro non sarà solo un nome scritto su una targa appesa alla parete, ma un'esperienza di vita trasfusa nel cuore di tanti ragazzi che, grazie a voi, potranno tornare a sorridere. A coloro che vorranno fare una donazione in vita o lasciare un testamento a favore di Casa Zizzi chiedo un regalo, quello di scrivere un diario, non importa di quante pagine, anche una sola se volete, attraverso il quale far si che tutti possano conoscere chi eravate, le vostre gioie e sofferenze per capire che quel dono in denaro è solo una piccola parte del dono di voi stessi per gli altri.

  13.  

    Addì 29 novembre 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso;
    come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
    Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo»

    Luca 21,34-36

  14.  

    Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere

    Avete mai giocato a palla avvelenata?

    Io continuo a giocarci con i miei bimbi. Due squadre, uno spazio ristretto entro cui muoversi, si lancia la palla e si cerca di colpire un avversario dell'altra squadra per eliminarlo. Dall'altra parte si fa di tutto per evitare di essere colpiti abbassandosi, piegandosi, saltando.
    La palla avvelenata mi ha sempre ricordato la vita. Arrivano i problemi e non tutto lo si può prender di petto, pensate alla morte di una persona cara, perché sono tragedie inevitabili, pallonate scagliate addosso e affrontarle nel modo sbagliato significa venire eliminati, entrare nella droga, prendere cattive strade per la disperazione, morire dentro. Bisogna essere bravi a evitare il pallone, ma è parimenti necessario restare in campo. Se non avete un po' di allenamento è difficile saltare una palla che arriva come una fucilata oppure scansarla senza sbattere contro i compagni e farsi male. Così è per ognuno di noi. Dinanzi ad un problema troppo grande un modo per affrontarlo è scansarlo con rapidità, evitare che ci butti giù e ci faccia precipitare in un burrone dal quale poi è difficile risalire. Pensate a coloro che si attaccano alla bottiglia o alla siringa, quanto è difficile poi disintossicarsi. Anche nella vita ci vuole allenamento per sfuggire a tutto ciò che dovrà accadere e restare comunque in piedi, forti per i propri compagni di squadra. Cosa vi da la forza di guardare in faccia una palla che arriva contro di voi a velocità supersonica, non perderla di vista fino all'ultimo istante senza paura e poi dribblare all'ultimo momento scansandosi quel poco che basta ma con grande agilità? Io trovo la forza nella preghiera e davanti ad un uragano all'orizzonte riesco a sorridere perché so che Dio mi darà la forza per sopravvivere. Tante bastonante abbiamo preso come Associazione, ma siamo rimasti sempre in campo ed ogni volta ci siamo rialzati più forti di prima, pronti a scagliare una pallonata a nostra volta contro coloro che osano far del male ad un bambino. E voi dove prendete il vostro coraggio?

  15.  

    Addì 30 novembre 2014

    State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso.
    E' come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare.
    Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino,
    perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati.
    Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!»

    Marco 13,33-37

  16.  

    State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso

    Attesa di un giorno che è già arrivato

    Ci capita spesso di partire per una qualche vacanza con i nostri bimbi, invitati a Lipari da Silvia e Massimo a settembre con il viaggio offerto dalla Siremar, oppure a sciare in montagna a Frabosa Soprana da Luca o a Folgarida da Cinzia, oppure una settimana in crociera con la MSC o in altri posti meravigliosi. La sera prima della partenza dico ai ragazzi che li sveglierò alle sei ed immancabilmente entro in camera loro per buttarli giù dal letto alle cinque e li trovo tutti belli svegli e pronti a correre in bagno per lavarsi e prepararsi. Ah fossero sempre così anche quando devono andare a scuola. Altri cinque minuti, ora arrivo, un attimo. Noi facciamo come loro, siamo pronti e svegli quando c'è qualcosa che ci esalta, ma addormentati quando si tratta di routine. Eppure se è vero che unavacanza è bella, è anche vero che prima o poi finisce, ed allora dovremmo riflettere sul fatto che il bello della vita non è l'allontanarsi da essa per un breve periodo, ma è la vita stessa. Dovremmo imparare a gioire di ogni cosa che abbiamo. Tornare a casa tutte le sere è noioso? Beati voi che una casa l'avete. Arrivare a casa e trovare il solito piatto di pasta al ragù, beati voi che da mangiare lo avete. Arrivare a casa e dover accudire i bimbi per farli lavare, mangiare, preparare per la scuola? Beati voi che una famiglia l'avete. Non aspettiamo a braccia aperte solo il giorno di partenza per le vacanze, ma impariamo ad andare a letto con la gioia nel cuore per il giorno che verrà, forse uguale al precedente, forse una routine, ma un giorno tanto bello perché di amore in seno alla famiglia.
    E' con questi pensieri che attendo il Natale, non per i regali come i bambini, non perl'aria di festa, non per gli amici che vengono a trovarci, non per le mangiate diverse dalla pasta al ragù, ma per l'Amore che Dio ci ha dato e ci promette di donarci ogni giorno. Restiamo in attesa di questi doni come pulcini nel nido, non addormentiamoci, altrimenti quando arriverà la mamma a portarci il cibo noi resteremo senza.

  17.  

    Addì 1 dicembre 2014

    In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava:
    «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente».
    Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò».
    Ma il centurione riprese: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.
    Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fà questo, ed egli lo fa».
    All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande.
    Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli»

    Matteo 8,5-11

  18.  

    Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto

    Crocifisso nelle scuole

    Il prossimo 8 dicembre sarà festa, quasi nessuno andrà a lavorare, scuole e uffici pubblici resteranno chiusi, la stagione invernale inizierà e in molti approfitteranno di questo giorni di festa per riposarsi, dedicarsi ai propri hobbies, andare a pescare o sciare. Un giorno di festa, ma guarda caso è un giorno di festa cristiano, è la festa dell'Immacolata Concezione, una festa esclusivamente religiosa. E allora mi domando, perché mai coloro che non sono cristiani, coloro che rifiutano i crocifissi nelle scuole, color che non entrano mai in chiesa perché non hanno fede festeggiano? Mi sembra molto comodo dire "no grazie" alle cose che non ci piacciono, ma poi non fare altrettanto con le cose che ci fanno comodo. A tutto si può dare un significato pagano, ma il Natale è la festa della nascita di Gesù, il 6 gennaio la festa per l'arrivo dei Magi, così come l'otto dicembre è la festa dell'Immacolata Concezione. Si chiama opportunismo. Allora perché non smetterla di festeggiare la domenica, per tradizione? Certo, ma è una tradizione cristiana. Nei paesi dell'est la domenica è un giorno feriale. Perché le persone che si battono per eliminare la tradizione dei crocifissi nelle scuole non si battono anche per l'apertura delle scuole e degli uffici pubblici alla domenica e nelle feste religiose?
    C'è tanta ipocrisia nel nostro paese. Quante persone, e qui parliamo di cose ben più serie, pur essendo atee, si rivolgono a Dio quando tutto sembra loro perduto, quando pare non esserci più speranza ed allora ci si ricorda che un giorno la nonna ci parò di Gesù, quel Gesù che abbiamo bestemmiato, e una preghiera, nel silenzio della nostra disperazione lo lanciamo, forse non tanto per salvarci la vita in punto di morte, o per salvarla a qualcuno a noi caro, quanto per accoglierci in quel regno promesso. Quel crocifisso nelle scuole forse è lì proprio per questo a far interrogare i bambini e i ragazzi sull'esitenza di Dio, potrà servire loro un giorno a sentirsi meno soli. Un crocifisso non danneggia nessuno, l'ipocrisia si ed è un brutto insegnamento per i nostri figli.

  19.  

    Addì 2 dicembre 2014

    In quel tempo, Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto.
    Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare».
    E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete.
    Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono»

    Luca 10,21-24

  20.  

    Hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli

    Ascoltare e parlare come bambini

    Alle riunioni serali cerco sempre di sollecitare i ragazzi, specie i più piccoli, a parlare perché da loro arrivano spesso dei pensieri semplici, puri e non contaminati dalla nostra esperienza, dal cercare un significato filosofico necessariamente a tutto. Don Luigi, colui che mi ha instradato all'aiuto dei bambini, era una persona molto colta, ma le sue omelie erano semplicissime perché, come Gesù, voleva che tutti lo potessero capire. Molti sacerdoti, molti politici, molti professori utilizzano termini e fanno ragionamenti che in pochi riescono a comprendere, forse per mostrare a tutti la loro cultura, o forse semplicemente perché ritengono che un adulto debba parlare un linguaggio da adulto. E così si creano incomprensioni. Alla pari di un padre che non ha dialogo con il figlio e i due si allontanano, così molti sacerdoti perdono fedeli nelle proprie chiese, il popolo si disaffeziona alla politica, ai convegni vanno solo coloro che già conoscono un determinato argomento. Ed è così che non si cresce. Che bello se tutti noi potessimo imparare a parlare come un bambino, quante cose in più riusciremmo a far comprendere agli altri, quanto maggior dialogo ci sarebbe. Ma è anche vero il contrario, cioè è opportuno che l'adulto ascolti il bimbo, il sacerdote i suoi fedeli, il politico il popolo, il conferenziere le domande del pubblico. Ascoltare non significa però sentire, come fanno in tanti, significa sopratutto prestare attenzione, avere pazienza con coloro che del bimbo hanno anche l'incertezza per inesperienza o per un argomento di cui non sono padroni e cercano di farlo proprio. I bambini hanno una soglia di attenzione molto bassa, si distraggono facilmente, ma la colpa è nostra perché non sappiamo parlare il loro linguaggio, non sappiamo metterci al loro livello, basti vedere quando si racconta loro una favola, una cosa che possono capire, quanta attenzione c'è in loro. Se fossimo tutti un po' più simili ai bambini sia nell'ascoltare che nel parlare il mondo sarebbe meno complicato e molti problemi si risolverebbero senza ricorrere a eterne, spesso aspre, discussioni.

  21.  

    Addì 3 dicembre 2014

    In quel tempo, Gesù venne presso il mare di Galilea e, salito sul monte, si fermò là.
    Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì.
    E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di Israele.
    Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: «Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada».
    E i discepoli gli dissero: «Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».
    Ma Gesù domandò: «Quanti pani avete?». Risposero: «Sette, e pochi pesciolini».
    Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla.
    Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene

    Matteo 15,29-37

  22.  

    Quanti pani avete?

    Aiutati che Dio di aiuta

    Spesso chiediamo a Dio che ci dia lavoro, serenità, salute, ascolto da parte delle persone e pretendiamo che questo aiuto ci arrivi immediatamente, dal nulla, come per magia. Un po' scocciati continuiamo a chiedere per un po', ma ben presto in molti si stufano di aspettare e si allontanano da Dio.
    Anche gli atei possono sperimentare la stessa cosa quando pongono le medesime richieste alla sorte, alla buona stella, alla vita e quale delusione quando non ottengono. Così molti cadono in depressione, alcuni si suicidano, altri si lasciano andare al gioco, alla droga, all'alcol, perdono Fede in Dio e fiducia nella vita.
    Il problema è che vediamo il Signore, la vita in generale, come un distributore automatico di grazie, di fortuna. Crediamo che basti inserire la monetina per ottenere, che basti chiedere ciò che desideriamo o ciò di cui abbiamo bisogno per ottenerlo. Ma non funziona così. Qualunque ragazzino alle medie già sa che nulla si crea, tutto si trasforma ed anche le nostre richieste devono partire dalla nostra volontà. Nel miracolo di Gesù della moltiplicazione dei pani e dei pesci il Signore prende quel poco che questa moltitudine aveva a disposizione e lo trasforma in cibo per tutti. Il sacrificio iniziale deve essere nostro. Siamo noi a dover cominciare, a doverci rimboccare le maniche se vogliamo cambiare qualcosa, se vogliamo che la nostra vita e di coloro che ci sono accanto sia migliore. Ho chiesto tanto a Dio e tanto mi ha concesso, ma per i miei ragazzi, dove per "miei ragazzi" intendo tutti i minori, ben un milione e mezzo in tutta Italia, che vivono sotto la soglia minima di povertà, ho bisogno di tanto ancora. Abbiamo il desiderio di costruire "Casa Zizzi" per ospitare sedici bambini in residenziale e venticinque in diurno, far conoscere l'affido in modo che altre famiglie decidano di aprire in tutta Italia, magari con noi, una Casa Famiglia. Il costo è alto: cinque milioni di euro, ma non fa paura. Oggi abbiamo una manciata di debiti e buona volontà. Chiediamo, preghiamo, imploriamo Dio affinché trasformi i nostri pochi pani e pochi pesci in qualcosa di grande che possa accogliere tanti bambini, toglierli dalla sofferenza, dar loro la speranza di un futuro migliore, fare in modo che da grandi siano bravi genitori e non contribuiscano a creare ancora sofferenza in altri bambini.
    Mai arrendersi e come dico sempre ai miei ragazzi non c'è nulla di impossibile, basta volere e pregare e iniziare un cammino, prima o poi arriverà il ristoro, prima o poi il Signore ci darà quello di cui abbiamo bisogno

  23.  

    Addì 4 dicembre 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
    Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia.
    Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia.
    Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia.
    Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande»

    Matteo 7,21.24-27

  24.  

    Un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia

    Schiavi legati con pesanti catene

    Quanto mi piace stare in mezzo ai ragazzi, vederli crescere, osservarli mentre costruiscono le fondamenta della loro casa, mentre mettono le basi per il loro futuro. Il nostro compito è quello innanzitutto di esserci, di rappresentare la solida roccia sulla quale poter costruire la casa nella quale abiteranno. Il mio cuore sanguina quando alcuni di loro, affamati di libertà, se ne vanno a diciotto anni pensando di avere il mondo in tasca, di essere in grado di poter gestire qualsiasi situazioni, come se liberi di decidere fosse sinonimo di decidere bene. La roccia sulla quale costruire sono validi principi e valori, punti fermi e ben saldi ai quali appigliarsi allorquando si incontra una difficoltà. Ho visto tante brave persone, tanti bravi ragazzi crollare davanti ad una mareggiata della vita, suicidarsi per la morte di una persona cara o per la perdita del lavoro, perdere la testa ed abbandonare la famiglia per inseguire il sogno dell'eterna giovinezza, rubare o spacciare per raggiungere vette più alte. ma ho visto e vedo anche tanti bravi ragazzi che hanno saputo mantener fede, non senza grossi sacrifici, ai valori imparati dalla famiglia.
    Chi non ha un nucleo familiare solido che possa insegnare loro la differenza tra il bene, come potrà costruire sulla sabbia una casa per il futuro? Si fa presto a criticare quelle persone che non hanno né arte né parte, prive di valori, sbandati per le strade della vita, ma vi siete mai domandati dove poggiano le loro fondamenta? L'affidamento serve a spezzare una catena che è peggiore della schiavitù. Gli schiavi lottano per la libertà, sanno cosa sia, anelano a raggiungerla, ma uno schiavo moderno, legato agli insegnamenti sbagliati dei propri genitori, non capisce di essere incatenato e corre a destra e sinistra fin tanto che la stessa catena non lo strozza. Accogliere un bambino in affido significa sopratutto questo, dare delle solide basi a tanti bambini sulle quali costruire il loro futuro di uomini e donne, di papà e di mamme, aiutarli a disfarsi di quella catena che li tiene segregati. Paradossalmente affinché siano veramente liberi bisogna donare loro delle regole che da adolescenti vedono come un legame troppo stretto da sopportare, un legame dal quale affrancarsi, ma che un giorno saranno loro utili per camminare a testa alta nel mondo

  25.  

    Addì 5 dicembre 2014

    In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguivano urlando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi».
    Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: «Credete voi che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!».
    Allora toccò loro gli occhi e disse: «Sia fatto a voi secondo la vostra fede».
    E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!».
    Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione

    Matteo 9,27-31

  26.  

    Due ciechi lo seguivano urlando

    Dopo un litigio una mamma abbandona il figlio che poi viene trovato morto

    Quanti ciechi vagano per le strade del mondo urlando per farsi ascoltare. Non hanno armi, non conoscono altro se non l'istinto e urlare per farsi sentire, per attirare l'attenzione o per difendersi è tutto ciò che in molti hanno.
    Il piccolo Loris litiga con la madre che vede bene di lasciarlo da solo sul marciapiede. Fin troppo facile puntare il dito su questa madre che sarà sbattuta in prima pagina come il mostro crudele che ha abbandonato il figlio al suo triste destino. Ma quando questa donna gridava la sua rabbia, gridava per chiedere aiuto, dove erano i servizi sociali, dove eravamo noi? Questo bimbo, come moltissimi altri, ha vissuto la sua brevissima esistenza in una famiglia con diversi problemi. Perché i servizi non sono intervenuti? Perché il bambino non è stato tolto e messo in una situazione di sicurezza in affido? Semplice, per soldi, quelli che mancano per gestire l'affido, quelli che mancano per avere più assistenti sociali; per scelte politiche, togliere un bambino alla famiglia non aiuta a raccogliere voti e consensi; per la paura di accogliere un bambino in affido. Loris non è morto per colpa di sua madre o della sua famiglia, è morto per colpa nostra perché non apriamo le case all'accoglienza, perché non mostriamo ai politici il loro errore, perché siamo in fondo concordi nell'utilizzo di denaro pubblico per altri scopi.
    Si fanno mille proclami per la tutela dei bambini, guai a chi alza una mano contro di loro, siamo pronti a lapidarlo, ma quando tocca a noi rimboccarsi le maniche ce ne andiamo fischiettando con le mani in tasca facendo finta di non aver visto
    Non avete visto ora che Loris, un bambino di otto anni, è morto?
    Non riuscite a percepire le sue urla strozzate mentre lo strangolavano e forse abusavano di lui?
    Quanta ipocrisia, pronti a sdegnarvi, ma non pronti a fare qualcosa per cambiare una situazione che sta scoppiando.
    Ci sono più di un milione e mezzo di Loris nella nostra Italia, più di un milione e mezzo, non possiamo pensare che i comuni facciano fronte da soli ad un esercito così grande in continua crescita. Un milione e mezzo di bambini e ragazzi che entro pochi anni faranno nascere altri milioni di bambini che vivranno nelle stesse malfamate situazioni.
    E' vero, sono ciechi che urlano per le strade e possono darci fastidio, ma le loro sono grida di dolore, di richiesta di aiuto verso chi potrebbe fare qualcosa e non fa niente, sia i comuni, sia lo stato, sia le famiglie che non accolgono.
    Il fratellino di Loris continua a vivere in quella famiglia. Speriamo di non dover leggere anche il suo nome domani sul giornale

  27.  

    Addì 6 dicembre 2014

    In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle sinagoghe, predicando il vangelo del Regno e curando ogni malattia e infermità.
    Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore.
    Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi!
    Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!».
    Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.
    rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele.
    E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino.
    Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date»

    Matteo 9,35-38.10,1.6-8

  28.  

    La messe è molta, ma gli operai sono pochi!

    Prendete anche voi una piccola falce e raggiungeteci nel campo di grano

    Qualche giorno fa una mia amica mi ha detto che dormo poco, ma come si fa a dormire quando ci sono moltissime cose da fare? Come si fa a dormire pensando che mentre io sono sdraiato nel mio comodo letto, nella mia bella casa al caldo e all'asciutto e con la pancia piena, con tante persone che mi vogliono bene vicine, ci sono centinaia, migliaia, quasi due milioni di bambini che dormono per terra, oppure nel lettone non con mamma e papà ma con mamma e l'amico di mamma che abusa di loro, in una casa che chiamarla topaia sarebbe già un lusso, in mezzo alla sporcizia, oppure per la strada sotto un ponte o dentro un insieme di lamiere arrugginite tenute insieme dal fil di ferro, magari senza neppure aver mangiato. Come si fa a dormire? Io non ci riesco, mi spremo le meningi per trovare soluzioni, per promuovere l'affido, per raccattare qualche soldo per avviare progetti di aiuto. Crollo nel letto alla sera, ma appena il serbatoio raggiunge il livello minimo affinché il mio corpo possa riprendersi, ecco che il cervello in automatico parte e di dormire non se ne parla. Come fate voi a dormire pensando di avere una stanza libera nella quale poter mettere un cucciolo d'uomo e lasciare che resti vuota per paura di avere seccature o dolore quando il bambino dovesse rientrare in famiglia? E' come se aveste un campo di grano, con le spighe già alta, pronte a diventare farina, e lo lasciaste seccare per non fare la fatica di raccoglierlo, nonostante ci siano milioni di persone che muoiono di fame. E' vero, con il vostro campo di grano non risolvereste la fame nel mondo, ma almeno avreste salvato una persona, avreste impedito che morisse di fame.
    Non avete spazio in casa? Vostro figlio è troppo piccolo? Vostro marito o vostra moglie sono in disaccordo con voi sul prendere un bambino in affido? Almeno supportate chi sta tagliando le spighe di grano in un campo di cento ettari armato di una piccola falce, venite a darci una mano, supportateci in qualunque modo possiate, con la vostra professionalità, con le preghiere, facendoci conoscere, contribuendo alle nostre iniziative. Non siate sordi al richiamo silenzioso di tanti bambini che soffrono, silenzioso perché i bimbi non hanno voce, silenzioso perché troppo spesso viene loro messa una mano davanti alla bocca da quegli adulti che abusano di lui o lo sfruttano, silenzioso perché le stesse autorità fanno orecchie da mercante e minimizzano certe situazioni che poi immancabilmente finiscono nelle pagine di cronaca nera.
    Prendete anche voi una falce e venite nel nostro campo a tagliare il grano, insieme aiuteremo qualche bambino in più a dormire sonni tranquilli, ad avere la possibilità di sognare un futuro radioso.

  29.  

    Addì 7 dicembre 2014

    Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio.
    Come è scritto nel profeta Isaia: Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada.
    Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
    Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
    Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali.
    Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo»

    Marco 1,1-8

  30.  

    Voce di uno che grida nel deserto

    Voce di uno che grida nel deserto

    A volte bisogna urlare per farsi sentire non tanto perché la gente sia sorda o distratta, anche questo, ma sopratutto perché spesso ci troviamo a vagare in un deserto e l'unico modo di farci sentire è quello di gridare affinché chi è lontano possa captare il nostro messaggio e magari arrivare sino a noi. Ci si trova spesso soli nella vita a dover affrontare un cammino fra le dune di sabbia, senza incontrare anima viva, ma poi finalmente all'orizzonte ecco scorgere un'oasi, gente che vive lì, altri che come noi sono di passaggio, ma la c'è la possibilità di essere ascoltati. Tra questi troviamo gente impegnata nelle proprie faccende, altri non interessati a quanto stiamo dicendo, altri ancora impossibilitati a darci una mano o a seguirci, ma in mezzo a questi forse riusciamo a trovare qualcuno disposto a venire con noi per fare insieme un pezzo di strada, per costruire un sentiero che porti fino alla prossima oasi.
    Mi sento ogni tanto un po' Giovanni Battista che urlava il suo disappunto contro le cose che nel suo tempo non andavano e pian piano ha trovato amici e amiche disposte a credere in lui, al messaggio di speranza che lanciava. Anche io come lui sono scomodo e in molti mal mi sopportano perché li punzecchio sulle cose che non vanno, perché non mi tiro mai indietro dinanzi ad un confronto, perché ho carattere e se voglio ottenere una cosa non mollo fin tanto che non l'abbia ottenuta. Ma sempre più sono le persone che credono nell'operato della nostra Associazione, comprese le cariche pubbliche a livelli sempre più alti. Prima o poi anche a me taglieranno la testa, forse, ma prima di allora spero di essere riuscito a far comprendere quanto sia importante investire sui bambini, aiutarli, accudirli, amarli, proteggerli.

    Il Ministro Lanzetta agli affari regionali e allo sport ci ha ricevuti su nostra richiesta lo scorso venerdì 5 dicembre a Roma.
    E' stato un incontro fondato su una grande umanità che il Ministro ha dimostrato di avere. Molto interesse nei nostri confronti guardando molto il lato umano. In maniera molto materna mi ha chiesto se avessi finito gli studi, ha voluto sapere di Eleni e si è prodigata in complimenti rendendoci felici per così tanta attenzione. Una donna bravissima prima ancora che un Ministro. Ho conosciuto tantissime cariche pubbliche, ma raramente ho trovato tanta apertura e disponibilità nei nostri confronti, raramente, scusatemi se mi ripeto ma sono felicissimo, ho trovato tanta umanità.
    Abbiamo avanzato le nostre richieste, in particolar modo quelle relative alla realizzazione del nostro grande progetto Casa Zizzi www.casazizzi.it e c'è stata la promessa da parte del Ministro di verificare se ci siano delle strade per un finanziamento da parte dell'ente pubblico.
    Si è aperto un dialogo di confronto e comunicazione molto importante basato sulla stima reciproca.
    Una cosa che mi è piaciuta moltissimo è stata la grande obiettività che in lei ho potuto osservare attraverso alcuni accenni.
    Grazie,grazie di cuore Ministro Lanzetta, grazie indipendentemente dall'aiuto che potrà darci, grazie per averci dato una carezza da parte delle istituzioni, pacca sulla spalla di cui sentivamo tanto il bisogno.

  31.  

    Addì 8 dicembre 2014

    In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret,
    a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
    Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te».
    A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
    L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
    Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
    Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre
    e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
    Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo».
    Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.
    Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:
    nulla è impossibile a Dio».
    Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto».
    E l'angelo partì da lei

    Luca 1,26-38

  32.  

    Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù

    Oggi mi è nato un figlio

    Per coloro che credono la maternità di Maria è un evento meraviglioso, il grande miracolo di Dio, il concepimento di Gesù. Mi piace però pensare che Dio si rivolga a tutte le mamme del mondo, siano esse atee o credenti, qualsiasi religione possano avere nel cuore. Ogni giorno Dio si rivolge a migliaia di donne sulla terra e dice loro "Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce" così come ha detto alla Madonna duemila anni fa. Un dono che il Signore fa a quella donna, alla sua famiglia, il dono della vita ad un nuovo essere, ma sopratutto un dono per l'umanità intera perché ogni bambino che viene al mondo ha in sé enormi potenzialità, ha la possibilità di aiutare il prossimo, donare amore, raddrizzare qualche torto. Ogni bambino che nasce, diventi poi un sanguinario dittatore o un benefattore dell'umanità, ci ricorda quanto amore Dio provi per noi, ci ricorda che il Signore non si è stancato dell'umanità e ancora ha fiducia in noi. Solo gli atei forse non potranno capirmi, ma chiunque creda in una forza superiore, che la chiami Dio, Destino, Allah, Budda o Natura, non può non capire che questa entità avrebbe il potere di distruggere tutto ed invece non solo non manda fuoco e fiamme, ma continua ad inviarci migliaia di doni, migliaia di bambini ogni giorno.
    Quando riceviamo un regalo, il minimo che possiamo fare è di tenerlo bene, proteggerlo da chi vuole portarcelo via, e così deve essere per ogni bambino che non è un dono solo per il suo papà e la sua mamma, ma un dono per tutti noi. E' per questo che abbiamo il dovere di fare in modo che questi regali così preziosi non si sciupino, non vadano persi, non vengano presi da qualcuno che voglia fare loro del male. E' per questo che vanno accuditi,alimentati nel corpo, nella mente e nello spirito. E' per questo che dobbiamo dare loro il buon esempio. E' per questo che siamo chiamati a preparare loro un mondo migliore perché se Dio troverà case accoglienti e persone desiderose di amare, continuerà ad inviarci i suoi doni, continuerà ad inviarci i bambini, la speranza per un mondo migliore.

  33.  

    Addì 9 dicembre 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta?
    Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
    Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli»

    Matteo 18,12-14

  34.  

    Il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli

    Siamo tutti cannibali

    Il consumismo oggi ci ha abituato ad eliminare qualsiasi cosa appena qualcuno ci dice che è obsoleta, che è graffiata, sciupata. Non si ripara più nulla, si apre il secchio della spazzatura e si getta via tutto senza nemmeno pensarci due volte. E' più facile, per certi versi è anche più bello, ma è più utile? Quanta spazzatura accumuliamo? Finché lo facciamo con le cose pazienza, il problema è che ormai abbiamo l'abitudine a farlo anche con le persone. Al primo errore di un politico chiediamo le sue dimissioni e guai a lui se si ripresenta, alla prima lite con il coniuge parliamo di separazione, al primo problema in famiglia desideriamo andarcene. Quante persone sono in prigione per aver sbagliato e quanti di noi sono pronti a riabilitarle, a volerle nella società, a cercare di "ripararle" piuttosto che gettarle, macinarle, divorarle e condannarle? Non passa giorno che non si senta parlare di arresti, ma la risposta della maggior parte delle persone è di condanna senza pietà, di allontanamento da tutti. Quante volte ho sentito la frase "lo metterei in galera e getterei la chiave" se non addirittura "per lui ci vorrebbe la pena di morte". Questo è consumismo sfrenato, cannibalismo. Cercare di recuperare una persona è un nostro dovere perché ogni peccatore è per noi una sconfitta. Se leggiamo la vita di tante brave persone che hanno fatto grande l'umanità possiamo scorgere in molti di loro grandi errori nel passato, ma se hanno trovato la forza di risollevarsi e compiere grandi gesta lo si deve all'amore di coloro che hanno creduto in loro e li hanno aiutati a risollevarsi, ad uscire dal tunnel. Evitiamo di condannare e impariamo a perdonare, solo così potremo sperare in un mondo migliore, un mondo che non elimina la cattiveria, ma la trasforma in amore perché chi ha molto sbagliato, se recuperato, conoscendo il male dal profondo potrà aiutare chi, come lui, è andato su una brutta strada.

  35.  

    Addì 10 dicembre 2014

    In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
    Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
    Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero»

    Matteo 11,28-30

  36.  

    Ristoro per le vostre anime

    Una vita senza amore

  37.  

    Ristoro per le vostre anime

    Una vita senza amore

    La terra è meravigliosa con le sue ricchezze, le sue bellezze, i grandi vulcani, le foreste equatoriali, gli oceani pieni di pesci di ogni ordine e grado, i fiumi che magicamente si trasformano da piccole stille d'acqua uscite a forza da un buco nella roccia a masse d'acqua enormi capaci di dare ristoro e vita a milioni di persone e animali. Ma cosa sarebbe la terra senza il sole? Una massa coperta dai ghiacci, tante belle ricchezze nascoste e impossibili da utilizzare. Così è l'uomo senza l'Amore. Troppe volte rinunciamo ad amare e ad essere amati perché ci fanno male mille situazioni. Quante volte ci si allontana da Dio perché quel sacerdote mi ha fatto un torto, perché la chiesa è troppo ricca, perché ci sono troppe guerre e il Signore non fa nulla per fermarle o sanare la fame nel mondo. Quante volte ci si allontana dalla persona che si ama perché mi ha detto una cosa che non ho accettato, perché la sua mamma mi sta antipatica, perché non abbiamo la stessa idea su alcune cose riguardanti i figli. Quante vole ci allontaniamo dai genitori perché le loro regole ci vanno strette, perché mi ha rimproverato quando ero convinto di essere nel gusto, perché ho fatto qualcosa che ha intaccato la fiducia che loro avevano in me. Quante volte ci si allontana dai figli perché troppo difficili da gestire, perché hanno preso una brutta strada, perché si vestono in maniera inaccettabile. Quante volte ci si allontana dall'Amore con le scuse più banali, ma allontanarsi dall'Amore è solo paura di amare e di lasciarsi amare, paura di accettare un compromesso, paura di dover subire ogni giorno un qualcosa per noi impensabile. Eppure sulla terra da anni, da secoli, da millenni splende il sole. Ci sono stati maremoti, eruzioni spaventose, cataclismi di ogni genere, guerre, periodi bui, tribolazioni, roghi, inquisizioni, omicidi, stupri, violenze, eppure il sole non si è ancora stancato di darci il suo calore e la terra non ha smesso di accettare questo grande beneficio. Così è per Dio che non ha mai smesso di amarci e mai smetterà. Così deve essere per tutti noi, dobbiamo continuare a volerci bene l'un l'altro, amarci, accettarci con i propri difetti. Perdonare e Amare incessantemente, sena mai stancarsi, così come fa il sole ogni giorno con noi. Se smettete di Amare e Perdonare è come se il sole smettesse di irradiare i suoi raggi, lui sarebbe inutile e la terra un deserto di ghiaccio senza vita, senza emozioni

  38.  

    Addì 11 dicembre 2014

    In quel tempo Gesù disse alla folla: «In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
    Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono.
    La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni.
    E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire.
    Chi ha orecchi intenda»

    Matteo 11,11-15

  39.  

    Chi ha orecchi intenda

    Non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire

    Qualche giorno fa avevo sottolineato come da poche immagini televisive si capivano le problematicità della famiglia di Loris, il bambino ucciso nel ragusano. L'opinione pubblica si sveglia solo quando ci sono atti scellerati, omicidi, stupri per capire che ci sono dei disagi, ed allora sono tutti pronti a condannare a morte chi ha fatto del male insieme a chi non ha fatto nulla per proteggere quel bambino.
    Tanti sono i bambini come Loris che in questo momento vivono in situazioni familiari e sociali di profondo degrado, molti bambini, purtroppo, finiranno nella cronaca nera di domani e dei giorni a venire perché nessuno ha fatto nulla per fermare la mano omicida, per proteggere un bambino, per prevenire mali oscuri che invadono la testa di papà e mamme lasciate sole a destreggiarsi in un mondo troppo grande per loro.
    Non gridate oggi contro la mamma di Loris, ma piuttosto chiedete che si faccia di più per questi bambini e voi per primi mettetevi in gioco, date la vostra disponibilità all'accoglienza di bimbi come Loris per impedire che la follia umana possa ucciderli, violentarli, maltrattarli, abusarne.
    E' facile gridare contro chi non ha fatto nulla, ma voi cosa avete fatto per Loris e per centinaia di bambini come lui?

  40.  

    Addì 12 dicembre 2014

    In quel tempo, Gesù disse alla folla: «A chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono:
    Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.
    E' venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio.
    E' venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere»

    Matteo 11,16-19

  41.  

    Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto

    Non siamo mai contenti

    Ci sono persone desiderose di avere un figlio e farebbero di tutto per ottenerlo, altre che dopo averlo avuto lo gettano in mare o lo buttano in un cassonetto. Ci sono persone alla strenua ricerca di un lavoro che accetterebbero qualsiasi incarico, altri che lo hanno ma stanno continuamente a brontolare per le condizioni a loro riservate. Ci sono persone che raccattano cibo dai rifiuti, altre pronte a disdegnare il cibo se non è di loro gradimento. Ci sono persone malate pronte a dare un occhio della testa per avere un po' di salute, altre che si lamentano in continuazione per qualche doloretto. Ci sono persone chiuse nelle loro case a vivere in totale solitudine, altre che disdegnano la compagnia di coloro sempre pronti ad amarli e sopportarli. Ci sono persone che accettano la vita, altre che si lamentano di ogni cosa.
    Quante volte avete dato ai vostri figli tutto quello che avevate, il vostro tempo, la vostra vita, le ore di sonno, e quante volte i ragazzi hanno preso i vostri doni come un diritto rifiutando sdegnosamente quello che a loro non piaceva. Ci sono ragazzi disposti a tuttopur di avere una famiglia, una casa, un piatto da mangiare, un rimprovero perilloro bene. Ci sono altri ragazzi che criticano tutto, sbuffano, rispondono male, non stanno alle regole, fanno le cose di nascosto minando la fiducia dei genitori e di fatto allontanandosi dalle uniche persone disposte a buttarsi nel fuoco per loro.
    Che dispiacere per un genitore essere tradito dal proprio figlio il quale vorrebbe il bacio, la carezza, l'accudimento, ma in cambio è disposto solo a dare il proprio sfrenato egoismo, in cambio è disposto a dare dispiaceri pur di assecondare il proprio smodato ego, in cambio è disposto a dare solo delusioni nel portare avanti relazioni fuori dagli schemi, fumare, comportarsi male, rifiutare l'aiuto se si entra in anoressia.
    Dove porterà tutto questo? Ad un allontanamento perché anche i genitori sono fatti di carne e non si può vivere una vita donando fiori e ricevendo sputi tutti i giorni. Si sopporta per amore, ma a tutto c'è un limite e quando questo limite viene superato diventa difficile tornare indietro dopo aver creato distanze e divari.
    Siete contenti così? E' la vostra vita e volete viverla a modo vostro anche a costo di farvi del male? Fatelo,è un vostro diritto, ma almeno siate onesti e non dite "ti voglio bene" davanti per poi pugnalare alle spalle.
    Così è l'umanità, pronta a chiedere a Dio di avere un figlio, di avere la salute, di trovare un lavoro, di poter mangiare bene tutti i giorni, ma pronta a tradirlo per il proprio egoismo, non disposta a dare nulla in cambio del grande amore ricevuto, incredibilmente e continuamente insoddisfatta di tutto ciò che ha pretendendo sempre di più.

  42.  

    Addì 13 dicembre 2014

    Nel discendere dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?».
    Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa.
    Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro».
    Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battist
    a

    Matteo 17,10-13

  43.  

    Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto

    La meritocrazia non esiste

    Non passa giorno in cui non ci sia uno scandalo, ed ogni volta ciò che si scopre è di entità sempre maggiore. Sembra quasi che dal rubare una mela, si sia passati al prendere di nascosto nei supermercati alcuni prodotti, al fare una piccola truffa, al creare azioni sempre più elaborate ed allargate. Questa dello sfruttamento degli immigrati è proprio grossa. Quello che mi meraviglia di più è che personaggi già indagati, già sotto controllo, già delinquenti abituali abbiano potuto avere mano libera di muoversi con lo stato creando un business da paura senza che nessuno dicesse loro nulla. So per esperienza personale quanto sia difficile avere credibilità, far si che un progetto passi, riuscire ad avere un po' di denaro pubblico. Ho mille difetti, ma una cosa è certa, sono una persona onesta e non ho mai rubato un euro, eppure devo bussare a trecentomila porte per avere qualche spicciolo ed il mio impegno chiunque lo può verificare, eppure personaggi come quelli incriminati avevano libero accesso a fondi pubblici. Se Buzzi si permetteva di mandare a tutti i suoi collaboratori un augurio di buon anno di questo tenore "Auguro un 2013 pieno di profughi" significa che aveva la certezza di restare impunito. Come si fa ad insegnare ai nostri figli che il crimine non paga? E' un mondo che va alla rovescia. Diceva una canzone "fermate il mondo, voglio scendere". Io non voglio scendere, ma vorrei che il mondo si fermasse un istante a riflettere e cambiasse marcia, magari se andassimo in senso inverso rispetto ad ora forse vivremmo tutti meglio ed in pace. La meritocrazia non esiste, sarebbe l'ora che invece venisse presa in considerazione.
    Quante persone sono venute in questo mondo armate di amore e di pace e sono state uccise dallo stato?
    Gesù è un esempio, al di là che si creda o meno che sia figlio di Dio, ma quanti sono stati mandati al patibolo per le loro idee buone. Sempre più persone, purtroppo, pensano che rubare sia facile e sia giusto perché il mondo è una giungla e vince e sopravvive il più furbo ed il più forte, ma io penso che alla sera prima di andare a letto si debba vedere nello specchio una persona onesta. Sono valori di altri tempi? Dovremmo insegnare ai nostri ragazzi a rubare, uccidere, sfruttare, truffare?

  44.  

    Addì 14 dicembre 2014

    Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
    Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
    Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
    E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Chi sei tu?».
    Egli confessò e non negò, e confessò: «Io non sono il Cristo».
    Allora gli chiesero: «Che cosa dunque? Sei Elia?». Rispose: «Non lo sono». «Sei tu il profeta?». Rispose: «No».
    Gli dissero dunque: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?».
    Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia».
    Essi erano stati mandati da parte dei farisei.
    Lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?».
    Giovanni rispose loro: «Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete,
    uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo».
    Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando

    Giovanni 1,6-8.19-28

  45.  

    Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce

    Siamo fredde montagne

    Tutti noi dovremmo sentirci come una montagna, bella, alta, forte, che può dare soddisfazioni a chi ci tiene compagnia, ma come la montagna siamo freddi, aridi, cattivi se non c'è il sole dell'amore ad illuminarci. Ognuno può avere dentro di sé le più belle emozioni del mondo, amare il prossimo, i figli, i genitori, ma ci vuole il calore dall'esterno per tirarle fuori. Come si può continuare ad amare ricevendo in faccia sputi, insulti alle spalle, tradimenti, cose fatte di nascosto e grandi sorrisi pronti a mascherare ogni trasgressione? Un giorno passa, due anche, un mese, un anno, ma poi la montagna si fredda, diventa pericoloso avventurarsi sui suoi costoni taglienti.
    Giovanni il Battista era un grandissimo uomo, una vera montagna, ma privo della luce di Dio non sarebbe stato nessuno.
    Tutti noi abbiamo bisogno della luce, ma a volte siamo incapaci di vederla. Avete mai provato ad andare in città in periodo natalizio, con mille luci accese. Riuscite a vedere il cielo, le stelle la luna? C'è luce e luce. La luminaria rappresenta le mille attrazioni del mondo, ma se guardiamo a quelle non riusciamo a vedere la vera luce, quella che viene dall'alto, la si chiami Dio, morale, sani principi, è sempre una luce che fa da guida. Chi segue invece le lucine intermittenti si perderà per le strade del mondo. In questo periodo natalizio discostatevi dal consumismo sfrenato di cui la nostra società è impastata e cercate di ricordarvi quale sia il vero valore del Natale, la nascita di Gesù, l'arrivo nel mondo di una luce nuova, di una luce forte capace di guidare le nostre scelte, le nostre vite

  46.  

    Addì 15 dicembre 2014

    In quel tempo, entrato Gesù nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: «Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?».
    Gesù rispose: «Vi farò anch'io una domanda e se voi mi rispondete, vi dirò anche con quale autorità faccio questo.
    Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Ed essi riflettevano tra sé dicendo: «Se diciamo: "dal Cielo', ci risponderà: "perché dunque non gli avete creduto?''; se diciamo "dagli uomini', abbiamo timore della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta».
    Rispondendo perciò a Gesù, dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch'egli disse loro: «Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose»

    Matteo 21,23-27

  47.  

    Non lo sappiamo

    Bugie e falsità

    Quando alla sera andate a letto, mentre siete davanti allo specchio, o un attimo prima di addormentarvi non vi capita mai di interrogarvi su ciò che avete fatto nella giornata? Non vi capita mai di cercare di capire se le vostre parole, i vostri gesti, le vostre omissioni possano aver ferito o danneggiato qualcuno? Molti di noi, pur di riposare tranquilli, risponderanno a sé stessi "non lo sappiamo", ma dentro il cuore si sa benissimo se abbiamo agito bene o male. Mi vorreste dire che non sapete che aver alzato la voce sia una cosa sbagliata? Aver sbuffato ad un rimprovero non sia un bene? Aver fatto qualcosa di nascosto e non essersi presi la responsabilità delle proprie azioni non sia da persone corrette? Aver detto ad una persona di volerle bene per poi tradirla con bugie e sotterfugi sia una cosa da non fare?
    Quante volte diciamo "non lo sappiamo" quando invece "lo sappiamo benissimo". E' più facile girare la testa dall'altra parte, piuttosto che essere sinceri, piuttosto che chiedere scusa, piuttosto che cercare un dialogo per quanto difficile possa essere. Un giorno, quando sarete voi a chiedere ad una persona "come mai si è rovinato il nostro rapporto? Come mai ci siamo allontanati" non lamentatevi se vi diranno "non lo sappiamo" e gireranno la testa dall'altra parte voltandovi le spalle.
    Il Signore è sempre pronto al dialogo, ma noi lo siamo? Voi lo siete con i vostri figli o con i vostri genitori?
    Riflettete ragazzi perché non si è adolescenti per sempre e se non si approfitta adesso per imparare a dialogare e dirimere le controversie, se non si impara adesso a sopportare, se non si impara adesso ad essere onesti si rischia di non impararlo più e convincersi che essere falsi, bugiardi, tradire sia la cosa giusta da fare per vivere bene.
    Ognuno sceglie la sua strada, ma chi prende la via delle bugie e delle cose fatte di nascosto si allontanerà sempre più dalle persone che lo amano per ritrovarsi con gente come lui capace solo di mentire per poter ottenere ciò che vuole dalla vita e dagli altri.

  48.  

    Addì 16 dicembre 2014

    In quel tempo, disse Gesù ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va oggi a lavorare nella vigna.
    Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò.
    Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò.
    Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L'ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.
    E' venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli»

    Matteo 21,28-32

  49.  

    Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?

    Un giardino pieno di buche

    Quando ci nasce un figlio non basta averlo partorito, ma è necessario pulirlo, educarlo, alimentarlo. Ogni rapporto è come un figlio che ha bisogno di essere accudito, sostenuto, accarezzato. Non si può immaginare di intraprendere un'amicizia, un amore e poi lasciare che cresca spontaneo. Sarebbe come avere un bel giardino e non tagliare mai l'erba, non potare le piante, non togliere le erbe cattive, non concimarlo, non irrigarlo, quel prato prima o poi seccherebbe, si riempirebbe di rovi, sarebbe sconnesso e pieno di buche e nessuno vorrebbe entrarvi. Manteniamo i nostri rapporti con gli altri puliti, sosteniamo l'amico, il parente, il fidanzato o la moglie, ma anche i figli e i genitori. Diamo troppe volte per scontato un rapporto, ma non è così. Se non curiamo l'altro, non gli prestiamo attenzione, se gli mentiamo o lo trattiamo male, se siamo scontrosi o chiusi e non gli parliamo di noi interessandoci a lui, avremo un giardino pieno di ortiche, il ricordo del bel giardino di un tempo.
    Anche nel rapporto con Dio, per coloro che credono, ci deve essere reciprocità. Siamo troppo abituati a chiedere, a pretendere che ci scordiamo troppo spesso di ringraziare per quello che ci viene donato ogni giorno, un ringraziamento fatto non solo di parole, ma anche di fatti. Il Signore ti ha permesso una vita agiata? Bene, ringrazia pensando a chi vive nella miseria. Il Signore ti ha permesso di avere delle persone che pensano a te? Bene, ringrazia rispettandoli e non tradendo la loro fiducia. Purtroppo sempre più spesso si pensa solo a noi e quando vogliamo ottenere qualcosa ce la prendiamo anche se questo dovesse ferire chi ci ama, tanto poi gli passa, la cosa importante è che io abbia soddisfatto i miei desideri, l'importante è che io stia bene.

  50.  

    Addì 17 dicembre 2014

    Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
    Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli,
    Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram,
    Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn,
    Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse,
    Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa,
    Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf,
    Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia,
    Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia,
    Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia,
    Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
    Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle,
    Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor,
    Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd,
    Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe,
    Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.
    La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici

    Matteo 1,1-17