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  1.  

    Addì 29 ottobre 2014

    In quel tempo, Gesù passava per città e villaggi, insegnando, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
    Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Rispose:
    «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno.
    Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete.
    Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze.
    Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità!
    Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori.
    Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.
    Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi»

    Luca 13,22-30

  2.  

    Ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi

    Impariamo dagli ultimi

    Non riesco a capire coloro che trascurano gli ultimi, coloro che dalla vita non hanno avuto nulla? Li scansano perché puzzano? O forse perché non hanno cultura, o si muovono male, o sono in un letto coperti di piaghe, oppure perché sono figli di buona donna? Tutte cose che possono essere sanate se riguardano aspetti esteriori come la pulizia personale, tutte cose che si possono tranquillamente accettare perché nulla tolgono a noi. Mi cambia la vita se il ragazzo della porta accanto è down o diversamente abile? Se uno ha meno cultura mi può contagiare e farmi tornare ad essere un ignorante?
    Non abbiate timore di ciò che colpisce i sensi, tutto si può sopportare, ma dovreste aver paura di impedire a voi stessi di arricchirvi di quei beni che veramente contano nella vita perché sono inossidabili, non perdono di valore. Avete mai accolto un bambino in casa, non dico in affidamento, ma avete mai ospitato nella vostra famiglia, magari solo per un pomeriggio, un amichetto di vostro figlio che versa in una situazione di povertà o peggio, vive in una famiglia poco attenta ai suoi bisogno e magari maltrattante? Se a vostro figlio chiedete se vuole la merenda quasi non vi risponde e on distoglie gli occhi da ciò che sta facendo, mentre l'altro bambino si illumina certamente perché magari mangia qualcosa di buono, ma sopratutto perché in quella domanda c'è la dolcezza di una mamma, l'amore di un adulto, l'accudimento di una famiglia. Il suo grazie sarà enorme e vi riempirà il cuore di gioia, vi gratificherà in una maniera particolare, in una maniera alla quale non siamo purtroppo più abituati. I nostri figli hanno tutto e vogliono sempre di più, lo pretendono. I figli degli ultimi sono grati alla mano che porge loro anche un semplice cenno di affetto, quell'affetto che forse non hanno mai ricevuto.
    Ecco, nel caso della merenda, quel bambino venuto dai sobborghi vi ha donato un bene prezioso che vostro figlio si è ormai scordato di avere, e sarà anche di stimolo ed esempio per i vostri bambini che, con il vostro aiuto, potranno capire come un semplice "grazie mamma" sia il regalo più bello che possiate ricevere.
    Adoravo mia madre, ma raramente le ho detto "ti voglio bene". Non passa sera che non arrivi a casa e venga inondato di attenzioni dai miei piccoli, ogni giorno è una lezione, ogni giorno mi fa ricordare che troppe poche volte ho detto a mamma Zizzi che le volevo bene, ogni giorno capisco quanto sia bello stare con i miei ragazzi, forse ultimi a scuola, forse ultimi nel gradimento dei compagni, forse ultimi per la nostra società, ma primi nel mio cuore e, ne sono certo, primi agli occhi di Dio

  3.  

    Addì 30 ottobre 2014

    In quel giorno si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».
    Egli rispose: «Andate a dire a quella volpe: Ecco, io scaccio i demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno avrò finito.
    Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io vada per la mia strada, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.
    Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto!
    Ecco, la vostra casa vi viene lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più fino al tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!»

    Luca 13,31-35

  4.  

    Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme

    I profeti di oggi

    E' anacronistico parlare di profeti oggi? Molti sono i ciarlatani ed i truffatori che indicano la fine del mondo piuttosto che le ideologie di una setta come le uniche capaci di salvarci. Forti indubbiamente sono le grida che arrivano da questa gente, indovini, maghi, astrologi capaci solo di confondere i nostri sensi ed attirare a sé, in cambio di lauti compensi, le persone più deboli e più fragili, ed è logico che una volta capito che sono tutti truffatori sia difficile dare credito alle voci dei veri profeti.
    Di profeti in mezzo a noi ce ne sono tanti, ma non hanno la forza di farsi sentire se non prestiamo loro attenzione. Hanno una vocina flebile flebile, appena impercettibile i profeti che sono in mezzo a noi. Sono piccoli piccoli e non vanno in televisione a dire la loro. I profeti di oggi li conoscete anche voi, sono i bambini. Sono loro, con la purezza che li contraddistingue, a metterci sull'avviso che siamo sua una strada sbagliata, sono loro con il loro dolore a farci capire che la separazione di un papà e di una mamma non è cosa buona, sono loro con l'amore che hanno per noi a farci capire che certe azioni sono sbagliate, che bere, picchiare, giocare d'azzardo, fumare, bestemmiare non sono cose buone.
    Spesso non ascoltiamo i nostri figli quando ci dicono le cose, "troppo piccoli per capire come funziona il mondo" pensiamo, "un vizio devo pur averlo" rispondiamo e non ci accorgiamo di quanto male facciamo loro spegnendo poco a poco la loro vena profetica e inducendoli, con il brutto esempio, a prendere la nostra stessa cattiva strada.
    Non sempre è così, e quando gli adulti ascoltano i bambini, quando la loro voce non è tacitata, anche un bambino di quattro anni può far diventare la gente più buona.
    Ethan Van Leuven ha ancora pochi giorni di vita ed una città intera ha voluto festeggiare in anticipo Halloween, il suo compleanno e persino il Natale con lo scopo di fargli vivere in maniera concentrata le feste più belle e le grandi emozioni per un bambino, ma il dono più bello in questo Natale anticipato è quello fatto da Ethan alle persone di questo mondo, la sua profezia per tutti noi "la vita è breve, ma si può essere felici se siamo uniti" sembra quasi dire no alle guerre, no al razzismo, si alla riscoperta dei valori di bontà e solidarietà.
    Mi piace pensare che il Signore abbia mandato apposta sulla terra Ethan con una missione speciale, portare la pace, dare l'esempio di come l'amore possa sconfiggere la morte portando le persone a stringersi tra loro e a riscoprire i grandi valori che edificano la nostra anima.
    Ascoltiamo i bambini, i nostri grandi profeti inviati da Dio in mezzo a noi, non lapidiamoli, non allontaniamoli, non facciamoli cambiare, ma cambiamo noi

  5.  

    Addì 31 ottobre 2014

    Un sabato Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo.
    Davanti a lui stava un idropico.
    Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: «E' lecito o no curare di sabato?».
    Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.
    Poi disse: «Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?».
    E non potevano rispondere nulla a queste parole

    Luca 14,1-6

  6.  

    E' lecito o no curare di sabato?

    Gioco d'azzardo

    Ci sono cose che stridono. Da un lato lo stato dovrebbe proteggere i cittadini ma vende loro il veleno per intossicarsi con il fumo, ma ancor più eclatante è il gioco d'azzardo che non solo consente, ma persino pubblicizza, Per cosa? Per il solito maledettissimo "dio denaro", non c'è altra motivazione. Il gioco d'azzardo crea dipendenza, fa fallire famiglie e società, porta a fare rapine. E' notizia recente di un tizio che ha rapinato la sala giochi per cercare di recuperare i diecimila euro che aveva perso con le slot machine. Notizia ancor più sconvolgente è che lo stato protegge il gioco d'azzardo anche quando altri organi pubblici provano a ribellarsi da questo che ormai è un condizionamento di massa, come avvenuto a Milano "Giudici amministrativi hanno ritenuto illegittima la chiusura della sala scommesse in corso Vercelli. Palazzo Marino ricorrerà al Consiglio di Stato: In città la ludopatia è un'emergenza".
    Ma lo stato si rende conto di quante persone rovina? Quanti ragazzi non vanno a scuola per andare nelle sale giochi? Quanti rubano per poter giocare e appagare quella che è diventata per moltissimi una fissazione, una malattia?
    In certi casi mi vergogno di essere italiano, ed in certi addirittura cittadino del mondo perché mi sa tanto che siano pochi i paesi dove questa pratica non sia permessa.
    Se in casa vostro figlio facesse cose nocive al bene della famiglia e a sé stesso, non gli direste di smettere? Non lo combattereste e non lo aiutereste ad uscire dal problema? Certo che si. Ma se lui vi offrisse dei soldi, magari andando a rubare per procurarseli, per fare quello che sapete essere nocivo, gli permettereste di andare avanti? Certo che no, salvo i casi limite di mamme che sanno che la figlia si prostituisce e lasciano fare purché portino loro una parte del denaro guadagnato, come il caso recente delle baby squillo. Ed allora perché, perché lo stato deve permettere alle persone di farsi del male in cambio di denaro? Se fosse coerente allora dovrebbe stabilire una cifra da pagare per avere il permesso di andare in moto senza casco o girare in auto senza cintura.

  7.  

    Addì 1 novembre 2014

    In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.
    Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
    «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
    Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
    Beati i miti, perché erediteranno la terra.
    Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
    Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
    Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
    Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
    Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
    Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
    Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli»

    Matteo 5,1-12a

  8.  

    Beati voi

    Le beatitudini dell'affido

    Beati i Bambini che prendono coscienza dei loro limiti e si affidano a chi li accoglie, perché troveranno una famiglia ed un futuro
    Beati i Bambini che piangono per i maltrattamenti subiti, perché saranno consolati.
    Beati i Bambini che si lasceranno guidare con mitezza senza troppe ribellini, perché erediteranno la terra.
    Beati coloro che combattono perché i Bambini abbiano giustizia, perché saranno saziati.
    Beati coloro che accolgono i Bambini, perché troveranno misericordia
    Beati i ragazzi e chi li accoglie quando faranno le scelte giuste seguendo valori e principi, perché avranno una vita di pace interiore
    Beati coloro che si prodigheranno per far stare bene i Bambini, perché saranno fratelli tra loro
    Beati coloro che verranno perseguitati per il desiderio di fare del bene ad un Bambino, perché saranno difesi
    Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi perché avete accolto un Bambino
    Rallegratevi ed esultate, perché grande sarà la vostra ricompensa

  9.  

    Addì 2 novembre 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.
    E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri,
    e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
    Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.
    Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,
    nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
    Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?
    Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?
    E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
    Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.
    Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.
    Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere;
    ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
    Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?
    Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.
    E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna»

    Matteo 25,31-46

  10.  

    Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me

    Essere parte di un ampio progetto

    Stiamo continuamente a lamentarci di tutto, se fa caldo invochiamo il freddo, se si abbassano le temperature non vediamo l’ora che arrivi l’estate, se tira vento brontoliamo perché vola tutto o il mare è in tempesta, quando piove malediciamo ombrelli, impermeabili e scarpe bagnate. Non siamo mai contenti di ciò che ci viene donato. E questo vi fa star bene? Perché non proviamo a invertire l’ordine dei nostri ragionamenti? Perché non provare ad accettare quello che ci viene dato e vederlo come un bene. La pioggia, noiosa quanto volete, ma lava le ferite della terra, da nutrimento alle piante che ci sfamano, gonfia i fiumi utili per sanare la nostra sete. Il vento, il sole, il caldo, il freddo sono tutti momenti necessari per la vita sul nostro pianeta, fanno parte del nostro mondo, come la vita e la morte. Ecco,appunto, la Vita e la Morte. Due doni. Doni? Certamente, doni di Dio. La nostra esistenza è un ciclo nel quale l’unica cosa assolutamente certa è la morte. Vedere la morte di qualcuno come un dono non significa non soffrire, non significa non versare lacrime di immenso dolore quando un nostro amico, un parente, un figlio, un genitore ci lasciano, ma se ci pensate bene soffriamo per egoismo, perché avremmo voluto per sempre con noi quella persona. Chi ha fede ha la certezza che dopo la morte ci sia Dio ad accoglierci, chi invece non crede all’eternità sa comunque che quella persona si trasformerà in polvere e ci sarà per lui il niente, il dolce oblio, ma non certamente sofferenza. Ed allora proviamo a ringraziare Dio, o la Vita se preferite, per il dono che ci ha dato, per averci fatto fare un pezzo di strada con quella persona e cerchiamo di vedere cosa abbia portato di positivo quella morte. Quante persone sono cambiate grazie alla dipartita di un loro caro, quante associazioni o iniziative sono nate in memoria di quella persona. Quando muore qualcuno a noi vicino abbiamo due possibili strade da intraprendere: chiudersi in sé stessi e far finta di nulla proseguendo imperterriti nel nostro cammino di tutti i giorni continuamente soffrendo per quella perdita, oppure far si che quella persona viva ancora attraverso di noi e possa continuare a far del bene moltiplicando a dismisura quell’amore i cui semi ha riversato nel terreno delle nostre vite quando era ancora in mezzo a noi. Ringraziate Dio per quello che avete, ma ringraziate Dio anche per quello che dona all’umanità, ringraziatelo per la morte di un vostro caro perché voi non potete sapere cosa di buono possa nascere da quella morte, ma qualcosa nascerà e se resterete in ascolto, pronti a captare i segnali che vi arrivano, forse un giorno potrete capirne in pieno il significato e magari far parte di un più ampio progetto che Dio ha voluto per voi

  11.  

    Addì 3 novembre 2014

    Disse poi a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio.
    Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti»

    Luca 14,12-14

  12.  

    Quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi

    Perdono ma non dimentico

    Nella nostra vita di quasi trent’anni di Associazione abbiamo ricevuto tante porte in faccia, tantissimi no, diversi boicottaggi. Parimenti ci sono state aperte diverse porte, abbiamo ricevuto parecchi si e in molti ci hanno facilitato la vita. Viene da domandarsi allora come possa giudicarci il mondo, come possa giudicare ognuno di noi se per la stessa cosa c’è chi parla bene e chi, invece, dice ogni sorta di male. Si dovrebbe imparare a non giudicare una persona per alcune sue azioni, ma si dovrebbe invece giudicare la singola azione e salvare sempre chi la fa, scusarlo, perdonarlo. Purtroppo, come penso a molti di noi, mi è capitato diverse volte di litigare con qualcuno, ma una volta finita la lite non serbo rancore a nessuno, nemmeno a colui che più mi ha fatto del male perché se ha sbagliato non sta a me vedere se lo ha fatto con cattive intenzioni, oppure se la sua cultura lo ha portato a comportarsi in un certo modo, oppure se non ha capito che stava facendo del male. A maggior ragione non serbo rancore, non ce ne sarebbe motivo, qualora mi renda conto di essere io dalla parte del torto.
    Qualche giorno fa è venuto a trovarmi un ragazzo che non vedevo da vent’anni. Mi ha fatto la sorpresa ed ha suonato il campanello, è stata festa grande, ero contentissimo di rivederlo,eppure lui se ne stava un po’ sulle sue. Dopo un po’ siamo andati a casa a piedi e per la strada si è aperto dicendomi che in tutti questi anni non sapeva se tornare da me perché pensava io fossi arrabbiato con lui. Gli ho chiesto per quale motivo avrei dovuto e mia ha risposto che pensava fosse così a causa del suo comportamento quando è andato via da noi urlando arrabbiato. Si è scusato e per diverse volte, incredulo, mi chiedeva se fossi ancora arrabbiato con lui. Nemmeno mi ricordo perché avevamo litigato, nemmeno mi ricordo ciò che è successo anche se a grandi linee ha provato a spiegarmi. Qualche volta si dice “perdono ma non dimentico”, questo è portare rancore

  13.  

    Addì 4 novembre 2014

    In quel tempo, uno dei commensali disse a Gesù: «Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!».
    Gesù rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti.
    All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto.
    Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato.
    Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato.
    Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire.
    Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi.
    Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto.
    Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia.
    Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena»

    Luca 14,15-24

  14.  

    Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena

    Quantità e qualità

    A volte sembriamo dei bambini. Avete provato a far scegliere ai vostri figli tra un dono, rigorosamente impacchettato, grandissimo ed un altro molto piccolo? State certi che privilegeranno quello enorme sdegnando il piccolo. Le donne invece sanno molto bene che se il marito si presenta con un regalino contenuto nel pugno di una mano avranno quasi certamente un dono assai prezioso. Eppure nella vita guardiamo a ciò che è più grande, scegliamo quello che luccica maggiormente, andiamo dietro a chi è vestito meglio o ricopre un ruolo più elevato nella società, senza capire che nella vita conta molto più la qualità della quantità. Qualche giorno fa sono arrivati i calendari, l'ascensore era rotto ed eravamo solo in due a dover portare al secondo piano diversi quintali di materiale. Sono passate diverse persone, ci hanno visto faticare come dannati, ma ognuno aveva troppa fretta per dare un mano. Dopo poco è passato un ragazzo di colore con il quale a volte mi sono soffermato a parlare, ha riposto la sua merce nello zaino e senza dire una parola mi ha fatto un sorriso e ci ha dato un grandissimo aiuto. Sono andato poi a dargli qualcosa, ma non ha voluto il mio denaro, come a dire che lo aveva fatto per amicizia. A volte si cerca aiuto fra coloro che più sono altolocati, ma non ci rendiamo conto che coloro che sono più umili sono anche coloro maggiormente sensibili alle necessità altrui, disposti a dare una mano gratuitamente.
    Questo ragazzo ha conquistato un posto nel mio cuore e, ne sono certo, ha strappato un sorriso anche a Dio

  15.  

    Addì 5 novembre 2014

    Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse:
    «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
    Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
    Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento?
    Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo:
    Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro.
    Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?
    Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace.
    Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo

    Luca 14,25-33

  16.  

    Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo

    Avete bisogno di tenere il piede in due staffe?

    Avrete senz'altro visto più volte le evoluzioni di cavalieri che in groppa al proprio destriero compiono salti e piroette con grande sicurezza e padronanza in perfetta intesa con il cavallo. E' evidente come queste persone non sentano la necessità di stare comodamente seduti sulla sella, con i piedi ben infilati nelle staffe, eppure sono a loro agio, sicuri di ogni passo che compiono perché hanno alle spalle tanto allenamento e un gran coraggio. Credete che la prima volta che hanno lasciato le staffe per montare in piedi sulla sella non siano caduti? Certamente si e sicuramente più e più volte, ma ogni volta si sono rialzati e, seppur doloranti e magari feriti, hanno provato e riprovato fino a raggiungere i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
    Noi nella nostra vita facciamo così? Non preferiamo forse stare comodi sulla sella, infilare gli stivali in entrambe le staffe e camminare senza troppi sbalzi in una via senza la presenza di rovi che possano graffiarci la pelle? Una vita così è da detestare, da odiare. Dobbiamo avere il coraggio delle nostre idee, anche se questo vuol dire essere attaccati. Dobbiamo avere il coraggio di agire per proteggere i più deboli, anche se questo vuol dire incontrare tanti problemi. Dobbiamo avere il coraggio di amare, anche se questo vuol dire cascare e farsi male. Dobbiamo avere il coraggio di lasciare la tranquillità di una vita senza scossoni, anche se questo vuol dire riempirsi di bernoccoli e cicatrici. Odiare la propria vita significa non guardarsi indietro, fare delle scelte che ci portino a crescere, ad amare il prossimo, ad aiutare chi soffre e, per chi crede, a seguire Dio prendendo sulle spalle la propria croce senza ripensamenti, senza voltarsi indietro, ma solo guardando avanti alla meta da raggiungere e, una volta arrivati, darsi altri traguardi sempre più ambiziosi, sempre più rivolti al bene del prossimo.

  17.  

    Addì 6 novembre 2014

    In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.
    I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro».
    Allora egli disse loro questa parabola:
    «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?
    Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.
    Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.
    O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova?
    E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta.
    Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte»

    Luca 15,1-10

  18.  

    Va dietro a quella perduta, finché non la ritrova

    Quale è il vostro posto del cuore?

    Quando ci sentiamo soli, smarriti, abbandonati da tutti; quando sentiamo di aver sbagliato e non siamo in grado di perdonarci e andare avanti; quando ci allontaniamo da Dio e non abbiamo pace; quando la notte non riusciamo a dormire, il giorno facciamo fatica a impegnarci nelle nostre mansioni; quando non abbiamo voglia di rientrare in casa è come se ci fossimo smarriti per strada, come essere in una foresta fitta, al buio, senza una torcia, senza una direzione da poter prendere. E' come essere caduti in montagna in un crepaccio avvolti dalla nebbia e non sapere come uscirne.
    Qual'è l'unica cosa da fare?
    Aspettare, chiamare aiuto, attendere che qualcuno ci venga a prendere, a tirare fuori dai guai, a riportarci in un ambiente sereno e tranquillo.
    Cosa ci passa per la mente in quei momenti? A cosa pensiamo?
    Se il nostro fisico è imprigionato in una brutta situazione dobbiamo dare spazio alla mente, lasciare libero il pensiero di evadere, così ognuno di noi pensa a come sarebbe bello essere in quel posto a noi tanto caro.
    Qual'è per voi questo posto? Il posto del cuore dove vorreste tornare, immergervi quando siete tristi, sconsolati?

  19.  

    Addì 7 novembre 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi.
    Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore.
    L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno.
    So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua.
    Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo:
    Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta.
    Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta.
    Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce»

    Luca 16,1-8

  20.  

    Fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi

    Becchi e bastonati

    Tempo di alluvioni, nubifragi, scuole chiuse, strade allagate, disagi a non finire e spesso morte e distruzione. Viene da pensare, ma cosa le paghiamo a fare le tasse se le scuole cadono a pezzi, la polizia non ha benzina per fare pattugliamenti ed essere presente come dovrebbe, gli argini si rompono e i fiumi non sono puliti e dragati. Imbrogli, mazzette, concussioni e corruzione sempre ci sono stati e sempre ci saranno, neanche tangentopoli ha scalfito il problema, ma almeno che le cose funzionino. In Toscana si dice "becchi e bastonati", da un lato paghiamo più che in tante altre nazioni e dall'altro riceviamo in termini di beni e servizi molto meno.
    Critichiamo i politici, ed è giusto farlo qualora non compiano il loro dovere di amministratori, ma non è forse vero che anche noi facciamo la stessa cosa, anche noi con una mano prendiamo più che possiamo e con l'altra diamo al nostro prossimo con il contagocce? Vi sentiti offesi? Vi tirate indietro dicendo "ah, non parla di me, io non rubo, sono onesto io, con chi crede di parlare?"
    Davvero siete così onesti da dire "ho ricevuto tanto dalla vita, e quello che ho lo divido con coloro che non hanno avuto la mia stessa fortuna"?
    O piuttosto non direte "quello che ho è mio e guai a chi me lo tocca"? Non è forse vero che se avete cento difficilmente donate uno? Non è forse vero che avete una bella casa, con posti letto che vi avanzano e lasciate che tanti bambini vivano nei campi rom, in case tugurio, in mezzo alla sporcizia, maltrattati e abusati dai loro stessi genitori, sfruttati da aguzzini senza cuore, denutriti, pieni di cicatrici sulla pelle e nel cuore? Non è forse vero che avete da mangiare in avanzo, andate a mangiare spesso al ristorante e non vi preoccupate se tanti migranti muoiono di fame?
    Non siete forse voi gli amministratori della vostra vita? Non siete forse voi coloro che sono in grado di restituire con equità ciò che avete ricevuto? Non lamentatevi se i nostri politici fanno lo stesso con noi, sono figli nostri, figli del nostro tempo e siamo noi i primi ad avergli insegnato a comportarsi così

  21.  

    Addì 8 novembre 2014

    Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.
    Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.
    Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera?
    E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
    Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona».
    I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui.
    Egli disse: «Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio

    Luca 16,9-15

  22.  

    Chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto

    Una bugia tira l'altra

    Spesso pensiamo che prendere ad un altro una piccola cosa che non ci appartiene sia un'inezia, non sia rubare, dire una piccola innocente bugia non faccia di noi dei falsi e degli ipocriti, trascorrere poche decine di minuti al giorno a usare facebook per diletto personale durante l'orario di lavoro non sia un gran male. Quali le scuse? Lo fanno tutti, se lavoro un po' meno chi se ne accorge, se tolgo qualcosa a lui che ha tanto certamente non lo impoverisco, se prendo qualcosa di mio pareggio i conti con i guai che mi ha dato la vita, e così via.
    La mia mamma, sin da quando ero piccolo, mi ha insegnato che prendere una gomma dal banco del compagno, oppure prendere cento milioni dalle casse dell'azienda per la quale lavoro sia sempre un atto di disonestà, si tratti sempre di rubare. Così vale per la bugia, grossa o piccola è sempre menzogna, è sempre falsità. Un piccolo buco nei pantaloni fa presto ad allargarsi se ci infiliamo il dito, fino a strappare il vestito, così ogni bugia porta a rovinare un rapporto fino a deteriorarlo del tutto, fino a buttare via tutto quello per cui si è lottato. Dire una bugia, nascondere una cosa, comportarsi falsamente una volta ci porta inevitabilmente a continuare su questa strada, un'altra bugia per coprire la prima, e poi una terza per nascondere la seconda e così di seguito. Crescendo si impara a nascondere tutto, e si diventa sempre più bravi, tanto da pensare che siamo dei grandi ad aver saputo costruire un così grande e bel castello, siamo dei grandi perché possiamo fare quello che ci pare in barba ai genitori, loro proibiscono, noi diciamo si va bene con grandi sorrisi e tradiamo la loro fiducia. Tradiamo? No, dai, non è tradimento, pensano molti ragazzi, è prendere ciò che mi è dovuto, ciò che ritengo essere giusto. Facile così. E' facile imbrogliare chi ci ama e ha fiducia in noi, difficile è lottare per le cose in cui si crede. A cosa portano le bugie? Solo a rovinare un rapporto. Ne vale la pena? Io dico di no, penso che se ci teniamo veramente ad una persona non dobbiamo imbrogliarla, tradirla, nascondere le cose, magari per costruire un altro rapporto. Nella vita ci sono delle pietre miliari, come sulla strada, dei punti fermi da tenere ben saldi e presenti: sono conquiste che non dobbiamo perdere solo perché vediamo in lontananza qualcosa che brilla ed attira la nostra curiosità e i nostri sensi. Quanti bellissimi rapporti tra genitori e figli rischiano di incrinarsi o di frantumarsi per un capriccio dell'adolescenza, per un momento di debolezza.
    Ancora nel cuore il dolore di una delle nostre bimbe che dall'oggi al domani, dopo una serie infinita di bugie e falsità, se n'è andata da casa senza una spiegazione, scappata come una ladra per non voler fronteggiare la realtà, per non voler combattere per qualcosa in cui credeva. Ha seguito il suo ragazzo andando a stare dai genitori di lui, ma dopo meno di due anni si trova senza lavoro, senza soldi, con la scuola non finita ed un avvenire incerto insieme ad un ragazzo immaturo e incapace di provvedere a lei, incapace di starle vicino. Una vita sprecata, relazioni interrotte con tutti, una ragazza che era un fiore divenuta un rovo tutta spine e senza profumo. Quanti altri ragazzi seguiranno quella strada? Quanti altri ragazzi saranno disposti a barattare il proprio passato in cambio di un futuro incerto? Quanti vorranno saltare da un terrazzo all'altro con il rischio di precipitare nel vuoto, magari pensando che a loro nulla di male potrà accadere? Quanti rinunceranno ad un bel rapporto con i genitori per il rapporto con altri ragazzi o ragazze? E' nella natura delle cose lasciare il nido, staccarsi dalla famiglia di origine per crearne una propria, ma un conto è uscire pian piano, mettere in cantiere un progetto, condividere il proprio amore con le persone alle quali si vuole bene e ci hanno cresciuti, tutt'altra cosa è mentire, fare le cose di nascosto, scappare di casa ed inevitabilmente rompere quel legame che ci ha fatto crescere.
    Davvero volete questo? Davvero volete rinunciare all'amore gratuito che avete ricevuto per fare un salto nel vuoto? Davvero volete andare da chi non vi conosce solo per un'infatuazione con il rischio che, una volta scoperti, capisca e non accetti i vostri difetti? Non c'è nessuno come un genitore che sia disponibile all'ascolto, al dialogo, all'accettazione del bene e del male e rompere una così grande risorsa è solo da stupidi. Ma ognuno è arbitro di sé stesso e può fare le scelte che vuole, c'è solo da pregare perché siano buone per il suo futuro e non avventate. Buona strada ragazzi e se vedete una strada in discesa non fidatevi, nella vita non esistono cose facile, tutto è in salita e tuo va conquistato.

  23.  

    Addì 9 novembre 2014

    Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
    Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco.
    Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi,
    e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato».
    I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora.
    Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».
    Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
    Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?».
    Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
    Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù

    Giovanni 2,13-22

  24.  

    Non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato

    Essere genitori

    Qualche giorno fa Papa Francesco disse che la Sacra Rota dovrà essere gratuita, aggiungendo che non si devono vendere le grazie come molti sacerdoti spesso hanno fatto: tariffe per i battesimi o per i matrimoni. Al di là dell’aspetto religioso è necessario tener presente che dobbiamo aver cura del nostro corpo non solo e non tanto nel suo aspetto più fisico, quanto soprattutto nell’aspetto interiore. Quante ragazzine, in età sempre più giovane si concedono a chiunque sessualmente. Qualche tempo lessi sul giornale che all’interno di un supermercato delle bambine di dodici anni si vendevano nei bagni del grande magazzino per una ricarica sul cellulare. Non esiste ceto, non esiste cultura, ogni bimbo è sempre più spesso sollecitato a prendere strade sbagliate ed è come se piovesse e noi lasciassimo uscire i nostri ragazzi senza l’ombrello, come se non offrissimo loro un riparo. Se da un lato è vero che tante cose le imparano dai compagni a scuola, da internet, dalla televisione, è anche vero che in famiglia non si affrontano più i problemi, non si dialoga più. E’ inutile lamentarsi se gli adolescenti non vogliono parlare, ma abbiamo insegnato loro a farlo? Mi dicono che parlo troppo, ed è certamente vero, ma con la mia mamma si parlava tantissimo e c’era un dialogo continuo e costante su tutto, un vero e proprio confronto che mi ha dato l’opportunità di crescere. Diversi anni fa ci dettero in affido un bambino di sette mesi e ricordo ancora come sin da subito parlavamo con lui, ricordo che già a tre anni il dialogo era con un ometto e aveva imparato a dialogare con tutti. La sorellina,arrivata con lui in affido, aveva sei anni di più, ma non era stata abituata al dialogo e per quanto ci siamo sforzati non è mai stata in grado di aprirsi e parlare delle varie questioni, troppo abituata a tenersi le cose dentro perché i suoi genitori e parenti non parlavano con i bambini. Non aspettate che i vostri figli siano adolescenti, parlateci dal primo giorno, ed anche se pare non capiscano, certamente incamerano e sicuramente si abituano all’idea di parlare, ascoltare, confrontarsi, e nemmeno smettete mai di farlo, non interrompete con loro il dialogo, neanche quando questo si fa difficile, duro, burrascoso. C’è stato un periodo in cui ero più chiuso, scontroso e la mia mamma, non potendo parlare con me perché le sfuggivo, mi scriveva lettere lunghissime che nemmeno leggevo, ma che belle le sue parole rilette dopo anni, quanti insegnamenti, quanta gioia ancora mi danno oggi, parole che riecheggiano nel mio cuore e si trasformano in insegnamenti per i miei ragazzi. Dialogate, parlate, scrivete, usate il mimo se necessario, ma confrontatevi quotidianamente con i vostri ragazzi, questo, soprattutto questo,è essere genitori

  25.  

    Addì 10 novembre 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono.
    E' meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli.
    State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli.
    E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai».
    Gli apostoli dissero al Signore:
    «Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe

    Luca 17,1-6

  26.  

    Se aveste fede quanto un granellino di senapa

    Un seme di speranza

    Autunno dai mille colori
    Foglie gialle e rosse si rincorrono sollevate da un vento dispettoso
    Sui prati la brina incombe annunciando l’inverno alle porte
    Tristezza nei cuori per un tempo che fu
    Tristezza di occasioni sprecate
    Le giornate accorciano il passo, e dinanzi solo l’ignoto
    Nessuna speranza, nessun desiderio, solo la paura del futuro
    Tutto sembra ormai perduto
    Il buio della notte ha conquistato il giorno
    Alluvioni e tramontana fanno da padroni sferzando l’ultimo refolo di gioia
    Ma un piccolo seme comincia a sbocciare
    Nascosto dalla terra amica inizia il suo percorso
    Non lo vedi ma c’è
    L’anima lo avverte e torna il sorriso
    Freddo e temporali non fanno più paura
    La notte lascia spazio all’aurora della vita
    Ed una speranza è ormai certezza

    Ci sono momenti nella vita in cui vediamo tutto buio, pensiamo che non ci sia più speranza di ricostruire un rapporto ormai deterioratosi, crediamo che l’unica soluzione per noi sia suicidarsi, chiudersi agli altri, abbandonarsi, lasciarsi andare, morire dentro. Ma in questi momenti difficili e dolorosi dobbiamo aggrapparci alla speranza, alla certezza di un seme nascosto nella terra, tra le radici della nostra vita, un granellino che nonostante il gelo di una notte buia e tempestosa continua inesorabile la sua crescita, annuncio di un tempo che verrà.
    Che tristezza il suicidio o l’eutanasia come la si voglia chiamare, non è solo la rinuncia alla vita, è la rinuncia alla speranza, l’esempio per altri che l’unica strada sia nascondersi e non combattere, odiare e non perdonare, piangere e non sorridere, morire e non vivere

  27.  

    Addì 10 novembre 2014

    In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola?
    Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu?
    Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
    Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»

    Luca 17,7-10

  28.  

    Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare

    Essere servi

    Ogni tanto capita che riceviamo dei complimenti per aver fatto un'opera buona, per aver dato accoglienza ad un bambino, ad un povero, ad un emarginato, oppure per essere andati in ospedale a trovare qualcuno che nemmeno conosciamo. Questi complimenti sono pericolosi perché se da un lato fanno piacere facendoci sentire benvoluti, dall'altro rischiamo di fare una buona opera per il gusto di essere ammirati, elogiati. Ricordo che c'era una bravissima signora che faceva volontariato in diverse associazioni, un giorno ebbi modo di parlare con lei e le chiesi per quale motivo non fosse mai venuta, nonostante gli inviti, ad aiutare noi. Mi rispose candidamente che nella nostra newsletter non mettevamo i nomi delle persone volontarie, cosa che facevano le altre associazioni, per ringraziarle dell'aiuto che davano. Dobbiamo capire che il mondo è casa nostra, che i più deboli non sono merce di scambio, ma nostri fratelli. Coloro che sono nella miseria devono essere sostenuti, se abbandonati accolti, se offesi difesi, se in prigione visitati, se peccatori perdonati. Deve venirci naturale perché siamo uno strumento della vita per equilibrare le situazioni di disagio. Se abbiamo le possibilità è perché siamo stati più fortunati di altri e in questo non c'è davvero merito. Anche l'imprenditore ricco e di successo che si è fatto da solo e dal nulla, vorrei vedere se avrebbe ottenuto lo stesso risultato qualora fosse nato in una famiglia di terroristi o nella miseria più nera nei paesi del terzo mondo. Qualcuno la chiama fortuna, per me è un dono di Dio, ma al di là della fede non è certo merito nostro dove siamo nati e se abbiamo più di altri dobbiamo dividere i nostri beni, e non parlo di cose materiali, con il prossimo che ha avuto meno opportunità di noi. Questo non ci deve far sentire onnipotenti o super uomini, bensì strumenti ben tenuti capaci di fare la differenza nella vita di altri, servi, nel senso di essere a disposizione, di coloro che incontriamo sul nostro cammino

  29.  

    Addì 12 novembre 2014

    Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea.
    Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza,
    alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!».
    Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati.
    Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce;
    e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano.
    Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono?
    Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse:
    «Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!»

    Luca 17,11-19

  30.  

    Gesù maestro, abbi pietà di noi!

    Un sorriso di ringraziamento

    A tutti noi è capitato di aiutare qualcuno che aveva bisogno, qualcuno che ci supplicava di aiutarlo, ma quanti di questi, una volta accuditi, si sono voltati indietro per dire grazie, per donarci un sorriso? Chi è in difficoltà sente spesso il dovere degli altri di aiutarlo e cade nell'errore dell'arroganza, della pretesa, della prepotenza dimenticandosi spesso di ringraziare. Chi aiuta non lo fa certo per ricevere un sorriso, ma è indubbio che la riconoscenza faccia sempre piacere, gratifichi e sopratutto faccia nascere il desiderio di aiutare ancora qualora ce ne venga data l'opportunità. Quanti i bambini ed i ragazzi accuditi, quanti ancora ne accoglieremo perché è la nostra scelta di vita, perché è una gioia vederli crescere per poi prendere il volo nel cielo della vita, ma quanta poca gratitudine c'è in loro. Pochi tornano indietro a ringraziare, ed anche se a noi poco importa penso che un po' più di gratitudine potrebbe far nascere un mondo migliore. Pensate se ognuno dei seicento ragazzi che abbiamo accolto tra diurno e residenziale aiutasse a sua volta una o due o magari tre persone, pensate a quanto bene si propagherebbe nel mondo, un effetto domino che in poco tempo darebbe respiro a tantissimi ragazzi. Ma non è così. Chi è stato preso poco prima che venisse usato sessualmente ha deciso di divertirsi con gli amici e non fare altro, a chi è stato insegnato a studiare non è tornato a dare una mano se non poche ore in due anni, chi è stato difeso e guarito dalla pedofilia ha visto bene di rubare prima di scappare, chi è stato sopportato e protetto da tante accuse nei suoi impulsi violenti contro il prossimo ha frapposto tanti chilometri e tanto odio tra un cuore e l'altro. Chi è stato aiutato difficilmente aiuta, chi è stato aiutato non ricorda più le sue sofferenze e non le riesce a vedere negli occhi di altri bambini, chi è stato aiutato pensa solo a sé stesso, a come scappare da un mondo fatto di regole per potersi divertire il più possibile, chi è stato aiutato pensa a star bene e non pensa a ringraziare Dio per il dono che ha ricevuto senza pensare a contraccambiare donando parte di sé agli altri. Verrebbe da domandare loro che fine avrebbero fatto se altri non li avessero aiutati, verrebbe da domandare loro se capiscono che il loro egoismo equivale ad una sentenza di condanna per tanti bambini.
    Si va avanti, senza un grazie perché la missione di un papà ed una mamma è quella di amare i figli, partoriti o meno, più della propria vita, ma almeno un sorriso ogni tanto ricordatevi di darlo a Dio, a colui che vi ha tratto fuori da una vita piena di difficoltà e guardate in basso, guardate a coloro che vi supplicano di aiutarli, non siate sordi alle loro richieste così come qualcuno non è stato sordo alle vostre qualche anno fa

  31.  

    Addì 13 novembre 2014

    In quel tempo, interrogato dai farisei: «Quando verrà il regno di Dio?», Gesù rispose:
    «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!».
    Disse ancora ai discepoli: «Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete.
    Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli.
    Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno.
    Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione»

    Luca 17,20-25

  32.  

    Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione

    Piccoli gesti, grandi gioie

    Alle donne cosa fa più piacere, ricevere una dolce carezza che sfiora la pelle e accarezza dolcemente i capelli, oppure un gesto forte e animalesco? Se nostro figlio ci fa un regalo preferiamo ci doni un qualcosa di utile e costoso o piuttosto siamo felici se ha fatto un disegno con il cuore per noi o ci ha dedicato un tema a scuola? Siamo divenuti materialisti e forse c'è sempre più gente che non crede nel gesto gentile preferendo ad esso qualcosa di più materiale, ma la vera dolcezza è nelle piccole cose. C'è un brano della Bibbia che più o meno dice "Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Il Signore era lì"
    Vi auguro di riuscire sempre a vedere i sentimenti belli della vita scoprendoli nelle piccole cose, nel dono di un sasso, nel pensiero scritto su una foglia, in un piatto cucinato con tanto amore, nella carezza di chi vi ama in un momento di stanchezza.

  33.  

    Addì 14 novembre 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti.
    Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti.
    Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà.
    In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro.
    Ricordatevi della moglie di Lot.
    Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà.
    Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l'uno verrà preso e l'altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l'una verrà presa e l'altra lasciata».
    Allora i discepoli gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi»

    Luca 17,26-37

  34.  

    Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà

    Rinunciare alla vita per abbracciare la morte

    Immaginatevi di essere in casa vostra, comodamente in poltrona a guardare la tv, e di sentire un forte boato e la terra comincia a tremare: il terremoto. Istintivamente scappate di casa più velocemente possibile, ma appena scesa una rampa di scale pensate che non avete con voi i soldi che tenete chiusi nel cassetto per le emergenze e tornate subito in casa per prenderli, ma appena messo piede nell'ingresso una scossa più forte fa crollare la vostra casa seppellendovi sotto le macerie. Valeva la pena morire per quel denaro? Certo che no, ma quanti di noi in una situazione del genere non avrebbero fatto in questo modo? Quanti di noi ogni qualvolta si verifichi un evento straordinario non agiscono alla stessa maniera? Pesateci. Una ragazza trova un lavoro, e di questi tempi è già cosa rara, dignitoso, pagato il giusto, con orari che ci sacrificano un pochino, con un titolare che paga puntualmente quanto pattuito ogni fine mese. Capita l'occasione di un lavoro migliore, grandi promesse di sviluppo, un principale aitante e pieno di risorse, un uomo di cui potersi fidare. La ragazza coglie al volo l'occasione, lascia il lavoro tranquillo per avere di più, non ci pensa due volte, è convinta. Arriva però la seconda scossa e quel lavoro si rivela una bufala, oppure l'impresario scappa con i soldi, oppure la crisi economica in pochi mesi fa chiudere l'azienda. Valeva la pena, una volta trovata la salvezza tornare indietro, rischiare per avere di più?
    A volte capita nella vita di salvarci da brutte situazioni, di trovare una strada dignitosa per poter camminare sui sentieri della vita, ma le lusinghe del mondo sono troppo forti per noi e non sappiamo resistere, nella nostra mente idealizziamo il nostro futuro e vogliamo di più, sempre di più. Quante ragazze hanno perso la testa per il bel ragazzo, un po' infame, un po' snob, un po' guascone divinizzandolo, e magari hanno lasciato la tranquillità di una famiglia, litigando con i propri cari, disposti a rompere ogni legame pur di seguire questo grande amore, un amore legato sollo ad una serie di esteriorità. Ma la realtà presenta il conto ben presto e ritrovarsi soli, abbandonati, magari con un figlio da far nascere è come essere sepolti sotto quintali di macerie e non sapere come venirne fuori.
    A volte si dovrebbe pensare di più a ciò che il nostro impulso ci dice di fare, a volte bisognerebbe capire meglio a cosa andiamo incontro e valutare bene il da farsi. Essere usciti da una brutta situazione, aver trovato un percorso nella vita, avere il "minimo sindacale" che la vita ci può offrire è già una fortuna, un dono, perché volere di più? Perché rischiare la propria vita per tornare indietro a prendere qualcosa che ci solletica maggiormente? Perché non accontentarsi e ringraziare Dio di quello che ci ha dato, pur cercando di crescere ma mantenendo ben saldi i punti fermi conquistati? Vale la pena interrompere i rapporti con coloro che ti hanno cresciuto per un ragazzo o una ragazza?
    Una delle nostre bimbe, tanti anni fa, si innamorò di un tunisino spacciatore di droga. La conquistò con i suoi modi gentili, i continui regali, la sua bellezza. Aveva sedici anni Giada e tanta voglia di crescere, tanto desiderio del suo principe azzurro. Ogni consiglio era rifiutato, non voleva vedere la realtà e appena compì diciotto anni ci lasciò per seguire questo ragazzo. Dopo qualche anno ebbi sue notizie da altri ragazzi: dormiva in un furgoncino, due figli portati via dai servizi sociali, continue incursioni notturne della polizia (immagino non arrestassero il ragazzo perché forse divenuto informatore), lei costretta a vendersi per mangiare. Giada ha rinunciato ad una vita per abbracciare la morte.

  35.  

    Addì 15 novembre 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi:
    «C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno.
    In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario.
    Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno,
    poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi».
    E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto.
    E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare?
    Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»

    Luca 18,1-8

  36.  

    Poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia

    Non smettete di chiedere

    Per me non chiederei nemmeno uno spillo, ma per i miei ragazzi sono disposto a chiedere l'elemosina agli angoli delle strade e, da quando nel settembre 1986 abbiamo iniziato questo cammino di vita, non ho mai smesso di chiedere. Se all'inizio andavamo al mercato a raccogliere cartone per rivenderlo a poche lire, se facevamo di notte piccoli traslochi a pagamento usando le nostre macchine, oggi abbiamo affinato la tecnica e chiediamo aiuti via mail o partecipiamo ai bandi delle fondazioni, ma continuiamo a chiedere a Dio un aiuto per le nostre necessità e devo dire che Dio da sempre ci ascolta. La strada è sempre stata in salita e non certo in ogni occasione siamo stati esauditi o lo siamo stati nei tempi e nei modi che chiedevamo, ma ci fidiamo del Signore e accettiamo qualsiasi cosa ci venga donata. A volte chiediamo una bistecca e riceviamo un panino, ma non veniamo mai lasciati a digiuno, ed è pur vero che in molte occasioni ci saremmo accontentati di un panino ed abbiamo ricevuto invece una succulenta bistecca. Capisco che color che non hanno fede non sanno a chi rivolgere le proprie richieste, ma nel silenzio della vostra camera, amici atei, magari quando nessuno vi vede, provate a chiedere aiuto a quel Dio che non conoscete, a quel Dio che a volte avete bestemmiato, a quel Dio che considerate un giudice disonesto che permette tanta violenza nel mondo. Provate, non vi costa niente e nessuno lo saprà mai se voi non vorrete. Provate a chiedere aiuto quando siete in difficoltà e fatelo con insistenza, tutti i giorni, magari per salvare una moglie, un marito, un figlio da una brutta malattia potrebbe valer la pena tentare anche questa strada, non si sa mai. Chiedete e vi sarà dato.

  37.  

    Addì 16 novembre 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
    «Un uomo, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.
    A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.
    Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque.
    Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.
    Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
    Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro.
    Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque.
    Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
    Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due.
    Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
    Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso;
    per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo.
    Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso;
    avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.
    Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.
    Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
    E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti»

    Matteo 25,14-30

  38.  

    Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti

    Quanto denaro tenete nel materasso?

    Sarebbe veramente stupido avere del denaro e non depositarlo in banca affinché frutti almeno qualche spicciolo, eppur in molti lo fanno. In molti nascondono quello che hanno per non doverlo condividere, per non essere importunati con continue richieste, per poter dire "io ho e me lo tengo". Ognuno di noi nasce con una piccola somma costituita dalle nostre capacità, un dono, un credito che ci viene dato alla nascita, un po' come quando si gioca a monopoli e ciascun giocatore riceve dal banco una somma iniziale per fare i propri affari. Sin dai primi passi arrivano gioie e dolori, dispensati a ciascuno per volere dei dadi, e la disponibilità iniziale, sin dal primo giro può ridursi o accrescersi anche di molto a seconda delle caselle in cui si capita. Lo stesso è nella vita. C'è chi nasce con l'indole matematica, chi con quella organizzativa, altri con la capacità di dirigere, altri ancora con la passione e le capacità per diventare musicisti, falegnami, idraulici, papà e mamme, suore e sacerdoti, missionari in terre lontane, politici, leader, insegnanti. Ognuno viene al mondo con delle doti e ciascuno ha la possibilità di incrementarle, svilupparle ed investirle affinché la sua arte possa servire al nostro prossimo. Così vedo la vita e non ammetto l'uso esclusivo delle proprie capacità per il solo piacere o tornaconto personale. Pensate ad un bravo cantante che intoni una canzone solo quando è chiuso dentro una stanza dove nessuno possa sentirlo, oppure un falegname che costruisca per sé stesso una serie di manufatti e non li faccia vedere a nessuno, un insegnante che non insegni, un leader che non abbia il desiderio di condurre, e quanti altri esempi potremmo fare. Ogni persona dovrebbe investire il credito che gli è stato donato per migliorare la vita del prossimo, per creare un mondo migliore, per insegnare ad altri ad investire nel bene comune. Pensateci, ma se a monopoli non compraste alcun terreno, non costruiste nessuna casa o nessun albergo, potreste mai vincere la partita? Potreste mai arrivare almeno fino in fondo senza fallire? Se non investite tutto ciò che avrete vi verrà tolto e ridistribuito fra gli altri giocatori. Togliete da sotto il materasso i beni che avete ricevuto, mettete a disposizione del prossimo le vostre capacità, diventate volontari, parte attiva di un tessuto sociale necessario per camminare insieme nella pace e nell'armonia. Non cambieremo il mondo da soli, ma potremo cambiare un pezzettino della nostra strada ed insegnare con l'esempio ad altri a fare altrettanto. Fare affido non significa aiutare un bambino, vuol dire anche far conoscere l'accoglienza e se una o più famiglie volessero incamminarsi sullo stesso percorso il numero dei bimbi aiutati sarebbe maggiore. Così se ci battiamo contro il razzismo, la prostituzione, il degrado, la povertà, l'abbandono, la sofferenza, l'egoismo. Non state in casa ad aspettare, donate le vostre capacità, quale mondo migliore sarebbe se ognuno facesse un pochino per gli altri? Che vergogna ciò che sta succedendo a Roma dove sassi sono stati lanciati contro minorenni stranieri e dove le stesse persone nulla dicono se vedono sull'altro lato del marciapiede delle prostitute bambine. Si tirano sassi quando si crede di essere minacciati, ma non si fa nulla quando il male non ci tocca direttamente. Quanti di voi sarebbero disposti a lottare con le unghie e con i denti per proteggere il proprio figlio? penso tutti o quasi, ma quanti sono disposti a lottare con la stessa forza per i figli maltrattati, abusati o sfruttati di altri genitori? Veramente in pochi, tanto mica è affare vostro, tanto mica sono figli vostri. Se ne avete le capacità rimboccatevi le maniche ed agite, non aspettate domani, prima che sia troppo tardi e la cassa vi richieda indietro con gli interessi il credito che vi ha elargito. La vita presenta sempre un conto e se avrai fatto del bene riceverai del bene in misura maggiore, ma se non avrai fatto nulla riceverai e quando sarai tu a chiedere aiuto non meravigliarti se nessuno vorrà dartene.

  39.  

    Addì 17 novembre 2014

    Mentre Gesù si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada.
    Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse.
    Gli risposero: «Passa Gesù il Nazareno!».
    Allora incominciò a gridare: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!».
    Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
    Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò:
    «Che vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io riabbia la vista».
    E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato».
    Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio

    Luca 18,35-43

  40.  

    Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato

    Finti ciechi

    Non passa giorno che non venga scoperto un falso invalido, in special modo un finto cieco, ma quanti di noi sono "finti ciechi"? Quanti di noi non vedono la miseria umana vicino a noi, nel nostro quartiere, nel nostro stesso stabile? Non certo per cattiveria, magari perché nessuno ci ha mai mostrato la sofferenza, magari da ragazzi abbiamo avuto talmente tanto da essere portati a pensare che quel tenore di vita fosse la norma e non l'eccezione, magari perché le bambine che si prostituivano agli angoli delle strade le abbiamo sempre scambiate per scolare in attesa dell'autobus. O magari perché ci fa comodo non vedere le sofferenze altrui per non sentirci in colpa quando gettiamo il cibo o spendiamo inutilmente il denaro. Quando parlo alle persone di ciò che tanti bambini devono subire ogni giorno, vengo guardato come fossi un pazzo o un marziano. In Italia stiamo tutti bene, non ci sono bambini maltrattati e se ci sono ciò avviene nei campi rom o comunque lontanissimo da noi.
    Aprite gli occhi, non siate ciechi, siamo attorniati dalla miseria, da famiglie che fanno la fame perché senza lavoro, bambini picchiati e mandati a spacciare o a prostituirsi, anziani legati ai propri letti, malati non accuditi, psicoloabili abbandonati a sé stessi. Aprite gli occhi, guardateli bene e chinatevi verso di loro per aiutarli perché chi è cieco veramente sarà perdonato per non aver visto, ma chi è cieco perché non vuol vedere un giorno dovrà pagare un conto molto salato alla vita.

  41.  

    Addì 18 novembre 2014

    In quel tempo, Gesù entrato in Gerico, attraversava la città.
    Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco,
    cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.
    Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.
    Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».
    In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.
    Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E' andato ad alloggiare da un peccatore!».
    Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
    Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo;
    il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto»

    Luca 19,1-10

  42.  

    Era piccolo di statura

    Nella botte piccola c'è il vino buono

    Quante volte chi è basso, specie da bambino, si è sentito ripetere questa frase? Siamo sempre portati a pensare che "poco" significhi qualcosa di negativo, ma voi preferireste l'amicizia di una persona con la quale vi vedete tutti i giorni senza però condividere i vostri sentimenti più profondi, oppure quella di una persona che vedete e sentite di rado per impegni reciproci o lontananza, ma con quale riuscite piacevolmente a condividere gioie, dolori ed emozioni certi di essere capiti?
    Chi è "basso" nella vita, non certo di statura, chi ha poco da offrire, chi ha sbagliato tante volte, chi non ha un gran cervello per arrivare alla laurea o al diploma, chi capisce poco non è detto che sia uno scarso, uno con poche capacità di dare. Conosco persone non in grado di fare carriera nella vita, ma la cui compagnia preferirei a quella di tanti altri, magari laureati e dirigenti di azienda. Spesso sono loro quelli più sensibili, maggiormente propensi ad ascoltarti, disposti ad accettare i tuoi difetti se tu accetti i loro, capaci di amarti al di là delle convenzioni. Chi è "basso" perché ha sbagliato e si è accorto di questo è molto più propenso ad accettare i tuoi difetti. Se siete bassi arrampicatevi su una quercia e fatevi vedere dicendo "ci sono anche io" nonostante i miei difetti, nonostante le mie scarse capacità, nonostante i miei errori. Se siete alti guardate anche in basso dove potrete scorgere qualcuno disposto ad amavi più di quanto non facciano i vostri pari.

  43.  

    Addì 19 novembre 2014

    Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, Gesù disse ancora una parabola perché era vicino a Gerusalemme ed essi credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro.
    Disse dunque: «Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare.
    Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno.
    Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi.
    Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato.
    Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine.
    Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città.
    Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine.
    Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città.
    Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto;
    avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato.
    Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato:
    perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi.
    Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci
    Gli risposero: Signore, ha già dieci mine!
    Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
    E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me».
    Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme.

    Luca 19,11-28

  44.  

    Dalle tue stesse parole ti giudico

    Parole pesanti

    Talvolta le persone cercano di nascondere ciò che pensano per la paura di essere giudicati male dal prossimo, ma sempre più spesso si lasciano andare ad esternazioni tali che ci permettono di capire con chi abbiamo a che fare. Quando sento una persona dire "gli immigrati dovrebbero morire tutti in fondo al mare", oppure "i bambini di famiglie difficili devono essere lasciati al loro destino perché per loro non c'è nulla da fare" oppure "tagliamo la testa agli infedeli" o esordire con altre frasi poco felici è difficile pensare che vogliano dire altro, che i loro pensieri non siano improntati al razzismo, all'egoismo, all'eliminazione del diverso. Non dobbiamo nasconderci dietro le parole, è giusto dire ciò che pensiamo, quello che preoccupa è però il tenore dei pensieri che le persone oggi hanno e non si preoccupano di manifestare, segno che sono in tanti a pensarla allo stesso modo. A volte mi sento un pesce fuor d'acqua nel dire che dobbiamo accogliere il debole, nutrire il povero, accudire il bambino, curare il sofferente, non tanto perché pensi che non ci siano persone con gli stessi principi, quanto perché le voci di questi razzisti e xenofobi sono sempre più forti, trovano sempre più spazio e chi la pensa in maniera difforme viene fatto tacere a suon di parolacce da questi prepotenti incapaci di capire quanto sia bello convivere, condividere, aiutare, fare spazio ad altri.

  45.  

    Addì 20 novembre 2014

    Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo:
    «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.
    Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata»

    Luca 19,41-44

  46.  

    Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace

    Un bivio ignorato

    A volte mi cascano le braccia perché con l'esperienza riesco a vedere più in là di altri.
    Quante volte mi è capitato di vedere i miei ragazzi lanciarsi a tutto gas su una strada che portava verso il nulla o, peggio, diritto verso un burrone. Ho sempre provato, con tenacia, a indicare loro la via da seguire, la strada maestra da percorrere, una strada a tratti noiosa, con dei limiti di velocità, certe volte in salita e faticosa da seguire specie per chi, non ancora formato, non ha tutti gli strumenti per capire la differenza tra il bene ed il male in ogni situazione. Ai ragazzi chiedo fiducia, chiedo di lasciarsi prendere per mano, lasciarsi guidare, non avere fretta di diventare adulti, ma nel contempo maturare. Alcuni di loro hanno scelto di restare, stringendo i denti, sopportando qualcosa che a loro va stretta, altri hanno preferito pigiare sull'acceleratore e allontanarsi bruscamente da noi seguendo la strada che preferivano, e molti di loro si trovano oggi a piangere sulle loro scelte. Giulio ha seguito il padre che gli ha fatto mille promesse, ma dopo due mesi di liti se n'è andato, ha vissuto per strada ed è entrato nella droga. Michele è tornato dalla nonna anziana e vive senza regole passando da una rissa all'altra. Sabrina è andata dalla famiglia del ragazzo e ha dovuto lasciare la scuola per mancanza di soldi. Giuseppe è tornato con i suoi ma deve dormire in cantina pagando l'affitto ai genitori, uno alcolizzato e l'altro mentalmente instabile, solo e senza lavoro per aver lasciato la scuola l'ultimo anno delle superiori.
    In loro vedo uno spaccato del mondo, un paragone è possibile con coloro che smettono di seguire la via della pace per imboccare strade tortuose e violente, così assistiamo a tanti europei che imbracciano il fucile e vanno a tagliare le teste a chi non la pensa come loro; gente che trova ogni pretesto per litigare, osteggiare, criticare. Chi lascia la via maestra si troverà ben presto dinanzi alle sue responsabilità, davanti ad un burrone e l'unica via di uscita sarà quella di dire "ho sbagliato" e tornare sui propri passi per trovare il bivio che tempo addietro abbiamo voluto ignorare

  47.  

    Addì 21 novembre 2014

    In quel tempo Gesù, entrato nel tempio, cominciò a scacciare i venditori, dicendo: «Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!».
    Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo; ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole.

    Luca 19,45-48

  48.  

    Voi ne avete fatto una spelonca di ladri!

    Fare politica

    Fare politica, quella vera, quella in cui si fanno battaglie ideologiche senza urlare, senza offendersi, trattando chi la pensa diversamente da noi come un avversario e non come un nemico, evitando di andare sul personale magari trovando nella persona difetti fisici che nulla hanno a che vedere con la politica.
    Fare politica per cambiare qualcosa, fare politica per dialogare su argomenti che ben si conoscono e non cercare di dover fare per forza una guerra su ogni problematica.
    Come si fa ad entrare in politica senza schierarsi con un partito, senza rischiare di essere etichettati con alcuni principi che non condividiamo?
    Ieri in Senato, come le altre volte che sono stato invitato a partecipare a convegni o presentazioni relative ai minori, ho visto uno spaccato di mondo. L'onorevole alla quale importava solo apparire in tv piuttosto che dialogare sui temi dei minori; l'altra che in maniera a dir poco maleducata ha interrotto una discussione tra me ed un onorevole mentre parlavamo della legge sull'affido e dei suoi limiti per fare una serie di battute cretine senza nemmeno prendersi cura di chiedere scusa; il garante veramente e profondamente votato ai bimbi disperato nel suo grido di denuncia alla politica che nulla fa per i ragazzi; un altro politico che fa un bellissimo intervento dicendo "abbiamo i soldi, ma non sappiamo come spenderli, dateci le vostre idee" e se ne va senza attendere le proposte almeno delle associazione presenti; un onorevole che tra una battuta e l'altra in perfetto e simpatico stile napoletano risolleva gli animi di chi ormai si stava addormentando per i troppi e ripetitivi interventi perché in quella vetrina in molti volevano esserci. Molto meglio sarebbe stato se avessero parlato in due o tre soli (e non dieci) animando un dibattito fatto di idee, proposte, opinioni, critiche e plausi.
    Sostanzialmente è emerso che in Europa siamo all'ultimo posto nella tutela dei bambini e adolescenti, che i temi delle problematiche dei minori non interessano né ai politici né ai media e non si apre mai un dibattito serio e costruttivo (di questo convegno sul servizio pubblico è stato fatto un breve accenno nei tg dell'ora di pranzo e niente è stato detto in quelli della sera) ponendo l'attenzione solo quando i bambini fanno cronaca per fatti scabrosi, che tale mancanza di interessi è dovuta al fatto che i bambini non votano, non fanno scioperi, non urlano le loro ragioni. La povertà è aumentata talmente tanto che si è passati da avere novecentomila bambini poveri nel 2012 ad averne un milione e mezzo nel 2013, una povertà anche culturale che porta sempre più ragazzi, solitamente ottimisti, a pensare di non avere opportunità nel loro futuro, così assistiamo ad un raddoppio di quei ragazzi che sono nel limbo, e sono tantissimi, nel quale non studiano né lavorano, rassegnati ad affrontare una vita di stenti e privazioni basata sull'arte di arrangiarsi,spesso in maniera illegale. Da tutto questo risulta da un lato che il tema dei minori non è da trattare a parte, ma è legato alle politiche familiari, ai temi economici, alla riforma della scuola, e dall'altro che costa molto di più rimediare agli errori fatti o alle politiche non intraprese, piuttosto che fare una seria politica di sostegno all'infanzia e all'adolescenza.
    Io sono riuscito ad infiltrarmi, ho parlato quasi con tutti, compresa la Ministra Boschi. Ho trovato interesse per le nostre proposte di migliorie da apportare alla legge sull'affido. Ho buttato tanti semi nel terreno, vediamo se ci sarà terreno fertile in alcuni di questi politici per poter coltivare la piantina che speriamo possa nascere. Non sono un buon politico, ma certamente sono un gran rompiscatole e non mi fermerò fin tanto che almeno un politico non prenderà in seria considerazione, con le giuste e doverose critiche e distinguo, le nostre proposte, le proposte che ho fatto loro a nome dei bambini, di quei bambini che non hanno voce, che non votano e che non fanno scioperi per vedere riconosciuti i propri e legittimi diritti di crescere con il cuore pieno di sogni

  49.  

    Addì 22 novembre 2014

    Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello.
    C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli.
    Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli.
    Da ultimo anche la donna morì.
    Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie».
    Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio.
    Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe.
    Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui».
    Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene».
    E non osavano più fargli alcuna domanda

    Luca 20,27-40

  50.  

    I quali negano che vi sia la risurrezione

    Ponte crolla e centinaia di ragazzi affogano

    Il garante dell'infanzia ha recentemente affermato che i ragazzi che fanno parte di famiglie difficili o vivono in ambienti sociali a rischio hanno perso la speranza, pensano di non avere una possibilità di uscire dal loro tipo di vita fatto di furtarelli, mancanza di studio, arte di arrangiarsi, mancanza di lavoro. Sono rassegnati a questo tipo di vita, ma viene da domandarsi. è vita questa? Non è piuttosto una morte sociale? Cosa hanno fatto di male perché la società li condanni ad una pena capitale? Hanno solo avuto la ventura di nascere in un certo quartiere, in una certa famiglia. E' possibile che nessuno intervenga? Lo Stato non ha soldi e se li ha non li investe per il recupero dei giovani. I Comuni si tengono lontani da certi ambienti altrimenti ci vorrebbero nugoli di assistenti sociali e milioni di euro per case famiglie. Ed allora come potranno resuscitare? Da soli non ce la faranno mai, da soli saranno solo in grado di creare altri figli con gli stessi problemi e la situazione non si risolverà mai, anzi andrà peggiorando. Tocca a noi, a tutti noi, aiutarli a risorgere. Tocca a noi dar loro una speranza, far loro intravedere un possibile futuro, far sì che gioiscano della vita così come si conviene per un bambino, per un ragazzo, così come abbiamo fatto noi durante il cammino di crescita. Questo non significa non sollecitare lo Stato ed i Comuni a fare di più, ma nell'attesa che la lenta macchina della burocrazia si muova, dobbiamo salvare noi questi nostri ragazzi condannati a morte senza aver fatto nulla di male. Se un giorno vedete un ragazzo che sta affogando in mare chiamate i vigili del fuoco ed attendete che questi arrivino mentre lui muore davanti ai vostri occhi? Ecco, oggi ci sono centinaia, migliaia di ragazzi in mare che stanno affogando, qualche barca dei vigili del fuoco arriva a salvarli, ma se non vi buttate in acqua anche voi per aiutarli saranno in tanti a morire e li avrete sulla coscienza. Un milione e mezzo i bambini e adolescenti che vivono oggi in Italia in una situazione di assoluta povertà materiale e culturale, come potete pensare che lo Stato ed i Comuni possano risolvere da soli una simile emergenza? Cosa può fare lo Stato? Creare case famiglie, ma un bambino lo si aiuta dandogli amore, accogliendolo in casa, facendogli sentire il calore di una famiglia. Ben vengano le case famiglia, utilissime, ma da un lato da sole non possono bastare per aiutare tutti i bambini, dati anche gli alti costi di gestione che molti comuni non possono e spesso non vogliono pagare, e dall'altro sono utili per affrontare certe problematiche, ma la famiglia resta sempre la culla ideale per allevare un bambino fino a farlo divenire un uomo o una donna con buoni valori e principi. Pensateci, è come se fosse crollato un ponte e centinaia di ragazzi stanno morendo davanti ai vostri occhi, non statevene fermi a vederli morire, nessuno può essere tanto crudele, eppure è quello che sta accadendo oggi.