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  1.  

    Addì 21 luglio 2014

    Allora alcuni scribi e farisei lo interrogarono: «Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno». Ed egli rispose:
    «Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta.
    Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
    Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c'è più di Giona!
    La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone!

    Matteo 12,38-42

  2.  

    Qui c’è più di Salomone

    Università della vita

    Ci sono persone con due, tre, quattro lauree. Geni della matematica, professoroni di italiani, padroni della storia, brillanti oratori, eppure a molti di loro manca uno studio importante, quello della vita, della quotidianità, delle persone, del mondo, dei sentimenti. Dove possiamo imparare a vivere? Ognuno di noi pensa di aver già imparato tutto, di essere in grado di destreggiarsi in qualsiasi situazione perché tutti abbiamo vissuto già una parte della vita, chi più chi meno a seconda dell’età e delle esperienze, ma se ci fermiamo un attimo a pensare ci possiamo facilmente rendere conto che di situazioni a noi sconosciute ce ne sono moltissime. Tendiamo a fermarci al nostro alveo, ci culliamo sugli allori pensando che il nostro mondo possa bastarci, ma appena incontriamo una realtà diversa dalla nostra, un modo di ragionare differente, regole di vita non proprio simili alle nostre andiamo in crisi e tendiamo a escludere coloro che sono diversi da noi perché riteniamo essere i guardiani della verità e tutti coloro che la pensano diversamente da noi siano dalla parte del torto. Ecco come nasce il razzismo, la superbia, l’arroganza, l’egoismo. Bisogna essere di mentalità aperta, credere nel prossimo, ascoltarlo, avere la capacità di mettersi in discussione. E’ come andare a scuola per sempre. Sicuramente è fatica, è molto più facile chiudersi nel nostro guscio, convincersi che tutto quanta ruota attorno a noi, che le nostre regole sono la verità infusa e tutti gli altri sbagliano, piuttosto che mettersi in discussione ogni giorno per tutta la durata della nostra esistenza. Una scuola senza fine attraverso la quale tendere a laurearsi , a raggiungere un livello di attenzione verso il prossimo che ci porti ad un continuo dialogo. Facile? No davvero, ma certamente necessario per imparare a vivere, per poter pilotare la propria nave attraverso le tempeste della vita. All’atto pratico ritengo sia importante cercare nuove esperienze, visitare luoghi e popolazioni, parlare con coloro che sono diversi da noi per cultura, tradizioni, lingua, contattare gli emarginati tanto quanto i professori, i laici quanto i religiosi, i bambini come gli adulti. Quante persone che vengono da noi a trovarci ci confessano di aver conosciuto una realtà della quale ignoravano l’esistenza. Mettetevi in cammino, ricominciate a studiare, cercate di laurearvi all’università della vita

  3.  

    Addì 22 luglio 2014

    Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.
    Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
    Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro
    e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.
    Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto».
    Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù.
    Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo».
    Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro!
    Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro».
    Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto

    Giovanni 20,1-2.11-18

  4.  

    Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva

    L'infamia di sparare addosso ai bambini

    La diatriba tra palestinesi e israeliani non è cosa da comporre in pochi istanti, ci sono mille implicazioni, torti da parte di entrambe le parti e non spetta a me giudicare chi abbia ragione o torto, ma ciò che vedo ogni giorno mi fa stare tanto male. Come è possibile bombardare case dove ci siano bambini, sparare un razzo su una famiglia con bambini che fugge per la strada annientandola, mandare un missile sulla spiaggia mentre dei bimbi stanno facendo il bagno, sparare su una popolazione inerme che non può scappare e l'unica arma che ha è correre a destra e sinistra con un bastone ed una bandiera bianca legata alla meno peggio.
    Cosa vuol fare Israele? Annientare una popolazione inerme? Le persone che picchiano un bimbo sono messe in prigione, perché non c'è una condanna decisa e forte contro costoro che usano tanta violenza contro donne e bambini?
    La fanteria e i blindati israeliani hanno occupato il villaggio di Um Al Nasser nella notte del 17 luglio, obbligando l’intera comunità a lasciare le case dicendo "Lasciate le vostre case o morirete", dopodiché hanno raso al suolo il centro - finanziato anche dal Ministero degli Esteri Italiano, dall'Unione Europea e dalla Conferenza Episcopale Italiana - ospitava centotrenta bambini ed un ambulatorio pediatrico. Questo comportamento mi sa tanto di epurazione etnica, di una vendetta gratuita contro gente e bambini inermi. Oltre cinquecento morti sono una carneficina che deve essere condannata, non con bombe o violenza, ma alla maniera di Martin Luther King e di Ghandi, fermamente senza se e senza ma.

  5.  

    Addì 23 luglio 2014

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
    Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
    Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato.
    Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
    Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
    Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
    Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
    In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli»

    Giovanni 15,1-8

  6.  

    Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato

    Aprire la porta di casa

    In quasi ogni famiglia tendiamo a soddisfare i bisogni e le necessità dei nostri ragazzi, valutiamo quale sia il loro bene e concediamo loro quanto ci venga richiesto. Man mano che i figli crescono aumentano le richieste, sempre più ardite, più insistenti, talvolta si trasformano in pretese che possono dar luogo anche a scontri verbali non da poco. Essendo figlio unico tutti i miei amici con fratelli e sorelle mi additavano come il ragazzino viziato, ma non era così. Ogni cosa che ho avuto me la sono conquistata crescendo con valori sani, ma sopratutto non tradendo la fiducia dei miei genitori. Se dovevo fare qualcosa e non ne avevo voglia, la facevo ugualmente e mettevo tutto l'impegno per eseguirla bene perché, che mi piacesse o meno, era in quel momento il mio dovere. Con la mia mamma in particolare c'era un rapporto di estrema sincerità e mai le ho raccontato una bugia anche se talvolta il confessarle ciò che avevo fatto comportava una sgridata e una punizione. Non c'è un'epoca in cui sia giusto non fare il proprio dovere, non ascoltare chi ci rimprovera, raccontare bugie, ma c'è una scelta da parte dell'individuo, del ragazzo, dell'uomo e della donna. Ognuno è arbitro del proprio destino e decidere di non studiare quando questo è l'unico dovere, eseguire male qualche incombenza impartita, raccontare frottole per non sentire i genitori brontolare, nascondere qualcosa che abbiamo fatto, fare finta di credere in qualcosa e alle spalle disprezzare è una questione di scelte. Ognuno è libero di prendere una strada oppure un'altra, ma prima di incamminarsi in una qualsivoglia direzione dovrebbe fermarsi un attimo a pensare che nessun sentiero è costituito solo di un morbido letto di muschi e licheni. Ci saranno strade larghe e asfaltate, ma calde e assolate; sentieri ombreggiati, ma stretti e pieni di spine; percorsi pieni di buche e alberi caduti sul terreno. Ogni scelta ha le sue gioie e i suoi dolori. In piena adolescenza le regole di famiglia ci vanno strette, tutto ci sembra un'imposizione priva di senso, il desiderio di essere liberi da ogni vincolo pervade i ragazzi, ma non si rendono conto che non troveranno mai un contesto nel quale saranno completamente liberi di muoversi. Che bello sarebbe per loro poter vivere senza studiare, senza nessuno che ti dica di lavarsi, vestirsi bene, mettere a posto la propria stanza; che bello ascoltare la musica tutto il giorno, far tardi con gli amici, non avere responsabilità, non dover essere da esempio ai più piccoli, non doversi svegliare presto al mattino. Bello davvero, ma mi domando se tutto quello che hanno avuto sino ad oggi in grande abbondanza sarebbero in grado di procurarselo per proprio conto. Mi viene da pensare alla casa, al mangiare, ai vestiti, ai soldi per le vacanze o per una bevuta in discoteca con gli amici. Usciti di casa troveranno il mondo, ma non quello che hanno conosciuto negli ultimi anni, ovattato, filtrato dai genitori, con tante persone disponibili a dar loro una mano, bensì quello vero, quello in cui se sgarri ti ferma la polizia, se non hai dove dormire ti adatti per terra, se non hai le scarpe le accetti da chi ti dona le sue usate, se hai fame devi rufolare nella spazzatura. Quel mondo in cui devi trovarti un lavoro per poter vivere, un lavoro spesso dove ti sfruttano, ti promettono una paga senza dartela, ti fanno fare cose che non ti piacciono, ti licenziano appena sbagli.

  7.  

    Addì 24 luglio 2014

    In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?».
    Egli rispose: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.
    Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
    Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono.
    E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete.
    Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani.
    Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono.
    In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!

    Matteo 13,10-17

  8.  

    Il cuore di questo popolo si è indurito

    Un cuore che lacrima

    Vedere tanta miseria, tanto abbandono, guerre, bambini uccisi, seviziati, maltrattati non vi fa stare male? Oggi siamo abituati a tutto e certi avvenimenti ci scivolano addosso come acqua fresca. Come si fa a restare indifferenti davanti ad un padre che abusa del proprio figlio, a dei bambini spiaggiati sulle nostre coste privi di genitori, a piccoli indifesi costretti a chiedere l'elemosina ai passanti? Se portiamo alla ribalta una storia facendo il nome del bambino picchiato a sangue tutti si indignano, pronti a linciare il colpevole, ma un fuoco di paglia perché a nessuno importa cosa accadrà a quel cucciolo d'uomo. A nessuno importa è la triste realtà perché nessuno si interessa, nessuno riflette che tantissimi sono i bambini maltrattati ogni giorno e la loro salvezza sarebbe quella di trovare una famiglia che li accolga, li protegga e sopratutto li ami. Nessuno pensa che quel genitore che ha picchiato suo figlio era stato maltrattato da suo padre ed ha ripetuto ciò che ha imparato. Nessuno pensa che aprendo la porta di casa ad un bambino abusato eviteremo che i suoi figli verranno picchiati, seviziati e magari uccisi da colui che oggi bambino non ha potuto imparare ad amare. Nessuno ci pensa. Una cosa è certa, che domani nessuno potrà dire "io non sapevo", ma soltanto "io potevo fare qualcosa e non l'ho fatto" e quando leggerete tra qualche anno che un piccolo è stato picchiato dal padre, ricordatevi che oggi avreste potuto fare qualcosa per lui e non lo avete fatto.
    Qualcuno realmente non può accogliere, ma per molti è solo una scusa. Pensateci, noi siamo qui per parlarne, venite a trovarci, aprite la vostra porta al dialogo e all'accoglienza, non indurite i vostri cuori.

  9.  

    Addì 25 luglio 2014

    In quel tempo si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa.
    Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
    Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo».
    Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio».
    Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere.
    Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti»

    Matteo 20,20-28

  10.  

    Colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo

    Siete servi?

    Nell'uso comune la parole "servo" richiama brutti pensieri, ma essere servo è una cosa meravigliosa. Significa essere al servizio, servire il prossimo. Una bellissima frase del Vangelo dice "colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo". Avete mai provato a mettervi a disposizione di qualcuno senza averne un tornaconto? Senza cercare un ringraziamento, una paga, un qualsivoglia interesse? Chi ha provato dica "ci sono" e ci racconti quanto sia bello dare senza pretendere nulla in cambio. Per quanto mi riguarda la gioia di dare è già una paga immensa, più grande di quanto non possa dare. A volte molte persone cercano di scalare le vette più impervie, arrivare ai primi posti nelle scale gerarchiche, primi in politica, primi con la propria azienda, sempre più ricchi, con barche via via più lussuose, ma nonostante questo ci sarà sempre qualcuno superiore a loro. Anche lo sportivo che vince la medaglia d'oro nella sua disciplina resterà poco in cima al podio e sarà solo un dato di archivio. Chi si adopera per gli altri, chi si mette al servizio del prossimo, chi si fa servo di coloro che hanno bisogno sarà primo nei loro cuori e facendosi umile diventerà per loro un punto di riferimento importante. Quanti grandi uomini e donne, Padre Pio, Madre Teresa, Ghandi sono ricordati e venerati anche dopo la loro morte e vivono ancora nel presente in molte persone. Quanti politici potenti, ormai decaduti o morti sono ricordati come soggetti storici, più che come persone? Mettersi al servizio di un bambino è la cosa più bella che ci sia perché non ha denaro da darti in cambio, non potrà ospitarti in casa sua, non ti farà trovare un lavoro, non ti aiuterà a conoscere una persona che possa aiutarti, ma ti darà tanta gioia con i suoi sorrisi, tanto amore con le sue faccine buffe, tanta soddisfazione quando dimostrerà di aver capito un tuo insegnamento, tanto orgoglio quando ti parleranno bene di lui.
    Fatevi servi, non ve ne pentirete

  11.  

    Addì 26 luglio 2014

    In quel tempo, Gesù espose alla folla una parola: «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo.
    Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò.
    Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.
    Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?
    Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?
    No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.
    Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio»

    Matteo 13,24-30

  12.  

    Seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò

    Dobbiamo impedire di cedere alla rabbia

    Peso che tutti noi, chi più chi meno, abbia qualche volta reagito in maniera esagerata contro qualcosa o qualcuno che andava contro le proprie idee. Leggo le notizie di ordigni posti per fermare la Tav in Piemonte, bombe scaricate su gente inerme a Gaza, giudici accusati di essere mafiosi e rapitori di bambini, assistenti sociali che trattano male le coppie di affidatari che osano pensarla diversamente da loro. Esempi ne abbiamo tutti nelle nostre famiglie o in quelle degli amici, padri e madri che urlano improperi esagerati, figli che sbattono la morta e gridano parole cattive contro il papà e la mamma. Questi momenti in cui si esce dalle righe sono il fiorire della zizzania nel campo di grano della nostra vita fatta di valori e principi. Non lasciamo crescere questa pianta cattiva dentro noi, sradichiamola prima che prenda il sopravvento sul grano. Come fare? La mia mamma diceva "conta fino a dieci prima di rispondere", ma non ci riesco e quando sono nervoso o sotto pressione o eccessivamente stanco mi arrabbio troppo. Come fare per eliminare la zizzania? Consigliatemi

  13.  

    Addì 27 luglio 2014

    In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
    Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose;
    trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
    Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.
    Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.
    Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni
    e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
    Avete capito tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì».
    Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche»

    Matteo 13,44-52

  14.  

    Un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche

    Donami un cuore saggio

    Salomone, davanti alla possibilità di chiedere qualsiasi cosa a Dio, ricchezze, potenza,la morte dei suoi nemici, una vita lunga e felice, chiese un cuore saggio per governare bene il proprio popolo. Il Signore ne fu talmente colpito che oltre a donargli ciò che aveva chiesto, gli diede onori, potenza, ricchezza. Possiamo credere oppure no al dono divino, ma Salomone fu effettivamente un re saggio che governò il suo popolo con passione ed amore, pronto ad anteporre le necessità del suo popolo a quelle personali ed ottenne da Dio, o dalla vita se preferite,tantissimo per sé stesso.Fare del bene, essere onesti, preoccuparsi per il prossimo è un po' come mettere un tesoro in banca e gli interessi che maturano sono tanto più alti, quanto maggiore è il valore che abbiamo investito.
    Quante volte ho brontolato un bimbo e ho passato notti insonni a pensare se avessi fatto bene o meno. Quante volte abbiamo accolto un bambino dandogli tutto il nostro amore ed un giorno, andatosene via, ci siamo interrogati se quel bene donato fosse andato a buon fine. A distanza di anni, quando i ragazzi tornano più maturi, meno adolescenti, si scopre che ciò che abbiamo regalato a piene mani ha fruttato valori e principi che hanno messo radice nel cuore dei nostri ex bimbi. Ed allora capiamo che i sacrifici, le notti insonni sono servite a qualcosa e la nostra anima si colma di gioia.
    Cerchiamo di amare gli altri, ne riceveremo immenso amore, molto più di coloro che bramano ricchezze e onori personali.

  15.  

    Addì 28 luglio 2014

    Un'altra parabola espose loro: «Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo.
    Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami».
    Un'altra parabola disse loro: «Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti».
    Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo

    Matteo 13,31-35

  16.  

    Il regno dei cieli si può paragonare al lievito

    Siate lievito

    Sabato abbiamo organizzato la nostra sesta Marcia non competitiva nei boschi di Orentano (PI). Hanno partecipato soltanto seicento persone a causa della pioggia battente fino a pochi minuti prima della corsa, ma è stato ugualmente un gran successo perché molte persone sono venute a contatto con noi, hanno chiesto informazioni sulla nostra Associazione e sull'affido, arriveranno volontari e qualcuno sarà disponibile all'accoglienza. Ecco, basta poco a volte per farsi lievito, parlare con gli altri, far loro vedere cosa facciamo e pian piano questo minuscolo semino diventerà un grande albero capace di di dare ristoro a tante persone e bambini.
    Siate lievito anche voi, donate amore e questo si propagherà al prossimo senza fine

  17.  

    Addì 29 luglio 20144

    In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello.
    Marta, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
    Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!
    Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà».
    Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà».
    Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell'ultimo giorno».
    Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?».
    Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo»

    Giovanni 11,19-27

  18.  

    Io sono la risurrezione e la vita

    Uccidere in nome di Dio

    Una donna e due bambini sono stati arsi vivi in Pakistan in seguito ai disordini causati da una foto pubblicata su internet ritenuta blasfema contro la religione islamica.
    Ognuno ha la sua fede e non è in discussione l'ebraismo, il cattolicesimo o l'islamismo, ma chiunque inneggi alla violenza, uccida persone in nome di Dio è certamente da condannare, siano essi islamici feriti da una foto che danno fuoco a donne e bambini, ebrei che fanno incursioni aeree contro un popolo inerme, cattolici che per vendetta bruciano moschee. Nel Vangelo si narra che Gesù guariva gli ammalati, resuscitava i morti, inneggiava al perdono e all'amore fraterno, a porgere l'altra guancia, non certo alla vendetta o alla morte dei nemici. Ma poi quanto potrà essere nemico un bambino di sette mesi e uno di cinque? Questa è violenza allo stato puro che nulla ha a che vedere con la religione e con Dio.
    Chi seguirebbe una religione se ti uccidono perché la pensi diversamente? Non sarà più facile far conoscere Dio attraverso le opere, la misericordia, la carità, il perdono?

  19.  

    Addì 30 luglio 2014

    In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
    Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra»

    Matteo 13,44-46

  20.  

    In cerca di perle preziose

    Aprire il cuore

    Passiamo la vita a cercare la felicità, valutiamo ogni situazione, speriamo in ogni persona incontrata, sorridiamo a tutti, e quando pensiamo di aver trovato il nostro tesoro, l'amore della nostra vita, la carriera più appagante, mettiamo tutto il resto alle spalle per incamminarci sul nuove sentiero pieni di speranza e di ardore. Ma i soldi di una vincita o di un'eredità finiscono, le separazioni sono all'ordine del giorno, le liti non si contano, i lavori sicuri non esistono più e persino i figli spesso si rivoltano contro i genitori. Se questi non sono tesori che durano, in cosa dovremmo sperare. Ho tristezza quando incontro qualcuno, pur rispettandolo, che non creda in niente, sia ateo o agnostico, e mi domando come possa essere una vita senza una speranza, senza credere a un'esistenza oltre la morte. Come si fa a confidare solo sulle cose terrene, materiali? Come è possibile vivere serenamente se ogni tesoro si sgretola tra le mani o finisce tutto con il termine della nostra vita? Dobbiamo cercare un tesoro nascosto, una perla rara, si deve cercare la Dio, non necessariamente nelle chiese, moschee o sinagoghe, ma dentro di noi e nel prossimo bisognoso del nostro aiuto. Chi trova la Fede non ha bisogno di cercare altro perché ogni cosa materiale che potrà avere sarà un di più. Forse chi non crede non potrà comprendere queste mie parole, però varrebbe la pena di mettersi in cammino, capire e sopratutto lasciarsi andare, aprire al cuore a chi parla di Dio con i fatti prima ancora che con le parole.

  21.  

    Addì 31 luglio 2014

    In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.
    Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.
    Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
    Avete capito tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì».
    Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
    Terminate queste parabole, Gesù partì di là

    Matteo 13,47-53

  22.  

    Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare

    La natura si ribella

    Questo mare che si agita e disperde pescatori e naviganti, nubi dal cielo che si aprono riversando sulle nostre città vere e proprie bombe d'acqua, fiumi che straripano inondando case. Un tempo che uccide, una follia degli elementi sempre peggiore, stagioni inesistenti in un continuo pazzo cambiamento. Come mai tutto questo? Ben vengano tutte le spiegazioni scientifiche, ma credo che alla base di tutto ci sia una grande responsabilità dell'uomo, una responsabilità da parte di ognuno di noi. Il nostro comportamento verso la natura, il non preoccuparsi del domani pur di avere un presente più ricco e più roseo, l'ostinarci a danneggiare la natura, il mondo in cui viviamo con disboscamenti, fumi nocivi, scarti velenosi delle lavorazioni, ciminiere senza filtri portano necessariamente ad una ribellione da parte della natura stessa, un po' come a volersi difendere dai nostri attacchi, a farci capire che non siamo noi a comandarla, non possiamo pianificare se lei non vuole.
    E' così che vedo Dio, bravo e buono, ma a forza di offenderlo, ribellarsi a Lui, contrariarlo sulle sue regole, picchiare, uccidere, maltrattare, violentare i più deboli ed il prossimo in generale lo porta, prima o poi, a difendere la parte buona dell'umanità contro chi si comporti male.
    Se in casa vostra ospitate delle persone e queste cominciano ad abusare della vostra accoglienza, trattano male le persone di casa, rubano dai vostri cassetti, sfruttano la vostra amicizia senza dare nulla in cambio, nemmeno un sorriso, anche se voi foste le persone più buone di questa terra prima o poi vi spazientireste e arrabbiandovi andreste contro coloro che avete ospitato, seppur a malincuore.
    Se questo vale per voi e per la vostra casa, tanto più varrà per Dio e la sua casa che è il mondo.

  23.  

    Addì 1 agosto 2014

    In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli?
    Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?
    E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?».
    E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua».
    E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità

    Matteo 13,54-58

  24.  

    Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua

    Genitori, profeti di vita

    Quante volte vi è capitato con i vostri figli di dire cose per voi scontate, non già per avere una scienza infusa, ma per l'esperienza acquisita negli anni. Un ragazzo non può immaginare ciò che un adulto vede nitidamente. I genitori sanno che se il figlio non studia, avrà difficoltà nella vita. Il ragazzo non se ne avvede. I genitori sanno che l'unione con un disgraziato porterà alla figlia tanti problemi. La ragazza non se ne avvede. I genitori sanno che i veri amici non sono quelli che ti sono vicini quando le cose vanno bene e che molti se ne andranno alle prima difficoltà. I ragazzi non se ne avvedono. Gli adulti vengono visti come dei visionari, degli stupidi che vivono nel passato e non vedono il presente, che non sanno quali siano le reali e giuste esigenze dei figli. Gli amici, ecco, gli amici, sono questi coloro che la sanno lunga. Povero popolo di ragazzi in cammino sono coloro che non ascoltano l'adulto, che non sentono le ragioni di chi vuole loro bene. Ragazzi, gli adulti non sono visionari, ma profeti della vostra vita futura. Troppi i ragazzi che non hanno dato ascolto e si sono ritrovati a rufolare nella spazzatura, a vivere sotto i ponti, a drogarsi, ad essere arrestati, a rimanere senza lavoro, picchiati e abbandonati dai compagni, indotti a prostituirsi. Il genitor-profeta vuole impedirvi che vi facciate del male, ascoltatelo per il vostro bene, per non ritrovarvi un domani a dover dire "ah, se avessi studiato; ah, se avessi scelto quel ragazzo pulito e non quel delinquente; ah, se avessi dialogato di più per capire meglio come funziona la vita"

  25.  

    Addì 2 agosto 2014

    In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù.
    Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui».
    Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello.
    Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla!».
    Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta.
    Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode
    che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato.
    Ed essa, istigata dalla madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
    Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data
    e mandò a decapitare Giovanni nel carcere.
    La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre.
    I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù

    Matteo 14,1-12

  26.  

    Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista

    Tagliare la testa ai bambini

    Sia studiando, sia leggendo diversi libri, ed anche nel Vangelo si vede come il taglio della testa fosse il modo preferito per togliere di mezzo i propri nemici. Anche oggi assistiamo a tante decapitazioni, si pensi come in alcuni paesi africani si faccia strage di cristiani arsi vivi nelle chiese, in Siria si uccidano i propri fratelli, a Gaza si mandino bombe ad uccidere bambini. Tutto per decapitare il nemico, convinti che il taglio della testa possa metterlo da parte per sempre. Stolti gli integralisti islamici, stolta la Siria, stolto Israele se pensano di risolvere così il problema. Attirano su di loro il disprezzo di quasi tutti e per di più danno voce, attraverso i morti che gridano vendetta, ai loro nemici anziché distruggerli come sarebbe nelle loro intenzioni. Non ha cercato Hitler di fare lo stesso mettendo nelle camere a gas tanti bambini? Tanti ebrei? Eppure gli ebrei sono oggi più forti che mai. Come possono Israele o la Siria,o gli integralisti islamici pensare seriamente che la storia non si ripeta? Come si può arrivare a comportarsi come i nazisti che oggi quai tutti disprezziamo condannandone l'operato? E' oltremodo stupido, oltre che inumano, tagliare la testa, mandare bombe sulle scuole, incendiare chiese, uccidere i propri connazionali perché chiedono pane e democrazia.
    Prego Dio, il Dio comune a cristiani, ebrei e musulmani perché si metta fine a queste carneficine di innocenti, a questo ritorno all'odio razziale, perché si inizi un dialogo vero, serio e costruttivo perché solo gli animali si ammazzano per un territorio, gli uomini dovrebbero imparare a convivere, pur avendo usi e pensieri diversi.
    Dico una stupidaggine, sapendo di dirla, ma è volutamente provocatoria: non sarebbe forse meglio tirare a sorte su ogni pezzetto di terra, un po' come si faceva prima nel calcio per decidere il vincitore quando le due squadre erano in parità? Qui non si tratta di vedere chi è il più forte perché prima bisognerebbe capire cosa si intenda per "forza". Forte è chi ha più armi e le usa contro i bambini o piuttosto chi piange per la perdita dei propri figli? Forte è chi usa l'aviazione per uccidere i propri connazionali, o piuttosto chi cerca di debellare la tirannia? Forte è chi incendia le chiese con donne e bambini al suo interno, oppure quei martiri che dimostrano quanto grande fosse la loro fede?
    Troviamo una soluzione, mettiamoci ad un tavolino e non alziamoci da quelle sedie finché non sia stato deciso come poter convivere. Tutto va bene, ma basta uccidere, specie i bambini. Basta fare i prepotenti come faceva Hitler.

  27.  

    Addì 3 agosto 2014

    In quel tempo, quando udì della morte di Giovanni Battista, Gesù partì su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città.
    Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
    Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare».
    Ma Gesù rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare».
    Gli risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci!».
    Ed egli disse: «Portatemeli qua».
    E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla.
    Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati.
    Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini

    Matteo 14,13-21

  28.  

    Spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla

    Distribuite il pane che avete in casa

    Solo in Italia ci sono circa un milione e mezzo di bambini con problemi familiari, quanti mai saranno in tutto il mondo? Quante stelle hanno bisogno di amore, di una famiglia, di una semplice vita con quelle cose date per scontate dai nostri figli, come la casa, i vestiti, il mangiare, l'istruzione, l'amore, la protezione?
    E come possiamo fare noi, miseri mortali a sfamare tanta gente? Come possiamo noi dare amore a tanti bambini se possediamo, solo soltanto, due braccia?
    Non domandatevi come potete fare, allargate le vostre braccia ed un bambino correrà da voi, verrà a rifugiarsi laddove troverà un porto sicuro ove attraccare. Ventotto anni fa ero un ragazzino adolescente. Che ne sapevo della vita, come potevo conoscere la miseria di tanti bambini? Non comprendevo la grandezza del problema, ma una persona mi disse "c'è tanto fare, rimboccati le maniche e comincia a fare qualcosa". Così feci, insieme a Roberta. Allargammo le braccia e non le abbiamo più richiuse. Come avremmo potuto visto che i bambini entravano ed uscivano da casa nostra, eravamo costretti a tenerle aperte, spalancate come le porte di casa. Forse due braccia non bastano per sfamare tanta gente, per dare amore a tutti i ragazzi che in questo mondo soffrono vittime di violenze, abusi, genocidi, ma qualche bambino lo abbiamo aiutato, gli abbiamo donato una possibilità. Ma noi altro non siamo che coloro che portano la cesta con i cinque pani e i due pesci. Diamo amore e quando questo sembra esaurirsi,mettiamo mano alla gerla e tiriamo fuori altro pane, altro pesce per sfamare un bambino ancora, e poi un altro, ed un altro. Incontriamo per la strade tante persone e vediamo che qualcuno già sta distribuendo quel poco che ha, un poco che si moltiplica, altri ci guardano incuriositi e fra questi taluni iniziano ad aprire le braccia, cominciano ad accogliere.
    Il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci si rinnova ogni giorno, basta solo prender quel poco che abbiamo e distribuirlo, il resto lasciamolo fare a Dio. I nostri cinque pani e due pesci hanno sfamato tanta gente, usate i vostri e soddisfatti vedrete tanti bambini cibarsi alla vostra mensa insieme a voi.

  29.  

    Addì 4 agosto 2014

    Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla.
    Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.
    La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario.
    Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare.
    I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: «E' un fantasma» e si misero a gridare dalla paura.
    Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura».
    Pietro gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque».
    Ed egli disse: «Vieni!». Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù.
    Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!».
    E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
    Appena saliti sulla barca, il vento cessò.
    Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!».
    Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret.
    E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati, e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.

    Matteo 14,22-36

  30.  

    Per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò

    Non si deve avere paura

    Quando vengono nella nostra casa di campagna dei bimbi che non sanno nuotare hanno il grande desiderio di tuffarsi in piscina, ma la paura spesso li porta a non entrare in acqua. Con molta pazienza li invitiamo più volte a entrare in piscina con il nostro supporto, promettendo di star loro vicino e che nulla di brutto potrà accadere, ma è difficile convincerli perché non ci conoscono e manca pertanto la fiducia in noi. Ma al momento in cui riusciamo a rassicurarli e imparano a fidarsi di noi potremmo anche invitarli a buttarsi nel fuoco che lo farebbero perché sanno che non abuseremmo della fiducia che ci hanno concesso e le cose che diciamo sono per il loro bene. Diventando grandi perdiamo sempre più questa capacità di fidarci sia perché abbiamo ricevuto tante batoste dagli altri, sia perché riteniamo di essere più bravi di tutti e di sapere come comportarci in ogni circostanza della vita. Che peccato. Quanto è bello riuscire a mantenere questo aspetto e poter avere fiducia, lasciarsi guidare da qualcuno che reputiamo abbia i numeri per poterci guidare, ma ci chiudiamo in noi stessi per paura, rinunciando a dare fiducia totale a chiunque. Chi crede fortemente in Dio ha fiducia in Lui e dovrebbe lasciarsi guidare nei sentieri della vita, ascoltare i suggerimenti che ci elargisce. Quando morì la mia mamma ero perso, mi era venuta a mancare la mia guida, colei che mi suggeriva sempre la cosa giusta da fare. Avevo fede, ma era ancora un frutto acerbo, maturato però nei mesi successivi, specie quando un sacerdote mi indicò la soluzione ai miei problemi, la strada da percorrere, quella di aiutare i bambini le cui famiglie avevano avuto qualche problema. Da quel giorno la mia fede ha cominciato a maturare e non ho mai smesso di avere fiducia nel Signore. In ventotto anni di associazione abbiamo avuto tanti momenti brutti, avversità, cattiverie, eppure ho sempre confidato in Gesù, ho sempre pensato che ogni cosa era giusta accentandola, che mi piacesse o meno, a partire dalla morte della mia mamma.
    Abbiate fiducia, ringraziate per la nascita di un figlio come per l’arrivo di un tumore; per aver incontrato la persona da amare, così come per averla persa; per aver trovato un buon lavoro, così come per essere stati licenziati. Un detto popolare dice “non tutti i mali vengono per nuocere” e così ogni avversità è un momento formativo per la nostra anima, una prova di fiducia e di amore nei confronti di Dio che saprà ricompensarci al momento opportuno. Quando Gesù prese con sé mia madre lo ringraziai, ed oggi dopo tanti anni la sofferenza resta, è innegabile, ma sono certo che il Signore ha operato per il bene, sia perché la mia mamma è andata a stare in un mondo migliore, sia perché la mia vita ha preso una piega diversa e certamente migliore accogliendo tanti bambini bisognosi di affetto ed amore.

  31.  

    Addì 5 agosto 2014

    In quel tempo vennero a Gesù da Gerusalemme alcuni farisei e alcuni scribi e gli dissero:
    «Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Poiché non si lavano le mani quando prendono cibo!».
    Poi riunita la folla disse: «Ascoltate e intendete!
    Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l'uomo!».
    Allora i discepoli gli si accostarono per dirgli: «Sai che i farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole?».
    Ed egli rispose: «Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata.
    Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!»

    Matteo 15,1-2.10-14

  32.  

    Quello che esce dalla bocca rende impuro l'uomo

    Cattivi esempi

    Troppe volte ci lasciamo andare ad atteggiamenti poco carini, sono il primo ad innervosirmi, alzare la voce, tirare fuori parolacce. Credo sia molto umano, ma parimenti molto sbagliato. Dobbiamo imparare a controllare i nostri scatti d'ira, a portare a zero improperi e battutine sarcastiche perché chi ci ascolta impara da noi a fare altrettanto. Se diciamo qualcosa di sbagliato, se usiamo toni cattivi non sbagliamo una sola volta, ma tante quante sono le persone che ci ascoltano e imparano da noi, specie se si tratta di bambini. Nel periodo estivo vengono da noi tanti bimbi, ognuno ha il suo vissuto, spesso storie dolorose alle spalle e ciascuno arriva con la sua valigina piena di atteggiamenti, parolacce, gesti che ha visto fare in casa, insegnamenti dei genitori duri da morire e da cambiare anche in un bambino piccolo, parole più grandi di lui delle quali spesso ignora persino il significato o la gravità.
    Gli adulti come noi hanno una responsabilità molto grande, quella di dare, in contrapposizione a quanto hanno ricevuto in famiglia, esempi positivi, parole pulite, toni calmi e pacati, serenità.
    Non solo gli adulti, ma anche i ragazzi più grandi hanno sulle loro spalle questa grande responsabilità e dovrebbero capire che tenere in ordine la propria camera significa dare il buon esempio ai bambini, così come il lavarsi, non dire parolacce, non parlare di cose scurrili. Purtroppo molti ragazzi sono irresponsabili e pensano, con grande egoismo, solo a sé stessi e non importa loro dei bimbi più piccoli. Quando un ragazzino si comporta male seguendo l'esempio di un adulto o di un ragazzo, rendiamoci conto che la colpa è un po' di tutti noi.
    A me piange il cuore quando mi rendo conto di aver dato il cattivo esempio e mi serve per riflettere e cercare di cambiare, spero sia così per tutti, spero che i ragazzi adolescenti possano arrivare a capire quanta importanza rivestono nell'educazione di un bambino e riflettere sui loro comportamenti negativi per cercare di cambiare iniziando dalle piccole cose

  33.  

    Addì 6 agosto 2014

    In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte.
    E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.
    Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
    Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia».
    Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo».
    All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore.
    Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete».
    Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.
    E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti»

    Matteo 17,1-9

  34.  

    Alzatevi e non temete

    Bastone e carota

    Quante volte abbiamo accolto qualcuno in casa nostra, siano essi volontari che bambini. Chi per brevi periodi in tempo di vacanze, altri per mesi o per anni. Per noi è facile perché siamo nel nostro ambiente, forti delle nostre sicurezze, consci delle regole da noi stessi istituite, con legami forti tra noi. A volte però penso a chi entra in casa nostra la prima volta, a chi deve trovare i suoi spazi nel giro di poco per poter respirare, per poter vivere. I volontari mi preoccupano meno perché persone spesso adulte, avvezze a trovare la giusta interazione con il prossimo, consapevoli di fermarsi con noi una o due settimane soltanto, in grado di sopportare le cose che non vanno e gioire di quelle più gradevoli ai loro occhi. Il mio pensiero va ai bambini che vengono portati da noi spesso senza nemmeno saperne il motivo reale, talvolta abbandonati, non voluti da altre coppie o dagli stessi genitori, spesso bambini senza un passato, senza un futuro. Mi ritrovo spesso a riflettere a loro, al primo momento, alla necessità di doversi adeguare, alla paura di un posto nuovo, persone diverse, regole differenti. Penso a come i loro occhi ci possano vedere e mi domando ogni istante se il nostro modo di fare con loro è adeguato e giusto. Ogni ragazzo andrebbe preso per il suo verso, e questo cerchiamo di farlo sempre, ma non è facile diversificarsi a seconda delle esigenze di ciascuno e siamo spesso costretti a livellarli, a cercare di avere con tutti una stessa metodologia educativa. All'inizio sono entusiasti ed abbagliati da mille cose belle: la piscina, i cavalli, il giardino curato, la frutta attaccata agli alberi, tante buone cose da mangiare, i giochi insieme, i nuovi amici. Ma appena trasgrediscono le regole, e trasgrediscono, arrivano le dolenti note perché si accorgono che se vogliono andare in piscina devo aver fatto il loro dovere ed essersi comportati bene, se vogliono giocare devono aver finito di fare la lezione per casa, se vogliono avere i piaceri devono pagare con i doveri. Ed ecco che qualcuno spesso si scoraggia, comincia a non capire, non sa se vuole restare o andarsene. Il nostro intervento è importante in questa seconda fase per spiegare che nella vita nulla è dovuto e tutto è conquista, che se vogliamo avere dobbiamo prima dare. Lezioni di vita importanti e fondamentali, ma la paura iniziale resta e dobbiamo imparare a dosare nel giusto modo il bastone e la carota. Troppi rimproveri li portano a vedere tutto nero, troppe carezze ad essere viziati.

  35.  

    Addì 7 agosto 2014

    In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?».
    Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti».
    Disse loro: «Voi chi dite che io sia?».
    Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
    E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.
    E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.
    A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
    Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
    Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno.
    Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai».
    Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!»

    Matteo 16,13-23

  36.  

    Doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto

    Morire per il bene dei propri figli

    Un giorno siete a giro per la strada e un rapinatore vi riduce in fin di vita, morente raggiungete l'ospedale e un'infermiera si prende cura di voi per tutto il tempo della vostra degenza; una volta uscito dall'ospedale l'amicizia con l'infermiera diventa amore e creazione di una famiglia serena. Se tornaste indietro passereste ancora da quella strada per farvi sparare dal rapinatore?
    Se vivere in un certo ambiente vi portasse ad avere un tumore incurabile e da lì la morte, rinuncereste alla vostra vita passata, se poteste, fatta di amici, moglie o marito e figli, quelle persone care che solo in quell'ambiente avreste trovato?
    Non so voi, ma se tornassi indietro nella mia vita, con tutte le sofferenze subite, gli sputi in faccia da parte di alcuni politici, le lotte con i servizi sociali, il batticuore davanti a decine di giudici in grado di cambiare le sorti di un bambino, sarei disposto ad affrontare di nuovo tutte le sofferenze subite perché solo tramite queste mi sono formato, ho avuto la possibilità di gioire, di veder crescere bene tanti bimbi il cui destino era già segnato. Le sofferenze sono un prezzo, a volte piccolo, a volte grande per fare qualcosa di buono nella vita. Attenzione, non necessariamente per essere felici noi, ma per un bene più grande, quello di vedere felici altre persone ed essere soddisfatti per quello che abbiamo fatto.
    Quanti babbi o mamme sarebbero disposti a languire in un letto di ospedale e poi arrivare alla morte senza più potersi alzare per la gioia dei loro figli.
    Eccomi, presente, disposto a soffrire per il bene dei miei ragazzi perché così ci ha insegnato Gesù con la sua vita, pronto a morire per insegnare l'amore, la pace, la solidarietà tra le persone.

  37.  

    Addì 8 agosto 2014

    Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
    Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
    Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?
    Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.
    In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno»

    Matteo 16,24-28

  38.  

    Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua

    Rinnegare sé stessi

    Cosa significa oggi "rinnegare sé stessi"?
    Vuol dire abbandonare tutto, indossare un saio e rinchiudersi in convento a pregare? Mettersi una maglietta e andare a vivere in una missione in Africa? Prelevare tutti i soldi dalla banca e distribuirli a chi non abbia di che vivere? Anche questo, certamente, ma è l'estrema ratio. Oggi "rinnegare sé stessi" significa saper rinunciare al proprio bene per il bene degli altri, mettere al primo posto il prossimo, fare piccoli e grandi sacrifici per dare un futuro migliore a coloro che sono stati segnati dalla vita più di altri.
    Rinnega sé stesso chi trascorre le sue vacanze a gestire una casa per immigrati, portare pasti ai poveri, curare popolazioni indigenti e tanto altro ancora.
    Rinnega sé stesso chi non compra vestiti firmati per risparmiare ed usare quel denaro per sostenere una causa, una famiglia, un bambino.
    Rinnega sé stesso chi accoglie in casa propria un bambino rinunciando ai propri spazi, a momenti di intimità, alla possibilità di fare una vacanza in più.
    Rinnega sé stesso chi ... ditemelo voi cosa significa "rinnegare sé stessi", ditemelo voi cosa avete fatto o cosa avete intenzione di fare per rinnegare voi stessi, per compiere qualche sacrificio a favore del prossimo

  39.  

    Addì 9 agosto 2014

    Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.
    Cinque di esse erano stolte e cinque sagge;
    le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio;
    le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi.
    Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.
    A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!
    Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.
    E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono.
    Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.
    Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.
    Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici!
    Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.
    Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora

    Matteo 25,1-13

  40.  

    Cinque di esse erano stolte e cinque sagge

    Sei cicala o formica?

    La storia, anche quella personale di ciascuno di noi, è piena di formiche e di cicale. Ci sono molti ragazzi che pensano alla vita come un eterno gioco nel quale tutto è relegato a mangiare, bere, dormire, vestirsi bene, cellulari, ragazze e ragazzi, uscite serali, ubriacature, grandi risate su argomenti scemi. Per fortuna ce ne sono tanti altri invece dediti allo studio, consapevoli che è l’arma vincente per emergere, trovare un lavoro, farsi una cultura, metter su famiglia. I primi, davanti ai problemi della vita ci ridono su, ti ascoltano, ma poi alle spalle ti prendono in giro certi di saperla più lunga di te. Gli altri invece carpiscono ogni insegnamento e ne fanno tesoro. Le cicale che cantano tutta l’estate, ma quando arriva l’inverno muoiono di fame, e le formiche che faticano in estate per avere le riserve per superare l’inverno. Voi chi volete essere? Cicale o formiche? Quale ragazzo vi risponderebbe “formica”, ma quanti però hanno poi il coraggio di affrontare la vita facendo anche qualche rinuncia e addossandosi parecchie fatiche sulle spalle? Quanti hanno il coraggio di andare avanti quando vedono il muro delle difficoltà davanti a sé? Quanti hanno il coraggio di continuare a studiare anche quando non arrivano i risultati? Quanti hanno la forza di mettersi davanti ad uno specchio e riconoscere i loro difetti, fra questi quello di non essere perseveranti, fino alla riuscita, del percorso che hanno intrapreso? Da tutto questo ne derivano l’abbandono scolastico, i fallimenti matrimoniali, la difficoltà a tenersi un posto di lavoro. Non si possono fare solo le cose che ci piacciono o quelle che ci riescono, dobbiamo mettere la stessa forza, la stessa costanza in entrambe, ma se nelle prime riusciamo da soli, dobbiamo avere l’umiltà di chiedere aiuto per quelle che cose per noi più ostiche, e quando questo supporto ci viene porto su un piatto d’argento è stupido rifiutarlo, perché sarebbe come per una cicala rifiutare il cibo che le viene messo dinanzi alla tana per non fare la fatica di doverlo prendere e portar dentro sistemandolo sugli scaffali della dispensa. Così come una cicala in inverno piangerà per non avere il cibo e rimpiangerà il tempo estivo in cui avrebbe potuto procurarselo, così un uomo o una donna senza cultura, senza lavoro, senza un foglio di carta con la scritta “diploma” o “laurea” piangeranno nella vita da adulto perché molte porte resteranno chiuse davanti a loro. Oggi i laureati vanno in cerca di un posto per fare volantinaggio, come può sperare chi ha la terza media di trovare un posto che gli garantisca uno stipendio fisso con il quale vivere?
    Ci sono altre scelte, altre possibilità di vita, ma questa è un’altra storia, è la storia di chi sente una missione, abbandona tutto per seguire una vocazione, ma la cultura non ha mai fatto male a nessuno e la differenza tra un volontario che ha studiato e uno che non ha allenato il suo cervello la si vede nelle possibilità che avrà di aiutare. Pensate se una ragazza smettesse di studiare, ma poi avesse il desiderio di insegnare ai bambini, come potrebbe essere credibile allorquando il bimbo dovesse dirle “non ho voglia”? Con quale coraggio e soprattutto con quale possibilità di riuscita potrebbe convincere il ragazzo a proseguire gli studi, a finire un esercizio che non gli riesce? L’insegnamento migliore è l’esempio, tutto il resto sono solo parole, parole vuote e false.

  41.  

    Addì 10 agosto 2014

    Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla.
    Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.
    La barca intanto distava gia qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario.
    Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare.
    I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: «E' un fantasma» e si misero a gridare dalla paura.
    Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura».
    Pietro gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque».
    Ed egli disse: «Vieni!». Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù.
    Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!».
    E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
    Appena saliti sulla barca, il vento cessò.
    Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!»

    Matteo 14,22-33

  42.  

    Chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà

    La ribellione dei figli è spesso colpa dei genitori

    Spesso ci sono dei volontari che dicono "io ho poco tempo e quel poco lo dono". E' encomiabile, meglio dare poco che nulla, ma se un contadino ha un campo di dieci ettari da coltrare, fresare e seminare, ma preso da mille altre cose lavora solo mille metri produrrà per quel poco che ha seminato. Così è nella vita, chi semina poco, poco raccoglie. Non è tanto una questione di volontariato, che in quanto tale è "volontario" e quindi uno fa quel poco o tanto che desidera, ma è ciò che fa nella vita. Se un ragazzo non semina studiando, quando sarà adulto non potrà raccogliere ciò che non ha seminato, non avrà cultura per sostenere un dialogo con tutti, non potrà trattare tutti gli argomenti con cognizione di causa, non potrà avere qualunque marito o qualsiasi moglie perché non tutti sono disponibili a stare con un ignorante e, anche quando fosse, spesso le famiglie criticano e si creano dissapori con i genitori ed i parenti. I genitori che non danno regole ai propri figli, pronti a dire sempre si, accontentarli in tutto, evitare loro qualsiasi seppur minimo sacrificio hanno la vita più facile rispetto a chi cerchi di incentivarli alla disciplina, alle regole, allo studio, ma dopo, quando i figli crescono, chi non ha regole, chi è stato viziato pretenderà sempre più, avrà scontri sempre più forti con la famiglia, si troverà male per le strade del mondo con grosse difficoltà a trovare chi sia disposto a sopportare i suoi difetti, contrariamente a coloro che saranno invece benvoluti per i principi ricevuti da piccoli.

  43.  

    Addì 11 agosto 2014

    Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
    Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?».
    Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?».
    Rispose: «Dagli estranei». E Gesù: «Quindi i figli sono esenti.
    Ma perché non si scandalizzino, va al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te»

    Matteo 17,22-27

  44.  

    Lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà

    Ostacoli che si superano

    Momenti difficili li attraversiamo tutti, alzi la mano chi non ha mai dovuto sopportare un sopruso, accettare un'imposizione dolorosa, subire una perdita importante? La vita ci insegna presto che non ci solo petali di rose sul nostro cammino, ma anche spine e per cogliere una bellissima rosa dovremo necessariamente stare attenti a non ferirsi, ma prima o poi accade che ci graffiamo ed i segni resteranno sulla nostra pelle ben oltre il tempo in cui potremo godere della fragranza del fiore, ma siamo sempre tutti lì pronti a coglierlo, ad assaporarne il profumo soave che inebria tutti i nostri sensi.
    Purtroppo se l'adulto ha esperienza e sa che non ci sono gioie senza sacrifici e questi sono di gran lunga superiori alle prime, i ragazzi corrono incontro alla vita spensierati, senza pensare al domani, ma guardando solo ciò che oggi può piacere loro e lo fanno, o quello che invece non li aggrada e non lo fanno, sena minimamente pensare alle conseguenze che un loro gesto, una loro decisione potrà portare nei rapporti in famiglia, con gli amici e sopratutto per il loro futuro. Davanti ad un ostacolo dicono "non riesco" e con quello chiudono la partita, rifiutano il dialogo, falsamente tengono per sé la decisione per non doversi sentir rimproverare o consigliare diversamente.
    Ognuno di noi è chiamato a fare cose che non vuole, ma c'è anche il lato positivo della medaglia, ovvero che prima o poi quel sacrificio darà il suo frutto ed esso sarà talmente intenso da farci dimenticare ogni sacrificio.
    A me non piaceva studiare, andare a scuola era una grande fatica, non legavo con i miei compagni di classe ma avevo preso un impegno con i miei genitori, fatto loro una promessa, quella di diplomarmi, lo dovevo fare, non potevo deluderli perché per loro era una cosa talmente importante che non potevo non contraccambiare l'amore e la dedizione dando loro qualcosa che mi chiedevano con tanto ardore. A me non interessava, avrei preferito andare al mare, dedicarmi alle gare di sub o altro, ma per amore si fanno anche scelte che non ci piacciono, sempre che l'amore sia nei fatti e non nelle parole e nelle moine. Oggi ringrazio i miei della loro insistenza, di avermi supportato quando avrei voluto fare qualsiasi cosa piuttosto che andare a scuola sia perché ho lottato con tutte le mie forze ed ho vinto, sia perché il liceo mi ha aperto le porte dell'università e la cultura che mi sono fatto mi ha permesso di poter creare qualcosa, l'Associazione, che mi da gioia ogni giorno.
    Ragazzi pensateci prima di dire "smetto di studiare" perché è il vostro dovere, è una promessa che avete fatto e dovete rispettare, è un punto di orgoglio per dimostrare a voi stessi che nella vita potete superare un ostacolo che vi si frappone dinanzi.

  45.  

    Addì 12 agosto 2014

    In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?».
    Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
    Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.
    E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
    Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.
    Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta?
    Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
    Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli

    Matteo 18,1-5.10.12-14

  46.  

    E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me

    Mettiti in coda

    Parlo con i politici e mi dicono "mettiti in coda, ci sono problemi più urgenti e più importanti da risolvere"
    Parlo con le aziende e mi dicono "non possiamo aiutarti, già aiutiamo mille altre situazioni"
    Parlo con le persone e mi dicono "non posso venire a darti una mano perché devo fare mille altre cose"
    Parlo con le famiglie e mi dicono "non posso prendere un bambino in casa perché ho già troppi impegni"
    Mi domando però, cosa possa esserci di più importante di salvare un bambino?
    Quali progetti meritano di essere sostenuti se non quelli tesi a togliere un bambino dalla miseria?
    Quali impegni sono così grandi da non potervi rinunciare per poter avere il tempo di accudire un bambino e toglierlo da situazioni di maltrattamento?
    Tutte le cause sono nobili e giuste, ma tutte fanno capo ad un bimbo.
    Chi vuole salvare la natura e gli animali dovrebbe essere il primo ad accogliere un bambino per insegnargli il rispetto degli altri esseri umani.
    Chi vuole debellare le malattie dovrebbe prendere un bambino in casa per poterlo far studiare e diventare magari un bravo medico.
    Chi vuole aiutare le popolazioni del terzo mondo potrebbe iniziare accogliendo un ragazzo che qui in Italia è arrivato con i barconi ed è solo a vagare per il mondo, magari potrà diventare un bravo volontario nel suo paese di origine.
    Chi vuole combattere la violenza, aiutare le donne, aumentare la cultura dovrebbe accogliere un bimbo nel proprio seno perché è da un bimbo che tutto ha inizio, perché è a lui che si deve insegnare il rispetto, l'amore, l'altruismo, l'amore per la cultura.
    Un bimbo ti da forza perché crescendo supporterà i tuoi ideali, darà forza con la sua presenza alla tua opera in qualsiasi campo, sarà l'esempio vivente che seminare, irrigare, correggere la crescita di una piantina darà come frutto la nascita di un albero forte e robusto all'ombra del quale si possa riposare, dialogare, ripararsi dal sole e dalle intemperie, raccogliere frutti per sfamare tanta gente, produrre semi per far crescere boschi interi di bravi uomini e donne capaci di portare il bene nel mondo.
    Accogliete un bambino, sarà l'atto più bello che mai potrete fare nella vostra vita.

  47.  

    Addì 13 agosto 2014

    Se il tuo fratello commette una colpa, va e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni.
    Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano.
    In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo.
    In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà.
    Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro»

    Matteo 18,15-20

  48.  

    Va e ammoniscilo fra te e lui solo

    Tutti alla gogna nella pubblica piazza

    Nell'antichità, quando qualcuno faceva qualcosa di male, lo si metteva alla gogna, lo si esponeva nella pubblica piazza, se addirittura non veniva frustato, linciato, impiccato davanti a tutti.
    Rabbrividiamo dinanzi a comportamenti del genere, pensiamo che facciano parte del passato, ma non è così. Oggi sono cambiati gli strumenti, ma l'esposizione al pubblico ludibrio è presente più che mai. La stessa legge dichiara che un uomo non sia colpevole fino al terzo grado di giudizio, ed invece appena una persona viene indicata come un malfattore, un'omicida, uno stupratore, un pedofilo subito è condannata dalla gente, senza conoscere prove e fatti, come se ciascuno fosse giudice ed arbitro della vita di coloro che sono stati messi sul giornale o apparsi in tv e indicati come possibili colpevoli di un qualche delitto.
    Tutto questo purtroppo non accade solo nella vita pubblica, ma anche e sopratutto nella sfera privata di tutti noi. Quando pensiamo che un amico, la moglie o il marito abbiano fatto un torto a noi o ad altri passiamo in un istante dalla "presunta colpevolezza" alla "certezza matematica che sia stato lui a fare a quella cosa". Ma anche davanti all'evidenza di un fatto si passa immediatamente dalla constatazione al giudizio duro e inappellabile. Quante parole dette e fraintese hanno portato a separazioni e allontanamenti di coppie, amici, figli, genitori.
    In molti non credono in Dio, e li rispetto, ma il Vangelo è un vademecum della vita e se lo si consultasse attentamente ci darebbe indicazioni per vivere una vita in pace e serenità.
    Uno degli insegnamenti di Gesù riguarda proprio questo argomento: "Se il tuo fratello commette una colpa, va e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano".
    Sarebbe opportuno, prima di condannare e giudicare chiunque, parlare, confrontarsi, capire le ragioni. Se non si riesce, se gli animi sono esacerbati, se la stanchezza prende il sopravvento dando sfogo all'ira, allora chiamiamo in aiuto qualcuno che ci aiuti a ragionare, a capire, a dialogare. Questi passi sono necessari, sono alla base di un vivere civile. Quando puntate il dito su qualcuno, pensate se qualcuno vi accusasse ingiustamente quanto male ci stareste se tutti vi giudicassero ancor prima di avervi fatto parlare, dando credito solo ad una campana, solo ai vostri accusatori.

  49.  

    Addì 14 agosto 2014

    Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?».
    E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
    A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.
    Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti.
    Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito.
    Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa.
    Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.
    Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi!
    Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito.
    Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
    Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto.
    Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato.
    Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?
    E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto.
    Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».
    Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano

    Matteo 18,21-35.19,1

  50.  

    Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette

    Ve la sentite di perdonare?

    Quante volte chiediamo scusa per ciò che abbiamo sbagliato?
    Tra le volte che pensiamo di essere dalla parte della ragione, tra quelle dove l'orgoglio prende il sopravvento e quelle in cui chiedere perdono sembra essere un atto di debolezza davanti al quale pensiamo gli altri possano approfittarsi, sono pochine le occasioni in cui chiediamo sinceramente di essere scusati.
    Ma se non siamo i primi a riconoscere i nostri errori e a chinare il capo, come possiamo pensare di poter ricevere il perdono dal nostro prossimo? Quando vi fanno un torto, non una piccola scaramuccia, ma un torto che appaia ai vostri occhi come qualcosa di grave, la vostra prima reazione è il perdono? E se da parte dell'altro ci fosse l'arroganza di mantenere il punto, magari anche davanti all'evidenza, sareste in grado di perdonare?
    Per qualcuno questo è possibile, ma ci vuole allenamento e perseveranza, ma per la maggior parte di noi tutto deve partire dalla ricerca di dialogo, dall'incontro con l'altro.
    Quello che insegno ai miei ragazzi è ciò che mia madre mi ha trasmesso: davanti ad una lite, ad un torto subito c'è quasi sempre anche una parte di colpa nostra e dobbiamo ricercarla. Non è importante quanto si sia sbagliato, lui novanta ed io dieci, impariamo a chiedere perdono per le nostre colpe, l'altro magari seguirà il nostro esempio. All'inizio, quando ero adolescente, mi era incomprensibile questo insegnamento e se lo mettevo in pratica, specie con mio padre, era solo per le insistenti richieste della mia mamma e per la ricerca di un po' di pace in famiglia, ma mio padre, anche se ai miei occhi era in torto marcio, pur perdonandomi per la mia parte di colpa non ammetteva le sue colpe e questo non mi facilitava. All'inizio dell'Associazione ho trovato tante persone che hanno remato contro di noi e la rabbia regnava sovrana in me, ogni torto, anche il più piccolo era un'onta imperdonabile. La mia ira era legata alla giovane età, alla morte della mia mamma e sopratutto al pensiero che ciò che facevamo era il bene dei bimbi e non ammettevo che qualcuno, assistenti sociali e istituzioni in testa, potesse essere contrario alla nostra opera.
    Il tempo, la riflessione, il ripensare con maggior calma e maturità a ciò che mia madre mi diceva mi portarono a capire. Mi sono allenato tanto nella mia vita e oggi posso dire di non provare rancore per nessuno, di essere in grado di perdonare qualsiasi torto e spesso, purtroppo non sempre, sono in grado di chiedere scusa per la mia parte di colpa. Pur non mantenendo rancore con nessuno però non cerco il dialogo e non sento la necessità di chiedere scusa a quelle persone che se ne sono andate rifiutando loro stesse un dialogo, privando entrambi della possibilità di chiarirsi. Riconosco essere un difetto e ci sto lavorando, ma la vita che faccio mi porta a contatto con tantissime persone e non è facile trovare il tempo e le forze per ragionare con tutte, per ascoltare critiche e talvolta bugie, per far capire il nostro punto di vista, ed allora interviene la sopravvivenza e limito il dialogo alle persone cui tengo oppure a quelle con le quali devo in qualche modo convivere o confrontarmi ogni giorno.
    Una cosa è certa però, nell'attimo esatto in cui mi viene fatto un torto, il perdono è già dentro di me e questo è un valore che ho sempre avuto, anche quando tesi la mano in segno di pace al medico che per due anni non aveva saputo riconoscere in mia madre i segni del tumore focalizzando le sue analisi solo su una parte specifica del corpo senza pensare mai di fare un check up completo, e due anni senza cure vogliono dire far arrivare il cancro ad un livello difficile da debellare. Vista la posizione della malattia (intestino), visto che si parla di trent'anni fa, vista la giovane età della mia mamma (quarantasette anni) non credo si sarebbe salvata nemmeno se il tumore fosse stato scoperto due anni prima, ma forse qualche anno o qualche mese in più di vita l'avrebbe avuto.
    Nessun rancore per questo medico, neanche se quella mano non l'ha mai voluta stringere non riconoscendo il suo errore.
    Non so se riuscirei a perdonare chi violentasse uno dei miei ragazzi, o uccidesse qualcuno a me caro, ma il mio allenamento è continuo, il mio perdono verso chi mi offende è costante e spero che se un giorno dovessi essere messo dinanzi alla scelta se perdonare un assassino o uno stupratore possa essere ben allenato e riuscire a perdonarlo con il cuore.