Non sei collegato (collegati)

Vanilla 1.1.2 is a product of Lussumo. More Information: Documentation, Community Support.

  1.  

    Addì 8 giugno 2015

    In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.
    Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
    «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
    Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
    Beati i miti, perché erediteranno la terra.
    Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
    Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
    Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
    Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
    Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
    Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
    Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi»

    Matteo 5,1-12

  2.  

    Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli

    Una carezza per lenire le nostre sofferenze

    Ci vuole tanta forza ad accettare il dolore, la povertà, la solitudine, l'abbandono, le persecuzioni, ma ci vuole fede per esserne felici.
    Non sono santo e non invoco il male, ma questo puntualmente irrompe nella vita di tutti noi prima o poi. Chi non ha avuto un lutto importante nella vita, chi non è stato lasciato da una persona sulla quale si faceva affidamento, chi non ha avuto o non avrà una malattia seria contro cui combattere? La vera fede è accettare queste situazioni con la speranza di una carezza capace di lenire la sofferenza del momento che, in molti casi, ci accompagnerà per il resto dei nostri giorni.

  3.  

    Addì 9 giugno 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: " Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
    Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.
    Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli"

    Matteo 5,13-16

  4.  

    Voi siete il sale della terra

    Educhiamo e sopratutto amiamo i nostri figli

    Avete mai provato a mangiare completamente senza sale? Anche la pietanza più buona è quasi immangiabile. Dio, o la natura se preferite, ha fatto il mondo, ha fatto il novantanove per cento del lavoro, ma poi non ha volutamente finito la sua opera ed ha messo noi, miseri mortali, a terminare il suo capolavoro. Ora ditemi chi di voi nel plasmare una scultura, dipingere un quadro, costruire un mobile, assemblare un palamito lascerebbe al proprio figlio di sei anni il compito di dare l'ultimo colpo di scalpello, la pennellata finale, apporre le ante al mobile o annescare il palamito? Io no davvero. Se faccio una cosa desidero finirla, vedere come è venuta, godermi il frutto del mio impegno senza che nessuno, nemmeno mio figlio, possa in qualche modo rovinarla. Ecco, il Signore invece ha fatto così, ha lasciato che fossimo noi il sale della terra, la lampada in grado di illuminare le opere di Dio, quelle opere che senza sale e senza luce sarebbero inutili. Il Signore sa benissimo che potremmo rovinare ogni cosa, non è forse vero che abbiamo deturpato la natura distruggendo boschi e foreste e inquinando il mare ed ogni corso d'acqua? Non è forse vero che il surriscaldamento della terra è opera nostro e dei gas che rilasciamo nell'atmosfera? Persino lo spazio è invaso da migliaia di pezzi di metallo che vorticosamente girano sopra le nostre teste. Eppure ci ha dato fiducia, ci ha donato il suo mondo e osserva pazientemente i nostri cattivi comportamenti.
    Quando si ha un figlio costruiamo per lui un mondo, sin dal primo giorno di vita, ed anche prima, prepariamo tutto alla perfezione, non vogliamo che nessuno metta bocca sull'educazione data, lo riempiamo di doni, lo mandiamo nelle scuole migliori per dargli un avvenire degno di un re perché nostro figlio è per noi la massima espressione di amore. Ma un giorno senti bussare alla porta e sono i carabinieri che lo stanno cercando, oppure vai a scuola e ti senti dire che non studia, si comporta male o, peggio, scopri che da settimane non lo vedono, o magari manifesta desiderio di suicidio e rifiuta tutto ciò che su un piatto d'argento gli hai regalato a piene mani, finendo magari persino in psichiatria.
    Ti crolla il mondo addosso, cominci a domandarti dove hai sbagliato, metti in discussione tutto il tuo modo di pensare e di essere e vacilli senza sapere come comportarti, tuo figlio ti appare diverso, un'altra persona tutta da scoprire, i cui comportamenti hai sempre disprezzato e criticato negli altri: bugiardo, falso, giudicante, senza valori puliti, senza un progetto per il futuro, desideroso solo di divertirsi e stare bene incurante del prossimo. Che fare? Abbandonarlo? Non se ne parla, è ovvio. Ed allora? Allora pensi a Dio, pensi alla sua sofferenza di padre nel vedere l'umanità, nel vedere te comportarsi male, e lui cosa fa? Potrebbe abbandonarci, rifiutarci, mandarci cataclismi a distruggerci, malattie per espiare le nostre colpe o per vendetta. No, lui soffre, piange come accade a noi nel vedere un figlio correre verso un baratro, ma ci è accanto anche se lo rifiutiamo, anche se parliamo male di lui bestemmiando con le parole e con i fatti. Ci è vicino, e questo suo grande e sconfinato amore ha salvato molti uomini. Quanti di noi, io per primo, si erano incamminati su brutte strade e magari sarebbe stato anche giusto ricevere una punizione divina, invece Dio ci ha ricoperti del suo grande amore e pian piano ci siamo convinti a cambiare strada. Ecco cosa deve fare un genitore, lasciare che il figlio sia libero di decidere della propria vita, anche se diversa, anche se opposta a quella pensata per lui e stargli vicino anche, e sopratutto, quando dovesse cadere, inciampare, prendere sentieri tortuosi che conducono solo verso una vita di stenti e problemi. Una mia amica mi ha detto "se tu vedi un bambino in pieno deserto che muore di sete, ti fermi e lo brontoli perché ha i vestiti sdruciti, o piuttosto passi oltre il suo modo di essere e lo disseti?".
    Questo è il nostro compito e non possiamo fallire nell'ultima pennellata. Forse il quadro non sarà come lo avremmo voluto, ma è pur sempre un bellissimo quadro dipinto a quattro mani, e per questo acquista un grandissimo valore. Non sarà esposto al Louvre, così come forse nostro figlio non sarà mai il Presidente della Repubblica, ma è pur sempre il nostro, E SUO, quadro. Il mio papà aveva in casa dipinti di gran valore, ma i quadri più belli, quelli che voleva vicino a sé nello studio dove passava i tre quarti della sua giornata, erano i disegni pitturati ad acquerello da suo figlio all'asilo. Siate vicini ai vostri figli, date loro consigli sulle cose che sbagliano, ma siate sempre loro accanto con amore accettando le loro scelte. Non è facile, lo capisco, ma se così non fate è come aver cucinato tutto il giorno per una cena di gala e non aver messo il sale in nessuna pietanza.

  5.  

    Addì 10 giugno 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.
    In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto.
    Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli»

    Matteo 5,17-19

  6.  

    Non son venuto per abolire, ma per dare compimento

    Troppi divieti ai nostri figli

    Per difendere i nostri figli siamo portati troppo spesso a proibire piuttosto che a permettere. Le motivazioni sono da ricercarsi nel carattere iperprotettivo, nella sfiducia verso il mondo, nel pensare che nostro figlio non sia in grado di difendersi dai pericoli della vita, nel credere che non abbia la capacità di limitarsi. Spesso è così, ma è anche vero che se non diamo loro la possibilità di sbagliare, non potranno mai capire quali siano i loro limiti. E' anche vero che se li imbrigliamo con troppi divieti rischiamo che possano ribellarsi e creare un continuo braccio di ferro che non aiuta nel rapporto. Per non parlare del fatto che molti di loro, pur di ottenere quanto vogliono, agiscono di nascosto sviluppando una maschera di falsità in grado portarli persino in psichiatria. Il mondo è in continuo divenire a siamo chiamati non ad abolire, ma a dare compimento a ciò che Dio ha iniziato infondendo l'alito di vita nei nostri figli, nei ragazzi che in un modo o in un altro ci affida. Quanti errori facciamo noi adulti, eppure il Signore continua a darci fiducia e se sbagliamo è pronto a rialzarci e a indicarci la giusta strada. Come un buon padre soffre nel vederci errare, ma ci lascia liberi di sbattere la testa nel muro contro il quale spesso decidiamo di andare, e anche noi dobbiamo seguire questo esempio e lasciare più liberi i ragazzi di camminare. Questo non significa non dare loro consigli, suggerimenti e rimproveri quando fanno qualcosa di male, affinché scolpiscano nel cervello cosa sia giusto fare secondo noi mettendolo a confronto con la propria esperienza quotidiana. Ai ragazzi piace esplorare il mondo e non possiamo mettere cancelli alla foresta solo perché al suo interno ci sono bestie feroci pronti a divorarli. Diamo piuttosto loro le armi per proteggersi, indumenti adatti per resistere alle temperature basse o torride, gli insegnamenti per sapersi destreggiare nelle varie situazioni, i principi e valori da tenere in tasca cui attingere nei momenti di difficoltà.

  7.  

    Addì 11 giugno 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Andate, predicate che il regno dei cieli è vicino.
    Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».
    Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento.
    In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza.
    Entrando nella casa, rivolgetele il saluto.
    Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi»

    Matteo 10,7-13

  8.  

    Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date

    Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date

    Avete la salute? Avete una famiglia da amare? Avete la possibilità di studiare? Trovate ogni giorno sulla tavola del buon cibo? Avete la possibilità di andare in vacanza? Potete correre, camminare, nuotare?
    Davvero pensate di aver conquistato da soli tutte queste cose? Davvero pensate che molte di esse vi siano dovute oppure siano scontate?
    Dopo aver visto centinaia di bambini arrivare da noi dopo essere stati sfruttati, picchiati, denutriti dai propri genitori penso che ogni figlio debba ringraziare per avere un papà ed una mamma che gli vogliono bene.
    Dopo aver visto decine e decine di ragazzi sulla sedia a rotelle senza un braccio, senza una gamba, impossibilitati a camminare, incapaci di parlare credo che ognuno di noi debba ringraziare per avere due gambe funzionanti, due braccia capaci di muoversi, un cervello da usare, la gioia di poter parlare e dialogare.
    Dopo aver visto un numero infinito di famiglie in continua lite, separazioni con scontri e ripercussioni a non finire, uomini e donne che rientrando a casa non trovano nessuno ad accoglierli ritengo che ognuno di noi debba ringraziare per il dono di una famiglia.
    Dopo aver visto tante persone con la testa immersa nei bidoni della spazzatura alla ricerca di un po' di cibo, o sotto i ponti per trovare riparo dalla pioggia e dal freddo sarebbe cosa giusta che ognuno di noi ringrazi per avere sempre il cibo in tavola, un tetto sopra la testa, un letto confortevole, una casa riscaldata quando fuori fa freddo.
    Ringraziare. Per molti è un verbo sconosciuto, per molti tutto è dovuto, oppure conquistato grazie alla propria personalità, grazie allo studio fatto, grazie alle proprie capacità di relazionarsi, ma non pensate mai che avreste potuto nascere in qualche terra martoriata e arida ed esserci voi oggi sui quei barconi carichi di disperati alla ricerca di un posto al sole?
    Io ringrazio Dio, voi potete ringraziare la Natura o il destino, ma non illudetevi di aver avuto il merito di essere dove siete, perché non è così.
    Gratuitamente avete ricevuto ed il miglior ringraziamento che potete fare è quello di donare a vostra volta gratuitamente a chi abbia avuto meno di voi.
    Privatevi di un piatto di minestra per donare ai poveri un po' di ciò che avete in abbondanza.
    Privatevi di qualche ora o qualche giorno del vostro prezioso tempo per donarlo a qualcuno che ha bisogno delle vostre braccia, delle vostre gambe, della vostra compagnia condita da un sorriso.
    Se il Signore, la Natura o il destino vi hanno donato così tanto a piene mani sicuramente è per un motivo, non sprecate la vostra occasione nella vita per condividere con gli altri le vostre fortune.
    Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

  9.  

    Addì 12 giugno 2015

    Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via.
    Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui.
    Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.
    Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.
    Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso.
    E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto

    Giovanni 19,31-37

  10.  

    Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto

    Il fuoco del rimorso

    Vi siete mai accorti di aver fatto un grosso torto ad una persona? Magari accecati dalla gelosia o dalla rabbia avete trafitto il cuore di qualcuno che non vi aveva fatto nulla di male? Quanti ragazzi, lasciati o traditi dalla fidanzata, si rivalgono sulla ragazza successiva, costretta a pagare colpe non sue? Quanti alunni hanno preso brutti voti da professori frustrati dal cattivo rapporto in classe? Quanti uomini o donne sposati sono succubi in casa della moglie o del marito, ma diventano despoti sul posto di lavoro? Ogni giorno vediamo esempi di chi se la prende con l'indifeso per colpe che non ha. Lo vediamo, critichiamo, magari difendiamo la povera vittima di turno, ma ci siamo mai guardati allo specchio? E' così difficile riconoscere anche le nostre colpe prima di vedere quelle dell'altro?
    Possiamo anche essere cattivi, vendicativi, arrabbiati oltre misura, ma saremo comunque costretti, prima o poi, a guardare verso colui che abbiamo trafitto, a vedere le nostre colpe e dentro di noi si farà largo, forte e chiaro, il dispiacere, la consapevolezza di aver perpetrato un'ingiustizia. Forse non avremo il coraggio di chiedere scusa, ma certamente dentro noi il fuoco del rimorso sarà forte. Sbagliare è possibile, ma se c'è una cosa peggiore dell'errore è il non saper chiedere scusa per le proprie colpe

  11.  

    Addì 13 giugno 2015

    I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua.
    Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza;
    ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.
    Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti;
    non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
    Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava.
    E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
    Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo».
    Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».
    Ma essi non compresero le sue parole.
    Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore

    Luca 2,41-51

  12.  

    Partì dunque con loro

    Quanto stiamo male per i figli

    I figli a volte ci fanno stare male, non ascoltano, si mettono in brutte situazioni, non studiano, frequentano ragazzi che a noi non piacciono, rispondono male, ma alla fine siamo sempre disposti a passarci sopra, sempre pronti a perdonare, attenti alle loro esigenze perché sappiamo che sono in crescita, sono alla ricerca della loro identità di futuri uomini e donne ed anche se sbuffano o se mi mandano qualche accidente siamo certi del loro amore per noi.
    Tanti ragazzi che abbiamo avuto in affido hanno preso la loro strada e qualcuno lo ha fatto sbattendo la porta senza nemmeno girarsi indietro, senza che importasse loro nulla dei nostri sentimenti, della nostra preoccupazione. Eppure capita il momento nella vita in cui hanno bisogno di noi, in cui desiderano riallacciare i fili del loro passato, venire a trovarci per presentarci la propria famiglia come a dire “hai visto cosa ho fatto?”, nel male come nel bene, talvolta per avere un consiglio o una carezza, altre volte per rassicurarci sul loro futuro consapevoli del nostro amore per loro. Ecco cosa dobbiamo fare: aspettare. Attendere che maturino abbastanza da capire che fra tante persone che nella vita hanno incontrato, poche sono quelle che veramente li hanno amati incondizionatamente e allontanarsi da loro totalmente produce una ferita che dopo tanti anni è ancora in grado di sanguinare

  13.  

    Addì 14 giugno 2015

    In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra;
    dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa.
    Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga.
    Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura».
    Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo?
    Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra;
    ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra».
    Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere.
    Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa

    Marco 4,26-34

  14.  

    Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra

    Un orto con tante piante suicide

    La primavera è la stagione che preferisco, quella in cui si piantano semi e ogni giorno vivi con la gioia di vedere una foglina in più spuntare dalla terra dentro il vasino. E’ meraviglioso il dono che Dio ci ha fatto, questa natura così buona e generosa pronta ad insegnarci a vivere. Ogni genitore, ogni educatore, ogni insegnante o allenatore mette un seme nell’orto, in ciascun ragazzo. Ogni seme è una pianta diversa che va curata, amata, protetta. Non basta insegnare qualcosa ad un figlio affinché sia appresa e chi è genitore, chi ha la grande gioia di poter educare seminando principi, sa bene quanta fatica si fa prima che un ragazzo faccia sua un determinato valore, sempre che ciò accada. Ripetere, ripetere e ancora ripetere, con dolcezza e amore, mostrandogli le foglie gialle, ovvero i suoi sbagli. Quante volte ripetiamo loro di studiare, di applicarsi, di maturare perché la vita incombe e non possiamo sapere quando saremo chiamati ad essere uomini e donne, non possiamo sapere quando dovremo essere capaci di autogestirci, di mantenerci. Marco andò via di casa a diciotto anni, non aveva voglia di studiare, pensava di essere uomo e si è perso nelle strade del mondo. Oggi, a distanza oltre dieci anni, rimpiange amaramente la sua decisione, non trova lavoro, le amicizie sono quelle di strada, vive in uno scantinato dove paga persino l’affitto, mangia quando riesce, ed ha appena trent’anni. Giovanni invece è in casa con i genitori, i diciotto anni li ha passati da un pezzo, ma non sfrutta le possibilità che ha, pensa che tutti lo aiutino senza dover troppo faticare, senza impegnarsi più di tanto, ma continua a bocciare e non riesce a dare un indirizzo alla sua vita. E’ un po’ come se in un orto rigoglioso, dove non manca il concime né l’acqua, una pianta decidesse di non cibarsene e pur crescendo come arbusto non produca frutto. Chi ha le capacità e le possibilità e non le sfrutta per pigrizia, perché studiare troppo può nuocere alla salute e alla vita sociale, preferendo dormire e ascoltare musica un giorno capirà l’errore che ha fatto, ma sarà troppo tardi. Prego ogni giorno affinché i ragazzi che passano da noi possano prendere a piene mani acqua, concime e potature cibandosene avidamente, perché è un vero peccato sprecare tutta questa grazia di Dio.

  15.  

    Addì 15 giugno 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Avete inteso che fu detto: "Occhio per occhio e dente per dente"; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guanciadestra, tu porgigli anche l'altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.
    E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due.
    Dà a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle »

    Matteo 5,38-42

  16.  

    Se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra

    Per vederci meglio spengete la luce?

    Non c’è niente di più difficile del porgere l’altra guancia quando veniamo offesi, derisi, imbrogliati, traditi, la reazione è umana, naturale, ma proprio per questo il non vendicarsi, perdonare, aiutare chi ci ha fatto del male assume un significato ancor più importante in quanto ci avvicina alla natura divina. Nessuno ci obbliga a perdonare, ma quando qualcuno ci riesce tutti ne rimaniamo esterrefatti e piacevolmente colpiti. Quando si verifica una tragedia, quando ad esempio una persona ne uccide un’altra qualche volta capita di sentire i parenti della vittima perdonare gli aggressori, ed allora la notizia della morte passa in secondo piano, si fa largo una sensazione strana, particolare, una sorta di gioia, non certo per la morte di una persona, ma come se l’amore di quelle persone lenisse le ferite ricevute. Dove porta la vendetta? Ad uccidere, imbrogliare, rubare, odiare, tenere rancore e riversarlo su altri. Il male porta solo al male, ma se combattiamo il male con il bene allora potremo sperare di trasformare questo nostro mondo malato e ferito. D’altra parte pensateci, se si spenge la luce in una stanza, voi cosa fate? Chiudete le tapparelle in modo che non filtri nemmeno un raggio di sole, o piuttosto non cercherete di donare luce a quella stanza?

  17.  

    Addì 16 giugno 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico;
    ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori,
    perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.
    Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?
    E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
    Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste»

    Matteo 5,43-48

  18.  

    Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico

    Orgoglioso di essere italiano

    Orgoglioso di essere italiano, orgoglioso di essere cittadino del mondo quando vedo la gara di solidarietà che si manifesta quando c'è qualcuno in difficoltà. A Roma e Milano, per non parlare del sud campione in questo, dove l'emergenza profughi è altissima, dove si riversano la maggior parte delle persone, brava gente, papà e mamme, bambini depredati, feriti, orfani o vedovi di guerre senza senza senso, cittadini di una parte del mondo dove stride la povertà se paragonata all'opulenza del mondo ricco nella quale le famiglie si permettono di gettare tonnellate di cibo ogni giorno. Centinaia di cittadini che fanno la fila ininterrottamente per portare soccorso a questi ragazzi, uomini, donne e bambini accampati in attesa di permessi e visti. Che bello vedere queste immagini che allontanano la vergogna del paese, quella vergogna stampata sulle magliette che certi individui portano con tanto orgoglio dove si legge "ruspe in azione". Che pena pensare a loro come gente civile, che pena sapere che la fortuna del nord è stata fatta anche sulla pelle di molti immigrati di quel sud del mondo tanto disprezzato ed esorcizzato per fini politici. Non sono questi gli italiani in cui mi riconosco, ma quelli con i sacchetti della spesa in coda davanti ai centri di accoglienza. E pensare che fra questi possa esserci anche solo una persona che va in chiesa rabbrividisco perché il Vangelo è chiaro e inequivocabile: Amerai il tuo prossimo. Auguri per il giorno che vi ritroverete davanti al giudizio di Dio voi che avete fra i vostri slogan "amo quel momento in cui sento quel magico odore di zingari alla griglia".