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  1.  

    Addì 14 maggio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
    Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
    Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
    Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.
    Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
    Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.
    Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.
    Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.
    Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri».

    Giovanni 15,9-17

  2.  

    Rimanete nel mio amore

    Relazioni

    Nella vita incontriamo molte persone e instauriamo con loro delle relazioni di amicizia, di affetto, di amore. Una delle relazioni più belle è quella dei genitori con i figli e viceversa. Nei vari percorsi che ci portano per le strade del mondo ci troviamo, ci conosciamo, abbiamo dei rapporti più o meno intensi; ci sono piccole conoscenze che durano lo spazio di un lampo, profonde amicizie che durano anche tutta la vita, ma per cause naturali come la morte, oppure normali come uscire di famiglia per costituire un proprio nucleo familiare queste relazioni spesso si interrompono, ma questa interruzione deve essere solo fisica, o come nel caso dei figli, di cambiamenti di abitudini, di luoghi dove andare a vivere; magari queste relazioni cambiano e da essere quotidiane passano ad essere settimanali, mensili o solo nei periodi di festa. In un rapporto non è la quantità che conta ma la qualità, è importante rimanere nell'amore, rimanere in quel sentimento che giorno dopo giorno, a volte con tanta fatica, siamo riusciti a creare. Rimanete nel mio amore, ci dice il Vangelo, allontanatevi, frequentate o meno la chiesa, siate o meno peccatori, ma rimanete nel mio amore, ci dice Gesù, perché se una persona rimane nell'amore quella relazione non appassisce, non secca, rimane magari legata a un filo di lana per poi un domani rinsaldarsi. Ho visto tanti alberi spezzati ma continuare a dare linfa ai propri rami, e nonostante fossero a terra semi distrutti un filo di linfa continuava a passare e a dare vita. Quei rami sono rimasti nell'amore del l'albero maestro che li ha salvati; uscire da un amore non significa necessariamente perdersi, ma vuol dire perdere qualcosa di importante che può tornare utile nella vita. Pensate ad un figlio che esce sbattendo la porta, se un domani avrà bisogno il padre e la madre quasi certamente saranno disposti ad aiutarlo, ma è anche vero che l'orgoglio di un figlio che se n'è andato litigando, molto probabilmente lo porterà a non chiedere quel l'aiuto di cui necessita e magari la sua vita avrà una svolta negativa.
    Quando trovate l'amore, anche se litigarello, anche se fa soffrire, anche se porta ad avere giorni gonfi di lacrime, non lasciatelo, rimanete ancorati ad esso perché l'amore non si trova dietro ogni angolo, e man mano che gli anni passano è sempre più difficile.

  3.  

    Addì 15 maggio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.»
    La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo.
    Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e
    nessuno vi potrà togliere la vostra gioia»

    Giovanni 16,20-23a

  4.  

    Anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e
    nessuno vi potrà togliere la vostra gioia

    Il Signore ci parla

    Siamo in un momento in cui le istituzioni cittadine cercano di ostacolarci in tutti i modi. Non sono preoccupato per i risultati perché abbiamo ragioni da vendere, carte alla mano, e forza e coraggio per controbattere ad ogni colpo basso che vogliono tirarci, ma dispiace che molte energie vadano sprecate per veder riconosciuto un diritto per il quale l'ufficio legale del comune si è già espresso in maniera positiva nei nostri confronti. Energie che potrei investire per aiutare più bambini direttamente e indirettamente con il supporto a coppie desiderose di accogliere un piccolo cucciolo d'uomo.
    Non vi nego che oggi un po' di tristezza mi è entrata nel cuore perché non capisco tutto quest'astio, quasi fossimo da due parti opposte della barricata. Io so da che parte sto, dalla parte dei bambini, ed evidentemente se certi politici mi osteggiano vuol dire che sono sfavorevoli all'aiuto dei minori. Ma al di là dello sfogo ecco arrivare il raggio di luce. Apro il Vangelo, cerco il brano indicato dalla chiesa per venerdì e cosa leggo "Anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e
    nessuno vi potrà togliere la vostra gioia".
    La mia vita è stata sempre costellata di queste risposte da parte di Dio, ed oggi, ne sono certo, il Signore mi ha voluto parlare, tranquillizzare, accarezzare il mio cuore triste davanti a tanta cattiveria e ipocrisia, e già un sorriso ha illuminato la mia giornata

  5.  

    Addì 16 maggio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà.
    Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
    Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre.
    In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi:
    il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio.
    Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre»

    Giovanni 16,23b-28

  6.  

    Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena

    Chiedete ed otterrete, ma sappiate aspettare

    Quale genitore non sa di cosa abbia bisogno il proprio figlio? Quale padre o madre vorrebbe il male del bambino tanto amato? Eppure ai ragazzi si insegna a conquistarsi le cose, volerle con forza di volontà, combattere per raggiungere un obiettivo. Sarebbe facile prendere il quaderno di un bambino delle elementari e fargli prendere un bel voto, ma cosa imparerebbe? Apprenderebbe che il mondo è facile, che è lecito prendere scorciatoie e cosa accadrebbe allorquando dovesse lottare per superare un ostacolo? Finirebbe con il sedere per terra e sarebbe difficile per lui rialzarsi.
    Quante vole ho sentito persone brontolare perché hanno chiesto aiuto a Dio e lui non ha dato loro ciò che avevano chiesto, eppure siete voi per primi a non dare a vostro figlio le caramelle se pensate possano fargli del male, ed anche se piange, anche se vi dice che siete cattivi, per il suo bene, non gli concedete quanto vi chiede. Perché Dio, che è certamente un padre migliore di noi, non dovrebbe fare lo stesso?
    Per ogni cosa c'è il suo tempo, è importante però non smettere mai di chiedere, di sperare, di accogliere ogni decisione come giusta e sopratutto di fidarsi di Dio, così come un bambino deve imparare a confidare nei propri genitori.
    Chiedete e vi sarà dato dice il Signore, ma non dice chiedete ora ed otterrete subito. Tempi e modi è lui a deciderli e noi dobbiamo solo aspettare e ringraziare non solo per quello che non ci da.

  7.  

    Addì 17 maggio 2015

    In quel tempo Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.»
    Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.
    E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
    Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.
    Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano

    Marco 16,15-20

  8.  

    Imporranno le mani ai malati e questi guariranno

    Il volto sorridente dei bambini parla da solo

    Quanti di voi hanno sognato, dinanzi ad una persona cara investita da un male incurabile, di poter stendere le mani e guarirlo come un miracolo? Penso ognuno di noi vorrebbe avere questo potere, ognuno vorrebbe sanare il mondo con le proprie forze, eppure questo potere noi lo abbiamo. Abbiamo il potere di guarire allungando le braccia verso la persona malata. Malata di solitudine, malata di paura, malata per essere odiata, abbandonata, maltrattata. Basta stendere le braccia per guarirli, per abbracciarli, accoglierli, proteggerli, accudirli, amarli, dare loro tutto ciò di cui necessitano per rialzarsi da una brutta situazione nella quale sono precipitati non per loro colpa. Accogliete un bambino, abbracciate un anziano, porgete la mano ad un immigrato, asciugate le lacrime di un malato e si rialzeranno dal loro letto di morte e avrete compiuto un miracolo. Non è difficile, basta solo allungare le braccia

  9.  

    Addì 18 maggio 2015

    In quel tempo, i discepoli dissero a Gesù : «Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini.
    Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
    Rispose loro Gesù: «Adesso credete?
    Ecco, verrà l'ora, anzi è gia venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
    Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!»

    Giovanni 16,29-33

  10.  

    Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia, io ho vinto il mondo

    Ieri,oggi domani

    In questi giorni abbiamo festeggiato ventotto anni dalla nostra fondazione con uno spettacolo e inaugurando la nuova casa famiglia "Millecolori" aggiungendovi una domenica di festa con tanti amici venuti a trovarci per stare in compagnia e fare tanti piacevoli lavoretti in campagna. Per la scelta di non volersi schierare con nessun partito, portare avanti i principi in cui crediamo e difendere i bambini anche denunciando gli assistenti sociali, dobbiamo da sempre lottare, e questo periodo non è dei più facili perché purtroppo alcune persone cattive stanno impegnandosi fortemente nel volerci ostacolare, ma se guardo indietro e ripenso a quanti ostacoli abbiamo superato, a quante persone che la pensavano diversamente abbiamo risposto con l'amore convincendole, a quante persone ascoltavano voci cattive emettendo anch'esse giudizi poco piacevoli e vedo che oggi tante persone, venute a contatto con noi, hanno toccato con mano il frutto del nostro lavoro ed hanno visto i nostri bambini diventare uomini e donne prendendo la loro strada con serenità. Una nostra carissima amica qualche giorno fa mi diceva, a proposito di una bimba che non vedeva da un mesetto, che la vedeva molto più tranquilla molto più pacata, in sostanza migliorata grazie anche alle nostre cure, ed allora mi conforto. In questi giorni ho strinto tante mani, ricevuto tanti sorrisi, tante pacche sulle spalle di incoraggiamento anche da persone che in un primo tempo, seppur non criticando, volevano meglio valutare il nostro operato. Posso dire con estrema certezza che il futuro sarà sicuramente più roseo del presente, è una promessa che il Signore fa ad ognuno di noi: se oggi siete nelle tribolazioni del mondo non temete, io ho sconfitto il mondo, io vi sarò vicino e combatterò con voi. Il Signore ci è vicino da sempre e non mancherà di farci sentire il suo amore. D'altra parte pensateci, se qualcuno osteggiasse vostro figlio, voi per un po' probabilmente lascereste che se la cavasse da solo per imparare a vivere in questo mondo, ma se continuasse ad essere ingiustamente perseguitato non vi adopereste affinché possa vincere i propri nemici, affinché possa avere quella serenità che si merita dopo tanto aver faticato? Certo che si, quindi anche il Signore, che è Padre di tutti noi, sicuramente ci aiuterà laddove ci verranno frapposti ostacoli solo per cattiveria.

  11.  

    Addì 19 maggio 2015

    In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse:
    «Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te.
    Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.
    Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.
    Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare.
    E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse.
    Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola.
    Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
    Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi.
    Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro.
    Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te»

    Giovanni 17,1-11a

  12.  

    Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare

    Oggi compiamo 28 anni

    Non credo mai alle coincidenze ed è bellissimo leggere il Vangelo di oggi perché sono gli auguri più belli che potessimo ricevere per la costanza e l'amore che in tanti anni, con molti volontari, abbiamo messo nell'accudire, educare, sostenere i ragazzi a noi affidati.
    Ventotto anni fa ci recammo da un notaio in diciannove. Eravamo partiti io e Roberta dando ripetizioni nelle case a bambini in situazioni familiari difficili, poi si sono aggiunti alcuni amici, ogni giorno c'era qualcuno che ci donava qualcosa per queste famiglie e fu naturale decidere di fondarsi come Associazione. Partimmo in diciannove quel 19 maggio 1987 e pian piano siamo cresciuti. Non avevamo nulla, solo il desiderio di fare la volontà di Dio, di amare questi bambini, senza sapere come muoverci, in quale direzione andare. Ci siamo buttati senza paracadute, ed ancora ci stiamo librando nell'aria, felici delle ali che il buon Dio ci ha donato.

    Voglio augurare Buon Compleanno alla nostra Associazione, a tutti noi che ne facciamo parte, a tutti voi che ci sostenete con la vostra fiducia parafrasando le parole del Vangelo di oggi

    In quel tempo alzati gli occhi al cielo, dissi:
    «Padre, è giunta l'ora, con la morte della mia mamma glorifica uno dei tuoi figli, perché io possa glorificare te.
    Poiché tu ci hai dato potere sopra tanti bambini, perché il Signore dia la vita eterna a tutti coloro che ci hai dato.
    Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.
    Noi ti abbiamo glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che ci hai dato da fare.
    E ora, Padre, glorificaci davanti a te, con quella gloria che è tua da prima che il mondo fosse.
    Abbiamo fatto conoscere il tuo nome ai bambini che ci hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a noi ed essi hanno osservato la tua parola.
    Ora essi sanno che tutte le cose che ci hai dato vengono da te, perché le parole che ci hai dato noi le abbiamo date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che siamo usciti da te e hanno creduto che tu ci hai mandato.
    Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che ci hai dato, perché sono tuoi.
    Tutte le cose nostre sono tue e tutte le cose tue sono mie, e noi siamo glorificato in loro»

  13.  

    Addì 20 maggio 2015

    In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò:
    «Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.
    Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura.
    Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia.
    Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
    Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno.
    Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
    Consacrali nella verità. La tua parola è verità.
    Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità»

    Giovanni 17,11b-19

  14.  

    Custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato

    Buon Viaggio Bambino

    Quanti ragazzi passano dalle nostre vite, i nostri figli e i loro amici, gli alunni della scuola dove lavoriamo, i bambini presi in affido o in adozione, gli atleti della squadra dove alleniamo. Alla fine della nostra vita avremo sfiorato centinaia e centinaia di ragazzi. Andando per la strada comincerete a vedere quel bambino preso per mano anni prima ormai uomo abbracciato con la sua fidanzata, oppure stringere nelle sue mani il proprio figlio e vi domanderete come sia diventato, vi interrogherete su quale ruolo abbiate rivestito nella sua crescita, mille domande si assieperanno nella vostra mente sul lavoro, lo studio, la felicità, i problemi con la giustizia, il rapporto con i genitori. Vi domanderete se le marachelle che faceva da piccolo lo hanno portato ad essere un delinquente o un bravo ragazzo, vi domanderete se i vostri insegnamenti, il vostro esempio avrà dato i suoi frutti. Nella maggior parte dei casi resterete senza una risposta certa, cercherete di leggere nei suoi occhi se è felice o sconsolato e andrete avanti sospirando perché vorreste sapere di più, vorreste tornare indietro e magari cambiare qualcosa per migliorare la sua vita, parare uno dei colpi che ha preso perché con il senno di poi è più facile capire.
    Ma oggi, oggi che avete tra le mani un cucciolo d'uomo da modellare, indirizzare, educare e amare, oggi che fate? Oggi fate la vostra vita di genitori, insegnanti, operatori, allenatori, sacerdoti e non dovete pensare a come avreste potuto aiutare quel bambino che è passato dalle vostre braccia, non crucciatevi per gli errori che avete fatto in buona fede, non è colpa vostra se il ragazzo è andato su una brutta strada, se ha sbandato, se una volta grande ha rifiutato i vostri valori ribellandosi come una tigre in gabbia, magari tirando fuori gli artigli per sbranarvi.
    Il Signore ci manda un bambino, due bambini, cento bambini affinché li possiamo crescere ed educare, conscio de nostri limiti e non ci chiede nulla di più se non fare il genitore, l'educatore, l'allenatore, l'insegnante nella maniera migliore possibile. Al resto pensa lui, non li abbandonerà, sarà loro vicino pronto a farli rialzare quando cadranno, disponibile ad accarezzare le loro teste quando sbaglieranno, amorevole nell'asciugare le lacrime che scenderanno copiose quando, guardandosi indietro, soffriranno per aver tradito coloro che hanno dato solo amore.
    Quando un ragazzo vuole andare via, lasciatelo partire, non trattenetelo per la giacchetta, dovrà essere lui a capire se volgere lo sguardo indietro e donarvi un sorriso. E' dura vedere un figlio sputare su tutto quello che avete costruito per lui, voltarvi le spalle, riempirvi di bugie e improperi, ma questo ci viene richiesto da Dio e questo dobbiamo accettare senza però chiuderci dentro il nostro dolore, anzi bisogna aprirsi ad altri ragazzi facendo tesoro degli errori e accogliendoli nel nostro cuore, pur sapendo che un giorno, in un modo o in un altro, se ne andranno per sempre.
    Buon Viaggio mia dolce bambina.

  15.  

    Addì 21 maggio 2015

    In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò:
    «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
    E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola.
    Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.
    Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.
    Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato.
    E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro»

    Giovanni 17,20-26

  16.  

    E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro

    Educare i figli ai valori della vita

    E' bello far conoscere i nostri principi senza imporli, senza arrabbiarsi se una persona non li segue, specie se trattasi di un figlio. Purtroppo l'amarezza, il dispiacere restano e in molti cuori fragili di ragazzi in crescita questo disappunto viene letto come un'arrabbiatura. Si parla sempre degli adolescenti che interpretano male le nostre intenzioni, ma dovremmo metterci anche noi in discussione e cercare di capire se alcuni nostri atteggiamenti li inducono a pensarla in questo modo. Vorrei che mio figlio andasse all'università, potrebbe dire un papà o una mamma, e magari è legittimo sognare di vedere il proprio pargolo laureato per seguire le orme già tracciate in famiglia oppure per vederlo affermarsi dove noi non siamo riusciti. Molti figli pertanto, per non deludere i genitori, per ottenere il loro compiacimento, si iscrivono ai vari atenei, ma se non ne sono convinti, se non è la loro scelta, diventa soltanto un mero parcheggio, fra le altre cose molto costoso, ove rifugiarsi, ove poter vivere alle spalle della famiglia senza lavorare con la scusa che si sta ancora studiando. Ed allora come fare? Non bisogna dire loro quali siano le nostre aspirazioni per loro, oppure fare varie proposte, tipo scelta multipla, e vedere cosa rispondono? Ma non sempre è solo questione di parole, di dialogo, si tratta spesso di modi di vita, di speranza non espresse a parole, ma da sempre caldeggiate, magari facendo esempi su altri tipo "che bravo il figlio dei nostri amici che vuole diventare medico e si è iscritto all'università", oppure nel commentare una notizia alla televisione affermare "se questi ragazzi che fanno cose negative fossero andati a studiare anziché a bighellonare, oggi non sarebbero per la strada a combinare macelli".
    Non si può, e forse nemmeno si deve, nascondere i propri valori, sopratutto con i figli e le persone amate, anche fosse per il loro bene. Immaginatevi di riuscire in questo arduo compito, di riuscire a non manifestare ciò che vorreste per loro, un domani potrebbero rimproverarvi di non aver dato loro una direzione da seguire, di non averli consigliati su quale fosse la giusta strada da percorrere.
    Tra le due, tra il silenzio e il consiglio, io scelgo di manifestare ciò che vorrei, ma bisogna fare attenzione a non esagerare cadendo nel dare loro un obbligo, seppur morale, sul cammino da percorrere.
    Lo stesso dicasi per ogni principio etico, morale, religioso. Non possiamo obbligare un figlio ad aprire il cuore al prossimo, ma è giusto fargli vedere quanto sia bello ed importante, poi sarà lui a decidere se accogliere o chiudersi agli altri.
    Oggi sentivo alla radio della ragazza che a Pisa è stata bersaglio di lettere anonime da parte, probabilmente, di suoi compagni minorenni di scuola, con ingiurie razziste. Il padre diceva che era tutta colpa dei genitori. Non sono d'accordo perché non siamo solo noi ad educare i ragazzi, infatti ruoli importanti e chiave li giocano la scuola, la tv, gli amici, i film, i videogiochi, gli ambienti sportivi o culturali da essi frequentati. Ho allevato e curato molti ragazzi, ma ognuno di loro è divenuto differente, molti si sono discostati dai valori insegnati, alcuni hanno rivisto la loro posizione dopo anni di problemi. Purtroppo non dipende solo dai genitori, ma noi dobbiamo fare da filtro, questo si, e dire cosa sia giusto, almeno secondo noi, e cosa sbagliato, lasciando che siano poi loro a decidere del loro destino e della loro anima

  17.  

    Addì 22 maggio 2015

    In quel tempo, quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
    Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle».
    Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle.
    In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi».
    Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi»

    Giovanni 21,15-19

  18.  

    Pasci le mie pecorelle

    In missione per conto di Dio

    Quando un soldato viene chiamato dal suo comandante per andare in missione non domanda quanto sia pericoloso, non chiede venga mandato un altro, non si tira indietro dinanzi al proprio dovere, anzi con gioia accetta e considera un onore essere ferito e morire per amore della patria che sta difendendo.
    Noi siamo soldati di Dio, chiamati dal Signore ad andare disarmati in mezzo ai lupi, ad abbracciare chi sia desideroso di tagliarci la testa, accoglienti verso coloro che sono desiderosi di carpire un po' della nostra abbondanza, pronti ad aggiungere un letto nelle nostre case per dare un po' di serenità ad un bambino maltrattato. L'amore è inclusione e non esclusione, abbiamo tante idee diverse, ma uno solo deve essere il nostro intento: amare il prossimo e possiamo farli uniti anche se in mille modi differenti.
    La nostra missione è comandata dall'alto e per questo benedetta. Ovunque il Signore vi mandi, che sia in politica, nell'associazionismo, nella scuola, nell'industria, nel sindacalismo rispondete "si, eccomi" e non badate alle ferite che potete procurarvi, saranno una medaglia sulla vostra anima

  19.  

    Addì 23 maggio 2015

    In quel tempo, Pietro, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?».
    Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: «Signore, e lui?».
    Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi».
    Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?».
    Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera.
    Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere

    Giovanni 21,20-25

  20.  

    Si diffuse perciò tra i fratelli la voce

    Non fermiamoci alle apparenze

    Il linguaggio umano è costituito da mille sfumature, mettere una virgola un attimo primo o un attimo dopo cambia il contesto di una frase, così una cosa detta con un'espressione sul viso piuttosto che un'altra fa intendere tutto e il contrario di tutto. E' difficile farsi intendere, far capire al nostro interlocutore cosa veramente intendiamo e magari una frase detta per scherzo con tutte le più buone intenzioni può portare ad un litigio tale da rompere un rapporto. Le parole sono capaci di costruire e distruggere il mondo e dobbiamo certamente imparare a usarle in modo adeguato, ma parimenti dovremmo anche cercare di capire bene cosa l'altro ci voglia dire prima di arrivare a conclusioni affrettate. Dobbiamo insegnarlo bene ai nostri ragazzi spiegando loro di non fermarsi mai alle apparenze, non tirare mai conclusioni affrettate, chiedere sempre spiegazioni prima di intristirsi o gioire per qualcosa che pensano di aver capito. Avete mai provato a cantare una bella canzone dentro di voi? Vi sembrerà di essere in grado di vincere il festival di Sanremo, ma se tirate fuori la voce il vostro canto sarà completamente diverso ed ogni persona lo percepirà in maniera differente a seconda della propria sensibilità, orecchio musicale, stato d'animo. Non è diverso nel dialogo. Noi pensiamo di voler dire una cosa e ne esce fuori una completamente diversa, inoltre chi ci ascolta può essere già convinto di una cosa che, in buonissima fede, pensa voi abbiate detto il contrario di ciò avreste voluto dire. Le spiegazioni sono sempre utili ed è per questo che dialogare è importante, per capire bene cosa ci sia dietro quelle parole. La gelosia, l'invidia, la superbia, l'arroganza, la presunzione, il pessimismo certo non aiutano a capire bene, perciò, conoscendo che ognuno di noi, in piccola o larga misura, possiede almeno uno più di questi difetti, è fondamentale in un qualsivoglia rapporto andare al di là delle parole, cercare di capire e approfondire senza fermarsi alla prima spiegazione che a quelle parole diamo. Ogni medaglia ha il suo rovescio e la realtà può essere vista da più parti. Se ad esempio dono un fiore ad una ragazza, preso per la terra dall'intercapedine di un muro, per me può essere un regalo da nulla, ma per chi lo riceve potrebbe rappresentare un dolce pensiero da conservare tra le pagine del cuore per sempre. Non diamo mai per scontato nulla, specie con i figli in crescita, e sforziamoci di essere da un lato compresi, magari facendo lo stesso ragionamento in più modi e portando più esempi, dall'altro cercando di capire cosa la persona dinanzi a noi voglia dire e se anche fossimo certi di aver capito, chiediamo di nuovo per essere sicurissimi che quella persona volesse dire proprio ciò che abbiamo ritenuto di aver capito, un po' come quando facciamo un esercizio di matematica e facciamo la riprova per vedere se la soluzione trovata sia quella giusta e, cosa buona, chiediamo ulteriori spiegazioni a chi ne sappia più di noi come, in questo caso, il professore di matematica che, nella vita, potrebbe essere una amico fidato, l'altro genitore, una persona che conosca bene il mio interlocutore, o finanche una psicologa. Non fermiamoci alle apparenze, nemmeno quando queste assumono per noi veste di certezza. Quante coppie si lasciano per una lite, magari una lite fatta di parolacce dove uno dice all'altro "non ti voglio più vedere", ma bisogna pesare quelle parole, capire il momento di tensione, lo sfogo o il desiderio di non andare avanti in quella discussione e rimandarla ad un altro momento. Siate più comprensivi con i vostri figli, i vostri genitori, le vostre mogli ed i vostri mariti e vedrete che i rapporti in famiglia miglioreranno, non pensate di avere sempre ragione, ma cercate di capire chi vi è vicino

  21.  

    Addì 24 maggio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.
    Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
    Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future.
    Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.
    Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà»

    Giovanni 15,26-27.16,12-15

  22.  

    Anche voi mi renderete testimonianza

    Parlare una sola lingua

    Spesso ci accorgiamo quando parliamo con qualcuno che non ci intendiamo, capita sovente di fare la battuta e dire "in quale lingua devo dirtelo?". Parlando lingue diverse sarà molto difficile potersi intendere, dovremmo imparare a parlare tutti la stessa lingua, poca importanza ha se siamo atei, cattolici protestanti, induisti, islamici. C'è una lingua, quella del cuore, quella dell'amore, con la quale potremmo intenderci tutt. Se ogni volta che una persona parla pensiamo sempre ci possa essere un secondo fine, se ogni volta che noi parliamo cerchiamo di portare l'acqua al nostro mulino, se ogni volta che difendiamo una posizione non siamo obiettivi, allora per forza di cose non riusciremo a capirci e a farci intendere, ma se invece ogni volta che parliamo osserviamo le regole della grammatica del cuore, e parlando mettiamo in atto principi come la solidarietà, l'accoglienza, il perdono, allora saremmo capiti, e anche se provenienti da culture e ideologie differenti sarebbe facile collaborare, crescere, convivere in armonia

  23.  

    Addì 25 maggio 2015

    In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?».
    Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.
    Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
    Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza».
    Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».
    Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
    Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!».
    I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!
    E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
    Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?».
    Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio»

    Marco 10,17-27

  24.  

    Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri

    Vendere noi stessi

    La vita ci chiama a tanti doveri, inizialmente ad andare a scuola, farsi una cultura, poi a trovare un lavoro, una collocazione nel mondo, ed infine a farsi una famiglia o quantomeno una rete di affetti con i quali gioire, crescere, condividere. Ma c'è un altro dovere al quale siamo chiamati e non c'è età per poterlo soddisfare, si tratta di vendere noi stessi ed il ricavato darlo al prossimo. Cosa significa "vendere noi stessi"? Non certo prostituirsi, oppure fare favori in cambio di altri come spesso accade in politica e non solo, bensì dare la nostra vita per coloro che possono avvalersi di noi, per coloro che hanno bisogno della nostra presenza, di una parola gentile, di essere difesi, amati, curati coccolati. Essere al servizio degli altri, donare sé stessi è la cosa più importante che possiamo fare per questo nostro mondo, ma sopratutto è il bene più grande che possiamo fare a noi stessi. L'egoismo, il tenere per sé ogni risorsa, gestire il proprio tempo libero pensando solo a divertirsi, mettere mano al portafogli solamente per comprare qualcosa che ci aggradi o dia gioia a coloro che amiamo non migliora la nostra vita, ci fa restare fermi al palo di partenza perché non ci permette di crescere nell'amore, non ci da la soddisfazione di aver fatto la differenza per qualcuno.
    Nel Vangelo il Signore dice "Una cosa sola ti manca: va, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". Tante volte ho sentito la battuta "io sono povero e non ho nulla da vendere, quindi ho già un posto in Paradiso", ma nessuno è mai troppo povero da non poter donare sé stesso ai poveri, dove "poveri" non sono coloro che non hanno soldi, poveri sono quelli che hanno bisogno di noi, delle nostre attenzioni. Quanti ricchi conosco che anelano ad un sorriso, chiusi nelle loro torri di avorio, pieni di gente attorno, ma nessuno veramente amico. Quanti, dopo una vita di gran potere, magari in politica, muoiono soli, abbandonati da tutti e magari persino derisi. Queste sono le povertà di oggi, queste sono le persone che dobbiamo aiutare per le quali dobbiamo vendere tutto ciò che abbiamo e a cui dare il ricavato

  25.  

    Addì 26 maggio 2015

    In quel tempo, Pietro disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
    Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.
    E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi»

    Marco 10,28-31

  26.  

    Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito

    Capitani Coraggiosi

    Sicuramente qualche vostro amico o conoscente ha deciso un giorno di partire verso l'ignoto, di abbracciare l'avventura in cerca del suo destino. Chi verso l'Africa e le missioni, chi a scalare montagne, altri trasferendosi presso una qualche associazione nel nostro paese. Hanno abbandonato tutto, non sono rimasti attaccati a nulla e, zaino in spalla, hanno camminato in avanti non curanti di ciò che lasciavano. Capitani coraggiosi li definirebbe Kipling perché come Harvey Cheyne, il protagonista del libro da lui scritto, si ritrovano ad apprezzare la vita una volta che, per scelta o per ventura, si sono spogliati della zavorra data dalle cose materiali. Provate a pensare a quali e quanti condizionamenti avete nella quotidianità legati al possesso di cose fisiche: liti anche con fratelli e sorelle per l'eredità, bramosia del denaro per avere sempre di più, paura di essere derubati e quanto altro ancora. Coloro che invece hanno trovato la propria strada scevri dalla materialità sono più sereni. Non è facile scegliere di accantonare quanto abbiamo, o di usarlo per aiutare il prossimo, perché siamo legati ad un tipo di società attaccata con la colla al dio denaro, ma se capiste quanto sia bello vivere senza dover fare ogni giorni i conti per vedere quanto avete in tasca, le giornate sarebbero più luminose perché vissute guardando a quei valori umani, ormai sconosciuti ai più, legati al rapporto umano, alla gioia delle piccole cose, al dare valore alle piccole attenzioni, ai sorrisi che le persone a noi vicine possono riservarci.
    Facile? No davvero, per molti anzi è utopia e chi fa questi discorsi è solo un pazzo invasato. Rispondo a costoro che sono solo dei paurosi, incapaci di buttarsi senza paracadute. Capisco che non sia facile, ma è anche vero che ci sono diverse possibilità per andare a vedere, provare e capire come si possa vivere in serenità, magari tenendo inizialmente un piede in due staffe per essere pronti a tornare sui propri passi qualora quella realtà non dovesse piacerci. La nostra Associazione "Amici della Zizzi" da questa possibilità ed in cambio non chiede nulla, solo il desiderio di mettersi in gioco. Non chiediamo soldi, non donazioni, solo il desiderio di operare insieme a noi per il bene dei bambini. L'estate è ormai prossima, ed è un ottimo periodo per venirci a trovare, conoscerci un po' meglio e valutare insieme la possibilità ci camminare con noi. Una prova, semplicemente una prova per capire se la nostra scelta di vita potesse essere anche la vostra.

  27.  

    Addì 27 maggio 2015

    In quel tempo, Gesù, prendendo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto:
    «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà».
    E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo».
    Egli disse loro: «Cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero:
    «Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
    Gesù disse loro: «Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo».
    E Gesù disse: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.
    Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
    All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.
    Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.
    Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.
    Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti»

    Marco 10,32-45

  28.  

    Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti

    Un domani migliore

    E' buffo vedere come i bambini cerchino di primeggiare sugli altri, vogliono essere sempre i primi a prendere il gelato, i primi a salire in macchina e andare davanti, i più vicini al papà e alla mamma in qualunque occasione. Non perdono occasione per farsi vedere migliori nel fare un disegno, più bravi nel gioco e devono sempre vincere. E' l'indole, è il desiderio di prevalere, ma quale è la la motivazione che li spinge? La considerazione dell'adulto, una sua carezza, un bravo, un premio. Noi adulti spesso cadiamo nel tranello e gratifichiamo coloro che primeggiano, basta andare ad assistere ad una partita o ad un semplice allenamento delle varie squadre di bambini, specie nel calcio, per vedere genitori rivaleggiare tra loro e incitare i propri figli ad emergere. Ma la vita non è una gara, non è una corsa e chi pensa il contrario si ritrova a vivere con l'ansia di dover essere sempre perfetto creandosi aspettative talmente forti da rischiare di sentirsi un fallito solo se arriva secondo. Il ruolo dell'adulto, in particolar modo del genitore, è quello di applaudire tanto chi arriva primo, quanto l'ultimo gratificando entrambi per aver partecipato, per essersi impegnati. E' qui che nascono i principi che faranno di un bambino un grande uomo, è qui che si dovrà premiare chi avrà perso per essersi fermato ad aiutare il fratellino più piccolo rimasto indietro, caduto o in difficoltà. Tutti ricordiamo la grandezza di Coppi e Bartali, la loro rivalità, ma il ricordo migliore è quello in cui uno dei due (non è chiaro chi e questo rende la cosa ancora più bella) passa la borraccia all'altro. Come non ricordare Massimiliano Maria Kolbe che prese il posto di un padre di famiglia destinato ad essere ucciso dai nazisti.
    "Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti" insegniamolo ai nostri bambini e cambieremo il mondo che verrà. Si fa un gran parlare di economia, di ambiente, di progresso tecnico, ma troppo spesso ci dimentichiamo che questo nostro mondo è fatto di persone e se non ci preoccupiamo di cambiare il cuore, di insegnare la solidarietà, l'altruismo, l'amor per il prossimo, il perdono, come possiamo pretendere che il domani sia migliore?

  29.  

    Addì 28 maggio 2015

    In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.
    Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
    Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
    Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!».
    Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
    Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!».
    E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada

    Marco 10,46-52

  30.  

    Va, la tua fede ti ha salvato

    Un grande sorriso

    Mentre andavo verso casa in bicicletta ho visto un ragazzo su una sedia a rotelle, bava alla bocca e movimenti inconsulti, ma aveva un sorriso meraviglioso sul viso. Accanto a lui una bella ragazza che con gioia lo accudiva e dialogava con lui scherzando. Sovente vedo dei ragazzi, anch'essi sulla sedia a rotelle, anch'essi con grossi problemi, accompagnati da altri ragazzi giovani che interagiscono con loro attraverso delle lavagnette o dei tablet e c'è grande gioia. Mi fermo a guardarli, da lontano per non metterli in imbarazzo, e li ammiro come si può vedere la bellezza di un tramonto sul mare. Una meraviglia vedere la loro felicità, il sorriso, lo scambio pieno di affetto con i loro accompagnatori. Non so se abbiano fede in Dio, ma certamente devono avere fede in qualcuno o in qualcosa, quella grande fede che ti permette di sorridere e di sperare anche quando sei su una sedia a rotelle, non sei padrone dei tuoi movimenti, necessiti del prossimo per vivere, non puoi parlare ed esprimere chiaramente quello che vorresti. Ci vuole una grande fede per avere un così grande sorriso

  31.  

    Addì 29 maggio 2015

    Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.
    La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame.
    E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi.
    E gli disse: «Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti». E i discepoli l'udirono.
    Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe
    e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio.
    Ed insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!».
    L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento.
    Quando venne la sera uscirono dalla città.
    La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.
    Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: «Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato».
    Gesù allora disse loro: «Abbiate fede in Dio!
    In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Levati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato.
    Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.
    Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati»

    Marco 11,11-26

  32.  

    La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti

    Preghiamo insieme

    Da sempre abbiamo fatto dell'accoglienza e dell'ospitalità il nostro cavallo di battaglia, da un lato perché l'Associazione non è casa nostra, ma la casa di tutti coloro che condividono la gioia ed il desiderio di aiutare i bambini; poi a motivo del fatto che ci sentiamo tutti figli di uno stesso Padre e quindi nella casa da lui voluta c'è posto per tutti i fratelli; infine perché pensiamo che sia bello costruire una casa comune dove amore e rispetto siano alla base di una bella convivenza. In casa nostra si leva sempre, incessantemente una preghiera, anche da parte di chi sia ateo perché pregare non significa solamente invocare Dio per chiedere aiuto, ma lodarlo con la fatica del quotidiano, amarlo accudendo ogni bambino e persona sofferente e bisognosa di cure, ringraziandolo con la gioia che si prova nel condividere una strada così bella come quella dell'aiuto verso il prossimo. E' bello vedere come tutti insieme, responsabili, volontari, bambini, visitatori occasionali, si sia in grado di camminare insieme ringraziando per i doni che ci sono stati elargiti

  33.  

    Addì 30 maggio 2015

    In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero:
    «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?».
    Ma Gesù disse loro: «Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio.
    Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi».
    Ed essi discutevano tra sé dicendo: «Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto?
    Diciamo dunque "dagli uomini"?». Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta.
    Allora diedero a Gesù questa risposta: «Non sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose»

    Marco 11,27-33

  34.  

    Non sappiamo

    Una battaglia contro la disonestà intellettuale

    Troppe volte ci sentiamo ripetere la frase "Non sappiamo" perché è più facile non rispondere che dire qualcosa in onestà ma rischiando di danneggiarci. Quanta vigliaccheria c'è a questo mondo, specie nel mondo della politica. Fai una richiesta, aspetti i tempi tecnici, cominci a telefonare, scrivi ancora, prima una mail informale, poi una missiva protocollata, ma continuano ad ignorarti perché la risposta che dovrebbero darti a loro non piace, non gli torna comodo, o semplicemente dovrebbero dare ragione a te che la pensi diversamente da loro. Quanta disonestà intellettuale.
    Immaginatevi come sarebbe il mondo se le risposte arrivassero puntuali, se le persone fossero obiettive e dessero risposte oneste e sincere. Purtroppo il mondo è governato da questa gente e sembra quasi, nella maggior parte dei casi, che il giorno delle elezioni passino attraverso una porta con dei raggi tali da trasformarli da onesti, come si proclamano tutti quando chiedono il voto, a disonesti intellettualmente. Prima delle elezioni riceviamo promesse di collaborazione, risoluzione dei problemi, accoglienza, poi arriva l'ostracismo, non sei più nessuno, si fanno negare al telefono, non richiamano e si dimenticano di aver promesso qualsiasi cosa, trincerandosi dietro la macchina della burocrazia.
    Sono anni che stiamo combattendo una battaglia contro il comune di Livorno, muro da parte del vecchio governo pd, muro e ostracismo da parte della nuova giunta grillina. Ma è possibile che in Italia non ci sia un politico onesto? La cosa buffa è che questi signori fanno della trasparenza il loro vessillo, ma sotto sotto il loro unico desiderio è quello di eliminare chi la pensi diversamente da loro, eppure sarebbe facile collaborare basandosi sui punti in comune, o devo arguire che i grillini non vogliono tutelare i bambini?

  35.  

    Addì 31 maggio 2015

    In quel tempo, gli undici discepoli, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato.
    Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano.
    E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.
    Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo,
    insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»

    Matteo 28,16-20

  36.  

    Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo

    Sarò con voi per sempre

    Qualche giorno fa, alla fine della recita di terza media di una delle nostre bimbe, sono state proiettate diverse foto che ripercorrevano gli undici anni di vita insieme, dall’asilo alle medie passando dalle elementari. Un tuffo nei ricordi tra risate e lacrime di commozione, con i ragazzi felici del loro passato con uno sguardo tra il curioso e lo spaventato al futuro che li aspetta. Ma in questi ricordi, quelli belli dell’infanzia, i miei ragazzi non ci sono, hanno cambiato scuola,hanno cambiato città, hanno cambiato famiglia e non possono vedere insieme ai loro compagni di una vita le foto del passato perché loro non hanno compagni da quando andavano all’asilo, non hanno un passato di cui gioire e qualora lo avessero non ci sarebbe nessuno a rinverdirlo, a raccontare loro gli aneddoti dei primi passi, l’emozione del primo giorno di asilo, la dolcezza del bacio della buonanotte della loro mamma nell’addormentarsi. Ringrazio Dio di avere tante foto scolpite nel mio cuore, di sentire sempre dentro me la voce della mia mamma raccontarmi ogni passo della mia crescita. Potevo non avere una mamma perché scappata con il drogato incontrato per strada, potevo avere un padre ubriacone e molesto, potevo non aver conosciuto l’amore ed il calore di una famiglia., ed invece ho avuto tutto questo a piene mani. Non posso restituire ai miei bimbi ciò che hanno perso, ma posso, tutti insieme possiamo, costruire per loro un passato, dal giorno in cui vengono accolti, scattare tante foto, costruire un castello d’amore dentro il quale potranno rifugiarsi quando la vita sarà più dura da affrontare.
    “Sarò con te per sempre” mi ha detto Gesù. “Sarò con voi per sempre” dico io ai miei ragazzi, anche quando mi avranno voltato le spalle, anche quando uomini o donne non vorranno o non potranno più vederci, io sarò sempre nel loro cuore attraverso i ricordi che insieme abbiamo costruito

  37.  

    Addì 1 giugno 2015

    In quel tempo, Gesù si mise a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti, agli scribi e agli anziani]:
    «Un uomo piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre, poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano.
    A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna.
    Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote.
    Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti.
    Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero.
    Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio!
    Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede; su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra.
    E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
    Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri.
    Non avete forse letto questa Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri»?
    Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. E, lasciatolo, se ne andarono

    Marco 12,1-12

  38.  

    Alcuni li bastonarono, altri li uccisero

    Ci sono tanti modi per uccidere e lapidare

    Mi soffermo spesso a pensare a quanta arroganza e superbia ci sia a questo mondo. Tante persone credono veramente di avere la verità in tasca pensando che le loro idee siano le uniche giuste e possibili. Il confronto sulle diverse tematiche può esserci, è giusto anche che talvolta sia aspro e appassionato, ma troppo spesso si supera il limite e si uccide per un'ideologia diversa dalla nostra. L'esempio dell'isis è sotto gli occhi di tutti, lo stesso dicasi per le chiese o le moschee che bruciano in tanti paesi del mondo, ma anche nella nostra bella Italia la xenofobia ed il razzismo fanno da padroni e in quanti si macchiano di orrendi delitti per far valere le proprie ragioni inneggiando all'odio e alla violenza. Ma ci sono anche tante altre forme di lapidazione. A maggio del 2014 osai applaudire una legge antiabortista varata in Spagna, definendo l'aborto un omicidio legalizzato. Apriti cielo, l'attacco dei grillini fu duro e senza esclusione di colpi, ma fin tanto che si dialogava poteva anche andare bene. Dopo che la discussione aveva però preso un canale fatto di offese e di "chiamata alle armi" contro la mia persona, è iniziata la lapidazione, l'ostracismo e venni bandito dai vari gruppi di discussione legati ai grilli ai quali partecipavo (ad onor del vero eccetto uno composto da "dissidenti" del movimento livornese più inclini al dialogo). Ho chiesto incontri, ma la base ha votato rifiutando il dialogo con noi. Dopo un articolo di giornale da me redatto il candidato sindaco ha fatto un passo indietro ed è venuto a farsi fotografare a cena con i nostri bimbi donando a tutti promesse pre-elettorali ovviamente mai mantenute.
    E' noto che il movimento cinque stelle abbia poi vinto le elezioni comunali e sia passato a governare la città e le cose non sono cambiate. Abbiamo avanzato delle richieste, ma ancor oggi, dopo quasi un anno, attendiamo una risposta ufficiale. Abbiamo proposto di far risparmiare al comune centomila e passa euro l'anno, ma non abbiamo avuto risposta nemmeno su questo. Abbiamo fatto diverse iniziative e mai che il comune sia intervenuto ufficialmente (ad una di esse ha partecipato un caro Assessore che crede in noi, ma lo ha fatto a titolo personale come da lui stesso dichiarato pubblicamente).
    Nonostante tutto credo ancora nel dialogo e nella mediazione perché ritengo che ogni problema lo si possa affrontare, discutere e superare e, se ci fossero diversità di opinioni si può camminare insieme per il bene dei bambini senza litigare accantonando i punti di divergenza per trovare quelli di convergenza. Ne basterebbe anche uno solo, il bene dei bimbi che nascono in situazioni familiari difficili. L'Associazione Amici della Zizzi ha dimostrato da ventotto anni di avere a cuore i bambini, il movimento cinque stelle di Livorno ancora no, magari su questo punto potremmo dialogare, peccato che i grillini livornesi preferiscano tirare pietre alle ambulanze.
    Breve nota: si noti la correttezza di aver scritto questo brano ad elezioni regionali concluse
    Sempre aperti al dialogo restiamo in attesa di poter camminare insieme a queste persone che dicono di voler cambiare il mondo, ma che per ora hanno dimostrato molte similitudini con il vecchio governo della città che divideva tutti noi tra buoni e cattivi e noi, ovviamente, eravamo le pecore nere

  39.  

    Addì 2 giugno 2015

    In quel tempo, i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani mandarono a Gesù alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nel discorso.
    E venuti, quelli gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. E' lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?».
    Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: «Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda».
    Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Di chi è questa immagine e l'iscrizione?». Gli risposero: «Di Cesare».
    Gesù disse loro: «Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio». E rimasero ammirati di lui

    Marco 12,13-17

  40.  

    Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio

    Le parti preziose

    Se riceviamo in custodia un'auto e ci viene dato il permesso di usarla dobbiamo occuparcene, fare il tagliando, mettervi la benzina, il cambio dell'olio, sostituire i pezzi rotti e se facciamo un incidente non dobbiamo piangere sul latte versato ma andare avanti dopo aver provveduto alle riparazioni e cercare di non mettersi più nelle condizioni di fare un incidente. Quando la macchina sarà ormai un rottame ed il motore non avrà più la forza di camminare, allora la si restituirà, come da accordi, a colui che ce l'ha data, in modo che da essa possa estrarne la ricchezza come il rame o altro materiale prezioso.
    La vita non ci appartiene, non decidiamo noi di nascere e non abbiamo la possibilità di non morire, dal nulla arriviamo e nel nulla torniamo, ma in realtà ciò che sembra "il nulla" è qualcosa che alcuni chiamano destino, altri aldilà ed altri ancora Dio.
    Non pensate che valga la pena, almeno nel dubbio, di comportarsi bene nella vita affinché le parti preziose della nostra storia possano servire ad altri? Mi viene da pensare a quanti decessi in meno ci sono nelle strade perché siamo riusciti a migliorare la sicurezza grazie anche a chi ci ha preceduto ed è morto per noi. Non vi piacerebbe che l'oro, lo zinco, il rame che avete dentro voi, ovvero i principi, gli esempi positivi possano vivere in altri dopo la vostra morte?

  41.  

    Addì 3 giugno 2015

    In quel tempo, vennero a Gesù dei sadducei, i quali dicono che non c'è risurrezione, e lo interrogarono dicendo:
    «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che se muore il fratello di uno e lascia la moglie senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello.
    C'erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza lasciare discendenza;
    allora la prese il secondo, ma morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente,
    e nessuno dei sette lasciò discendenza. Infine, dopo tutti, morì anche la donna.
    Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l'hanno avuta come moglie».
    Rispose loro Gesù: «Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?
    Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli.
    A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe?
    Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore»

    Marco 12,18-27

  42.  

    Non è un Dio dei morti ma dei viventi

    Ributtiamo in mare tutti gli immigrati

    Abituati come siamo al consumismo, a mettere da parte ciò che ancora è buono, utilizzabile, recuperabile per dare spazio a nuovi oggetti che i fabbricanti ci fanno intendere essere indispensabili per la nostra esistenza, siamo portati a fare lo stesso anche con le persone. Basta un politico che gridi più forte degli altri la sua rabbia affinché in tanti, come citrulli, si segua la sua parola. In questo periodo è di scena la lega che urla contro gli immigrati, applaude se un barcone affonda con il suo carico di vite umane e una schiera di persone si fa abbindolare dal suo modo facile e sbrigativo di arrivare ad una soluzione. E' successo in Grecia, tutto era facile prima delle elezioni "non facciamo sacrifici" e tutti hanno applaudito perché a nessuno piace dover stringere la cinghia, ma oggi coloro che avevano tutte le soluzioni in tasca hanno dimostrato di aver venduto soltanto fumo. Le persone non sono oggetti, sono esseri umani, capaci di provare emozioni, con i loro progetti, i figli, l'amore per il bello, il dolore per le ferite, proprio come voi, proprio come tutti noi. Quale differenza tra un veneto, un toscano, un lombardo ed un immigrato? Forse un italiano non prova amore per la propria compagna? Forse voi non avete figli, o padri, o madri o sorelle da accudire? Forse che gli occidentali non mangiano, non dormono, non si ammalano? Quali differenze ci sono tra un italiano e un immigrato? Solo il colore della pelle, solo la lontananza territoriale, solo la lingua diversa, o forse c'è dell'altro? Non sono questi i motivi per cui taluni partiti vogliono respingere gli immigrati perché se venisse in Italia un ragazzo di colore statunitense lo accoglieremmo nei nostri alberghi, gli daremmo da mangiare nei nostri ristoranti, lo faremmo divertire nelle nostre discoteche ed avremmo piacere a vederlo aggirarsi tra i negozi delle nostre città. Ma allora cosa differenzia un immigrato di colore americano da un immigrato di colore africano? Soltanto il denaro. Ecco, noi lasciamo che delle persone, degli uomini, delle donne, dei bambini muoiano di fame solo perché non hanno il denaro per pagarselo. Posso capire che non si possano accogliere tutte le persone che muoiono di fame, ma perché non pensare ad un aiuto umanitario in grande stile da parte di tutto l'occidente? Quando c'è un'emergenza si fanno alzare in volo gli aerei che bombardano le città, ma perché davanti ad una così grande emergenza umanitaria non si combatte con la stessa veemenza questa guerra che fa strage di bambini, uomini e donne? Si fa, giustamente, un gran parlare dell'isis che per ideologia ammazza trecento, quattrocento civili: esacrabile, condannabile certamente, ma che dire dell'occidente che ogni giorno fa strage di miglia di persone? La soluzione non è chiudere le frontiere, non è mandare le ruspe nei campi rom, non è rimandare indietro chi è venuto in Italia a cercare di vivere allontanandosi dalla morte certa per sé e per la sua famiglia. La soluzione reale e giusta non è mai facile come i politici vogliono farci intendere, non esiste una soluzione che non comporti un sacrificio anche per noi. Aiuti umanitari con progetti concreti di sviluppo nei paesi di origine perché il problema va risolto alla fonte, perché chiudere le frontiere non serve in quanto chi è disperato è disposto a morire pur di tentare di avere un po' di pane e quando milioni di persone cercano di entrare non esistono motovedette o navi che possano impedirglielo, senza contare al costo di tali operazioni che sarebbero spesi meglio nel creare una situazione nei loro paesi tale da risolvere il problema alla radice. Non date retta a chi vi promette mari e monti con uno schiocco di frusta, è solo un millantatore, un razzista egoista ed insensibile. Pensate per un attimo ai bambini che in Africa ogni giorno muoiono di fame, al loro fisico denutrito, agli occhi infossati e poi guardate vostro figlio, fatevi un giro fuori dalle scuole all'uscita, andate il pomeriggio in uno dei parchi cittadini e guardate quei bambini, paffutelli, talvolta obesi, con indosso vestiti firmati, tutti con il loro telefonino costosissimo, con biciclette nuove, in vacanza due o tre volte l'anno e ditemi se rinunciando al telefonino, ai vestiti firmati, a mangiare in maniera più sana e meno costosa non sarebbero felici lo stesso, se addirittura non di più? Il sacrificio di un bambino, il sacrificio di ognuno di noi, un piccolo sacrificio potrebbe salvare intere popolazioni, impedire loro di dover fuggire da casa per venire in occidente a elemosinare un piatto di minestra facendosi trattare a pesci in faccia. Certo, è una soluzione più complessa che comporta anche per noi dei sacrifici, ma siete sicuri che la soluzione proposta da salvini e da altri politici che oggi cavalcano l'onda dello scontento sia quella giusta? I greci hanno creduto ai loro politici, li hanno seguiti, ma ora sono su una barca in preda alle onde e i sacrifici che dovranno fare saranno ben superiori a quelli che sarebbero stati necessari in passato. Non siate pecore, non andate dietro a chi grida "facciamoli morire, rimandiamoli indietro e chi se ne frega se laggiù muoiono di stenti o per malattie da noi ormai debellate".
    Mi meraviglio che possano esserci persone capace di puntare il dito verso un americano e dire "tu puoi restare" e puntare lo stesso dito verso un africano e dirgli "tu muori di fame, non è pensiero mio", ma a maggior ragione allibisco quando sento dei cristiani, persone che hanno fede in Dio fare certi discorsi pur sapendo che il Signore che pregano tutti i giorni chiama fratello il povero, il derelitto, l'emarginato, l'immigrato.

  43.  

    Addì 4 giugno 2015

    In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
    Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.
    E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi».
    Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
    Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

    Marco 12,28-34

  44.  

    Amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici

    Essere messi da parte

    Madre Teresa diceva "Meglio un sorriso senza pane, che pane senza sorriso". Il sorriso che intendeva Madre Teresa era l'amore per il prossimo. E' inutile fare mille cose in onore a Dio se poi non si ama il prossimo. Sulla nostra strada di Associazione abbiamo trovato molti ostacoli, talvolta vere e proprie barricate, ma questo è il mondo, fatto anche di persone che non comprendono quando qualcuno opera in buona fede, di gente egoista, di razzisti ed è un bene averli contro, altrimenti vorrebbe dire avere i loro stessi insani principi, ma che dolore quando a non amarti sono le persone di chiesa e spesso gli stessi sacerdoti. Non siamo santi e abbiamo fatto i nostri errori, ma anche fossimo i peccatori più incalliti ci saremmo aspettati da coloro che seguono le orme di Gesù una maggior apertura, una maggior accoglienza. Ai ragazzi insegno da sempre, come mi è stato indicato da Don Luigi, a odiare il peccato e amare il peccatore, ad abbracciare ogni persona, anche coloro che fanno di tutto per schiacciarti o metterti da parte.

  45.  

    Addì 5 giugno 2015

    In quel tempo, Gesù continuava a parlare, insegnando nel tempio: «Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide?
    Davide stesso infatti ha detto, mosso dallo Spirito Santo: Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi.
    Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?». E la numerosa folla lo ascoltava volentieri

    Marco 12,35-37

  46.  

    E la numerosa folla lo ascoltava volentieri

    Farsi ascoltare

    Fra i tanti doni che il Signore ci da, c'è anche quello dell'oratoria, la capacità di saper parlare alla gente e farsi ascoltare. Non tutti gli oratori però portano al bene dell'umanità e sono soltanto persone che cavalcano l'onda del malcontento popolare per portare dalla propria parte più persone possibili per una propria affermazione personale o per combattere ciò che a loro non piace. La vera oratoria non è scendere nelle piazze e dare fuoco alla benzina presente nei nostri cuori sobillando una fazione contro l'altra o facendo muro comune contro le fasce più deboli della popolazione mondiale, bensì riuscire a mettere in comunicazione due parti avverse, farle sedere ad un tavolo e spiegare senza veemenza le varie ragioni. Scendere in piazza e gridare contro tutti i vecchi politici anziché trovare il buono in coloro che hanno servito egregiamente lo Stato, urlare contro gli immigrati per rimandarli tutti indietro anziché trovare in loro una risorsa da usare per il bene della comunità, scagliarsi contro chi ha ideologie diverse senza cercare con essi un punto in comune da portare avanti per il bene di tutti. E' facile essere oratori urlando pieni di rabbia, difficile è esserlo stando seduti in mezzo alla gente con idee diverse.

  47.  

    Addì 6 giugno 2015

    In quel tempo, Gesù diceva alla folla mentre insegnava: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti.
    Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave».
    E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte.
    Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino.
    Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.
    Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere»

    Marco 12,38-44

  48.  

    Ha messo tutto quello che aveva

    Siamo tutti ricchi

    Cosa abbiamo noi? Cosa possiede Nikita, cosa Andrea, e Valeria, Bruno, Mattia, Liyone? Cosa possiede il barbone che dorme sotto i portici di via Grande? Cosa l'immigrato giunto con un barcone da clandestino? Verrebbe da dire, poco o nulla, ma non è così. Tutti noi abbiamo una grande ricchezza, ma purtroppo ne abbiamo perso la consapevolezza perché oggigiorno è cosa comune pensare che ricco sia colui che ha una bella villa, una barca da venti metri, si vesta di Prada e Valentino, abbia un conto corrente in banca con tanti zeri. Si è persa la capacità di riflettere su cosa rende ricco un uomo, ma sopratutto sul concetto di ricchezza. Provate a chiedere ad un ergastolano se, avendo molte sostanze non sarebbe disposto a cedere tutto pur di riavere la libertà. Oppure provate a chiedere a chi sia cieco se non farebbe altrettanto per riavere la vista. Provate a chiedere a chi sia morta una persona cara se non darebbe via tutto pur di riavere vicino a sé quell'affetto.Oppure a chi è malato terminale se per riavere la salute non rinuncerebbe a case, ville, palazzi, conto in banca. A chiunque domanderete vi darà la stessa risposta. Cosa significa? E' chiaro che la ricchezza per queste persone non è certo data dai soldi, ma dalla salute, dalla gioia di vivere, dalla libertà, ed allora perché non ci guardiamo allo specchio e smettiamo di piagnucolare come bambini e ringraziamo Dio della grande ricchezza che ci ha donato? Perché non la smettiamo di invidiare il manager comodamente seduto sul suo yacht mentre passiamo con la nostra barchetta vicino a lui che ci guarda dall'alto in basso? Siamo ricchi, tutti noi lo siamo, anche il malato perché è contornato dall'amore di tanti, anche l'immigrato perché è aiutato, anche il barbone perché trova sempre qualcuno che gli dona un sorriso, quindi se siamo ricchi dobbiamo dividere questi doni con coloro che sono più poveri di noi.
    Oggi, domani, dopodomani, quando ve la sentite donate qualcosa di voi a chi vedete povero, donategli un sorriso, una parola gentile, un saluto, offritevi di aiutarlo a portare i sacchetti della spesa, asciugate le sue lacrime, ascoltate le sue sofferenze, pregate per lui affinché diventi meno povero e più consapevole anch'egli della grande ricchezza che ha

  49.  

    Addì 7 giugno 2015

    Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?».
    Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?
    Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi».
    I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua.
    Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo».
    Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti.
    E disse: «Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti.
    In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio».
    E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi

    Marco 14,12-16.22-26

  50.  

    Prendete, questo è il mio corpo

    Prendi il mio corpo

    Quale è il miglior insegnamento che potete dare ai vostri figli? Quello donato con l'esempio. Qualunque figlio, passata l'età dell'adolescenza e della ribellione, tende a ripercorrere, almeno seguendone i valori, le orme genitoriali. Se non tutti i figli degli avvocati saranno loro stessi avvocati, o quelli dei professori saranno insegnanti, è quasi sempre vero che se un papà o una mamma insegnano alla propria prole ad essere onesta, difficilmente i figli diverranno delinquenti per scelta; così se in casa si respira aria di altruismo verso il prossimo, da grandi certi principi torneranno ala mente e nelle azioni quotidiane, se non altro quando loro stessi diverranno genitori e dovranno scegliere cosa insegnare ai propri bimbi. Gesù così ha fatto, ha dato il suo sangue ed il suo corpo per amore, e con il suo esempio ci chiede di fare altrettanto. Ciò non significa necessariamente essere tanto audaci da immolarsi fisicamente, anche se penso che in molti, davanti alla necessità lo farebbero, come ad esempio se vedessero una persona affogare in un fiume e pur valutandone il pericolo non esiterebbero a tuffarsi nel tentativo di salvarlo, ma dare la propria vita non vuol dire solo farsi uccidere, ma anche donare sé stessi per amore del prossimo, dedicarsi al sostegno dei più deboli, fare il proprio lavoro di medico, magistrato, assistente sociale con il cuore guardando più alla persona che alle regole imposte da qualcuno più in alto.
    Vorrei avere ogni giorno il coraggio di dire a Dio "Prendi, questo è il mio corpo, te lo offro, fanne ciò che vuoi"