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  1.  

    Pace a voi!

    La guerra alle porte di casa

    Mai come in questo momento si sente la minaccia di una guerra. Una guerra non tra le nazioni per il predominio l’una sull’altra, per la conquista di territori, perla supremazia in una certa area geografica di rilievo, bensì una guerra di ideologie. In una guerra “normale” ci si sente tutti fratelli, si combatte sotto lo stesso vessillo per sconfiggere l’invasore, si fanno insieme sacrifici, si riscopre la solidarietà umana, ma quella che si paventa dinanzi a noi è una guerra ideologica. Non c’è un nemico concreto, con dei confini, con un capo indiscusso, con degli obiettivi da contrastare. Ci sono dei personaggi che fanno parte dell’islam, ma non sono islam; c’è un territorio da conquistare, ma è tutto il mondo; c’è un nemico da combattere, ma è l’occidente. Dall’altra parte non si da peso alle minacce da un lato perché lontane, e si gioca su di esse per battaglie ideologiche contro gli immigrati tutti assimilati ai terroristi perché così fa comodo a molti per ragioni politiche. Insomma, una guerra dove tutti sono contro tutti. E mai come adesso il messaggio di Gesù “Pace a voi” arriva ai nostri cuori. Peccato che in molti siano sordi a certi richiami preferendo sobillare, uccidere, inveire l’uno contro l’altro. La voce di Dio è forte e potente, ma per sua scelta vuole che siamo noi a portarla nel mondo, ed allora facciamo si che questo grido d’amore riecheggi ovunque ripetendo a ciascuna persona che incontriamo “Pace a voi”, consapevoli però che le parole da sole non bastano, ed allora impegniamoci nel far pace con le persone che ci odiano,con coloro che ci hanno fatto un torto. E’ facile dire “Pace a voi” se poi non siamo in grado di essere noi quella Pace. L’impegno deve essere di ciascuno, fattivo, quotidiano e, parafrasando Madre Teresa, deve far male a chi lo dona. E’ facile fare pace con mamma o papà, è facile fare pace con il fratello, la sorella o la migliore amica, ma ben più difficile è pregare e non sentire astio per chi ci ha abbandonato, per coloro che fanno del male ai nostri cari. Amiamo ed il mondo ci verrà dietro. Odiamo e alimenteremo la guerra

  2.  

    Addì 20 aprile 2015

    Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.
    Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie.
    Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù.
    Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
    Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.
    Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
    Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?».
    Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato»

    Giovanni 6,22-29

  3.  

    Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna

    Mi vergogno di essere cittadino del mondo

    Che bello leggere oggi le notizie: in Italia gli ultrà fanno il bello ed il cattivo tempo e vengono "condannati" a non andare più allo stadio, mentre in Egitto per gli scontri allo stadio è stata sentenziata la condanna a morte per undici tifosi; il Vangelo di oggi celebrato in tutte le chiese inneggia alla pace in nome di Dio, e l'isis non troppo distante da noi per il medesimo Dio uccide decine di cristiani; in Europa i giovani disdegnano la campagna ed i lavori agricoli, mentre in India seicento persone si suicidano per l'ondata di maltempo che ha distrutto i raccolti; settecento immigrati in cerca di un po' di tranquillità morti durante la traversata e l'unione europea sta a guardare, mentre altri qui in Italia trovano che l'unica soluzione sia bloccare le partenze, come se così risolvesse i problemi di questa povera gente, tanto noi si sta bene e loro possono anche morire di fame nel loro paese. Mille contraddizioni, e meno male si dovrebbe parlare di globalizzazione, solidarietà, pace, armonia. Certo, la globalizzazione quando fa comodo, quando ci porta in un istante i prodotti fatti in mezzo mondo nelle nostre case senza che a noi importi chi le abbia fatte, in quale situazione disumana possa vivere. Leggi uguali per tutti, ma che devono essere "più uguali" per noi che non per gli altri. Non mi vergogno ad essere italiano o europeo, mi vergogno ad essere cittadino del mondo. Mi vergogno perché non sappiamo sopportare qualche disagio, perché non sappiamo aprire le porte del cuore alle persone che soffrono, perché siamo pronti a offendere, picchiare e spesso ad uccidere per il tifo per una squadra di calcio. Mi vergogno perché si uccide in nome di Dio e questa è cosa più aberrante, ma sopratutto mi vergogno perché la gente combatte con le unghie e con i denti per avere un posto al sole su questa terra, un mondo, una vita che lasceranno presto. Immagino l'ateismo dilagante in coloro che vogliono respingere gli immigrati o inneggiano alla loro morte come alla risoluzione di un problema alla hitler, ma che stolti che sono, davvero possono essere certi che al di là del muro non ci sia Dio ad accoglierli e giudicarli? Continuate pure a picchiare, uccidere, condannare, respingereed il male che state facendo al vostro prossimo prima o poi ricadrà su di voi

  4.  

    Addì 21 aprile 2015

    In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?
    I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo».
    Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
    Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
    Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete»

    Giovanni 6,30-35

  5.  

    Chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete

    700 al giorno

    Ad una trasmissione radiofonica che trattava il tema dell'immigrazione, con particolare riguardo ai tanti disperati morti dell'ultimo naufragio, più di un ascoltatore ha gioito per la loro morte, uno in particolare, tal michele da Pistoia, diceva che lui ha brindato quando ha appreso la notizia dei settecento finiti in fondo al mare e si augurava che ne potessero morire settecento al giorno, così la finiscono di venire a rubare, stuprare, uccidere. Una politica intervistata diceva che capiva, anche se non condivideva, questa gente perché "gli italiani sono esasperati".
    Gli italiani sono esasperati? Esasperati per cosa? Per un milione di persone in più che passano da noi per andare a cercare lavoro in Europa? E se anche fossero un milione di persone che si fermano da noi, su una popolazione di sessanta milioni di italiani, dove sarebbe il problema? Ci si stringe, si fa posto a chi non ha più una casa, a chi vive in condizioni disumane, a chi vede i propri figli morire di fame e viene da noi per cercare un po' di cibo da mandare alle famiglie. Dovremmo essere orgogliosi di poter fare qualcosa per gli altri, di poter dare un po' di pane a chi sta morendo, quello stesso aiuto che chiederemmo a gran voce, anche urlando se non ci ascoltassero, se vedessimo i nostri figli morire di stenti. Esasperati? Ma vogliamo scherzare?
    Ma ci pensate a quanta esasperazione c'è nella vita di quelle popolazioni per intraprendere un viaggio così lungo, difficile, tortuoso, pericoloso dove vedono decine di loro compagni cadere nel deserto o sotto i colpi della violenza dei trafficanti di vite, le loro donne stuprate. Eppure arrivano con grandi sorrisi, con la gioia di avercela fatta, con la certezza nel cuore di aver migliorato la loro vita e quella dei loro figli rimasti ad attendere nei villaggi, perché se anche qui dovranno stare in dieci in una stanza, mangiare una volta al giorno, vivere della nostra carità sarà sempre meglio che aspettare giorno per giorno la morte per mancanza di cibo, torture, pulizie etniche, decapitazioni, stupri, violenze.
    Se da una parte c'è qualche imbecille, e purtroppo sono tanti, che inneggia alla morte di questi ragazzi, uomini, donne e bambini dicendo "700 al giorno devono morire", facciamo da contraltare e gridiamo più forte di loro "700 al giorno dobbiamo accoglierne".
    E comunque certo che si debbano trovare soluzioni che i politici fino ad oggi non hanno voluto cercare per impedire che queste persone siano costrette a lasciare il loro paese, le loro famiglie. Da un lato creare le condizioni affinché i loro paesi siano più vivibili e produttivi e dall'altro pacificare le zone dove i contrasti armati di qualsivoglia natura possano cessare. Sono però politiche umanitarie, diplomatiche e forse militari a lunga scadenza, mentre l'emergenza umanitaria cui stiamo assistendo è da affrontare oggi e l'unico modo è accogliere, accogliere, accogliere.
    Nelle nostre preghiere a Dio diciamo "Signore, dacci sempre questo pane" e Gesù ci risponde "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete". Ecco, lasciamo che questi nostri fratelli vengano a noi, diamo loro quel pane che noi abbiamo ricevuto e se questo significa fare dei sacrifici in più, ben vengano per il bene di questa gente, per il bene dei loro figli, per il bene dell'umanità

  6.  

    Addì 22 aprile 2015

    In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.»
    Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete.
    Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
    E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno.
    Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno»

    Giovanni 6,35-40

  7.  

    Io sono il pane della vita

    Di cosa abbiamo bisogno?

    Di cosa ha bisogno ognuno di noi? Mi risponderete "del lavoro", "del cibo", "dei vestiti". Potreste vivere nel ricordo di una pantagruelica scorpacciata? Potreste raccontare ad amici e parenti di quel vestito meraviglioso che avevate ed esserne appagati? Potreste godere una gioia piena per il lavoro che avevate? Il lavoro, il cibo, i vestiti sono cose materiali e prima o poi finiscono, si deteriorano e quando sono solo un ricordo non servono assolutamente a nulla. Potreste vivere oggi del lavoro fatto ieri e dei soldi guadagnati e già spesi? Potreste indossare un vestito comprato tre anni fa e usato tutti i giorni? Potreste cibarvi oggi delle lasagne preparate dalla vostra mamma quando eravate bambini? Certo che no, ma c'è un cibo di cui potete nutrirvi oggi anche se lo avete ricevuto ieri o tre anni fa o quando eravate bambini. Quel cibo è l'amore. Un gesto di amore lo ricorderete per sempre e quando ci penserete vi darà gioia e forza; una carezza della vostra mamma che ha asciugato tante lacrime, oggi che lei non c'è più, sarà come riceverla ogni volta che pensate a lei, ogni volta che ne avete bisogno. Più volte ho sentito raccontare di storie di barboni che vanno alle mense dei poveri non tanto per riempirsi la pancia, quanto per parlare con qualcuno, per ricevere una parola di conforto, un sorriso, una carezza. Una volta per strada, sotto i portici c'era un ragazzo sporco e mal vestito e chiunque incontrasse diceva "buongiorno" e in tanti gli davano degli spiccioli, ma non l'ho mai visto sorridere, mai l'ho sentito ringraziare. Un giorno che passavo proprio vicino a lui mi disse "buongiorno" ed io tirai a dritto, scocciato per l'ennesima richiesta di elemosina da parte di uno dei tantissimi barboni. Appena lo sorpassai sentii la sua voce che con tristezza mi diceva "io volevo solo il buongiorno", quasi mi avesse letto nel pensiero. Feci qualche altro passo riflettendo, mi fermai e tornai indietro e gli dissi che aveva ragione e mi scusai per il mio comportamento donandogli un sorriso e augurandogli una buonissima giornata. Da quel momento ogni volta che ci incontriamo ci scambiamo un dono meraviglioso, reciprocamente, un sorriso.
    Ecco perché dobbiamo lasciare che le persone vengano a noi, chiunque, perché sono in cerca di un sorriso, ed un sorriso non costa nulla, anzi, chi lo riceve lo restituisce regalandoti un momento di serenità intensa che potrete portare per sempre nel vostro cuore.
    Così è Dio, è pane di vita, è quel pane che una volta mangiato vi sazierà per sempre, quell'amore così grande che potreste rinunciare a tutto per amore suo ed essere veramente felici. Nella mia vita ho fatto tante rinunce per seguirlo, potrei avere oggi molte cose materiali, ma vi assicuro che ogni giorno sono appagato per il grande amore che mi ha voluto regalare anche attraverso i tanti sorrisi dei miei ragazzi, sorrisi che tutto l'oro del mondo non potrebbe darvi, sorrisi che da soli superano ogni ricchezza. Donate un sorriso e ne riceverete e non avrete più fame.

  8.  

    Addì 23 aprile 2015

    In quel tempo, Gesù disse alle folle: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
    Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
    Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.
    In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
    Io sono il pane della vita.
    I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
    Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo»

    Giovanni 6,44-51

  9.  

    Chi crede ha la vita eterna

    Mille occhi puntati su di noi

    Ognuno di noi ha un ruolo nella vita, chi è genitore, chi educatore, nonno, allenatore, insegnante, sacerdote, animatore, catechista, capo scout, blogger o semplicemente uno che scrive quello che pensa su internet, ciascuno a modo suo trasferisce conoscenze, sapere, cultura, tradizioni a coloro che ascoltano, sopratutto a chi sia assetato di conoscenza come una bambino, un ragazzo, un giovane in crescita. Abbiamo pertanto una grande responsabilità da amministrare e lo dobbiamo fare bene perché questo siamo stati chiamati a fare. Se nel vostro lavoro foste incoerenti, incapaci di concludere, svogliati con i clienti fallireste o sareste licenziati e restereste senza la paga e privi della soddisfazione personale di essere riusciti a creare qualcosa di buono nella vita. Così chi di noi non assolverà al proprio ruolo di educatore non riceverà la sua paga e soffrirà al pari di un contadino che male ha curato l'orto e si vede tutte le sue piante flosce, prive di frutti o addirittura seccate.
    Dobbiamo pertanto misurare le parole, ordinare i pensieri, collegare il cervello perché se da un lato non siamo perfetti e possiamo sbagliare, dall'altro dobbiamo migliorarci giorno per giorno, capire i nostri errori e insegnare sempre meglio ai nostri ragazzi i cui occhi sono costantemente puntati su di noi alla continua e frenetica ricerca di cibo per le loro anime. Possiamo sbagliare a dar loro nozioni, indicazioni sul lavoro da prendere o magari sul fidanzato più opportuno, ma è fondamentale non sbagliare sui principi che trasmettiamo loro perché così come li formeremo resteranno formati per tutta la vita.

  10.  

    Addì 24 aprile 2015

    In quel tempo, i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
    Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
    Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
    Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
    Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
    Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.
    Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
    Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao

    Giovanni 6,52-59

  11.  

    Come può costui darci la sua carne da mangiare?

    Un bambino precipita già dalla montagna durante una scalata

    Una volta dissi ad un bambino che stava per andarsene "ricordati che fra me e te c'è un filo di acciaio che congiunge il tuo cuore al mio cuore e nessuno può spezzarlo". Nel tempo ho legato il mio cuore a quello di tanti bambini e ragazzi, ma con il passare degli anni attraverso le varie esperienze mi sono reso conto che il filo da me costruito è si in acciaio, ma pian piano cambia materiale ed arriva al cuore dell'altro composto di materiale più blando. Talvolta mi sento come uno scalatore, una guida alpina che sale verso la vetta portandosi dietro una carico umano, tante corde robuste ed ad ogni estremità un bambino che, crescendo, diventa sempre più pesante e difficile da sostenere. Io guardo in su, vero la vetta, faccio sforzi enormi per salvarli, portarli oltre le nubi e dare loro a possibilità, una volta raggiunta la cima, di guardare il mondo senza veli e scegliere la strada migliore per loro, secondo i loro gusti e poter ridiscendere dall'altro versante dove non sempre splende il sole, ma certamente consapevoli di ciò cui andranno incontro. Invece purtroppo molti di loro, durante la salita, si divincolano e fanno di tutto per segare la corda che li sta trasportando, si sentono legati, imbrigliati, imprigionati in una scalata che non hanno chiesto di fare. Ogni tanto volgo lo sguardo verso loro e se li guardo smettono di assottigliare quel cordone ombelicale che potrebbe essere la loro salvezza, ma appena rivolgi nuovamente lo sguardo verso l'alto, fanno di tutto per togliersi l'imbracatura. Mi batto come un leone per proteggerli dai pericoli della vita, denuncio le assistenti sociali che vogliono far loro del male, vado a parlare con i giudici dicendo che hanno sbagliato ad emettere un provvedimento, mi confronto a muso duro con i loro genitori quando dicono o fanno qualcosa che possa nuocere, cerco le soluzioni migliori, ovviamente non da solo, per avere gli strumenti più affilati, ma una cosa non posso fare, almeno non per tanto, difenderli da loro stessi. Se un ragazzo vuole farsi del male, se vuole staccarsi la corda dalla vita e lasciarsi precipitare nel vuoto non posso impedirglielo, non posso compiere una scalata guardando in basso verso di lui costantemente, né posso fermarmi più di tanto perché anche gli altri ragazzi hanno diritto a salire. Così capita che quel filo fatto di acciaio diventi sempre più esile, fino al punto di spezzarsi. Che dispiacere vedere un ragazzo precipitare nel vuoto, lasciarsi andare convinto di non valere nulla, incapace di vedere oltre il proprio naso a stretto contatto con la dura roccia che gli riga la pelle. Che tristezza vedere coloro che possono avere il mondo ai loro piedi, avere delle opportunità che altri non potranno nemmeno sognare disprezzare tutto e scegliere la via più facile della droga, del chiudersi in sé stessi, del fuggire dalla scuola e dalle proprie responsabilità. La mia corda sarà sempre fatta di acciaio ed il mio amore per loro sarà sempre al massimo livello, anche quando decidono di abbandonare il nido convinti di saper volare da soli e, cadendo, rischiano di farsi veramente male, magari compromettendo tutta la loro stessa vita

  12.  

    Addì 25 aprile 2015

    In quel tempo Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.»
    Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.
    E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
    Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.
    Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano

    Marco 16,15-20

  13.  

    Nel mio nome scacceranno i demoni

    I demoni di oggi non sono rossi con la coda a punta

    Uno dei film che più mi hanno impressionato da ragazzino è stato l'esorcista, una realtà che fino ad allora non conoscevo. Tutti noi siamo mandati da Dio a sconfiggere i demoni e se qualcuno pensa che non esistano dovrebbe fare un salto nel padiglione che ogni ospedale dedica ai malati psichiatrici. Non voglio dire che siano loro i demoni, anzi sono le vittime non di diavoletti rossi e la coda a punta, ma degli incubi di passato e presente che si annidano nella testa di chi sia troppo debole per reagire ad un male, all'abbandono, alla perdita di una posizione. Ho conosciuto, abbracciato, accolto tanti bimbi i cui demoni avevano nomi come Michele, Tamara, Olga, Cristina, Giuseppe, Mohamed, nomi comuni di genitori, fratelli, zii, nonni che hanno fatto loro del male. A volte si fa presto a giudicare una persona che è "fuori di testa", ma se andassimo a vedere il suo passato ci meraviglieremmo di quanto siano stati forti a costruire quel poco che hanno edificato perché davanti a tanto stupro e violenza subiti da piccoli è già tanto non siano diventati assassini o delinquenti. Purtroppo coloro che non hanno la forza o la capacità di sconfiggere i demoni che albergano nella loro testa spesso si rifugiano nella droga per lenire il loro disagio, la loro sofferenza, altro tarlo pronto a distruggerli dal di dentro, non accorgendosi che si fanno del male più di quanto non ne abbiano già ricevuto. Il nostro ruolo di "sani", dove per "sani" intendo persone che da bambini non hanno subito violenze o, se hanno avuto problemi, siano riuscite ad uscirne a testa alta, è quello di aiutare questi bimbi, ragazzi a combattere e sconfiggere i loro demoni affinché non prendano possesso delle loro menti portandoli su strade dolorose. Non è facile perché sono vermicelli molto attivi, capaci di resistere all'azione mirata più forte fatta di amore, vicinanza, supporto, dialogo, ma non dobbiamo mollare, dobbiamo insistere affinché questi nostri fratellini possano essere liberi di avere una vita serena e spensierata come meritano. Dobbiamo insistere affinché il male non vinca, affinché non ci siano adulti che possano domani maltrattare i propri figli. State vicini a questi bambini, accoglieteli in affido, state vicino a chi li accoglie, li ama e li accudisce perché è una lotta difficile e dura e chiunque la combatte h bisogno dell'aiuto e del sostegno di tutti. Pregate Dio perché ci dia la forza di affrontare la sconfitta in tante battaglie per poi vincere la guerra e sconfiggere il male

  14.  

    Addì 26 aprile 2015

    In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
    Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
    Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

    Giovanni 10, 11-18

  15.  

    Il buon pastore dà la propria vita per le pecore

    Dare la vita per i propri figli

    Ci sentiamo dire ogni tanto "bravi per la scelta di vita che avete fatto a favore dei bimbi", ma non siamo più bravi di coloro che mettono su famiglia prendendosi carico dei propri figli, non più bravi di ogni allenatore che prende sotto l'ala una squadra di ragazzi, non più bravi di un insegnante che abbia a cuore il futuro dei ragazzi a lui affidati. La cosa importante é essere un buon pastore, guidare i ragazzi a noi affidati con amore, pazienza e dedizione, cercando di dare loro gli strumenti per affrontare la vita da adulti e sopratutto donare valori e principi che possano essere un giorno una risorsa cui attingere nei momenti difficili. Io darei la mia vita per i miei ragazzi, e cosí sono convinto farebbero tutti coloro, genitori, allenatori, educatori che prendano il loro compito non come un lavoro, ma come una missione.

  16.  

    Addì 27 aprile 2015

    In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.
    Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore.
    Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori.
    E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.
    Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
    Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
    Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.
    Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.
    Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
    Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza»

    Giovanni 10,1-10

  17.  

    Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza

    I puntini della vita

    Avete presente quel giochino da bambini per il quale si devono unire tanti puntini per far apparire una figura? Ogni puntino a sé stante non ha alcun significato, eppure ognuno di essi é importantissimo per il risultato finale. Immaginate che quei punti siano ciascuno un momento di gioia e felicità, forse attimi sporadici in una vita fatta di tribolazioni, ma sono quelli i momenti salienti che hanno dato sapore alla vostra vita. E' vero, ci sono genitori cui è morto il figlio, mariti o mogli lasciati dai propri compagni, bambini o ragazzi rimasti orfani e non sono situazioni facili da affrontare, ma quanti di voi che avete sofferto non tornereste indietro per vivere quel puntino di felicità, il momento della nascita di vostro figlio, anche se poi è morto, il giorno del matrimonio, anche se poi siete stai lasciati, le tenerezze di una mamma, anche se poi è morta per un tumore o un incidente. Si soffre, è vero, ma quanta gioia riceviamo nella vita. Purtroppo quando subiamo una situazione tendiamo a dimenticarci di quei momenti meravigliosi e magici e ci piangiamo addosso, ma se riuscissimo a vedere il disegno generale che Dio ha preparato per noi, sono certo che ognuno di noi potrebbe dirsi fortunato di avere avuto in dono la vita e ringrazierebbe il Signore per aver ricevuto così tanti puntini in regalo.

  18.  

    Addì 28 aprile 2015

    Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno.
    Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone.
    Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
    Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore.
    Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
    Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.
    Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio.
    Io e il Padre siamo una cosa sola»

    Giovanni 10,22-30

  19.  

    Le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza

    Quando sbagli devi chiedere scusa

    Se ad un bambino spiego che tre più due fa cinque non capisce, devo necessariamente fargli vedere un esempio pratico prendendo le classiche mele, tre da una parte e due da un'altra, e mostrargli che, mettendole insieme, azione alla quale dovrà in seguito associare l'operazione del più, ne posso contare cinque.
    E' facile parlare, insegnare valori e principi ai nostri figli, ma come possiamo pretendere che imparino solo sulla base di ciò che diciamo loro? Dobbiamo necessariamente far vedere l'esempio pratico di quanto asseriamo. "Quando sbagli devi chiedere perdono", ed allora noi adulti dobbiamo essere i primi a chiedere scusa al bambino quando sbagliamo, fosse anche solo nei modi, altrimenti non possiamo pretendere che imparino un qualcosa che non siamo in grado di farla noi per primi. Il bambino ci vede come l'esempio da seguire e poco capisce se gli diciamo di essere bravo e buono così in futuro avrà una bella esistenza, dobbiamo fargli vedere che noi per primi siamo bravi, noi per primi siamo felici della nostra vita. Così vale per ogni cosa. Come crescerebbe un bambino al quale intimate di apparecchiare e sparecchiare la tavola se voi ve ne state a vedere la televisione? Crescerà con l'idea che quando sarà grande i suoi figli, o chi per loro, dovranno preparare la tavola mentre lui guarda la tv. Mentre se apparecchierete con lui, crescerà con la giusta idea che in casa ci diamo una mano vicendevolmente. Il vostro esempio, il vostro comportamento condizionerà le menti fresche e assetate di conoscenza dei vostri figli. Sbagliate e anche i vostri figli sbaglieranno da grandi, comportatevi con rettitudine e quando sbagliate ammettetelo dinanzi a loro ed anche i vostri figli potranno fregiarsi di questa medaglia con la propria prole. Certo, non è così scontato e matematico perché le influenze esterne sono tali e tante che gli esempi da seguire, purtroppo spesso negativi, sono molti, ma anche questo dipende da quanto sarete forti, da quanto riuscirete a farvi stimare da loro più di altri. Come ogni adolescente anche io ho avuto amici che sono finiti su una brutta strada, anche io sono stato tentato più volte di andare contro i valori che mi erano stati donati in casa, ma il modello di mia madre era talmente forte da contrastare qualsiasi altro esempio negativo provenisse dall'esterno. Se un figlio si perde non è sempre colpa dei genitori, ma spesso è così e fare qualche sacrificio oggi rinunciando a qualche ora di libertà per stare con i propri figli, mettersi sotto le scarpe un po' di orgoglio, imparare a chiedere scusa cercando di dialogare con calma e pazienza senza urlare, è un investimento sul futuro dei nostri figli ed anche sul nostro perché potremo avere con loro un rapporto buono anche quando saranno grandi, evitando magari che fuggano a gambe levate da noi frapponendo la maggior distanza possibile tra noi e loro.

  20.  

    Addì 29 aprile 2015

    In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
    Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
    Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare».
    Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
    Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
    Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero»

    Matteo 11,25-30

  21.  

    Hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli

    Torniamo a scuola

    E' risaputo che noi adulti siamo piuttosto arroganti, la società stessa oggi è adultocentrica. Arroganti perché ci illudiamo di sapere, di conoscere, di essere in grado di vedere meglio grazie alla nostra pluriennale esperienza in qualunque campo, così ci ergiamo sopra i nostri rampolli, siano essi figli o bambini a noi affidati dal tribunale, dalla scuola, dalla squadra sportiva, dai genitori stessi e parliamo, parliamo, parliamo. Vogliamo dar loro una serie infinita di nozioni, pretendiamo che capiscano tutto e subito e sempre più alla svelta, ma non ci accorgiamo che per quante conoscenze possiamo avere, loro capiscono cose a noi estranee. Ci sforziamo continuamente di usare il cervello, lo alleniamo con ogni sorta di immissioni dati leggendo tutto e anche di più, e certamente è una buona cosa, ma come è solito nel genere umano esageriamo e dimentichiamo che siamo fatti solo in parte di cervello, dimentichiamo troppo facilmente che il cuore, i sentimenti, i buoni impulsi e slanci fanno parte di noi sin dalla nascita e non dobbiamo reprimerli perché attraverso il cuore, e solo attraverso di esso, possiamo comprendere il mondo che ci circonda. Se vedo un uomo che mendica per la strada il mio cervello si mette in moto e da una risposta alle mille domande che in un istante si pone: dove vive? Sotto un ponte. Cosa mangia? Ciò che trova. Cosa fa tutto il giorno? Mendica. Il bambino invece vede il mendicante che chiede l'elemosina e chiede d'impulso al papà o alla mamma un soldino per darglielo. non si domanda nulla, vede una persona che ha bisogno e accorre in suo aiuto con i mezzi che ha a disposizione. Vi è mai capitato che vostro figlio veda un bambino per la strada, magari chiedere l'elemosina in braccio alla mamma, e vi preghi di prenderlo e portarlo a casa con voi? Abbiamo tanto da imparare dai bambini, andiamo a scuola da loro, riempiamo la nostra vita delle loro urla festose, lasciamo che ci circondino in un abbraccio senza fine e senza tempo perché ciò che loro sanno a noi non è dato di conoscerlo

  22.  

    Addì 30 aprile 2015

    In quel tempo, dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù disse loro: «In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato.
    Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica.
    Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno.
    Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono.
    In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato»

    Giovanni 13,16-20

  23.  

    Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno

    Mettiamoli tutti al muro

    Un giorno venne da noi una ragazzo di nome Walter. Con molta onestà mi disse che era un ladro e uno spacciatore, che aveva pagato il suo debito con la giustizia, ma che non trovava nessuno che gli desse fiducia. Decidemmo di accoglierlo dandogli una sistemazione lontana dai ragazzi, ed in cambio ci aiutava nei lavoretti di giardinaggio. In quindici giorni conquistò la nostra fiducia con modi di fare gentili, raccontandoci i suoi errori del passato. Un giorno disse che si sentiva male e restò nella sua abitazione, ma purtroppo si approfittò della nostra assenza da casa per rubare soldi, macchina fotografica (regalo di mia madre) e l'auto.
    Un ragazzo accolto sin da piccolo durante i periodi estivi venne a vivere da noi da adolescente per una serie di problemi in famiglia. Quasi subito fece delle cose molto brutte, al punto che subì un processo nel quale lo perdonarono. Si comportò ancora male e fu nuovamente perdonato dalla giustizia. Ebbe da noi tanto amore perché per eliminare il problema bastava mandarlo via, ma dove sarebbe andato? Quando sembrava essersi sulla strada buona, aver iniziato l'università, impegnato a portare avanti insieme a noi l'Associazione, cominciò a rubare in casa. Quando ce ne accorgemmo lo affrontammo e si rigirò con grande rabbia, se ne andò di casa e non contento, con uno stratagemma, approfittandosi della buona fede di una ragazza, rubò un computer dall'ufficio prima di dileguarsi all'estero.
    Quante persone vengono aiutate e quante si rivoltano contro la mano di chi ha dato loro una carezza e un po' di pane. Per loro non è mai abbastanza ciò che fai, vorrebbero di più, pretendono di più, si prendono di più.
    In molti sarebbero portati a dire "chi te lo fa fare, lasciali perdere", ma credo che sia giusto dare a tutti un'opportunità, perché così come le dita di una mano sono cinque e, pur essendo tutte "dita" sono tutte diverse, così anche le persone, pur avendo avuto un passato burrascoso, sono tutte diverse tra loro e ad ognuno si deve dare fiducia.
    Se voi sbagliaste e pentiti cercaste qualcuno che vi accolga, come ci rimarreste se trovaste tutte le porte chiuse? Bisogna amare sempre ogni persona che viene a chiedere un po' di aiuto, non partire prevenuti, e se poi dovessero tradire la nostra fiducia ce ne faremo una ragione e da lì ricominceremo. Il nostro ruolo non è quello di accumulare ricchezze, quelle possono anche diminuire con furti o truffe, bensì quello di donare ciò che abbiamo dentro il nostro cuore, l'amore per il prossimo, pulendo le sue piaghe, perdonandolo per i suoi errori, aiutandolo a rialzarsi ogni volta che cade.
    Facile? No davvero, ma tanto necessario perché se mettessimo al muro tutti coloro che hanno sulla coscienza qualche brutto peccato, quanta gente rimarrebbe in questo mondo?

  24.  

    Addì 1 maggio 2015

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.
    Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.
    E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».
    Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?».
    Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me»

    Giovanni 14,1-6

  25.  

    Ritornerò e vi prenderò con me

    Vi ospitiamo in casa nostra

    Quando invitate un ospite a casa vostra preparate la camera prima del suo arrivo, fate la spesa e pensate a cosa gli offrirete da mangiare, farete un progetto di massima dei posti dove andare con lui. Così quando un bambino sta per nascere fervono i preparativi, i progetti e man mano che ci avviciniamo alla data fatidica l’entusiasmo e la gioia crescono. Da un altro punto di vista ci saranno da fare i preparativi anche quando saremo noi ad essere ospitati, prepareremo la borsa, penseremo al clima, metteremo in valigia un buon libro per il viaggio, compreremo o allestiremo un bel dono da portare a coloro che ci accoglieranno, andremo dal parrucchiere, controlleremo che tutti i vestiti siano puliti e in ordine, penseremo alle cose da fare. La morte altro non è che un viaggio verso colui che ci accoglierà, mentre la vita è il momento immediatamente precedente questo viaggio durante il quale dovremo mettere in valigia ciò che ci servirà una volta giunti a destinazione, indosseremo abiti puliti, cioè laveremo il nostro cuore dalle impurità del peccato, questo non significa non sbagliare, bensì riconoscere i propri errori e cercare di cambiare, magari chiedendo aiuto se da soli non riusciamo.
    Chi si illude che la vita sia tutta qui è come colui che pensa di poter vivere per sempre in casa propria senza mai dover lavorare, pensando che il suo mondo sia rappresentato solo da quelle quattro mura.
    Ora pensate se un giorno, mentre siete seduti sulla vostra poltrona preferita, comodamente a non fare nulla, intenti solo a vivere cercando di divertirvi e bussasse alla vostra porta un uomo chiedendovi di ospitare nella vostra grande casa suo figlio che sta attraversando un momento di difficoltà, ma voi, troppo presi dal vostro quieto vivere, rifiutate e chiudete la porta in faccia a questa persona. Capita però un giorno in cui la casa che pensavate essere vostra vi viene tolta e vi ritroviate in mezzo di strada al freddo, al gelo, senza vestiti, senza mangiare. Andrete a bussare all’unica porta che troverete per chiedere ospitalità. Cosa farete se troverete ad aprirvi quel padre di famiglia che anni prima aveva chiesto a voi di ospitare suo figlio? Aprite le porte, accogliete i figli di questo mondo affinché domani sia preclusa a voi l’accoglienza da colui che è Padre di tutti, anche di quelle persone che avete respinto

  26.  

    Addì 2 maggio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
    Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
    Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?
    Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere.
    Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
    In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre».
    Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio.
    Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò»

    Giovanni 14,7-14

  27.  

    Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò

    Una giornata in campagna

    Sono qui, seduto su una sedia nel giardino ad osservare i bimbi giocare. E' un brulichio di persone, grandi e piccoli, bambini e ragazzi, ognuno intento a vivere con gioia questa giornta. Nonna Pina che non smette di rifinire l'orto appena lavorato da tutti noi, Roberta a cercare di mettere in ordine l'ingresso della casina in legno porta attrezzi, Dado scorrazza in bicicletta felice e contento, Carmela rincorre Francesco per poi leggere con Nikita la lettera preparata con tanta cura con un pensiero per tutti, Sandy coccolosa che manda baci da lontano tra un abbraccio ed un altro, Andrea sui pattini impara ad andare sempre più veloce, Lucia vicina a Roberta per aiutarla nell'improbo compito, Claudia ed Elisa entrano ed escono dalla casa indaffarate in qualche faccenda domestica, Mattia sbuca da dietro il gazebo dove stava giocando da solo a pallone e felice mi dice di aver vinto otto a zero, Pica Chu corre con le sue gambini esili mi grida "ti voglio bene" mentre va alla conquista della bicicletta con le rotine, Valeria mette in ordine gli attrezzi e butta la spazzatura, Shrek sui pattini da sfoggio della sua abilità.
    Il Signore nel Vangelo ci dice "Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò".
    Cos'altro potrei chiedere più di questo?

  28.  

    Addì 3 maggio 2015

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
    Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
    Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato.
    Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
    Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
    Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
    Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
    In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli»

    Giovanni 15,1-8

  29.  

    Ogni tralcio che porta frutto lo pota perché porti più frutto

    Un giardino ben curato

    In questo periodo più che in altri, quando veniamo in campagna, ci rendiamo conto della grande cura di cui necessitano i tanti alberi piantati nel nostro giardino. Quando le persone vengono a trovarci e rimangono a bocca aperta dalla bellezza del posto creato per i ragazzi forse non si immaginano quanto lavoro ci sia dietro un posto tanto ben tenuto, ma la fatica è tanta. Ogni albero è per tutti noi un “osservato speciale”, lo guardiamo crescere, potiamo i rami secchi, tagliamo quelli inutili per la sua crescita, diamo alla chioma una forma, lo concimiamo, togliamo le erbacce. Circa tremila gli alberi piantati, vicino ad un bosco di bellissime querce, e non ce n’è uno che non conosciamo e sosteniamo, anche se alcuni di essi, ormai divenuti robusti, si stagliano verso il cielo più indipendenti che mai.
    Ecco, così facciamo con i ragazzi che Dio ci ha affidato. Tagliamo i rami secchi per eliminare i loro difetti, diamo loro concime per insegnare valori e principi, togliamo le erbacce proteggendoli dai pericoli della vita che ancora non sono capaci di affrontare, piantiamo una canna o un bastone vicino al fusto per farli crescere diritti nell’amore verso il prossimo, nella solidarietà, nell’accoglienza, nel perdono.
    Ecco, così fa Dio con noi e dobbiamo accettare le sue potature, per quanto dolorose, la sua concimazione, per quanto abbia all’apparenza una brutta forma ed un cattivo odore, la canna che ci mette vicino per farci camminare sulla retta via, per quanto possa essere noioso e meno attraente del crescere senza regole.
    Dopo qualche anno gli alberi ci doneranno la loro ombra quasi a ringraziarci per averli fatti crescere robusti e diritti.
    Dopo qualche anno i nostri ragazzi ci ringrazieranno per aver fornito loro gli strumenti per camminare nella vita a testa alta.
    Fra qualche anno ringrazieremo Dio per averci insegnato a vivere

  30.  

    Addì 4 maggio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
    Gli disse Giuda, non l'Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?».
    Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.
    Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
    Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi.
    Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto»

    Giovanni 14,21-26

  31.  

    Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui

    Rivoluzione pacifica

    Ogni persona che porta un'innovazione è considerato un rompiscatole, uno che è meglio eliminare per evitare che cambi le regole del quieto vivere, e a volerlo sono proprio coloro che in quelle regole ci sguazzano piacevolmente. Chi ha un'idea nuova, un modo diverso di pensare, di fare qualcosa, di risolvere un problema in modo anomalo è visto con sospetto non tanto dalla maggioranza delle persone, bensì dalla minoranza di coloro che sono chiamati a governare, a trovare soluzioni alternative ad una situazione negativa per il popolo ma non per loro. Tutti gli innovatori sono stati osteggiati, a partire da Gesù che, lo si creda o meno figlio di Dio, era comunque un rivoluzionario, Madre Teresa, Padre Pio, solo per parlare di uomini e donne considerati ormai da tutti grandi personaggi della storia. Ognuno di noi che nel suo piccolo ha tentato di portare una ventata di aria fresca nel suo ambiente, sia esso il luogo lavorativo, la propria città o regione, sia nell'ambito del volontariato, come in politica avrà certamente trovato delle opposizioni sempre più forti. Non scoraggiatevi, non smettete di dire la vostra, fatelo in maniera civile e democratica, e se qualcuno cercherà di fermarvi sentite le sue ragioni, tentate con lui sempre il dialogo, ma se non vorrà ascoltarvi andate oltre, sfondate quel muro perché colui che non è pronto ad accettare critiche o cambiamenti non è adatto a portare avanti un progetto utile per la comunità. Seguiamo gli innovatori se ci sembra dicano cose giuste, ed anche se costituissimo una minoranza non spaventiamoci. Guardate coloro che hanno fede in Gesù Cristo, tutto è partito da un piccolo nucleo di discepoli e si è sviluppato in tutto il mondo sfondando muri enormi che, ancor oggi, tentano di fermare la parola di Dio. Quando un progetto è benedetto dall'alto, non c'è nessuno che possa fermarlo, non abbiate timore se vi perseguiteranno, se mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi, l'uomo lo ha già fatto più volte, ma possono uccidere le persone, ma non le idee e i valori che esse portano avanti.

  32.  

    Addì 5 maggio 2015

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
    Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me.
    Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate.
    Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato»

    Giovanni 14,27-31a

  33.  

    Vi lascio la pace, vi do la mia pace

    Non litighiamo

    Vi ricordate di quel ragazzo cinese che si mise davanti ai carri armati in piazza Tienanmen con addosso solo il desiderio di pace? E che dire di Ghandi e della sua lotta non violenta? O di Martin Luther King, Madre Teresa, Padre Kolbe e tanti altri che si sono opposti ai "cattivi" armati solo di fiori e carezze? Se oggi apriamo i giornali è una guerra continua, anche nei condomini dove banali liti sfociano in omicidi, o diverbi per la strada finiscono a scazzottate o bastonate. Oggigiorno tutti urlano, alzano le mani, minacciano, offendono, uccidono per ottenere qualcosa. Che stolti. Eppure la storia ci insegna che con la pace si ottiene molto di più che con la guerra. Cosa stanno ottenendo palestinesi ed israeliani non dialogando? Soltanto una guerra senza fine. Ed i fondamentalisti islamici? Guerra tanto dio verso il mondo musulmano.
    Gesù ci ha insegnato che la via della pace è l'unica strada da percorrere, l'unica capace di dare un buon risultato durevole nel lungo periodo.
    Non litigate, non alzate la voce, donate un fiore a chi vi vuol prendere a botte, siate aperti al dialogo e la vita sarà migliore

  34.  

    Addì 6 maggio 2015

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
    Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
    Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato.
    Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
    Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
    Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
    Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
    In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli»

    Giovanni 15,1-8

  35.  

    Il Padre mio è il vignaiolo

    Una gita nel bosco

    Talvolta ci ritroviamo nel bosco della vita, smarriti da tanta bellezza, ma un po' impauriti di non sapere trovare il giusto sentiero da percorrere. Ogni situazione ha le sue difficoltà ed abbiamo bisogno di guide, più avvezze a quel bosco a noi sconosciuto, capaci di portarci fuori dai guai. A volte non ne troviamo, ma spesso capita ve ne siano anche troppe, ognuna delle quali ci dice quale direzione, una opposta all'altra, prendere. Può darsi che più sentieri portino all'uscita, ma ritengo giusto fidarsi di quella persona che riteniamo più affidabile o, in certi casi di indecisione, la meno impreparata. Avviene, ad esempio, nella scelta di un medico da cui farsi operare, magari non ci fidiamo di nessuno, ma una volta che prendiamo a seguirne uno dobbiamo sforzarci di seguirlo, anche dovesse dire qualcosa che a noi non torna molto. Quando poi capiamo che una persona ci vuole bene, e se ci dice qualcosa che a noi non piace non lo fa per farci del male, ma per darci una mano, bisognerebbe sforzarci di seguirlo, di mettere da parte i nostri pensieri e percorrere quel sentiero, anche se lì per lì ci appare pieno di rovi. Tante volte sono andato con i miei bimbi nel bosco vicino alla nostra casa di campagna, luoghi frequentati da tanti anni che conosco benissimo. Mi inoltro a testa bassa in stradine che neanche un cinghiale riesce a vedere tanto sono sommerse dalla vegetazione, ma io so perfettamente dove conducono ed è bellissimo vedere come i ragazzi, senza fare obiezioni, fidandosi ciecamente di me, mi seguono in mezzo a sterpi e rami secchi. Ed il premio è lì, alla fine del tortuoso sentiero, quando un lago dove fare il bagno, quando un bel campo con qualche albero dove giocare ai quattro cantoni, quando su una strada sterrata e ai lati tantissime more da gustare. Più sentieri facciamo, più i ragazzi imparano a fidarsi. Dovremmo fare così anche da adulti, seguire chi ci vuole bene e ci indica una strada da seguire, anche fosse irta di difficoltà. Dovremmo fare così anche e sopratutto con Dio che ci guida attraverso i sentieri della vita, passando da dolori e tribolazioni, ma certi che alla fine del percorso ci sarà un posto meraviglioso ad attenderci

  36.  

    Addì 7 maggio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
    Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
    Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena»

    Giovanni 15,9-11

  37.  

    Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi

    E' facile amare

    Chi come me ha ricevuto tanto, tantissimo amore nelle propria vita, specie nei primi anni della formazione, ha riempito il suo zaino di sorrisi, belle esperienze, coccole, premure, attenzioni. La presenza della mia mamma era di qualità, di quelle che lasciano un segno e metteva tanto amore in ogni cosa che faceva nei miei confronti, dal regalo alla discussione, dal cucinare qualcosa a me gradito al brontolarmi su questioni di principio. Mi è stata vicina per ventuno anni, poi il Signore l'ha chiamata a sé, ma se per qualcuno sono pochi, per me sono stati tantissimi, un'intera vita e se una parte di me è morta con lei, un'altra parte ha preso vita e si alimenta con quella linfa che mi è stata donata a profusione nei primi anni del mio cammino.
    E' facile amare quando tanto si è ricevuto. E' facile voler bene a coloro che una famiglia non l'hanno mai conosciuta, a quei bambini presi in adozione regalando loro una speranza e poi maltrattati, abbandonati da chi non aveva ottenuto il giocattolo integro nella sua confezione originale; a quei ragazzi i cui genitori hanno insegnato la violenza rigando il loro corpo ed il loro cuore con cicatrici indelebili; a quei figli per i quali una mano che si alza verso il loro viso è solo un ceffone in arrivo e mai una carezza capace di asciugare una lacrima; a quei bimbi incapaci di perdonare i torti subiti perché nessuno ha mai insegnato che amore significa sopratutto perdono.
    E' facile amare quando dalla vita hai avuto così tanto, è giusto amare condividendo questo grandissimo dono con coloro che non lo hanno mai ricevuto. E' un po' come essere ricchi, avere tanta disponibilità economica, aver vissuto la propria giovinezza in una bella villa, vacanze all'estero in paesi da mille e una notte, vestiti alla moda, uscite su barche di lusso, ma rendersi conto un giorno che vicino a te qualcuno, solo perché nato in una famiglia povera, non ha il cibo per nutrirsi, ed allora devi aprire gli occhi, devi capire che condividere non è una parolaccia, ma il modo per ringraziare la vita se non credi o Dio se hai fede, dei grandi doni che hai ricevuto. Allora come si può volere una casa sempre più grande, le ville al mare e in montagna se qualcuno non ha un posto dove dormire? Come si può a questo punto andare tutte le sere al ristorante quando ci sono persone che muoiono di fame? Come si può indossare vestiti da favola se c'è gente che indossa gli stessi vestiti logori e puzzolenti per mesi? Arriva un momento nella vita, e per me è arrivato a ventuno anni, in cui dire basta, ringraziare per ciò che si è avuto e cominciare a condividere le fortune che abbiamo avuto, l'amore ricevuto, trasmettendo agli altri la gioia di vivere, quella gioia da noi conosciuta, ma che per molti rappresenta soltanto un miraggio irraggiungibile

  38.  

    Addì 8 maggio 2015

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.
    Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
    Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.
    Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.
    Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.
    Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri»

    Giovanni 15,12-17

  39.  

    Amatevi gli uni gli altri

    Perché amare gli altri?

    Perché nel Vangelo c'è scritto "Amatevi gli uni gli altri", chi sono "gli altri" e perché dovremmo amarli? Perché amare chi non conosciamo? Perché amare chi ci ha fatto del male? Perché amare un assassino, un ladro, un delinquente?
    Già è difficile voler bene a chi vive in casa con noi, figuriamoci se voglio perdere tempo con il poveraccio sotto casa che magari chiede l'elemosina solo perché non ha voglia di lavorare, o figuriamoci se devo voler bene ad uno che mi ha rubato in casa o ha stuprato una ragazzina. Chi me lo fa fare?
    Al di là che siamo tutti fratelli, al di là che se vogliamo essere perdonati per le nostre mancanze dobbiamo imparare a perdonare gli altri, discorsi che funzionano forse con chi ha fede in Dio, c'è da fare un'altra considerazione. Ogni persona ha le sue complessità, nessuno di noi è bianco o nero, buono o cattivo in assoluto; nessuno può dire di non essersi mai arrabbiato, di non aver avuto dei momenti nella vita in cui ha perso la testa, nel bene o nel male, facendo cose che mai avrebbe pensato di poter fare. Ogni uomo è composto da mille sfaccettature, come fossero tanti piccolissimi specchietti, ognuno dei quali rifrange la luce sull'altro dando luminosità alla nostra personalità in un gioco che è in perfetto equilibrio, ma se uno so di questi specchietti diventa opaco oppure si rompe o si sposta leggermente ecco che tutto il nostro modo di essere cambia e prendiamo una piega piuttosto che un'altra, talvolta per un sol giorno o un breve periodo, altre volte il cambiamento è radicale e duraturo. Possiamo allora dire che dentro di noi, magari solo potenzialmente, ci sono i semi o i germi per essere qualsiasi cosa. Sono le scelte compiute ogni giorno a fare di noi quello che siamo. Il violentatore è colui che davanti ad una bella ragazza non ha saputo fermare la sua eccitazione, è colui che andato oltre incapace di tenere a freno i suoi impulsi animaleschi che tutti noi sentiamo. Quanti hanno detto dentro di sé vedendo un bell'uomo o una bella donna "si, con quello/a farei ... " poi ti fermi lì e tutto resta un pensiero per mille motivi, ma qualcuno non riesce a fermarsi e diventa stupratore, assassino, ladro, traditore. Un applauso a chi si ferma, ma in coloro che si comportano male possiamo rivedere una parte di noi, come saremmo stati se avessimo dato libero sfogo alle nostre pulsioni. Ecco perché bisogna amare gli altri, perché gli altri siamo noi. La poveretta che chiede l'elemosina fuori della porta di chiesa siamo noi se tornando indietro non avessimo avuto voglia di studiare o avessimo avuto un ragazzo che dopo averci promesso mari e monti ci avesse abbandonato; il ladro entrato di notte in casa mia siamo noi se davanti alla crisi che ci ha fatto perdere il lavoro avessimo cercato la via più facile per dare da mangiare alla nostra famiglia o avessimo preteso di avere di più di quello che ci era stato concesso; il ricco pieno di soldi che vi sfila sotto il naso snobbandovi e gettando denaro in mille inutili rivoli siamo noi se avessimo avuto la fortuna di nascere in una famiglia ricca o avessimo avuto la buona sorte dalla nostra parte nell'impresa che abbiamo fondato; il politico che prende tangenti siamo noi se arrivando alle poltrone del potere avessimo ceduto alle lusinghe di una vita agiata al servizio di noi stessi prima ancora che della comunità che mi ha eletto.
    Gli altri siamo noi, non scordatevelo quando avrete voglia di condannare il prossimo per quello che vi ha fatto perché altri potrebbero condannarvi per le vostre mancanze se decidessero di cedere al desiderio di non amare chi sbaglia

  40.  

    Addì 9 maggio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.
    Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia.
    Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.
    Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato»

    Giovanni 15,18-21

  41.  

    Se il mondo vi odia sappiate che prima ha odiato me

    Se qualcuno vi odia

    In tanti anni di Associazione ho incontrato molte persone che ci hanno voluto bene e stimato ma come nel cammino di ognuno ho anche trovato diversa gente che ci ha odiato. Qualche giorno fa dopo un'ora di colloquio fitto con un'assistente sociale, durante il quale difendevo un bambino, mi disse "Sei proprio un tipo tosto", le risposi "Certo, peccato non essere dalla stessa parte". Dallo sguardo e dalle parole dette durante la riunione avevo ormai capito che quella persona nutriva un odio profondo nei miei, nei nostri confronti. Da un lato mi è dispiaciuto perché vorrei essere sempre in pace con tutti, ma da un altro, poiché lei non difendeva il bambino ma gli interessi del Comune e forse di una cooperativa a lei legata, mi sono detto che se mi odiava poteva anche andar bene. Dobbiamo imparare a camminare per la nostra strada senza cercare a tutti i costi di avere il consenso di tutti: se le nostre opere saranno buone avremo comunque l'appoggio di tanti, ma chi è cattivo o hai altri interessi da difendere sicuramente ci odierà, ma questo suo odio deve essere visto come una medaglia appuntata sul cuore perché significa che stiamo facendo la cosa giusta. Pensiamo a Gesù, che crediate o meno sia Figlio di Dio, ha fatto solo del bene, eppure un piccolo manipolo di persone lo ha odiato tanto profondamente da metterlo in croce, eppure a distanza di duemila anni le sue parole, i suoi pensieri, i suoi esempi sono ancora vivi per milioni e milioni di persone, e questo vuol dire chi il bene passa mentre l'odio è solo una scoria del mondo che resta nell'animo di chi la prova. Lasciamo che alcune persone ci odino, non è possibile piacere a tutti e da tutti essere amati. La cosa importante è seguire i propri principi, i propri valori senza discostarsene solo perché qualcuno la pensa diversamente da noi.

  42.  

    Addì 10 maggio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
    Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
    Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

    Giovanni 15,9-17

  43.  

    Andate e portate frutto e il vostro frutto rimanga

    Mamma, terra fertile

    Nei nostri giardini ci sono alberi di ogni genere, diversi tipi di piante, fiori bellissimi. Alcune di essi sono centenari, altre durano solo pochi anni, altri ancora il solo tempo di una stagione. Questi sono i nostri figli, i bambini che Dio ci ha affidato, poco importa se naturali oppure arrivati da noi con volo dal Guatemala o accompagnati per mano dalle assistenti sociali. Sono loro che dobbiamo accudire, piantare nel giardino della nostra famiglia, donare loro radici forte e robuste affinché possano crescere sani e diritti nel grande bosco della vita. Ai fini del nostro operato poco importa se daranno frutto, se saranno alberi giganti e millenari come sequoie o piantine di basilico da ripiantare continuamente. Ogni pianta, ogni albero ha la sua importanza e la sua utilità, non spetta a noi sindacare se un ragazzo avrà un futuro per il quale si riscriveranno i libri di storia o della scienza oppure se darà un po' di sapore a qualche pietanza, a noi spetta amarlo, accudirlo, farlo crescere con valori e principi e tanto, tantissimo amore. Chi più della mamma, chi più di colei alla quale la natura ha dato per eccellenza il ruolo di terra fertile, custode del seme che Dio ha voluto produrre incarna il concetto di amore puro. La perfezione, si sa, non è di questo mondo e nessuna mamma può essere definita tale, ma è certamente colei che maggiormente si avvicina al compito che Dio ha assegnato all'umanitá quando ha detto "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga".

  44.  

    Addì 11 maggio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza;
    e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.
    Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi.
    Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio.
    E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me.
    Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato»

    Giovanni 15,26-27.16,1-4a

  45.  

    Addì 11 maggio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.
    Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi.
    Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio.
    E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me.
    Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato»

    Giovanni 15,26-27.16,1-4a

  46.  

    Siete stati con me fin dal principio

    Compleanno

    Vi siete mai domandati cosa ci sia dietro la parola Compleanno? Ci capita spesso di fare gli auguri a chi compie gli anni, talvolta si fanno con il cuore, altre volte più alla leggera, ma sempre con l'intento di dare gioia con le nostre parole a chi le riceve. Compleanno è il ricordo di un giorno, ma forse è di più, è il ricordo di una vita trascorsa, il pensiero a chi ci ha fatto nascere, amato, cresciuto e oggi non c'è più. Lacrime di gioia che spesso si mischiano al dolore della perdita di un papà, di una mamma che oggi non sono con noi a festeggiare.
    Compleanno è anche il giorno in cui una persona cara e oggi tornata al Padre festeggiava con voi, era con voi fin dal principio ed ha avuto il compito di lanciarvi nella vita, accompagnandovi nelle vostre corse, interrogativi, dubbi, speranze, gioie e dolori tenendovi per mano e correndo con voi, poi pian piano restava un po' indietro fino a quando vi ha detto "corri da solo" pur rimanendo a guardarvi da lontano, aprendo le braccia se tornavate da lei, ma dandovi la sicurezza di esserci. Poi un giorno vi voltate e su quella grande pietra in mezzo al prato dove era solita aspettarvi non la vedete più. La cercate, la chiamate, ma lei non c'è, è sparita, rapita dall'amore divino, scomparsa dalla vista ma non dal cuore. Vi sentite soli, spersi in un mondo improvvisamente troppo grande per voi, ma dovete continuare a correre, camminare verso il futuro. Lei sarà sempre con voi, accompagnerà ogni vostro passo con l'eco dei suoi insegnamenti e delle sue raccomandazioni e sarà come averla sempre con voi, per l'eternità.
    Buon Compleanno Mamma Zizzi

  47.  

    Addì 12 maggio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai?
    Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
    Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò.
    E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio.
    Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato»

    Giovanni 16,5-11

  48.  

    Nessuno di voi mi domanda: dove vai?

    Cosa hai fatto oggi?

    In quante famiglie non esiste più il dialogo? In quante le giornate passano tutte uguali e mai che qualcuno in casa chieda all'altro come è andata, cosa hai fatto oggi e si addentri in quelle problematiche a lui/lei sconosciute. Ricordo la mia mamma chiedere a mio papà del suo lavoro ogni giorno a pranzo e a cena, fare domande ricordando quanto detto il giorno prima, come ad esempio "come è andato il confronto con il Dott. Rossi per la risoluzione del tal problema di cui mi parlavi ieri?" Non basta dire "come è andata" perché è facile rispondere "bene grazie" e andare avanti, si deve cercare di capire, ricordare, interessarsi veramente come se fosse un problema nostro, non per falsità, ma perché se ci interessa una persona, se le vogliamo bene dobbiamo essere partecipi dei suoi pensieri, e se non capiamo ci informiamo, studiamo, leggiamo, ci confrontiamo con altri per maggiormente capire e poter dare un consiglio che vada al di là della pacca sulla spalla "ci sono, ho fiducia in te, vedrai che tutto si risolverà al meglio". Non ci sono problemi piccoli o problemi grandi, bensì ci sono situazioni che si devono affrontare, così la lavatrice che non funziona e butta acqua sul terrazzo ha lo stesso peso della risposta tanto attesa dal ministero per una pratica di lavoro, i bimbi che hanno fatto le bizze e la maestra che ci ha chiamato devono avere lo stesso valore dell'aggiudicazione di un appalto. Se in una famiglia si dialoga senza che nessuno si senta superiore o inferiore all'altro perché i suoi problemi sono più o meno importanti, allora ci sarà quell'unione che rinsalderà il rapporto tanto da farlo resistere alle burrasche più impetuose, ma se non ci interessiamo a coloro che vivono con noi basterà un soffio di vento a far crollare il castello di sabbia che abbiamo costruito in tanti anni.
    Stasera quando rientrate in casa interessatevi, ma veramente interessatevi con passione, a come sia andata la giornata di vostro marito, di vostra moglie, di vostro figlio, di vostro padre, di vostra madre, non per finzione, non perché lo leggete qui, ma per costruire, per condividere perché questo è amore, e se in una famiglia manca l'amore, come potrà reggersi?

  49.  

    Addì 13 maggio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
    Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future.
    Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.
    Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà»

    Giovanni 16,12-15

  50.  

    Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso

    Tutto a suo tempo

    Vorremmo insegnare ai nostri figli tutto ciò che sappiamo, ogni nozione acquisita ma per alcune cose è necessario aspettare. Un falegname non può insegnare al figlio di due anni a tagliare una tavola, un ingegnere non può far capire come si fa un ponte o una casa al bambino di cinque anni. Ogni cosa ha il suo tempo ed è necessario aspettare perché ogni età ha il suo grado di conoscenza. Così è per i valori ed i principi, ci sono molte cose che possiamo comprendere solo dopo un percorso perché incapaci di portarne il peso. Come può un ragazzo di venti anni scindere il bene dal male valutando ogni situazione con estremo raziocinio? Quando iniziai l'associazione avevo ventuno anni e vedevo il mondo diviso tra bianco e nero, se sentivo che un papà aveva picchiato o maltrattato il figlio, o la madre prostituta aveva portato con sé al "lavoro" il figlio piccolo, oppure il papà che veniva a prendere la figlia da noi per il fine settimana la riportava con gli abiti che puzzavano di alcool e fumo andavo su tutte le furie e affrontavo questi genitori a muso duro. Quanti danni ho fatto. I bambini idealizzano i propri genitori e vedere noi, altri adulti ai quali vogliono bene, maltrattarli li fa star male. Dopo un lungo e faticoso percorso ho capito che le persone non si devono giudicare e ho imparato ad essere per loro un amico, un consigliere per riavvicinarsi ai figli riconoscendo le proprie colpe e facendo di tutto per non perpetrare ulteriormente gli errori compiuti. Ma quanta fatica ho fatto, principi che a venti anni proprio non capivo e non riuscivo a sopportarne il peso. Non si può pensare di capire della vita tutto e subito, ma occorre pazienza sia nell'apprendere, sia nell'insegnare. Con l'affidamento siamo un po' penalizzati perché non sapendo quando il bambino andrà via si è portati a cercare di fare endovene di conoscenze e insegnamenti nel più breve tempo possibile, ma affido o non affido sono sempre cuccioli d'uomo che necessitano dei loro tempi per crescere ed apprendere. Portiamo pazienza con loro così come Dio porta pazienza con noi