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  1.  

    Non fanno così anche i pubblicani?

    La nostra firma sul disegno di Dio

    Quando siete andati a vivere da soli, quando vi siete sposati, quando avete comprato una casa nuova, o semplicemente quando siete andati a stare in un miniappartamento per studiare qual'è stata la prima cosa che avete fatto? Ovviamente avete arredato casa. Avete comprato i mobili, le stoviglie, i vasi, le tende e quant'altro. Alla fine l'avete guardata da lontano e siete stati fieri di voi stessi, compiaciuti del lavoro ben fatto, ma prima di condividere le immagini di questa gioia con parenti ed amici, prima di invitare qualcuno a casa vostra vi siete accorti che mancava qualcosa. Qualcosa di importante, la cosa più importante di tutte. Se un pittore dipinge un quadro, se uno scultore scolpisce una statua, se uno stilista crea un modello prima di presentare la sua opera deve fare ancora qualcosa di importante, la cosa più importante. Abbiamo bisogno di personalizzarla con la nostra firma, aggiungendo quella virgola che rende tutto molto "mio". Per la casa può essere uno zerbino, un cartello sulla porta, un vaso al balcone. Una piccola, ma grandissima cosa. Siamo fatti così, dobbiamo e vogliamo distinguerci dagli altri, non per farci vedere migliori, ma per mostrare al mondo chi siamo, quale sia la nostra essenza, quale la nostra visione della vita, orgogliosi di essere in quel modo, e se al mondo non piacciamo pazienza, siamo fatti così.
    Chi ha fede compie dei riti, prega, porta indosso una croce, ma spesso non ha modo, o talvolta non vuole, di mostrare al mondo come è, cosa pensa, cosa prova verso Dio. Fra tutti gli insegnamenti del Vangelo ce n'è uno che va un po' contro natura, un segno che ci contraddistingue da coloro che non hanno fede.
    Chiunque al mondo ama i propri cari, ama coloro che a loro volta gli vogliono bene. Cosa giusta e santa. Ma quanti amano i propri nemici, quanti pregano per loro, quanti salutano le persone che ci sono ostili? Difficile trovare chi lo faccia, ma coloro che hanno fede sono chiamati da Gesù ad amare tutti, anche i propri nemici, a pregare per loro, a salutarli. Ecco il segno distintivo, ecco la nostra firma di cristiani, ecco ciò che ogni giorno dovremmo fare per dare testimonianza dell'amore di Dio.

  2.  

    Addì 1 marzo 2015

    Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.
    E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù.
    Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!».
    Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento.
    Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!».
    E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro.
    Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti.
    Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti

    Marco 9,2-10

  3.  

    Facciamo tre tende

    Cosa posso fare per te?

    Le persone non sono egoiste, le persone non sono cattive, ma forse non sono stimolate adeguatamente a fare del bene. Oggi siamo bombardati da slogan che inneggiano all'egocentrismo, per motivi commerciali mirano ad insegnarci che il nostro fisico sia la cosa più importante che abbiamo, che il nostro bene personale sia l'unica cosa giusta da perseguire, ed è normale che in molti aiutino soltanto la persona che vedono nello specchio, l'unica che valga la pena di aiutare.
    Ma nel cuore di ciascuno c'è una fiammella sempre accesa, è quella della solidarietà che diventa un incendio nel caso di calamità naturali, quali terremoti e allagamenti, che fa muovere spontaneamente senza tanto rifletterci migliaia di persone, ognuno come può, chi con un'incessante preghiera, chi mettendo mano al portafogli, chi iniziando raccolte di beni di prima necessità, chi rimboccandosi le maniche per spalare fango o cercare vivi e morti da restituire ai loro cari tra le macerie. Non siamo egoisti, non lasciamo che qualcuno, per un suo interesse, ci dica come comportarci.
    Ne ho avuto testimonianza sempre in questi quasi trent'anni di Associazione nei quali è bastato chiedere per ottenere tanto aiuto, è bastato stimolare il prossimo per far si che aiutasse secondo le proprie capacità, è bastato mostrare i disagi di tanti bambini per far brillare nella notte quella fiammella della solidarietà. Nessuno è mai troppo povero da non poter regalare un sorriso, da non poter essere di sostegno a chi lotta, da non poter commentare un avvenimento e dichiarare la propria fiducia in chi opera in prima linea.
    Ed in questi ultimi giorni ne ho avuto ulteriore dimostrazione. Abbiamo chiesto aiuto per far conoscere maggiormente l'Associazione in tutta Italia per diffondere il più possibile la conoscenza dell'affido e per raccogliere fondi attraverso il cinque per mille da destinare ai nostri tanti progetti presenti e futuri. C'è stata una risposta corale, bellissima, meravigliosa. In tantissimi hanno risposto "si eccomi, cosa posso fare per voi?" Ed ognuno ha messo sul piatto quello che aveva, chi anziano la propria stima e la preghiera; chi malato e costretto in casa la sua capacità di diffondere in rete; chi disoccupato il proprio tempo; chi impegnato in un lavoro ha deciso di dare parte del suo tempo libero e diffondere il messaggio tra i colleghi, e chi ha risposto "non posso" è per motivi seri quali gravi malattie, residenza all'estero, accudimento di qualcuno in maniera totale o perché già impegnato in altre meritorie opere di bene. Una bella gara di solidarietà dove è bastato solo mostrare il nostro bisogno che tutti si sono domandati "Cosa posso fare per voi?".
    Quando Gesù si trasfigurò davanti a tre dei suoi discepoli, questi rimasero sbigottiti, ma non scapparono, non si tapparono gli occhi, ma chiesero la prima cosa che venne loro in mente "Facciamo tre tende?" che equivale a dire "Gesù, cosa posso fare io per te?"
    Ecco, a volte non sappiamo cosa possiamo fare per gli altri, ma se ascoltiamo, tra i tanti messaggi con i quali veniamo bombardati dalla pubblicità menzognera, quelli che ci spingono verso il prossimo, sapremo cosa possiamo fare noi per gli altri

  4.  

    Addì 2 marzo 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.
    Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio»

    Luca 6,36-38

  5.  

    Non giudicate e non sarete giudicati

    Giudicare il peccato e non il peccatore

    Quante volte sulla nostra bocca appare il giudizio verso gli altri. Se qualcuno fa qualcosa che ai nostri occhi appare negativa, ecco che immediatamente emettiamo un giudizio a tutto campo su quella persona. Don Luigi mi insegnò a giudicare il peccato, non il peccatore. Un giorno parlando con lui gli raccontavo i miei difetti e concludevo giudicandomi negativamente, ed egli mi ricordò di non giudicare la persona, nemmeno sé stessi. A volte siamo troppo severi nei nostri stessi confronti, esaminiamo la nostra vita e ne traiamo conclusioni spesso amare, ci vediamo in molti casi come peccatori incapaci di potersi redimere ed avere il perdono del prossimo e di Dio. Ma non è così. Per quanti peccati possiamo aver fatto, per quanto grossi essi possano essere stati, il Signore ci perdonerà se lo chiediamo dal profondo del cuore con sincerità. Ed allora, così come Gesù è pronto a perdonare noi, anche noi dovremmo essere pronti a perdonare il prossimo che si pente del male fatto. Ricordate come Papa Giovanni Paolo II perdonò Alì Agcha, o come il figlio di Bachelet perdonò gli assassini di suo padre, o come Joseph Sledge uscendo di prigione dopo esservi stato costretto ingiustamente per quaranta anni ha perdonato il falso testimone che in carcere lo aveva spedito. Impariamo dagli altri, ma prima ancora impariamo da noi stessi che vorremmo essere perdonati quando capiamo il nostro errore

  6.  

    Addì 3 marzo 2015

    In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei.
    Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.
    Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito.
    Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì''dalla gente.
    Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli.
    E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo.
    E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.
    Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato

    Matteo 23,1-12

  7.  

    Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere

    Una bambina muore per denutrizione

    Quanta poca indignazione per una bambina morta per denutrizione e incuria. Quanta poca indignazione verso i servizi sociali ai quali era stato persino richiesto aiuto dalla famiglia e non si sono attivati. Già a Bari il 7 gennaio 2005 un'altra bambina era morta a diciannove mesi per denutrizione. E quanti altri bambini muoiono perché noi non li proteggiamo. Mi chiederete, perché "noi"? Ci pensino i servizi sociali. Certo, ottimo, ma purtroppo questo non accade, purtroppo i servizi sociali per diversi motivi non si muovono. Nel caso della bambina di Milano era stato chiesto loro un aiuto, ma non è stato concesso. Di chi è la colpa se non nostra che vediamo e ci giriamo dall'altra parte? Queste cose si devono denunciare, si deve gridare la nostra rabbia verso un sistema che non funziona. Non mi interessa vedere di chi sia la colpa, non mi interessa puntare il dito sul singolo assistente sociale, sul suo dirigente, sull'assessore, sul comune e vedere chi è l'ultimo che nel gioco dello scaricabarile resta con il cerino in mano bruciandosi le dita. Non mi interessa. Quello che mi interessa è che certe cose non accadano più, che i servizi sociali vengano riformati. Ma ci vuole tanto a capire che se il comune deve pagare per il sociale metterà regole ferree per aiutare meno persone possibili e spendere meno? Oppure dirà ai singoli operatori che non rinnoverà il contratto qualora facciano spendere troppo per il comune. Non vi racconto fantasie, accade, non cascate dalla luna. Non si può lasciare al singolo comune l'uso, spesso improprio, dei servizi sociali. Ragionate, pensate se l'Inps, a tutela dei lavoratori, fosse lasciato al libero arbitrio degli enti locali dando loro la possibilità di tutelare i lavoratori solo se ci sono i soldi e senza il contributo delle aziende. Oppure se il comune rilasciasse a ciascuno un buono per la spesa sanitaria e quindi per curarvi doveste sottostare alle logiche di bilancio dei comuni stessi. E' chiaro come il sole che ci siano comuni più ricchi e altri più poveri. E' altrettanto chiaro che ci siano sindaci più improntati verso il sociale e altri meno. E' sempre chiaro che un politico spenderà di più laddove riuscirà ad avere più voti e nel campo del sociale si spende tanto, in termini economici e politici, e si guadagna ben poco, meglio costruire una bella piazza che investire nel sociale.
    Bisogna che il servizio sociale sia gestito a livello nazionale, che ci sia una spesa uniforme per tutti, che ogni cittadino abbia la possibilità di accedere ai servizi senza stare ad elemosinare nulla, che gli affidi abbiano una tariffa uguale per tutti ed il bambino che nasce a Palermo o a Bari abbia la stessa tutela di quello che nasce a Milano o Torino.
    Se fosse morto un cane per denutrizione avremmo letto la notizia anche sulla carta igienica al mattino, ma la morte di una bimba passa quasi inosservata.

  8.  

    Addì 4 marzo 2015

    Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici e lungo la via disse loro: «Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà».
    Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa.
    Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
    Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo».
    Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio».
    Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere.
    Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti»

    Matteo 20,17-28

  9.  

    Colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo

    Schiavo per amore

    Un giorno una mia zia tornò dagli Usa e mi portò uno skateboard, in Italia non erano ancora arrivati e nessuno sapeva nemmeno cosa fossero. Che bello essere l'unico ragazzino sugli stabilimenti balneari ad avere uno skateboard, mi guardavano tutti con gli occhi spalancati ed ero felice di essere il più grande fra tutti. Il più grande? Ma dove? Tutto va visto nella sua dimensione, ero piccolo e non capivo che non è grande colui che monta in cattedra, non chi sale sul gradino più alto del podio, non chi viene intervistato tutti i giorni alla televisione. Grande è colui il quale si fa servo del prossimo, chi serve gli altri senza cercare un ritorno, chi si mette a disposizione per risolvere i problemi altrui e vive la propria vita schiavo delle sofferenze dell'altro.
    Come dite? La parola "schiavo" vi fa trasalire? Vi sembra controcorrente? Eppure quante persone sono schiave del sesso, quante dipendono dalle macchinette mangiasoldi, oppure schiave delle sigarette o dei dolci o della droga. Non sarà piuttosto che trasalite perché ho inteso "schiavo di qualcuno"? La vedete come una mancanza di libertà? Si è più liberi ad essere schiavi decidendo di amare il prossimo dedicandovisi, piuttosto che sentirsi liberi ma alle dipendenze dei cellulari, di internet, del fumo, dei soldi o del gioco. Per voi questa è libertà? Preferisco essere schiavo per amore.

  10.  

    Addì 5 marzo 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai farisei: « C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente.
    Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.
    Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.
    Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui.
    Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura.
    Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti.
    Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi.
    E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento.
    Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro.
    E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno.
    Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi»

    Luca 16,19-31

  11.  

    Lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti

    La rivincita di chi viene scansato

    Un giorno Mario, uno dei miei bimbi, era stato messo in disparte dagli altri che non lo facevano giocare. Non mi piace intervenire nelle loro dispute perché voglio che ciascuno impari anche a farsi spazio nella vita senza bisogno sempre di qualcuno pronto a togliere le castagne dal fuoco. Nella riunione serale però feci un discorso generico sulla solidarietà, l'amicizia, il dispiacere di essere scansati. Ma il giorno dopo accadde la stessa cosa e così nei giorni successivi. Una mattina appena svegliati dissi Mario di prendere il costume e lo avrei portato a pescare in barca con me. Le antenne di tutti gli altri bimbi si drizzarono e alcuni mi chiesero di poter venire anche loro al mare, ma risposi di no e ci rimasero molto male.
    Alla sera, tornati a casa, durante la riunione spiegai loro che Mario aveva avuto il dispiacere di essere stato scansato dal gruppo mentre gli altri si divertivano, e per questo avevo fatto venire lui e non loro, affinché capissero quanto sia brutto essere messi da parte.
    Nella vita si può anche sbagliare, ma dovremmo ascoltare di più i consigli di chi ha più esperienza di noi, e questo non vale solo per i bambini. Quanti adulti mettono da parte coloro che hanno bisogno e che potrebbero aiutare? Prima o poi la vita si prende la rivincita.

  12.  

    Addì 6 marzo 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò.
    Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto.
    Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono.
    Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo.
    Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio!
    Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità.
    E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.
    Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli? ».
    Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
    E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri?
    Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare»
    Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo.
    Ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta

    Matteo 21,33-43.45-46

  13.  

    La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo

    Calpestare gli altri è uno sport nazionale

    Non passa giorno in cui non leggiamo sui giornali di abusi perpetrati da chi ricopra una carica pubblica, abbia delle responsabilità, sia a capo di qualche azienda o abbia il dovere di tutelare gli interessi di un certo numero di persone. Sembra che calpestare le persone per ottenere un qualche vantaggio personale sia diventato uno sport nazionale. A farne le spese sono le persone gestite, guidate, tutelate da questi "furbetti" per usare un eufemismo. Ma siamo proprio sicuri che le cose stiano così? Siamo proprio sicuri che coloro che vengono calpestati, scansati, abusati siano coloro che devono pagare il conto per le ruberie e l'approfittarsi di questi signori? Nel breve periodo è certamente questa la triste realtà, ma quante volte capita che la pietra scartata dai costruttori diventi poi pietra angolare? Prima o poi chi si approfitta viene scoperto e finisce quando in galera e quando in miseria, dando magari una parte del proprio patrimonio a coloro che ha "violentato". Così dicendo non dobbiamo pensare ad una giustizia terrena che quasi mai fa il suo corso, ma ad una giustizia divina. Chi ruba prima o poi si ammala e soffre, prima o poi andrà al cospetto di Dio, il quale da giustizia ai suoi figli anche sulla terra. Quante volte un politico piuttosto che un altro hanno cercato di approfittarsi della nostra Associazione, quante volte alcuni servizi sociali ci hanno boicottato, quante volte i nostri diritti sono stati calpestati, ma pian piano, giorno dopo giorno abbiamo lottato, talvolta a mani nude contro un nemico che lanciava missili nucleari, eppure siamo sempre a galla, eppure abbiamo vinto tante battaglie, eppure abbiamo fatto in modo che i diritti nostri e dei bambini venissero in qualche modo riconosciuti. Merito nostro? No, sarebbe inimmaginabile pensare di poter fermare un carro armato soltanto alzando un braccio, eppure la fede smuove le montagne perché Dio è un grande alleato allorquando i più forti cercano di calpestare i più deboli.
    Deboli, non scoraggiatevi, continuate a lottare e prima o poi vincerete.
    Potenti, guardatevi allo specchio, siete fatti di lacrime e sabbia anche voi.

  14.  

    Addì 7 marzo 2015

    In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.
    I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro».
    Allora egli disse loro questa parabola: Disse ancora: «Un uomo aveva due figli.
    Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze.
    Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.
    Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.
    Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci.
    Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.
    Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!
    Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni.
    Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
    Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.
    Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi.
    Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
    Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò.
    Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo.
    Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo.
    Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici.
    Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso.
    Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato»

    Luca 15,1-3.11-32

  15.  

    Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio

    Il mestiere di genitore

    Quale padre, quale madre non sarebbe disposto a riprendere in casa il proprio figlio qualora egli dicesse loro "Ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio"?
    Qualche genitore incapace di perdonare il figlio e riaccoglierlo in casa c'è, ma la maggior parte apre le braccia al figlio quando sente che il pentimento è reale, viene dal cuore e il dispiacere per le gli errori commessi è sincero.
    Quando da ragazzino leggevo la parabola del figliol prodigo mi domandavo cosa provasse quel papà nel tempo intercorso tra il momento in cui il figlio con arroganza aveva sbattuto la porta di casa e quello in cui era tornato sui suoi passi chiedendo umilmente perdono. Poi l'ho scoperto ed è avvenuto nell'unica maniera in cui puoi capirlo veramente: provandolo sulla propria pelle. Molti dei miei figli, tanti ne ho avuti in affidamento ma non per questo meno figli che se li avessi procreati, sono arrivati al punto di non accettare più le regole di casa e con queste hanno rifiutato l'amore che potevamo dare loro, la protezione, l'accudimento, i consigli. E' giusto e legittimo che un ragazzo inizi un proprio percorso di vita autonomamente, ma se per farlo sbatte la porta e rifiuta un rapporto con il suo passato chiudendo il cuore a coloro che lo hanno cresciuto, aiutato, amato, parte male. Poche volte i ragazzi tornano sui loro passi, complici l'orgoglio, la paura di un rifiuto, la convinzione di essere nel giusto, l'aver ormai iniziato una propria vita indipendente e quindi il desiderio di tagliare ogni legame con ciò che possa ricordare loro il passato. Auguro loro un buon cammino, una buona vita, ma la sofferenza resta nel cuore come una ferita enorme che si allarga sempre più man mano che i ragazzi escono sbattendo la porta di casa per non farvi più ritorno.
    Qualcuno ci domanda spesso "ma chi ve lo fa fare? Perché soffrire?"
    Innanzitutto non tutti i ragazzi sono ingrati e se ne vanno tagliando i rapporti, alcuni tornano, altri restano in contatto, altri ancora decidono di restare nonostante i problemi della convivenza. Ma il motivo non è questo, il motivo non è da ricercarsi nell'appagamento personale, che quando c'è è un valore aggiunto, bensì nella sofferenza di tanti ragazzi. Se oggi incontro un povero che ha fame e gli regalo cinque euro, domani non vado a controllare come abbia speso quel denaro perché oggi vedo la sua sofferenza e oggi faccio ciò che ritengo giusto, ciò che penso possa dargli sollievo e un po' di aiuto per andare avanti nel suo cammino. Non spetta a me sapere cosa farà nel futuro, non spetta a me capire se ciò che gli ho dato lo userà o meno e se lo userà per qualche nobile causa oppure per truffare e rubare. Per me oggi è importante Accogliere, Amare, Proteggere, Accudire, Dare insegnamenti positivi a quel bambino, a quel ragazzo che ha bussato alla mia porta.
    Non pensate alle vostre future, possibili sofferenze, i bambini non sono balocchi che mettiamo sul ripiano di un mobil e e ogni tanto spolveriamo contenti di poterli ammirare quando ne abbiamo voglia. I bambini sono persone e come tali hanno sentimenti, crescono, cambiano e sopratutto, al pari nostro, fanno errori, tanti o pochi che siano, grandi o piccoli. Quando si prende un bambino, che sia in adozione o in affido, al pari di quando ci nasce un figlio, dobbiamo essere consapevoli che ci darà tante soddisfazioni, ma tanti problemi in più e dobbiamo essere disposti ad accettarli. Si, dobbiamo perché il dovere di un adulto è quello di insegnare ad un futuro adulto a camminare in questo mondo. Molti mestieri stanno scomparendo perché non ci sono più persone disponibili ad insegnarli, ma non possiamo lasciare che scompaia anche il mestiere di genitore che possiamo insegnare solo mettendo in conto anche le sofferenze

  16.  

    Addì 8 marzo 2015

    Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
    Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco.
    Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi,
    e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato».
    I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora.
    Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».
    Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
    Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?».
    Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
    Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
    Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome.
    Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti
    e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo

    Giovanni 2,13-25

  17.  

    Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato

    Rinnoviamo le nostre famiglie

    Pensate di essere perfetti come uomini e donne? Di essere arrivati come famiglia? Ritengo che ognuno di noi sia sempre in cammino, sia come singolo, sia come famiglia e sia come comunità. Tutto è un progredire e chi si sente "arrivato" è un illuso. Talvolta basta aggiungere un tassello, come nel gioco della lego, per crescere, per migliorare, ma in tante circostanze occorre cambiare qualcosa, non certo abbattere tutto quello che abbiamo costruito nella nostra casa, ma cambiare qualche finestra, qualche porta, un rubinetto o la caldaia. A volte trovare le energie per farlo non è cosa facile, pensate ai soldi che dobbiamo spendere per un idraulico, un muratore, un elettricista, un falegname e poi quelli per comprare il materiale, la cucina e quant'altro. Ma che soddisfazione una volta fatti i lavori, che bello fare dei cambiamenti importanti, che bello condividere questa nostra gioia invitando amici e parenti a visitare la nostra nuova casa.
    Guardate oggi la vostra famiglia, guardate la vostra vita e osservate bene ogni suo aspetto domandandovi se non ci sia qualcosa da cambiare, o qualcosa da aggiungere. Rinnovarsi, fare un passo indietro per dare spazio a qualcosa di importante non è una sconfitta, anzi, è una vittoria perché è l'aver capito la necessità di un cambiamento. Come in una casa tante sono le parti che con il tempo devono essere sostituite, così nella nostra vita altrettanti sono gli aspetti da verificare periodicamente e semmai cambiare.
    Quando un bambino viene accolto in seno ad una famiglia impara a lavarsi, perché prima non gli era stato insegnato; impara cosa sia l'amore, perché prima non ne riceveva; impara le regole di vita, perché prima non aveva; impara quali siano i valori da rispettare, perché prima nessuno rispettava lui. Per questo bambino è una rinascita, è iniziare una nuova vita, certamente con gioie e dolori, ma inizia veramente un nuovo cammino. Questa innovazione non è solo per il bimbo, ma è ben presente anche nella famiglia che lo accoglie, una nuova vita, un cambiamento delle proprie abitudini che farà crescere ogni singola persona, farà crescere la famiglia stessa e migliorerà la comunità nella quale siamo inseriti ed il mondo sarà migliore. Si, il mondo, perché se ogni vostro voto, messo insieme a quello di tanti altri, elegge un politico che ci governerà per un certo numero di anni, così una singola famiglia, insieme alle altre, esprimerà in quale direzione vogliamo che il mondo vada. Sarà come essere una sola famiglia, una sola famiglia aperta all'accoglienza e all'amore, indipendentemente dal credo religioso o dall'essere atei, un unica famiglia legata da un valore comune.

  18.  

    Addì 9 marzo 2015

    In quel tempo, giunto Gesù a Nazaret, disse al popolo radunato nella sinagoga: «In verità vi dico: nessun profeta è bene accetto in patria.
    Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.
    C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro».
    All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.
    Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò

    Luca 4,24-30

  19.  

    All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno

    Insegnate ai figli il coraggio delle proprie idee

    Tante volte ci capita di ascoltare qualcosa che non ci torna, non in linea con i nostri ideali, contraria all'etica e alle motivazioni per le quali lottiamo ogni giorno e cosa facciamo? Giriamo la testa dall'altra parte perché abbiamo paura di qualche ritorsione, oppure perché vogliamo evitare una discussione, o magari soltanto perché non ne abbiamo voglia. Immaginate di prendere parte ad una partita il cui scopo del gioco sia quello di avanzare il più possibile e nella quale il vostro avversario muova una pedina nella vostra direzione. Al vostro turno voi avete tre possibilità: avanzare in una casella vuota, indietreggiare oppure respingere l'avversario andando sulla sua casella. Il primo caso, avanzare senza contrasti a volte è necessario, ma comporta un prezzo, quello del rischio di un pareggio. Il secondo caso, indietreggiare, non è mai una cosa buona perché la sconfitta è quasi certa. Il terzo caso, contrastare l'avversario, è certamente una cosa dolorosa, faticosa, ma indubbiamente positiva perché respinge indietro l'altro giocatore. Per calarci nella realtà ognuno di voi si immagini una situazione che può essere il posto di lavoro, piuttosto che la scuola, oppure il ruolo di genitori. L'avversario è il male, un'entità che minaccia la nostra sicurezza, la nostra vita, il bene e il futuro dei nostri figli. Indietreggiare, ovvero evitare di far valere le proprie convinzioni appiattendosi o accettando le tesi negative proposte, significa lasciare che il male prenda piede e consegnare ai nostri figli un mondo peggiore di quello in cui abbiamo vissuto. Avanzare senza contrasti non sempre è possibile, ma seppur cosa buona comporta il rischio, per coloro che ci osservano, di non capire quale strada seguire in quanto chi li deve educare non prende una posizione precisa, posizioni che spesso chi si comporta male tende a prendere. Il contrasto all'avanzata del male è invece cosa giusta, seppur difficile che lascia spesso cicatrici ed è importante metterla in atto per far capire ai nostri figli quale sia il cammino corretto, almeno secondo noi. Saranno poi loro a scegliere come giocare la partita della vita, ma siamo noi ad essere chiamati ad insegnare le regole del gioco. Se infatti, con il nostro comportamento ed esempio, non diciamo ai ragazzi che il male può essere contrastato e solo due siano le mosse possibili, indietreggiare e cercare di avanzare senza discussioni, come possiamo sperare che un giorno possano lottare contro qualsiasi ostacolo che si pone loro davanti?
    Chiunque abbia osato sfidare il potere precostituito, sfidare assurdi preconcetti, ostacolare l'avanzata di valori schizzofrenici è stato ucciso o messo a in prigione, eppure è grazie a questi uomini che oggi il mondo è di gran lunga migliore di come sarebbe stato se queste persone non avessero lottato con coraggio trascinando dietro di sé decine, centinaia, migliaia, milioni di persone. Basti pensare a Gesù che ci ha insegnato i valori della pace, dell'amore fraterno, del perdono; Martin Luther King che con la sua vita ha dato il via alla fine del razzismo; a coloro che si sono sacrificati per contrastare Hitler e Mussolini e non lasciare che certi pazzi ideali di una razza pura prendessero il sopravvento. E quanti altri uomini e donne hanno fatto la storia della nostra umanità.
    E noi? Noi che possiamo fare? Noi siamo piccoli piccoli davanti all'imponenza delle istituzioni che non tutelano i più deboli, dinanzi ad un tribunale che emette una sentenza ingiusta, di fronte alla mafia o all'isis. Piccoli piccoli, è vero, ma siamo tanti tanti e se ognuno dicesse la sua facendo fronte comune, il male dovrebbe indietreggiare e pian piano sarebbe sconfitto.
    Per non parlare in teoria vi porto la mia esperienza. Mi è ormai chiaro, e sono in molti a pensarla così, che i servizi sociali ed i comuni non tutelino i bambini per motivi economici, politici e di opportunità. Subiamo continuamente decreti dei tribunali inficiati da relazioni spesso false degli assistenti sociali che dicono alcune cose omettendone altre, magari per evitare un affidamento che comporterebbe un costo per il comune, loro datore di lavoro, con ripercussioni sul rinnovo del contratto o magari con la destinazione ad altro incarico. Oppure servizi sociali che con l'arroganza propria di chi pensa di avere il potere in mano non si siedono al tavolino con tutte le parti in causa per capire quale sia la cosa migliore da farsi. Ma anche i comuni, obbligati dalla legge a promuovere l'affido, che non fanno nulla per evitare di dover spendere per l'affidamento nel caso di reperimento di nuove famiglie. Ed in questo settore c'è tanto marcio, credetemi. Cosa fanno in tanti? Vanno avanti evitando lo scontro oppure indietreggiano. Contrastare questi abusi non solo è possibile, ma anche doveroso, anche se non si vuole accogliere un bambino perché se i servizi sociali agissero con correttezza ci sarebbero meno bimbi maltrattati e nel prossimo futuro ci sarebbero meno genitori abusanti.
    Pensate se un ragazzino che oggi viene picchiato dal padre e vede la madre presa continuamente a botte, non venga protetto dai servizi sociali lasciando che qualche famiglia possa insegnargli che ciò che ha subito è sbagliato e che l'amore è ben altra cosa, e un domani questo ragazzino incontri vostra figlia, la faccia innamorare perdutamente e un giorno cominci a picchiarla perché solo questo ha imparato nella vita di coppia, di chi è la colpa? Di quel ragazzo? Direi proprio di no. Dei servizi sociali? Certamente si, ma sarebbe anche colpa vostra che non avete detto nulla davanti al male che avanzava, non avete dato la vostra disponibilità ad accogliere, non avete fatto fronte comune con chi ostacola questi atteggiamenti.
    Non sapete da dove iniziare? Alleatevi con chi porta avanti l'affido o qualsiasi altra campagna sociale contro il razzismo, a favore degli anziani, per i diritti del malato o qualsiasi altra che vi aggradi, ma per favore non fate finta di nulla e sopratutto non indietreggiate.

  20.  

    Addì 10 marzo 2015

    In quel tempo Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?».
    E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
    A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.
    Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti.
    Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito.
    Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa.
    Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.
    Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi!
    Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito.
    Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
    Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto.
    Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato.
    Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?
    E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto.
    Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello»

    Matteo 18,21-35

  21.  

    Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette

    Due Autobus si scontrano: una strage

    A quanti bisticci fra ragazzi ho assistito. Mattia di tredici anni, ma con qualche problemino, che si arrabbia con Pica Chu di tre perché gli ha "rubato" il cavallino dei soldatini, ed io che cerco di spiegare a Mattia che lui è piccolino e M. risponde "si, ma me lo ha rubato". Provo a parlargli di perdono, ma niente, canta la solita tiritera, incapace di scusare un gesto tanto grave. Viene da ridere vedere un bimbo grande e alto, che mangia come un bue e non ingrassa di una virgola, litigare per un cavallo di plastica con il piccolino basso e fiero della sua conquista, imbronciato, pugni serrati, pronto a difendere quanto ottenuto anche con la forza se necessario. A parte le risate ritrovo in loro il nostro essere. Quanti di noi tengono il punto orgogliosamente, quanti di noi sono pronti a scannarsi per una piccola cosa, quanti di noi vedono il torto subito e non sono capaci di perdonare? In un film Celentano, autista di autobus ad una cena di gala di un re, nel dare un'opinione sulla corsa agli armamenti tra Unione Sovietica e Stati Uniti prendeva ad esempio due bus, ognuno dei quali entra in una strada stretta, uno da una parte e uno dall'altra. Suonano i clacosn affinché l'altro faccia strada, ed avanzano suonando sempre più, fino ad arrivare vicini vicini per poi arrivare a scontrarsi lasciando a terra decine di morti e feriti. Sarebbe bastato poco, sarebbe bastato che uno dei due avesse fatto un piccolissimo passo indietro per far passare l'altro. Chi sarebbe stato considerato dalla storia il più bravo, il più assennato? Quello che è riuscito a conquistare la strada e passare per primo, o piuttosto quello che ha evitato lo scontro salvando decine di vite umane?
    Il problema è che non riusciamo mai a vedere le conseguenza di una nostra prova di forza, del nostro orgoglio. La mia mamma diceva sempre, quando ti monta la rabbia conta fino a dieci, respira e poi parla.
    E' buffo vedere un ragazzo di tredici anni mettersi sullo stesso piano con uno di tre litigandoci, ma se ci guardiamo allo specchio siamo un po' tutti come Mattia.
    A lui il Signore non ha dato la capacità di capire, a noi si. Per Mattia "essere Mattia" non è un fatto grave, per noi significa essere stupidi.

  22.  

    Addì 11 marzo 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.
    In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto.
    Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli»

    Matteo 5,17-19

  23.  

    Non son venuto per abolire, ma per dare compimento

    Come sarebbe un mondo senza regole?

    Quante regole ci sono nella nostra vita: con il rosso non si passa, si devono pagare le tasse, il ticket per curarsi, un certo abbigliamento per ogni occasione, nel rapporto con i dipendenti, negli orari da rispettare in casa a scuola e in ufficio. Regole, regole e ancora regole, un mondo di regole che a volte ci pesano, ci opprimono, ma alla fine capiamo che devono esserci altrimenti tutto il mondo andrebbe a rotoli, e più siamo e più regole dobbiamo rispettare. Dettami spesso difficili anche solo da comprendere ed è persino facile prendersi una multa per aver sbagliato in buona fede.
    Regole volute e fatte dall'uomo per l'uomo, brontoliamo ma poi chiniamo il capo e le osserviamo. Perché? Perché in fin dei conti senza regole non potremmo vivere, regnerebbe l'anarchia, vincerebbe il più forte, non avremmo cultura, non si svilupperebbe l'economia, non troveremmo rimedi per la salute, non inventeremmo i nuovi giochini elettronici che tanto ci piacciono oggigiorno, e tanto altro ancora.
    Però quando qualcuno ci parla dei dieci comandamenti o degli insegnamenti di Gesù facciamo orecchie da mercanti, faccio finta di no capire, ci ribelliamo e gridiamo la nostra voglia di essere liberi.
    Che controsenso. Siamo disposti a seguire migliaia di regole spesso volute per avvantaggiare qualcuno in particolare, ma non vogliamo seguire le regole di Dio. Eppure quando abbiamo bisogno del suo aiuto, quando il tumore ci attacca e i medici allargano le braccia in segno di resa siamo tutti pronti ad alzare gli occhi al cielo e chiedere aiuto a Gesù. Quanta ipocrisia c'è in noi.
    Le regole del Vangelo sono fatte da Dio per il bene dell'uomo. Pensate alla meraviglia di ciascuna di esse.
    Gesù ci insegna la solidarietà, pensate se vostro figlio si trovasse su una brutta strada, lontano da voi, e trovasse qualcuno rispettoso di questa regola che lo aiutasse.
    Gesù ci insegna il perdono fraterno e a volerci bene, se seguissimo tutti questa regola non ci sarebbero guerre
    Gesù ci insegna a non rubare, vi fa piacere trovare la vostra casa saccheggiata?
    Gesù ci insegna a non desiderare la donna d'altri, come vi sentireste se qualcuno ci provasse con vostra moglie o vostro marito?
    Non pronunciare falsa testimonianza, quante bugie, quanta falsità, come sarebbe bella una società senza bugie.
    E tutte le altre regole non sono meno belle, tutte tese a migliorare la nostra vita. Peccato non riuscire a capirlo, davvero un gran peccato

  24.  

    Addì 12 marzo 2015

    In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate.
    Ma alcuni dissero: «E' in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni».
    Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
    Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra.
    Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl.
    Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici.
    Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio.
    Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro.
    Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino.
    Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde

    Luca 11,14-23

  25.  

    Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare

    Tanta paura

    Quanta fatica per convincere chi ha sofferto tanto, chi è stato tradito, deriso, maltrattato, offeso, abusato a fidarsi, a parlare, a tirare fuori ciò che ha dentro. Non tutti riescono ad aprirsi e far uscire il marcio che hanno nell'intimo, a liberarsi del male che ha attanagliato il loro cuore e trovare insieme a chi li voglia aiutare una strada sulla quale incamminarsi a testa alta. Hanno paura di soffrire ancora, hanno paura a contrariare chi sia gentile con loro, hanno paura a farsi vedere fragili e ostentano la maschera dell'arroganza e della fierezza, hanno paura di perdere quel poco che hanno trovato. Hanno paura ma stanno male, soffrono terribilmente e non trovano una via andando a sbattere contro ogni muro nella disperata ricerca di uscire da quella situazione. Ed ecco che cercano la compagnia del bulletto di turno che da loro forza, oppure rubano per essere padroni della loro libertà, oppure si concedono sessualmente perché pensano che dominando il loro corpo possano dominare coloro ai quali lo lasciano usare. Falsità, bugie, sotterfugi sono all'ordine del giorno e i rapporti si incrinano, diventa difficile nascondere, è quasi impossibile perdonare sé stessi anche se tutti sono pronti a scusare, a capire.
    Quando qualcuno riesce a parlare, a tirare fuori il demonio che è in loro, a tirare fuori il male subito a volte è troppo tardi. A volte i danni sono tali e tanti che occorrono mesi, anni di amore e terapia per uscirne, e non se ne esce mai completamente restando un passo indietro agli altri aumentando i nostri complessi di inferiorità ed inadeguatezza.
    Che pena, che grande pena, vedere i ragazzi buttarsi via per l'incapacità di aprirsi. Ne ho visti tanti e il dialogo che facciamo con loro ogni sera è basato anche sulla speranza di farli parlare, di farli uscire dall'angolo in cui si sono rinchiusi, ed è una grande gioia quando cominciano a raccontarsi, a narrare gli episodi della loro vita, a concretizzare le loro emozioni mettendo in piazza il loro dolore.
    Gesù aiutaci tu a far uscire il demonio che è dentro coloro che tanto hanno sofferto, aiutaci tu a far loro capire quanto amore hanno intorno

  26.  

    Addì 13 marzo 2014

    In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
    Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.
    E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi».
    Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
    Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo

    Marco 12,28b-34

  27.  

    Amare il prossimo come se stesso

    Ama e fa ciò che vuoi

    Nel commento al mio scritto di ieri una cara amica mi ha riportato alla mente un insegnamento di Sant'Agostino "Ama e fa ciò che vuoi". La parrocchia dove sono nato e cresciuto è intitolata a questo grande santo e le sue omelie sono sempre state citate dai vari catechisti e sacerdoti che si sono susseguiti in parrocchia, ma certamente questa è la frase che maggiormente è rimasta impressa nella mia mente. Se una persona amasse incondizionatamente non ci sarebbe bisogno di avere altre regole perché per amore ci si comporta cercando il bene del prossimo, non guarderemmo alla nostra felicità ma vivremmo per vedere felici gli altri e questo dovrebbe essere il nostro unico scopo, l'unica consolazione che dovremmo cercare quando ci relazioniamo con chiunque.
    Facile? Assolutamente no. Possibile? Assolutamente si.

  28.  

    Addì 14 marzo 2015

    In quel tempo, Gesù disse questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri:
    «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
    Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano.
    Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo.
    Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.
    Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato»

    Luca 18,9-14

  29.  

    O Dio, abbi pietà di me peccatore

    Uno squillo del telefono

    Quante volte ho ripetuto questa frase "O Dio, abbi pietà di me peccatore", ma non è per me una frase fatta, sono parole che sento dentro al cuore lancinanti come una lama capace ogni volta di tracciare solchi sempre più profondi. Un salmo della Bibbia dice "il mio peccato mi sta sempre dinanzi" ed è vero, ogni cosa sbagliata che ho fatto la rivivo tutte le volte che ci penso, ogni qualvolta si presentano circostanze simili e se a qualcosa ho rimediato non riesco a compiacermene con orgoglio, ma semplicemente soddisfatto di aver, almeno in parte, pareggiato i conti.
    Già i nostri peccati premono sulle nostre spalle, ma spesso la vita ci porta ad accollarci anche quelli degli altri, vuoi per colpe commesse da noi che fanno sbagliare in buona fede chi ci sta vicino, oppure quelle dei figli ai quali non abbiamo insegnato bene a comportarsi, oppure quelle di tante persone che non abbiamo aiutato quando erano bambini lasciando che diventassero peggiori dei loro stessi aguzzini. Con una visione così nera della vita le strade sarebbero due: il menefreghismo, fare spallucce e fregarsene, ma questo significherebbe non affrontare i problemi, non migliorare, diventare sempre più cattivi e peggiorare la vita nostra e di chi ci circonda; oppure la morte, il suicidio, ma la soluzione estrema è un atto di codardia, una debolezza, e poi chi mi dice che dopo la morte non ci sia qualcosa di peggiore? Ma sopratutto quanto male faremmo alle persone a noi care, quanto dolore causeremmo e quanto grande sarebbe il peccato?
    E allora? Allora ecco arrivare la speranza: Gesù, il Vangelo, le sue parole, il perdono. Quante volte dovrò perdonare mio fratello? Settanta volte sette e se il Signore chiede a noi di perdaonare il prossimo all'infinito, tanto più lui perdonerà noi per i nostri peccati e, alla pari di un padre con il figlio, sarà pronto a scusarlo, a capire le sue colpe, ad asciugare le lacrime di pentimento che ogni volta sgorgano dall'anima per poi ricadere nel peccato ancora una volta ed una volta ancora.
    A me riesce facile perdonare il mio prossimo perché Dio ogni giorno perdona me, e se io ricevo cento, come posso rifiutare uno ai miei debitori?
    Questo non significa decidere di vivere nel peccato con la consapevolezza che tanto se sbaglio il Signore mi perdona, ma significa che se sbagliamo, consapevoli di sbagliare, ma senza avere la forza di uscirne, Gesù ci starà vicino non come il severo censore, non pronto con la mannaia alla stregua di un poliziotto, ma ci sarà accanto tenendoci la mano, asciugando il sudore della nostra fronte, rassicurandoci che per quanto si possa sbagliare il suo amore per noi non verrà mai meno.
    Grande insegnamento che dovremmo ricordare più spesso: se qualcuno che amiamo sbaglia nei nostri confronti, o pensiamo abbia sbagliato, non dobbiamo giudicarlo, arrabbiarsi, condannarlo, vendicarci, anzi è il momento per dimostragli tutto il nostro amore, magari anche solo con uno squillo del telefono, come a dire "ci sono anche se tu non mi vuoi"

  30.  

    Addì 15 marzo 2015

    In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
    Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
    Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
    Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio».
    E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere.
    Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio»

    Giovanni 3,14-21

  31.  

    Ma chi opera la verità viene alla luce

    Luce nella nostra vita

    Sono il primo a lamentarmi di tante cose: il sugo per la pasta troppo dolciastro o troppo salato, i ragazzi che non vanno mai bene come vorrei, le iniziative che avrebbero potuto rendere di più, le persone che non mi considerano abbastanza, l'amore che gli altri non mi dimostrano a sufficienza, il tempo che non è clemente per fare delle belle uscite in barca, le ore di un giorno che non bastano per fare tutto ciò che vorrei. Quanto mi lamento.
    Siamo troppo abituati a vedere il bicchiere mezzo vuoto, a non capire che quel sugo, quel cibo è stato fatto con tanto amore e dovremmo solo ringraziare la persona che ce lo ha preparato; a non capire che i ragazzi fanno quello che possono e quel che conta è l'impegno che ci mettono, piuttosto che i risultati attesi; le iniziative portano ciò che possono e alcuni frutti li vedremo nel futuro, magari in termini di consenso piuttosto che di ritorno economico; le persone che non mi considerano o non mi amano come vorrei, ma siamo sicuri che non tocchi anche a noi andare verso di loro?
    Sembra quasi che ci godiamo a lamentarci, che stiamo bene a meterci una fascia sugli occhi per non vedere tutta la luce di cui siamo inondati. Forse piangendoci addosso pensiamo che il mondo si impetosisca e ci venga a consolare, ma non è così. Piangendo, facendo continue polemiche, lamentandoci di ogni cosa non facciamo altro che allontanare le persone da noi che ci prendono per dei "brontoloni paranoici". Anche qualora avessimo ragioe, smettiamola di guardare il mondo evitando la luce, lasciamo che l'amore di Dio attraverso il prossimo ci inondi e accendiamo una luce nella nostra vita vissuta troppo spesso nel buio dell'autocommiserazione.

  32.  

    Addì 16 marzo 2015

    In quel tempo, Gesù partì dalla Samarìa per andare in Galilea.
    Ma egli stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria.
    Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, poiché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa.
    Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao.
    Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire.
    Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete».
    Ma il funzionario del re insistette: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».
    Gesù gli risponde: «Và, tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino.
    Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: «Tuo figlio vive!».
    S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato».
    Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive» e credette lui con tutta la sua famiglia.
    Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea

    Giovanni 4,43-54

  33.  

    Se non vedete segni e prodigi, voi non credete

    Un ragazzino si butta da una rupe

    Cosa spinge un ragazzino di quattordici anni a fare un tuffo di sei metri per poi farsi male e rischiare la vita? Purtroppo le persone vogliono vedere dei segnali che possano essere poi mostrati a tutti, e noi siamo così stolti da voler dar loro quanto ci chiedono. Così cerchiamo di apparire in televisione, come se questo ci rendessi più importanti; facciamo di tutto per essere invitati nelle feste più chic, come se la vicinanza a chi ha raggiunto il successo ci facesse migliori; spendiamo i nostri pochi risparmi per comprare un capo di abbigliamento che abbia l'etichetta di una grande marca, come se indossare un cappotto di Valentino ci mostrasse maggiormente all'altezza di un certo ambiente. E sapete una cosa? Avete proprio ragione. Oggi chi va in televisione è importante, chi va alle feste per vip acquista credibilità, chi si veste da ricco è più accettato. Ma davvero volete questo? Davvero volete che la gente vi apprezzi per queste banalità? Non preferireste essere accolti per quello che provate, per le vostre doti professionali, per la vostra sincerità, per il grado di amore che mettete nei rapporti con il prossimo, per i vostri principi morali?
    Purtroppo la gente chiede e la gente da, e questo vuol dire essere un branco di pecoroni, vuol dire insegnare ai nostri figli che se non hanno il telefonino all'ultima moda non possono avere l'amicizia o l'amore di qualcuno, vuol dire che se con la nostra furbizia riusciamo a fregare il prossimo e vivere bene alle spalle degli altri è meglio che non vivere in miseria da persona onesta.
    Sinceramente rispondetemi a questa domanda "se pestando i piedi al collega di lavoro, se mettendo in tasca soldi non nostri, se facendo un favore per il mio ruolo pubblico assolvessi persone che andrebbero condannate ottenessi una vita agiata e senza troppi problemi, mentre se mi comportassi da persona onesta vivessi una vita da squattrinato non sapendo come sbarcare il lunario, cosa scegliereste?"
    Anzi no, non rispondete perché la persona onesta direbbe "sceglierei l'onestà" e la persona furba e disonesta direbbe "sceglierei l'onestà".
    Così come a noi viene richiesto un segno, anche noi lo chiediamo a Dio affinché si manifesti, disposti forse a credere in lui qualora ci faccia la grazia richiesta. E così come con le persone dovremmo guardare a quello che hanno dentro piuttosto che alla loro esteriorità, anche nei confronti di Dio dovremmo riporre la fiducia in lui andando ben oltre i segni che lui ci vuole dare.

  34.  

    Addì 17 marzo 2015

    Era un giorno di festa per i Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
    V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
    Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto.
    Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato.
    Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?».
    Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me».
    Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina».
    E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato.
    Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: «E' sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio».
    Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina».
    Gli chiesero allora: «Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?».
    Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo.
    Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio».
    Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo.
    Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato

    Giovanni 5,1-16

  35.  

    Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita

    Non stancatevi di aspettare

    Molti bambini diventano ragazzi e poi adulti ed in questo loro cammino assorbono gli insegnamenti degli adulti di riferimento, a partire dai genitori, i parenti, gli insegnanti, gli allenatori. Ognuno di questi proferisce un gran numero di parole, utilissime e spesso giuste, ma inutili se restassero solo parole. Un allenatore che spiegasse ad un ragazzo come muoversi, correre, parare, calciare, nuotare solo a parole non sarebbe credibile, non sarebbe ascoltato. Un insegnante che spiegasse le parole del libro di matematica senza far vedere un esercizio alla lavagna, come potrebbe essere compreso? Ed ecco che un genitore deve spiegare al figlio come comportarsi, ma deve poi agire di conseguenza e mostrargli la concretezza delle sue parole, vivere con lui ciò che quotidianamente gli insegna.
    Anche noi nei confronti di Dio siamo un po' bambini e abbiamo bisogno di parole, ma anche di fatti; abbiamo bisogno di vedere che la parola di Dio si concretizza perché Gesù così ci ha insegnato. Lui stesso è il compimento delle promesse che Dio ha fatto all'uomo. Non dobbiamo però credere perché vediamo, dobbiamo credere perché ci viene fatta una promessa, ma grazie alla fede avremo la pazienza di aspettare per veder realizzato il nostro sogno.
    Quando ho fondato l'Associazione il mio obiettivo era quello di aiutare tanti bambini ad uscire da brutte situazioni. Quasi da subito mi sono tristemente accorto che coloro che sono preposti dalle istituzioni a proteggere l'infanzia maltrattata hanno, nelle stragrande maggioranza dei casi, ben altri scopi e fini e raramente cercano il bene del bambino. La legge stessa che mette tanti ostacoli all'adozione o alla nascita di case di accoglienza per minori non è una buona legge, è solo un insieme di norme cavillose che di fatto impediscono a molti di avvicinarsi a questo mondo. Perciò mi sono ritrovato sin da subito a dover lottare contro molti assistenti sociali per difendere i bambini da tante ingiustizie, ed ho trovato grande opposizione da parte di questo drago dalle mille teste e dai mille volti, un drago che non si fa specie di ferirti o scansarti come un fuscello, non importandogli se stai cercando di fare qualcosa di buono.
    E' una lotta impari, armato di un temperino contro le dure scaglie di una bestia grande come una montagna, ma la Fede non mi fa desistere, non mi fa indietreggiare e qualche piccola battaglia l'abbiamo vinta, qualche ragazzo lo abbiamo strappato dalla rete fraudolenta di alcuni servizi sociali deviati, una fede nella parola di Dio che vede atti concreti ogni giorno, carezze che non ti saresti mai aspettato, timidi risultati, e il drago comincia a dare segni di stanchezza e cedimento.
    Non mollate. Non mollate mai, nemmeno doveste attendere trentotto anni al bordo di una piscina che qualcuno vi immerga dentro quando l'angelo agita le sue acque. Non mollate mai perché Gesù ascolterà il vostro grido di dolore, la vostra preghiera e vi darà ciò per cui avete atteso, ciò per cui avrete lottato con tanta fierezza.

  36.  

    Addì 18 marzo 2015

    In quel tempo, Gesù rispose ai Giudei: «Il Padre mio opera sempre e anch'io opero».
    Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
    Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa.
    Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati.
    Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole; il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
    In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.
    In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno.
    Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo.
    Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
    Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato

    Giovanni 5,17-30

  37.  

    Gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati

    Sono già meravigliato

    Proprio stamani mentre venivo in ufficio in bicicletta mi domandavo dove prendessi tanta forza, tanta energia. Guardavo indietro nella storia della mia vita, intrinsecamente legata a quella dell'Associazione, e pensavo a tutte le cose grandi che il Signore ha operato. Quanti sbagli divenuti forza per averli capiti e affrontati, quanti nemici il Signore ha messo da parte spianandoci sentieri a volte invalicabili, quante parole sono state dettate da Dio nei momenti in cui il nodo alla gola mi impedisca di parlare. Quanto amore ci ha donato.
    Nel Vangelo mi ha fatto delle promesse, le fa a tutti noi, e ne ha mantenute alcune e, ne sono certo, manterrà tutte le altre. Chiedo ogni giorno tante cose a Dio e puntualmente mi accontenta anche sulle più piccole. Laddove sembra non ascoltarmi so per certo che mi ha ascoltato e sta mettendo in atto la cosa giusta, qualunque essa sia, nei tempi e nei modi che sa essere giusti che non sono necessariamente gli stessi tempi e modi che penso io.
    Con il Vangelo di oggi mi fa un'altra promessa, meravigliosa, che dona ancor più uce ad una bellissima giornata "gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati".
    Se penso alla gioia che ho già dentro il cuore per tutti i doni che il Signore mi ha fatto, nel leggere questa frase penso che non sia possibile avere di più, ma nello stesso tempo sogno restando in trepidante attesa come un bambino che ha mille giocattoli, ma resta sveglio la notte di Natale euforico per il desiderio di scoprire quale meraviglioso dono gli verrà donato da Babbo Natale
    Grazie Signore per tutti i doni che ogni giorni ci fa e dacci la forza di accogliere le avversità come un dono, anche se oggi non ne capiamo il senso

  38.  

    Addì 19 marzo 2015

    Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.
    Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
    Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
    Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
    Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
    Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore

    Matteo 1,16.18-21.24a

  39.  

    Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore

    Doniamo una parola gentile

    Vi capita mai di ricevere degli auguri assolutamente inaspettati? Una telefonata, un messaggio, una mail di qualcuno del quale conoscete appena l'esistenza, o di chi non sentite da tanto tempo? Ma quanto piacere vi fa quel pensiero rivolto a voi, quella telefonata nella quale vi chiede come state facendo riferimento all'anniversario della morte di una persona a voi cara che cade proprio quel giorno, oppure un messaggio su facebook per augurarvi buon onomastico o buon anniversario?
    Quante volte pensiamo di non poter dare nulla al prossimo, di non avere abbastanza soldi per aiutare chi ha fame, di non avere tempo per accudire un anziano abbandonato in un ospizio? Ognuno di noi è in grado di donare amore. Ogni giorno mandiamo decine di messaggi, vuoi tramite whatsapp, via sms, tramite mail, ma vi domando, è tanto difficile mandarne uno ad un amico che vi ha confidato le sue pene, oppure una parola gentile a chi ha perso da poco la sua nonnina novantenne alla quale teneva tantissimo?
    Abbiamo mille pensieri nella testa, ma abbiamo in mano anche tanta tecnologia per aiutarci a ricordare delle persone. Agende elettroniche, fogli di excel, memory sul cellulare, persino siti nei quali scrivere una ricorrenza che ti mandano una mail al mattino per fartela tornare alla memoria. Un piccolo gesto, costo zero, impegno pochi secondi, ma un atto di amore grandissimo. Per voi mandare un messaggio sarà poca cosa, ma vi assicuro che per chi lo riceve è un grande gesto di Amore

  40.  

    Addì 20 marzo 2015

    In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
    Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne.
    Ma andati i suoi fratelli alla festa, allora vi andò anche lui, non apertamente però, di nascosto.
    Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere?
    Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo?
    Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
    Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete.
    Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
    Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora

    Giovanni 7,1-2.10.25-30

  41.  

    Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato

    Chi ti ha mandato nel mondo?

    Come è bello ascoltare un anziano quando parla del suo tempo, delle esperienze fatte. E' un condensato di cultura derivante dagli insegnamenti acquisiti nel passato, una freccia lanciata dal mondo da chi nel mondo lo ha inviato, siano essi i suoi genitori, una figura di riferimento nella formazione giovanile o piuttosto una persona che lo abbia accudito parallelamente ai suoi genitori. Ognuno di noi porta dentro di sé la sapienza di "colui che lo ha mandato".
    Ed è meraviglioso ritrovare in ogni persona questo suo passato, scoprire come sia avvenuta la sua formazione. Quando parlo ai miei ragazzi delle mie esperienze, dei valori accumulati nel cammino della vita sono orgoglioso di mostrare loro gli insegnamenti di mamma Zizzi, del mio babbo, dei nonni, di Olimpia, Don Luigi. Quando parlo o scrivo sento affluire dal cuore le voci del passato e ne esce una canzone tutta nuova le cui note sono le singole parole di queste figure che così tanto mi hanno donato.
    Colui che ha fede, che ha letto il Vangelo, lo ha commentato e continua a ricercare fra le sue righe le indicazioni per crescere e migliorarsi, nel parlare fa tesoro di tali valori e ciò che dice è proprio una canzone nata dalle parole di Gesù. Può essere apprezzata o meno, al pari di qualsiasi canzone, ma sicuramente è estrapolazione di Dio.
    Questo non significa che ciò che diciamo è perfetto, quanti di noi cantano con la mente come usignoli, ma quando aprono bocca sono stonati come campane, ma certamente i nostri pensieri sono intrisi dagli insegnamenti di Dio

  42.  

    Addì 21 marzo 2015

    In quel tempo, all'udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Questi è davvero il profeta!».
    Altri dicevano: «Questi è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea?
    Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?».
    E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui.
    Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso.
    Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto?».
    Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!».
    Ma i farisei replicarono loro: «Forse vi siete lasciati ingannare anche voi?
    Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei?
    Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».
    Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù:
    «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?».
    Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea».
    E tornarono ciascuno a casa sua.

    Giovanni 7,40-53

  43.  

    Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!

    Un bambino oggi viene maltrattato

    Capita spesso che ci lasciamo ingannare da tante persone che sanno parlare molto bene e tendiamo a seguirli, è la fortuna di molti politici che smuovono le masse grazie alla loro dialettica ma sempre più spesso lo fanno per un loro tornaconto personale. Ci sono però anche persone che pur non avendo una grande capacità di parlare riescono a creare consensi attorno a sé con la forza dell'esempio. Gesù parlava bene, ma se ci pensiamo raccontava favolette e non lo si trovava mai su un palco come anima della festa, però parlava con l'esempio, mostrava i fatti e alle parole faceva seguire atti concreti.
    Dovremmo imparare anche noi a parlare un po' di meno e ad agire un po' di più.
    Meglio sbagliare a fare qualcosa cercando di fare bene, piuttosto che restare a guardare.
    Quante volte mi sento dire dalle persone di non sentirsi pronte ad accogliere un bambino in affido e fanno passare gli anni nell'attesa di trovare il coraggio di buttarsi e cimentarsi in questo importante aiuto al prossimo. Ma intanto mentre ci pensate un bambino è violentato, intanto mentre ci pensate un bambino è sfruttato, intanto mentre ci pensate un bambino non mangia, intanto mentre ci pensate un bambino diventa un adulto che ha imparato soltanto a fare del male.
    Parlate e meno e agite di più

  44.  

    Addì 22 marzo 2015

    Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci.
    Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
    Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù.
    Gesù rispose: «E' giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo.
    In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
    Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna.
    Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà.
    Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora!
    Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!».
    La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato».
    Rispose Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi.
    Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori.
    Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me».
    Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire.

    Giovanni 12,20-33

  45.  

    Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto

    La morte è anche gioia

    Siamo propensi a vedere la morte come qualcosa di negativo, ma non ci accorgiamo che usiamo un peso e due misure. Quando mangiamo un arancio sappiamo essere il frutto della morte di un seme; se abbiamo nel piatto qualsiasi tipo di carne significa che un animale è morto per dare la forza a noi di vivere. Così è anche per l'uomo, la morte di una persona porta sempre un frutto: dall'eredità che permette ad un giovane di iniziare la propria vita di adulto, agli insegnamenti che prendono maggior vigore quando una persona non c'è più e ci fanno interrogare sul senso della vita; dal dolore che si trasforma in amore per gli altri quando a nome di chi non è più sulla terra fondiamo un'associazione, alla donazione degli organi capaci di far guarire diverse persone malate e talvolta senza speranza. Dobbiamo smettere di vedere la morte come qualcosa di definitivo e solamente doloroso, l'Associazione Amici della Zizzi che porta il nome della mia mamma e che da quasi trent'anni aiuta tanti bambini ne è un fulgido esempio, e come la nostra ci sono tantissime istituzioni nate nel ricordo di qualcuno deceduto. Karen Blixen scriveva "la vita e la morte sono due scrigni serrati, ognuno dei quali contiene la chiave dell'altro"

  46.  

    Addì 23 marzo 2015

    In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi.
    Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.
    Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo,
    gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.
    Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?».
    Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.
    E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei».
    E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.
    Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo.
    Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?».
    Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più»

    Giovanni 8,1-11

  47.  

    Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei

    Conoscete così bene i vostri figli, mogli e mariti?

    Puntare il dito per giudicare e condannare è talvolta fin troppo facile. Quanti di voi non hanno invocato le pene più severe dinanzi alla cronaca di certi fatti di sangue: madri che uccidono i propri figli, pedofili che si approfittano del loro ruolo, figli che ammazzano i genitori per soldi. Peccati grandissimi, direte voi, davanti ai quali il giudizio e la condanna alla pena più severa deve essere unanime. E quale scandalo se una voce si leva timidamente tra la folla a difesa di costoro! A difesa? Ma come puoi difenderli, come si possono perdonare certi "mostri"?
    Vi è mai capitato un momento in cui vi siete arrabbiati così tanto che vi sia risultato assai difficile tenere a freno l'impulso evitando una collutazione, magari per motivi banali? Vi è impossibile pensare che altri, meno capaci di voi per cultura, per privazioni della vita, per un momento di sconforto, possano essersi abbandonati ad un momento di rabbia, oppure abbiano cercato consolazione sfruttando il prossimo? Se la cronaca vi sbatte in prima pagina un assassino o un pedofilo, potete realmente essere certi che l'atto da lui compiuto sia stato voluto, oppure il suo cervello, magari per pochi istanti sia andato in tilt?
    L'atto è certamente deprecabile, ma il giudizio sulla persona non spetta a noi, incapaci di capire fino in fondo l'animo umano. E come potremmo? Potete dire di conoscere ogni sfaccettatura di voi stessi? E se anche fosse, potreste obiettivamente dire di conoscere ogni aspetto delle persone a voi più vicine, mariti, mogli e figli compresi? Direi proprio di no, visto l'alto numero di divorzi ed il cattivo rapporto che moltissimi genitori hanno con i figli, specie se adolescenti.
    Ed allora amici carissimi, come è possibile conoscere l'aspetto umano così bene da giudicarlo?
    Condanniamo il peccato, affinché sia da monito e riflessione per altri, ma amiamo il peccatore.
    Amiamo? Vi risulta così difficile amare chi ha sbagliato?
    Forse non capite che Amare significa abbracciare qualcuno e chi dovremmo abbracciare se on chi ha bisogno del nostro affetto? Se amiamo solo perché vogliamo essere amati siamo dei puri egoisti, se amiamo per il bene del prossimo, allora dobbiamo amare sopratutto chi sta soffrendo, chi ha sbagliato.
    Ma se una persona vi tradisse, il marito o la moglie avessero l'amante, ed un giorno capissero di aver fatto un errore, di aver mandato all'aria un bellissimo rapporto per un momento di debolezza, davvero smettereste di amarlo?
    Voi non avete mai sbagliato?
    Ecco, forse è questo il punto, capire che tutti noi sbagliamo, non esiste chi è perfettamente puro e spesso compiamo errori, feriamo le persone senza nemmeno rendercene conto. Quante volte capita che una persona non mi rivolga più la parola dall'oggi al domani, senza nemmeno capirne la motivazione, eppure qualcosa devo aver fatto ai suoi occhi.
    La vita spesa per i miei ragazzi è una palestra continua. Spesso capita che facciano errori, al pari di ogni altro figlio e, nonostante le arrabbiature, torna sempre il momento dell'abbraccio e del perdono, anzi, paradossalmente, più sbagliano e più sono portato ad amarli perché sono loro quelli che hanno maggiormente bisogno di ricevere sentimenti positivi, sono loro quelli più deboli da sostenere.
    Vorremmo essere perdonati quando sbagliamo? Si, ed allora perdoniamo
    Vorremmo che la gente non ci giudicasse? Si, ed allora non giudichiamo
    E a coloro che hanno fede dico "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra"

  48.  

    Addì 24 marzo 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire».
    Dicevano allora i Giudei: «Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?».
    E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo.
    Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati».
    Gli dissero allora: «Tu chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che vi dico.
    Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui».
    Non capirono che egli parlava loro del Padre.
    Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.
    Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite».
    A queste sue parole, molti credettero in lui

    Giovanni 8,21-30

  49.  

    Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo

    Vittorie inspiegabili

    Se guardo indietro alla storia dell'Associazione, intrecciata fortemente con la mia personale, mi accorgo di quanto sia stata dura la salita, di quante lotte abbiamo fatto, e quando mi capita di raccontarle a qualcuno mi stupisco, ancor prima del mio interlocutore, perché ci sono delle vittorie che sono quasi inspiegabili.
    Ricordo quando andai dal giudice a dirgli che aveva sbagliato ad emettere un certo decreto, mentre gli assistenti sociali mi abbiavano contro ogni sorta di improperi, eppure il giudice mi disse "abbiamo sbagliato"
    Ricordo quando un giudice ci chiamò perché le assistenti sociali avevano detto che l'affido di un bambino di quattro anni, con noi da quando aveva due anni e mezzo, doveva finire per il cattivo rapporto che la madre prostituta aveva con noi, ed anziché redarguirci ci dette una medaglia, blindando ancor più l'affido a nostro favore.
    Ricordo quando andai in tribunale per parlare con il presidente che non aveva risposto a dieci giorni di lettere e fax per la risoluzione di un caso, ed ovviamente senza appuntamento non era possibile essere ricevuti. Dissi che non mi sarei mosso di lì fin tanto che non mi avessero dato udienza, e che avrebbero dovuto chiamare i carabinieri per portarmi via. Dopo mezz'ora ero a colloquio con il presidente ed altri giudici che volevano vedere in faccia chi aveva osato sfidarli. Caso risolto a favore del bimbo secondo le nostre indicazioni.
    Di tuti questi episodi e di molti altri ancora ricordo benissimo il momento del timore di sbagliare, di non saper mettere insieme pensieri e parole. Poi c'è un attimo nella mia memoria in cui tutto diventa oblio, come avvolto da una nube, e l'attimo dopo mi ritrovo festante per aver vinto la battaglia ed aver salvato un bambino.
    E' in questi momenti che sento vive le parole del Vangelo "non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi" e posso toccare con mano la promessa di Dio fatta ad ognuno di noi "Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo"
    A volte davanti a scelte difficili non sappiamo quale strada prendere e ci sembra di lanciarci in una direzione saltando senza paracadute, ma in realtà un paracadute lo abbiamo, il Vangelo con il suo messaggio dell'alleanza tra il Signore e le persone che agiscono nel suo nome

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    Addì 25 marzo 2015

    In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret,
    a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
    Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te».
    A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
    L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
    Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
    Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre
    e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
    Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo».
    Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.
    Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:
    nulla è impossibile a Dio».
    Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto».
    E l'angelo partì da lei

    Luca 1,26-38