Non sei collegato (collegati)

Vanilla 1.1.2 is a product of Lussumo. More Information: Documentation, Community Support.

  1.  

    Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro

    Girare le spalle a volte è segno di dialogo

    Quando tutti urlano intorno a noi, ci trattano male, ci insultano, ci denigrano, ci ostacolano anche quando cerchiamo di fare del bene abbiamo il dovere di dialogare con loro. Ma come è possibile un dialogo con coloro che si comportano in questo modo con noi? A qualcuno verrebbe la voglia di alzare il tono di voce, di sovrastare le urla di costoro con urla più forti, ma sarebbe un'escalation senza fine perché le grida sarebbero sempre più forti e magari qualcuno passerebbe poi ad alzare le mani. No, questo non è dialogo, ma solo volersi imporre, voler dimostrare la propria superiorità, il controllo della situazione. Ma anche riuscendo a zittire i nostri avversari non sarebbe certo una vittoria, bensì una sconfitta per entrambi per aver dimostrato di non essere capaci a dialogare. E allora cosa fare per dialogare con coloro che non vogliono ascoltarci? Il modo migliore è andarsene, girar loro le spalle, non considerare i loro insulti, i musi lunghi, la rabbia che cova nei cuori. Quale miglior testimonianza? Così facendo si fa capire loro che non caschiamo nella provocazione e che se vogliono un dialogo devono essere i primi a cercarlo perché noi ci abbiamo provato. Presto o tardi si accorgeranno quanto siano preziose le persone che vogliono parlare, confrontarsi, trovare soluzioni. Capita spesso con gli adolescenti che rifiutino gli insegnamenti, i consigli o i rimproveri. Si sentono già uomini e donne, padroni del mondo intero e non hanno bisogno di consigli. Anzi, se provi a darglieli si sentono pure feriti nell'orgoglio e ti mettono da parte. Ricordo un ragazzo di sedici anni che ebbe uno scontro con noi per alcuni suoi comportamenti scorretti. Erano gli ultimi giorni in cui stavamo in campagna per il periodo estivo. Approfittando che io e Roberta eravamo usciti per andare a comprare del materiale in un paese vicino, ebbe la bella idea di scappare di casa. Scappare è una parola grossa, diciamo che si nascose nel boschetto vicino. Ci telefonarono per avvertirci, così si invertì la marcia e si fece per tornare indietro. Non passarono cinque minuti da quella telefonata che ne arrivò un'altra per avvertirmi che mio padre era morto. Vi lascio immaginare il mio stato d'animo in quel momento. Questo ragazzo, Andrea, venne avvertito, ma decise di continuare la sua protesta ugualmente. Lasciai gestire la cosa ad altri e corsi a casa a Livorno da mio padre. Provarono a parlargli in tutti i modi e alla fine acconsentì a venire a Livorno, il giorno dopo, per il funerale. Non un sorriso, non un abbraccio, solo una faccia arrabbiata e se ne stava in disparte. Siamo uomini con un cuore prima ancora di essere genitori e posso garantirvi che quell'episodio mi ha fatto veramente tanto male. Purtroppo la storia si ripete con ogni ragazzo. Esistono prima loro e tutto ciò che può accadere, compresa l'emergenza di una mamma che sta male ed entra in ospedale per un'operazione di urgenza, non esiste. Continuano a ridere e scherzare fra loro, a mettere davanti prima le loro necessità come andare a scuola guida piuttosto che in ospedale a trovare colei che si è fatta in quattro per loro, compreso andare a Roma più volte a litigare con i funzionari del loro paese di origine che vedono le donne come delle povere idiote per fargli avere il tanto agognato passaporto. Ingratitudine, egoismo, opportunismo che sono troppo facili da giustificare semplicemente dicendo "sono adolescenti". Un adolescente è un piccolo uomo o una piccola donna, non un mostro alieno che vive fuori del mondo e se oggi non capiscono come si ama una persona, se oggi non capiscono la differenza tra chi li brontola perché gli vuole bene e chi ride e scherza per poche ore, domani avranno dei grossi problemi di relazione. Quando sono ferito, come lo sono oggi, l'unica cosa che mi da sollievo è che girando le spalle spero di far loro capire quanto sia profondamente ingiusto il loro comportamento. Lo capiranno? Me lo auguro per loro con tutto il cuore.

  2.  

    Addì 6 febbraio 2015

    Il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui».
    Altri invece dicevano: «E' Elia»; altri dicevano ancora: «E' un profeta, come uno dei profeti».
    Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!».
    Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata.
    Giovanni diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello».
    Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
    Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea.
    Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò».
    E le fece questo giuramento: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno».
    La ragazza uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista».
    Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: «Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista».
    Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto.
    Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa.
    La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre.
    I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro

    Marco 6,14-29

  3.  

    Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!

    Una foglia che cade crea fertilità

    Ci siamo tristemente abituati ad ascoltare storie di decapitazioni, di barbare uccisioni, quasi come se questi carnefici provassero gusto nell'uccidere. Dobbiamo essere forti contro questa minaccia terroristica, forti nei pensieri positivi, forti nei valori e nei principi che vedono la vita umana come sacra e inviolabile. Quando si uccide non esistono vincitori e vinti, ma solo sconfitti; quando si ammazza non esistono buoni e cattivi, ma solo assassini. Non dimentichiamocelo mai, altrimenti saremo portati a giustificare gli omicidi perpetrati dall'occidente a difesa dei propri valori dimenticandoci che i fondamentalisti islamici sono parimenti convinti di difendere i propri principi. Non sono certo valori positivi quelli che necessitano di essere imposti con la forza e la violenza.
    Non esiste persona uccisa che non stimoli sentimenti di vendetta e di odio nei parenti, amici, connazionali, ma è una trappola, un'arma a doppio taglio perché porta le vittime ad essere carnefici. Dobbiamo rifiutare la vendetta, l'odio, il rancore per non alimentare la cattiveria e la guerra in questo nostro mondo.
    Gesù non ha avuto bisogno di comandare un'armata e andare contro Erode che aveva ucciso Giovanni per dimostrare la cattiveria di quest'uomo, ed oggi, ancora dopo duemila anni, il comportamento di Gesù è preso ad esempio, mentre quello di Erode è da stigmatizzare.
    Quando in televisione sentiamo una mamma che grida vendetta contro chi le ha ucciso il figlio quasi, purtroppo, lo riteniamo giusto, ma come sussultiamo quando invece la suddetta mamma perdona l'assassino del figlio. Che grande esempio di pace ed amore. Da ragazzo sentii in televisione il figlio del professor Bachelet ucciso dalle brigate rosse che invocava il perdono per gli uccisori del padre, un esempio che mi ha dato forza sin da allora.
    Una foglia che cade e dolcemente si posa in terra contribuisce a creare humus fertile per la crescita degli alberi, ma le foglie staccate dai rami e portate nelle fornaci non serviranno a nessuno

  4.  

    Addì 7 febbraio 2015

    Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.
    Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un pò». Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.
    Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.
    Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.
    Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose

    Marco 6,30-34

  5.  

    Vide molta folla e si commosse per loro

    Vangelo Vissuto

    Quante persone vediamo lungo la strada bisognose di affetto e di cure? Provate ad immedesimarvi in coloro che devono vivere sul marciapiede. Ce la fareste voi a stare giorni e giorni senza farvi una doccia? Mesi senza tagliarvi i capelli? Settimane senza potervi cambiare una maglietta o un paio di mutande? Non si può dare tutto ciò di cui hanno bisogno, ma almeno si può donare loro ciò che possiamo.
    Papa Francesco ha fatto costruire delle docce in Piazza San Pietro per i senza tetto.
    Il gesto del Papa è forse una goccia nell'oceano, ma è un esempio al quale altri sono affiancati, infatti il lunedì ci saranno a disposizione dei barbieri volontari e alcune aziende hanno messo a disposizione dell'iniziativa diversi capi di intimo, deodoranti e quant'altro possa servire a queste persone.
    Se ognuno di noi riempisse il bicchiere vuoto di coloro che muoiono di fame, maltrattati, soli, rinchiusi in carcere o in ospizio con una sola goccia, quanti bicchieri potremmo riempire, quanto esempio daremmo agli altri.
    Forza, vivete il Vangelo, contribuite anche voi con una goccia, cosa vi costa?

  6.  

    Addì 8 febbraio 2015

    In quel tempo, Gesù uscito dalla sinagoga, si recò subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni.
    La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei.
    Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli.
    Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati.
    Tutta la città era riunita davanti alla porta.
    Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
    Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava.
    Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!».
    Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
    E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni

    Marco 1,29-39

  7.  

    La febbre la lasciò ed essa si mise a servirli

    Fatta la grazia, gabbato lu santo

    Quando una persona sta male, una volta guarita pensa alla sua strada. Siamo troppo abituati a pretendere un servizio, troppo convinti che tutto ci sia dovuto che quando riceviamo un aiuto, una guarigione e ci ritiriamo su tutto il resto non esiste, ci siamo solo noi, il nostro mondo e al diavolo chi ci ha aiutato. Chi fa del bene non vuole una ricompensa, ma almeno il rispetto, almeno l'dea che colui che è stato accudito, amato, aiutato a crescere possa rivolgere le sue attenzioni a chi abbia la stessa necessità. Purtroppo non è così. Purtroppo quasi sempre colui che tanto ha ricevuto se lo tiene stretto, si dimentica di ringraziare e pensa alla sua vita perché ciò che ha ricevuto gli è dovuto. Pensate che in Italia ci sono due milioni di bambini che vivono sotto la soglia della povertà, che spesso saltano il pasto, non sono accuditi e spesso non amati o addirittura maltrattati. Due milioni e solo trentamila in affido. Quei trentamila è come se avessero ricevuto in dono il biglietto vincente della lotteria e dovrebbero essere grati a chi li accudisce, ma quasi mai è così. Tanti i ragazzi che sono passati da noi, ma nessuno, che io sappia, che abbia deciso di aiutare il prossimo. C'è chi pensa a sposarsi e trovare lavoro, c'è chi cerca il guadagno facile con espedienti, truffe, furti, spaccio, c'è chi pensa alla carriera militare. Ognuno pensa a sé, quanto egoismo e che dispiacere. Chissà cosa darebbero i ragazzi che sono nelle favelas per poter essere al posto di uno di questi trentamila ragazzi, oppure coloro che in Africa sono chiamati a fare la guerra per tutta la vita cosa non farebbero per poter essere in Italia serviti e riveriti di tutto. Eppure una volta salvati non guardano indietro, non sono grati con la vita, non si preoccupano del prossimo, esistono loro e loro soltanto. Un tempo erano stati avviati dei progetti che prevedevano di far studiare alcuni ragazzi africani in europa e, una volta divenuti ingegneri, medici, agronomi o altro avrebbero dovuto tornare nel loro paese ad aiutare il loro stesso popolo, ma il progetto si interruppe perché nessuno, una volta assaggiata la bella vita in occidente, voleva più tornare indietro.
    Spero e prego per questi ragazzi affinché rinsaviscano, affinché capiscano che esistono anche gli altri e non solo loro stessi

  8.  

    Addì 9 febbraio 2015

    Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret.
    Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe, e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse.
    E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano

    Marco 6,53-56

  9.  

    Quanti lo toccavano guarivano

    Toccate Dio

    Toccare un malato, un bambino abbandonato, un povero, un senzatetto, un emarginato è toccare Dio e coloro che pensano di sanare il prossimo sono guariti da Dio. Si può credere o non credere, ma chiunque abbia sperimentato l'aiuto verso chi ha bisogno si sarà accorto certamente che i suoi guai passano in secondo piano, le depressioni spariscono e si impara a stare con gli altri, a servire, a educare. Avete una malattia? Toccate Dio attraverso i malati e sarete guariti. Non sapete come trattare i vostri figli? Toccate Dio attraverso i bambini maltrattati e imparerete. Avete discussioni continue in famiglia? Toccate Dio attraverso gli emarginati e troverete la via per risolvere i conflitti. Avete perso una persona cara? Toccate Dio attraverso chi non ha mai conosciuto l'amore e riempirete il vostro cuore.

  10.  

    Addì 10 febbraio 2015

    Allora si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme.
    Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate - i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame - quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?».
    Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me.
    Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini.
    Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
    E aggiungeva: «Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione.
    Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e chi maledice il padre e la madre sia messo a morte.
    Voi invece andate dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè offerta sacra, quello che ti sarebbe dovuto da me, non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre, annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte»

    Marco 7,1-13

  11.  

    Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me

    Facciamo un gioco

    Quando ero piccolo e andavo alla Messa vedevo le chiese piene. Oggi sembra di essere in un deserto. Pochissime le persone, quasi tutte anziane, poche le attività nelle parrocchie, sacerdoti ormai stanchi ed in età avanzata. Una grande tristezza. Mi domando però dove siano finite tutte quelle persone, tantissimi ragazzi oggi uomini e donne con figli, che andavano in chiesa vent'anni fa. Mi domando se andavano alla Messa, frequentavano i gruppi parrocchiali di preghiera, andavano a catechismo perché ci andavano tutti o perché avevano fede. Quando qualcuno mi racconta di aver perso la fede me lo spiega raccontandomi qualche sua brutta esperienza con il sacerdote, oppure mi dice che da quando c'è il nuovo parroco non va più volentieri a Messa. Mi viene da domandarmi allora, era fede in Dio oppure era seguire un uomo un po' più leader di altri? Se fosse vera fede non si smetterebbe di credere in Dio perché un uomo si è comportato male o perché se n'è andato colui che mi piaceva. Quanta ipocrisia, quante scuse per non impegnarsi. Oggi la chiesa si sta trasformando, un cambiamento iniziato con Papa Giovanni Paolo II che prosegue grazie a Papa Francesco, ma la chiesa siamo noi, coloro che credono in Dio. Siamo noi a doverci impegnare a soffiare sulle braci coperte di cenere, a ravvivare quella fede sopita sotto un cumulo di ipocrisie. Non andate in chiesa, ma parlate comunque con Dio? Cambiate, andate a bussare alle porte del parroco del vostro quartiere, del vostro paesino, proponetegli il vostro aiuto e con molta calma e pazienza cercate con lui un dialogo, proponete le vostre idee, ditegli come vorreste che fosse vissuta la fede nella vostra parrocchia secondo voi, immedesimatevi in lui e ditegli cosa fareste se voi foste il sacerdote, proponetegli la vostra candidatura nel consiglio pastorale dove si discute sulle attività da fare in parrocchia. Alcuni, forse molti, saranno infastiditi da questa vostra intraprendenza, ma ricordatevi che la chiesa è la casa di Dio, è la vostra casa, non del sacerdote. Lui deve essere una guida, ma se non lo fosse per mentalità, per sbagli commessi, per scarsa convinzione, per anzianità, cercate di essere voi una guida per i vostri fratelli. Sono certo che un sacerdote, una volta che vedrà nella sua parrocchia un fermento di attività e molte più persone alle celebrazioni, non potrà far altro che ringraziarvi e, se non dovesse farlo con la bocca, certamente nel suo cuore esulterà, ma sopratutto esulterà Dio perché lo avrete aiutato a riportare all'ovile, al dialogo, all'apertura verso il prossimo qualcuno dei suoi figli.
    Adesso vi propongo un "esercizio".
    Sia a coloro che hanno fede, sia a coloro che l'hanno persa, sia a coloro che la stanno cercando, sia a chi è qui solo per curiosare e alla fede nemmeno ci pensa chiedo un suggerimento. Come vorreste che fosse la vostra parrocchia, cosa vorreste che facesse, quali attività vi piacerebbe ritrovarvi, come vorreste avvicinare il vostro prossimo alla fede o come vorreste esser accolti voi se foste alla ricerca della fede, cosa fareste se foste voi il parroco, come gestireste la Messa.

  12.  

    Addì 11 febbraio 2015

    Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo».
    Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola.
    E disse loro: «Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?». Dichiarava così mondi tutti gli alimenti.
    Quindi soggiunse: «Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo.
    Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.
    Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo»

    Marco 7,14-23

  13.  

    Tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo

    Cuori presi di mira

    Purtroppo i nostri cuori sono divenuti un facile bersaglio. Ogni giorno riceviamo attacchi da ogni parte: persone che parlano male di noi, prese di giro, bullismo, truffe, cattive notizie dai media, pornografia, pedofilia, abusi di ogni genere. E' facile cadere nella tentazione di lasciarsi andare, di lasciare che tutta questa cattiveria gratuita ci trasformi pian piano portandoci a fare molte delle cose che vediamo. Così siamo portati a rispondere male a chi ci attacca, a meditare vendetta contro chi ci vuole male, a contraccambiare la violenza con altrettanta violenza, a invocare la morte contro chi ne dispensa, a tradire perché siamo stai traditi. No, troppo facile. "Siamo uomini o caporali?" diceva Totò in un vecchio film. Dobbiamo essere forti, resistere alle intemperie, combattere l'odio con l'amore, essere querce salde davanti agli uragani. Se lasciamo che ciò che viene dall'esterno ci cambi è solo perché lo vogliamo noi. Non permettiamo alla parte cattiva del mondo di cambiare i nostri cuori affinché non siano essi poi a contribuire a creare cattiveria negli altri.

  14.  

    Addì 12 febbraio 2015

    Partito di là, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.
    Subito una donna che aveva la sua figlioletta posseduta da uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si gettò ai suoi piedi.
    Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di origine siro-fenicia.
    Ed egli le disse: «Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini».
    Ma essa replicò: «Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli».
    Allora le disse: «Per questa tua parola va, il demonio è uscito da tua figlia».
    Tornata a casa, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato

    Marco 7,24-30

  15.  

    Anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli

    Briciole di cuore

    Ai nostri figli diamo tutto, spesso li viziamo, siamo malati di amore per loro e non ci sembra mai abbastanza quello che offriamo loro su un piatto d'argento. Abbiamo occhi solo per i nostri figli e non ci accorgiamo che vicino a noi, sotto la nostra bella tavola imbandita, vicino alle nostre belle case, accanto ai nostri figli lavati, profumati, vestiti nel migliore dei modi ci sono tanti altri bambini, figli di nessuno, abbandonati dai loro genitori, violentati nell'anima e nel corpo da tanti adulti malati. Bambini della stessa età dei nostri figli, bambini con il medesimo desidero dei nostri pargoli di giocare, essere amati, crescere, vivere in un ambiente confortevole. E' giusto pensare alla propria prole, è giusto farsi in quattro per garantire loro un avvenire dignitoso, è giusto non far mancare mail il nostro amore, ma quante briciole cascano per terra dalla tavola imbandita del nostro cuore? Quanto amore potremmo comunque dare ad altri dopo aver ampiamente sfamato i nostri figli? Quante risorse potremmo destinare ad altri senza nulla togliere ai nostri bambini? Ecco pensateci. Pensate a quanto potreste dare a quei bambini che aspettano solamente qualche briciola del vostro amore per nutrirsi, per crescere, per imparare ad amare, per diventare genitori degni di tale nome.
    Vi basterebbe poco, solo qualche briciola del vostro cuore.

  16.  

    Addì 13 febbraio 2015

    Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
    E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano.
    E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua;
    guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà» cioè: «Apriti!».
    E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
    E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!»

    Marco 7,31-37

  17.  

    Gli condussero un sordomuto

    Voci senza sonoro

    Proviamo a metterci fermi in pieno centro ad ascoltare i rumori e le voci attorno a noi. Cosa sentite? Le macchine che transitano lungo la via, i lavori in corso, i clacson, il vociare di chi litiga, le urla dei ragazzi intenti a farsi scherzi. E poi? Solo questo? Non sentite il bambino desideroso delle attenzioni di una mamma troppo distratta dal cellulare? Non sentite la richiesta di aiuto del ragazzo di colore obbligato a vendere un certo quantitativo di prodotti? Non sentite lo stomaco del povero bisognoso di mangiare? Non sentite la paura di quei ragazzini tallonati dai bulletti della zona? Non sentite la disperazione dei negozianti costretti a chiudere per mancanza di clienti? No, tutto questo non lo sentiamo perché siamo sordi, da un lato distratti dai rumori più forti, dall'altro presi dalle nostre cose, chiusi nel nostro egoismo. Eppure attorno a noi ci sono tantissime persone che hanno un solo desiderio, quello di essere ascoltate. Non possiamo aiutare tutti, ma possiamo ascoltarli. Non restiamo sordi, non evitiamo chi ci viene incontro con la mano tesa, ascoltiamolo, condividiamo le sue pene. Se vi fermaste a parlare con uno dei tanti ragazzi di colore che oggi abitano le nostre città vi stupireste nell'ascoltare la bellezza dei loro racconti, la profondità dei loro animi, la tristezza di un mondo per noi inesistente. Non siate sordi e non siate muti, lasciatevi guarire dall'amore di Dio che ha fatto udire i sordi e parlare i muti.
    Vediamo quanti nei prossimi giorni vorranno raccontarci la loro esperienza, l'aver parlato con qualcuno di coloro che hanno voce solo per chi si ferma a donare un istante del proprio tempo

  18.  

    Addì 14 febbraio 2014

    In quel tempo, il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
    Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe.
    Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada.
    In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.
    Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.
    Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa.
    Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio»

    Luca 10,1-9

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime12 Feb 2015
     

    Ti leggo sempre, nonostante tutto. Ciao

  19.  

    Mi fa piacere

  20.  

    Vi mando come agnelli in mezzo a lupi

    Io rispondo NO, e voi?

    Non passa giorno in cui non senta le lamentele di tante persone che vorrebbero accogliere un bambino in affidamento, ma trovano ostruzionismo da parte dei servizi sociali: "non ci sono bambini da prendere in affido", oppure "la richiameremo per il corso" e dopo due anni sono ancora lì che aspettano, oppure fanno problemi per non pagare il contributo per l'affido, oppure non sono sinceri nel descrivere una certa situazione.
    Eh si, questa è la realtà, per aiutare un bimbo, ma non solo un bambino, si deve combattere proprio contro chi è chiamato ad aiutarlo, ma questo non ci deve scoraggiare, non dobbiamo arrenderci perché siamo chiamati ad essere come agnelli in mezzo ai lupi perché i bambini, i malati, gli anziani, gli immigrati, i senzatetto, i carcerati hanno bisogno di noi, delle nostre attenzioni, del nostro amore e non dobbiamo rinunciare ad amarli, accudirli, proteggerli solo perché ci sono delle persone che per motivi personali, economici, politici o altro vogliono impedircelo.
    Vi faccio una domanda, ma se a vostro figlio venisse negato un diritto, ad esempio di fare uno sport perché sovrappeso oppure poco atletico, o peggio di andare nella scuola che avete scelto per lui perché non lo vogliono per qualche motivo legato alla sua persona, non vi arrabbiereste? Non fareste di tutto per combattere e proteggerlo facendo si che coloro che gli hanno impedito di esercitare un suo diritto si facciano da parte? Certo che si, qualunque genitore che possa chiamarsi tale lo farebbe. Ecco ora pensate che ci sono tanti bambini che non hanno nessuno che combatta per loro. Vogliamo lasciare che i prepotenti facciano loro del male impedendo di aiutarli, accudirli, amarli? Io ho risposto NO e a testa bassa vado contro chiunque faccia loro del male. Rispondere anche voi NO, non arrendetevi se qualcuno vi mette i bastoni fra le ruote, insistete affinché il lupo si stanchi e smetta di tenere all'angolo il povero agnellino.
    Si fanno mille battaglie a favore degli animali, si scrivono parolacce sui manifesti dei circhi che usano gli animali, si tira vernice alle persone che indossano pellicce, si liberano animali usati come cavie. Giusto per certi versi, ma perché non mettere la stessa veemenza per combattere chi faccia del male ad un bambino? perché non essere in prima linea a favore dei bimbi? Valgono forse meno degli animali?

  21.  

    Addì 15 febbraio 2015

    In quel tempo, venne a Gesù un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!».
    Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!».
    Subito la lebbra scomparve ed egli guarì.
    E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse:
    «Guarda di non dir niente a nessuno, ma va, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro».
    Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte

    Marco 1,40-45

  22.  

    Lo supplicava in ginocchio

    E' colpa di Dio?

    Quante volte sento dire "ho chiesto a Dio la grazie e non me l'ha fatta", ma quanti bambini potrebbero dire "ho chiesto a mio padre e mia madre di darmi questa cosa e non me l'hanno data", oppure i tanti disoccupati "ho chiesto un lavoro e non l'ho ottenuto", o senzatetto "ho chiesto una casa e non mi è stata concessa".
    Se non otteniamo non è colpa nostra, ma nemmeno di Dio. Non possiamo incolpare Lui di tutti i nostri mali. Se c'è una guerra è colpa di di Dio, se non si trova lavoro è colpa di Dio, se mi va male un'interrogazione è colpa di Dio, se mi ammalo è colpa di Dio, se mio figlio è morto è colpa di Dio.
    Non sarà mica, per caso, anche colpa nostra? I tumori vengono perché l'umanità ha saputo inquinare molto bene questo nostro mondo, se le guerre scoppiano è per la voglia di potere o di denaro di tanti o pochi, se non si trova lavoro è colpa dell'uomo che quando ha un lavoro fa di tutto per non lavorare e manda a rotoli l'economia, se mi bocciano è perché non ho studiato abbastanza, se mi muore un figlio magari andava troppo forte in macchina.
    Troppo facile dare la colpa a Dio. Smettiamola allora di trovare colpe e responsabilità e siamo onesti cercando di fotografare la realtà. Combattiamo perché le cose vadano meglio, chiediamo a Dio di essere nostro alleato in una guerra dove dobbiamo mettere in conto anche di poter perdere qualche battaglia, dove siamo tutti dalla stessa parte per migliorare l'umanità e lasciare ai nostri figli un mondo diverso, un mondo migliore.
    A volte non è importante chiedere, ma come si chiede. Se una persona viene da voi che magari avete una vita agiata, una bella casa, un bel lavoro ben remunerato, vacanze in ogni periodo e vi chiedesse con arroganza del denaro per mangiare cosa fareste? Difficilmente mettereste mano al portafoglio per dare a qualcuno che pretende, che vi incolpa di essere colui che lo ha affamato, che vi accusa di essere forte e potente e vi chiama carogna se non lo aiutate imprecando contro di voi. Se invece la stessa persona venisse da voi, vi chiedesse umilmente un po' di aiuto per mangiare e sfamare la vostra famiglia, se non incolpasse voi della sua situazione e se, dopo un vostro rifiuto, dicesse "grazie lo stesso" e se ne andasse per la sua strada, non sareste portati maggiormente ad aiutarlo? Non sareste voi ad andare a cercarlo per portargli un sacchetto della spesa magari chiedendogli di cosa abbia ancora bisogno?
    Ecco, con Dio è così. Non dobbiamo pretendere, non dobbiamo incolparlo, dobbiamo solo chiedere e se non volesse aiutarci avrà le sue ragioni che un giorno forse potremo pure capire e magari condividere.

  23.  

    Addì 16 febbraio 2015

    In quel tempo, vennero i farisei e incominciarono a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.
    Ma egli, traendo un profondo sospiro, disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico: non sarà dato alcun segno a questa generazione».
    E lasciatili, risalì sulla barca e si avviò all'altra sponda

    Marco 8,11-13

  24.  

    Un segno dal cielo

    Segni negativi dalla terra

    Spesso chiediamo, pretendiamo da Dio un segno dal cielo della sua esistenza, magari un segno finalizzato ad aiutarci a vivere meglio. Ma noi che segni diamo? Quali segnali provengono dalla terra, dall'umanità rivolti alla generazione che ci ascolta e cresce all'ombra dei nostri insegnamenti?
    Sono rimasto indignato dalla grande solidarietà verso il benzinaio che ha sparato ad un ladro in fuga. Capisco l'esasperazione della gente, ma non si può pensare di potersi fare giustizia da soli, altrimenti potremmo andare tutti in giro armati e uccidere chi ci sembra abbia fatto qualcosa di sbagliato, senza fare processi, ma autoproclamandoci giudici e carnefici. Quanti andrebbero subito a sparare nei campi rom perché lì rubano tutti, oppure agli immigrati perché spacciano o portano via il lavoro, o magari al sacerdote accusato di pedofilia, o al medico che non ha saputo diagnosticare una malattia, o all'assistente sociale perché ha tolto un bambino. O magari a chi semplicemente la pensa diversamente da noi. Con quanta veemenza talvolta sono stato attaccato perché ho detto "credo in Dio". Non fanno forse così i fondamentalisti islamici che uccidono tutti coloro che non seguono l'islam in maniera ferrea? E' questo il paese che vogliamo, senza principi, nel quale la vita umana non vale niente? Oppure dove la mia vita vale di più della tua perché io sono cittadino italiano, con un mio ruolo nella società, mentre tu sei uno straniero emarginato?
    Fateci caso quanti servizi sono stati fatti sul rapimento e la decapitazione dei due giapponesi, mentre per gli otto egiziani cristiani, anch'essi rapiti e decapitati, si è fatto appena un accenno di pochi secondi tra una notizia di politica ed una di sport e nemmeno in tutti i telegiornali o giornali radio.
    Quali segni vogliamo dare alle generazioni future? Cerchiamo quelli belli, quelli che seppur dovrebbero essere la norma, ma la norma non sono. Sottolineiamoli per contrastare i tanti esempi negativi che ci propinano ogni giorno. Che bello vedere i musulmani che proteggono i cristiani durante la Messa, o i cristiani che fanno altrettanto durante le preghiere dei musulmani. Che bello vedere un presidente che vola come un qualsiasi passeggero su aerei di linea, il giornalista giapponese che vola verso la morte nel purtroppo vano tentativo di salvare la vita all'amico, o il Papa che per fortuna ci sta donando ogni giorno segnali positivi che cambiare si può, cambiare si deve

  25.  

    Addì 17 febbraio 2015

    In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo.
    Allora egli li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!».
    E quelli dicevano fra loro: «Non abbiamo pane».
    Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito?
    Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici».
    «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette».
    E disse loro: «Non capite ancora?»

    Marco 8,14-21

  26.  

    Guardatevi dal lievito dei farisei

    Buono il pane di nonna Pina

    Che bella sensazione quando la nonna Pina impasta la farina, l'acqua, un po' di latte e il lievito sciolto in un po' d'acqua calda. Vedere questi elementi così diversi tra loro amalgamarsi sotto le sapienti mani e diventare un impasto omogeneo. Il forno a legna acceso, la fiamma scoppiettante, la volta che diventa sempre più bianca. L'impasto comincia a crescere e sembra quasi prendere vita. Tante piccole palline vengono poi formate, deposte sul marmo infarinato per essere poi, una volta gonfiate nuovamente, catturate dalla pala dal manico di legno ed essere dolcemente depositate sul piano del forno. Di lì a poco il profumo pervade prima la cucina e poi l'intera casa, richiamando tutti dalle loro stanze con il nasino all'insù già pregustando di poter toccare quel meraviglioso pane appena sfornato, spezzarlo, odorarlo fino ad inebriarsi, ed infine gustarlo, felici di vedere altri panini uscire dal vano cottura.
    Cosa permette un simile miracolo? E' il lievito, un piccolo pezzettino di materiale grinzoso, nemmeno tanto bello da vedersi, che dona vita ad un ammasso di farina, bella ma praticamente inutile senza il suo aiuto.
    Pensate adesso se in quel lievito qualcuno mettesse un po' di veleno. Una grande festa, una gioia attesa da ore si trasformerebbe in un'enorme tragedia, eppure il pane avrebbe sempre lo stesso profumo e sarebbe parimenti bello alla vista e al tatto, conservando l'identico sapore.
    Eppure il pane fatto con il lievito puro porterà vita, mentre l'altro, fatto con il lievito avvelenato, condurrà alla morte.
    Ecco, ognuno di noi ascolta le persone che si amalgamano a noi in un intreccio di valori e principi, agiamo, ci muoviamo, lavoriamo, amiamo a seconda di come veniamo educato, cresciamo in maniera non certo indipendente rispetto a quello che ci viene detto. Tutte queste persone che interagiscono con noi in un modo o in un altro inseriscono nei nostri cuori del lievito, ma bisogna fare attenzione che questo non sia avvelenato perché anziché farci crescere ci farà morire. Una morte lenta e dolorosa, una morte all'interno dei cuori, una morte che ci priverà della capacità di amare perché ci insegnerà l'odio, della capacità di pensare al prossimo perché ci instillerà l'egoismo, ci priverà della capacità di perdonare perché immetterà il desiderio di vendetta.
    State attenti a coloro che hanno il lievito avvelenato, diffidate di quanti vi blandiscono e non vi criticano, vi premiano e mai vi puniscono perché sono questi ad avere in tasca il lievito della falsità, della calunnia, dell'accidia, della prepotenza pronti a trasmettervelo.

  27.  

    Addì 18 febbraio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli.
    Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
    Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
    Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
    Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
    E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
    Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà»

    Matteo 6,1-6.16-18

  28.  

    E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti

    Fare senza far pesare

    A tutti noi è capitato chissà quante volte di fare qualche sacrificio per gli altri, per i genitori che hanno bisogno di aiuto, per i figli, per un parente ammalato o anziano, per un amico o un compagno di viaggio nel lungo cammino della vita. Ma quante volte abbiamo davvero fatto del bene senza farlo pesare? Quante volte abbiamo messo la maschera dell'allegria per far vedere che ciò che stavamo facendo non era per noi un sacrificio? Quante volte ci siamo veramente dati all'altro nel significato più profondo del termine, ovvero donando il nostro tempo, le risorse, le capacità rinunciando a trarne vantaggio per noi a favore dell'altro in maniera spontanea e con quella gioia grande che si prova solo donando?
    Ci sono persone che ti fanno pesare per una vita una piccola cortesia fatta, altre che dedicano la loro vita al prossimo ogni giorno nel segreto della propria esistenza. Riflettete gente, riflettete. E meglio non fare che far pesare il nostro fare.

  29.  

    Addì 19 febbraio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno».
    Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
    Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà.
    Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?

    Luca 9,22-25

  30.  

    Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto

    Lettera a Gesù

    Leggendo il Vangelo di oggi mi è venuta voglia di scrivere una lettera a Gesù.

    Caro Gesù, ci hai detto che il Figlio dell'uomo deve soffrire molto ed anche noi dobbiamo prendere la nostra croce sulle spalle e seguirti rinnegando noi stessi. Aggiungi che se perderemo la nostra vita per te la salveremo. Ti ringrazio per questa promessa che so essere vera, ma posso garantirti che portare ogni giorno la tua croce, vedere il comportamento cattivo di tante persone nei miei confronti, essere denigrato, offeso, emarginato perché mi occupo di bambini di famiglie problematiche per amore a te, poter provare sulla mia pelle almeno una piccola parte di ciò che tu hai dovuto subire, è già un regalo. Quando mi chiamasti tanti anni fa capii istantaneamente due cose, che mi stavi facendo un gran regalo e mi chiedevi un grandissimo sacrificio. Ho accettato entrambi con gioia. Oggi quel regalo è ogni giorno più grande e quel sacrificio più è sempre più facile da sopportare perché vedo che per ogni lotta, ogni lacrima, ogni sputo ricevuto sono sempre più forte e, non essendo nella natura umana rinforzarsi sotto le sferzate della vita, ho la certezza che ogni giorno tu sia vicino a me donandomi quel surplus di forza di cui necessito per andare avanti e contrastare tutta la cattiveria che quotidianamente mi viene elargita dall'uomo.
    Grazie Gesù che ci permetti di tenere la tua croce sulle spalle, grazie che ci fai capire e toccare con mano le tue sofferenze facendoci sentire così uniti in profonda intimità con te.

  31.  

    Addì 20 febbraio 2015

    In quel tempo, si accostarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?».
    E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno

    Matteo 9,14-15

  32.  

    Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro?

    Contagiamo il mondo con un sorriso

    Abbiamo mille motivi per essere tristi. Arrabbiati perché il gioco del calcio si trasforma ogni volta in risse, pestaggi, vandalismi e talvolta omicidi; infuriati nel vedere immigrati costretti a farsi sfruttare per trovare un po' di serenità; imbestialiti per tanto razzismo nei confronti di chiunque sia diverso o abbia opinioni contrastanti al punto da insultare, augurare la morte; sbigottiti perché una lite su facebook può portare una persona a scendere in strada con una mazza da baseball e letteralmente romperla contro il cranio di un ragazzo di 25 anni e non essere nemmeno arrestato; annichiliti per la morte di una bambina con tre ore di vita perché gli ospedali l'hanno rifiutata e perché non si è pensato ad andare direttamente al pronto soccorso che comunque avrebbe dovuto accoglierla a prescindere dai posti disponibili, attoniti per la crudeltà di certi integralismi che decapitano le persone come se fossero erba da tagliare; arrabbiati per le manifestazioni di odio verso i carcerati da parte degli stessi agenti di custodia che dovrebbero aiutarli a redimersi. Dovunque si guarda veniamo bombardati da cattive notizie, amici che muoiono, parenti che si ammalano, incidenti che paralizzano. Eppure il mondo non è questo. Il mondo è fatto da milioni, miliardi di persone che ogni giorno si alzano, fanno colazione, amano, lavorano, studiano, intrecciano belle relazioni, dialogano, sopportano, curano, aiutano, sostengono, visitano, si divertono, ridono, fanno gruppo. Finché nel mondo ci saranno persone felici, sorridenti, spensierate, che sanno accettare una malattia come un evento naturale, che non maledicono il prossimo, che cercano il dialogo con l'avversario non visto come un nemico il mondo avrà una futuro. Finché ci sarà questa gioia lo sposo sarà con noi e sarà sempre una festa per la quale non vale proprio la pena essere tristi o arrabbiati. Pensiamo a quanto bene c'è al mondo e torniamo a sorridere, il sorriso è contagioso.

    • CommentAuthorAgo97
    • CommentTime20 Feb 2015
     

    perchè non scrive piu nessuno qui?

  33.  

    Perché sono tutti su facebook

  34.  

    Addì 21 febbraio 2015

    In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!».
    Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
    Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla di pubblicani e d'altra gente seduta con loro a tavola.
    I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?».
    Gesù rispose: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi»

    Luca 5,27-32

  35.  

    Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?

    Quanta polvere!

    Come la vedete la vostra vita? Come un qualcosa dove sgomitare per stare meglio cercando un posto al sole, oppure un momento nei millenni dell'esistenza umana in cui siamo solo una piccola parte della storia del mondo? Quanto mi fanno pena quelle persone che ogni giorno cercano il modo di guadagnare sempre più nonostante abbiano già una casa e un po' di soldi con i quali mantenersi. Spesso pestano i piedi agli altri pur di arrivare più in alto, sempre più in alto, ma non lo sanno che per quanto possano salire prima o poi arriverà qualcuno a tagliare quel palo? Non lo sanno che cascheranno e se gli va bene porranno fine alla loro esistenza terrena, altrimenti si apriranno le porte del dolore e della sofferenza? In tanti cercano l'amicizia dei politici potenti, degli imprenditori con ville e piscine, dei vip i cui visi sono maggiormente immortalati da giornaletti da quattro soldi. Ma secondo voi perché siamo in questo mondo? per sfruttarlo per il nostro piacere? Ma quanto è stolto chi la pensa così. Possono avere fede o non averne, ma se uno aprisse gli occhi si renderebbe conto che un mondo tanto grande, che gira da miliardi di anni, si accorge di pulci come noi che al massimo possiamo vivere un secolo? Che illusi, come se la felicità fosse qui. Noi abbiamo uno scopo, quello di metterci tutti insieme a far progredire l'umanità ed allora la nostra vita avrà un senso, allora scopriremo quale sia il vero motivo della nostra nascita su questo pianeta. Non siamo qui per autoinnalzarci, ma per sostenere coloro che sono nella polvere, coloro che sbagliano, i ladri, le prostitute, gli assassini, i pedofili, i disonesti di ogni genere e razza perché non possiamo vivere in una casa sudicia, dobbiamo pulirla dalla polvere che si è posata sugli altri attori di questa splendida rappresentazione che è la vita.

  36.  

    Addì 22 febbraio 2014

    Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.
    Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo»

    Marco 1,12-15

  37.  

    Tentato da satana

    Quaranta giorni

    Quaranta giorni. Quaranta giorni dura la nostra vita. Quaranta giorni di deserto, quaranta giorni in cui ogni tentazione ci viene proposta. Proposta, non imposta. Sta a noi scegliere in quei quaranta giorni di deserto e di digiuno se servire Dio o il mondo con le sue blandizie: potere, ricchezza, sovranità, falsi idoli. Quaranta giorni in cui spesso accettiamo, magari com fosse una conquista, le effimere lusinghe. Quaranta giorni che si ripetono, ciclicamente. Quaranta giorni in cui le carezze della parte più cattiva degli esseri umani tornano a farsi sempre più insistenti, più provocatorie, suadenti fino a quando non chiniamo il capo e le accettiamo. Fino a quando saremo costretti a svegliarci dal nostro torpore e guardando indietro, ogni volta che cadiamo, accorgerci dell'errore fatto, del tradimento perpetrato?
    Dio ci sorride e dice "non importa, voltiamo pagina, andiamo avanti, domani è un altro giorno e sono certo che non mi tradirai"
    Che sgomento ogni volta che invece ci accorgiamo di aver tradito la sua fiducia e che vermi ci sentiamo quando Dio, ancora una volta, ci rialzerà perdonandoci.
    Eppure è così. Quaranta giorni. Ma arriverà un momento in cui saremo capaci di non sbagliare, di non adorare una falsa divinità, di non guardare al potere terreno come una risorsa, di non cercare di arricchirsi.
    Ecco. Quaranta giorni in cui capiremo e sarà Amore grande.

  38.  

    Addì 23 febbraio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.
    E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
    Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.
    Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
    Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?
    Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?
    E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
    Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.
    Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.
    Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
    Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?
    Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.
    E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

    Matteo 25,31-46

  39.  

    Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare

    Un essere inutile

    Quante volte vi sarete guardati allo specchio pensando "che brava persona che sono, non rubo, non uccido, non picchio i figli, non violento, non abuso della mia posizione", ma "non fare" una cosa negativa è solo metà dell'opera. E' un po' come se aveste costruito una bella casa, con le fondamenta, l'intelaiatura, le colonne portanti, le travi, ma non ci fossero le porte né le finestre, non fosse stata verniciata né intonacata, non ci fossero i mobili né i servizi igienici, nessuna lampadina, né il frigo, né la cucina, né i fili elettrici. Eppure chi si compiace nel non aver fatto nulla di male è in questa situazione, con una casa bellissima ma inutile. Ecco, si, lasciatemelo dire, chi non si rimbocca le maniche per il prossimo, per colui che passa per la strada, per il bambino maltrattato, per l'immigrato, il carcerato, il malato, l'anziano o per chiunque abbia bisogno di lui è un essere inutile. Certamente una brava persona che manda avanti l'economia perché incassa e spende, che manda avanti una famiglia perché si prodiga per il figlio, che nella sua onestà non da problemi, ma quanto è utile per cambiare il mondo? Può essere utile per mantenere un certo equilibrio, ma non per migliorare lo stato delle cose, non per migliorare la vita di colui che incolpevole si è ritrovato a vivere una vita nella disperazione, nell'abuso, nella sofferenza.

  40.  

    Addì 24 febbraio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole.
    Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.
    Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
    Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.
    Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe»

    Matteo 6,7-15

  41.  

    Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate

    Non è la quantità ad essere importante, bensì la qualità

    Chi mi conosce sa che parlo come una macchinetta. Quando mi trovo dinanzi a qualcuno che vuole aiutare la nostra Associazione e mi fa domande su come viviamo, ci manteniamo, quale sia la nostra giornata tipo, come si fa ad aiutare un bimbo in affido e tanto altro ancora, mi trovo nel dove utilizzare il poco tempo che di solito ho a disposizione nel migliore dei modi e parlo a raffica per far capire più cose possibili. Se con gli uomini questo può anche avere un senso, seppur con i limiti legati da un lato all'attenzione e dall'altro al fatto che troppe informazioni portino a creare confusione, con Dio no è così. Lui sa cosa abbiamo nel cuore e come un buon Padre non ha bisogno che noi sprechiamo tante parole o gli spieghiamo nei dettagli i motivi per cui chiediamo una certa cosa.
    Don Luigi raccontò che un giorno era in chiesa a pregare davanti all'altare, non c'era nessuno. Ad un certo punto sentì rumore di passi, si girò e vide un ragazzo che era appena entrato in chiesa e si stava inginocchiando. Passarono pochi minuti e questo ragazzo si alzò e andò via. A Don Luigi venne fatto di andare da lui, si alzò e quasi lo rincorse. Lo raggiunse fuori di chiesa e gli domandò il perché di tanta velocità, se avesse così poco da dire a Dio. Allora questo ragazzo gli rispose "il Signore sa di cosa ho bisogno, ero venuto solo a dargli un saluto". A parte la grande umiltà di Don Luigi nel raccontare questo episodio dove lui stesso aveva ricevuto una bellissima lezione, è meraviglioso vedere questa fede così profonda. Non è la quantità a rendere grande di importante un rapporto, ma la qualità di esso

  42.  

    Addì 25 febbraio 2015

    In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorchè il segno di Giona.
    Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione.
    La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui.
    Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui»

    Luca 11,29-32

  43.  

    Questa generazione è una generazione malvagia

    Generazione di ingrati

    Vi è mai capitato di voler gratificare vostro figlio facendogli capire che una certa cosa l'avesse fatta lui ma, senza farvene accorgere, l'avevate preparata voi dando a lui la soddisfazione del risultato finale semplicemente aggiungendo l'ultimo pezzettino del mosaico?
    Che gioia vedere vostro figlio raccontare a tutti di quanto sia stato bravo, non rendendosi conto che il novanta per cento dell'opera era farina del vostro sacco, ma per amore siete rimasti nell'ombra.
    Da adulti rimaniamo con questa idea sempre un po' infantile di essere gli artefici della nostra vita e ne siamo così convinti che sputiamo addosso a Dio pensando che tutte le nostre fortune siano opera nostra.
    Quanto si sbaglia chi la pensa così. Una dimostrazione? Semplice. Ho conosciuto diverse persone che da famiglie di umili origini sono diventate grandi imprenditori, da abitare in una baracca oggi vivono in ville lussuose. Si crogiolano al sole pensando di aver fatto tutto da soli. Illusi e stolti. Hanno soltanto messo la stella cometa sull'albero di Natale preparato dal papà e si vantano di aver fatto loro l'albero con le luci intermittenti, le palline colorate e le cascate di fili argentati e questo solo perché il papà ha detto loro "figliolo, quest'albero è tuo".
    Ora ditemi, se quella persona, fosse nata in una favela, in un paese del terzo mondo, senza la possibilità di studiare, senza un'economia che permetta uno sviluppo anche a chi ha buone idee, ditemi, quella persona avrebbe oggi la villa ed un conto in banca con tanti zeri? Non credo proprio.
    Ecco, Dio ci ha fatto un regalo grandissimo facendoci nascere in una famiglia piena di amore, in un paese industrializzato, in un periodo relativamente facile, eppure nonostante questo ci prendiamo tutto il merito e non solo non ringraziamo il Padre che ci ha fatto questo dono, ma pretendiamo da lui ancor di più e lo insultiamo se non ci da ciò che vogliamo.

  44.  

    Addì 26 febbraio 2015

    Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
    Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra?
    O se gli chiede un pesce, darà una serpe?
    Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!
    Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti

    Matteo 7,7-12

  45.  

    Chiedete e vi sarà dato

    Siete orsi in letargo?

    Che bello non chiedere mai niente a nessuno, non cercare mai una strada, una soluzione al problema, non andare mai a bussare a nessuna porta perché così facendo non otterremo rifiuti, non ci sbatteranno le porte in faccia, non avremo sbalzi nella nostra tranquilla vita di orsi in perenne letargo. Chi chiede deve essere pronto a sentirsi dire un no, ad essere criticato, ostacolato, deriso, spintonato. Ma avete mai provato a lottare con tutte le vostre forze per qualcosa in cui credete? A chiedere per giorni e giorni, per mesi, per anni sempre la stessa cosa andando a bussare a tutte le porte senza mai chinare il capo, fieri delle vostre scelte, delle vostre idee? Non è facile, chi lo ha sperimentato lo sa bene, non è per niente facile e ci si complica la vita, ma quanto è bello quando dopo anni ed anni di lotta si apre una porta, e poi un'altra, e poi un'altra ancora fin tanto che ad essere in minoranza non sono più quelli che la pensano come te, bensì coloro che ti mettevano i bastoni fra le ruote. Che bello trovare chi si affianca a te con la tua stessa veemenza nella dura battaglia che stai portando avanti, e poi un altro ed un altro ancora.
    Ma chi ci da tutta questa forza per lottare? Il prezioso alleato che è dietro di noi, che combatte per noi senza combattere, che ci apre le porte senza aprirle, che ci fornisce le armi senza che noi ce ne accorgiamo. Il rifugio sicuro dove piangere senza far vedere agli altri la nostra debolezza per non perdere una battaglia, colui che riesce a ridarci la carica e nuove idee da sfruttare per controbattere le accuse che ci vengono rivolte. Se non avete mai provato, provate oggi a stringere un'alleanza con Dio. Ogni giorno cerchiamo alleati tra gli uomini e prima o poi veniamo da essi traditi, oppure abbandonati, magari anche per cause naturali come la morte o una malattia, ma Dio non ci abbandonerà mai e sarà sempre al nostro fianco. Chiedete ed otterrete, ve lo assicuro.

  46.  

    Addì 27 febbraio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
    Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio.
    Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
    Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
    Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione.
    In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!»

    Matteo 5,20-26

  47.  

    Lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va prima a riconciliarti con il tuo fratello

    Gli anelli di una catena

    Quante liti, quante divisioni anche all'interno della stessa famiglia, fratello contro fratello, genitori contro figli per non parlare delle litigate tra coniugi. Per cosa? Per ottenere di più, per stare meglio nella vita. Quando ero bambino sentivo da molti anziani la frase "si stava meglio quando si stava peggio". Allora queste parole mi erano incomprensibili, poi capii cosa volevano dire ed oggi acquistano un significato molto particolare. Per cosa discutiamo? Talvolta per inezie, altre volte per cose importanti, altre ancora per questioni di principio, ma sempre perché vogliamo, no, pretendiamo che l'altro ci capisca, pretendiamo che l'altro concordi con noi, pretendiamo che l'altro sia dalla nostra parte sempre e comunque. E tanto più grande è l'amore che c'è tra due persone, tanto maggiore è il malessere dell'una quando l'altro non capisce o non mostra lo stesso interesse per quell'argomento non dandogli quell'importanza che secondo noi merita. Ecco, io penso che qualunque relazione umana sia legata al saper accettare e sopportare dell'altro qualcosa che non ci piace proprio per nulla. E' giusto dirlo una volta, chiarire ciò che proviamo e sentiamo, ma non possiamo imporre la nostra visione della vita o di una certa situazione, né siamo obbligati a capire noi la posizione dell'altro, ma in un qualunque rapporto la parola chiave è "accettare". Accettando si evitano liti, accettando si evitano separazioni, accettando si da un esempio di vivere civile. Ma ditemi voi, come credete che cresca un bambino che continuamente vede il papà e la mamma litigare, e la soluzione non è la separazione per non far vedere le liti, bensì imparare a non bisticciare, imparare ad accettarsi, amarsi per quello che siamo.
    Ma per quanta buona volontà possiamo metterci, ma dobbiamo mettercela tutta, qualche lite ogni tanto scoppia ed è possibile che allontani due persone, ma subito, il prima possibile, bisogna fare pace. La lite è come un anello di una catena che si rompe, la catena è la nostra stessa vita ed ogni anello sono i rapporti quotidiani con le persone. Se un anello si rompe, anche tutti gli altri rapporti si vanno ad inficiare perché sono nervoso e rispondo male a tutti, oppure metto una maschera a macchio di falsità il rapporto con gli altri. In Toscana siamo un po' tutti "fumini", anche se mi pare che ormai non ci siano più confini per le litigate, ed io non sono da meno. Negli anni passati litigavo per qualsiasi cosa, poi però ci stavo male e, anche se ritenevo di avere ragione, sentivo forte l'impulso di chiedere scusa almeno per il modo o per qualche parola detta di troppo. Tra sentire l'impulso e il chiedere scusa c'è un abisso, ma da sempre, sin da quando ero ragazzino mi sono sforzato per andare verso l'altra persona, specie nei confronti di mio padre, ma la fatica e la sofferenza erano tantissime. Pur avendo ben presente il principio di non litigare non riuscivo molto bene a metterlo in pratica e così ho cominciato a riflettere sulla grande fatica che avrei dovuto fare nel dover chiedere scusa, e pian piano questo ha funzionato da deterrente per non entrare in dissapore con gli altri, o meglio, per dosare il più possibile le controversie, complice anche il fatto che difendendo i bambini da tanti orrori quotidiani ho capito che spesso litighiamo per certe piccolezze per le quali proprio non vale la pena nemmeno discutere.

  48.  

    Addì 28 febbraio 2015

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.
    Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?
    E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
    Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste»

    Matteo 5,43-48