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  1.  

    Addì 26 giugno 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
    Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?
    Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.
    Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia.
    Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia.
    Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia.
    Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande».
    Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi

    Matteo 7,21-29

  2.  

    Signore Signore

    Un giorno vostro figlio vi ringrazierà

    In ogni famiglia ci sono delle regole, e noi non siamo da meno. I ragazzi che accogliamo, siano essi in affidamento residenziale, diurno o per un periodo in estate, ricevono da noi tutte le cose che possiamo offrire loro, dalla piscina alla gita in barca, dalla vacanza sulla neve a quella al mare, ma ogni cosa deve essere meritata, guadagnata, conquistata. Vorrei dare loro tutto ciò che possiedo a piene mani, ma sbaglierei perché non darei la cosa più importante, dopo l'amore che mai deve mancare: le regole di vita. Nella quotidianità nessuno ottiene qualcosa senza pagarne un prezzo, senza fare un sacrificio, ed è bene che i bambini, piccole pianticelle in crescita nel giardino del mondo, capiscano che non tutto ciò che vogliono è dovuto.
    Avete presente un bambino da piccolo come implora la mamma quando vuole ottenere un giocattolo o il permesso di dormire dall'amico? Ma quando poi sono i genitori a chiedergli qualcosa, sia esso un comportamento in una certa situazione, il favore di aiutare a sparecchiare la tavola, ripassare un po' di più una determinata materia, quante rispostacce, alzate di spalle, capricci, rifiuti? Il cuore tenero di un genitore è spesso quello di passarci sopra, di donare anche quando il figlio non rispetta certe regole, ma pensando di far del bene il genitore fa del male a quel bimbo, il quale si abitua ad avere tutto senza dare nulla in cambio, senza sacrificarsi, non rispettando le regole ed il proprio ruolo.
    Genitori pensateci, non donate a piene mani ai vostri figli, mettete qualche paletto, legate alla piantina in crescita una canna affinché cresca diritta. Un giorno vi ringrazierà

  3.  

    Addì 27 giugno 2014

    In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
    Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
    Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
    Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
    Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
    Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero»

    Matteo 11,25-30

  4.  

    Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò

    Trovare ristoro dopo tante fatiche

    Estate, tempo di ferie, di riposo, gite al mare, bagno nei laghi, serate al fresco con gli amici, giochi all'aria aperta. Tutti sentiamo la necessità di un po' di riposo dopo tanto lavorare. Il nostro fisico ce lo richiede. Ma c'è anche un altro tipo di stanchezza, non siamo infatti provati anche da tutte le cattive notizie che sentiamo in tv e leggiamo sui giornali? Non siamo stanchi di vedere miseria e abbandono attorno a noi quando camminiamo per le strade delle nostre città? Non siamo un po' depressi perché nel mondo c'è inquinamento, guerre, omicidi, attentati, corruzione? Ritengo che così come il nostro corpo necessita di un po' di riposo, parimenti ne ha bisogno anche la nostra anima, il cuore, la nostra sensibilità.Dobbiamo cibarci di esempi positivi, vedere che qualcosa è stato fatto per migliorare il mondo, sentirsi parte di questo cambiamento,tornare a casa convinti di aver fatto qualcosa per ribaltare certe situazioni di abbandono e di miseria. Chi viene a trovarci nella nostra casa di campagna si ricarica le pile pur lavorando tanto nel tagliare l'erba,pulire la piscina, preparare il pranzo, aiutare i bimbi nei compiti, preparare loro una bellissima caccia al tesoro. Sono fatiche, lavori, ma come dice il Vangelo "Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero" e ciò che facciamo sono piccoli lavoretti che non pesano perché in cambio c'è la gioia di aver costruito qualcosa, di essere parte della storia di un ragazzo, partecipe della crescita di una famiglia che nel suo piccolo tenta di fare qualcosa per tanti bambini. Chi viene da noi torna riposato nell'anima, con il cuore pieno di speranza, quella speranza che spesso tendiamo a perdere perché troppi sono gli esempi negativi attorno a noi. Venite a nutrire la vostra anima, i nostri ragazzi vi aspettano.

  5.  

    Addì 28 giugno 2014

    I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua.
    Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza;
    ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.
    Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti;
    non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
    Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava.
    E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
    Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo».
    Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».
    Ma essi non compresero le sue parole.
    Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.

    Luca 2,41-51

  6.  

    Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo

    Genitori angosciati e preoccupati

    Quante volte capita che un figlio faccia delle cose che ritiene giuste, ma i genitori e gli amici non lo comprendono, lo criticano, lo ostacolano. Essere figli non vuol certo dire sbagliare ogni cosa messa in atto. Essere figli significa solamente sperimentare la vita, guardarsi attorno con curiosità e farsi una propria opinione circa il futuro che si ha davanti. Questa visione non sempre collima con le aspettative dei genitori, i quali vorrebbero vederci giocatori di calcio di serie A pieni di soldi, avvocati o commercialisti rispettati da tutti, luminari della medicina intenti a scoprire un nuovo vaccino contro le peggiori malattie del nostro tempo, giudici seduti su alti scranni arbitri dei destini dell’umanità. Quanti sogni fanno i genitori per noi, ma sono altre le nostre idee, le speranze, le attese e pian piano ci incamminiamo in quella direzione, ignari di ciò che ci aspetta, ma felici di seguire il nostro istinto per andare incontro ad un sogno, il nostro sogno. Spesso sbagliamo e dobbiamo tornare sui nostri passi, talvolta ci scontriamo contro muri più grandi di noi e più volte cadiamo fino a quando non siamo costretti a tornare nell’alveo paterno, ma porca miseria, lasciateci liberi di provare la nostra strada. I salmoni, questi splendidi pesci, vanno contro corrente, quasi come se la natura li scoraggiasse a proseguire e prendono tante di quelle botte che ne restano in tanti sul terreno di gioco a pancia all’aria, ma quelli che cela fanno, ah quelli che ce la fanno sono proprio dei gran ganzi, sono quelli che non si sono fatti intimorire, che hanno superato le avversità, che hanno rincorso il loro sogno. Sono quelli più forti che daranno vita alle generazioni future. Ecco, così deve essere: ragazzi siate salmoni, non fatevi scoraggiare dai muri che troverete, rincorrete il vostro sogno e metteteci cuore ed anima per raggiungere la meta che vi site prefissati, non fatevi portare via il sogno da noi adulti preoccupati che non vi facciate male, che abbiate una vita agiata e tranquilla, perché una ferita si cura con un cerotto, ma una rinuncia squarcia il cuore e lo lascia penzoloni per tutta la vita

  7.  

    Addì 29 giugno 2014

    In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?».
    Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti».
    Disse loro: «Voi chi dite che io sia?».
    Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
    E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.
    E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.
    A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli»

    Matteo 16,13-19

  8.  

    Tu sei il Cristo

    Ciro Esposito

    La mamma di Ciro, il ragazzo ucciso da un ultras della roma mentre soccorreva dei bambini e delle donne che stavano piangendo, ha perdonato l'assassino di suo figlio per il quale non prova odio. A volte ci domandiamo dove sia Dio. Eccolo, è in questa mamma che ha trovato la forza di gridare il suo amore. Eccolo, in Ciro morto mentre si chinava a consolare un bambino. Eccolo, è nel tifoso romanista che ha sparato ed ha bisogno di una carezza perché si deve condannare l'atto ed amare il peccatore.
    Riconoscere Dio negli altri è fondamentale per la nostra vita perché troppo spesso pensiamo che sia assente, lontano, estraneo alle nostre vicende umane, ma non è vero, Lui è in mezzo a noi, è nel nostro prossimo, dobbiamo solo fare lo sforzo di riconoscerlo ed amarlo così come si presenta, anche nelle vesti di un ragazzo che ha preso in mano una pistola ed ha sparato a caso.

  9.  

    Addì 30 giugno 2014

    In quel tempo, Gesù vedendo una gran folla intorno a sé, ordinò di passare all'altra riva.
    Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai».
    Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo».
    E un altro dei discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre».
    Ma Gesù gli rispose: «Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti»

    Matteo 8,18-22

  10.  

    Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo

    Dove è casa mia?

    Uno pensa di abitare in via Ricasoli, oppure in Piazza Mazzini, in viale Risorgimento piuttosto che in Contrada Peluso, ma un giorno si accorge che casa sua non è dove ci sono quattro mura, un po' di mobili, una cucina, soggiorno, tinello e bagno, ma è dove c'è il suo cuore. Fino al giorno prima avrebbe giurato e spergiurato che mai si sarebbe allontanato da quella abitazione, mai avrebbe lasciato la sua città, eppure quando incontra l'amore tutto si scioglie come neve al sole e l'unico desiderio è stare laddove è presente la persona amata.
    Avevo una ragazza, quando ero diciassettenne, della quale ero innamoratissimo. Non esisteva più Livorno, non mi importava del mare, della casa grande e accogliente, il mio unico pensiero era quello di andare da Estela, di raggiungerla a Vigo, a duemiladuecento chilometri di distanza. Dove troviamo l'amore là c'è la nostra casa. Anche suo padre ne era consapevole e mi disse appena conosciuto "Ma non ci sono ragazze in Italia? Proprio in Spagna dovevi venirtela a prendere?"
    Se si ama, se si ama davvero, casa nostra è seguire chi amiamo. Se amiamo i bambini il nostro posto è laddove ce ne siano da accudire, se amiamo i poveri casa nostra sarà nelle favelas brasiliane, nei barrios argentini, nell'interland delle nostre città. Se amiamo Dio la nostra casa sarà ovunque

  11.  

    Addì 1 luglio 2014

    In quel tempo, essendo Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono.
    Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva.
    Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!».
    Ed egli disse loro: «Perché avete paura, uomini di poca fede?» Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia.
    I presenti furono presi da stupore e dicevano: «Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?»

    Matteo 8,23-27

  12.  

    La barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva

    I gatti, gran dormiglioni

    Avete mai visto un gatto mentre dorme? Le sue antenne sono sempre pronte a captare ogni cambiamento nell'ambiente esterno. Meglio di un gatto è l'esempio delle mamme che pur pisolando stremate tra una poppata ed un'altra o con i figli che giocano nel giardino non perde una mossa di quanto accade. Quando qualcuno viene a trovarci, magari per chiederci un consiglio sull'affido, e ci appartiamo sotto un gazebo a parlare, si meravigliano di come la nostra attenzione sia a trecentosessanta gradi, pronti a richiamare il bimbo che sta combinando una marachella, o a lodare chi necessita di sostegno. Ma è normale, avere dei figli ti porta ad aumentare il sesto senso e ti attiva anche il settimo, l'ottavo ed il nono.
    Avere uno, due, tre, dieci figli cambia poco, l'attenzione verso di loro è sempre costante e al massimo livello, anche mentre dormiamo.
    C'è un brano del Vangelo che mi ha sempre colpito, quello in cui Gesù è in barca con gli apostoli e si leva una tempesta violentissima, tanto che la barca stava per rovesciarsi e Gesù stava dormendo. I discepoli erano spaventatissimi e lo svegliarono perché li salvasse.
    Gesù aveva ben presente la situazione e non avrebbe mai permesso che capitasse nulla di male ai suoi discepoli.
    Ecco, così capita anche a noi. Quando abbiamo paura pensiamo sempre che il Signore non si accorga di ciò che ci sta capitando, e urliamo, ci sgoliamo per farci sentire da lui affinché ci dia una mano, ma Dio sa quali siano i nostri bisogni e ci protegge. Sembra che dorma, ma è attento e vigile, pronto a darci l suo aiuto quando lo riterrà giusto.

  13.  

    Addì 2 luglio 2014

    In quel tempo, essendo Gesù giunto all'altra riva del mare di Tiberiade, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada.
    Cominciarono a gridare: «Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?».
    A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci a pascolare;
    e i demòni presero a scongiurarlo dicendo: «Se ci scacci, mandaci in quella mandria».
    Egli disse loro: «Andate!». Ed essi, usciti dai corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta la mandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti.
    I mandriani allora fuggirono ed entrati in città raccontarono ogni cosa e il fatto degli indemoniati.
    Tutta la città allora uscì incontro a Gesù e, vistolo, lo pregarono che si allontanasse dal loro territorio

    Matteo 8,28-34

  14.  

    Due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro

    Tre ragazzi uccisi, è giusto vendicarsi?

    Mi spiace tantissimo per i tre ragazzi rapiti e uccisi in Israele, ma allo stesso tempo, nello stesso modo, nella stessa misura sono addolorato per i ragazzi uccisi dagli israeliani nei vari raid, di oggi, di ieri e di domani. Come si fa a pensare che la vendetta, per di più indiscriminata, possa portare a qualcosa di buono? Come si fa a pensare che la violenza non generi altra violenza? Come si può credere che la vita di un israeliano valga più di quella di un palestinese? Nella scorsa notte quaranta i raid aerei perpetrati da un esercito fra i più potenti al mondo contro gente inerme. E' civiltà questa? Basta andare indietro di qualche decennio per vedere come per un tedesco ucciso venissero giustiziati dieci italiani. La storia insegna, è possibile non riuscire ad imparare? E' possibile che un governo, un popolo sia così vendicativo, lontano dall'amore? Israeliani e palestinesi quando uccidono non sono gli uni migliori degli altri.

  15.  

    Addì 3 luglio 2014

    Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.
    Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
    Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
    Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!».
    Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
    Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!»

    Giovanni 20,24-29

  16.  

    Mio Signore e mio Dio

    Tuo padre è morto

    Sono le otto di sera, in casa ci sono Gianpiero di sedici anni, Antonio di dodici e mamma Angela intenti nella loro quotidianità. L'orologio sulla parete, vecchio ricordo di nonno Aldo, segna da anni le tre e diciotto, la televisione accesa trasmette il telegiornale, nel forno prende vita un succulento sformato di formaggio mentre la pentola con l'acqua accenna i primi bollori ed il tappo da i primi segnali di insofferenza. Suonano al citofono e mamma Angela chiama Gianpiero affinché apra al papà che deve essersi scordato ancora una volta le chiavi di casa nella fretta di uscire stamani per andare al lavoro. Il ragazzo apre il portone e lascia socchiusa la porta, ma dopo un istante ecco che il campanello dalla strada suona ancora. Il sedicenne torna indietro, prende il citofono e chiede chi sia.
    "Buonasera" risponde una voce sconosciuta "Sono l'agente Girolami della Polizia Stradale, abita qui Mario Fontanelli?"
    Alla risposta positiva del ragazzo l'agente replica "Volevo comunicarle che il sig. Fontanelli è deceduto a causa di un incidente stradale".
    E' successo tanto tempo fa, è successo ad un mio amico.
    Ogni volta che passo davanti a casa sua ci penso, mi immagino la scena, lo strazio di quella famiglia, sento sulla mia pelle il dolore per la notizia e per il modo brutale in cui è stata data. Torno indietro nel tempo e ripercorro la vita di questo mio amico che si è fatto carico della famiglia, è divenuto forte, ha avuto successo nel lavoro, si è sposato ed ha dei figli meravigliosi, ma nel cuore porterà sempre quella voce metallica che al citofono gli ha detto "tuo padre è morto"

  17.  

    Addì 4 luglio 2014

    In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
    Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli.
    Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
    Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.
    Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori»

    Matteo 9,9-13

  18.  

    Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati

    Quanti amici si perdono

    Ho avuto sempre tanti amici, specie nel periodo dell'adolescenza, figli di amici dei miei genitori, ragazzi con un avvenire dinanzi a loro di avvocati, commercialisti, medici, ingegneri, ufficiali, giudici. Bravissimi ragazzi, puliti, ordinati. Feste di compleanni alle quali partecipavano anche gli amici degli amici. Amici? Ma non scherziamo. Ci illudiamo pensando che coloro che ricambiano un tuo invito a cena, ti porgono gli auguri di Natale presentandosi con un bel dono in una mano e l'altra tesa per ricevere, ti facciano un favore siano amici. Ho trovato tanto più affetto, solidarietà, amicizia in coloro che nulla potevano dare in cambio piuttosto che nei ragazzi di "buona famiglia". La scelta mia e di Roberta di occuparci di bambini con problemi familiari, famiglie disagiate, poveri, stranieri ha allontanato di fatto molte persone che si dicevano "amiche".
    Cercate l'Amicizia tra coloro che non possono darvi nulla in cambio, tra chi abbia bisogno di una buona parola, una tirata di orecchie per come tratta il figlio, un rimbrotto per come si veste o per un comportamento irrispettoso e maleducato.
    L'amicizia è un valore, un principio, ma se potessimo trasformarla in un oggetto vorrei poterla toccare, sentire viva, pulsare nelle mie mani. Non è amico chi ti risponde agli auguri di Natale e compleanno, non è amico chi ti invita al suo matrimonio, non è amico chi viene a pescare con te. Amico è colui che ti vuole bene, ti accetta comunque tu sia, non parla alle tue spalle, ti è vicino quando hai bisogno anche con un semplice sorriso, ha bisogno di una tua parola.
    Cercate il vero amico, cercatelo tra coloro che soffrono e non andate a elemosinare l'amicizia del potente, del ricco solo per avere un favore e godere delle briciole che cadono dalla loro tavola.

  19.  

    Addì 5 luglio 2014

    In quel tempo, si accostarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?».
    E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.
    Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore.
    Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano»

    Matteo 9,14-17

  20.  

    Si versa vino nuovo in otri nuovi

    Non mi toccare

    Una sera andai a cena fuori, un bel localino, ma purtroppo c'era una comitiva che dire rumorosa era dire poco. Molto maleducati, prendevano in giro tutti e urlavano al punto che era impossibile parlare. Entra un ragazzo colore per vendere la sua merce, poi di seguito un altro, ed un altro ancora: cinque in meno di un'ora. Una ragazza di questa comitiva, ubriaca al punto giusto, li prendeva in giro sistematicamente e la cosa mi ha dato parecchio fastidio, ma c'è stato un episodio che ancor di più mi ha ferito, e se nel primo caso non sentivo la necessità di intervenire perché capivo da quale bocca usciva la presa di giro ed era solo da compatire, nel secondo caso mi ha ribollito il sangue e solo per un forte autocontrollo non mi sono alzato a dare una sberla a questo signore. Le parole non renderanno molto l'idea, ma ci provo. Questo signore di mezza età, seduto al tavolo accanto al nostro a pochi centimetri, parlava con due sue amiche al tavolo con lui e la conversazione verteva sulle recenti vacanze in barca a vela in Francia e in altri porti. Signore distinto, ottima proprietà di linguaggio, educato, alto livello culturale. I primi quattro ragazzi di colore hanno proposto a lui, come a tutti gli avventori, la loro merce ed il tizio non ha guardati e non ha risposto nemmeno con un semplice "no grazie", il massimo della non considerazione. Il quinto, il più giovane di tutti, quando ha visto che questo nemmeno lo guardava,forse pensando non si fosse accorto della sue presenza, ha toccato appena il braccio con la punta di una confezione di fazzoletti. Il tipo ha cambiato espressione, lo ha guardato con aria veramente cattiva e gli ha detto "non mi toccare" ma con una stizza, con una cattiveria che mai avevo visto in qualcuno. Non sono state le parole, ma l'insieme. Ho sentito un profondo odio. Non posso dire che questa persona sia razzista, magari aveva solo male ad un braccio, o è un paranoico che odia essere toccato da chiunque, ma ho sentito una tale fitta al cuore che ancora oggi, ripensandoci, ci sto male. Provo dolore per quel ragazzo per come è stato trattato, per questo nostro mondo che dovrebbe essere aperto al prossimo ed è capace di tanto odio. Come si può insegnare alle nuove generazione a vivere in pace, se coloro che dovrebbero dare il buon esempio hanno così tanta rabbia in corpo?
    Come si potrà mai cambiare una società se continuiamo a immettere nei giovani odio, razzismo, rancore? Se mettiamo vino nuovo in otri vecchi, queste si rompono e si perdono vino e otri

  21.  

    Addì 6 luglio 2014

    In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
    Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
    Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
    Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
    Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
    Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero»

    Matteo 11,25-30

  22.  

    Tutto mi è stato dato dal Padre mio

    La vita, una marcia non competitiva

    Nella nostra zona molte associazioni organizzano marce podistiche non competitive, da un lato per raccogliere un po’ fondi, dall’altro per farsi conoscere e pubblicizzare le proprie iniziative. Ogni sabato pomeriggio, domenica mattina e nei giorni festivi c’è sempre una marcia che richiama da un minimo di cinquecento persone finanche a quindicimila. Spesso siamo andati ad aiutare altre associazioni e ormai da sei anni anche noi organizziamo la nostra “Marcia della Zizzi”, quest’anno sarà il ventisei luglio alle ore diciotto. E’ un tripudio di colori, una festa, il ritrovo settimanale per molti podisti spesso accompagnati dalle proprie famiglie. Difficile spiegare a chi non abbia mai vissuto un’esperienza simile. In questi giorni siamo stati ad aiutare ad una di queste marce ed è stato bellissimo vedere tante persone felici di incontrarci, farci cenno con la mano mentre correvano come a dire “ci vediamo alla vostra corsa”, oppure parlare con il compagno dicendo “sono gli Amici della Zizzi” vieni anche tu da loro a correre e vedrai che belle cose hanno fatto. Persone anziane, giovani, bambini, qualcuno con il cane, altri in sedia a rotelle per un percorso senza barriere, tutti felici di esserci, ognuno aveva lasciato i suoi problemi in casa contento di avere tanto, disoccupati e avvocati, studenti e lavoratori, uomini e donne capaci di creare ogni volta una magia felici per quello che hanno e possono condividere con gli altri, come a dire “cosa posso desiderare di più”. Dovremmo imparare che la vita è fatta di cose semplici, una marcia tranquilla dove tutti corriamo insieme non per arrivare ad un traguardo e vincere un premio, ma per la gioia di marciare uniti ridendo e scherzando con il solo scopo di vivere questa nostra vita. A cosa serve arrivare in alto se ali occhi di Dio siamo poi tutti uguali, se la morte arriverà per tutti? Godiamo di questo momento, prendiamo la vita come una marcia non competitiva e viviamola per il solo gusto di viverla

  23.  

    Addì 7 luglio 2014

    In quel tempo, mentre Gesù parlava, giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà».
    Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli.
    Ed ecco una donna, che soffriva d'emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello.
    Pensava infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita».
    Gesù, voltatosi, la vide e disse: «Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita». E in quell'istante la donna guarì.
    Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione, disse:
    «Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme». Quelli si misero a deriderlo.
    Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò.
    E se ne sparse la fama in tutta quella regione

    Matteo 9,18-26

  24.  

    Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme

    Un bambino può resuscitare

    Quanti ragazzi morti in questi giorni: l'incidente dove hanno perso la vita quattro diciottenni, il palestinese bruciato vivo. Oltre a loro il ragazzo colpito dai calcinacci, quello pestato dall'esercito israeliano, il bambino al quale il padre ha sparato.
    C'è da rabbrividire dinanzi a tanta violenza, cattiveria gratuita, vendetta, incuria, desiderio di sballo e dietro a tutto un filo conduttore: il dolore di mamma e papà, dei parenti, degli amici, dei compagni di scuola. Davanti a così tante nuvole nere e dense c'è la certezza che dietro ci sia il sole. Quando piove non vediamo i raggi luminosi, ma sappiamo che ci sono, sappiamo che prima o poi si faranno largo attraverso quelle nubi così minacciose. Ognuno ha il suo sole, la sua fede, il suo credo, ma quel momento così difficile prima o poi svanirà, si dissiperà. Non significa smettere di soffrire, ma solo dover continuare a vivere, andare avanti, gioire di ciò che la vita ci offre, vivere per chi resta, per la moglie, il marito, gli altri figli e nipoti.
    Il cattolico ha dentro di si la sicurezza dettata dalla Fede e dalle promesse donateci da Gesù che costoro non sono morti, ma dormono per risvegliarsi in un'altra vita, quella vera, quella alla quale tutti noi tendiamo.
    Paragono spesso con i miei ragazzi questo aspetto alla condizione dell'affido. Spesso molti bambini non capiscono il perché qualcuno li tolga alle loro famiglie ed in alcuni casi la sofferenza di un distacco è notevole, ma è un po' come essere in una situazione di dolore, di morte, di cielo offuscato da nuvole minacciose, ma il risveglio in seno ad una famiglia che dia loro amore, accudimento, principi e valori è come il sole che spunta tra le nubi, è come rinascere in una nuova vita dopo tanto dolore dovuto ad abusi, maltrattamenti, vessazioni di ogni ordine e grado.

  25.  

    Addì 8 luglio 2014

    In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato.
    Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!».
    Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».
    Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità.
    Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore.
    Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi!
    Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!»

    Matteo 9,32-38

  26.  

    Presentarono a Gesù un muto indemoniato

    Siate ragazzi finché ve ne viene data la possibilità

    Come genitori di figli naturali, adottati o in affidamento abbiamo la preoccupazione di insegnare loro ogni genere di regole, principi, modi di comportarsi, il tutto finalizzato alla vita futura che in breve tempo saranno chiamati ad affrontare. Se per un figlio biologico la cosa appare scontata, nel senso che la strada da seguire è più o meno tracciata e qualunque inciampo troveranno saranno sempre pronti a rientrare in casa con mamma e papà per leccarsi le ferite e ripartire, non è così scontato per i ragazzi in adozione e ancor più per quelli in affido. Le legge prevede che a diciotto anni venga raggiunta la maggiore età, si da per scontato che siano pronti ad affrontare la vita, procurarsi il cibo, lavorare, sposarsi o convivere, trovare casa, camminare con le proprie gambe affrontando ogni genere di difficoltà da soli. Mi è capitato diverse volte, sia in casi di affidamento che di adozione, di vedere ragazzi bramosi di andarsene per scoprire le loro radici, per cercare di tessere un rapporto con i genitori spesso idealizzati e qualche volta nemmeno mai conosciuti. A diciotto anni si ha il rifiuto delle regole, ci sembra di avere il mondo nelle nostre mani e poterlo far girare a piacimento. Pensiamo che niente e nessuno possa fermarci e chiunque ci faccia una promessa a noi gradita è un amico, mentre chi ci mette in guardia, ci fa studiare, ci chiede il rispetto di certe regole a noi strette è una persona da combattere perché vuole il nostro male limitando la nostra libertà. Così tanti ragazzi lasciano il luogo ove sono cresciuti cedendo alle lusinghe di genitori naturali ormai lontani anni luce dal mondo che si sono costruiti. Mi viene a mente Mirko andato dai suoi perché vedeva il fratello vivere senza regole e poi si è ritrovato a dormire in cantina pagando l’affitto ai genitori; Armando andato a stare con il padre al quale il tribunale aveva tolto la potestà genitoriale perché mafioso e commerciante di armi, ritrovatosi poi a dormire in strada dopo l’ennesima lita con il genitore; Lucia tornata dalla madre che si prostituiva e voleva avviare anche lei sulla strada, scappata da casa e finita chissà dove. Con grande orgoglio però ho davanti a me anche Eleni, Liyone e Bruno che non senza fatica hanno scelto, almeno fino ad oggi, di restare con noi per acquisire sempre più consapevolezza della vita futura lasciandosi guidare. Non mancano le incomprensioni e le difficoltà, ma la loro perseveranza sarà premiata.
    La situazione che molti ragazzi percepiscono è un po’ come il detenuto che in carcere smania per uscire, ma una volta fuori si trova senza cibo, né casa, né vestiti a rimpiangere tre pasti al giorno ed un letto dove dormire. E’ più che giusto e comprensibile che ciascun figliolo desideri uscire di casa per farsi una propria vita, ritrovare le radici lontane, ma ogni fatica va compiuta quando si hanno gli strumenti e le forze per affrontarla. Non abbiate fretta di uscire dal nido, non siate impazienti, fortificatevi nello studio, nel gestire una relazione, nel lavoro. Siate ragazzi finché ve ne viene data la possibilità

  27.  

    Addì 9 luglio 2014

    In quel tempo, chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.
    I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello,
    Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo,
    Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì.
    Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani;
    rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele.
    E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino»

    Matteo 10,1-7

  28.  

    Diede loro il potere

    Abbiamo un grandissimo potere

    Quando nasciamo abbiamo tutti delle grandi potenzialità. Ognuno è in grado di fare grandi cose, chi nella politica, nell'ingegneria, nella letteratura, nella matematica, nell'economia. Potenzialmente molti potrebbero divenire astronauti, presidente della repubblica, medici chirurgi di fama mondiale, ma tutti noi, dal più intelligente al più tonto, dal più sano al più malato, dal più povero al più ricco abbiamo ricevuto un potere, quello di poter aiutare il nostro prossimo ad avere una vita migliore. Basta un semplice saluto, un sorriso, una carezza, una telefonata per sapere cosa l'altro stia facendo per donare gioia, speranza, amore, forza di andare avanti a coloro che incontriamo.
    Spesso capita che i miei bimbi si abbattano dinanzi alle difficoltà della vita, e ne hanno ben donde per le tante situazioni che dalla più tenera età si sono dovuti trovare ad affrontare, ma li stimolo, li pungolo dicendo loro che hanno dentro un seme e quello che è passato, è passato. In quel piccolo seme che il buon Dio ha voluto inserire in loro sin dalla nascita vi è racchiusa la potenzialità di fare grandissime cose per il bene dell'umanità.
    una delle mie ragazze, con noi da tanti anni, è forse quella che più di tutte si butta giù quando le cose non vanno secondo le sue aspettative, ma basterebbe che si guardasse allo specchio per accorgersi del gran dono ricevuto dal Signore. Non è tanto la bellezza esteriore, ed è bellissima, quanto la dolcezza e l'amore che usa inconsciamente ogni volta che interagisce con qualcuno. Il suo solo parlare, accogliere gli altri, accudire i bambini è donare gioia a chi abbia la fortuna di incontrarla. Non c'è persona che venendo da noi a fare volontariato non si accorga immediatamente della grande luce che questa bimba emana. Che dolore vedere che si butta giù ogni tanto, ma un genitore a qualcosa deve pur servire :)
    Giusto Eleni? :)

  29.  

    Addì 10 luglio 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Andate, predicate che il regno dei cieli è vicino.
    Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.
    Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture,
    né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento.
    In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza.
    Entrando nella casa, rivolgetele il saluto.
    Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi».
    Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi.
    In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città»

    Matteo 10,7-15

  30.  

    Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date

    Quanto mi paghi?

    Oggigiorno tutto ha un prezzo, nessuno si muove più se non è pagato per farlo, molti ragazzi preferiscono stare a non fare nulla, a ciondolare dalla mattina alla sera, piuttosto che operare per il bene di qualcuno in cambio di un sorriso o dell'eterna riconoscenza.
    Quante volte avrete sentito la battuta "ora lo stato ci farà pagare anche l'aria che respiriamo", in questa frase è implicito il concetto che ciò che riceviamo gratis deve essere fruito gratuitamente e non deve in alcun modo avere un costo. Abbiamo ricevuto da Dio (o se preferite dalla natura) alcune qualità, come l'intelligenza, la possibilità di correre, la forza muscolare, la capacità di organizzazione, una mente matematica, ma quanto abbiamo pagato per averle? Niente, assolutamente niente, ed allora perché farsi pagare per metterle a disposizione del prossimo? Posso capire se ciò che siamo in grado di fare permette ad altri di averne un vantaggio, posso capire che si debba pensare alla nostra sussistenza per avere i soldi per una casa, per mangiare, ma quello che non riesco a comprendere è come si fa a preferire l'ozio, il non fare nulla, al di là del sano e giusto riposo, piuttosto che mettere al servizio degli altri le nostre eccellenze. Con la crisi economica, con la grande disoccupazione nel mondo giovanile mi aspettavo di veder aumentare il volontariato, di trovare più persone disponibili ad aiutare il prossimo, a dare una mano per sostenere il mondo del sociale. Ed invece niente di niente. Se giro per le strade vedo ogni giorno, ogni ora, tanti ragazzi senza lavoro passare ore e ore a chiacchierare nei bar o in altri luoghi di ritrovo, sento spesso gente che dice di aver dormito fino a mezzogiorno perché manca il lavoro ed aver fatto tardissimo la sera a parlare con gli amici al bar. Che peccato avere una così grande forza e sprecarla per indolenza, perché si deve fare qualcosa solo in cambio di qualcos'altro di materiale, di tangibile. Mi piange il cuore vedere che non ho abbastanza ore nella giornata per fare un decimo di tutto quello che vorrei e dovrei fare per i tanti bambini che soffrono, e allo stesso tempo vedere che coloro che hanno tante ore a disposizione le buttano nel cestino piuttosto che donarle.

  31.  

    Addì 11 luglio 2014

    In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?».
    E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele.
    Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna»

    Matteo 19,27-29

  32.  

    Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna

    Animali chiusi in gabbia

    Quante persone si muovono per seguire un ideale, sfamare le proprie famiglie, dare una vita migliore ai propri figli. Quanti vanno verso un mondo dove la fame e la miseria regnano sovrane per dare ristoro alla popolazione piegata nel suo immane dolore. Sento spesso le critiche nei confronti dei migranti "se ne restino a casa loro" come se fossero turisti in gita di piacere. Affrontano spese enormi, violenze, frustrazioni, pericoli, sanno che per molti di loro sarà un viaggio verso la morte, eppure partono. Perché? Perché la situazione che lasciano è di disperazione, perché vedono morire i loro bambini di fame, le donne violentate, rapite e vendute come schiave, perché anche il più misero dei miseri nel nostro paese fa una vita migliore rispetto alla loro, ma sopratutto perché hanno dentro il cuore una speranza, quella di una vita migliore. Preferiscono perire nel corpo, essere frustati, derubati, violentati piuttosto che veder uccidere la speranza. Guardate gli animali negli zoo, sono rassegnati ad una vita dietro le sbarre, hanno gli occhi spenti perché non hanno nessuna speranza di uscire dalla loro gabbia, da quel confine angusto nel quale l'uomo li ha relegati. Non possiamo chiudere in gabbia nessuno, non possiamo e non dobbiamo impedire che l'uomo, ciascun uomo, scelga la sua strada nella vita.
    Per chi ha fede c'è una frase del Vangelo bellissima "Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna". Penso che questi uomini e donne abbiano tantissima fede, quella fede che per opulenza abbiamo perso in occidente, quella fede che fa avere loro il coraggio di combattere, affrontare le avversità in nome di un Dio che può avere nomi diversi, ma che è sempre lì a infondere la speranza di una vita migliore

  33.  

    Addì 12 luglio 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari!
    Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato.
    Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti.
    E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna.
    Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia.
    Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!
    Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli»

    Matteo 10,24-33

  34.  

    Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima

    Avete paura che vi facciano del male?

    Quante persone ho visto camminare sulle uova, timorose anche della propria ombra, ma sopratutto del prossimo: se esprimo il mio parere la gente cosa penserà; se abbraccio una persona non gradita al mio partito quali ritorsioni avrò; se professo la mia fede quanta derisione alle spalle; se opto per un lavoro diverso da quello indicatomi deluderò molta gente; se compro la carne da quel macellaio mi faccio nemico il commerciante sotto casa; se sposo quel ragazzo troverò tante porte chiuse; se accolgo un bambino i miei stessi parenti mi diranno che sono matto; se vivo la mia vita per gli altri tutti penseranno che avrò un mio tornaconto personale. E quanto altro ancora potremmo dire, quanti altri esempi quotidiani che potremmo vedere non negli altri, ma nello specchio di casa nostra, dentro di noi, quante scelte operiamo per timore del giudizio altrui. Ma vi rendete conto che così facendo rinunciate alla vostra vita, ai desideri, ai sogni e se un giorno vi doveste accorgere di aver sbagliato, rimpiangerete per tutta la vita di non aver dato retta al vostro cuore, alla vostra anima.
    Non abbiate paura di colui che può farvi del male fisicamente, rendervi la vita impossibile, voi dovete rendere conto a Dio se ci credete o almeno a voi stessi.

  35.  

    Addì 13 luglio 2014

    Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare.
    Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia.
    Egli parlò loro di molte cose in parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare.
    E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono.
    Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo.
    Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò.
    Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono.
    Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta.
    Chi ha orecchi intenda».
    Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?».
    Egli rispose: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.
    Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
    Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono.
    E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete.
    Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani.
    Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono.
    In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!
    Voi dunque intendete la parabola del seminatore:
    Tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada.
    Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia,
    ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato.
    Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto.
    Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta»

    Matteo 13,1-23

  36.  

    Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare

    Sediamoci in riva al mare

    Il mio nonno mi diceva sempre "quando non so cosa fare vado al mercato, mi metto al centro e trovo sempre qualcuno con cui parlare". In verità aveva sempre qualcosa da fare, leggeva, studiava, discuteva di tutto, insegnava. In estate, anziché al mercato, andava sul mare e attaccava a parlare con tutti, quando con il pittore che ritraeva un tramonto, quando con la coppia di anziani seduti sulla panchina, quando ancora con la ragazza fermatasi a riposare dopo aver fatto footing. Era talmente piacevole ascoltarlo che, passato il primo imbarazzante momento, creava amicizie che sono durate negli anni. Oggi non si parla più, anche quando siamo con gli amici non si fa altro che guardare il cellulare, il tablet o ascoltare la musica da soli con le cuffie. Peccato, è come avere le gambe e non camminare, oppure le braccia e non giocare. Abbiamo la bocca per parlare, la testa per ragionare, gli occhi per vedere l'espressione del nostro interlocutore e non le usiamo.
    Sediamoci in riva al mare, cominciamo noi a parlare con le persone che incontriamo, se lo faceva il mio nonno, e non solo lui, possiamo farlo anche noi, diamo spazio al dialogo e creiamo rapporti belli e duraturi al di là di questo freddo video.

  37.  

    Addì 14 luglio 2014

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada.
    Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera:
    e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.
    Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me;
    chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.
    Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
    Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
    Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.
    E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
    Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città

    Matteo 10,34-42.11,1

  38.  

    Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra

    Il coraggio delle proprie idee

    Non c'è idea, principio, sogno per il quale non sia necessario combattere. Non c'è niente nella vita che piova dall'alto senza che si debba pagare un prezzo per mantenerla. Vediamo i giocatori di calcio delle nazionali, i famosi tennisti, gli sciatori più forti, i nuotatori vincenti sempre in vetta al mondo, ma se indubbiamente hanno ricevuto una dote naturale, per poter essere all'apice devono combattere, allenarsi, gareggiare. I cantanti, quante prove, incisioni, serate lontano dalla famiglia. I politici e i manager con stipendi altissimi costantemente a presenziare a riunioni lunghe e impegnative. E così per tutti dall'artigiano che deve lavorare ogni giorno per vendere i suoi prodotti, all'imprenditore continuamente a cercare un modo migliore per restare sul mercato. I bimbi stessi chiamati a studiare, andare a scuola, rispettare le regole devono lottare ogni giorno per affermare il loro legittimo desiderio di crescita. Tutti dobbiamo lottare per andare avanti. Ma tutte queste persone, i politici, gli sportivi, gli artigiani, gli imprenditori un giorno saranno soppiantanti da altri, un giorno non avranno più le forze per combattere e dovranno andare in pensione, uscire dalla scena ed allora vivranno di ricordi e minore sarà l'attenzione verso di loro, minore il rispetto e inevitabilmente saranno messi da parte come una scarpa vecchia, e ci sarà pure qualcuno che desidererà vederli morire per invidia, vendetta, tornaconto. C'è qualcosa però nella vita per cui si possa lottare e non vedere la fine di questa battaglia con l'arrivo della morte, qualcosa che sarà eterna, qualcosa che andrà ben oltre la nostra vita terrena: la Fede. Si può lottare per mantenerla, si può lottare per cercarla, si può lottare per aumentarla, ma non si dovrebbe prescindere da essa. Tutti scemi e creduloni coloro che hanno Fede? Potrebbe anche essere, però credo che valga la pena tentare perché il rispetto di certe regole potrebbe portarci alla vita eterna con Dio. Se qualcuno pensasse di buttare via il suo tempo in questo modo perché sicuro, e come fa ad esserlo?, che Dio non esista, sarà sicuramente ripagato con il ricordo da parte dell'uomo negli anni. Facciamo l'ipotesi che Dio non esista e che Madre Teresa abbia lottato nella sua vita per delle regole evidentemente non dettate da Dio, sempre nell'ipotesi della non esistenza di Dio. In questo caso Madre Teresa avrebbe seguito certe regole invano? La risposta è si se pensate che non valeva la pena salvare tutti i bambini che ha accudito o dato in adozione; la risposta è si se pensate che tutte le persone che hanno trovato ristoro e per le quali sia cambiata la vita grazie a lei potevano avere di meglio; la risposta è si se l'esempio che lei ha dato, seguito da tantissime persone, è risultato inutile. Possiamo dire lo stesso per i milioni di persone che per seguire le regole della Fede nel cuore hanno salvato vite umane, si sono sacrificati per gli altri, hanno reso migliore l'esistenza di poveri, bambini, stranieri, portatori di handicap.
    Mi fanno tenerezza coloro che additano esempi di guerre e violenze in nome della fede. Quella per cui queste persone combattono non è Fede in un Dio d'amore, è una degenerazione umana, lo zampino di un diavolo che ha suggerito loro che bisogna imporre con la forza le proprie idee. Per me non è fede quando ci si fa scoppiare in mezzo alla folla, non è fede quando si lanciano razzi su cittadini inermi, non è fede quando si fanno raid aerei contro donne e bambini. La Fede è amore in un Dio buono e, proprio perché buono, aborre la violenza e ama il rispetto, la mitezza, la solidarietà, la pace.
    Non avete Fede? Cercatela, leggete il Vangelo e troverete in esso delle regole da seguire che porteranno solo ad amore: il perdono non porta alla guerra, la condivisione con il più povero non porta alle guerre, il rispetto della vita non porta all'omicidio, la tolleranza verso il prossimo non porta a divisioni. La Fede, quella vera, è quella vissuta nel rispetto dell'amore per gli altri.

  39.  

    Addì 15 luglio 2014

    In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite:
    «Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, gia da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere.
    Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra.
    E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe!
    Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!»

    Matteo 11,20-24

  40.  

    Guai a voi

    Buon contadino bestemmiatore

    Quando comprammo casa in campagna avemmo subito a che fare con alcuni contadini del luogo, con uno in particolare divenimmo subito amici. Loris era una persona squisita, sempre pronto a darci una mano, non veniva mai da noi a mani vuote, quando con una bottiglia di buon vino fatto in caso della sua vigna che sorseggiavamo ascoltando le sue storie sotto il grande fico davanti casa, quando con il formaggio del fratello pastore in un paese limitrofo. Fu Loris ad accudire la nostra prima cavalla a partorire la puledrina Paloma mentre eravamo a Livorno, fu sempre Loris a darci una mano a costruire la stalla per i cavalli, ad insegnarci molte cose sulle piante, a presentarci le persone alle quali rivolgersi per questa o l’altra necessità. Dietro tutta questa perfezione aveva però una particolarità che ai nostri occhi era un difetto non da poco: bestemmiava come un turco, e per chi come noi è cattolico praticante non era bello sentirgli dire una bestemmia ogni tre parole. Per di più Loris era un devoto credente, andava a Messa tutte le domeniche e pregava, seppur a modo suo. Francamente ero un po’ in crisi perché da un lato cercavo di insegnare ai miei ragazzi il rispetto per le idee degli altri, la correttezza, a non dire parolacce o bestemmie che avevano sentito ogni giorno dai propri genitori,mentre dall’altro tolleravo, seppur a malincuore, questo modo di esprimersi dell’amico Loris. Ne parlai con un sacerdote molto lungimirante che mi spiegò ciò che ora ho fatto mio e mi sembra una cosa elementare, ma a quel tempo, poco più che ventenne, impiegai parecchio tempo prima di accettarla. Ci sono persone abituate a comportarsi in un certo modo perché così è stato insegnato loro, o perché pensano sia il modo giusto ed una bestemmia acquista in certi casi il cattivo sapore di un brutto intercalare, ma da parte di chi la pronuncia non vuole essere un’offesa a Dio o una mancanza di rispetto verso chi ami il Signore. Ci sono invece persone che pur educate al rispetto, pur magari avendo anche Fede, bestemmiano con l’intenzione di offendere Dio perché non presente nella loro vita come loro vorrebbero. Ai ragazzi faccio spesso l’esempio di colui che uccide perché così gli è stato insegnato, pensiamo ai bambini soldati in paesi del terzo mondo o ai figli dei mafiosi, che colpa ne ha? Per lui è giusto così. Ma grande errore fanno coloro che pur sapendo che bestemmiare è sbagliato, è mancanza di correttezza, è offesa a Dio e peccato pronunciano frasi piene di odio e rancore verso il Signore. Ma volendoci allargare a chi in generale si comporti male, pur conscio del suo errore, non importandogli nulla del male che può fare al prossimo, non si lamenti poi se Dio, o la vita se non crede, gli volterà le spalle perché chi è corretto con gli altri potrà ottenere correttezza, chi ama avrà amore, chi perdona sarà scusato, chi aiuta sarà aiutato

  41.  

    Addì 16 luglio 2014

    In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
    Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
    Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare»

    Matteo 11,25-27

  42.  

    Hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli

    La semplicità di un bambino

    Quando parliamo con i bambini ci accorgiamo che hanno dei pensieri puri, delle idee sugli argomenti salienti della vita molto semplici e basilari, quella semplicità che no adulti abbiamo purtroppo perso da tempo. I bambini comprendono con il cuore quello che noi fatichiamo a capire con la mente, questo perché abbiamo smesso di usare il cuore e cerchiamo di spiegare ogni cosa usando la ragione, senza renderci conto però che alcune cose sono inspiegabili attraverso il raziocinio, oppure come spesso accade rischiamo di trovare risposte che necessitano di altre risposte e così via in una sorta di spirale senza fine.
    Quando ci sono delle famiglie che soffrono si devono aiutare vi risponderebbe un bimbo, ma un adulto pieno di saggezza, maturità, esperienza vi direbbe che si dovrebbero aiutare, ma si deve stare attenti a chi sono, cosa fanno, quanti minori hanno in casa, creare una graduatoria e così facendo accade che la famiglia non troppo problematica, ma con lo sfratto vicino, debba vivere il dramma del suicidio o dell'omicidio dei figli come purtroppo la cronaca sempre più spesso ci sottopone. Perché? Per non aver voluto ascoltare il grido disperato di dolore di chi stava vivendo un dramma ed era sull'orlo di una crisi, ma era ultimo in graduatoria.
    Davanti a tanti bambini e ragazzi da aiutare in Italia un bambino vi risponderebbe di accudire prima quelli sul nostro territorio, magari da formarli per accogliere a loro volta altri bambini da adulti. Noi con la nostra scienza infusa invece diamo la possibilità alle famiglie di andare all'estero ad adottare, spendendo tanti soldi che potrebbero essere spesi meglio per supportare tanti bambini e non uno solo, preda spesso di personaggi senza scrupoli che hanno fatto dell'adozione internazionale un business.
    Quanti altri esempi di problemi che potremmo risolvere o evitare solo usando la semplicità di un bambino

  43.  

    Addì 17 luglio 2014

    In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
    Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
    Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero»

    Matteo 11,28-30

  44.  

    Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me

    Dove prendete la forza per andare avanti

    Sono passati ventisette anni da quando ho iniziato, insieme a Roberta, a costruire giorno dopo giorno, mattoncino dopo mattoncino il futuro per tanti bimbi. Abbiamo dato a seicento ragazzi un po' d'affetto, a volte poco, a volte il giusto, mai troppo. Abbiamo fatto errori e gioito per i risultati positivi, ci siamo scontrati contro realtà che pensavamo amiche, ma abbiamo anche avuto l'abbraccio di persone ritenute ostili. Fatto sta che ora siamo qui, con il nostro cario ben dosato di gioia e di sofferenza. Ognuno ha la sua strada e la nostra non è diversa nella sostanza dalla vostra. Altri percorsi, altre scelte di vita, ma il filo conduttore per tutti sono le gioie e i dolori che la vita ci dona a piene mani. Non so se sia capitato anche a voi, penso di si, ma mi interrogo sovente circa il dove possa trovare la forza ogni giorno per camminare, lottare, ingoiare. Ma la soluzione dell'esercizio è lì di fianco all'enunciazione del problema, la soluzione è che ce la faccio, che quel giorno tanto temuto è passato, quel problema si è risolto, quel bimbo difficile si è salvato, quella lite ha trovato una soluzione nella pace. Ed allora rovescio il problema e capisco che quella forza è dentro di me, alimentata da qualcosa di esterno. Per me è Dio, con le parole del Vangelo. Cosa è che da a voi la forza di andare avanti?

  45.  

    Addì 18 luglio 2014

    In quel tempo, Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano.
    Ciò vedendo, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato».
    Ed egli rispose: «Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni?
    Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti?
    O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa?
    Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio.
    Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa.
    Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato»

    Matteo 12,1-8

  46.  

    Non avreste condannato individui senza colpa

    Permettetemi un pizzico di orgoglio

    Per quasi trent'anni abbiamo lottato credendo in certi valori, confidando in Dio, pronti a difendere i bambini da quei servizi sociali che non facevano il loro bene, contro i politici che hanno fatto di tutto per tenerci fuori dalla vita pubblica, che hanno cercato di comprarci con promesse, che ci hanno chiesto di chinare il capo e di adeguarsi ad una logica di partito, di tacita ubbidienza.
    Non abbiamo rispettato i loro voleri e siamo stati accusati dalle istituzioni di essere rigidi, di non volere il bene dei ragazzi, di essere arroganti e presuntuosi. Perché? Perché non la pensavamo come loro, perché mettevamo in discussione le loro decisioni.
    Ci hanno attaccato, abbiamo avuto anche la Finanza in casa per un anno e mezzo, ci hanno buttato fuori dalle onlus, ma dopo una settimana ci hanno chiesto scusa reintegrandoci con effetto retroattivo. Avevano i soldi per finanziare un bel progetto e ci hanno detto che ce li avrebbero dati purché ci fossimo piegati al loro ricatto.
    E mentre loro combattevano una guerra inutile contro di noi, noi crescevamo nei consensi dando dimostrazione del valore delle nostre azioni, dimostrando a chiunque venisse in contatto con noi quanto amore mettessimo nella nostra missione. Alla fine, quando hanno visto che non potevano più schiacciarci hanno fatto finta di accettare un timido dialogo, fatto di promesse mai mantenute, di sorrisi a denti stretti e pugnale dietro la schiena, di rassicurazioni mai andate a buon fine. Sono venuti persino in casa nostra per donare sorrisi ai nostri ragazzi in tempo di elezioni.
    Ma non ci siamo piegati, non ci siamo fatti comprare, abbiamo resistito ed oggi, con orgoglio, dopo quasi ventotto anni di attività abbiamo la soddisfazione di essere stimati dalla gente, persone atee, cattolici, di altre religioni, di un partito o di un altro perché in molti hanno capito che il nostro vessillo è una bandiera bianca con la scritta bambini che sventola alta in cielo grazie alla volontà di Dio e al nostro amore per i tanti bambini che soffrono nelle loro famiglie.
    Sono di questi giorni alcuni incontri con i nuovi politici, dovranno imparare a conoscerci, e spero vivamente che ci diano le risposte che cerchiamo, l'appoggio che i bambini meritano e non ci mettano in coda perché farebbero un grandissimo errore. Se abbiamo combattuto e vinto contro un regime durato tanti anni, non ci spaventiamo di certo adesso forti di tanto consenso popolare in tutta Italia.
    Perdonate lo sfogo, ma sentivo il bisogno di togliermi un sassolino dalla scarpa.
    Non si illudano i nostri nemici di vederci morti, pensino semmai a loro stessi.

  47.  

    Addì 19 luglio 2014

    In quel tempo, i farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo.
    Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti, ordinando loro di non divulgarlo, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: "Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti.
    Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce.
    La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le genti"

    Matteo 12,14-21

  48.  

    Molti lo seguirono ed egli guarì tutti

    Sapete fare la papera?

    Ieri pomeriggio nella nostra casa di campagna ad Orentano (PI) dove ci rifugiamo durante il periodo estivo mi sono divertito tantissimo. I due più piccoli, Dado di quattro anni e Pica Chu di due sono stati con me qualche giorno fa a raccogliere le mele cadute da un nostro albero da dare ai cavalli e nell’occasione abbiamo inventato una canzoncina alla quale loro rispondono. Oggi, appena rientrati dopo un paio di giorni con la madre, la prima cosa che mi hanno chiesto è stata di andare a prendere le mele. Entravano in continuazione nella stanza dove ero a parlare con i genitori di un bimbo nuovo e mi chiedevano sempre “andiamo a prendere le mele per i cavalli?”. Sembravano due pulcini che pigolavano verso la madre per essere alimentati. Alla fine, appena ho potuto, sono uscito e li ho chiamati. Sono arrivati trotterellando felici, ed abbiamo così a cantare la nostra canzoncina. L’attenzione di tutti si è rivolta a noi ed è stato un momento emozionante perché i bimbi più piccoli sono corsi tutti a prendere un secchio per le mele e rispondevano urlando felici al coro, mentre i più grandi si sono fermati nei loro lavori per osservare la scena buffa e tenere che si presentava nel giardino. Per un attimo mi sono sentito “mamma papera” che portava a spasso i suoi pulcini, un momento in cui l’attenzione era al massimo e le paperelle erano bisognose di nutrirsi di quell’affetto che in quell’istante veniva donato loro.
    A volte mi si chiede “cosa devo fare se vengo a fare volontariato?”. Si pensa sempre di non essere adatti, si crede di dover cambiare il mondo, si pensa di poter fare chissà mai quali danni. Ed invece è così semplice, basta fare la papera

  49.  

    Addì 20 luglio 2014

    In quel tempo, Gesù espose alla folla una parola: «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo.
    Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò.
    Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.
    Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?
    Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?
    No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.
    Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio».
    Un'altra parabola espose loro: «Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo.
    Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami».
    Un'altra parabola disse loro: «Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti».
    Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole,
    perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.
    Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
    Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo.
    Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno,
    e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli.
    Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.
    Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità
    e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti.
    Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!»

    Matteo 13,24-43

  50.  

    Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno

    Papà e Mamma

    Trai ragazzi in affido c’è spesso la necessità di ricostruire nel nostro contesto il tepore di una famiglia, in certi casi perché non l’hanno mai avuta, in altri perché i genitori non si sono comportati molto beni, in altri ancora perché c’è il bisogno di avere vicine delle persone che ti facciano da papà e da mamma, una sorta di genitori numero tre e quattro. Così ai bambini capita spesso di chiamarci “papà” e “mamma” un po’ per dare un nome ad un qualcosa che appartenga loro, una sorta di impossessamento. Sta a noi tenere ben distinti i ruoli facendo capire ai bimbi, quando questo sussista, che due genitori li hanno e noi siamo appunto i secondi in classifica. Ma a parte questo, aspetto che riguarda più noi adulti, i bambini hanno il grande desiderio di creare un legame stretto sin dai primi momenti come a dire “non voglio perdere anche voi”. Dolci stelle del Paradiso. E’ chiaro che il nostro ruolo è assai importante e non dobbiamo deluderli, cerchiamo di essere sempre a loro disposizione, incoraggianti quando fanno bene, educatori quando sbagliano, affettuosi sempre e comunque. Ma non solo gli adulti hanno un compito, anche i ragazzi devono fare la loro parte.
    I principi che doniamo sono uguali per tutti e cerchiamo di essere imparziali, ma nel tempo abbiamo visto che alcuni ragazzi si recuperano e si riesce a inviarli nel mondo con lo zaino pieno di buoni propositi, altri invece si perdono su brutte strade che decidono di percorrere rinunciando e denigrando i valori imparati nella nostra famiglia. Sono tutti figli, ma non tutti decidono di essere buoni figli. Non spetta a noi giudicare uno di loro e sarà Dio un giorno, guardando al loro passato, a decidere se siano grano, degno di essere riposto in un bel granaio, o zizzania da gettare nella fornace. Quanta sofferenza però dentro di noi quando uno di loro si perde, entra nella droga, partecipa a risse, ha le tasche gonfie di soldi di dubbia provenienza, quanta paura al pensiero che sia zizzania da bruciare e non grano da conservare