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  1.  

    Farsi ascoltare dai figli

    Nel dialogo con i ragazzi si crea un buon rapporto se chini la testa e qualunque cosa facciano gli dici che va bene, se li lasci fare, ma quando ritieni che una cosa non vada bene e ti permetti di esprimerlo, ecco che sei quello che non li capisce, non li accetta, che qualunque cosa facciano non ti stia bene. Con gli adolescenti sembra di essere sempre in guerra, attenti a cosa si dice, attenti anche a come si guardano, a cosa concediamo e cosa rifiutiamo. Sono bravissimi ad accettare il dialogo quando ci troviamo d'accordo, ma non appena c'è una contrarietà sbattono la porta e se ne vanno o mettono il muso e a malapena ti salutano, magari anche trattenendosi la risata se fai una battuta pur di non dartela vinta, pur di non far vedere una minima apertura verso di te. Ma come, non era quel ragazzo quello che ieri diceva "dialoghiamo", quello che criticava coloro che rifiutavano di parlare mettendo il muso o andando letto prima, non era quel ragazzo quello che ti diceva "qualunque cosa dici la dici per il mio bene ed io l'accetterò?".
    Verrebbe la voglia di dire a questo ragazzo: vai pure per la tua strada, fai tutto, ma proprio tutto, quello che vuoi, così almeno evitiamo di ferirci, almeno facciamo si che ci sia un po' di serenità in casa, anche se poi nel nostro animo divampa il fuoco perché li vediamo rovinarsi con le proprie mani perché magari irretiti da fidanzate o fidanzati che sicuramente faranno loro del male. Questo è ciò che vogliono, essere lasciati in pace di fare qualsiasi cosa passi loro per il cervello, frequentare chiunque vogliano, avere il massimo della libertà. Come sarebbe bello se il mondo fosse così. E se è vero che la famiglia, come è vero, è una palestra per creare in situazione protetta una parvenza di ciò che accadrà nella vita di adulti, i ragazzi dovrebbero cominciare ad imparare, ad ascoltare, ad elaborare consigli e rimproveri. Un babbo o una mamma che non dice come la pensa al proprio figlio, anche se questo vuole dire avere delle discussioni e dei musi lunghi per giorni, non è un genitore che educa. Bisogna lasciarli liberi, è vero, ma quando vediamo che vanno a buttarsi in un precipizio che dobbiamo fare? Lasciare che si ammazzino per poi dire "te lo avevo detto?".
    Una nostra amica ha tre figlie, la più grande della quale si mise con un ragazzo tunisino che aveva qualche problema. I genitori in piena libertà l'hanno lasciata fare per timore che dicendo qualcosa sarebbero nate liti e discussioni. Questa ragazza è andata a convivere con il tipo, ha avuto un figlio e tante, ma proprio tante, botte, polizia in casa spesso e volentieri, incriminazione per droga perché in una retata hanno trovato in casa degli stupefacenti. Non contenta la ragazza ha continuato a vederlo, ad avere rapporti con lui, ad essere presa a botte, ed è rimasta incinta una seconda volta. E' la storia di tante ragazze che si innamorano di chi è bello e gentile con loro, che le blandisce esaltando la loro femminilità, facendole sentire importanti per poi approfittarsi di loro nel modo più bieco, mettendole contro la propria famiglia. Quale rapporto può essere considerato buono se parte con questi presupposti? Se fossi stato il padre di questa ragazza non le avrei impedito di vedere il suo bel ragazzo tunisino, ma avrei detto comunque come la pensavo sperando di essere ascoltato. Se poi lei avesse voluto continuare a seguire la sua strada legandosi sempre di più a lui, le sarei stato vicino comunque in tutti i modi possibili e immaginabili accogliendo le sue lacrime quando un giorno avesse scoperto che delinquente aveva accolto nel suo cuore.
    Se una persona è sorda noi possiamo continuare a parlare quanto vogliamo, ma lei non capisce, non sente, non ascolta. Deve farsi male, sbattere la faccia contro il muro, cadere per terra, ma il problema è, come è successo alla figlia della nostra amica, che certi colpi sono troppo forti e ti segnano per sempre rovinandoti la vita. Noi genitori siamo lì per aprire loro occhi e orecchi nella speranza che ascoltino, ma se sono sordi non possiamo fare nulla se non chiedere al buon Dio che stenda la sua mano e li faccia udire e vedere la realtà.

  2.  

    Caro Riccardo i figli ti amano per i tuoi si, ti odiano per i no ma è da questi ultimi che imparano, è difficile ma non si può fare diversamente se si vuol bene ai propri ragazzi e purtroppo non è che dopo l'adolescenza le cose cambino molto, tutti baci e dolcezze ma al primo rimprovero rizzano la coda come serpenti, e va bè l'importante è essere in pace con la propria coscienza e se poi è faticoso ce la siamo cercata....AH!AH!
    Ho sempre detto tanti no ed adesso che i miei figli sono grandi mi dicono spesso "Le mamme rompono i .......ma è il loro lavoro" e nonostante la fatica devo dire che è il lavoro più bello del mondo....:face-smile:
    Baci a te e Roberta ed a tutti i vostri meravigliosi ragazzi......

  3.  

    :)

    • CommentAuthorcitro
    • CommentTime27 Feb 2014
     

    "tutti baci e dolcezze ma al primo rimprovero rizzano la coda come serpenti," ahahahah! mi fa ridere questo modo di descrivere la situazione.

    E' proprio così... doloroso per noi e anche per loro, ma alla fine ne varrà la pena! (almeno speriamo):face-smile:

    •  
      CommentAuthoramalia
    • CommentTime25 Nov 2014
     

    Ecco che siamo al dunque. Affido in corso da quasi 6 anni. Fra alti e bassi, ce l'abbiamo fatta. Lui è un bravo ragazzo. Ma adesso, in seconda superiore e in corrispondenza della malattia di mia mamma, inevitabilmente passato in secondo piano per far spazio alle emergenze, I. prende ad andare male a scuola, a ricorrere alla bugia più sfacciata. Non c'è mai stato un rapporto leale da parte sua, ma adesso fa provocazioni sapendo di far male e quando gli faccio osservare il suo comportamento, nega che ci sia qualcosa su cui discutere. Con mio marito, pereona assai più paziente e meno logorata di me, non sono mancati scontri al limite del fisico. Siamo in prossimità dell'udienza d'affido e io non so come comportarmi e cosa dire. Certo, tirare avanti ancora per anni (perchè anche se a 18 anni l'affido termina, la nostra idea era di tenerlo con noi fino al raggiungimento di un grado di autonomia accettabile) mi atterrisce. D'altra parte, venir meno a una prommessa di fedeltà e alla nostra responsabilità umana nei suoi confronti è ugualmente devastante. :face-sad: amalia

  4.  

    Amalia, ti sono nel cuore e ti capisco, dubbi e perplessità, la paura di non farcela e nel contempo il desiderio di portare a termine quanto ci siamo prefissati sia per il bene del ragazzo, sia per il nostro.
    Quante volte ci siamo interrogati, davanti alle intemperanze dell'adolescenza, se fosse il caso di lasciare o andare avanti, se il bene del ragazzo fosse più quello di dire "vai" oppure "resta", se le nostre arrabbiature avessero un senso oppure se avessimo esagerato e quanto di ciò che avessimo detto sarebbe rimasto nel suo cuore.
    Non abbiamo risposte, ogni bambino, ogni situazione, ogni casistica ha la sua realtà e solo Amalia potrà rispondere ad Amalia, solo tu e tuo marito potrete trovare le risposte ai vostri interrogativi.
    Il mio non vuole essere un consiglio, ma riflessioni generiche sulle problematiche da te sollevate o piuttosto una condivisione per gli stessi dubbi.

    L'adolescenza è una brutta bestia, è come un temporale, spesso molto forte e devastante che può fare grandi danni, vedi in Liguria, ma ha due caratteristiche da tenere ben presenti. La prima è che così come è arrivato un giorno passerà, la seconda è che nessuno lo ha provocato, ma è arrivato ed è così che siamo chiamati ad accettarlo.
    Gli scontri, il pensiero di non farsi capire, l'imposizione di certe regole basilari sono comuni a chiunque ha figli, adottivi, naturali o in affido, in età adolescenziale.
    Su cinquanta ragazzi avuti in affido in ventotto anni non ho mai mandato via un ragazzo perché ogni volta che mi ponevo la fatidica domanda, tenerlo o mandarlo via, ragionavo e capivo che avrei fatto il suo male ed avrei rovinato la sua vita. Ognuno di noi ha bisogno di punti fermi cui aggrapparsi e il ragazzo ha noi, non la sua famiglia di origine, non i servizi sociali, non un giudice, ma noi e soltanto noi, anche se paradossalmente ci rifiuta ed evita il dialogo, ma sa che ci siamo e mandarlo via significa togliergli il terreno sotto i piedi e lasciare che, abbandonato a sé stesso, precipiti in un baratro senza fine.
    E' vero, ci sarà qualcun'altro a occuparsi di lui, ma quell'abbandono peserà nel suo cuore per tutta la vita con mille sensi di colpa. Passerà con molte probabilità in una comunità con educatrici poco interessate a lui, uno dei tanti e sarà libero di agire come ritiene più opportuno
    L'affido non è una passeggiata, come non lo è essere genitori, sopratutto di genitori affidatari, ma questo abbiamo scelto, a questo siamo stati chiamati a fare, e così come non si rinuncerebbe ad un figlio naturale che in età adolescenziale si comporti male, ritengo che a maggior ragione non dovremmo rinunciare nemmeno ad un figlio in affido.

    Questa la teoria, nella pratica ci si interroga come andare avanti, come affrontare il giorno dopo, come confrontarsi con lui. Arrivano le paure, le ansie, ma quando si decide di mettere un paletto, un punto fermo, quello di non mandarlo via per nessuna ragione, ci si inizia a distendere, a capire di aver preso una decisione importante, di essersi incamminati su una strada che non sappiamo dove ci porterà perché avvolta dalle nebbie, ma che sentiamo dura e presente sotto i nostri piedi.

    Anche nella pratica, carissima Amelia, non ho soluzioni, ma solo proposte. Innanzitutto, se già tale servizio non è attivato, pretendete una presa in carico del ragazzo, incontri con lo psicologo, sia individuali che per tutta la famiglia. E' possibile che il Comune vi dica che non lo ritengono necessario, ed a quel punto scavalcateli, rivolgetevi al giudice, una bella lettera con le vostre difficoltà, fra le righe il timore di non farcela, la richiesta di un aiuto che i servizi non hanno voluto darvi. E' un vostro diritto, non state andando a chiedere l'elemosina, e come ogni diritto si chiede e si pretende che lo stato ottemperi.
    In seconda istanza vi propongo di venire a trovarci, una gita domenicale, oppure un fine settimana insieme al ragazzo. Parlare a voce è più facile che non scrivendo, toccando con mano la situazione è più facile capire, confrontarsi con altri è più facile accettare e per il ragazzo il mettersi accanto ad altri che hanno passato o stanno passando la sua stessa esperienza potrebbe essere un bene per riflettere e capire ciò che gli avete detto da sempre.

    Non posso fare molto, ma per quel poco che posso, ci sono.
    Un ombrello non ripara dal temporale, ma è sempre meglio che restare sotto l'acqua scrosciante :)
    Chiamami quando vuoi se vuoi 347.184.185.0

    Buonissima giornata
    Mandarlo via vuol sicuramente dire

    •  
      CommentAuthoramalia
    • CommentTime26 Nov 2014
     

    Grazie Riaccardo. Qui in Lombardia le coseevidentemente non fuzionano come in Toscana: i servizi sono stati da noi informati sulle difficoltà che stiamo incontrando ma non ci hanno mai offerto aiuti o sostegni; tieni conto che nostro figlio è sempre stato appoghiato da una psicologa che abbiamo e profumatamente pagato di tasca nostra. Rivolgersi al giudice è veramente impensabile se si considera che non siamo mai stati convocati dal tribuna con scadenza biennale: se il tribunale non ha ottemperato ai suoi doveri ordinari, figuriamoci in che tempi prenderebbe in considerazione una nostra lettera. Siamo stati soli e non per nostra scelta. Dal puntomdi vista concreto, l'affido è un'immensa truffa e si riduce a un banale mezzo di risparmio e di delega da parte dellonstato.
    Un abbraccio,Amalia

  5.  

    Ciao Amalia, in Toscana le cose non funzionano. Ti ho detto quello che dovrebbe essere, non quello che è.
    Di impensabile per me non c'è mai nulla, tutte le strade sono percorribili e non ci si fascia la testa prima di essersela rotta. Quando una persona ha un diritto si fa ascoltare e prima o poi ottiene il riconoscimento delle proprie ragioni. Non scrivere al tribunale è un errore. Il fatto che non vi abbiano mai sentito è perché sono stracarichi di casi e quando una situazione non da problemi la lasciano scivolare. Qui è diverso, ci sono problemi da risolvere e una lettera, scritta bene, farebbe il suo effetto. Ho risolto tanti casi in questo modo. Fidati.
    Se vuoi ti aiuto io a scriverla

    •  
      CommentAuthoramalia
    • CommentTime27 Nov 2014
     

    Grazie dell'incoraggiamento: ci proviamo un po' meno sfiduciati:face-smile:

  6.  

    :)
    Ti lascio anche il mio cellulare 347.184.185.0 per qualche consiglio al volo o per uno sfogo o per un momento di rabbia che non riesci a gestire da sola
    Se trovi spento mandami un sms e ti richiamo